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Vita en plein air , cap. I, esperienza a tre

By 23 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano gli anni Ottanta ed allora avevo solo 20 anni. Ero un bel ragazzo: alto, moro, occhi verdi, facevo parte di una squadra di pallanuoto, il ch&egrave faceva sì che avessi un fisico asciutto e muscoloso. Allora ero davvero ossessionato dal sesso, e dato che ero molto timido non avevo mai avuto una ragazza e passavo molto tempo in bagno a segarmi. Quell’estate decisi di partecipare ad una sorta di campeggio dove bisognava vivere secondo le leggi di Madre Natura. Era immerso nella natura selvaggia di un parco naturale, ci si poteva nutrire solo di frutta e verdura, le abitazioni erano fatte di legno e ci si lavava nel fiume che scorreva lungo il campeggio. Due erano le cose che mi avevano attirato: il fatto che era assolutamente vietato indossare i vestiti e che si poteva dare sfogo, nel rispetto degli altri partecipanti, a tutti i propri impulsi. Pur amando le donne, infatti, amavo anche vedere altri uomini nudi, con il loro pisello a penzoloni tra le gambe; il piacere che provavo, derivava dal fatto che possedevo un pene piuttosto piccolo per la mia età: da molle era lungo sui 5cm, non tanto spesso, con un lungo prepuzio, le palle poco sviluppate e poco ricoperte da pelo, sembrava il pisellino di una statua greca, e ciò poco si intonava alla mia altezza e alla mia muscolatura; là invece era pieno di superdotati che ostentavano i loro cazzoni da 20 e più cm. Provavo un profondo piacere nello stare vicino ad uno di questi superdotati; magari chiacchierando, entrambi fingevamo di non accorgerci della grande differenza tra i nostri cazzi, ma, in verità, mi accorgevo di come l’altro si accorgesse di quanto fosse più più dotato, e percepivo il suo senso di superiorità, dovuto alle sue dimensioni, come se il possedere un pisello molto più grosso del mio, con la cappella completamente scoperta a simboleggiare la verginità persa, e quei testicoli grossi trasudanti sperma gli conferissero una maggiore virilità, e quindi io col mio pisellino nei suoi confronti fossi un mezzo uomo, rispetto a lui, il maschio dominante. La prima volta che scoprii questo mio amore per la sottomissione fu nelle docce della piscina dove facevo pallanuoto; era la prima volta che facevo la doccia lì e mi aveva convinto il mio migliore amico Mattia, io infatti, proprio per le mie dimensioni irrisorie, avevo paura di poter essere preso in giro infatti, non sapevo ancora che mi sarebbe piaciuto. Cercai di fare la doccia da solo ma riuscii solo a rimanere da solo con lui: lui in un primo momento non si accorse di nulla, poi notò quanto ce l’avessi piccolo allora cominciò a ridere ed a dire ” ahahahah, mio Dio, ma &egrave minuscolo, a te caro mio si &egrave bloccata la crescita del cazzo,…mamma mia, ma come fai con quella minchietta? usi le pinzette per farti le seghe ahahah” allora si girò, e cominciò a far penzolare a destra e a sinistra il suo pisello: era di una misura normale, sui 15cm da floscio, ma era molto largo, sembrava un salsicciotto, ed intanto diceva “guarda un po’ questo &egrave un pisellone che piace alle tipe ahahah”. A questo punto si prese il pisellone in mano e cominciò a premere la sua cappellona contro il mio pistolino facendolo ritrarre fin quando non si vedeva più, era come se mi stesse penetrando allora esclamò ridendo “dov’&egrave ora il tuo cosino? &egrave scomparso?” Continuò a strusciarlo così finch&egrave non gli andò in tiro e non venne, proprio sul mio “cosino”. Era molto strano, benché mi sentissi umiliato, allo stesso tempo godevo che mi stesse dominando con quel suo cazzone. Tuttavia, torniamo al campeggio… Un giorno, mentre ero al fiume e discutevo con un uomo con un cazzo che era almeno tre volte il mio, mi si avvicinò Alice e mi prese in disparte. Alice era una donna di 38 anni, magra, alta, benché dimostrasse la sua età era ancora bellissima, molto abbronzata, il culo ancora sodo, i seni già un po’ cadenti, ma con i capezzoli ancora duri; dopo avermi squadrato, avvicinò le sue labbra al mio orecchio e mi sussurrò “ti va del sesso a tre con me e mio marito?”. Io naturalmente accettai: non aspettavo altro. Andammo nella capanna dove viveva col marito Giorgio, che era già sul letto di foglie, sdraiato e con le gambe aperte. Era un signore di 43 anni, anche lui molto abbronzato, dal fisico sportivo e molto atletico per la sua età, si teneva molto bene, capelli ingellati, barba fatta e baffi alla Freddie Mercury; ma sopratutto aveva, tra quelle gambe muscolose, un pisellone lunghissimo: da moscio era già sui 23cm, scappellato, palle grosse e cadenti e molto, molto pelo riccio e spesso; sembrava il pene di un cavallo. Appena entrò Alice esclamò al marito “Amore, amore, te ne ho trovato uno che ce l’ha minuscolo, pensa che al fiume non capivo se avesse il pisellino o la patatina!!!” e mi presentò al marito. Mi spiegarono che erano una coppia che si eccitava molto a farlo con bei ragazzi ipodotati e che per questo mi avevano scelto. A questo punto ci sedemmo sul letto, Alice stava nel mezzo: prese in mano i nostri cazzi e cominciò a segarci: il mio lo teneva tra pollice ed indice facendo piccoli movimenti su e giù, mentre quello di Giorgio lo teneva nel pugno, senza riuscire a chiuderlo, ed andava su e giù velocemente e con forza; quando divennero entrambi duri, cominciò ad metterli vicini, e vedendo che il mio non arrivava neanche a metà di quello di Giorgio scoppiarono a ridere, Cominciò a giocare con i nostri cazzi: scappellava il mio e strusciava la mia cappellina con quella enorme del marito, li confrontava con oggetti come bottiglie o lattine, li fotografava vicini, oppure segnava con l’indice e il pollice quanto ce l’avevo piccolo, si girava verso il marito e scoppiavano a ridere; ed ogni volta che diventava evidente quanto ce l’avessi piccolo confronto a Giorgio si eccitavano sempre di più. Ad un certo punto tirò fuori un righello e li misurò: venne fuori che il mio era lungo 10 cm mentre quello di Giorgio 26cm. Mentre faceva queste cose la eccitava anche chiamare il mio pene con appellativi come: “ora misuriamo il tuo pipino” “oh, che piccolo questo pisellino” “me lo mangerei questo pistolino”; tutto con molta tenerezza; mentre quello di Giorgio lo chiamava: “Ah, amore ma tu hai un cazzo supremo” “ma &egrave gigante il tuo pisellone” con voce arrapata. Passammo alla penetrazione: mi si sedette sulle gambe, mi prese il pene e se lo infilò nella vagina, era tanto larga che spesso usciva andando su e giù; non solo non provava piacere, ma rideva per questo e diceva “amore questo ha proprio un ciondolino”. Intanto il marito le stava davanti, in piedi porgendolo il grosso cazzo, al ch&egrave cominciò a leccarglielo, tra le risa, e sembrava l’unica cosa le desse veramente piacere. Ad un certo punto disse “Amore, ti prego, soddisfami tu, che questo pisellino non lo riesco neanche a setire’. Si tolse da me, si mise per terra, a picorina, e il marito le si mise dietro: ci volle molto tempo perch&egrave il cazzone riuscisse a penetrarla completamente; quando fu dentro, cominciò a fare avanti ed indietro prima piano poi più volocemente con più forza, tanto che si sentivano i coglioni di lui sbattere sul suo culo. Lei soffriva, ma spratutto godeva molto, i primi tempi, riusciva a dire frasi come ‘Sì amore, sei un toro da monta, il tuo cazzone mi fa godere tutta, vai, vai, ah che dolore’, poi riusciva solo a gemere. Allora mi fece cenno di avvicinarmi, guardò il mio pisellino, riucì a mala pena a sorridere, per poi tornare alla smorfia di dolore e godimento. Cominciò a farmi un pompino ed anche così riusciva a deridermi: prima mi mordicchiava solo il prepuzio con i denti, poi me lo scappellò e cominciò a darmi dei bacini delicati sulla cappella, poi se lo mise tutto in bocca e mentre era in bocca riusciva con la lingua a leccarmi la cappellina. Dopo un po’ giorgio era sul punto di venire: estrasse piano il cazzo enorme, noi ci inginocchiammo davanti a lui, io gli leccavo i testicoli, grossi, pelosi bagnati e caldi; lei gli leccava la cappella grossa e rossa che a malepena le entrava in bocca dicendogli eccitata ‘Vai Giorgio, fagli vedere come sei uomo a questa mezzacartuccia, mh, fai sparare il tuo cazzone, vai, vai, ti prego’, lui si segava; dopo un po’ venne eci inondò entrambi, con cinque fiotti lunghi e consistenti di uno sperma abbondante, denso e molto, molto caldo. Lei cercò di ingoiarne il più possibile, ne prese un po’ sulle dita, e bagnò il mio pene con lo sperma del marito,allora prese a segarmi ma solo facendomi dei grattini soll’indice sotto la cappella; ero eccitatissimo e in poco tempo venni, emettendo un solo, corto spruzzino. Allora tutti e due scoppiarono a ridere ed Alice gridò ‘Guarda Giorgio, non solo ha il pippolino ma sborracchia pure come una mezzapippa’ e continuarono a ridere.

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