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Racconti di Dominazione

Vlad l’Impalatore

By 19 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

La colomba-

Correva l’anno 1459, per l’esattezza erano giorni a seguire il 25marzo, a T’rgovi’te era una giornata rossa di sangue. Il grande massacro di Pasqua del Voivoda Vladimir III contro i suoi boiari aveva lasciato la città spaventata e incredula.

Dr’culea Vladimir stava in piedi davanti alla grande finestra di camera sua, osservando l’alba sorgere nel cielo rosso, come i pavimenti della sua sala principale e le strade principali della città.
I suoi occhi osservavano uno stormo di avvoltoi che si avvicinava da lontano, richiamato probabilmente dall’odore di carne e sangue che la sua strage indereconda aveva riversato sulle povere strade della citt’. Il suo volto lungo, ornato di lunghi baffi leggermente arriccitati mostrava un’espressione di incredibile soddisfazione, lieto di essersi svegliato con le grida di sgomento delle vittime ancora vive, sotto indicibile tortura. Per lui avente lo stesso suono gradevole dei passerotti o usignoli festanti.

Uscì dalle sue stanze vestito di porpora, andando a vedere in che condizione era la sala principale dove il venticinque aveva ospitato i maggiori esponenti della nobilt’ cittadina e li aveva massacrati mentre ancora gustavano il pranzo pasquale.
La stanza, bellezza architettonica circolare ornata di colonne marmoree bianche che finivano in volte incrociate di e pareti dello stesso colore era pulita, i cuscini dove gli sventurati invitati erano seduti erano stati cambiati così come gli arazzi e i tappeti che ornavano la sala. Le porte erano spalancate per il via vai di servi che portavano via le ultime rimanenze della pulizia.
L’unica cosa che ricordava il massacro era l’incredibile odore di sangue.

Quando egli fece l’apparizione nella sala tutti i servi si prostrarono ai suoi piedi. Tranne una, che era intenta a pulire una macchia di sangue rimasta su una colonna.
A nulla servì la gomitata della serva vicino a lei in un secondo momento; quando la serva si accorse del Voivoda era troppo tardi.

{ Quale insulsa reietta di Dio si permette di non chinarsi di fronte al suo principe?? }esclam’ egli, facendo calare il terrore sulla sala. I presenti si accucciarono a terra buttando la faccia sul pavimento, nella speranza che l’ira di Vladimir III, detto l’Impalatore, non si scateni anche su di loro al solo scambio di sguardi.
La giovane serva, dagli abiti semplici macchiati di rosso per la pulizia e al capo un velo per rendere anonime le serve rest’ folgorata dalla domanda. Cadde sulle ginocchia, tremante, chinando il capo e portandosi le mani davanti al volto strette a preghiera
{ Mio Voivoda!! Perdonatemi!!! Ave…avevo visto quella macchia su-sulla c-c-colonna }pure la voce mostra il genuino terrore della fanciulla, che altro non riesce a dire.
{ Dunque una macchia sarebbe più importante di me, schiava??? } rispose lui mentre si avvicin’ calpestando alcuni servi. Il principe era una figura possente, alta, tremendamente spaventosa con quegli occhi enormi e carichi di desiderio. Di torturare.
{ NO!!!…. No mio Sign…} aveva cominciato lei, ma la mano del Voivoda l’aveva afferrata per il capo strappandole il velo che le nascondeva i capelli. Una chioma nera e ondulata uscì dal copricapo scendendo fino alle spalle. Un grido di spavento uscì dalla bocca della schiava, che ora tremava vistosamente.
Lui butt’ il velo dietro di lui e la fiss’.

Quella piccola serva che avr’ avuto quindici o sedici anni, tremante e gracile alla sua merc&egrave totale… Qualcosa pervase il suo spirito demoniaco. E sotto i suoi baffi sorrise pregustandosi l’avvenire.
{ TUTTI FUORI! }ordin’ autoritario, indicando le due porte aperte. Appena i servi alzarono il capo continu’ { E chiudete le porte! Voglio dare una lezione a questa ingrata!! } asserì con decisione, e con una velocit’ incredibile i servi, increduli della loro fortuna, sparirono dalla sala chiudendo al suo interno il principe impalatore e la sventurata.
Questa sgran’ gli occhi osservando il vuoto intorno a lei e presa dallo sgomento scesero delle lacrime sulle sue gote, con il terrore di chi ha visto la morte dei nobili in quella Pasqua e di chi ha pulito tutta la notte quel mare di sangue che ancora vive con l’odore in quella sala.

Vladimir s’inginocchi’ davanti alla serva e le prese il mento con l’indice e il pollice della mano sinistra costringendola a fissarlo negli occhi { Tu lo sai… Cosa &egrave stato fatto qui vero? } le chiese abbassando il tono di voce, mentre l’altra mano afferra le mani di lei chiuse a preghiera e le abbassa piano.
I singhiozzi del terrore non lasciano rispondere la serva, che osservando lo sguardo assassino del suo padrone non pu’ far altro che cercare di annuire. Il principe potr’ notare ora i lineamenti dolci di lei, quasi paffutelli dove due occhi neri come la notte lo osservavano con terrore. Un impulso osceno colpì la mente dell’uomo, che allunga ora la mano destra verso il collo di lei.

Carezz’ con due dita il collo esile della fanciulla, che sussult’ al tocco
{…Ho dovuto fare pulizia nel regno perch&egrave dei parassiti…. Enormi… Hanno offeso il Voivoida Vladimir III } rivolto a se stesso, mentre le dita scendevano piano verso la clavicola { Loro non mi rispettavano… }comment’, prima di abbassare lo sguardo verso il petto di lei, dove i seni si muovevano da sotto la semplice veste per l’affanno e il terrore.
Mentre la mano si posava sul seno di lei egli domand’ { E tu?… Sei fedele al tuo Principe? } ora raccogliendo con la mano quella meravigliosa forma che la giovinezza ancora la manteneva soda. E pot&egrave percepire il capezzolo turgido strusciarsi tra le vesti fino a premere sul palmo.
La fanciulla rimase di sasso, trattenendo il respiro e semiaprendo le labbra. L’unica cosa che riuscì a sussurrare fu un “si” fuoriuscito faticosamente dal terrore nel suo animo.

Vlad III sorrise, soddisfatto della sottomissione. Tolse la mano da sotto il mento di lei e lentamente la spinse per farla adagiare sui cuscini della sala, dove gli ospiti si siedono e banchettano. Si sdrai’ al suo fianco e la mano posata sul seno tir’ il tessuto, facendo avvicinare il volto dell’uomo.
Con i denti, senza poco riguardo, strapp’ l’unica difesa della povera giovane mostrando subito la meraviglia che proteggeva: un seno perfetto nella dimensione, bianco, con il capezzolo turgido che svettava in alto.
Il principe si lecc’ le labbra, e strappando con entrambe le mani la veste sul petto di lei le scoprì i seni.
Afferrandoli con le mani butt’ la sua bocca su uno di essi, imprigionando dentro le labbra umide il capezzolo che viene torturato da una lingua perversa, che ruota intorno alla piccola punta sensibile della serva succhiandola con forza. La giovane sobbalz’ al contatto con le labbra dell’uomo ma non oppose resistenza, chiudendo gli occhi e portandosi una mano davanti alla bocca per trattenere un grido di sorpresa. Intanto l’uomo stava alternando le sue attenzioni a quei seni incantevoli, stringendo con il pollice e l’indice i capezzoli a tratti forti e a tratti tirandoli verso l’alto, per poi leccare avido e succhiare senza pietà. Questo fece mormorare la giovane che comici’ a sentire un caldo misterioso dentro sè inoltre si spavent’ nel percepire le sue cosce umide, pensando di essersi fatta la pipì addosso dalla paura.
Una mano intanto scende verso il grembo di lei per tirarle sù la veste, e arrivata all’altezza delle cosce si ferma e si rivolge verso la vittima
{ Fammi vedere quanto sei fedele al tuo principe… Allarga le gambe } che fu più un ordine che un suggerimento. Comunque sia, la giovane aprì le gambe sperando solo di aver salva la vita.
L’uomo scoprì con sorpresa la vagina di lei bagnata, stimolata dalle sue attenzioni fameliche verso i suoi seni che l’avevano suo malgrado eccitata. Ella sussult’ al suo tocco, lasciandosi scappare un lamento di piacere quando le dita di lui strofinarono il clitoride.
Il Voivoda sorrise perverso nel vedere quella piccola creatura alla sua merc&egrave totale {Dunque ti piacciono le attenzioni del tuo principe, non é forse così? } domand’ beffardo mentre la mano cominci’ a massaggiare quel clitoride pieno di desiderio, facendo gemere più forte la giovane al suo fianco. Questa rest’ sempre con la mano davanti alla bocca, ma le labbra di lei serrarono due dita pre cercare di trattenersi {…Sì…!!} rispose lei, mentre quel massaggio cominciava a provocarle un piacere mai percepito prima. Si vergognava di essere a gambe aperte davanti al principe, ma soprattutto si vergognava di provare questo piacere.
Vladimir III continu’ a massaggiarla per alcuni minuti, fino a quando tolse la mano dalla sua vagina e le disse mentre si metteva seduto { Ora, schiava, vedrai perch&egrave sono chiamato “l’Impalatore”…} le disse, mentre si toglieva le vesti. Anche lei si mise seduta scattando come una molla, temendo per un istante il peggio. Ma rimase incredula quando scoprì un membro di dimensioni incredibili svettare tra le gambe del Principe e puntare l’alto prepotentemente. L’uomo rise vedendo l’espressione della servetta, e prendendola per un polso la fece alzare { Dimostra la tua gratitudine verso me, il tuo Sovrano! } esclam’ mentre si sdraiava schiena a terra e la intimava a sedersi sul suo membro pulsante. La giovane era terrorizzata nel doversi profanare con quel cazzo che neanche avrebbe mai immaginato, ma il terrore di subire un’impalazione diversa la convinse a chinarsi su quel palo di carne.
All’inizio fù un dolore incredibile, dove la schiava ricominci’ a piangere e a implorare perdono ma l’uomo non sentì ragioni: il sangue dell’imene perforato che scendeva lungo il suo pene lo eccit’ come un’animale in calore, ora prendendo i fianchi di lei e spingendola verso il basso, mentre il suo bacino si alzava verso l’alto. Una volta che la impal’ per intero cominci’ a ondeggiare con il bacino, bastardo, muovendo dentro di lei quella verga nodosa gi’ stretta in quella vergine vagina appena deflorata.
Ma quando egli cominci’ a muoversi esperto dentro di lei la giovane sentì, con inattesa sorpresa, il dolore lenire man mano e lasciar spazio a un nuovo piacere, questa volta più intenso. Non riuscì a trattenere i gemiti sempre più strillati mentre le mani di lui costringevano il bacino della fanciulla a ancorarsi al suo palo a ogni affondo. L’uomo cominci’ un minuzioso lavoro di penetrazione che fece arrivare l’orgasmo della servetta più volte, continuando a rimanere prigioniera delle mani di lui e punita dalla verga che la impalava deliziosamente. L’uomo osservava con soddisfazione quella giovane schiava gridare sempre di più alla merc&egrave del suo pene; quando anche lui sentì sopraggiungere l’orgasmo aument’ l’intensit’ dei colpi fino a piantarle deciso il membro dentro, con un ruggito animale la serr’ con le mani i fianchi per rilasciare il suo seme dentro il grembo.
Ci furono alcuni minuti dove si sentivano solo i loro ansimi. Poi egli le scost’ una ciocca dei capelli dal volto e le disse calmo:

{ Hai servito bene il tuo Principe. Ma voglio impalarti di nuovo, sarai la mia concubina }

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