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Gli esperimenti di Giovanna

By 13 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Io e Giovanna abbiamo entrambi venticinque anni e stiamo insieme da quasi cinque anni. Il nostro amore è rimasto sempre intenso. Non solo stiamo bene insieme, ci piacciono gli stessi film, amiamo gli stessi libri, desideriamo le stesse vacanze e le stesse cose belle, ma anche la attrazione sessuale che ci lega e la conseguente soddisfazione è rimasta immutata. Certo abbiamo avuto dei cali di desiderio, ma non appena diventavano evidenti, correvamo ai ripari inventandoci nuovi stimoli. Di recente avevamo scoperto che rinunciando ad uno dei cinque sensi, gli altri quattro ne venivano automaticamente esaltati. Rinunciare ad uno dei sensi, per noi significa che uno dei due fa l’amore con l’altro con gli occhi bendati. Giovanna ha bendato me oppure io ho bendato lei ed abbiamo fatto l’amore. Sembra una sciocchezza ma l’effetto è assicurato. A prima vista può sembrare che chi benda sia la figura del capo, ma non è così perché l’obiettivo è far godere quanto più possibile il bendato .

Ci si spoglia entrambi e poi uno dei due benda l’altro che deve mettersi a disposizione e obbedire agli ordini. Il bendato non ha modo di opporsi non solo perché le regole che ci siamo dati non lo prevedono, ma anche perché non vedendo, si rende conto troppo tardi di cosa gli sta per accadere. Egli deve accettare tutto ciò che l’altro gli propone.

Qualche mese fa abbiamo introdotto un’altra limitazione: non si può parlare. Io sono stato il primo a provare la novità. È stata una esperienza esaltante. Giovanna mi ha bendato e poi mi fatto stendere sul letto.  Mi ha n po’ sollecitato l’uccello fino a farlo diventare bello duro, me lo ha scappellato e si è alzata lasciandomelo così. È andata in bagno ed è tornata quasi subito. L’uccello era ancora in tiro e lo ha preso con un mano e con l’altra mi ha inumidito la parte con una spugna. Poi mi spalmato sull’uccello, sulle palle e sulla parte genitale qualcosa di freddo.  Non riuscivo a capire,  ma quando ha cominciato ad usare un rasoio ho capito che aveva deciso di radermi. Una rasatura dolcissima ed accurata, mentre con la mano libera mi masturbava lentamente. Quando ebbe finito, mi fece voltare pancia sotto stese la fredda crema da barba ed eseguì la rasatura dei peli del culo (ora il mio culo sembra il culo di una signorina). Ma la zona tra le palle ed il buco del culo era rimasta ancora piena di peli. Mi fece allora mettere a quattro zampe, mi allargò le chiappe e con estrema cura stese la crema da barba. Quella è una zona molto scomoda da radere, ma lei ci mise tutto l’impegno necessario. Più volte sciacquò la parte e più volte decise che non era soddisfatta e tornava a stendere la crema.  Il passaggio continuo tra caldo e freddo e poi ancora caldo era molto gradevole e non mi meravigliai quando ebbe a stendere la crema sul buco e, immediatamente dopo, infilò un oggetto, che non fui in grado di identificare, nel culo.  Stantuffava quell’oggetto nel culo con calma, senza fretta ed io passai da un grido di dolore ad ansimare di piacere. Non le avevo mai permesso di infilare niente nel culo, ma quella situazione non mi permetteva di rifiutarmi ai suoi ordini.  Poi infilo il braccio tra le gambe fino ad andare a prendere l’uccello che, sebbene ancora in tiro, penzolava verso il basso e cominciò a masturbarmi Mi spingeva l’oggetto nel culo e mi masturbava con studiata lentezza. Ansimavo come una locomotiva, ma non riuscivo a venire. Anelavo l’orgasmo e la conseguente eiaculazione, ma lei si muoveva troppo lentamente.  Poi Giovanna, presa da pietà per la mia condizione, accelerò il ritmo ed in breve eiaculai sul letto. Mi era piaciuto molto prenderlo nel culo, ma non mi era piaciuto non essere stato avvertito. Ma queste erano le regole del gioco.  

La nuova esperienza piacque ad entrambi e la ripetemmo ancora molte volte, ma una volta che toccava a me bendare lei, introdussi una nuova regola: ovatta nelle orecchie per coprire i suoni. Anche questa variante ebbe grandi risultati. L’orgasmo sembrava amplificato, ingigantito, arrivava improvviso, inatteso, con una potenza enorme pari ad uno tsunami. Qualcosa di ineluttabile e, al tempo stesso, appagante.

Giovanna si affidava completamente alle mie cure ed io ero tutto intento a procurale il massimo godimento. La prendevo, la sposavo, la piegavo e la giravo. Ho occupato tutti i suoi buchi e ascoltavo i suoi gridolini di approvazione.  Giovanna ne fu travolta dal piacere e, quando finimmo, la prima cosa che mi disse fu: “è stato bellissimo. Dobbiamo ripeterlo al più presto.”

Giovanna che fa l’amore e che gode è uno spettacolo a prescindere e a me venne voglia di riprenderla con la nostra telecamera digitale. Ma come?

Mi misi d’accordo con un amico, Antonio, che aveva la corporatura simile alla mia. Gli raccontai tutto e gli chiesi di prendere il mio posto una volta che Giovanna fosse bendata, mentre io mi sarei occupato delle riprese.

Il giorno destinato alle riprese, senza parlarne con Giovanna, feci entrare il mio amico in casa in attesa di Giovanna. Avevamo stabilito tutte le posizioni del kamasutra che avrebbe dovuto assumere e per ognuna di queste da quale angolatura avrei dovuto riprendere la scena. Avevamo notato che la luce non era sufficiente e montammo due faretti in modo che non avessi problemi a muovermi per cercare la migliore angolazione. Prendemmo entrambi un paio di confetti di gomma da masticare alla menta e feci mettere al mio amico un po’ del mio profumo preferito. Accesi numerose candele di profumo indiano.  Quando la sentimmo arrivare lui si nascose in una specie di sgabuzzino ed io l’accolsi affettuoso come al solito.

Era stabilito che fosse Giovanna ad andare bendata e l’aiutai a spogliarsi. Mentre lei aiutava a spogliare me. Poi le infilai l’ovatta nelle orecchie mentre lei mi sorrideva. E continuò a sorridere quando la bendai con una sciarpetta di cachemire che avevamo destinato all’uso. Mentre la bendavo mi chiesi cosa avrebbe detto se avesse saputo che stava per essere trombata da un mio amico.

La baciai sulla bocca con trasporto e lei rispose al mio bacio con altrettanto ardore.  Poi la lasciai in piedi, nuda, bendata e ovattata in balia degli eventi.  Presi la telecamera e cominciai a girare. Entrò il mio amico, già nudo e si avvicino a Giovanna che sorrideva ancora.  La baciò delicatamente sulla bocca. Lei rispose e attendeva.  Poi le bagnò i capezzoli con la lingua e soffiò fino a che non divennero beli tesi. Sembravano due chiodi piantati nel muro. Presi la scena e zoommai sui capezzoli tesi. Antonio infilò un dito di Giovanna in bocca, lo inumidì completamente e poi portò il dito sul clitoride mimando la masturbazione. Giovanna capì e continuò lei stessa. Lui la fece stendere supina sul letto in modo che la testa  rimanesse fuori dal letto e ciondolasse. Presto Giovanna si stancò di tenerla su e la lasciò andare. Ora aveva la testa verticale ma rivolta verso il basso. Antonio le fece aprire la bocca mentre le indicò di continuare a masturbarsi. Poi infilò il suo uccello nella bocca e cominciò a scoparla. Con la testa in quella posizione l’uccello entrava senza sforzo fino in fondo arrivando a lambire le tonsille. Io riprendevo tutto con ampie zoomate sul sesso di Antonio che entrava ed usciva con violenza. Giovanna lavorava con il suo dito sul clitoride e sembrava che tutta l’azione le piacesse. Vedevo, attraverso il mirino della telecamera, che Giovanna cominciava a perdere un po’ di saliva che le usciva dalla bocca e scendeva giù fino negli occhi, presto il trucco degli occhi cominciò a sciogliersi e a colare giù verso i capelli, sembrava una maschera dell’orrore. Ma le piaceva. Nonostante avesse la bocca occupata potevo ascoltare i suoi gemiti di piacere e potei riconoscere almeno due orgasmi.

Anche Antonio ansimava in un crescendo pauroso, fino a che venne copiosamente nella bocca di Giovanna.

Quando finalmente si riebbe, Antonio si alzò e si dileguò. Avevo filmato tutto ed ero soddisfattissimo. Posai la telecamera, feci sistemare Giovanna sul letto e la presi da dietro. Giovanna venne ancora un paio di volte ed io le riempii il viso di sperma.

Di quanto avvenne quel pomeriggio, ne portai una vivida impressione per molto tempo. Il film che ne avevo tratto era di ottima qualità ma poteva solo costituire una memoria e rimanere solo confinato nel mio cassetto. Inoltre avevo notato in me una reazione che non mi sarei aspettato. La scena di Giovanna posseduta da Antonio mi aveva eccitato moltissimo ed avrei continuato ad immaginarlo per molto tempo ancora. Non solo non ero stato preso dalla gelosia, ma vedere Giovanna godere così come aveva goduto era stata per me fonte di libidinosa eccitazione. Ceerto, soffrivo un po’ per non aver rivelato a Giovanna quanto era accaduto, ma non ero certo che l’avrebbe presa così l’aveva presa io. Ma sentivo il bisogno di dirglielo. Aspettavo il momento buono. Ed il momento buono arrivò.

 

Un giorno Giovanna mi disse: “Ho elaborato un desiderio di sesso che vorrei realizzare. Devo dirti, però, che non sei stato tu l’ispiratore.”

 

Ci siamo, pensai tra me, ora mi chiederà di un qualcosa di forte ed io le suggerirò il sesso a tre, così potrò rivelarle di Antonio. Lei proseguì: “Un desiderio che è nato all’improvviso e non ha nessuna relazione con le mie esperienze passate. Vorrei provare ad invitare un’altra persona nei nostri rapporti sessuali. Mi stimola e mi seduce se provassimo il sesso in tre.”

 

Evvai, pensai ancora! Ora le propongo di invitare Antonio.

 

Giovanna, però, sembrava un fiume in piena e non accennava a smetterla di parlare e continuò:”Non sono sicura di volerlo. Ne vorrei parlare con te, sono certa che sarai sincero perché vorrei che mi dicessi cosa ne pensi. Non ho mai avuto attrazione per altre donne anche se ci sono stati parecchi episodi …… per così dire, al confine. Ho baciato una ragazza a quattordici anni ed è successo nel modo più naturale del mondo. Mi piacque molto, ma dimenticai molto presto, non appena conobbi il sesso con l’altro sesso. Non ci ho più pensato fino a qualche giorno fa. Mi sono resa conto, per caso, che sono attratta sessualmente dalla mia estetista Elena”

 

“Dovrei sentirmi tradito……. con una donna ……. quanto meno offeso!”

 

“Non fare lo stupido! Non ti ho tradito, né con un uomo, né con una donna. È che ….. ho sentito della attrazione…… verso una donna,ma io non so esattamente cosa vuol dire. Non so, sono confusa, vorrei provare, ma ho paura. Ho pensato che se potessimo farlo in tre mi sentirei più tranquilla.”

 

Bhè, non era esattamente quel che avevo sperato, ma era ugualmente interessante. “Cosa dovrei fare io? Assistere ai vostri amplessi? Come si svolgono i rapporti sessuali tra donne? Il piacere è lo stesso?”

 

“Ma no, amore, io vorrei invitarla a fare l’amore tutti insieme: lei, tu ed io. L’altro giorno, mentre mi stendeva una crema sul viso e sul collo, mi faceva un effetto che non avevo mai sentito. Mi piacerebbe se una volta, noi tre insieme ci prendessimo cura l’uno dell’altro, con carezze, tenerezze, baci per sentire il profumo della pelle, magari anche con masturbazione reciproca, piuttosto che fare sesso tradizionale ”

 

“Non sono sicuro di capire cosa vorresti fare, ma ho paura che io mi alzerei da letto con un gran mal di testa. In ogni caso, se è ciò che vuoi sperimentare …… sarò bene felice di accontentarti”

 

“Ne ero certa, amore mio …. , non credo di essere lesbica e tu saresti una ottimo testimone dei miei gusti, né bisessuale, e l’attrazione che sento per Elena, che è quasi una amica,  si limita ad un rapporto platonico. Vorrei, invece, provare se questa attrazione mentale, divenendo fisica possa procurarmi maggior godimento.”

 

Sì, conosco l’appetito sessuale di Giovanna ed anche i suoi gusti, capisco la sua voglia di sperimentare senza tener conto di eventuali ostacoli e non potendo diventare fisicamente una donna, è giusto lasciarle spazio a frequentazioni femminili. “Ma certo amore mio, dobbiamo sperimentare e testare se esiste una tua omosessualità latente. “

 

“No, non credo che sia il mio caso. Normalmente non sono attratta da altre donne mentre so, che sono numerosissime le donne eterosessuali che entrano ed escono dai letti di altre donne senza pensarci due volte. Mi piacerebbe provare insieme a te. Devo solo trovare il modo di proporglielo.”

 

“Non mi stupisce! Sei sempre stata un po’ esibizionista, con l’eterno bisogno di essere seduttrice”

 

“Amore, se io ha avuto mai delle fantasie lesbiche, l’ho fatto solo per caricarmi e preparare e potenziare l’orgasmo con te” disse ridendo.

 

Eravamo d’accordo in tutto e per tutto. Rimaneva il mio rimorso di averla fatta scopare a sua insaputa da Antonio. Quello era un problema che avrei risolto più avanti. Se portava Elena nel mio letto, sarebbe stato più facile portarci anche Antonio.

 

Qualche settimana dopo, in una bella giornata di primavera, Giovanna ed Elena andarono a fare un giro in bici poco fuori città lungo il fiume. Ebbero un gran  bel pomeriggio spensierato come si conviene a due amiche. Elena indossava un bel vestitino estivo, pieno di fiori colorati e con la gonna che le arrivava a mezza coscia. Anche Giovanna indossava una gonna che le lasciva libere le gambe, ma non poteva fare a meno di osservare quanto le gambe di Elena fossero seducenti, così affusolate ed abbronzate. Giovanna pensò che se quelle gambe facevano un così gran effetto eccitante su di lei, una donna, dovevano essere un’arma formidabile per sedurre qualsiasi uomo. Ma ad Elena non piacevano gli uomini.

 

Sulla via del ritorno, poco prima di abbandonare il bosco, Elena disse: “Fermiamoci un attimo. Prima di uscire in campo aperto, vorrei approfittare del bosco per fare un po’ di pipì senza essere vista.”

 

“D’accordo, anche io ne ho un po’ da fare” rispose Giovanna.

 

Le due ragazze lasciarono le bici appoggiate su un albero, penetrarono una decina di metri nel bosco ed ai piedi di una quercia al limitare di una radura di erba si fermarono per far pipì. Elena fu più svelta di Giovanna e mentre si accucciava alzò la gonna e tirò giù le mutandine e diede libero sfogo ai suoi bisogni. Giovanna, osservò il rivoletto che usciva da quel tempio segreto fra le sue gambe. Non aveva mai visto Elena nuda prima di allora, e fu sorpresa dalla bellezza del suo culetto. Si sorprese ad immaginare come doveva essere quella fonte e che delizia. Poi, come svegliandosi da un sogno, si scostò meno di un metro da Elena e con tutta calma alzò la gonna, abbassò le mutandine e si chinò anche lei.

 

Giovanna, appena finito, prima di rialzasi, vide Elena avvicinarsi, piegarsi e cingerla tra le braccia fino a farle sentire la pressione delle tette, sode e voluminose, sulla schiena. Elena avvicinò le sue labbra al collo di Giovanna, proprio sotto il suo orecchio e disse con un fil di voce: “È la prima volta che ti vedo nuda in una situazione in cui non sono la tua estetista. La mia professionalità mi ha sempre impedito di vederti con gli occhi con i quali ti vedo ora. Sei bellissima, Giovanna. Hai un corpo stupendo, delle gambe da ballerina di tango e questo collo tutto da mordicchiare”

 

E così dicendo le diede un dolcissimo bacio sul collo e due teneri morsi. Giovanna, avendo sentito un brivido di piacere lungo la schiena, non sapeva cosa fare e cosa dire e rimase muta. Elena continuò ad accarezzarle le gambe e, approfittando del culetto scoperto, si spinse anche ad accarezzarlo. Giovanna continuava a sentire brividi di piacere e la lasciò fare. Elena prese coraggio e divenne sempre più audace. Ora con un braccio le cingeva il petto e stringeva le tette di Giovanna, mentre con l’altra mano era passata ad accarezzarle prima l’interno coscia fin quando arrivò vicinissima alla passerina. Elena si fermò a pochi centimetri e con il cuore che le batteva come un tamburo, aspettava con timore una spiacevole reazione di Giovanna.

 

Giovanna, però, era come un gattino assetato che aspettava il latte dalla sua padroncina e con gli occhi semichiusi a gustarsi le carezze si lasciò sfuggire di un gemito di apprezzamento. Elena prese ancora più coraggio e, delicatamente, si fece strada tra le grandi labbra e raggiunse il clitoride di Giovanna. Cominciò immediatamente a sollecitarlo e Giovanna si lasciò sfuggire una altro gemito di apprezzamento.

 

A quel punto Elena si sentiva abbastanza sicura dell’esito della sua iniziativa e disse: “Oh, ma come siamo sensibili…… c’è bisogno di un po’ di passione su questa patatina trascurata. – e la baciò dolcemente sul collo – vediamo il gradimento………”

 

Così dicendo allungò un po’ la mano e penetrò con un dito nella passerina di Giovanna.

 

”Ohhh….si, si” si lasciò sfuggire ancora Giovanna.

 

“Ma qui è un lago, mia bella Giovanna, è tutto allagato. E non mi dire che si tratta di pipì. Conosco la consistenza della pipì e questa non è pipì. Assaggiamo “ e così dicendo portò alla bocca il dito intriso degli umori di Giovanna e succhiò piuttosto rumorosamente. “Hummm, che profumo! Mia cara questo è il profumo del sesso, del tuo sesso, senti, senti anche tu!” Elena infilò di nuovo il dito nella passerina di Giovanna e lo portò alla bocca di Giovanna.

 

Giovanna dapprima tirò fuori la lingua, ma poi, esortata da Elena aprì la bocca e succhiò il dito anche lei. Elena aspettò che lei avesse leccato tutto e poi, allungando il collo, la baciò sulla bocca con una passione formidabile. Giovanna ne fu travolta. Rispose al bacio con trasporto.

 

Ne approfittò Elena, che, evitando la zona dove avevano depositato la loro urina, spinse Giovanna a stendersi sul prato con ancora le mutandine abbassate sulle caviglie, quasi come avesse le gambe legate.

 

Senza staccare le labbra dalla bocca di Giovanna, Elena prese a liberarla dagli orribili vestiti. Le sfilò le mutandine dalla gambe e poi il vestito dalla testa ed infine la liberò dal reggiseno. Ora Giovanna era nuda ed il suo corpo era alla mercé di Elena che la baciava, la stringeva l’accarezzava e poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, le aprì le gambe e cominciò a masturbarla mentre con la bocca le torturava i capezzoli. Il respiro di Giovanna cominciò a diventare sempre più affannoso e le sue mani sempre più ansiose di penetrare sotto gli abiti di Elena per godere anche lei di quel magnifico corpo. In breve si ritrovarono in quella piccola radura a pochi metri dalla strada, entrambe nude ed entrambe impegnate a regalare un piacere profondo all’amica. In una posizione simmetrica, ognuna succhiava il nettare dell’altra e, in breve, giunsero entrambe ad un orgasmo violento e liberatorio.

 

Poi, dopo la tempesta, la calma. Si stesero l’una accanto all’altra, incuranti di possibili occasionali passanti e tenendosi teneramente abbracciate si sussurravano dolcissime parole. 

Giovanna ebbe l’onestà di raccontarmi quanto era accaduto con Elena. Ciononostante ci rimasi molto male e la interpretai come un vero e proprio tradimento. Sentivo che Giovanna, lasciandosi andare con Elena, aveva cambiato programma senza parlarmene e tradito la mia fiducia. Al termine del suo racconto le dissi che ero molto deluso e dispiaciuto e lei pianse, pianse molto.

 

“Sono molto attratta da Elena, ho scoperto un lato di me che nemmeno sospettavo. Non sono lesbica ma Elena mi piace e mi piace molto. Mi piace come donna, per quello che fa e fisicamente. Tuttavia, se tu vuoi, non la vedrò più”

 

“Cambierai estetista?”

 

“Io mi trovo bene da Elena. È la migliore estetista che io abbia mai provato. Non voglio perderla”

 

“Allora la tua promessa non serve a nulla”.

 

Discutemmo parecchio, ma Giovanna sembrava non voler cedere e continuava a piangere. Segno che contava di scambiarsi ancora tenere effusioni. Allora, per metter fine alla discussione le intimai: “Promettimi che andrai da lei sempre in pantaloni e che andrai via se la troverai nuda. Promettimi che non ti farai toccare le parti intime, né toccherai le sue parti intime”.

 

Era una promessa troppo facile da fare e comunque impossibile da verificare. Giovanna si asciugò le lacrime e mi sorrise: “Lo prometto perché ti amo e ti amo perché sei buono”.

 

Sapevamo entrambi che era una promessa da marinaio, ma a me sembrò sufficiente per riportare la calma.

 

Dopo qualche giorno mi chiamò al telefono Alberto, un vecchio amico dei tempi del liceo. Eravamo stati davvero molto amici, condividendo gioie e delusioni, sempre insieme come solo nella stagione dell’adolescenza si può. Poi la sua famiglia fu trasferita in un’altra città e ci perdemmo di vista. Da poco ci eravamo ritrovati grazie a facebook e avevamo rinverdito il piacere di chiacchierare insieme.

 

Alberto mi disse che veniva nella mia città per lavoro e mi chiese se potevo ospitarlo per una notte. Risposi che ne ero felice e che poteva rimanere a dormire ed anche a cena, così avremmo avuto modo di ricordare insieme i vecchi tempi e guardare qualche vecchia foto.

 

Gli preparai una buona cena (sono un cuoco fantasioso), ma soprattutto comprai tre o quattro buone bottiglie di vino per l’aperitivo e il pasto e una bottiglia di rum agricolo. Arrivò a casa mia un po’ prima dell’ora di cena e mi aiutò negli ultimi preparativi mentre chiacchieravamo amabilmente. Riconobbi in lui le qualità che aveva già da ragazzo, non era mai stato un “dilettante”. Invece, era un uomo d’azione, che s’impegnava allo spasimo anche nei momenti più difficili. Cenammo con gusto e bevemmo in abbondanza mentre in sottofondo andava un po’ di musica ambiente.

 

Eravamo ormai al dessert ed io tirai fuori dal frigo la bottiglia di zibibbo portata da Alberto. In quel momento suonarono alla porta. Non aspettavo nessuno e ne fui molto sorpreso. Andai ad aprire. Era Giovanna che non sapeva nulla né della cena, né dell’amico, ma ne fu piacevolmente sorpresa. Indossava una camicia sottile color malva e una gonna nera che le copriva metà coscia, lasciando scoperte le sue belle gambe affusolate. Gambe che, unite al suo profumo, erano una vera arma di seduzione. Notai lo sguardo di Alberto che si posò prima sul viso e poi scese sulla camicetta un po’ aperta e poi sulle gambe ancora abbronzate. Durante la cena avevamo parlato delle rispettive ragazze e gli avevo raccontato del formidabile appetito sessuale di Giovanna, lui aveva dovuto ammettere che la sua ragazza era piuttosto freddina.

 

“Mi avevi detto che era carina ma Giovanna è una sex bomb!” Disse Alberto facendosi sentire da Giovanna.

 

Giovanna si accomodò al tavolo con noi per il dessert (sarebbe meglio dire i dessert perché al mio si era aggiunta la sacher tort di Alberto). Finito il dessert, Giovanna andò a sedere sul divano proprio di fronte al tavolo, dove avevamo cenato, portando con sé un bicchiere di rum e alcune noci già sgusciate. Noi continuammo, per un po’, a rimanere a tavola, mangiucchiando noci e mandorle, delle quali sono sempre fornito, chiacchierando in piacevole compagnia. I ricordi avevano trovato in Giovanna un’interessatissima uditrice che faceva continue domande per indagare sui fatti e sulle persone dei nostri racconti. Prima Alberto e poi io, ci spostammo sul divano, ai fianchi di Giovanna. Andando indietro nel tempo ricordammo anche di un campeggio fatto nell’estate dei sedici anni con le prime scoperte amorose.

 

Giovanna rideva al racconto delle nostre ingenuità ma ci fulminò con una domanda molto precisa. “Insomma eravate continuamente stimolati da queste ragazzine che vi ronzavano intorno, ma non vi concessero nulla se non qualche timido bacio”.

 

Avevamo bevuto un paio di bicchieri di prosecco, fresco e frizzante, uno zibibbo e ora sorseggiavamo dell’ottimo rum accompagnato da noci e pistacchi:

 

“Bè, non proprio! Ricordi, Alberto? Un pomeriggio una ragazza di Vicenza venne nella nostra tenda, una canadese piccola per due, proprio mentre cominciava a piovere.”. Dissi.

 

“Ahah, ahah si, certo, lo ricordo bene ahah, ahh….” Fece eco ridendo Alberto.

 

Ed io continuai: “Ci infilammo tutti e tre in tenda per aspettare che spiovesse e lì, una parola tira l’altra, una toccata tira l’altra, la ragazza, stesa tra noi due, finì per masturbarci entrambi.”

 

 “E lei, poverina? Rimase all’asciutto?” chiese Giovanna.

 

“Bè, si lei non chiese altro e noi di certo non eravamo così smaliziati da sapere cosa potevamo fare!” rispose Alberto.

 

 “Qualcosa combinammo, ricordi? Io raccolsi il mio sperma caduto sulla sua pancia e lo portai alla sua bocca e lei lo prese, lo succhiò, ne sentì il sapore e ingoiò.”.

 

“Insomma una settimana in tenda da soli e rimediaste solo una pippa!”

 

“Perché, tu invece? Che storie ti sono capitate, a quell’età, da raccontare?” chiese Alberto.

 

“A me successe qualcosa di simile. Non in campeggio, non in vacanza, ma anch’io ero con due ragazzi. A quell’età, specialmente nelle ragazze, è forte la voglia di sperimentare. Anch’io cominciai a masturbare le due cavie, ma a un certo punto, uno dei due, disse che quello poteva farlo anche da solo e mi chiese di prenderlo in bocca. Ero eccitatissima, una corda di violino e, senza farmi pregare, lo presi in bocca e lo portai all’eiaculazione, mentre con la mano masturbavo l’altro. Che goduria sentire gli spruzzi caldi in fondo alla gola! Tanto che dopo il primo mi avventai, letteralmente, sul secondo che fu ben felice.”.

 

Giovanna aveva aggiunto al racconto anche le sensazioni che aveva provato e questo aveva provocato in Alberto e me una profonda eccitazione.

 

Giovanna allargò, quasi inconsapevolmente, un po’ le gambe e disse: “Ho capito, siete due maialini. Siete due maiali solo di bocca o anche nei fatti?

 

Giocavamo con le parole e ridevamo allegri. Io le misi la mano sul collo e cominciai ad accarezzarla. Lei si voltò verso di me e mi sorrise. Aveva deciso e mi comunicava i suoi desideri. Le accarezzai i capelli fino a che, tra una battuta e l’altra, tra un sorso di rum e l’altro, mi avvicinai e la baciai per dimostrarle che sarebbe piaciuto anche a me.

 

Giovanna, mentre sorseggiava il suo rum, notando che Alberto la fissava si girò verso di lui e lui la baciò in bocca e le sorrise. Giovanna aveva gradito il bacio ma era imbarazzata e quindi, quasi a volersi giustificare, si girò verso di me mi fece una carezza e mi baciò in bocca. Io le sorrisi quasi a incoraggiarla e, accarezzandole le labbra con il pollice della mano, le chiesi se voleva lasciarsi andare. Era evidente che Giovanna era attratta da quella situazione e cercava solo il modo più naturale per lasciarsi andare. Fu così che lasciò scivolare il mio pollice dentro la bocca e cominciò a succhiarlo come se stese facendo un pompino.

 

Fu così che Alberto la prese per il mento e delicatamente le fece girare la testa verso di lui e la baciò nuovamente in bocca. Giovanna ricambiò e le lingue si aggrovigliavano e si cercavano. Mi piaceva guardarli mentre si baciavano ed ero eccitatissimo. Giovanna, altrettanto eccitata, con lo scopo di rendermi partecipe, mollò Alberto e si girò verso di me per baciarmi e per qualche minuto alternava baciando prima Alberto e poi me e più ci baciavamo più saliva il desiderio.

 

Mentre si baciavano, la mano di Alberto si posò sul petto di Giovanna aprendo uno dopo l’altro i bottoni della camicia. Continuando a baciarla, Alberto le tolse la camicia ed io sganciai il reggiseno e glielo tolsi. Come sfuggite a una catena che le teneva prigioniere, le tette di Giovanna saltarono fuori in tutta la loro rotondità, mostrando due capezzoli turgidi. Alberto scese con la bocca prima sul collo e poi giù sui seni gonfi. Stringeva i capezzoli duri tra le labbra, li succhiava e li leccava, passando continuamente dalla destra alla sinistra e viceversa.

 

Fu un attimo e Giovanna partì, perdendo ogni pudore e l’unica cosa che guidava i suoi movimenti era l’eccitazione.  Appoggiò una mano sul pacco di Alberto e lo trovò rigonfio.

 

Senza dubbio l’alcool bevuto aveva dato un grande aiuto al coraggio e alla naturalezza dei suoi movimenti. Si fermò solo un attimo, il tempo di trattenere il respiro: “Uhm, dunque siete dei maiali non solo a parole. Qui sento che c’è della sostanza. “ disse Giovanna mentre, sporgendosi verso Alberto e con una lentezza esasperante, cominciò a sbottonargli i pantaloni.

 

Io la conosco bene. Era partita in quarta e probabilmente era già bagnata in mezzo alle gambe con le mutandine zuppe. M’inginocchiai davanti a Giovanna che sollevò la gonna fino alla vita e allargò le gambe nude mostrando l’interno cosce stimolando una nuova botta di eccitazione. Con le mani mi feci strada tra le sue gambe che si dischiusero arrendevoli. Giunto alle mutandine potei costatare che i suoi umori trasudavano attraverso la tela.

 

Vederla così eccitata e protesa verso Alberto mi generò una scarica di adrenalina che, invece che fermarmi, mi eccitò ancora di più. Giovanna, mentre Alberto continuava a baciarla in bocca, sul collo e i seni, finì di sbottonargli i pantaloni ed estrasse il cazzo già bello rigido ed eretto lasciandosi scappare un gemito di approvazione.

 

Giovanna teneva nella mano il cazzo di Alberto mentre guardava negli occhi. Lo scappellò e prese a masturbarlo dolcemente. Alberto reclinò il capo all’indietro godendo del piacere che Giovanna gli stava donando. Io le divaricai completamente le gambe, e le dita le scostarono le mutandine e scivolarono dentro la figa mentre con il pollice le accarezzavo il clitoride bagnato dai suoi umori profumati. Giovanna godeva e urlava di piacere ed io, con la lingua iniziai, a leccare il clitoride provocandole una serie di piccoli orgasmi e mandandola letteralmente in estasi. In questo modo riuscii a calmare momentaneamente il suo forte desiderio di essere penetrata.

 

Mi alzai da quella scomoda posizione, mi liberai dei pantaloni e delle mutande e mi sedetti di fianco a lei. Lei prese anche il mio cazzo e cominciò a masturbare anche me.

 

Era bellissima ed era stato bellissimo vederla godere e pregustare quanto sarebbe accaduto subito dopo. Baciai Giovanna riempiendole la bocca con la mia lingua e a lei cominciarono a tremarle le gambe. Avrebbe voluto muoverle, tendere i piedi, distendere le dita per far scorrere il piacere dentro di se, ma la posizione glielo impediva. Alberto gemeva sommessamente. “Vieni qua succhiamelo” le disse.

 

Giovanna lasciò il mio cazzo e riprese in mano il suo e ricominciò a menarlo con più vigore, lo scappellò, poi si chinò, e iniziò a leccarlo lentamente a succhiarlo e apprezzarne la grossezza e lunghezza. Giovanna, ormai riversa su Alberto, offriva alla mia vista le sue belle cosce e il culo rotondo e sodo. La sua figa era di nuovo a mia portata di mano e di nuovo volle infilarle due dita. Dopo poco però, spostai il mio dito sul buco del culo e si fece lentamente strada provocandole un sottile dolore misto a piacere. Aggiunsi un altro dito mentre lei continuava a succhiare con veemenza il cazzo di Alberto.

 

Si! Mi piaceva da morire vederla godere mentre spampinava il mio amico. Giovanna ha capacità straordinarie nel pompino e si mise a lavorare di buona lena. Gli leccava il glande e poi con la lingua scendeva lungo l’asta. Gli teneva le palle nel palmo di una mano, tornò su con la lingua, lo scappellò e piano piano infilò la cappella in bocca. Lo mordicchiò strappandogli qualche gemito di dolore e di desiderio. Alberto, con il volto disteso e gli occhi chiusi, sentiva l’orgasmo montare dentro, il sangue pulsare nelle orecchie al ritmo della pompa.

 

Chiusi gli occhi per un secondo, mille immagini, suoni e sensazioni mi attraversarono, volevo godere anch’io, ma fu Giovanna a prendere di nuovo l’iniziativa. “Ora, basta così! Voglio che mi prendiate insieme ….. contemporaneamente” disse.

 

Fece alzare Alberto, lo liberò dei pantaloni e lo spinse a sedersi sul divano con il cazzo in piena erezione, poi senza fermarsi nemmeno un attimo, sedette a cavalcioni su Alberto badando che il suo cazzo scivolasse nella figa. Così impalata, con i muscoli tesi come corde di violini e gemendo di piacere gli disse: “Scopami…… spingi il tuo cazzo duro dentro di me e scopami fino a riempirmi di sborra……non pensare a lui ….. a lui piace così……. non è la prima volta che mi lecca la fica mentre un altro uomo mi scopa e mi riempie di sborra.”.

 

Poi, rivolta a me: “Leccami il culo ……… leccamelo bene fino in fondo e quando sarà ben lubrificato ti voglio dentro di me, nel culo!”

 

Così feci e quando fu il momento, tra le urla di piacere di Giovanna e i gemiti di Alberto, appoggiai il glande sul buco di Giovanna che continuava a cavalcare il povero Alberto. Il buco era bagnatissimo e ben allargato. Non appena avvicinai il glande, scivolò subito dentro… non ce la facevo più…… Giovanna si sentì riempita davanti e dietro. I due cazzi stantuffano divisi da una sottile parete. È un attimo e sento la voce di Giovanna gridare stridula “Siii…siii, cosììììì …. veeengoooo”. Fu come il grido di attacco. Alberto ed io intensificammo gli sforzi pompando senza sosta. L’orgasmo ci travolse, a pochi secondi l’uno dall’altro. Alberto ed io le scaricammo in corpo il nostro contributo di sperma caldo e cremoso. Giovanna, piena e soddisfatta, si lasciò andare crollando esausta sul divano.

 

Dopo qualche minuto, liberata la figa e il culo si tirò in piedi e, senza infilarsi le mutandine, traballante, quasi non riuscendo a stare in piedi, baciò entrambi e ripulì con la lingua i nostri cazzi tramortiti.

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