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Racconti di Dominazione

Vale, la mia vita, il suo schiavo

By 11 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Valentina, un nome che mi ha cambiato la vita. Ricordo quando la vidi la prima volta, lei era seduta in biblioteca a studiare e il mio amico Christian andò a salutarla presentandomi.

Christian: “ciao Vale, sempre qui a studiare?”
Vale: “Non ne parliamo, questi esami mi hanno proprio stufato.”
Christian: “a chi lo dici. Comunque questo è un mio amico, Vale, ti presento Luca”
Io: “Piacere”
Vale: “Piacere”

Poche parole per un incontro che mi avrebbe stravolto la mia esistenza.

Nei giorni successivi feci di tutto per incontrarla e salutarla e lei sembrava felice di vedermi. Iniziammo a parlare e la vedevo ridere. Fu quasi ovvio chiederle di uscire e lei accettò con entusiasmo.

Ci vedemmo in un comunissimo pub e tra un bicchiere di birra e un panino ci aprimmo. Le dissi che mi piaceva molto e la baciai.
Iniziò una serie di incontri tra noi due e all’università era chiaro che stavamo frequentandoci.
Fu la sua migliore amica Teresa a suggerirle che potevamo passare alla fase successiva.

Teresa: “Quando lo farete la prima volta?”
Vale: “Non lo so, credo sia ancora presto, non vorrei bruciare tutto”
Teresa: “Ma dai che sembra che state insieme da una vita. Lasciati andare”

Quella sera andai da lei, casa libera, cenetta a lume di candela e iniziai a tremare. Sapevo dove saremmo finiti e avevo paura. Paura di svelare il mio segreto.
Avevo sempre avuto paura di andare a letto con una donna, per questo ero ancora vergine. Sapevo di non essere ben dotato lì sotto e ora l’ansia stava prendendo il sopravvento.

La cena finì e iniziarono i baci, mi portò nella sua stanza e… iniziammo a toccarci.
Quando le sue mani arrivarono al punto x si fermò.

Vale: “Hei, ma non ti faccio nessun effetto?”
Io: “No, è che sono molto emozionato”
Vale: “Non preoccuparti, ora spogliati, ti aiuto io”

Lo disse con un sorriso che non mi lasciava alcun dubbio. Lei rimase vestita sul letto e io iniziai a spogliarmi. Tolsi tutto restando nudo davanti a lei.
La vidi perplessa e un po’ dispiaciuta per le mie dimensioni.

Io: “Scusa Vale, forse avrei dovuto dirtelo prima”
Vale: “No, che dici? non preoccuparti. Ora vieni qui accanto a me”

Mi distesi al suo fianco e lei pose una sua mano sui miei genitali. Lo accarezzava baciandomi il collo, ma il mio pene non dava alcun segno di vita. Dopo dieci minuti la vidi demoralizzata.

Vale: “Dai, fa niente, si vede che sei troppo in ansia. Stiamo sdraiati e parliamo un po'”
Io: “Mi rivesto”
Vale: “No, resta così, preferisco”

Vale si mette seduta e si toglie le scarpe mettendo in mostra due piedi stupendi. Si ridistende e mi guarda negli occhi. Iniziamo a parlare, lei mi rassicura e mi accarezza. Il mio disagio era evidente e gli occhi si abbassavano spesso a vedere i suoi piedi senza che se ne accorgesse. Almeno così credevo.

Dopo poco mi chiese il perché di quei continui sguardi e io sputai fuori il secondo rospo.

Io: “Vale, vedi, ormai mi sento di dirti tutto. Io oltre ad averlo piccolo mi eccito solo guardando i piedi di una ragazza. Probabilmente le due cose sono legate e penso di non essere all’altezza di stare con una ragazza e il massimo che posso fare è stare ai suoi piedi”
Lo dissi tutto di un fiato e mi sentii liberato di un peso.
Vale non riuscì a trattenere una risata questa volta. Probabilmente era una risata isterica.
Vale: “Non ci credo, io volevo solo un ragazzo normale. Mi piaci tantissimo, esco con te e che mi dici? che sei sessualmente inutile? questo è troppo, scusami”

Queste parole mi uccisero, ma fecero allo stesso tempo eccitare il mio pene. Si eresse in tutta la sua potenza, dieci cm scarsi e lo sguardo sorpreso di Vale disse tutto.

Vale: “Ma come? io ti dico che sei sessualmente inutile e tu finalmente ti ecciti? ecciti poi… se così si può dire.”

Rimise la sua mano sul mio pene il quale immediatamente eiaculò.
Stavolta la risata di Vale fu sincera, divertita.

Vale: “Una sorpresa dopo l’altra. Ma sei proprio inutile scusa. Ma come si fa? Ora che mi dici? qual’è la tua prossima mossa?”
Io: “Posso pulirti io la mano? Ti prego, mi sembra il minimo”
Vale: “Va bene, ma fallo leccando”

Leccai il mio sperma dalla sua mano con devozione sentendola ridere.

Vale: “Ora vestiti e vattene. Ci sentiamo domani, ho bisogno di pensare”

Tutti i miei racconti
sottomesso.blogspot.com Teresa: “Ma dai, davvero? non ci credo. AHAHAH, sarai morta dalle risate”
Vale: “Effettivamente, però all’inizio è stato imbarazzante e anche ora non so come comportarmi. Mi devi capire, è così un bravo ragazzo. Non voglio spezzargli il cuore, ma che me ne faccio di uno che si eccita guardandomi i piedi e facendosi umiliare?”
Teresa: “Scusa, ma davvero non riesco a non ridere. Ma poi com’è andata a finire?”
Vale: “Ah, questa è la parte più bella secondo me. Gliel’ho sfiorato, lui è venuto in 2 secondi e per scusarsi mi ha pulito la mano leccandomela.”
Teresa: “Immagino la tua faccia. Che esperienza del cavolo. Tu ora che pensi?”
Vale: “Sono confusa. Insomma, io volevo una sana scopata con un bel ragazzo che credevo potesse regalarmi una storia importante. Però non è colpa sua se gli piacciono queste cose.”
Teresa: “Ma a te ha fatto schifo?”
Vale: “No, per niente. Non sarà stata la serata più normale del mondo, ma è comunque un ragazzo dolce, affettuoso. Dovevi vederlo com’era carino con quel pisellino di fuori… era minuscolo, te lo giuro, ci ho pensato tutta la notte e ti confesso una cosa: mi sono masturbata.”
Teresa: “Cosa???”
Vale: “Sì, lo ammetto. Non so cosa mi sia preso, ma pensavo al suo imbarazzo e a come l’ho umiliato. Avrei voluto tanto un vero uomo che mi facesse di tutto stanotte, ero talmente bagnata che ho formato un lago sul letto.”
Teresa: “Sei una porcellina Vale. Però se ti piace questa cosa perché non continui? a lui farà piacere. Deve essere divertente avere un minidotato come quello disposto a farsi sottomettere. Dai, è pur sempre una esperienza.”
Vale: “Non so, ci devo ancora pensare. Oh, eccolo che arriva, mi raccomando non essere troppo cattiva.”

Io: “Ciao Teresa, ciao Vale, tutto bene?”
Teresa: “Tutto bene miniLuca. A te com’è andata ieri?”

Teresa lo aveva detto senza troppi riguardi. Mi aveva fatto capire che sapeva tutto. Io divenni rosso per la vergogna.

Io: “Bene, grazie per l’interessamento. Vedo che Vale ti ha raccontato già tutto, o sbaglio?”
Vale: “Vedi Luca, dovevo dirlo a qualcuno. Non potevo tenermi per me la serata di ieri, devo chiarirmi e Teresa è molto brava a farmi ragionare. Quindi non arrabbiarti e fai il bravo.”
Io: “Certo Vale, puoi dire tutto a tutti. Non mi vergogno di niente. Mi piaci molto, ma purtroppo non sono adatto a soddisfare una donna come te e l’hai capito. A me non interessa, farò di tutto per te, per stare al tuo fianco.”
Teresa: “Hai ragione, è proprio dolce. Almeno ha la compiacenza di ammettere che a letto non serve e vuole rendersi utile. Dai Vale, provaci, sarà divertente.”
Vale: “Ma non parlare così davanti a lui.”
Teresa: “Ma se si sta eccitando, non vedi? quel piccolo bozzo nei jeans cos’è secondo te?”
Vale: “E’ vero. Sei fortunato, con quel cosino tra le gambe puoi eccitarti quando vuoi e nessuno se ne accorge.”
Teresa: “E poi sarei io quella cattiva vero?”
Vale: “Non ce la faccio, non ho mai visto uno così poco uomo. Senti Luca, se vuoi possiamo incontrarci nuovamente, ma non metterti in testa strane idee, mi offrirai una cena e parleremo. Non credere che io voglia toccarti nuovamente quel mollusco. Ti va bene? se sì baciami le scarpe mentre mi raccogli la penna e ci vediamo stasera.”

Vale fa cadere la sua penna e io senza neanche pensarci mi chino a prenderla. Nel farlo bacio una sua scarpa e poi mi alzo.

Vale: “Bravo, ci vediamo stasera.”
Io: “Grazie di tutto Vale, sei magnifica. Ciao Teresa e grazie anche a te.”
Teresa: “Di niente mini, divertiti stasera.”
Sono a casa aspettando che giunga sera per poter rivedere Vale. Non ci speravo neanche lontanamente che volesse rivedermi.
Nella mia vita non ho mai avuto molta fortuna con le ragazze per i miei problemi e le fantasie non sempre accettate con entusiasmo dall’universo femminile.
Il primo bacio ad una ragazza l’ho dato solo a diciotto anni ad una ragazza di nome Alessia e ricordo ancora bene la sua faccia imbarazzata nel vedere la mia scarsa virilità pochi giorni dopo.Fu dolcissima con me, facendomi rivestire e accarezzandomi sul letto per un’ora. Fu molto diretta, non aveva l’abitudine a girare attorno alle questioni e fu lei a dirmi a chiare lettere che per far godere una donna ci voleva “qualcosa in più”. Ci rivedemmo spesso come amici e mi parlava dei ragazzi che frequentava, di cosa facevano ed io ascoltavo interessato e sempre più convinto che avesse ragione. Ormai sono passati alcuni anni, ma la ringrazio ancora per avermi aperto gli occhi.

Dopo Alessia ci fu Esmeralda. Di una bellezza disarmante, non ho ancora capito perché stesse con me. Era molto dolce e riuscivamo a fare l’amore quasi in modo normale. Il suo coinvolgimento non era certo il massimo, ma le piaceva soprattutto farsi leccare. Fu con lei che mi aprii e le confidai che avrei voluto vederla più come una dea che come la mia ragazza.
Un po’ per gioco iniziammo, a volte le facevo da servetto portandole da bere come un bravo cameriere o mettendomi inginocchio a massaggiarle i piedi. La cosa non le dispiaceva, anzi, direi che la divertiva.
Ricordo il suo entusiasmo la prima volta che si pulì i piedi con la mia lingua. Era venuta da me a piedi ed era estate, era tutta accaldata e fu ovvio per me toglierle le scarpe e baciarle i piedi. Quasi scherzando mi chiese di pulirglieli e io diedi qualche leccata. Lei sorrideva e volle che stessi fermo con la lingua di fuori affinché potesse pulirseli da sola come meglio credeva. Sentivo il sapore delle sue piante sulla mia lingua e l’immagine dei suoi occhi verdi incastonati in quel viso sorridente mentre eseguiva questa operazione mi fece provare umiliazione per quello che stava accadendo. Come potevo essere il suo ragazzo? lei così bella, meritava di meglio di uno che le leccava i piedi sudati. Non trascorse molto, infatti, che si rese conto anche lei di questa cosa e ad una festa mi tradì con un suo amico. Me lo confidò in lacrime, ma io la rassicurai, le dissi che era normale e che doveva godere dei piaceri del sesso come meglio credeva. Rimase un po’ stupita dalla mia affermazione.
Trascorsi così diversi mesi durante i quali divenni pian piano il suo burattino. Accadde un paio di volte che l’accompagnavo dal suo amante e l’aspettassi in auto. Era stupenda quando tornava, sconvolta dal piacere che aveva trovato e sempre divertita dal sapere che si sarebbe potuta godere un bel massaggio ai piedi dal suo ragazzo cornuto.
Cornuto, sì, ero questo. Mi chiamava così in privato e qualche volta anche in pubblico, ma mai davanti a chi conoscevamo. L’umiliazione più grande la ebbi poco prima che mi lasciasse. Era andata a casa del suo amante e tornò da me con uno strano sorriso. Appoggiò i piedi sulle mie gambe e vidi che c’era qualcosa di strano. Mi disse che si era fatta arrivare sui piedi e sulle scarpe per vedere se avevo il coraggio di leccarli anche così.
Mi feci coraggio e iniziai. Pulii con cura le sue scarpe aperte e i suoi meravigliosi piedi. Avevo in bocca un sapore orrendo, ma le frasi umilianti che mi infliggeva la mia ragazza erano tali da farmelo avere sempre duro. Mi diceva che ero proprio bravo a fare il cornuto e che era felice di condividere lo sperma del suo uomo con me. Mi fece ripulire anche l’interno delle sue scarpe prendendole in mano e strofinandole sulla mia lingua prima di riaccompagnarla a casa.
Il giorno dopo mi lasciò dicendomi che non voleva trattarmi così, che aveva esagerato e che comunque non mi amava più. Era stata troppo crudele nei miei confronti e non voleva umiliarmi ulteriormente. Chiudemmo quella conversazione con me che la ringraziavo di tutto sapendo che non l’avrei più rivista.

Mi sono perso nei miei pensieri e tra un’ora ho appuntamento con Vale. Come sarà questa volta? Non lo so, sono confuso, Vale mi piace davvero. Una doccia veloce e vado da lei con il cuore in gola non sapendo cosa mi attende.

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