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Racconti Erotici Lesbo

06 – Cosa ha capito Viviana?

By 27 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

“Tu non me la conti giusta”, disse Viviana spegnendo la sigaretta nel posacenere.

Cristina la guardò dall’altro capo del tavolino del bar senza dire nulla.

“Ti conosco da una vita – continuò la cognata – e uno come Augusto non potrebbe mai essere un tuo amico, e meno ancora il suo socio, non ricordo come si chiama”.

“Salvatore”, disse Cristina, più che altro per smettere di tacere.

“Giusto. E poi Sabina! Come se non mi ricordassi di lei, di tutte le volte che me ne hai parlato male, che mi hai detto che non faceva nulla e guadagnava  quanto te! E ora vuoi farmi credere che siete diventati tutti amici? Ma fammi il piacere!”.

Si accese un’altra sigaretta e richiamò l’attenzione del cameriere.

“Vogliamo poi parlare anche dello spettacolino a cui ti sei prestata l’altra sera? – proseguì sempre più infervorata – Tu! Tu che non hai mai fatto neppure topless in spiaggia, tu che per cambiarti un costume erigi una palafitta attorno a te anche se la spiaggia è deserta….ebbene, improvvisamente decidi di spogliarti in pubblico!”.

“Era una scommessa….”, provò a giustificarsi Cristina.

“Era una scusa, Cris, non prendermi per stupida!”.

Si interruppre e ordinò un caffè al cameriere.

“Sai cosa penso?”, le chiese in tono di sfida.

Cristina alzò le spalle, anche se dentro di sè si sentiva morire.

“Penso che tu stia subendo un ricatto da parte di quelle persone, e che la scena dell’alttra sera fosse una dimostrazione del fatto che tu sei fedele, fino al punto di spogliarti in pubblico. Cosa altro, Cris? Gli paghi un pizzo? Ti stanno minacciando?”.

Cristina non sapeva cosa rispondere. Sua cognata aveva visto bene, era vero che c’era del “non detto” tra loro. Però come avrebbe potuto dirle che quelle persone non la ricattavano, anzi, era stata lei a rivolgersi a loro per avere un aiuto?

Sopratttutto, come avrebbe potuto spiegare in cambio di cosa lei avrebbe ricevuto l’aiuto?

La voce di Viviana la distolse dai suoi pensieri. “Ho deciso di agire secondo coscienza, e andrò a denunciare la cosa alle autorità”.

Cristina si sentì svenire. “Viviana, ti prego, non farlo!”, ribattè.

La cognata scosse la testa, risoluta.

“Lo so che tu, come tutte le vittime di ricatti, sei la prima a non volere giustizia, ma se non parlo divento tua complice. Ho deciso, un giorno mi ringrazierai”, disse.

“Viviana, veramente devi credermi, hai capito male!”, la implorò Cristina.

“Ho capito benissimo, e questo tuo panico me lo dimostra. Quei due erano due mafiosi, si capisce lontano un chilometro. Ma io ho il dovere di proteggere la mia famiglia”.

Si alzò di scatto, buttò sul tavolino delle monete per pagare il conto e si allontanò velocemente.

Cristina si prese la testa tra le mani. Ci mancava solo più questo, ora! Una denuncia all’autorità per mafia.

Cosa avrebbe potuto fare, dirle che si prostituiva?

L’avrebbe saputo suo fratello, suo marito…Viviana stessa, ovviamente.

Non poteva succedere, ma con chi avrebbe potuto parlare?

Prese il telefonino e chiamò Augusto.

Gli raccontò gli eventi e si preparò ad un rimprovero molto severo; per questo motivo rimase sorpresa dalla calma che la voce di lui le trasmise.

“Possiamo uscire da questa situazione – disse Augusto calmo – Sarà necessario da parte tua un grosso lavoro di recitazione, però sono certo che tu ne sarai all’altezza. Anzi, per certi versi sarà come un banco di prova per quello che andrai a fare nel futuro. Ora ascolta quello che ti dico e fai come ti ordino, e non ci saranno più problemi”.

Cristina ascoltò con attenzione le disposizioni di Augusto e chiuse il telefono, annuendo silenziosa.

Era fattibile, anche se avrebbe dovuto metterci il cento per cento dell’impegno. Si sarebbe sputtanata, ma non peggio di quanto non avesse già fatto.

Aprì nuovamente il telefono e mandò un messaggio a Viviana.

“Non fare nulla, c’è stato un equivoco. E’ necessario che ci riparliamo e che ti spieghi tutto di persona”.

Dopo qualche secondo arrivò la risposta. “Vieni a casa mia questa sera”.

Cristina trasse un sospiro, ma lei stessa non capì se era di sollievo o di preoccupazione.  

 

Alle nove in punto suonò il citofono di Viviana.

Aveva ripassato mille volta la sua parte, e tuttavia non si sentiva ancora tranquilla. Ma non aveva alternative, e da qualunque parte la vedesse, non riusciva a trovare una soluzione migliore di quella prospettata da Augusto.

Viviana le aprì la porta con espressione greve.

La fece accomodare sul divano e si sedette accanto a lei.

“Allora? – le chiese – Ho aspettato a muovermi per l’affetto che provo per te, però più ci penso e più credo che tu sia in pericolo e che sia mio dovere di amica cercare di risolvere la tua situazione, anche se tu non sei d’accordo”. 

Cristina sorrise, trattenne il fiato e le rispose come Augusto le aveva suggerito. 

“Apprezzo molto quello che vuoi fare e mi sento lusingata per questa premura, però c’è stato un equivoco. Se io mi sono comportata in quella maniera, è stato per te”.

Viviana sgranò gli occhi. “Cosa stai dicendo? Per me?”, chiese.

“Hai capito bene, Viviana. Tu mi piaci e volevo fare qualcosa di eclatante per attirare la tua attenzione. Mi ero messa d’accordo con Augusto per inscenare la cosa, infatti anche tu hai capito che era combinata. Però non come hai pensato tu, non c’entrano nulla nè la mafia nè i ricatti”.

Viviana rimase come paralizzata per qualche secondo.

Cristina decise di rincarare la dose, come le aveva suggerito Augusto.

“E’ da un po’ che ci penso, che mi trovo a sognarti, e così mi sono confidata con Augusto, con cui abbiamo architettato quel gioco l’altra sera. Lui potrà non piacerti, però è una persona discreta…”.

Non riuscì a finire la frase, che si trovò le labbra di Viviana sulle sue.

Sentì il cuore accelerare al massimo, mentre si interrogava sul da farsi.

E ora? Non si aspettava una reazione simile! Viviana avrebbe dovuto imbarazzarsi, offendersi, cacciarla di casa….fare qualunque cosa la facesse smettere di pensare alla mafia e ai ricatti, ma sicuramente non cercare di baciarla!

Ora però era lì, con le sue labbra sulle sue, e non poteva di certo tirarsi indietro.

Ricambiò il bacio, sperando che la cognata si allontanasse. Ancora un bacio, poi finalmente Viviana tornò ad appoggiarsi allo schienale.

“Viviana….non me l’aspettavo!”, disse Cristina.

La ragazza sorrise. “Neppure io. Però ho voluto provare come sarebbe stato”, rispose imbarazzata.

“Certo. E come è andata?”, chiese, cercando nel frattempo la maniera di sottrarsi a quella situazione.

Viviana la afferrò per la camicetta e la tirò verso di sè.

“Benissimo!”, disse, aprendo la bocca e  infilandole la lingua dentro.

Cristina sentì le mani della donna che le sfilavano la camicetta dai jeans e le passavano sulla pelle.

Avvertì un brivido, mentre ubbidendo ad un automatismo appoggiò anche lei le mani al corpo della cognata.

Viviana indossava una maglietta, e non appena sentì il tocco di Cristina se ne liberò.

Sotto non portava reggiseno. Cristina sentì i bottoni della sua camicetta aprirsi, e le mani di Viviana appoggiarsi sui suoi seni.

“Andiamo in un posto più comodo?”, le sussurrò Viviana nell’orecchio.

Senza aspettare risposta si alzò, la prese per mano e la condusse in camera da letto.

“Questo è il letto di mio fratello e questa è sua moglie. E’ tutto sbagliato!”, pensò Cristina sedendosi sul letto.

Nel frattempo Viviana si era liberata di tutti i vestiti e si era infilata tra le lenzuola.

“Dai, spogliati!”, la esortò.

Cristina era tremendamente in imbarazzo.

“Viviana, guarda che non sei costretta a fare nulla. Ci tenevo solo a dirtelo, ma lo so che a te non piacciono le donne”, disse.

“Prima o poi si può provare anche questo – disse – E mi va bene che capiti con te”, disse semplicemente.

Non avrebbe potuto andarsene in quel momento, non dopo averle parlato in certi termini qualche minuto prima.

Si liberò anche lei dei vestiti e si infilò nel letto. Subito la cognata le si avvicinò e intrecciò le sue gambe con le sue.

Sentì subito il suo fiato, e nuovamente si baciarono. Una parte di sè le disse di smetterla di opporre resistenza e, giunta a quel punto, di lasciarsi andare. Cedette al bacio di Viviana, e la cercò con le mani.

Le carezzò i seni e le strinse i capezzoli con le dita. Viviana abbassò la testa e le passò la lingua sul collo.

Quella sensazione fece scappare a Cristina un piccolo gemito e istintivamente allargò le gambe, aspettando di essere penetrata. Arrivò la mano di Viviana: fu in principio guardinga, poi si posò decisa sul sesso di Cristina, passandole un dito tra le labbra.

Cristina non riuscì a trattenere un altro gemito, così come non potè evitare di bagnarsi. Anche per ricambiare, ma non solo, allungò la mano verso l’inguine di Viviana e lo accarezzò.

Sentì i peletti radi della cognata sfregare conto il palmo della sua mano, mentre la donna chiudeva gli occhi e le metteva nuovamente la lingua in bocca.

“Ti prego, ti prego”, le sussurrò Viviana nell’orecchio.

“Cosa?”, le chiese.

“Leccami, ti prego!”.

Cristina finse di non sentire, continuando a frizionarle il sesso nella speranza che venisse prima che lei si trovasse ad esaudire il desiderio.

Purtroppo per lei il trucco non funzionò.

“Cris, leccami, cazzo!”, le disse con impeto, togliendole la mano.

Cristina prese a baciarla sul collo, scendendo via via verso il torso.

Le umettò i capezzoli con la punta della lingua, poi le lasciò una leggera striscia di saliva lungo il ventre, fin verso l’ombelico e, più giù, fino al pube. Quando con le labbra sentì la rada peluria pubica di Viviana si fermò un attimo, non potendo non notare come la cognata avesse con decisione allargato le gambe.

“Cris, non fermarti ora!”, le disse con un filo di voce.

Cristina proseguì il viaggio, disegnandole con la lingua la fessura tra le labbra.

Le accarezzò le cosce con le mani con movimento dal basso verso l’alto, e quando arrivò a tastarle la vulva le afferrò le labbra tra i polpastrelli.

Le allargò leggermente, e contemporaneamente vi insinuò dentro la lingua. Viviana sospirò forte, afferrandole i capelli sulla nuca e indirizzandola decisamente verso il suo inguine.

Non voleva smettesse, era chiaro.

Cristina accostò le sue labbra al sesso di Viviana e insinuò la sua lingua ancora più all’interno, come un lungo bacio francese.

Viviana inarcò la schiena, premendo le mani contro le sue stesse tette e strizzandosele con violenza.

Cristina allargò ancora di più le labbra della ragazza, allargando il raggio di azione della sua lingua.

La leccava come se stesse dipingendo una parete, cercando di toccare i suoi punti più sensibili. Viviana prese a respirare sempre più velocemente, fino a quando non si produsse in una specie di gemito e si abbandonò sul materasso ansimando.

Cristina si pulì le labbra con il dorso della mano e si mise a sedere sui talloni.

Viviana si accorse di lei dopo qualche secondo.

“Cosa fai lì? Vieni qui accanto a me!”, le disse.

Cristina si sdraiò accanto alla donna, circondandola con un abbraccio.

Per via della posizione, il viso di Viviana si trovò ad appoggiarsi sul seno destri di Cristina.

La cognata rise della situazione, diede un bacio frettoloso al capezzolo di Cristina e si sdraiò su un fianco.

“Allora? – le chiese – Era quello che volevi?”.

Cristina non pensava di doverne parlare.

“No. Cioè, sì, però non pensavo che sarebbe finita così. Volevo solo parlarti”. “E invece, vedi a volte com’è la vita. Mi ha fatto piacere che tu abbia deciso di parlarmi”.

“Anche a me”.

“Eri mai stata con una donna prima?”, chiese Viviana.

“No, mai”, rispose frettolosamente Cristina.

“Io sì”, disse Viviana, pur non interrogata. “Era stato da ragazza, con una mia amica a scuola. Ma non era stato bello come ora”.

Cristina si sollevò dal letto e si rivestì.

“Ora devo andare”, disse semplicemente.

Viviana annuì, poi si alzò e con espressione seria le diede un lungo bacio sulle labbra.

“Non voglio che questa sia l’ultima volta”, le sussurrò nell’orecchio, poi l’abbracciò.

Sciolsero l’abbraccio quando sentirono la porta di casa aprirsi.

Viviana indossò velocemente un accappatoio ed entrambe si spostarono in salotto.

Il fratello di Cristina la fissò stupito.

“Cosa ci fai qui? – domandò – E tu come mai sei nuda?”, chiese alla moglie. Viviana rispose con prontezza di spirito.

“Mi ha aiutata a depilarmi”, disse.

Il marito scosse la testa. “Cose da donne. Però mi fa piacere se vi frequentate, so che avete molto in comune”.

“Non immagini quanto”, pensò Cristina uscendo sul pianerottolo.  

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