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Racconti di DominazioneTrio

UNO SCHERZO DEL C?

By 27 Dicembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero certo, quasi certo si trattasse di una burla, anzi, di una autentica presa per il culo. Quei due miei compagni di università…neanche ci piacevamo troppo. Ciao e poco altro…arrivo comunque tutto in tiro nonostante temessi di essere accolto da risate o da gente incazzata. I complicati contatti attraverso diversi siti stranieri ed ultra complicati con l’ ingegnere non mi avevano permesso di avere certezze ed una speranziella c’ era, ma solo una speranziella. Rinunciare quindi mi spiaceva…

La casa semicentrale è una casa qualsiasi, l’ ultimo piano, un appartamento ben arredato da quel poco che vedevo ed un uomo, un uomo normale, sui quarant’anni ed anche meno, serio, non poco accigliato, preoccupato quanto me.

Lei dottore, ma lo fermo subito, quasi dottore; lo sarò tra due esami e la tesi che sto finendo. Per ora sono il signor Verdi, nome che suppongo immagini non sia il mio come Rossi non è il suo. Un cenno di assenso. Quindi è veramente uno studente! Certo, rispondo, lei invece ingegnere lo è già. Un altro leggero cenno di assenso.

Dopo qualche altro chiarimento si allontana tornando con la moglie. Una bella donna più giovane di lui, treant’ anni circa e forse meno, quasi una da foto di pubblicità per l’ intimo femminile ma comunque non è questo il punto. Il marito per ragioni che non spiegano se non come “un incidente”, nonostante tutte le cure non è più in grado di fare la sua parte a letto e la moglie è caduta in depressione e peggio. E’ tutto quello che so. Mi spiegano che la psicologa che la ha in cura ha suggerito più o meno apertamente di farsi un amante, di cercare qualcuno che in quello faccia le veci…

Non ci dilungheremo sul perchè ma vogliamo quello che sa, mi dice l’ ingegnere. Esigiamo discrezione assoluta ovviamente. Temevamo lei fosse…un professionista e questo ci preoccupava, temevamo che un professionista fosse poco affidabile. Continua spiegando alcuni dettagli ai quali non aveva accennato su internet e la cosa mi deprime.
Vogliono una speci di robot. Schiacci il bottone e lui monta la signora. Scuoto il capo.
Non funziona, intervengo, e vi spiego il perchè. Non sono una prostituta, anzi un prostituto, nè sua moglie la cliente di uno che lo faccia di mestiere. In poco tempo mi disprezzereste ed io vi detesterei.
E’ la natura umana. Lei ingegnere guarderebbe la cosa con crescente fastidio e pure la signora…certamente non ne trarrebbe i vantaggi che la psicologa auspica.

Amici dice allora? Essere amici?

Non credo, non so, è però indispensabile un tipo di rapporto di qualche tipo anche se inconsueto, non so quale e certamente la peggior forma di rapporto sarebbe quella che avevate supposto. Li guardo speranzoso che siano loro a togliere le castagne dal fuoco, sono convinto comunque di avere ragione. Una idea ce l’ ho ma certo non oso per ora tirarla fuori.

I due tacciono, si guardano e lei sta per dire qualcosa prevenuta però dal marito. Ma la discrezione comincia a dire… Quella è naturalmente, dico io, fuori discussione nel senso che è ovvia. Si tratterà solo di definirne le modalità. Non è questo il problema, gli rispondo,

Un silenzio che dura forse solo secondi ma eterni. Io taccio benchè molto interessato sia perchè la signora è attraente ed all’ apparenza anche intelligente sia per il non poco denaro in ballo. Amicizia? Chiede lei titubante. Ma no! In un quadro amichevole io sarei il marito compiacente, replica lui. Ma perchè reputa…dice, rivolto a me, che non possa funzionare? Però, ricomincia dopo un attimo, forse ha ragione. Faccia lei una proposta. Che siano entrambi esitanti è naturale.

Vediamo insieme, propongo io, facciamo conto che il resto del mondo non esista, anzi non deve esistere. Se la signora si comporta come una moglie…fedifraga celandole i nostri inconti, dopo poco lei comincia a chiedersi dove sia tutte le volte che esce con una amica o solo per fare la spesa. Che la signora lo faccia alla luce del sole, per lei solo, è ovvio, sarebbe la cosa migliore ma comporta altri problemi, anzi gli stessi problemi connessi alla natura umana. Ho una sola proposta ma è inusitata. Non oso quasi proporvela.

Insistono tanto che alla fino calo l’ asso che tenevo nascosto fin dall’ inizio senza sperarci per niente. Sarebbe il massimo risultato, per me solo però e sia pur con qualche titubanza mi spiego.

Ma come, dovremmo diventare suoi schiavi? No, non schiavi ma succubi replico. E spiego il perchè…

…di conseguenza, nel vostro intimo, in fondo al cervello, non sareste colpevoli di nulla. Non avendo il diritto di rifiutarsi a me lei signora resterebbe una moglie fedele. Dovendomi ubbidire, succube anche lei, ingegnere, non sarebbe un marito compiacente nè potrebbe mai rinfacciare nulla a sua moglie. Letteralmente allocchiti. Eppure sono persone colte…ma non è semplice contraddirmi su questo. Pensateci se volete e per il tempo che vi serve ma in questi casi se ci si ragiona su troppo…

Mi meraviglia la decisione di lui, quasi improvvisa. Per me va bene, per te cara? Tra noi due la esperta di psicologia comportamentale sei tu. Per me…ma di fatto non c’ è differenza tra schiavo… si, ma se lei volesse batterci…torturarci?

Lo farei, entro certi limiti ma lo farei se da succubi lo accettaste. Il sorriso però allevia il concetto che esprimo. E’ un rapporto che col tempo può mutare profondamente, trasformarsi in una amicizia complice, ma a tre e solo a tre.

Vi lascio soli per qualche minuto. Dovrei… il bagno per piacere. Poi vado a fare due passi, il giro della casa e prendo un caffè, mezz’ ora se vi basta. Quando esco dal bagno sono passati solo pochi minuti e la signora non c’ è.

Abbiamo già deciso. Faremo come dice lei, ci proviamo almeno e Matilde sta facendo il caffè. Qualche altro minuto in silenzio e la signora arriva col vassoio del caffè che sorseggio teso anche se cerco di non darlo a vedere. Ed adesso cosa cavolo faccio?

Di fatto, solo accettando la mia proposta, sono diventati due succubi. Hanno almeno fatto il primo passo per diventarlo sul serio. Possono però rinunciare…di qui la differenza tra schiavo con le antiche conseguenze giuridiche ed un succube che ha legami non giuridici ma psicologici e fino a qualche anno o decennio fa, almeno talvolta anche rilievi penali: reato di plagio per la precisione. Li osservo a lungo, in silenzio. Sono tesi come corde di violino e lo sono pure io. Una parola sbagliata e va tutto a puttane. Vorrei rimandare ma il ferro va battuto ora che è caldo, devono subito trovarsi oltre ogni possibile ripensamento.

Quindi…entrambe mi chiamerete Padrone. In privato ovviamente. Concorderemo poi i nostri comportamenti pubblici, se mai ci saranno e che non devono tassativamente essere diversi da quelli normali, di tutti, tutti i giorni. Con questo voglio rassicurarli ma devo andare oltre.
Per il resto mi ubbidirete, in tutto, senza esitare. Vorrei una risposta immediata. Ovviamente non avrò accesso ai vostri beni o altro.Lo dico con un tono leggero che al tempo stesso nel contesto non consente rifiuti, fissandoli a braccia conserte.
Si, va bene dice poi lui sorprendendomi per la subitaneità della decisione, seguito dalla voce di lei che a voce più bassa ripete le stesse parole.

Va bene cosa? Ho alzato lievemente la voce ed il tono cerco sia un poco tagliente e contemporaneamente sorrido. E’ lei che capisce per prima. Si Padrone. Il marito la guarda sorpreso e solo poi la imita. Si Padrone.

Se vogliamo che questo trucco psicologico funzioni dovete immedesimarvi nella parte, farla vostra come io la farò mia. Da sole non bastano le azioni come da sole non bastano le parole. Siete daccordo? Tu sei daccordo? Mi sono rivolto esplicitamente alla donna che risponde immediatamente. Con mia meraviglia neppure la risposta del marito tarda. Si Padrone.

Sono io ora ad avere paura, ad esitare, ma bisogna saltare il fosso e subito, prima che possano ripensarci. Devo scoparmela subito, adesso, davanti a lui.

Voi non credo abitiate qui, non aspetto la risposta e proseguo, ne potete disporre per quanto? Ho chiaramente rivolto la domanda a lui e son soddisfatto che mi risponda subito. Non so, per sempre volendo…Padrone. Benissimo allora, mostratemi la vostra camera da letto. Prima fatemi fare il giro della casa.

Devono essere più che benestanti, tutto quello che vedo lo dimostra. Non ci abitano stabilmente però e si vede. Grande ma non tenuta con la cura necessaria, bei mobili ma talvolta scompagnati. Un terrazzo notevole ma tenuto malissimo anche questo, con piante moribonde…la stanza da letto invece è notevole. Mi guardano attenti, ancora non hanno capito.

Mia cara, il nervoso fa sudare, penso che una rinfrescata non ti spiaccia. E rivolto al marito. Noi due useremo il secondo bagno. Vammi a prendere la borsa per piacere. E tu, cara non farci aspettare. Hai 15 minuti. Vedo che controlla l’ ora e ne sono soddisfatto. Sta entrando meglio del marito nella sua parte.

Quando ci ritrovimo in camera da letto troviamo Elisabetta, ma devo trovare un nome più corto, che ci aspetta. Si alza dalla poltrona, pallida, poi arrossisce notando il mio sguardo che la avvolge valutandone gli indubbi pregi. Una occhiata al marito che educatamente sta un passo dietro me. Anche per lui devo trovare un nome più corto, diverso. Un attimo fa dopo la doccia gli ho tastato il pene moscio ratrappito, normale, forse più piccolo del normale…lui prima ha quasi reagito poi ha chiuso gli occhi serrando il labbro inferiore tra i denti…c’ è caso che ti si rizzi e ti faccia fare una sega da lei o chissà forse sarai in grado col tempo di farti fare un pompino, forse persino scopare…col mio permesso.

Temevo reagisse male, invece china la testa, arrossisce…seguimi, nudo come sei.

Io indosso il chimono ritirato per caso dalla tintora che era di strada.
Preparamela, spogliamela. Faccio una fatica enorme a non mostrare quanto sia teso, incerto ed anzi impaurito. Lei arrossisce ed impallidisce in rapida successione. Se sto zitto perdo tutto, quindi…sei sordo? Sono entrambi immobili. E’ finita penso, invece la donna china il capo, lo rialza, forse tra i due c’ è un colloquio muto, da vecchia coppia che mi sfugge, ma si muovono.

Seduto sul divano li osservo incerto ancora, incredulo. Per essere uno scherzo sono andati certo troppo oltre…ora sono nudi entrambi ed ubbidendo alle indicazioni le lega i polsi alla testata con alcuni foulards causalmente piegati sull’ altra poltrona, idem le caviglie ai piedi del letto. Unaltro fazzoletto le copre gli occhi. La bambagia nelle orecchie arriva dal bagno. E’ stesa, immobile. Non vede e non sente più di tanto. Lui ha i polsi legati alla altezza del petto.

Vieni, siediti qui che ti faccio…faccio cosa mi chiedo? Però sono a gambe aperte ed ho il cazzo ben teso sulla riga del culo maschile, la prima volta in vita mia, e gli meno lentamente il cazzo floscio ma forse meno floscio di poco fa. Vedrai che già da oggi forse ti tirerà un poco. Prima o poi…chissà?
Di fazzoletti di tutti i tipi sembra ne abbiano quantità industriali. Gli blocco le ascelle e quindi il busto al telaio della poltrona avvicinandomi poi al letto.

HO SCOPATO UNA SCONOSCIUTA BELLISSIMA SOTTO GLI OCHI DEL MARITO. HANNO CREDUTO ALLE MIE PANZANE MA…SONO SOLO PARZIALMENTE CONVINTI.

Non mi è facile addormentarmi dopo un simile pomeriggio. Ho scopato la donna più bella della mia vita, per la prima volta ho smaneggiato e quasi inculato un uomo, il marito…e volevano anche pagarmi, darmi subito del denaro. Ho sbagliato qualcosa? Cosa e come rimediare?

L’ odore di soldi c’è, ma potrebbe ancora essere uno schezo. Ma no! Troppo costoso uno scherzo del genere. E perchè? Mi rigiro nel letto e torno col pensiero al pomeriggio di oggi.

Mi sposto dal divano alla poltrona su cui era posata la pila ordinata di foulards, è di fianco al letto e più vicino. Francesca, ma il marito si è rivolto a lei chiamandola anche Matilde ormai è stesa, legata, imbavagliata e neppure può vedere e sentire. Lui mi guarda perplesso.

Deve assolutamente vedere ma non interloquire o peggio intervenire. Al mio cenno si stacca dal letto e, ubbidendo al successivo segno di tacere, si avvicina. Lo guido a segni e bisbigli e siede tra le mie gambe che ho aperte. E’ una poltrona, altro spazio non c’è, ma sedendosi, il mio cazzo in tiro gli si sfrega tra le chiappe facendolo sussultare. Fa per alzarsi ma lo trattengo, scivola e quasi si autoincula…sarebbe per me la prima volta con un maschio. Sta fermo, gli sibilo. Poco dopo è con i polsi legati all’altezza del petto, e ben legato alla intelaiatura della poltrona. Ben imbavagliato può vedere ma non parlare. E lei sta aspettando.

L’ ho così duro che mi fa male quasi. La voglia di buttarmi sulla donna quasi mi fa uscire di testa ma…c’ è stata Ivette, la prima donna della mia vita, una puttana che non ha mai ammesso di essersi invaghita di me e che dopo poco scopavo quasi gratis e poi gratis fino alla fine della scuola tutte le domeniche pomeriggio durante l’ ultimo anno di collegio in Svizzera. Più vecchia di questa e meno bella…ma grandiosa a letto e simpatica. Si elesse sin dall’ inizio mia nave scuola e la cosa piaceva ad entrambi

Quando scopi, parla alla tua donna. Parlale sempre, prima, un poco anche durante e dopo, a cose fatte. Le dirai quanto ti sia cara, quanto tu sia fortunato ad averla, che è bella, bellissima e desiderabile. Quanto ti ecciti la sua bellezza. Carezze, più delicate possibile e tante, la devi sorprendere, mandare in estasi, fare quello che non si aspetta. Qualcuna ti ringrazierà e le altre penseranno alla fortuna di avere un amante così mentre riceverai molto anche tu, ti si daranno con più passione, vorranno dimostrare di valere più di qualsiasi altra donna tu abbia avuto ed avrai…

Mi accosto al letto, silenzioso per quanto possibile ma lei percepisce che sono li. Forse ha paura, forse si chiede cosa aspetti a fare quel che devo. Si chiede se sarò brutalmente impaziente o cosa. Brutale io? No di certo ma neppure si aspetta una sveltina. E perchè no. Per quel che ne sa sono solo uno studentello di poco più di venti anni, magari poco esperto od anche teme che mi dimostri esperto anche troppo ed il marito si ingelosisca Non credo comunque si aspetti una sveltina e non sarà una sveltina. Una cosa giusta insomma, per salvare capra e cavoli. Soddisfi lei a becco asciutto da anni e non faccia andare fuori di testa lui alla faccia di tutti i miei discorsi del cazzo. E’ bella però, decisamente bella, ben fornita dalla natura di tutto il necessario ma come piace a me, senza esagerare. Mi basta sfiorare inavvertitamente il bordo del letto e sussulta. Lo faccio di nuovo e di proposito. Non si sorprende più e pur bendata, segue i miei spostamenti…

Carezzala, ma con delicatezza. Non buttarti sui punti ovvii, sorprendila anche in questo…ed io le carezzo lieve il capo. Sei bellissima le mormoro all’ orecchio in modo possa sentirlo nonostante la bambagia. Mordo delicatamente il lobo, lo lecco e lo succhio per poi alitarvi sopra. Bacio poi il palmo della mano legata, succhio un poco il mignolo, mi scosto per fare altrettanto con l’ altra mano ed invece mi fermo e massaggio e bacio le caviglie, sfioro piedi, li solletico, gioco con le sue piccole dita dalle unghie dipinte accuratamente. Si era forse rilassata un poco ma stendendomi di fianco a lei la sento irrigidirsi di nuovo. La copro di baci, ne carezzo il corpo ma senza avvicinarmi alle parti sulle quali “voi maschi vi buttate ingordi come scemi”.

Un ricordo ed un ringraziamento ad Ivette mentre i polpastrelli soltanto seguono le curve del bel corpo. Quando raggiungo le cosce vorrebbe serrarle, ma si abbandona, è legata. Risalgo verso il sesso che appena sfioro, carezzo lieve il ventre ed i fianchi, sfioro leggero i seni sui quali però poso le labbra e suggo un capezzolo. Mi stringo a lei facendole sentire la mia mascolinità tesa prepotente. Ti voglio e ti avrò. Ma ora voglio la tua bocca. Voglio baciarti. Voglio sentire le tue labbra schiudersi e baciarmi.

Ansima, respira a fatica per il bavaglio del quale, ora, al suo cenno di assenso, la libero. Sciolgo il nodo del foulard, cosa non semplice e tiro delicatamente il lembo del fazzolettino che spunta dalla bocca.

“Deturpa la perfezione del tuo bel viso”, le sussurro per essere inteso solo da lei. La bacio e lei, esitando solo qualche momento, bacia me. Mordo senza farle male il lobo e baciandole l’ orecchio le sussurro che mi piacerebbe scioglierla, farmi circondare dalle sue braccia morbide ma che è meglio non farlo. “Sarebbe forse troppo per lui.”

Sei morbida, sei dolce, sei bellissima, sei mia. Per un attimo sembra voler dire qualcosa ma si trattiene ed è un bene. Lui vede fin troppo bene anche se tra lei e lui c’è il mio corpo che molto cela. Ti voglio le mormoro ancora, ma dobbiamo dare a lui tempo per accettare la cosa. Sembra non abbia neppure sentito ma non cerca più di sottrarsi alle carezze che si fanno più intime, audaci.

Riporto la mano tra le cosce, c’ è un primo umidore che vale più di mille parole, poi, finalmente anzichè cercare di serrare le gambe sembra volerle aprire di più. Ti slegherei le caviglie ma meglio di no questa volta. Mi piacerebbe sentirle avvinghiarmi mentre entro in te…cerca la mia bocca e poi si inarca mentre struscio il glande tra le grandi labbra, cerco trovo l’ orifizio femminile…premo appena senza che lei provi a scostarsi. La lascio e mi stendo di nuovo, la frugo, sfioro il clitoride col dito intriso di suoi umori, è il momento.

Di nuovo sopra di lei la penetro non rudemente ma senza troppe esitazioni, Sono il maschio che gode, prende piacere della sua donna e lei lo intuisce, lo sente e non sembra spiacerle.

Noi donne, diceva Ivette, siamo più lente di voi a godere col risultato che spesso, il più delle volte anzi, restiamo a bocca asciutta. Nel mio mestiere è una fottuta fortuna, finirei al sanatorio con tutti gli uomini che frequento. Neppure mi bagno in fretta e naturalmente con loro (i clienti)… e tutte le volte mi farebbero male. Non è un gran spettacolo vedere una puttana od una qualsiasi amante che si bagna con la saliva, io son brava a farlo di nascosto e quando mi è impossibile li maledico. Tu, sorpredile con carezze e baci prima quasi innocenti, poi cresci, diventa un poco più invadente, possessivo. E’ venuta a letto con te per scopare e sei il maschio.

Continua con le coccole sempre più affettuose sempre più da uomo a letto con la sua donna. Carezzale la figa, piano, sfiora e scappa, tanto è lei che non scappa. Ci ritorni tra le gambe, si bagna un poco, vedrai, come capita anche me e solo quando è almeno un poco bagnata le tocchi col dito bagnato dei suoi umori, il clitoride, ci giochi. Prima tutto intorno, poi il puntino che quasi sempre si rizza e le da un gran piacere. Col dito o le dita bagnate, mi raccomando e se si asciugano te lo bagni di nuovo entrando un poco in figa, solo con l’ ultima falage però, almeno per il momento. Piano, sempre piano altrimenti potresti farle male e si irrigiderebbe tutta.

Matilde o come si chiama è ora sotto di me e bado a non opprimerla col mio peso. Sto per penetrarla di nuovo e lo sa, o intuisce ed è pronta, propensa anche. Lo spero almeno. Con la coda dell’ occhio spio il marito. Teso, ed è logico, sto chiavandogli la moglie, eppure non…non so come e cosa dire. Mi aspettavo si dimenasse per liberarsi e ” venire a salvare dal disonore la dolce metà”? Questo no ma non mi aspttavo però di vederlo impassibile, quasi in trance. E’ così da quando lo ho legato, anzi, poco dopo, quando si è quasi inculato da solo. Possibile? Non me ne fotte un beneamato cazzo, sto per infilare di nuovo la fica di lei che pur senza cercare di sottrarsi è ora immobile, di marmo.

E’ stretta ed ho dovuto gravare un poco, spingere con più forza di quanto supponessi, poi il glande non ha penato più di tanto a dilatarla. Esco di lei ed entro di nuovo, scendo nel suo corpo un poco per poi ritrarmi e ricominciare con studiata lentezza. Sussulto un poco per la sorpresa sentento le labbra di lei posarsi sotto il collo e poi dove può arrivare…mi fermo e contorcendomi un poco le bacio la bocca felice delle sue reazioni, accetta senza remore la mia lingua e muove lentamente i fianchi…fatico a trattenrmi, resisto, ma non quanto sperassi. Eiaculo, godo, e sono certo che stia godendo anche lei, in modo controllato ma gode. Da gran signora all’ inizio, da moglie nel letto coniugale il sabato sera, poi…il respiro si è fatto veloce, qualche sussulto…e quelle parole appena mormorate: o si, si…siii.

Ivette dopo le prime volte non faceva il teatrino. Lo fanno sempre le puttane che (raramente) pago.

Ora è slegata e seria in viso. Pentita? Spero sia un suo teatrino personale nei confronti del marito. Ancora nuda, stringe i fianchi del marito che ho portato accosto a lei. Prova a succhiarglielo vedi se può sentirti…gli ho infilato nel sedere un tubetto trovato in bagno. Non tanto grosso ma…

Avrei dovuto incularlo, il tubetto è troppo piccolo, ma a qualcosa il tentativo è servito. Appena appena ma ha sentito qualcosa confessa.

E se la prossima volta quello torna normale e mi dicono grazie ed arrivederci? Hanno però interpellato dei luminari…senza nessun successo…
Non vorrei lasciarli parlare in mia assenza ma neppure posso impedirlo. Li aspetto in salotto dove mi hanno accolto.
Non possono aver parlato a lungo, l’ ingegnere mi raggiunge quando son passati pochi minuti. E’ serio ma non livido come temevo di vedermelo comparire davanti, incazzato…In fin dei conti ha visto sua moglie scopare con un altro che gli ha pure ficcato nel sedere un tubetto non enorme ma neppure piccolissimo.

Matide è quasi pronta, mi dice e toglie di tasca una busta e da questa una mazzetta di banonote. Insiste a lungo nell’ offrirmele ed io insisto nel rifiutarle. Si allontana un attimo, forse per riporle. Erano biglietti da 50 e non pochi. Ora, imbarazzato siede al suo posto e veniamo raggiunti dalla donna che mi piacerebbe poter chiamare “la mia donna.”

Seri, si dichiarano entambi soddisfatti dell’ esperimento che considerano positivo. Positivo anche grazie ai suggerimenti da lei forniti. Non vanno oltre. Non sono più il Padrone, peccato, ci speravo ma sto zitto cercando di non far trapelare il mio disappunto. Qualcosa ho sbagliato, di certo, ma cosa?

…non siamo però ancora completamente certi…Vorremmo una…prova ulterire di qualche giorno. Lei lo accetta? Qui no ed a casa nostra è escluso. Possediamo però appena fuori città una villetta, isolata. Ci sarà il problema della servitù. Si intromette lei. Dovrà essere…cieca e muta, una cameriera ed un giardiniere. Non sarà facile trovarli, prosegue. Io una soluzione ed in pratica perfetta ce l’ ho ma taccio mentre ricomincio a sperare. Ma perchè mai un’ altra prova?

Senza che lo espliciti l’ ingegnere soddisfa la mia curiosità. Voglio parlarne senza la pressione del momento con lei e fa un cenno alla mogli che a sua volta assentisce. Giovedì potremmo andarci e resteremmo fino a lunedì o martedì. Vedremmo se ci sia possibile “immedesimarci” come dice lei, dottore. E’ questo il problema afferma e forse ha ragione. Io però avrei preferito sentire come speravo fino ad un attimo fa una accettazione immediata. Io lascio perdere il titolo che come sappiamo tutti ancora non mi spetta.

Devo studiare, ho un esame venerdì mattina, rispondo, poi, per qualche giorno sarò a vostra disposizione. Alcune telefonate di lui ed una di lei. Pure lei mi offre del denaro, una mazzetta di banconote che ovviamente rifiuto. Mi servirebbero ma sputtanarmi no.

A casa nel mio letto è difficile prendere sonno ma alla fine ci riesco.

UNO SCHERZO 3

NON HO MAI PENSATO DI PICCHIARE UNA DONNA PER PORTARMELA A LETTO O DI FARNE UNA SCHIAVA, MA PER AVERE MATILDE, SCOPARMELA COME SI DEVE, AVERLA ANZI A MIA COMPLETA DISPOSIZIONE, POSSO BENISSIMO INVENTARE PALLE A GOGO’ E FARMI ANCHE IL MARITO, COSA INEDITA PER ME. CON UN MASCHIO INTENDO.

Ho appena finito l’ esame e sono un poco incazzato con i due. Ad un certo punto ho detto una autentica scemenza che poteva costarmi l’ esame e danneggiarmi per la tesi. Ero sotto torchio da più di mezz’ ora ed avevo risposto molto bene a tutto, verso la fine quindi. Una o due domande ancora, di contorno, ed infatti arriva una domanda semplice sul finanziamento delle imprese industriali al loro sorgere…me ne sono accorto in tempo e ci ho messa una pezza ma il voto poteva scendere causandomi appunto problemi con la tesi. Poi le ultime due domande, difficili, vere carognate, fatte apposta per farmi ritirare o salvarmi. Mi hanno salvato. Non dovevo tenerlo acceso se pur silenziato, non durante un esame importante. Il telefonino si era messo a vibrare e mi sono distratto pensando ai due e sono andato nel pallone…alla fine, senza parlare del vietatissimo telefonino mi sono scusato, un problema personale ed importante che non doveva passarmi per la testa e distrarmi, ho detto. Quando mi hanno richiamato al tavolo dopo aver discusso tra loro il voto, pur facendomi una mezza romanzina mi hanno dato il punteggio che mi serve per la tesi.

Mi spiace, non pensavo che l’ invio di un messaggino le potesse creare problemi. Lascia perdere le dico, è tutto finito bene. E tuo marito, quando viene? Tra poco, risponde, ma sui suoi orari…

L’ ennesimo caffè. Sono arrivato con qualche difficoltà alla villetta, una bella costruzione che da oltre il vecchio muraglione, quasi un rudere coperto dai rampicanti, non vedi e neppure immagini possa esistere. Intorno un parco ed il giardino tutt’ altro che piccoli, con tanto di piscina ed un campo da tennis. “Senza il messaggino starei ancora cercando la strada”. Per questo lo ho spedito, mi dice lei sorridendo. E poi: tutto bene quel che finisce bene. E’ finita bene, ma ti chiami Matilde o cosa? Matilde risponde con un altro sorriso che la fa apparire ancora più bella, l’ altro era un nome per la occasione, sa, uno sconosciuto in una cosa così… ma lui ha fatto un pasticcio usandoli entrambe. Eravamo molto emozionati. Alzo le spalle e la guardo arrossire forse perchè la sto fissando con insistenza cui non è abituata. Non è educato fissare così una signora.

E’ bella la mia ospite, indossa un abito semplice ma elegante, di quelli che odorano di soldi come tutto quello che vedo qui. E Matilde,Tilde od Elisabetta, Lisa o soltanto Betta, devo decidere ma chi se ne frega in questo momento, è un bocconcino da re. Fatico anzi a trattenermi. Se chiudo gli occhi la rivedo nuda nel letto, discinta, immobile in attesa prima, poi, non so quanto dopo, rossa in viso, ansante, soddisfatta e con gli occhi chiusi. Vedo i capezzoli ritti al centro delle aurole più scure, il petto sodo che si muove ritmicamente ma veloce per il respiro accelerato che pure cercava in maniera manifesta di celare, vedo una donna raffinata e colta, ma anche una femmina alla ennesima potenza, nuda, il vello pubico curato a concludere la v delle cosce tornite, la donna che ho appena scopata, la donna cui solo la presenza del legittimo coniuge seduto ad un passo impedisce di chiedere che ancora… Forse…anche adesso.
Vorrei…No, non posso, non devo, se lo stronzo arriva e mi trova a scoparla…ed anche lei potrebbe avere da ridire se lo faccio, se tento di farlo, non so quale sarebbe la sua reazione ora, in una situazione, in un posto, in un momento diverso.

Una domanda, LA DOMANDA mi urge in gola ma non ho il coraggio di porla. Hanno deciso qualcosa? Vai piano, mi dico, chiedo invece se abbiano pensato alla servitù. No, risponde. Ma, esita a lungo. Penso, risponde dopo un attimo di troppo per non farmi disperare, che per il resto non ci saranno problemi o meglio, problemi ce ne saranno ma li supereremo. Tutti. Compreso quello derivante ‘dall’ incidente’. E’ solo per questo che siamo disposti a tutto. Se Franceso lo supera io supero il mio.
Esulto. Ha detto in pratica che accettano di continuare. Ma c’ è dell’ altro.
E’ arrossita come una scolaretta perchè mente, ora ne sono quasi certo, mente per omissione, questa cura od il suo inizio le sta piacendo e non poco. Sospetta, teme, almeno credo e se ho ben interpretato il tutto, che lo sappia io pure…Le è piaciuta la scopata? Modestia a parte ci so fare ed il cazzo lo so usare a dovere. Pur trattenendosi, l’ altro giorno mi ha dato l’ impressione che per lei sia stata una bella novità. Una prima assoluta a quel livello, una autentica scoperta.

C’ è il marito però. L’ altro giorno si è comportato…da uomo accomodante ma…
Padrone, io però, adesso, non vorrei… Sottolinea la parola Padrone ed io salgo di un altro gradino verso il paradiso. La fisso un attimo, nessuna esitazione, solo un lieve rossore mentre volge un poco il capo distogliendo gli occhi.
Preferisci parlarne quando ci sarà anche lui? Esita ma solo un attimo. Penso sia meglio anche se avevamo deciso subito, prima di salutarci, l’ altra sera. Saremo vostri succubi e Voi il nostro Padrone ma è meglio… è meglio che me lo dica lui o me lo diciate insieme finisco io.
Un sorriso aperto e complice, si complice, ma anche di gratitudine. Una vera signora e bella, bella da morire, alta giusta, formosa il giusto; gli occhi poi mi sembrano un pozzo senza fondo in cui sarà fin troppo facile annegare, ed i capelli…castano chiaro, letteralmente incorniciano il bel viso esaltandone la purezza e la perfezione dei lineamenti. Una borghese però, ricca ed altera o con la puzza al naso direbbero i più, di quelle che se mollano i freni si scatenano e non le tiene più nessuno…me lo auguro di cuore e ci spero. Moine non ne fa ed è infinitamente cortese, mi ha chiamato Padrone…si, ci spero proprio.

Non è un pranzo da gran ristorante. Ha portato tutto l’ ingegnere, piatti che ha comprato in rosticceria e prima di mangiare, ci serviamo da soli, ho parlato brevemente con lui, da soli. Non c’ è molto da dire al riguardo. Dice di farlo per lei… lei ha affermato in privato con me e ripetutamente di accettare nella speranza di giovare a lui…semplicemente perfetto ed il cerchio si può chiudere. Io scopo lei, lei lo succhia a lui mentre gli infilo nel sedere quello che capita, come il tubetto. Semplicemente perfetto per me.

Loro saranno, sono già anzi, miei succubi. Fino a che punto arriveremo però ed in quanto tempo dipenderà da molte cose e Dio non voglia che lui guarisca o guarisca troppo in fretta.
Ora li ho davanti. Una bella coppia di…succubi direi ma con qualche esitazione e molti dubbio ancora ed è ovvio, vanno verso terre sconosciute…Si dichiarano a turno miei succubi subito ed io devo trattenere un sospiro di soddisfazione liberatorio ma troppo rivelatore.

Preferirei lo diceste insieme! Mi darete del voi, mi chiamerete Padrone come già fate ma ripeto, esigo il massimo rispetto ed obbedienza immediata senza se e senza ma in tutto ed in ogni occasione.
Ci vado giù pesante perchè ora sono sicuro di lei e vedendolo, qualcosa mi dice che pure lui è del tutto convinto. Avevano già deciso di accettare prima che l’ altra sera me ne andassi.
C’ è da fare attenzione, muovermi con prudenza, senza esagerare. I due sono ad una svolta nelle loro credenze e convincimenti, una novità per entrambi, ne sono certo. Tutto questo potrebbe far parte dei sogni segreti, inconfessabili ed inconfessati che nascondiamo a tutto il mondo, che neppure ammettiamo con noi stessi. Ora emergono per la spinta che i medici hanno fornito a lei…ed a lui pure visto che spera, spera soltanto, in una qualche sua guarigione…ed ha scoperto anche il mezzo, l’ unico.

Prenderlo a bottega mentre gli scopo la moglie lo eccita e non poco. Che il cervello risponda agli stimoli eccitandolo è quanto gli manca in effetti e non risponde ai farmaci…

Hanno, sopratutto lui, ancora qualche esitazione. La sua educazione borghese, l’ istinto atavico che spinge alla gelosia, che potrebbe farmi vedere come un nemico, un ladro, tutto ostacola i loro ed i miei desideri, ma ho trovato il grimaldello che li giustifica almeno tra loro, che li rende ‘innocenti’, e vi si aggrappano. Offro insomma uno zuccherino che toglie il saporaccio altrimenti inaccettabile della medicina proposta e che avrebbe potuto giovare solo a lei e fornisco la possibilità di curare entrambe.
Non so se questo sia vero del tutto, o solo in parte, oppure una mia pia illusione. Di fatto non è certo il mio mestiere curare le anime o i corpi.

Prudenza ma non immobilismo. Dico loro che d’ ora in avanti sono i miei succubi, che mi ubbidiranno in tutto. Ripetetelo, di nuovo ma in ginocchio e spiegando le ragioni per cui chiedete, volete, che io sia il vostro Padrone. Mi sto ripetendo, devo fare attenzione, ma, subdolo, continuo. Spiegatemi di nuovo perchè chiedete che io vi usi anche per il mio piacere. Da parte mia non prometto nulla o meglio non prometto ma spero, soggiungo fingendomi quasi sovrapensiero, di essere un buon Padrone da servire, capace di rendervi felici nel servirmi.
“Di nuovo ribadisco che non metterò mano sui vostri beni e non farò nulla che possa ledere il vostro buon nome”.

Questo lo affermo con intima convinzione e forse lo percepiscono. Spero e penso ne siano intimamente convinti anche loro. E’ indispensabile per procedere verso i traguardi ai quali ora oso mirare.
Quanto al resto ribadisco che esigo una osservanza immediata dei miei ordini, nessuna obbiezione. Non amo le punizioni corporali ma…”so di non essere un sadico ma una vena di sadismo alberga nel cuore di ogni essere umano. Se lo meriterete sarete puniti”.

Questo lo dico pianamente, quasi solo a me stesso. Ci vorrà molto tempo per farglielo capire ed accettare?
Ho l’ università, la tesi, poi dovrò cercare un lavoro e non navigo nell’ oro. Al tempo stesso certo non voglio farmi mantenere da lei, da loro anzi.

Avete una vestaglia suppongo. Spogliati ed indossa quella. Anche tu, cara. Io ho la mia e mi spoglierete voi. Esitano un attimo, è ancora difficile per loro accettare ordini di questo genere e da uno quasi sconosciuto. Però, senza dire nulla, si allontanano per tornare poco dopo.

Dentro di me gongolo. Due errori, penso e sto per farglieli notare ma decido di soprassedere, di rinviare. Strana gente comunque. Lei si è fatta chiavare e si farà chiavare ancora da uno sconosciuto davanti al marito. Davanti a me e forse solo perchè istigato da me lui ha spinto l’ uccello in bocca alla consorte. Chiederò se il tentativo era stato fatto anche in precedenza…comunque non ha protestato quando ha sentito il cazzo che gli frugava il culo e neppure quando gli ho spinto dentro quel tubetto. Poco almeno, solo un accenno quasi più per la sorpresa che… Non era grosso il tubetto, è vero, ma se lo è poi preso tutto dentro.

Seguendo alla lettera le mie indicazione si spogliano a vicenda restando nudi e di nuovo ammiro incondizionatamente il bel corpo di lei. Un po’ di pancetta di troppo ma un bell’ uomo anche lui…Poi, nudi, spogliano me facendomi poi indossare il chimono. Pochi attimi durante i quali mi sento onnipotente, un dio.
Ora ho qualcosa da dirvi. Stanno in piedi davanti a me, nudi come poi ho imposto mentre io sono comodamente seduto e decentemente coperto.

Cominciano ad essere molto in imbarazzo e forse e spero anche preoccupati.

Avevamo convenuto che le parole ed i pensieri aggiungerei adesso, debbano conformarsi alle azioni se vogliamo raggiungere l’ obiettivo, anzi gli obiettivi che vi stanno a cuore. Io mi comporterò, in questi pochi giorni da padrone volitivo, e voi da succubi obbedienti. Vi metterò alla prova, vedrò se esistono possibilità… In caso contrario…amici come prima. Ho anche detto che ogni mancanza comporterà una punizione. Ora soprassederò alle due mancanze di cui vi siete resi colpevoli. Ma sarà l’ ultima volta.
Li vedo sorpresi.
Mi spiego meglio, dico fissandoli con qualche durezza. Primo errore. Avete esitato, visibilmente oltrettutto, all’ ordine di andare a prendere la vestaglia e secondo, non avete detto: si Padrone. Li fisso cercando di assumere un aspetto corrucciato. Stiamo cominciando non bene! Poi ho un lampo di genio. Caro, ho visto in ingresso un grosso gomitolo di spago. Portamelo per piacere ed anche delle forbici.

In pochi momenti si ritrovano con un cappio al collo mentre l’ altro capo lo tengo io in mano e comincia quello che spero possa divenire un rito frequente. La passeggiata della pipì. L’ho letto in un libro, una cosa molto umiliante e loro, i miei succubi, mi hanno chiesto senza ottenerlo, il permesso di andare a farla già da qualche tempo.

Nella mano stringo le estremità dei cappi che portano al collo, nell’altra la treccia di spago, una frusta rudimentale ma non per questo meno efficace.
Sono questi i simboli della vostra sottomissione, dello spago soltanto, dico fissandoli. Con piacere leggo nei loro visi un qualche timore.
Possono essere più tenaci di collari di ferro ed i colpi più dolorosi di quelli di fruste di cuoio spiego loro ed adessso una bella passeggiata non potrà che farvi bene.

C’ è una temperatura piacevole e vorrei farli correre ma non voglio sudare nel chimono appena fatto pulire. C’ è un sasso di forma e dimensioni adeguate che potrei usare per sedermici sopra facendoli corrre in tondo se avessi fatto più lunghi i cappi…sarà per la prossima volta. Certamente sono umiliati. Li ho lasciati orinare solo dopo qualche tempo e senza potersi celare ai miei occhi. Umiliante e non poco per lei sopratutto, a gambe aperte si è dovuta accoccolare rivolta verso di noi. Inoltre, scalzi, hanno qualche problema quando percorriamo tratti di vialetto con la ghiaia che però evito tutte le volte che posso, cioè quasi sempre.
Due bei culi comunque in bella mostra e ben abbronzati, lei sopratutto lo è in tutto il corpo. Siamo sulla via dl ritorno, una bella passeggiata, mi dico, ma non ho trovato quello che cercavo. In tasca ho un tubetto un poco più grosso dell’ altro. Comunque ben lontano come dimensioni dai mostri che ho visto su internet. Volevo legarlo con i polsi in aria e ficcarglielo nel sedere mentre lei lo succhiava. Non ho trovato quello che cercavo e mi accontenterò…Poi ricordo un punto prossimo a dove ho permesso loro di orinare. Non quello che cercavo ma, se è come forse ricordo potrebbe andare bene.

Un rialzo del terreno qui incolto ed in disordine. Ramaglie ma anche degli alberelli. E’ perfetto. Smonto la frusta e con i refoli lego polsi e caviglie di lui a due trochi sottili ma sufficientemente robusti. Sembrano fatti apposta anzi. Ho legato le due estremità dei due cappi ad un ramo, un atto solo simbolico, certo non scappano, ed hanno almeno qulche timore vedendomi trafficare senza capirne il perchè. Non osano però fare domande. Devo darmi da fare più a lungo del previsto ma alla fine me ne compiaccio. Lui è immobilizzato a gambe e braccia spalancate. La montagnola è composta anche da avanzi di mattoni ed è quel che serve per metterlo alla altezza giusta perche Matilde possa succhiarglielo

Tu mettiti davanti in ginocchio, comincia come per fargli una sega, lo so, serve a poco dico a lui quasi con indiffrenza ma ti prenderai questo nel sedere per cominciare mentre tua moglie te lo succhierà. Questo per cominciare, ripeto, e non aspettarti miracoli e se gridi…peggio per te.

Spingergli il tubo nel sedere non è semplice perchè strige le chiappe. Si rilassa un poco quando lei lo prende in bocca. Da dietro manovro il tubetto ma una sua reazione lo fa cadere e scomparire tra le ramaglie. Dentro di me sono inferocito. Si inarca tutto quando al tubo sostituisco il mio cazzo. Grida, cerca di sottrarsi ma è legato e lo tengo per i fianchi. Non provo neppure a bagnarlo con la saliva come avevo fatto col tubetto faccendoglielo leccare. Sbaglio più volte ma infine mi posiziono meglio e spingo. Un urlo, un autentico urlo. Lo sto aprendo e l’ idea mi piace. Non solo l’ idea, sono sempre più eccitato e spingo con forza crescente, entro un poco di più ad ogni colpo di reni ma è stretto. Cercando di sottrarsi prova persino a scalciare all’ indietro ma ha le caviglie legate e non mi fermo, sono tutto dentro il suo culo demie-vierge, godo quasi ma mi fermo a tempo, e quasi gode lui, mi confessa più tardi ringraziandomi. Pensavo di arrivarci, ci sono quasi arrivato Padrone, grazie, grazie…Mi ringrazia per avergli spannato il sedere. Che gli abbia rotto il culo è certo…persino tracce di sangue…
Penso a quando mi inculerò lei. Certo non subito e forse neppure troppo presto temo, non presto quanto vorrei. Con lei dovrò badare ad essere meno violento e selvaggio… Non devo assolutamente fare errori, assolutamente! Chiavo lei, inculo lui e lei lo succhia al marito per controllarne gli effetti. Questa è la teoria almeno per ora.

E’ andato solo un poco meglio dell’ altro giorno, dice invece Matilde, solo un poco ma sembra migliorare. Medici e medicine, per anni, inutilmente…grazie Padrone. Fa per abbracciarmi ma si ritrae. Perdonatemi Padrone so che non posso prendere nessuna iniziativa ed è giusto, era solo un gesto di gratitudine, di affetto e gratitudine. Avrei gradito avesse detto che era pure un gesto di sottomissione ma non si può avere tutto, non subito almeno. Le suggerisco di medicarlo. Suppongo ne abbia un gran bisogno.

Il boiler è vecchio dovremo farlo cambiare caro. Ma certo, se il Padrone è daccordo. L’ ing. Ci ha raggiunti nel bagno. L’ acqua è sufficientemente calda dico mentre mi lavano ma se andiamo avanti cambiare il boiler non basterà di certo, e mi guardo bene dal dire che direzione avessero i miei pensieri. Pornografia pura. Il seguito comunque di quanto già accaduto.
Ho passato la notte senza quasi dormire un poco per l’ esame ma sopratutto…e pure loro hanno dormito poco per la agitazione riguardo ad oggi. Il resto del pomeriggio lo abbiamo passsato dormendo. Non me lo aspettavo ne certo se lo aspettavano loro che capisco ne siano sorpresi. Svegli da poco, riposati, chiedo un aperitivo. Abbiamo solo della roba che è li aperta da non so quanto, fa lui. Vorrebbe andar a comprarlo ma gli dico di lasciar perdere.

Più tardi, in ghinghri, ceniamo in una trattoria vicina, squallido l’ ambiente ma cucinano bene. Dobbiamo proprio trovare due persone che badino alla casa dice pragmatica lei. Si, ma chi? Una agenzia? Come facciamo a dire quel che ci serve? Non credo, Padrone, che lei voglia privarsi dei suoi…delle sue abitudini.
Allude forse al fatto che li vorrò molto spesso nudi o che si spoglino senza esitare al mio ordine. E’ vero, lo ho detto chiaramente. Allude forse anche ad altre passeggiate con contorno di pipì ed il resto. Ragionano sul problema servitù con semplicità e dando per scontato, almeno ci spero, che si andrà oltre questi pochi giorni. Lui dirige una azienda di cui è socio. Viaggi e lavoro me lo terranno con frequenza fuori dai coglioni. Sarò solo con lei abbastanza per, per fare non so bene cosa e come, non so come le cose evolveranno. Solo sogni fose, illusioni. Una ipotesi che mi piomba addosso d’ improvviso. E se imponessero che la condizione di succubi sia in vigore solo quando siano entrambi presenti? Sarebbe un disastro! Non sarebbe facile trovare un rimedio…e lo troverei?

In questo caso le assenze di lui sarebbero un grosso fatidio una limirazione inaccettabile. Assenze eccessive poi…anche senza quella limitazione sarebbero pericolose non voglio perdere la presa che ho su di lui, potrebbe ribellarsi. Ma averlo tra i piedi troppo spesso o troppo a lungo no. Devo dedicarmi alla mia succube. Farla diventare sul serio una succube, una schiava. Già, comicio a pensare a lei, a loro, come schiavi, un poco almeno…vedremo. Torno al presente e gusto il dessert all’altezza del resto.
Parlare loro dei miei due conoscenti come possibili…servitori? Sarebbe come chiedere se intendano andare oltre questi pochi giorni. Quello che ha detto Matilde poteva essere una sua speranza oppure quella intenzione è stata rimangiata da lui…
Sembrava però estremamente soddisfatto dopo che lo ho di fatto violentato qualche ora fa…ed il culo doveva bruciargli come l’ inferno. Deve bruciargli mica male anche adesso. Glie lo devo aver proprio rotto. Ero ammattito, fuori di testa, mentre ora, a mente fredda non so se sperare su tutto o al contrario disperare su un possibile successo

Una frase di lui mi convince: forse ho una coppia che va bene rispondo quasi sovrapensiero. Non so quanto vogliano ma per la discrezione non ci sono problemi. Ed allora, interviene lui di problemi non ce ne sono, qualsiasi cifra logica possano chiedere e se sono quello che ci serve. Parla con tono deciso, troppo deciso per un succube. Ma avrò altre occasioni per insegnare loro come è giusto comportarsi.
A questo punto sono loro, è lui anzi a dire che continurà, continueremo per tutto il tempo necessario.
Per tutto il tempo che piacerà a me penso estasiato ed al tempo stesso decidendo necessario ed urgente fargli “sbassare le ali”.

Comunque, a parte il modo ed il tono non consoni, è quello in cui speravo. Dopo cena torniamo a casa. Chiameremo casa il villino, mi riprometto. Lui ad un certo punto prosegue con la macchina, mentre con la mia succube faccio l’ ultimo tratto a piedi. Deve cambiare la medicazione e gli ho detto che deve guarire, gli do la sera libera. Dormirà ai piedi del nostro letto per tutto il tempo necessario.
Camminiamo vicini, di tanto in tanto la stringo, cerco la bocca che schiude immediatamente. Sono felice, Padrone, felice, immensamente felice. Abbiamo una speranza. Con voi stiamo rinascendo. Quello che deve subire Francesco, poverino è tremendo ma se serve e sembra funzionare… Saremo i vostri succubi, Padrone non abbandonateci, vi prego, vi supplico. Lascio si sfoghi, senza interloquire, poi la stringo senza andare oltre. Ami tuo marito, ma io sono il tuo Padrone. Siete anche il Padrone di lui ovviamente e noi siamo i vostri succubi o schiavi, quel che volete. Le credo ma se è più facile per lei donna lo è meno per il marito. Devo giocare le mie carte con attenzione.
Entriamo in casa silenziosamente, il marito dorme serafico sul divano ma si sveglia. Mi fermo a cercar di trovare qualche notiziario poi disgustato li seguo. Gli sta medicando il culo, decisamente glie lo ho rotto. Fa molto male? gli chiedo. Un poco, si intromette lei, ma…gli hanno telefonato, una cosa urgente, domattina presto ha un aereo, si assenterà per due o tre giorni almeno. Dovrebbe riposare il più possibile. Padrone, per piacere, non me lo fate dormire sul tappeto! E’ preoccupata e stringe le mani a pugno, per frenarsi suppongo, per non mostrare la agitazione interna che la scuote. E’ normale, è sua moglie e se ho ben capito, nonostante tutto, nonostante per la prima volta abbia provato veramente il cazzo di un uomo solo con me, godendone appieno e come non mai, non sa, non lo vuole accettare completamente, non sa capacitarse appieno anche se ha acccttato di farlo, la prima volta almeno anche o forse sopratutto per lui. Possibile ci creda? Una balla mostruosa che ho venduto quasi senza sperare ci potessero credere loro. Io esulto pur senza mostrare nessun segno del piacere che provo all’ idea di essere tra poco solo ed a letto con Matilde che accompagna il consorte per medicarlo e metterlo a dormire tranquillo nella cameretta.

Un passaggio dal bagno e mi ficco a letto. Una camera da letto meno appariscente dell’altra in cui la ho scopata la prima volta penso ma più che confortevole. Fumo una sigaretta anche se loro vanno esenti da questo vizio. Se lo avessero avuto, ghigno, glie lo avrei tolto come segno del mio potere.

Leggo qualche riga di un volumetto di lui ma è materiale tecnico per me incomprensibile. Finalmente arriva. Come sta? Più che altro frastornato. E dopo un istante. Ho cambiata la medicazione. E’ soltanto frastornato anche se un poco gli duole ancora, e, se me lo permettete domattina mi alzo per rifarla ancora, dargli la colazione od almeno un caffè. Vengono a prenderlo alle sei per l’ aeroporto. Comunque non ci sono lacerazioni, è solo irritato, infiammato ma molto meno di questo pomeriggio. Esita, abbassa il capo, perdonatelo, siete stato molto duro…

Punta la sveglia allora, assistilo. Non deve sentirsi un verme messo da parte. Oggi mi ha fatto inquietare con la sua ribellione, lo ho punito e la punizione cancella tutto. Digli anche che domani comincio ad intressarmi della servitù. Forse quando torna trova il problema superato. Ma il bagaglio, proseguo, sta via qualche giorno. Si ma per queste evenienze tiene sempre del bagaglio pronto, il minimo necessario. Gli portano da casa la valigia. Domattina vorrei proprio salutarlo…si devi, devi proprio. Di nuovo esita. Dove devo dormire io?

Una sterzata incredibile da parte sua. Come se il resto non esistesse, come avesse alzato un divisorio col prima ed il fuori da questa camera. Con me, è ovvio, rispondo. Penso poi agli accordi. Forse a questi si riferiva. Grosso modo avevo detto o lasciato intendere che lui sarebbe sempre stato sempre presente…sorpassato!

Arrossisce. Sotto la vestaglia indossa una bella camicia di seta. Sarà un piacere togliertela, e prometto cara di non strappartela.

Si, è un vero piacere togliergliela. Scostarne lentamente i lembi scoprendo le forme di lei sode, soffici, calde e profumate.

No, mi vergogno, io…si sottrae per un attimo solo, arrossendo come una ragazzina, abbassando gli occhi. Ma una mammella è ormai scoperta, colma, bella, ed il capezzolo stranamente chiaro che sulla sommità occhieggia impudico, manifesta che il desiderio almeno uguaglia il pudore ridestato.

Non reagisce al primo bacio, qualche carezza e risponde timidamete, quasi una ragazzina al primo appuntamento; al secondo bacio, si abbandona per poi cercarmi e stringersi a me qualche istante più tardi. Vedo con gli occhi, sento con le mani un corpo di donna giovane e sana, ora già vogliosa di ripetere le scoperte e le esperienze di pochi giorni fa.

Neppure si oppone quando la faccio stendere supina e slaccio il nodo della fascia di seta della camicia multicolore. Un fiore che sboccia. Lo penso, lo mormoro estasiato e lei si muove appena, lieta del complimento che forse ha cercato.
Vai a vedere se tuo marito dorme, se gli serve qualcosa. Non è delusa dalla interruzione, si copre e poco dopo torna rassicurandomi.
Fatico a non gettami su di lei come un assatanato, sono un assatanato ma ho avuto come maestra Ivette. Matilde forse intuisce il desiderio che urge dentro di me, allarga le braccia, le tende. La stringo con passione ma trattengo, allontano la foga, mi rifugio nei vecchi consigli che mi hanno guidato pochi giorni fa. Sei bellissima, ti voglio, ti avrò, ma sarà per entrambi come fosse la prima volta. La prima volta di due amanti innamorati.

Non dice nulla e si abbandona. Esploro il suo corpo ed i recessi più nascosti, la porto quasi a sussultare solo con le carezze, certo la sento già bagnata se non un lago almeno umida, ed è lei ad attirarmi sopra il suo splendido corpo, ad allargare le cosce muscolose ma vellutate. Non è esperienza personale, è l’ arte istintiva ereditata dalle sue antenate di innumerevoli generazioni.

Protende il ventre al maschio più forte del branco, gli offre il suo corpo per dargli e prenderne piacere. lo asseconda nella lunga cavalcata, spiandolo forse per non commettere errori, dargli più piacere, piacergli di più delle altre…poi geme appena, alcuni sospiri un poco più fondi e spalanca gli occhi, mi fissa incredula per poi calare le palpebre…io sono perso in quel paradiso che pochi hanno la fortuna di raggiungere e raramente contemporaneamente alla loro donna. Noi ci perdiamo insieme. Non lo dovrà mai sapere! Ne ricaverebbe troppo potere.

Sussulto. Perdonatemi padrone non avevo capito dormiste. Un vassoio, un asciugamano intriso di acqua tiepida. Cosa posso desiderare di più le chiedo mezzo assopito.
Sono però ben sveglio più tardi e lei non c’è. Orino e torno a letto. La sento arrivare poco dopo. Immaginavo foste sveglio, hanno fatto baccano…ho del caffè… E’ di nuovo con me. Voglio fingere di dormire ed invece mi addormento.

Una buona prima colazione e già l’ aria si è fatta tiepida. Sculetta rapida con il cappio al collo, altera e bella come una Urì, orina dove le indico. Rivolta a me, piega le ginocchia che tiene aperte, ben divaricate come tutte le donne quando non dispongono di un water, mi spia un attimo e forse arrossisce ma ha chinato di nuovo il volto. Doveva scapparle, il getto è rumoroso sulle frasche.

Più tardi un paio di colpi leggeri le striano le natiche, leggerissimi. Sussulta appena e solo per la sorpresa dice poi. Il panorama del cielo con una grande nuvola a forma di non so che ed al momento non mi importa è però bello, reso anzi affascinante dal tepore del corpo di lei ignuda contro di me. Lo ammiriamo avvinghiati in un abbraccio che non le è certo consueto. Rivolti a ponente la stringo a me ed il cazzo avanza le sue pretese, manifesta la sua presenza eccitato dal suo morbido tepore. Poggia sulla carne calda della sua schiena sopra le natiche . Stringo i seni induriti, è eccitata anche lei…Mi manca il coraggio però di concludere il programma come avevo previsto. Incularla od almeno farmi fare un pompino. La abbraccio la bacio ma non ora e non qui, nel letto la voglio…

Dentro di me prendo la scusa del tempo. Il cielo va coprendosi ed un vento frizzante consiglia di cercare un riparo in casa. La passeggiata ti ha messo fame?

Qualcosa da mangiare c’ è, poco più di uno spuntino dice, ma sufficiente. Dopo, sbarazza e torna da me, nuda, bellissima ma chiaramente imbarazzata.

Inginocchiati cara, per comincire baciami. Prima bacia la mia bocca e con slancio, poi esita. Posa gli occhi sotto il mio ventre ora nudo tra i lembi aperti del komono, deglutisce incerta ma seguendo le mie indicazioni lo prende in mano, vi posa le labbra, poi qualche colpetto di lingua infine lo stringe tra le labbra. Non hai mai fatto un vero pompino neppure a tuo marito direi.
Arrossisce.

Tranquilla, le dico, è normale, sei una signora. Alza la testa ed è più che un timido sorriso. E’ una poema di ringraziamento.
Una vera signora non fa certe cose, dice con sussiego, mai, ma siete il mio Padrone. E’ tra il serio ed il faceto ma gli occhi tradiscono la sua incertezza. Poi, di slancio come temesse di poterci ripensare: non ci so fare ma voglio imparare…tutto…per voi.

Ancora le campane che suonano a distesa. Solo per me, solo perchè sono il tuo padrone?

Siete il mio Padrone e vi amo e…mi rende felice darvi piacere in tutti i modi, come volete, come posso…e mi piace…so di piacervi…

Cosa ti piace? Mi diverto vedendola mentre si contorce in discorsi che non fanno certo parte del suo bagaglio culturale, delle sue abitudini, della sua educazione.
Mi fissa livida in volto per poi arrossire. Vi amo. Non lo capite che vi amo. Vi ho visto e subito dopo, poco dopo, ho saputo di amarvi, non sapevo cosa fosse mai amare, amare veramente, disperatamente senza nessuna speranza. Amo anche lui in un certo senso, mi è caro ma…siete voi…io…singhiozza.

Ora o mai più. Inginocchiati. Una parola pronunciata con determinata durezza. Il tempo perchè ubbidisca.

Mi sei cara, ti voglio e ti avrò in tuttii modi nei quali un uomo ama e gode della sua una donna, una schiava. In quanto schiava, il tuo primo dovere per piacermi è dimostrare sempre una obbedienza immediata ed assoluta.

Un brevissimo intervallo. Ti avevo dato un ordine. Nel farlo indico il mio pube…

Non attende un istante si protende e lo preme tra le labbra stringendo anche troppo. Mai però un leggero fastidio è stato per me più piacevole. Un lungo inebriante istante di piacere lancinante.
Basta cara, ti voglio, ma nel mio letto per tutto quello che immagini e forse…cosa può non immaginare a questo punto? Le seghe? E quando mai con una simile donna che non mi nega nulla?

Un breve ma opportuno interludio in bagno poi siamo nel letto ma è stranamente tesa, una corda di violino. E’ tutto pronto. Il vassoio come ho ordinato e con quanto chiesto. Non sa a cosa possa servire ed io non sono certo che lo useremo oggi.

Girati, fammi vedere il popò. Esita un attimo, un attimo di troppo, le dico. Non sembra però essere intimorita e sbaglia. Vai a prendere il guinzaglio e lo scudiscio. Ora mi fissa, poi impallidisce e quasi cade dal letto per correre nuda al piano di sotto.

Si, adesso hai paura. Voglio che tu abbia paura. Devi amarmi ma temermi a sufficienza, quel che basta per… altrimenti…non so che cazzo dire, mi sono impegolato in un discorso idiota e temo lo capisca. C’ è sempre una via di fuga. Tu cosa hai da dire? Le chiedo.

Due lacrimoni le rigano le gote. Batterla? E perchè mai? Ma devo fare o dire qualcosa. Ho spago e forbici, di che legarla e terrorizzarla, minacciarle di rompere il culo anche a lei…e poi soprassedere, perdonarla…

La messa in scena conta. Col viso scuro le ordino di portarmi altre cose. Il marito deve avere a che fare col commercio dei foulards, sono ovunque. Con uno di questi le unisco i polsi per cominciare e poco dopo è legata a polsi uniti e gambe divaricate a pancia sotto. Non devi gridare, assolutamente non devi. I segni di qualche ora fa sono pressochè scomparsi. Nondimeno li percorro con piacere sentendoli, percependoli appena in rilievo sotto i polpastrelli. Ti colpirò più forte che stamane, devi imperare…e non gridare…aspetto la risposta che non viene ed indispettito colpisco ma piano, poi con più energia e più forte ancora i tre ultimi colpi. E’ l’ ultimo colpo che la fa urlare e mi fa capire di avere ecceduto. Lo capisco e non me ne pento. Posso stendermi sopra di lei che geme quando mi sfrego sui segni. Sono eccitato quanto mai prima d’ ora.

Ed adesso schiava dimmi. Vuoi essere liberata o vado avanti? Le ho messo un cuscino sotto la pancia ed il cazzo ha libero accesso a mia scelta al culo ed alla figa e lo sa. Ho sfregato il glande sull’ uno e l’ altro orifizio. Vuoi che ti sciolga? Rispondi perdio! E lei risponde. Mi aspettavo chiedesse di essere liberata, che facessi piano o che altro ma sbagliavo.
E’ un bisbiglio ma chiarissimo: siete il mio Padrone, sono felice di appartenervi e che… quello che volete Padrone. Lo scherzo 5.

Matilde. Piero, Ivette.
DUE DONNE. IVETTE CHE PAGAVO E MATILDE CHE MI PAGA. MAESTRA A LETTO LA PRIMA, SUCCUBE MATILDE COME IL MARITO.

Di nuovo sono perplesso, quasi intimidito ma al tempo stesso esaltato.
Che cazzo faccio adesso. Le ho dato modo di chiedere di essere liberata dai legami che la trattengono in una posizione oscena, culo e figa esposti ai miei occhi, alle mie mani ed a qualsiasi affronto…

Pensavo, speravo anzi, chiedesse un rinvio o di chiavarla soltanto… a questo avrei fatto fronte con grandissimo piacere anzi. Mi sarei dimostrato un padrone comprensivo, paziente con una donna schiava alle prime armi. In pratica , con le sue parole mi autorizza, no autorizzare è sbagliato, mi sfida però a fare di lei quello che voglio. Lo ha detto con voce querula, terrorizzata, ma se la chiavo soltanto, se non vado oltre come ho minacciato, faccio una figura di merda. Perderebbe forse ogni stima ed ogni sentimento di sottomissione che abbia nei miei confronti.

Cosa mi trattenga neppure io riesco a capirlo o forse si. E’ quasi un pugno sullo stomaco che mi toglie il fiato. LA Amo! Possibile? Mi sono innamorato di lei? Mai ho amato una donna, ho provato in passato solo qualcosa che pensavo fosse amore ed era simpatia come con Ivette. Solo ora capisco cosa si provi a voler bene, amare…
E la ho trattata in un modo ignobile.
Vorrei che Ivette avesse detto qualcosa su questo ma la situazione era allora ed anche qualche giorno fa soltanto, imprevedibile.

Tra le altri insegnamenti però…’se è venuta da te per farsi scopare portala a letto e scopala.’ Scopata la ho già scopata…e mi è piaciuto da matti…anche a lei però, ed avevo pensato…ed è un culo ben fatto e certamente vergine, non ne ho avuti altri di culi vergini a parte quello del marito…ma non è la stessa cosa… a lui l’ ho rotto per rabbia.

Guardo il bel culo rigato, bellissime striature rosse che si intrecciano, tre anche fin troppo evidenti e lei, Matilde si è dichiarata succube, schiava anzi, ed innamorata. Incredibile per una della buona società per nascita, educazione, cultura e matrimonio.

La voglio, voglio possedere, farle il culo non oso, non oso far nulla che in seguito possa rimpiangere e che mi faccia odiare da lei, adesso facciamo l’ amore e mentre siamo abbracciati le dico quanto la ami, che mai ho desiderato una donna come ora desidero lei.
Sprazzi più che pensieri e ragionamenti. Non riesco a staccare gli occhi dal corpo della donna in attesa di una mia decisione ma decidermi non so. E’ bella, bellissima, a mia disposizione. Un sospiro, mi avvicino, sposto il cuscino comodo per farle tenere le pregevolissime natiche ben offerte e vedere il sesso, non lo è per raggiungerlo. A stento il glande, la testa del cazzo raggiunge la fessura, di entrarle dentro neanche parlane.

Le tolgo da sotto il ventre il cuscino, esito un attimo e la libero completamente da tutti i legami. Matilde, la mia Matilde mi guarda ad occhi socchiusi, sorpresa.
Seduto sul letto, appoggiato un poco di fianco alla testata la sollevo, la bacio, mi inebrio del suo sentore di donna. Mi esalto anche nel vedere che offre, apre tutta se stessa alle mie carezze, nel sentirla schiudere le ginocchia permettendomi meglio di raggiungere la sua femminilità…mia, Mia, MIA. Un urlo silenzioso, a me stesso.

‘Padrone, posso dire una cosa?’ “Certo’, rispondo.
‘Avete detto che mi facevate fare quelle cose.’ Sorrido, sto per dirle… ma lei prosegue, ‘Me ne vergogno, mi fanno paura, ma sono vostra e voglio fare tutto quello che volete io faccia. Vi prego, fatelo, subito, non tra un’ ora, non domani o che altro. La attesa mi distrugge.’
Sono quasi sul punto di dirle quanto la ami, che mai farò quanto minacciato. Ma…’Va bene cara’.

Sono freddo ora, determinato. Stavo per fare la più grande cazzata della storia. ‘ E grazie Padrone per avermi detto che mi amate. Come schiava oviamente ma anche così…è bello sentirsi amata.’

Dovevo essere fuori di testa del tutto, non ricordo assolutamente la cosa, lo pensavo…no non ricordo di averlo detto e d’ ora in avanti farò attenzione, più attenzione che mai a quello che dico. Quando mi ha interrotto per dirmelo, stavo per chiederle di portarmi una qualche crema per rendere più sopportabile la prima volta…ma sa, le ho detto che non amo l’ uso di quelle creme…La faccio mettere sulla schiena e vicino ai piedi del letto. Le sorrido, lei mi sorride. Un sorriso decisamente teso…Ora ha quasi le ginocchia sulle mie spalle, anche così i due orifizi sono ben visibili e disponibili. Chiude gli occhi, stringe le labbra. La sinistra carezza la fessura del sesso, ed a suo tempo sento i primi umori, titillo il puntino che comincia ad ergersi. Certo ha paura, è nervosa, non ha impiegato tanto a bagnarsi le volte precedenti.

Mi chino, poso le labbra sulla fessura ed il bacio di venere, certo nuovo per lei, la sorprende facendola sussultare, si immobilizza, si irrigidisce ma subito dopo si abbandona sibilando forse un ‘si Padrone, sii…’

La guardo ed è bellissima, splendente anzi, una femmina da amare, da fottere, ed io la fotto e la amo. E perchè non dovrei amare la mia schiava? Amarla e fottermela. La amo come schiava e la fotto come donna. E suo marito? A lui penseremo poi, che vada anzi al diavolo.
Non serve troppa forza per penetrarla, nella figa intendo. Strettissima ma ben lubrificata quasi mi risucchia ma voglio solo il suo lubrificane naturale. Matilde, la mia schiava! La guardo soddisfatto, felice ed esultante. E le paturnie mi sono passate. La amo, la voglio è la avrò, subito, adesso. Si, la amo ma come si ama un bellissimo oggetto che ti appartiene, un oggetto raro, prezioso, un gioiello bellissimo ed unico.

Mi perdo in questi pensieri folli. Meglio andar avanti, non vorrei che la attesa le facesse perdere il coraggio e la determinazione necessari ad affrontare la prova. Punto la testa del cazzo scapellato sul grumo di carne, entambi ben intrisi. Spingo e lei è già irrigidita, spingo un poco di più ma non basta se non a farla scuotere un poco ed emettere un gemito fioco. Spingo gravando con prudenza col mio peso. Un grido a stento soffocato in parte ma non sono penetrato per niente. Unico risultato della gradualità e della delicatezza che mi ero ripromesso è farle provar più dolore. Al diavolo gradualità e delicatezza, spingo con forza. Un grido represso mentre sento il glande aprirla un poco, un altro grido, più forte ed un terzo il più forte, rotto da un sussulto della voce quando la sento cedere, e la testa del cazzo forza il secondo sfintere. Freddamente attendo che i muscoli si dilatino, che accettino la intrusione invitabile, ha ormai un cazzo, il mio cazzo, il cazzo del suo padrone per la prima volta nelle reni. Poi lo spingo lentamente sempre più a fondo, fin dove mi è possibile.

La spio e godo intimamente nel farlo. Godo nel vedere gli occhi chiusi, le labbra tremare mentre il bel corpo nudo lentamente si distende nella accettazione. Si morde il labbro inferiore, serra i pugni, vuole resistere al dolore, non darlo a vedere ed anzi tenta di sorridermi. Non riesce a mascherare la sofferenza, non del tutto almeno. Vedo od immagino altro in quell’ abbozzo di sorriso teso, la gioia di appartenermi, ne sono quasi certo ed a mia volta gioisco. Vibra quando le mani si posano sulle mammelle torcendole un poco i capezzoli inturgiditi, buon segno, penso, molto mravigliato di una simile reazione, scendono poi lungo i fianchi, ‘sei mia!’ ‘Sono felice di essere vostra, di piacervi e di darvi piacere.’ ‘Ti farò ancora male.’ ‘Una schiava, padrone…io…’

Con qualche equilibrismo siamo entrambi stesi. Sono alle sue spalle. Sono di nuovo dentro il paradisiaco culetto elastico della mia schiava che posa il capo sulla mia spalla sinistra. La mia mano può carezzare i seni opimi, l’ altra è tra le cosce schiuse, le carezzo il sesso sempre più bagnato, esco di lei in parte per poi affondare sino all’ elsa, più volte poi esco del tutto e la penetro di nuovo, ripetutamente, fino a gridare di piacere io, di dolore lei, e più volte, la mia Matilde, la mia schiava cui sto rompendo il culo.

INTERMEZZO
Sono pazza. Sono una donnaccia, una puttana. Mai più, assolutamente mai più. Devo, dobbiamo impedirgli di ridurci così. Mi ha fatto male e mi è anche piaciuto.
Ero felice che volesse trattarmi come una puttana e quando forse lui stesso esitava, lo ho spinto ad andare avanti, mi son fatta sodomizzare godendone anche. Se non ho gridato di piacere con il suo membro confitto dietro, certo ho almeno mugolato e lui se ne è accorto. Devo tornare in camera sono rimasta in bagno a lavarmi anche troppo a lungo.

Eccola. Dio se è bella! Mi sono svuotato nel suo bel sedere ma spero di avere ancora fiato. Per questo l’ ho mandata a lavarsi, per questo ho ordinato che usasse ciò che aveva per lenire la irritazione, ‘impiega tutto il tempo che devi, torna da me splendente’.
Eccola! La ho chiavata ed inculata…Adesso mi accudisce. Sarà sufficiente. La voglio come schiava, amante donna, tutto insieme.

INTERMZZO
Provo a sorridergli ma capisco che è un sorriso forzato. Lo capirà anche lui? Mi brucia dietro, mi vergogno di quello che ho dovuto fare, dovuto poi…SONO FELICE,FELICE IMMENSAMENTE ANCHE SE DIETRO MI BRUCIA ANCORA DA MORIRE E LO RIFAREI DI NUOVO SE SOLO ME LO CHIEDESSE.

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