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Racconti Erotici Lesbo

Il letto

By 26 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Era legata al letto, in modo che si potesse muovere ma non che potesse farlo più di tanto, era bendata e completamente nuda fatta eccezione per un corpetto con reggicalze che le dava un tono sensuale, lievemente impaurita ma silenziosa, un corpo meraviglioso alla mercé di chiunque fosse entrato nella stanza, un gioco eccitante a cui non aveva saputo resistere.
Accanto al letto c’era un tavolino, sopra di esso candele, miele, piume e un vibratore, gli oggetti erano stati lasciati lì per uno scopo, dovevano essere usati per provocarsi e provocare piacere, per prolungare il gioco allo spasimo o finirlo in modo veloce e potente, a discrezione puramente personale.
La porta si aprì, chi entrò non fece commenti su ciò che vide, rimase in silenzio e iniziò a togliersi i vestiti con calma, prendendosi tutto il tempo necessario all’operazione infine la ragazza sentì il letto che accoglieva l’altro corpo e cominciò a mordersi il labbro, in un misto di eccitazione e paura.
Una lingua le lambiva un capezzolo, con maestria, delicatezza, percorreva il perimetro dell’aureola lasciando scivolare la saliva per aumentare la sensazione di piacere, si alternava da un seno all’altro con il risultato di provocare gemiti e respiri sempre più profondi e un’inequivocabile umidità nelle parti intime.
La lingua leccò i seni per un po’, rendendo i capezzoli duri e dritti, la ragazza godeva e smaniava la libertà ma la persona artefice del godimento non aveva la minima intenzione di assecondare il suo desiderio e prese una delle piume appoggiate sul tavolo passandola poi, delicatamente, sulle labbra bagnate della prigioniera.
La piuma le percorse il corpo, nelle zone sensibili brividi di piacere improvviso facevano sobbalzare, una tortura dolce, uno stillicidio fra le sue gambe che chiedevano sesso, cercavano l’esplosione definitiva del piacere che non poteva arrivare così, non poteva venire, non con una piuma, una misera piuma.
Implorava di essere penetrata, desiderava sentire il suo sesso pieno e bagnato, voleva essere scopata e se fosse stata libera di sicuro si sarebbe avventata su chi la stava facendo godere così profondamente, per mangiare le sue labbra con baci pieni di passione, per mangiare il suo sesso senza ritegno, per diventare sua in tutti i sensi.
Ma era legata e non poteva in alcun modo liberarsi, questo la frustrava e la faceva bagnare sempre di più, un circolo vizioso piacevolissimo.
Sentì qualcosa sulla sua fica.
Subito riconobbe la sensazione di vischioso e le strappò un gridolino di godimento, le stava versando il miele lì.
La lingua stavolta si fece più seria e prese a leccarle il sesso, il miele rendeva l’operazione più lenta e profonda e non poté fare a meno di gridare tutto il piacere che stava provando, oscenamente, senza il minimo pudore chiedeva che la scopasse, con violenza, che diventasse sua per sempre ma l’unica risposta che riceveva era il rumore della lingua sulla sua fica bagnata.
La leccava profondamente, penetrandola e succhiandole gli umori, alternava dei baci alle leccate e ogni tanto un dito andava a stuzzicare il clitoride aumentando la sensazione di godimento.
Provò il primo orgasmo in modo devastante, l’aveva atteso così a lungo che le urla di piacere la portarono quasi a stordirsi, i polsi e le caviglie erano graffiati per la forza che aveva usato sui drappi con cui era stata legata e adesso giaceva esausta e sudata, sul letto, senza sapere chi le aveva fatto tutto ciò.
Non era finita.
Il ronzio del vibratore ruppe il silenzio dopo le urla.
Senza il minimo avviso lo sentì entrare, deciso ma con dolcezza, immediatamente il suo corpo reagì fremendo e godendo nuovamente, non aveva pace e la sua fica era di nuovo bagnata come prima, la lingua esperta si occupava del clitoride mentre il vibratore la scopava con forza e maestria.
Urla di godimento, ansimi di godimento, l’orgasmo arrivò potente e velocissimo, con un schizzo che bagnò la mano artefice di tutto quanto.
Finalmente sentì le braccia e le gambe libere dai lacci, era talmente stanca che non riusciva a muoversi, si tolse faticosamente la benda e nella penombra riconobbe una figura che conosceva.
La sua migliore amica era nuda di fronte a lei, gli occhi pieni di voglia, le labbra gonfie di desiderio, voleva godere.
Un bacio lunghissimo, nessuna parola, l’amica si stese sul letto e disse: “Legami”.

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