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Racconti Erotici Lesbo

Come una nuvola -Parte 1

By 22 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Guardare il mutare delle nuvole. Ci passava le ore, quando voleva riflettere o quando cercava di sgombrare la mente.
Francesca era così una sognatrice e inguaribile romantica in attesa ancora del vero amore.
Amore però che non bussava mai alla sua porta, tanto che lei ormai si era convinta, che qualcosa in lei non andasse.
Eppure, nel fior dei suoi 25 anni di uomini ne ha avuti.
Uomini che l’han trattata bene e altri che l’han trattata male, storie importanti e meno importanti, ma negli ultimi tre anni ogni ragazzo di cui si invaghiva sembrava scansarla come la peste.
Francesca non era una brutta ragazza, anzi.
Fisichino tutto curve, una terza abbondante di reggiseno, un paio di occhi verdi che parevano di giada. Forse le labbra troppo sottili e il naso un po’ aquilino e i capelli castani perennemente raccolti a coda di cavallo il tutto condito dal suo metro e settanta d’altezza.

Qualcosa cambiò finalmente nella sua vita.

Tornava dall’università quel giorno fatidico. Prese il treno regionale per tornare a casa e assorta nei suoi pensieri ascoltava in cuffia un album dei REM. La stanchezza e il movimento del treno le conciliarono il sonno. Fù un attimo aprì gli occhi e si rese conto di esser alla sua fermata, raccolse le sue cose in maniera frettolosa e distratta e scese, appena in tempo perché quando poso i piedi sulla banchina del binario 5 il treno ripartì.

Non ci volle molto per rendersi conto però che aveva lasciato sul sedile accanto al suo il telefono cellulare.
Come una bambina capricciosa, lascio cadere la borsa a tracolla che sempre l’accompagnava, dando un pugno sulla macchinetta obliteratrice.

Non si perse d’animo.
Corse a casa, nel suo mini appartamento. Si attaccò al telefono chiamando il suo numero.

Libero, il telefono suonava libero

Nessuna risposta

Per tre volte, poi una voce

‘il numero da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile la invitiamo a richiamare più tardi grazie.’

Lo squillo doveva aver attirato l’attenzione e qualcuno lo deve aver spento per tenersi il telefono.
Questo pensava Francesca, ormai rassegnata a non riveder più il suo telefono.

Non ne era particolarmente legata, come non lo era dei beni materiali, solo che in quella scheda, vi erano numeri di telefono che difficilmente avrebbe recuperato.

Doccia

Una cena veloce

Un po’ di trucco

E un vestito semplice, pantaloni neri e camicia bianca, era ora di lavorare.

Faceva la cameriera part time in una pizzeria del paese. Non il lavoro della vita, ma abbastanza onesto. Quello che le serviva per pagarsi un po’ di spese.

Le 2 del mattino
Quando tornò a casa, il silenzio della notte l’accompagnava , si era ripromessa di fare pulizia il giorno seguente, ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Il cordless lampeggiava, qualcuno aveva chiamato’ma chi?
Prese il telefono e compose il numero’un messaggio in segreteria:

‘Pronto?..si ho trovato questo numero come ultima chimata ricevuta ‘ho trovato questo cellulare oggi sul treno conosce il proprietario, mi può richiamare a questo numero ” buonasera e mi scuso per il disturbo’

Voce femminile, il tono asciutto e fermo.
Un sorriso enorme si spalancò nel volto di Francesca, qualcuno aveva ritrovato il telefono e questa persona è stata cosi onesta da richiamarla.

Bhè alle due di notte non era il caso di richiamare probabilmente era già tra le braccia di Morfeo.

Richiamò il giorno successivo, provo sul numero di rete fissa che aveva lasciato nel messaggio.

‘Pronto?’

Un attimo di silenzio, un impercettibile secondo in cui Francesca cercò le parole adatte, poi esordì:

‘Pronto, si buongiorno, mi chiamo Francesca, sono la deficiente che ha lasciato il telefono sul treno’

‘ahhhh si ciao io invece sono quella che l’ha ritrovato’
Il tono era gioioso e divertito
Quindi continuò
‘Guarda io sono di San Gioberto se riesci a passare anche oggi posso ridartelo anche oggi stesso’

‘guarda abito a meno di venti chilometri da te, quindi posso passare quando preferisci’

‘facciamo le tre?’

‘le tre siano, mi lasci il tuo indirizzo’

‘certamente e vedi di non perdertelo eh’

Un tono scherzoso e confidenziale accompagnò quello scambio di battute.

Programmi saltati, niente pulizie della casa, quantomeno non sarebbe riuscita a far tutto quello che voleva.

Arrivarono le 2 e mezza molto rapidamente.

Non era il gran galà, ma comunque andava a casa di sconosciuti. Un abbigliamento Casual, fatto da Jeans maglietta a maniche corte azzurra, con Hello Spank (cartone animato che Francesca adorava) e scarpe da ginnastica, risultò più che sufficiente.

Prese l’auto, cominciò a percorrere la strada, come una nuvola trascinata dal vento.
Si perse anche due volte, ma con soli dieci minuti di ritardo, suonò al citofono.

‘si chi è?’

‘Sono Francesca, quella del telefono’

‘ehi ciao Sali pure quarto piano’

Meno male che il condominio era dotato di ascensore, pensò Francesca.
Finalmente sul pianerottolo, potè fare la conoscenza di’

‘Ciao mi chiamo Sabrina’
Disse allungando la mano , mano che venne presa da Francesca stringendola con decisione. Il ghiaccio era rotto.

Sabrina una ragazza di un metro e 66, capelli neri dal taglio decisamente corto dal fisico asciutto, una seconda di reggiseno, occhiali piccoli con montatura nera, che proteggevano due occhi azzurri intensi come i laghi di montagna.

Entrarono nell’appartamento. Arredamento stile Etnico, Francesca lo adorava e a quanto pare anche Sabrina.
Arrivarono nella zona ‘giorno’ che fungeva sia da cucina che da salotto.

‘Accomodati pure’

Disse indicandole la poltrona

‘Grazie’

Rispose timidamente.

‘Posso offrirti del Caffè? Thè coca cola?’

‘Caffè’

Nessuna esitazione, amava il caffè

Intanto ecco questo è tuo penso
Un sorriso ampio si allargo nel volto di Sabrina, mentre porgeva il nokia alla legittima proprietaria

‘non so proprio come ringraziarti’

‘figurati non c’è problema’

Abiti da sola? cosa fai nella vita? anche tu studi? ‘.i minuti passavano e la fiera delle domande banali proseguiva, ma via via, le due scorpirono di aver molto in comune e le domande banali divennero domande profonde e sensate, collimando le curiosità l’un dell’altra.

Come due nubi che si incontrano nel maestoso cielo

Le sei

‘Sabrina davvero grazie di tutto ma adesso devo scappare a lavoro’

‘Tranquilla non ti ingabbio mica, speriamo di vederci presto allora’

Esortò

‘domani io sono di giorno libero, se vuoi potresti venire a cena da me’

La invitò senza pensarci due volte

‘E mi prepari il tuo famoso risotto di noci?’
Chiese ridendo, collegandosi ad uno dei discorsi fatti poco prima

‘Certo allora domani alle sette e mezza? otto?’

‘Va bene per le 8’

Annunciò.

Un incontro singolare , pensò mentre risaliva in macchina.
Francesca aveva molte amiche e compagne di università, ma Sabrina era diversa.
Forse erano i suoi 30 anni, o forse qualcosa di più profondo?

Le due di notte.
Stanca, voleva dormire e basta, il letto la chiamava con voce seducente non fece nemmeno in tempo a mettersi il pigiama, via la camicia, via le scarpe via i pantaloni, via il reggiseno e giù di faccia sul cuscino.

Le lenzuola fresche accarezzarono la pelle nuda. Si rigirò un paio di volte cercando la posizione comoda.
Una leggera brezza arrivava dalla finestra socchiusa, che accarezzava i seni nudi e le baciava le spalle. Piacevole quella sensazione che stuzzicarono le sue voglie. Lasciò scivolare lenta la sua mano destra tra i seni. Medio che con lento movimento rotatorio, stuzzicò l’aureola e il capezzolo sinistro. Turgidi si fecero i capezzoli mentre calore corporeo si scontrava con l’aria fredda della notte.
La mano in una carezza ancor scivolò lenta verso la pancia e le nude cosce.
Si accarezzò per qualche minuto concedendosi quelle coccole. La mano sinistra nel frattempo giocherellava con la bocca, mordendo, succhiando giocando aritmicamente con la lingua. La mano destra in mezzo alle gambe, accarezzava un altro paio di labbra., dito medio coccolando il clitoride, primi umori e profumo di donna. La penetrazione rapida 2 dita. Schiena che si inarca e gemiti.
La mente altrove non pensava a nulla se non al piacere che si stava concedendo, ma quando l’orgasmo arrivò prepotente, un nome fuoriuscì in un grido di assoluto piacere.

‘SABRINA’

Prima parte del mio primo Racconto Erotico.
Pareri e opinioni sono ben accetti. raccontafavole@gmail.com

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