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Calda serata – Anna e Matilde – Storia vera

By 13 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

==Cap 1==

Il sole di agosto aveva cotto le spiagge fino a poche ore fa. Con la luce della prima luna Anna e Matilde entrano in una discoteca…

Avevo ballato almeno tre canzoni prima di avvicinarmi al bar. Ho chiesto la terza ordinazione della serata mentre un ragazzo si avvicinava a me. Doveva aver notato la mia quinta nascosta sotto una maglia leggera e il mio culetto coperto da una gonna nera aderente. Abbiamo iniziato a parlare, spinti dall’ abbondante alcool che avevo in corpo, scherzando, stuzzicandoci. Poi si avvicina e posa le labbra sulle mie, risalendo la coscia con un dito fin sotto la gonna, cercando il frutto tra le mie coscie. -Vuoi che andiamo in bagno-, mi ha chiesto con voce melliflua. Fortunatamente in quel momento è intervenuta una mia amica, che l’ha tirato indietro mandandolo a quel paese. A una seconda occhiata ho visto quanto era brutto, con un viso equino e i denti storti.
Mi ha raggiunta subito Matilde, che, arrabbiatissima per l’accaduto, mi ha portato fuori. -Ma che cazzo fai?! Ti metti a rimorchiare i cessi? Andiamo a casa!-
Ci incamminammo fianco a fianco, io muta dispiaciuta per averla fatta arrabbiare. Da dietro potevo vedere i suoi fianchi snelli. Era magra, i capelli biondi e mossi le facevano risaltare gli occhi di ghiaccio incastonati nei lineamenti spigolosi.
Mi tirava, aveva fretta di arrivare, benchè la casa di mia nonna fosse libera per tutta la settimana. Aveva moltissima forza nelle braccia per quanto fossero esili. Merito della palestra.
Come abbiamo superato la porta, mi è saltata addosso, con un bacio forte e passionale. Poi mi ha strizzato un capezzolo, dicendomi: -Tu sei mia! Non te lo devi scordare. Mai.-
Poi mi baciò ancora, mordendomi le labbra carnose, e ci togliemmo i vestiti in tutta fretta. Cercava il mio corpo, non esile come una modella anoressica, ma pieno, sodo sui fianchi e sul culo.
Mi portò in camera, facendomi mettere supina sul letto. Con un dito iniziò a esplorare tra le mie gambe aperte. Conosceva bene quella zona. Fece entrare un dito, facendosi strada tra le labbra umide e eccitate. Passò al secondo, con cui mi carezzò verso l’alto, sul punto più sensibile, ma non mi regalò l’orgasmo agoniato, inserì invece altre due dita, facendosi strada senza pietà. La mano avanzava e tornava indietro, entrando sempre più con movimento circolare. – Piano, mi fai male!-
Lei invece accelerò, -Stai zitta! Tu sei solo la mia troia!- Mulinava la mano, infilandola tutta, con sensazioni fantastiche e terribili.
Dopo avermi fatto provare tutto il suo pugno, si fermò.
Si sdraiò di fianco a me, iniziando a vezzeggiare il mio seno florido. Avevo una quinta piena, e ne andavo molto fiera. Risaliva fino ai capezzoli, pizzicandoli, strizzandoli. Mi faceva male, ma osare dirglielo avebbe peggiorato le cose. Le piaceva giocare con le mie tette, sapendo che soni così sensibili.
La lasciai continuare per un po’, fin quando le diedi dei bacetti sul fianco, scendendo lungo il ventre. Mi liberò i capezzoli per lasciarmi continuare. Frizionando il suo corpo perfetto ero arrivata alla sua dolce topina. Sapevo quanto gli piace quando le passo la lingua vicino alla vagina mentre appoggio il labbro sul suo bottoncino.
Continuai così per un parecchio, mentre lei mi tirava per i ricci castani, spingendomi sulla sua figa. Mugolava mentre la facevo venire in un orgasmo che la fece tremare tutta.
-Brava tesoro. Sei brava.- Mi tirò a lei per un bacio lungo e dolce, impregnato dei suoi umori. Mentre trasmettevam la nostra passione, fece scendere una mano alla mia cosina, stuzzicandola. Mi diede un forte schiaffo tra le gambe, totalmente inatteso. Mi strappò un gridolino, che mi affrettai a contenere. Sapevo che contro ogni istinto, dovevo allargare le gambe a accettare la punizione.
Mi schiocco altri schiaffi, con precisioe e regolarità. Dopo ogni schiòcco dovevo chiederne un altro. Sapevo che se avessi osato chiedere pietà, avrebbe continuato più a lungo.
Le percosse si susseguivano interminabili, ma a un certo punto, dopo aver chiesto l’ennesima pacca, e aver irrigidito i muscoli per accoglierla, la sua mano si posò lieve sul mio bottoncino. Iniziò a carezzare i miei tessuti arrossati e resi sensibili, provocando eccitanti piccoli brividi di dolore.
Due dita si fecero strada nel solco a loro noto, entrando e uscendo dalla passerina. Passò sopra di me, baciandomi mentre i nostri corpi si sovrepponevano, continuando a menarmi con le dita e a stimolarmi il clitoride con il pollice.
La sua bocca avida mi mordeva l’orecchio, il collo, il petto.
Mi scopava veloce, mentre venivo non si curava di me e proseguiva per suo piacere.

La mattina dopo ci siamo salutate e lei se ne è andata.
Ma ci saremmo incontrate dopo un paio d’ore…

==Cap 2==

Lei è arrivata puntuale e siamo andate direttamente in camera.

Una volta stese sul letto matrimoniale lei cominciò a tirarmi i capezzoli e leccarmi le tette. Sono zone del mio corpo molto sensibili per cui ero fradicia già dopo pochi minuti! Indossavo una gonna corta di jeans e una maglia bianca aderente.
Supplicandola le chiesi di farmi godere. Lei a volte fa finta di non sentire mentre sul viso le si dipinge un sorriso beffardo. All’improvviso con quella sua voce calda e sexy mi sussurrò che per il momento non lo avrebbe fatto. Io continuai a supplicarla e lei mi ordinò di levarmi la gonna e l’intimo.
Cominciò a passare il dito sul clitoride e sopra il buchino accennando a entrare ma senza mai farlo… sa che io non lo sopporto perché vorrei godere con le sue dita dentro. Tentai di far entrare il suo dito con un movimento del bacino mentre lei aveva quell’espressione di scherno e mi insultava come se stesse parlando a un’altra. All’improvviso entrò e io, non aspettandomelo, sentii le due dita graffiarmi. Quando vide il dolore che provavo continuò imperterrita. Andò avanti così per un po’ e poi mi spinse in fondo al letto dicendo: -Adesso stai lì un po’.-
Nonostante fossero cinque parole, il desiderio di umiliazione era così evidente che mi bagnai ancora di più.
Poco dopo mi mise la figa davanti alla faccia e mi ha costrinse a leccarla. Ho una regola precisa quando la lecco: devo guardarla in faccia per ricordarmi che è lei a dover avere l’orgasmo, non io.
Invece che usare la lingua, poco dopo passai alle dita. Lei mi scorreva il pollice sulle labbra, alle volte ordinandomi di aprire la bocca per infilare due o tre dita, cercando di arrivare più in fondo possibile. Ogni tanto faceva apprezzamenti, come secondo lei facevo pompe fantastiche. Poi mi guardava, sempre con il suo sorriso, e mi chiedeva: -Chi è la mia troia?- e io dovevo risponderle: -Sono io!-

A un certo punto commisi un errore fatale: dopo aver levato le dita dalla sua figa, le leccai e le toccai le tette.
Ho il divieto assoluto di prendere iniziative sulle sue tette o sul suo culo. Comunque stette ferma e allora pensai che le piacesse…
Cominciai a toccarle il culo. Come provai a fare entrare il dito dietro, mi afferrò e fattami girare e con un colpo secco mi penetrò il culo con le dita.
Urlai dal dolore mentre lei affondava sempre più forte insultandomi con frasi come: -Troia! Cosa volevi fare? Volevi sottomettermi!? Non penso proprio puttana!-
-Ti fa male puttana? Spero di si perché è così eccitante penetrarti dietro quando sei completamente asciutta!-

Continuò a fottermi con le dita, poi mi rimise a pancia su e mi penetrò di nuovo. -Troia! Non ne hai mai abbastanza!- disse compiaciuta. Penetrandomi arrivava dove le era possibile, schiacciando con l’altra mano la mia pancia: il dolore era terribile.

Passammo il resto del pomeriggio riposandoci, poi, con molta tristezza, lei partì. Sarebbe stata lontana per due settimane… e io sarei dovuta sopravvivere di flash back.

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