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Racconti di Dominazione

Una schiava inaspettata

By 22 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ancora una volta, sono qui a raccontarvi un pezzo di vita vissuta di quando, inaspettatamente, mi ritrovai tra le mani una splendida schiavetta.

Dopo un breve contatto su una messaggeria, finalmente avevamo fissato l’incontro. Non c’era voluto poi molto ad incuriosirla’ Io ero molto più grande di lei e, probabilmente, avevo giocato le mie carte migliori. Quella sera l’avrei incontrata senza mai averla vista prima.

Gli incontri ‘al buio’ mi sono sempre piaciuti. E’ come quando, bambino, finalmente scartavo il regalo che, da qualche giorno, stazionava sotto l’albero di Natale. Certo’ quella ragazza poteva non piacermi affatto, ma non mi ha mai spaventato gestire situazioni difficili. In fondo, il peggio che potesse capitarmi era una cena e una chiacchierata.

In compenso, ci eravamo sentiti spesso al telefono. Mi piaceva accarezzarla con la mia voce roca’ sapevo di darle i brividi che cercava. Mi spiegò che era ufficialmente fidanzata ma, senza andare nei dettagli, disse che qualcosa non funzionava, dal punto di vista sessuale, col suo ragazzo. Anche se mi sembrava la classica scusa della troietta che cerca la giustificazione per farsi una scopata ‘extra’, decisi di andare oltre con l’invito.

Era sera, ci incontrammo fuori Roma’ Curai particolarmente il mio abbigliamento. E ovviamente scelsi il nero, che è il mio colore preferito. Abito elegante, camicia bianca sbottonata, trench di pelle nero lungo. Mi presentai all’appuntamento convinto di fare una gran scena.

Aspettai poco, il tempo di dare un paio di boccate al mio sigaro, e si presentò lei. Alta, mora, capelli lunghi lisci, seno abbondante, fianchi abbondanti ma vita stretta; mi sembrava di trovarmi di fronte ad una sorta di Anita Ekberg in versione mora. Non aveva curato particolarmente il suo abbigliamento’ Niente gonna, niente tacchi, ma aveva scelto un semplice jeans ed un morbido maglione di lana dal quale potevo scorgere i capezzoli già turgidi. A giudicare dal mio cazzo eretto, vero strumento di misurazione del mio gradimento, quella ragazza e quelle forme mi piacevano proprio.

Era sorridente, evidentemente felice di stare con me, ma manteneva basso il suo sguardo quasi fosse intimidita. Ci salutammo con un semplice bacio sulla guancia e la invitai a salire in auto, con l’intento di trovare un ristorantino dove chiacchierare tranquilli.

In macchina parlammo del più e del meno. Col suo fare remissivo, dava a me modo di padroneggiare il dialogo, le decisioni, le scelte. Infatti, lungo la strada, senza chiederle nulla, fermai la macchina nello spiazzale di in un ristorantino fuori mano: un agriturismo, con ristorante tipico e possibilità di pernotto nella annessa struttura alberghiera.

Ci accomodammo al tavolo. Eravamo l’oggetto delle curiosità degli astanti’ tutti ci stavano guardando chiedendosi cosa ci fosse dietro la nostra strana coppia: io uomo maturo, lei ragazza di 25 anni, io elegantissimo, lei nei suoi jeans, io sguardo fiero e sicuro, lei schiva e remissiva. Tutto quanto stava succedendo mi esaltava’ mi trovavo in una situazione di ‘dominio’, del tutto congeniale a me, e del tutto inaspettata.

Mangiammo molto poco quella sera, poiché nessuno dei due ne aveva voglia. In realtà l’unica cosa che io volevo veramente era sbattere per benino quella ragazza tutta curve. Fu così che accelerammo i tempi e saltammo dal primo piatto al caffè e amaro. Le feci bere un po’ di limoncello e uscimmo. Ma invece di dirigermi verso la macchina, la presi per mano e la tirai verso il portone dell’albergo.

Si lasciava guidare senza dire una sola parola’ Presi la stanza lasciando solo la mia carta, e salimmo le scale di corsa. Entrai nella stanza e chiusi la porta alle mie spalle’.. Finalmente ci baciammo.

Non era un romantico bacio tra due persone che si piacciono ma, piuttosto, era un profondo gioco di lingue che roteavano lascivamente. Le tenevo la mano a pinza sulle sue gote, costringendola a tenere la bocca aperta. Poi ordinai: ‘Lecca la mia lingua’.. voglio che tu senta la mia saliva!’.

Queste parole la stavano mandando al settimo cielo’ teneva gli occhi chiusi e ansimava forte. Leccò la mia lingua come una cagna fa con le mani del padrone. Tra me e me pensavo che quella ragazza fosse nata con l’indole della servetta, e cominciavo davvero a capire le insoddisfazioni derivanti dalla sua relazione ufficiale.

‘Bevi la mia saliva’ dissi interrompendo il bacio e, di tutta risposta, la bimba aprì la bocca in attesa del mio dono. Lasciai colare la mia saliva nella sua bocca e lei bevve tutto, ad occhi chiusi, senza aver mai incrociato il mio sguardo una sola volta.

Mi stesi sul letto e ordinai di spogliarsi. Cominciò lo show. Si stava spogliando lentamente, non con l’aria di una spogliarellista, piuttosto con sottomissione, con vergogna, con imbarazzo. Per rendere tutto ancor più degradante, mentre i suoi abiti pian piano cadevano al suolo, io avevo abbassato la cerniera dei pantaloni ed avevo estratto il cazzo che, ormai, era diventato di ferro. Mi stavo facendo una sega alla faccia della sua timidezza e godendo della sua ormai dichiarata sottomissione.

Ormai era del tutto denudata ed era ferma al centro della stanza, quasi sull’attenti, senza coprire le sue nudità, ma mai guadandomi negli occhi. Mi avvicinai e le dissi: ‘Inginocchiati’ voglio scoparti in bocca’. Senza aspettare alcuna risposta da parte sua, con una mano sulla spalla, la costrinsi ad inginocchiarsi. Lasciai di nuovo cadere la mia saliva sul glande rigonfio. Poi presentai il cazzo alla sua bocca che si schiuse e mi accolse candidamente.

Avevo le palle davvero piene e stavo per esplodere. Per questo la stantuffai profondamente e velocemente. Quando sentii che stavo per venire, mi tolsi dalla sua bocca e, masturbandomi il cazzo, le venni sul viso ricoprendola completamente col mio seme.

La feci alzare e le misi due dita nella figa. Era fradicia. Evidentemente, la troia, stava gradendo il trattamento. Poi, rompendo il suo silenzio, chiese di andare in bagno. Le dissi che dovevo andare in bagno anche io e che saremmo andati insieme.

‘Siediti sul cesso!’ dissi con fare prepotente ‘E piscia! Voglio sentire i tuoi rumori troia, capito?’.
Non se lo fece ripetere due volte e spinse forte con in muscoli. Sentivo l’acqua del water gorgogliare forte al getto della sua urina. Nonostante avessi goduto pochi minuti prima, il mio cazzo stava di nuovo tornando duro.

Poi dissi: ‘Sei una lurida troia, senza vergogna!. Per questo devi essere domata. Tu da oggi non avrai più un nome. Per me sei solo e semplicemente la vacca.’

Era ancora seduta sulla tazza, a gambe oscenamente aperte. Mi misi davanti a lei e cominciai a pisciarle sul corpo. Diressi il getto della mia urina dapprima sul collo, poi sui seni enormi, poi sulla fregna’ Avevo indirizzato il getto della mia urina sul clitoride. Le piaceva talmente tanto che portò le sue mani alla fica, aprì bene le grandi labbra con le dita, e teneva oscenamente aperta la sorca, sgrillettandosi furiosamente. Venne gridando forte’

Continuavo con il turpiloquio, dandogli della bagascia e le dissi che l’avrei punita per aver goduto senza aver preventivamente richiesto la possibilità di farlo. La presi per i capelli facendole male e, ancora sporca di urina, la portai sul letto. La feci stendere supina. Le intimai di assumere una posizione ‘ginecologica’. Per fare in modo che fosse ben aperta, le misi un cuscino sotto il culo, in modo da avere la fica a mia completa disposizione e comodità.

Le dissi: ‘Adesso facciamo una bella visita. Ci vorrebbe del lubrificante ma, troia come sei, sei già unta del tuo lubrificante naturale. Voglio scoparti con la mano’ la vedi quanto è grande?’.

Lei rispose: ‘Fa quello che devi’ io sono qui a tua disposizione’ non ho diritto di dirti nulla perché io’ io’ sono solo la tua SERVA!’. La ragazza aveva fatto chiarezza. Io padrone, lei umile schiava. A giudicare dalla fica bagnata era ben felice di tutte quelle umiliazioni.

Iniziai la penetrazione. Prima due dita, poi tre, poi quattro dita. Affondavo le mie dita fino alle nocche e tenevo la mano dritta, come fosse una paletta, un remo. Spingevo profondamente ed in cambio ottenevo i suoi liquidi e le sue grida. La sua fica era’. enorme. Nonostante i 25 anni, aveva la fica di una vecchia bagascia, in grado di accogliere cazzi, mani, oggetti di grandi dimensioni (successivamente mi raccontò che lei era solita masturbarsi inserendosi l’intera mano; fu così che perse la verginità, da sola).

Decisi quindi di tentare la penetrazione completa della mano. Misi la mano a forma di cuneo e cominciai una lenta ma profonda penetrazione’ I suoi gridolini erano ormai diventati suoni gutturali fortissimi. Era in totale eccitazione. ‘Fottimi padrone, sono una puttana e devo essere trattata come tale!’ diceva ormai fuori controllo. Spinsi ancora di più e la mia mano fu completamente dentro fino al polso. Chiusi allora a pugno la mia mano, all’interno della sua fica, e cominciai a stantuffarla con energia. Venne più e più volte, sgrillettandosi come una forsennata, gridando al mondo la sua troiaggine e sottomissione, piangendo quasi dal godimento.

Urlava: ‘Fottimi, fottimi ancora più profondamente, sfondami padrone. Sputami addosso, pisciami ancora sulle tette, fammi sentire dominata da te’ Ahhhhhhhhh”. Ahhhhhhhh’.

Ora volevo il mio godimento. La feci girare a pancia in giù e la misi a pecorina. Poggiai la mia cappella al suo culo e, con un solo unico colpo, le fui dentro. Gridò forte ma, incurante del suo dolore, le dissi: “Fai silenzio, Troia. Altrimenti invece del cazzo ci infilo la mano.”

La stantuffai un bel po’ sculacciandola forte e torturandole gli enormi seni fino a quando non resistetti più venendole nel culo. Urlai come una bestia, una sorta di grugnito selvaggio. Rimasi nel suo culo fino a quando il cazzo non si sgonfiò. Poi le dissi: “Ora, vacca, avrai il piacere di essere riempita dei liquidi del tuo padrone. Preparati ad una bella pisciata che ti riempia le budella.” E presi a pisciarle nel culo. Non appena mi tolsi, lei ovviamente non resisteva e sentiva il bisogno di liberarsi dell’urina e del mio sperma.

Le dissi: “Non provare nemmeno a liberarti sulle lenzuola!”. La presi di nuovo per i capelli trascinandola in bagno. La feci entrare nella doccia e le dissi: “Ora caga tutto quello che hai nelle budella!.”

Lei, rimanendo in piedi, lasciò andare quanto serrava nel sedere sporcandosi le gambe di una miscela maleodorante.

La guardai con amore e le diedi un bacio tenero… Mi guardava con gratitudine. Io avevo scoperto la sua indole da schiava.

Le concessi di lavarsi, mentre io andai a rilassarmi sul letto. Ero ormai spossato’ Ero sudato, sporco di fica e di piscio’ presi sonno’

Mi risvegliai soltanto la mattina dopo. La mia schiava era seduta sulla sedia in fondo la stanza, nuda, osservandomi’ Mi disse: ‘Buongiorno padrone, mi sono permessa di guardarti dormire’ ma devo confessarti che non ho resistito e che mi sono masturbata più e più volte.

(silenzio)

Forse……. è giusto ……….che io venga punita fino a quando non avrò imparato a comportarmi da brava bambina.”

Per commenti:
Mario
yellowfantasy@gmail.com

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