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Racconti Erotici Lesbo

Il Servizio

By 6 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Tornata a casa, Lucrezia si librò con un calcio degli stivaleti, si spogliò velocemente e si infilò sotto la doccia, ansiosa di liberarsi della stanchezza.
Il getto caldo la eccitava da sempre procurandole quella leggera sensazione di ebbrezza che precede la masturbazione.
E come non capirla? Chi scrive, mentre scrive, sente la stessa cosa.
Ma non c’era tempo.
C’era da fare un servizio fotografico.
Abituata all’autocontrollo, Lucrezia rimandò per la serata il piacere, magari in solitaria davanti a un bel DVD e si infilò le prime cose che trovò, dimenticando perfino la biancheria intima: un paio di jeans e una maglietta.
Il campanello suonò in quel momento. Alla porta Roberta, che aveva prenotato per un servizio.
Roberta aveva lunghi capelli rossi.”Belle tette, bel culo”, valutò Lucrezia che ormai si era ricomposta ed era pronta ad affrontare il lavoro, come sempre, senza alcun coinvolgimento.
Roberta aveva con s&egrave una valigia, piena di biancheria sexy, che rovesciò sul tappeto, mentre spiegava che le servivano foto molto hard per il suo blog erotico, soppesando con lo sguardo la reazione di Lucrezia che, intanto, si dava da fare per sistemare l’attrezzatura. Da vera professionista, nulla avrebbe potuto scomporla più di tanto.
Il suo occhio era l’obiettivo e la sua mente era concentrata sui dettagli affinch&egrave le foto riuscissero bene.
Roberta si spogliò e restò in completo nero classico: guepierre, calze a rete, giarrettiera.
Si accomodò sul divano bianco.
Allargò le gambe.
Cominciò a toccarsi, dicendo: “Ecco, possiamo iniziare”.
La fotografa cominciò a scattare, ma non pot&egrave fare a meno di notare, attraverso l’obiettivo che la donna era bagnata e che stava godendo davvero, concedendosi perfino il lusso di ansimare, con la magnifica bocca aperta. Notò anche, o meglio, sentì che lei stessa era fradicia dall’eccitazione, ma continuò a lavorare, accucciata davanti al treppiede, a gambe larghe, sperando che i propri umori non si vedessero attraverso i leggeri jeans che aveva indossato.
Roberta, ogni tanto, smetteva, per cambiare completo intimo e posizione, ma non smetteva di ansimare e di godere.
Davvero.
Lucrezia continuò così per quasi un’ora, senza sapere se l’altra avesse capito la sua eccitazione, cercando di trattenere il respiro che si era fatto sempre più eloquente.
Lucrezia era una solitaria, credeva di essere etero, eppure apprezzava e non poco i film erotici a sfondo lesbo, ma lo spettacolo che le si parava davanti era molto più di un film.
La sessione era giunta al termine.
La tipa non era venuta, o almeno le sembrava: doveva essere una professionista, forse un’attrice.
Lucrezia andò in cucina, preparò due cocktail leggeri e ne porse uno a Roberta, in silenzio, mentre la bellissima donna, si rilassava sul divano, ancora con in dosso l’ultimo completo bianco.
Si guardarono negli occhi e sempre senza dire una parola Lucrezia si sistemò sul divano, si aprì i pantaloni ed infilò le dita dentro, accarezzandosi il clitoride, toccandosi il sesso ormai zuppo di umori, con una passione e un desiderio che mai aveva provato.
L’altra si accese una sigaretta e si godette lo spettacolo, senza fare nulla, ma tenendo gli occhi fissi sulle mani di Lucrezia, che venne, venne e venne, urlando di piacere.
“Mi dia un colpo di telefono quando sono pronte le foto” disse Roberta chiudendo la porta.
Quella notte Lucrezia continuò a masturbarsi, ancora e ancora, incredula di fronte al computer con le foto della magnifica gatta, raggiungendo vette di piacere inimmaginabili.
Roberta chiamò per le due foto, e le due donne si misero d’accordo per il tardo pomeriggio.
Lucrezia non riusciva a darsi pace quel giorno, si aggirava per il suo studio inquieta e eccitata allo stesso tempo. Masturbarsi per lei era consuetudine, anzi, spesso organizzava delle serate dedicate all’autoerotismo, con tanto di lingerie e DVD, anche se spesso le bastava la fantasia. Toccarsi e godere davanti a quel pezzo di donna, bella e provocante era stata tutta un’altra storia, ancora non si capacitava di averlo fatto, nonostante si bagnasse ogni volta che ci ripensava e ci aveva ripensato spesso.
Si preparò indossando un completo bianco sotto e un abito trasparente sopra. Indossò delle scarpe col tacco a spillo, preparò due aperitivi e mise un po’ di musica per rilassarsi. Si stese sul divano. Il campanello suonò.
Roberta entrò vestita di nero, elegante e sinuosa, le sorrise, prese in mano il bicchiere e disse: “Possiamo vedere le foto sul tuo computer?”.
Così fecero, mentre la cliente stuzzicava la fotografa chiedendole quante volte si era eccitata e toccata nel guardarle, e quante volte era venuta. Diceva tutto questo nell’orecchio di Lucrezia, senza sfiorarla. La donna si sentiva svenire dal desiderio, ma proseguiva a far scorrere le immagini sul monitor, mentre la bella modella apprezzava il lavoro.
Finito di guardare i ritratti, fecero il bis dell’aperitivo e si guardarono negli occhi a lungo, poi Roberta disse: ” Sdraiati sul letto e toccati”.
Lucrezia si sedette, allargo le gambe e cominciò a toccarsi mentre l’altra la guardava, fumando una sigaretta. Era rimasta in piedi, e guardava la scena con soddisfazione e apparente freddezza. Quando Lucrezia venne, lei sorrise, lasciò sul tavolo i soldi e se ne andò dicendole che presto l’avrebbe richiamata. Lucrezia si alzò, prese il telecomando e guardò il suo dvd preferito facendo scorrere le mani su tutto il corpo, dapprima dolcemente, poi arrivando al clitoride con delicatezza e poi con forza, immaginando che non fossero le sue dita ma i baci di Roberta. Si interruppe prima di procurarsi il piacere che la fece urlare, solo per mandare un messaggio all’oggetto dei suoi desideri. Esso diceva “sto venendo ancora e ancora e ancora, mia bellissima troia”.

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