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OrgiaRacconti Erotici Lesbo

La festa in maschera

By 29 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Fui invitata ad una festa in maschera, dove il tema era abbastanza chiaro: le provocazioni delle maschere.
Solitamente non sono il tipo da feste mascherate e nemmeno di provocazioni, ma complice il periodo nero che stavo attraversando decisi di partecipare.
Scartai alcuni abiti o troppo audaci o troppo puritani.
Troppo semplice vestirsi da prostituta o da scolaretta o da cameriera: lo stereotipo delle donne oggetto nella fantasia (o meglio nei pantaloni dei maschi) è sempre lo stesso. Una donna in abiti succinti e provocante: una lolita da mangiare prima con gli occhi e poi con il resto.
Mi ricordai delle mie prime fantasie erotiche quando ripensavo ai supereroi mascherati e decisi che la provocazione primaria di una maschera è quella di nascondere. Quindi meglio di tutti l’abbigliamento da super-eroe in grado anche di nascondere l’identità.
Optai per Cat-Woman.
Mi procurai il necessario e con un po’ di fantasia ed un po’ di ritocchi ottenni l’effetto sperato. Camicetta nera con disegnati dei graffi felini e pantaloni aderenti con tanto di coda e qualche strappo reale a far vedere le mie gambe nascoste anche da dei collant strappati a dovere in qualche punto…strategico. Stivali alti alla coscia, di pelle, con tacco 12. Guanti aderenti con unghie finte ma efficaci quel tanto che basta ed, ovviamente, la classica maschera della donna felino. Sicura di me e delle mie possibilità di autocontrollo decisi di apporre una modifica ai pantaloni creando una fessura che partiva dal mio culetto e finiva dopo la mia passerina. Con la coda che copriva e non copriva l’effetto era assicurato. Mi recai cosi alla festa ed appena entrata mi trovai in un mondo fantastico: un diavolo a braccetto di un angelo, una coniglietta che saltellava allegramente accanto ad un cow boy, un soldato accompagnato da una fatina…. Tanti vestiti molto belli ed anche molto erotici. La sala dove si svolgeva la festa era un grande open-space. Sul fondo c’era la pista da ballo o per le esibizioni e gli intrattenimenti con tutt’attorno una serie di specchi e di fronte al palco una grande quantità di divanetti e poltrone su cui adagiarsi per guardare i ballerini. Su un lato il bar mentre al fondo della sala c’erano dei grossi tavoli con il buffet. Le musiche diffuse erano le solite musiche allegre e coinvolgenti delle feste mentre le luci stroboscopiche ed i faretti creavano una calda atmosfera nella sala. Alcuni laser proiettavano in continuo movimento simboli e scene erotiche. D’altra parte il tema della festa era chiaro e quindi non c’era da stupirsi… chiunque partecipava a questa festa sapeva cosa doveva aspettarsi. Mi accomodai sullo sgabello del bar lasciando la mia coda a penzolare lascivamente e chiesi un Martini. Lo sorseggiai osservando gli altri intervenuti alla festa. C’erano veramente molte maschere originali e provocanti. Come supponevo c’era una abbondanza di scolarette e di camerierine più o meno vestite, alcune fatine ma comunque potevo osservare una grande quantità di maschere differenti. Anche per gli uomini l’assortimento era vario anche se ovviamente l’abbigliamento per gli uomini è sempre meno sexy e provocante di quello per le donne e comunque, meno vario. Qualcuno (tipo un cow-boy ed un rambo) erano a torso nudo mettendo in mostra degli splendidi pettorali. Altri erano vestiti normalmente…magari il loro travestimento era quello di vestirsi elegante per uno che tutto il giorno lavora in cantiere. Non mancavano ovviamente, gli zorro, i pirati, un paio di poliziotti, alcuni indiani e via dicendo. Era proprio un bell’assortimento.

Mi colpii una piratessa veramente sexy che stava ballando con Robin Hood. Ballava in un modo estremamente arrapante muovendo il suo splendido sedere in maniera molto provocante e stuzzicando continuamente la patta di Robin Hood con la sua sciabola. Mi sentii ipnotizzata da questa piratessa e cercai di raggiungerla in pista… volevo partecipare anche io al suo ballo. Iniziai a girare intorno a loro con fare da gatta artigliano qua e la dove riuscivo e non disdegnando di artigliare anche chi mi era accanto. Misi le mani sul pacco del pompiere che era dietro di me e subito sentii il suo cazzo indurirsi. Lui si girò e mi strinse a se scendendo con una mano sotto la mia coda….io avevo sempre la mano in mezzo alle sue gambe e quando si accorse che la mia fica era nuda sentii il suo uccello sussultare. Poi di colpo fui afferrata per le spalle e gettata a terra. In un misto di sorpresa e di paura vidi un favoloso Batman in piedi sopra di me. Maschera, mantello, calzamaglia, guanti e niente sopra. Arrivata con lo sguardo ai suoi occhi vidi dentro di essi una luce lussuriosa ed un sorriso a metà tra il malvagio e il complice….mi potevo divertire. Ridiscesi con gli occhi e quando arrivai all’altezza del suo cavallo notai che sicuramente era ben dotato.  Trattandosi del mio nemico storico, sicuramente tutti si aspettavano  una bella lotta ed io cercai di non deludere le aspettative anche perché comunque ero incazzata dal fatto che mi aveva distolto cosi prepotentemente dal pompiere, dalla Piratessa e da Robin Hood. Cercai di farlo cadere ma ovviamente la sua forza era superiore alla mia. Lui mi si mise sopra e mi immobilizzò con le braccia e le mani aperte. Cercai ancora di divincolarmi usando i miei artigli ma la sua presa era decisamente forte. Lui si abbassò verso di me e mi sussurrò:

“Sei proprio una bella figa. Giochiamo?”

Potete immaginare la mia sorpresa e la mia eccitazione. Mi fece quindi rotolare finendo lui spalle a terra ed io sopra di lui. Lo fece in un modo cosi naturale che sembrò realistico…. Potevo aver preso il sopravvento su di lui Mi trovai quindi sopra di lui e lui guardando di lato mi disse:

“complimenti avevo proprio ragione: non solo sei una bella figa, ma hai anche una gran bella fica”.

Tutto d’un tratto mi ricordai degli specchi. In quella posizione sicuramente tutti mi stavano ammirando per bene…. Mi sentii bagnare di colpo. Lui si liberò della presa e mi mise le mani sul culo spalancandomi ancora di più. Gli sussurrai quindi: adesso gioco io e tu perdi! E cosi facendo finsi di colpirlo al capo e gli dissi di fingere di essere svenuto. A quel punto mi sedetti letteralmente sulla sua faccia ed iniziai a graffiare il suo corpo…arrivato agli slip gli tirai fuori il cazzo che si mostrò bello eretto. Mi guardai in giro e vidi che parecchi stavano assistendo al nostro show e che tanti erano già eccitati. Vidi parecchie mani intrufolarsi sotto le gonne e molte lingue infilarsi in altre bocche. Notai vicino  a me la piratessa di prima ed accanto a lei una meravigliosa cappuccetto rosso. Chiesi a loro di immobilizzare le gambe di Batman mettendosi bene in mostra al pubblico. Avevo infatti scelto due tra le ragazze con la gonnellina più corta in maniera che quando si fossero inginocchiate  tutti avrebbero potuto ammirare le loro grazie. Inoltre i loro vestiti erano parecchio scollati ed io potevo invece ammirare le loro tette. Mi dedicai a quel punto all’uccello di Batman ed inizia a leccare con calma tutta l’asta fino alla punta e poi una volta giunta alla vetta ricominciavo. Mi sentivo come se con la mia lingua dovessi far salire lo sperma dai coglioni fino alla cappella. Mi immaginavo la mia lingua come una calamita per la sborra che con le mie leccate la aiutava a salire per poi fuoriuscire maestosa dalla cappella violacea dell’uccello. Mi soffermai poi a dare dei piccoli colpetti alla cappella mentre il mio Batman (ovviamente ben sveglio) si godeva tutto questo. Mi guardai negli specchi a bordo pista. Vedevo nello specchio la mia lingua che solleticava la cappella dello sconosciuto e la mia immagine celata dietro la maschera della donna gatto. Era una sensazione eccitante. Nemmeno io sapevo chi era quella troia che stava succhiando cosi avidamente il cazzo a Batman. Poi mi sentii generosa e chiesi alle mie amiche se ne volevano un po’ anche loro. Tre lingue si avvilupparono tra loro avendo come ostacolo un cazzo che ovviamente era percorso in ogni suo centimetro da una lingua diversa. Un favoloso pompino a tre credo sia irresistibile per qualsiasi uomo.…. Ed infatti Batman sborro copiosamente. Un magnifico getto sali verso l’alto come una erotica eruzione per poi ricadere su di noi che ci affrettammo a pulire per bene. Notai che gli invitati alla festa avevano apprezzato e che altri ci stavano imitando. Zorro stava leccando la fica di Heidi, mentre la cameriera pompava ferocemente il cazzo  di un torero. Un marinaio stava scopando un infermiera mentre due scolarette erano intente a leccarsi ben bene la fica. Avevo dato il via ad un bello spettacolo ma la colpa era di Batman. Non sapevo chi era ma il suo uccello mi era proprio piaciuto. Nel frattempo la musica aveva continuato ad essere diffusa e qualcuno ricominciò a ballare in attesa delle 23 quando sarebbero iniziati gli spettacoli. Ballammo ancora trasformando il più classico dei balli di gruppo, il trenino, in una sorta di palpeggiamento collettivo. Ognuno doveva mettere le mani dove voleva ed accettare che a lui o lei fosse fatto lo stesso. Io mi ritrovai con davanti una splendida regina di cuori a cui arpionai con forza le stupende tette imprigionate in un top a balconcino. Dietro di me un moschettiere aggancio il suo vagone al mio infilandomi un paio di dita nella fica ed in curva si agganciava meglio piantandomi anche un dito nel culo. Gli strattoni continui che sentivo ed il vedere tutto questo spettacolo di mani che ricercavano e davano piacere mi fece arrivare all’orgasmo mentre stavo ballando. Non mi era mai successo ma inondai la mano del moschettiere dei miei umori.

Arrivarono le undici e gli organizzatori ci chiesero di metterci comodi sui divani per assistere ai vari spettacoli. Le regole erano semplici e chiare: non si poteva interagire con gli attori sul palco se non espressamente richiesto, mentre si poteva tranquillamente interagire fra il pubblico. Alla fine di ogni esibizione era OBBLIGATORIO cambiare di posto.

Prendemmo posto ed io mi sedetti in un divano con alla mia destra Zorro ed alla sinistra Top -Gun. Iniziarono dunque gli spettacoli.

Per primi entrarono in scena una coppia di poliziotti: lui con pantalone lungo e camicia blu con alamari aperta sul petto leggermente villoso e lei con una mini mozzafiato, camicetta azzurro annodata appena sotto il seno e con una scollatura molto generosa, calze a rete ed un paio di stivali appena sotto il ginocchio.

 

 

 

Entrambi ovviamente con il cappello di ordinanza. Iniziarono a passare in mezzo al pubblico effettuando qua e là qualche sporadica perquisizione che altro non era che un palpeggiamento nelle zone più nascoste. Poi puntarono decisi in direzione di una strega seduta su uno dei divanetti e senza tanti riguardi l’uomo la fece alzare, le mise le mani dietro la schiena e la ammanettò. Poi arrivò anche la donna ed insieme la portarono al centro del palco. La strega era vestita con il classico cappello, calze a rete e scarpe con il tacco, una specie di tunichetta nera con cintura dorata a manica lunga e sfrangiata ai polsi e poco più sotto al sedere. L’uomo iniziò l’interrogatorio accusando la strega di essere una jettatrice ed autrice di furti mentre lei si difendeva dicendo che era si una strega ma una di quelle buone. Iniziò a colpire sonoramente la donna con dei forti sculaccioni sul sedere, poi abbassò la profonda scollatura della tunica liberando le tette della strega e pizzicandole i capezzoli. Dal pubblico si levò un mormorio di eccitazione. Tutti sapevano cosa sarebbe successo durante quegli spettacoli, ma vedere le tette fieramente esposte e maltrattate della strega creò una scossa tra gli spettatori. L’urlo della strega fece intervenire la poliziotta che come nelle migliori tradizioni (il poliziotto buono e quello  cattivo) si mise a recitare la parte della buona prendendo amorevolmente in bocca i capezzoli della strega e leccandoli per diminuire il dolore provocato dal maschio. L’urlo della strega si trasformo in una specie di mugolio che evidentemente il poliziotto non gradi perché si tirò fuori l’uccello lo mise in bocca alla strega mentre la poliziotta per consolarle le sussurrava qualcosa nelle orecchie e ne approfittava per succhiarle i lobi. L’uomo continuava a violare la bocca della strega le cui labbra sapientemente disegnate da un rossetto nero iniziavano a luccicare delle prime gocce di sperma che le fuoriuscivano dalla bocca. La collega nel frattempo aveva iniziato a massaggiare il bel culetto della strega da sotto la sua minuscola gonna, mentre il pubblico mostrava di gradire questo spettacolo. Il poliziotto prese allora la strega e le sollevò la gonna mostrando a tutti che sotto di essa la strega non indossava mutandine, la prese con forza e la gettò a terra ed in un istante il suo cazzo scompari nella sua fica già bagnata. La poliziotta si chinò allora a baciarla sulla bocca in maniera che il pubblico potesse vedere lo spettacolo del culetto sodo della tutrice dell’ordine mascherato da un minuscolo tanga. Il poliziotto continuava a penetrare la strega che ormai era al culmine del piacere e si contorceva e gridava oscenità inconsulte. La poliziotta per farla tacere si sposto con una mano il suo tanga facendo ammirare a tutti la sua fica vogliosa e si sedette sulla faccia della strega che inizio a leccarle avidamente il clitoride. Lo spettacolo fini con una sborrata colossale del poliziotto sulle tette della strega che con la sua lingua sapiente regalò un orgasmo alla poliziotta. Le luci si spensero nel momento in cui la strega era immobilizzata a terra con la faccia coperta dalla vulva della donna poliziotto ed il cazzo dell’uomo ben piantato nella fica e con i due tutori dell’ordine che per sugellare l’arresto si scambiarono un profondo bacio continuando ad immobilizzare la strega con i loro corpi.

 

I fischi di approvazione del pubblico furono zittiti da una musica country che si levò nell’aria ed all’apparire in scena di un cow boy ed una cow girl. Il ragazzo indossava ovviamente i classici stivali ed il cappellone da cow boy ed era a torso nudo, mentre la ragazza dai lunghi ricci castano chiari indossava oltre al cappellone ed an magnifico paio di stivali, un top in pelle scamosciata, una micro gonna sfrangiata e, nel medesimo materiale, due  fasce sfrangiate all’avambraccio. Era veramente intrigante Come nello stile classico del west, il loro spettacolo fu subito deciso e senza inutili perdite di tempo. L’uomo si presentò di fronte alla donna e le mise con decisione una mano sulle rotonde chiappe e poi si lasciò andare su una sedia con una posa provocatoria e lussureggiante allo stesso tempo. La ragazza si mise in mezzo alle sue gambe e gli tirò fuori l’uccello dai pantaloni e si sedette a cavalcioni dell’uomo senza tanti complimenti iniziando una cavalcata che ricordava davvero le cariche di cavalleria dei film. I rumori prodotti dalle labbra della fica di lei che sbattevano con forza sulle cosce del suo compagno erano molto ma molto stimolanti e contribuivano a fare in modo che tra il pubblico qualche mano frugasse in mezzo alle gambe del proprio vicino o vicina. La cavalcata della ragazza era decisamente focosa ed i gemiti che uscivano dalle sue labbra si mescolavano ad i sospiri del ragazzo. Poi lei si rialzò e si mise a quattro zampe facendo ammirare la sua fica luccicante al pubblico che apprezzò con un applauso. L’uomo allora le sali sulla schiena come fosse un cavallo. Vederlo seduto sulla schiena di lei con il cazzo fieramente eretto era una visione paradisiaca per tutte le ragazze del pubblico. Lui poi si rialzo ed in un colpo solo sfondò il culo della cow girl assestando alcuni colpi decisi sottolineati dalle urla di godimento di lei che sollevò una mano da terra e prese a sgrillettarsi con foga la fica per portarsi vicino all’orgasmo che arrivò puntuale quando il cow boy con il suo cazzo piantato nel culo della sua collega si sollevò in tutta la sua potenza come fosse uno stallone di razza ed assestò un colpo deciso inondando il buco della ragazza di sperma. In quel medesimo istante l’orgasmo arrivò anche alla ragazza e l’unico braccio che la sosteneva (l’altro era impegnato a sditalinarsi) cedette e lei si accasciò al suolo come un cavallo domato. Il ragazzo lanciò allora il suo cappello tra il pubblico con un grido di trionfo sottolineato dagli applausi scroscianti del pubblico.

 

Fu la volta di una ragazza che si presentò con un mini abito bianco, realizzato in micro rete e con una semplice e gradevole minigonna. Il tutto corredato da scarpe ovviamente con tacco alto. Si presentò al pubblicò come una massaggiatrice professionista e spiegò la differenza fra l’infermiera comune e lei che aveva una specializzazione in manipolazione applicata. Ci disse che aveva bisogno di un ragazzo per poterci spiegare le varie tecniche e siccome i volontari erano ovviamente molti scese lei tra il pubblico e prese come cavia un ragazzo distinto. Lo fece spogliare dietro un paravento e quando fu pronto fece puntare un solo faro sul paravento medesimo. Il ragazzo usci dal nascondiglio ed un mormorio di approvazioni usci dalle bocche delle ragazze: indossa un completo composto da boxer e t-shirt mimetica. Niente male!!!! La ragazza si sedette quindi alla scrivania e prese una cartellina medica per iniziare a compilare il referto. Si inginocchiò di fronte a lui e con i denti abbassò gli slip e misurò il cazzo del paziente ancora a riposo annotandolo con diligenza sulla cartella. Prese poi a manipolarlo per alcuni minuti con movimenti semplici e costanti annotando le variazioni di misura. Mise una mano in mezzo alle gambe del ragazzo per massaggiare il suo sedere tonico e poi iniziò a leccare la cappella con piccoli colpi di lingua intervallati da una passata decisa su tutta l’asta ogni tanto. Il cazzo iniziava a reagire e lei con estrema professionalità, prendeva nota di ogni cambiamento nelle dimensioni. Poi ingoiò decisa tutta l’asta aspirando con forza ed iniziando un pompino mozzafiato. Dopo un paio di minuti si staccò sorridendo e si complimentò per le razioni e per le misure raggiunte. Disse poi che doveva misurare a riposo e prese in mano il cazzo del ragazzo e lo portò a spasso per tutto il palco come se il suo uccello fosse un guinzaglio. Scese poi fra il pubblico per farlo ammirare a tutte le ragazze presenti. Ad un paio di esse diede anche la possibilità di dare un bacio a quella cappella turgida. Poi risalì sul palco e riprese le misure, poi con un occhiata maliziosa si inumi il pollice della mano e prese a sfregarlo sulla cappella vogliosa. Le misure del cazzo in oggetto erano ormai quasi da record ed i fischi di approvazione del pubblico incitavano la massaggiatrice ad andare oltre. Allora iniziò a segare quell’arnese con due mani e poi prese nuovamente a leccarlo con avidità fino a che questo non fu sull’orlo di sborrare. Prese allora un contenitore e lo mise davanti alla cappella e diede un paio di colpetti al cazzo in modo che questo iniziasse a far fuoriuscire la sborra che raccolse nel contenitore apposito. Quando fu finito tutto, pulì per bene la cappella, controllò il contenuto del campione prelevato si liberò le tette e glielo versò sopra massaggiando con voluttà i suoi seni. Ringraziò con galanteria il paziente e si congedò dal pubblico.

Subito dopo fu la volta di un capo indiano vestito come da tradizione: giacca sfrangiata in pelle, pantaloni con legacci ai lati, mocassini, copricapo di piume e trucco da battaglia. Entrò facendo la tipica danza del ringraziamento indigena, rivolta a madre natura per ringraziarla e imbonirla per i raccolti a venire. Le luci si fecero soffuse e si accese un grande falò coreografico in mezzo alla scena e poi da dietro le quinte sorse la luna ed illuminata da essa apparve lei, Madre Natura: una splendida ragazza dai lunghi e fluenti capelli biondi, un seno sodo ed abbondante, due fianchi prorompenti. Era scalda e nuda, coperta solamente di un velo trasparente. L’indiano si avvicinò a lei sempre danzando e prese a ballare intorno a lei. Iniziò ad accarezzarle tutto il corpo’ prima con gesti ampi e distanti descrivendo attorno alla figura femminile degli ampi cerchi con le mani e poi, a poco a poco, avvicinandosi sempre di più fino a toccarla. Il romanticismo del popolo pellerossa scaturiva da questa danza anche se l’atmosfera era comunque elettrizzante. Continuò a percorrere tutto il corpo della donna con le sue forti mani. L’atmosfera era carica di magnetismo. Le sapienti mani dell’indiano accarezzavano ogni centimetro della pelle della donna. Lui si mise seduto ai suoi piedi come solo gli indiani sanno fare ed iniziò a sfiorare ogni millimetro di pelle del corpo della ragazza senza neanche mai avvicinarsi alle zone erogene, ma riuscendo a creare una eccitazione indescrivibile. Tutto il pubblico era come in estasi e la ragazza era visibilmente eccitata pur senza averne apparentemente motivo. Dopo oltre dieci minuti di questi massaggi il corpo della ragazza era completamente inerme e si beava di ogni minimo movimento dei sapienti polpastrelli dell’uomo. Questi si alzò e baciò con passione la donna e le accarezzò con sapienza il seno. Bastò questo nuovo contatto a far sciogliere definitivamente Madre Natura ed a regalarle uno spasmo di piacere che non si sarebbe detto possibile considerando che non le aveva neppure sfiorato la sua vagina. La luna dietro di loro tramontò ed essi abbandonarono la scena mentre’ il pubblico rimase muto come rapito in un estasi di piacere sovrannaturale.

Quando le luci si riaccesero c’era un banco con seduta una splendida studentessa. Credo non ci sia nemmeno bisogno di descriverla: Minigonna scozzese, camicetta, calzine e scarpe di vernice con il tacco. Subito dopo entrò quello che doveva essere il professore: un distinto signore in abito gessato con cravatta bordeaux e camicia bianca. Chiamò l’allieva alla lavagna e le chiese di spiegare al pubblico come si fa un pompino. La ragazza divenne tutta rossa e cercò di farfugliare qualcosa ma non era molto brava con le spiegazioni. Allora il professore benevolmente si tirò fuori il cazzo dai pantaloni e le disse che poteva fare pratica spiegando man mano che procedeva. La lezione prese decisamente un’ altra piega e la allieva si dimostrò molto preparata e diligente. Iniziò a spiegare a voce alta e ben chiara ogni cosa.

‘Ecco, vede, disse, prima si deve prendere in mano l’uccello per fare in modo che acquisti una certa consistenza manipolandolo e segandolo con una o due mani alternando le varie prese e variando anche la pressione di presa e la rapidità di esecuzione’. E subito mise in pratica quanto spiegato dando dei colpi lenti all’uccello del professore alternandoli sapientemente con qualche breve e deciso colpetto.

‘Poi si deve iniziare a leccare la cappella con piccoli colpi e poi intervallare ogni tanto passando sull’asta’cosi!!! E dovete ricordare che mentre leccate il cazzo del vostro uomo a lui piace sentirsi dominato da voi, quindi anche se siete dolci fategli capire che è vostro: guardatelo negli occhi mentre con la lingua gli leccate tutta l’asta partendo dalle palle fino alla cappella. Quando poi iniziate a vedere qualche goccia, allora è il momento di prendere tutta la cappella in bocca e poi di cominciare ad ingoiare tutto l’uccello. Sarete veramente delle pompinare di gran classe, quando riuscirete a mescolare tutti questi movimenti e questi piccoli trucci. Quando vi sentirete la fica fradicia mentre lo succhiate e quando sarete capaci di accendere il desiderio del vostro lui attraverso la vostra lingua e le vostre labbra. Ogni tanto fermatevi e continuate con qualche leggero colpetto di mano, in questo modo sentirete anche quando arriverà l’orgasmo e quando finalmente gli schizzi fuoriusciranno dalla cappella capirete di aver fatto un ottimo lavoro e potrete ammirare lo spettacolo di una bella sborrata. Aiutatelo segandolo un po’ con le mani e poi pulite per bene tutto quello che è rimasto sulla cappella’ ecco cosi professore bravo. Mi faccia vedere come schizza bene’.

Ed un getto copioso di sperma colpi la ragazza che continuò a complimentarsi con il professore ed a gongolare per l’ottimo risultato. Il professore non aveva ancora finito di godere che in classe entrò la sua collega: calze nere autoreggenti, gonna al ginocchio con vistosissimo spacco laterale e camicetta bianca annodata sul seno. Un paio di occhiali le davano un aria nel contempo seria ma porca. Si sedette sulla cattedra e spalancò le gambe facendo ammirare al pubblico la sua fica. Sotto la gonna infatti non portava le mutandine. Guardò la ragazza e disse:

‘con il pompino mi sembra te la cavi bene ma vogliamo vedere se sei anche brava a leccare una fica’.

‘Oh..ma’ non l’ho mai fatto e non l’abbiamo ancora studiato’ disse timida la ragazzina.

‘Bene, bene, bene’ -‘ disse severa l’insegnante ‘ ‘ a succhiare cazzi sei preparatissima e tieni addirittura lezione mentre non hai idea di come si lecca una fica? Forza. Inginocchiati in mezzo alle mie gambe che ti insegno’

‘La studentessa ubbidiente si inginocchio in modo che il pubblico potesse vedere il suo bel culetto che spuntava da sotto la minigonna e l’insegnante prese a spiegare l’argomento in maniera talmente accalorata che il pubblico si zitti per ascoltare la lezione.

‘Vedi’ – disse,- ‘ in un certo senso è la stessa cosa che fai con il maschio: devi eccitare, creare desiderio e dare piacere. Inizia spostando delicatamente le grandi labbra ed ammirando quelle piccole. Adesso leccale un pochino e poi allargane la parte superiore fino a trovare il grilletto. Quando tocchi una fichetta devi farlo con il dito bagnato ma non toccare mai il clitoride: lavora intorno! Avvicinati alla fica lentamente. Le donne amano essere stuzzicate anche più degli uomini. La parte interna della coscia è il punto più tenero. Leccala, baciala, dipingi con la punta della lingua. Avvicinati pericolosamente alla figa e poi allontanati. Adesso separa le grandi labbra con la lingua e appena le si è aperta, passa la lingua su e giù tra le pieghe della sua carne. Allontana delicatamente le grandi labbra e batti la lingua contro il clitoride, incappucciato o meno e fallo rapidamente. Quando avverti che si sta avvicinando l’orgasmo, raccogli le labbra a formare una O e prendi il clitoride in bocca. Incomincia a succhiare delicatamente e guardala in viso per vedere come reagisce. Non a tutte questo piace e quindi devi fare attenzione ma, se lo sopporta, comincia a succhiare più forte. Non fermarti assolutamente! Se succhi il clitoride puoi anche provare a scoparla contemporaneamente con le dita. Quando il primo orgasmo comincia ad attenuarsi, premi la lingua sotto il clitoride, coprendo la punta con le labbra e muovi la lingua avanti e indietro. La voce della professoressa era sempre più rotta dall’eccitazione perché la ragazzina stava imparando proprio bene ed in fretta. Se hai le dita dentro, muovile un poco adesso, però delicatamente, perché proprio adesso è tutto più sensibile. Quando avrai imparato bene tutto questo’ riuscirai a provocarle orgasmi multipli. COSI!!! BRAVA!!!” urlò l’insegnate e premette con forza la bocca della ragazza sulla sua fica. Poi le sollevò la testa e le mise avidamente la lingua in bocca per riprendersi un po’ del suo nettare che le aveva appena regalato. Il pubblico eccitatissimo da quella lezione teorico-pratica proruppe in una ovazione e praticamente tutte le fiche della sala erano lavorata da una o più mani che si insinuavano nelle fessure regalando piacere. A quel punto entro il solito studente sbarbatello e timido che si ammazza di seghe guardando le ragazze in bagno. Si notava il grosso rigonfiamento all’altezza della patta. La professoressa prese dal cassetto della scrivania un grosso dildo e lo diede alla ragazza dicendo:

‘Per essere promossa devi superare anche l’esame di autoerotismo. Siediti sulla sedia e fai scoppiare il cazzo a quel verginello’. La troietta non se lo fece ripetere due volte: con delle movenze al limite dell’osceno se ne andò ancheggiando verso la sedia mettendo in bella mostra le sue grazie e simulando un pompino con il suo cazzo finto. Spalancò le gambe ed iniziò a toccarsi la micetta ormai inondata dalla eccitazione della lezione appena terminata e si massaggiò voluttuosamente le labbra della fica infilandosi poi due dita dentro sempre con il dildo piantato in gola. Poi se lo tolse e si poterono notare distintamente alcune tracce della saliva che luccicavano sul giocatolo. Se lo infilò bene in mezzo alle gambe con un gemito di piacere ed iniziò a stantuffarsi la fica con foga: aveva proprio bisogno di un uccello che la soddisfacesse. Ci pensò il professore che si mise davanti a lei con il cazzo eretto e guardò lo studente apostrofandolo:

‘non sei nemmeno capace di prenderti una troia servita su un piatto d’argento? In queste lezioni si deve scopare. Fotti la professoressa altrimenti verrai bocciato’. Il ragazzo si avvicinò timidamente alla professoressa che gli tirò fuori l’uccello dai pantaloni e se lo mise in bocca, mentre il professore tolse il dildo dalla fica della sua allieva e lo sostituì con il suo uccello ben eretto ed iniziò a scoparla con decisione. Nel frattempo l’allievo aveva preso coraggio e si era messo a succhiare le tette della professoressa per poi scendere a leccarle la fica. Ma lei si rialzò subito e si girò appoggiando le mani sulla cattedra e spingendo indietro il suo culetto e mostrando la sua fica pulsante.

‘Scopami!’ ordinò al ragazzo e questi, finalmente, ubbidì. Il professore si fece passare le mani della ragazza intorno al collo ed in questo modo la sollevò portandola, sempre con il suo cazzo bene in fondo alla fica, sulla scrivania accanto alla prof. In quel momento c’era quindi la prof. in piedi che veniva riempita dal suo studente e la ragazza appoggiata di schiena scopata con forza dal suo insegnante. Era naturale che le due femmine iniziassero a baciarsi avidamente ed a palparsi le tette reciprocamente. Poi entrambe si inginocchiarono prendendo in bocca gli uccelli dei rispettivi compagni e da brave amiche scambiandoseli ogni tanto oppure aiutandosi. Fu cosi che ad un certo punto le due troie stavano pompando insieme il cazzo del ragazzo mentre il professore si masturbava lentamente, poi fu la volta della ragazza a succhiare il suo compagno mentre la prof si mise a pompare il suo collega. Poi si sdraiò a gambe larghe sulla scrivania e si fece prendere. Lo spettacolo si concluse con un doppio getto di sborra che inondò le tette delle due donne. Il pubblicò mostrò di apprezzare molto. Io intanto ero andata a sedermi accanto ad una splendida ragazza vestita da sposina ed eravamo intente a sgrillettarci reciprocamente.

A quel punto entrò in scena Cappuccetto Rosso. Vestita con una bella gonnellina corta rossa con sotto gonna in pizzo, scarpe basse da brava bambina, corpetto in pizzo sormontato da uno in velluto stretto sotto al seno da legacci e l’immancabile mantellina rossa. Iniziò ad aggirarsi per il bosco cercando la strada per la casa della nonna, ma evidentemente era entrata nella favola sbagliata perché si trovò di fronte ad un centurione romano. Questi, vestito di tutto punto, compreso di spada ed elmo le chiese dove stesse andando una cosi bella ragazza. Cappuccetto rispose che cercava la nonna ma che si era evidentemente persa nel bosco e non voleva incontrare il lupo cattivo. Allora il centurione le disse che se lei lo avesse soddisfatto, lui l’avrebbe protetta. Cappuccetto Rosso non se lo fece ripetere ed infilò prima la sua mano e poi tutta la testa sotto la tunica del romano. Il fatto che stesse facendo un pompino celato agli occhi di tutti creò una situazione nuova nello spettacolo…. Fino ad ora era stato tutto in mostra e questa situazione riportò ai sotterfugi dei bambini ed alla bellezza dello spiare le situazioni indiscrete. Infatti lo show fu applaudito anche perché si capiva che cappuccetto rosso era veramente brava. Si intuiva che sotto la tunica si dava dando da fare in maniera egregia e quando riemerse sorridente e con qualche traccia di sperma sulle labbra strappò un applauso convinto al pubblico. Nel nuovo cambio di posto intanto io mi misi a fianco di una ragazza vestita da chef con grembiulino e top a scacchi mentre dall’altra parte si accomodò un bel poliziotto. Mi trovai ad essere perquisita mentre la cuoca iniziò a pompare l’uccello del poliziotto.
Nel frattempo sul palco era salita una Odalisca ed aveva iniziato a ballare sinuosamente. Il fatto che avesse il volto coperto era ancora più intrigante. Aveva un reggiseno e lunghe maniche e pantaloni completamente trasparenti. Non c’è bisogno di aggiungere che la sua fichetta in trasparenza era qualcosa di meraviglioso da vedere. La raggiunse un moschettiere  nel classico abito dei difensori del Re. E si avventò contro la danzatrice accusandola di essere una miscredente e di commercializzare il suo corpo e che per questo avrebbe dovuto essere punita. Ciò detto prese la donna ed attraverso lo spacco laterale dei pantaloni iniziò a massaggiarle le labbra della fica fino a raggiungere il clitoride. Poi con la sua spada squartò i suoi pantaloni facendoci ammirare le splendide chiappe e si mise a leccarle per bene il buchino. Continuò a massaggiare la fica ed il culo dell’Odalisca ordinandole di continuare a muoversi ed a ballare. Si mise a leccarla voluttuosamente in mezzo alle gambe e poi prese a lavorarle la micetta con due dita, dapprima lentamente e poi sempre più forte mentre i movimenti di bacino tipici delle danze arabe aiutavano senz’altro le sue dita ed entrare meglio dentro la vulva. Poi aumentò il ritmo e la ragazza inondò di umori la mano del moschettiere. Nello stesso istante lo schizzo del poliziotto colpi in pieno viso la cuoca seduta accanto a me.
La scena successiva vide salire sul palco un militare in mimetica. Al posto della giacca aveva una canotta smanicata aderente mentre i pantaloni erano di quelli apribili tipo strip-teese. Al suo fianco sali una ragazza  con un vestitino mimetico con gonna corta ed ampia. L’uomo iniziò le domande di rito per l’incorporamento. Nome, Cognome, luogo e data di nascita, misure del seno, numero massimo di orgasmi raggiunti in una scopata, numero di cazzi posseduti in una sera, capacità di prenderlo anche nel culo ecc. Ovviamente le ultime domande ci sembrarono un po’ fuori dall’ordinario ma la ragazza si dimostrò collaborativa e rispose a tutte le domande con diligenza. Chiese poi alla ragazza:
“Sai pompare un uccello?”
Lei, ovviamente, rispose di si e lui, tirandoselo fuori dai pantaloni, disse semplicemente:
“Fallo!!!”
Gli ordini non si discutono cosi lei, diligente, iniziò a leccarlo per bene. Si vedeva che si stava impegnando al massimo e che voleva far colpo sul suo superiore. Prese il cazzo del soldato con due mani ed iniziò a lavorarlo per bene, con una mano che massaggiava le palle e l’altra che saliva e scendeva lungo l’asta mentre la lingua solleticava la cappella. Poi il militare ordinò alla ragazza di mettersi alla pecorina che l’avrebbe scopata. Lei si girò e sollevò la gonna per farsi penetrare dal cazzo del graduato. Iniziò ad urlare come una forsennata mentre i colpi dell’uomo erano sempre più decisi fino al momento in cui si svuotò i coglioni dentro di lei. Allora come premio per l’ottimo lavoro svoltò la mandò tra il pubblico per farsi premiare da chiunque avesse scelto. La soldatessa scelse un bel ragazzo vestito da calciatore e quindi con i pantaloncini facilmente abbassabili. Gli si avvicinò e gli tirò fuori il cazzo sedendocisi sopra con dei gemiti di piacere e godendo all’istante. Nel contempo la coccinella e l’infermiere che erano seduti accanto al calciatore presero a massaggiare l’uno il sedere e l’altra le tette della soldatessa aumentandone cosi il piacere. Il buio seguente ed il silenzio furono rotti dalla voce di una ragazza che entrò sul palco chiedendo aiuto. Era a seno scoperto ed indossava un paio di pantaloni di pelle con una cerniera all’inguine. Continuava a ripetere che la sua coniglietta era scappata e che non riusciva a prenderla. Le luci si accesero inquadrando una spettacolare coniglietta  con addosso un paio di splendidi short rosa ed un minuscolo top allacciato davanti, un paio di guanti e delle simpatiche orecchie. Era accucciata in maniera che il suo delizioso codino potesse deliziare gli sguardi del pubblico. A quel punto intervenne un aitante vigile del fuoco muscoloso ed a torso nudo che si offrì di recuperare l’animaletto. Riuscì a recuperarlo non senza difficoltà. La coniglietta infatti era incastrata in una staccionata e l’unico modo per liberarla fu quello di metterle una mano sulle tette ed un’altra sotto il culetto sodo e poi prenderla vigorosamente in braccio. Per tutto il tempo la coniglietta cercò di ringraziare il suo salvatore con delle belle leccatine su tutto il volto. Fu solo quando fu messa a terra che riuscì a liberarsi ed a slacciare la patta del pompiere per leccare il suo uccello. Prese a leccarlo con divina maestria con piccoli colpettini di lingua, fino a che non intervenne la padrona. Il coniglietto allora felice prese a succhiargli i capezzoli. La padrona si lasciò fare per bene e poi stampò un bacio in bocca alla coniglietta pregandola di non scappare più un’altra volta. Poi si girò verso il pompiere e gli chiese se poteva offrirgli qualcosa in segno di ringraziamento e senza attendere risposta, slacciò la cerniera dei suoi pantaloni mettendo in mostra una bella fichetta tutta depilata. Il pubblico manifestò il suo apprezzamento con una ovazione ed il pompiere si mise a leccare per bene quel fiorellino, mentre la coniglietta continuava a saltellare ed a leccare ovunque, anche tra il pubblico. Poi il pompiere decise che era ora di intervenire nuovamente ed infilò senza tanti complimenti il suo cazzo nella fichetta depilata. Il coniglietto allora si mise sotto l’asta che entrava ed usciva dalla fichetta della sua padrona e si mise a leccare avidamente…. Ogni volta che l’uccello usciva dalla fica era fradicio di umori, ma quando rientrava, grazie alla sapiente lingua della coniglietta era perfettamente pulito. Il pompiere innaffiò la fica della signora con un potente getto di sperma che abilmente riuscì ad indirizzare anche sulla faccia giubilante della coniglietta che bevve e ripulì tutto per bene.

Lo spettacolo successivo si svolgeva in uno studio medico. Io intanto avevo preso posto sulle gambe o meglio sull’uccello del ragazzo che prima si era fatto massaggiare. Non c’erano più posti e mi sembrò una soluzione adatta. Ovviamente non riuscii a seguire molto attentamente la scena del dottore  e dell’infermiera. Il vestito dell’infermiera era un semplicissimo bikini molto pratico e regolabile. Sia lo slip che il reggiseno erano facilmente messi in condizione di far vedere più o meno tette e culetto. Il medico stava cercando di far capire alla infermiera che il loro ruolo era quello di soddisfare i pazienti cercando di aiutarli per quanto possibile.

 

“Ecco vede”, le disse….  “Immaginiamo che lei abbia un peso qui allo sterno, io prendo lo stetoscopio ed ausculto, ma se lei si lamentasse che sente il freddo dello strumento oppure che non le passa io dovrei trovare un sistema alternativo. Ad esempio potrei fare cosi”.

 

E prese una parte del reggiseno e lo scostò facendo fuoriuscire un seno con il capezzolo fieramente retto e si mise a succhiarlo come un bimbo che succhia il latte, con molta delicatezza ma anche con molto, molto erotismo.

 

“Vede, non devo spogliarla completamente se non è necessario, altrimenti la metterei a disagio.”

 

In verità il fatto che fosse vestita con una tetta fuori e l’altra coperta le dava un aria da gran puttana. Il dottore continuò a succhiare ed a massaggiare chiedendo se la situazione migliorava oppure no. L’infermiera disse che il male si era spostato dall’altra parte e cosi il medico prese a succhiare anche l’altra tetta. Poi l’infermiera disse che si sentiva qualcosa di strano in mezzo alle gambe ed allora il dottore la fece sdraiare sul lettino e divaricare le gambe e le scostò il perizoma mettendo in mostra la micetta luccicante di desiderio. Prese a tamponarla con due dita e poi a giocare con le sue labbra e con il suo grilletto. L’infermiera disse che non era ancora passato del tutto e qui lui tuffò le sua lingua dentro la fessura aperta della ragazza. Iniziò a frugare la sua intimità con la sapiente lingua dando dei brividi di piacere e di lussuria all’infermiera. L’attenzione del pubblico tornò a calamitarsi sul palco, perché si vedeva che il dottore era un esperto leccatore di fiche e la ragazza iniziò a cinguettare e poi ad urlare sempre più forte. Le lappate del medico erano adesso vigorose e la ragazza iniziò ad avere degli spasmi inconsulti ed a gridare sempre più forte:

 

“Divorami la fica sto godendo come una troia….sei un leccatore fenomenale”

 

e cosi dicendo  inondò la bocca del medico con il suo umore. Il pubblico si alzò in piedi per tributare un doveroso omaggio alla maestria del medico e più di una troia presente in sala (io compresa) si ripropose di farsi leccare da quel ragazzo, prima o poi.

 

A questo punto entrarono in scena invece una coppia di pirati. Lui doveva essere sicuramente un sottoposto  Indossava infatti una bandana, pantaloni ampi strappati sul fondo, un paio di stivaletti e la classica casacca a righe orizzontali fermata in vita da una cintura di stoffa. Lei, invece, era probabilmente il capo dell’equipaggio. Era molto attraente e vestita  con un vestitino bianco candido tutto di volant, calze velate al ginocchio ed orlate di pizzo ed una giacchetta con spalline aperta sul davanti e che sul sedere raddoppiava la gonna. Portava il cappello dei comandanti. Si avvicinò all’uomo e lo redarguì ferocemente per la mancata pulizia della nave e gli disse che gli avrebbe fatto vedere lei come si lavavano e pulivano le cose. Gli ordinò di sfilarsi i pantaloni e si tolse la fascia che le fungeva da giarrettiera annodandola all’uccello del subalterno e gli ordinò di rivestirsi.

 

“Cosi ti terrò al guinzaglio”, gli disse.

 

Poi scese tra il pubblico a farsi ammirare da tutti e da tutti permettendo a qualche fortunato di farsi palpeggiare. Poi risalì sul palco e prese la fascia che pendeva dai pantaloni dell’uomo e lo tirò per tutto il palco come un guinzaglio. Gli strattoni che dava dovevano senz’altro essere un misto di dolore ma anche un gran piacere per l’uomo. Infatti quando gli calò le braghe il cazzo del pirata era ben eretto e svettava oscenamente davanti alla bocca socchiusa della piratessa. Lei prese a fargli un divino bagno di saliva. Trattava quell’uccello con tutto il disprezzo dovuto ai sottoposti. Lo maltrattava e lo bagnava quando necessario sputandoci sopra. Lo toccava solamente tramite la sua giarrettiera: le sue mani da comandante non si sarebbero mai abbassate a toccare il volgare cazzo di un mozzo di bordo. E tutto questo rendeva la scena ancora più eccitante. Lo pompava con grande maestria e non ci volle molto per far arrivare al culmine del piacere l’uomo che schizzò copiosamente nella bocca della piratessa che pulì tutto per bene. Qualche goccia le cadde anche sulle mani e sul petto. Allora si abbassò il corpetto a balconcino del vestito e spalmò tutto quello che restava sulle sue tette. Poi chiese al pirata se aveva capito come si doveva pulire tutto e bene.

 

“La prossima volta dovrai pulire me”, gli disse.

 

Entrò a quel punto una casalinga occupata a lavorare con il suo Pc con evidenti problemi. Era sicuramente a casa da sola ed il suo abbigliamento era oltremodo sexy  indossava un completo a microrete trasparente a motivi floreali. Due fiori le coprivano il seno mentre il body era aperto in mezzo alle gambe. Arrivò pertanto il tecnico dei computer, lei si scusò della sua tenuta (anche se in maniera poco credibile) e lo fece accomodare alla scrivania. Il tecnico pigiò un po’ di tasti e poi concluse che c’era qualche problema nei cavi e che avrebbe dovuto mettersi sotto la scrivania a lavorare ma che la donna avrebbe dovuto aiutarlo digitando, all’occorrenza, qualche tasto. La donna ubbidii ed il tecnico si trovò con la micetta aperta di fronte ai suoi occhi. Iniziò a controllare i cavi controllando nel frattempo quella splendida fessura aperta davanti a lui. Le sue mani sapienti presero a controllare e seguire tutti i vari collegamenti del pc ma nel contempo seguirono anche la direzione delle cosce della casalinga risalendo dalle caviglie fino alla sua spacca oscenamente offerta. Lui le chiese di pigiare qualche tasto ed intanto iniziò a pigiare forte dentro la fica. I riflessi della donna si annebbiarono ma nel contempo si sedette ancora più lascivamente in poltrona permettendo all’uomo di penetrarla con due o forse tre dita. Lui continuava a dirle di digitare quello che voleva, l’importante era vedere se arrivavano degli impulsi. Ed in mezzo alle sue gambe gli impulsi arrivavano eccome e la donna prese a scrivere freneticamente: VOGLIO CHE MI LECCHI LA FICA; MI STAI FACENDO IMPAZZIRE: Il tecnico del computer evidentemente sapeva il fatto suo…senza leggere il monitor seppe cosa doveva fare ed intrufolò la sua lingua nella spacca umida e vogliosa della casalinga. A lei scappò un rantolo e scrisse: SEI PROPRIO UN GRAN PORCO!!!! STO GODENDO. Lui apprezzò lo scritto e per ringraziarla le mise un dito nel culo oltre ai tre che già le stavano lavorando la fica. La ragazza apprezzò palesemente e si contorse tutta in un orgasmo spasmodico diventando tutta rossa e dimenandosi il più possibile per permettere a quelle dita di penetrarla il più a fondo possibile, Riuscì anche a scrivere sul proprio monitor: FINE PRIMA PARTE.

Le luci in sala si riaccesero e più di una persona fu costretta a celare quello che stava facendo anche se nessuno in realtà ci avrebbe fatto caso.
La musica ricominciò e tutti scesero in pista per ballare e presero questa scusa per riuscire a dare ed a darsi piacere con gli altri invitati. Mentre tutti ballavamo (io mi ero messa dietro ad una splendida camerierina e sentivo il cazzo prepotente di un marinaio che spingeva contro le mie chiappe) scese in pista un diavoletto veramente sexy. Indossava un vestito unico audacemente scollato sul seno, che finiva in una gonna molto corta con balze in tulle nero. Il collo era alto e le maniche corte finivano in un ampio volant di tulle nere. Indossava delle bellissime calze a rete a maglia larga autoreggenti. Emanava un odore di femmina vogliosa che eccitava al solo passare e si mise a seminare zizzania (diciamo cosi) fra il pubblico. Passò a fianco di Biancaneve dicendole che il principe azzurro se la spassava con cappuccetto rosso e che avrebbe fatto bene a darsi da fare, poi suggerì al marinaio che la sua donna che lo aspettava al porto in realtà si stava facendo inculare da un wikingo e che quindi gli conveniva farsi Heidi. Poi prese da parte il Faraone e gli disse che le donne moderne erano molto più brave a leccare cazzi di quelle della sua epoca e quindi gli consigliò caldamente di farsi spompinare da una bella segretaria e via di questo passo. Dopo pochi minuti in pista c’era solamente un groviglio di sessi e di mani. La coccinella e la fatina si leccavano la fica a vicenda, mentre un carcerato si trombava furiosamente la poliziotta. La matrigna di Biancaneve si stava facendo fottere dal Principe Azzurro mentre il Cow Boy stava cavalcando sinuosamente l’Angelo Bianco. Io stessa mi stavo dando da fare facendomi sbattere da Robin Hood e da un moschettiere. Mentre Robin Hood mi piantava il suo palo nel culo, il moschettiere mi stava infilando la fica con la sua spada di carne. L’odore di sesso stava impregnando l’aria ed ogni buco era stantuffato da mani o da cazzi pulsanti. Dopo una ventina di minuti buoni di questa orgia sfrenata nella quale alla fine anche il diavoletto decise di prendere parte facendosela leccare da Top Gun, la campanella suonò e tutti ripresero i propri posti a sedere. Io per l’occasione mi sedetti comodamente afferrando il cazzo del soldato con la destra e quello dell’indiano con la sinistra e mi apprestai ad assistere alla seconda parte dello spettacolo, segandoli entrambi.

Le luci in sala si spensero ed entrò in scena una splendida regina di cuori vestita con un grazioso vestitino con gonna a balze, calze autoreggenti bianche con motivi a cuoricini ed una bella coroncina in testa. Capelli lunghi e biondi e sguardo maliziosamente sexy, iniziò a passeggiare per il palco dove arrivò anche un guerriero wikingo dotato di una maestosa barba e del classico elmo da battaglia con corna ricurve. Da un guerriero cosi non ci si poteva certo attendere del romanticismo ed infatti si caricò sulle spalle la ragazza permettendo al pubblico di spiare gradevolmente sotto la gonnellina e la buttò letteralmente su un giaciglio ricoperto di pelli animali ed in un attimo le fu addosso coprendola con tutto il suo corpo. La forza bruta dell’uomo iniziò a stuzzicare gli animi del pubblico e quando affondò il suo poderoso cazzo nella delicata fessurina della reginetta strappandole un urlo di dolore (peraltro subito modificato in gemito di piacere) la platea si zitti all’istante godendosi appieno questa espressione di mascolinità. I colpi dell’uomo in mezzo alle gambe della regina erano quanto meno irriguardosi considerando il rango nobiliare della ragazza, ma i suoni provocati dai coglioni del wikingo che sbattevano contro il monte di venere della donna erano indice di quanta foga ci stesse mettendo. E la Regina perse ogni contegno iniziando a squittire ed ad emettere gridolini ed urla di piacere ogni volta che veniva penetrata. Sembra che il wikingo volesse squartarla, ma in realtà la prima a godere fu proprio la Regina che emise un rantolo di piacere e trascinò con se nel piacere l’uomo che inondò il candido vestito con un fiotto di sperma che arrivò fin sopra il seno della Regina. Dal pubblico si alzarono fischi di approvazione mentre i due abbandonavano la scena lasciando posto all’eroe mascherato per eccellenza: Zorro. Questi entrò in scena come è sempre rappresentato in tutti i numerosi fil di cui è protagonista: mascherina a celarne l’identità, cappello, camicia bianca con fascia in vita e mantello nero. Scese fra il pubblico per meglio osservare la sua preda e la individuò in una giovane camerierina agghindata con uno splendido vestito che dietro lasciava poco all’immaginazione e corredato da calze a rete. Zorro lanciò la frusta e catturò la sua preda. Poi si volse di scatto e con una seconda frustata catturò anche una seconda ragazza anch’essa vestita da cameriera. Questa biondina era vestita in modo differente ma ugualmente provocante: guanti, gonnellina trasparente di pizzo e top bianco. Le fece inginocchiare al centro del palco e si mise in mezzo a loro tirandosi fuori l’uccello già bello in tiro ed ordinò loro di fargli un pompino….
“Cosi mi vendicherò del vostro Sergente Garcia” dichiarò.
La prima cameriera iniziò a solleticare la cappella con la sua linguetta, mentre la sua amica prese a strizzare le palle ed a massaggiare l’asta. Poi lo prese decisamente in mano e lo offrì alla sua collega che se lo infilò tutto in gola succhiando avidamente. Dopo una decina di pompate, questa restituì il favore prendendo in mano l’uccello e passandolo alla biondina che prese a leccarlo ed a stuzzicarlo. Veder lavorare quel gran pezzo di carne con i suoi guanti era veramente eccitante e la sua lingua doveva essere molto abile perché era palese che Zorro fosse in difficoltà. Poi si mise a leccare l’asta lateralmente in modo da lasciare una parte dell’uccello scoperta e disponibile per l’altra ragazza che infatti prese anche lei a leccare. Quando una lavorava la cappella, l’altra lavorava la base dell’asta o i coglioni e quando la prima scendeva verso le palle, l’altra saliva verso la vetta. Notai che fra il pubblico c’erano molte estimatrici di questo lavoro infatti notai che una poliziotta ed un infermiera stavano riservando lo stesso trattamento ad un pirata. Le due infermiere nel frattempo avevano ricominciato a passarsi il palo da brave amiche…un paio di leccate a testa e poi dentro nella bocca dell’altra. Poi si diedero uno stupendo bacio saffico attraverso la cappella di Zorro, che in mezzo a questo trattamento non poté trattenersi. Schizzi di sborra calda e copiosa come una colata lavica fuoriuscirono dal suo uccello mentre le due lingue si incrociarono davanti alla punta per meglio gustare questo nettare.
Le luci si spensero ed entrò in scena un ragazzo vestito da Top-Gun, mentre io mi ero accomodata a fianco di Biancaneve ed iniziavo a lavorarle la fica con le mie dita. Entrò subito anche una ragazza sempre in divisa: erano sicuramente pronti per una missione di volo. L’uomo era vestito come i classici marine dell’aria anglo-americani mentre la ragazza indossava un giubbotto di pelle ed una minigonna verde militare con cerniera laterale. L’addestramento di questi moderni Icaro è sicuramente di alto livello ed il loro fisico riesce a sopportare situazioni al limite della normalità. Cosi la ragazza prese a baciare il collega di volo e riuscì a slacciargli la patta liberando il cazzo dell’aviatore e infilandoselo senza tanti complimenti tutto in bocca. L’uomo allora prese la donna e la fece roteare mettendola a testa in giù. L’unica parte di contatto durante questo volteggio fu il suo cazzo ben piantato dentro la bocca. Quando riuscì a metterla in posizione verticale prese a leccarle la fica mentre la donna continuava a pompargli l’uccello. Un 69 in verticale!!!! Era una situazione altamente erotica e di difficile applicazione ma evidentemente altre volte studiata e realizzata. La ragazza infatti continuava a pompare con enorme costanza e visibile soddisfazione il cazzo del Top-Gun, mentre lui, dopo aver aperto la cerniera laterale della gonna aveva libero accesso al suo clitoride e lo stava martellando senza pietà con la sua lingua. La ragazza venne in maniera convulsa senza però perdere per un solo istante il contatto con il cazzo che aveva in bocca e inondò la faccia dell’uomo che ritornò il favore godendo nella bocca della ragazza senza mai allentare la presa. Dopo di che la rimise a terra e ripresero i comandi di volo come se nulla fosse successo.
Le luci si riaccesero in un bosco dove viveva un Robin Hood vestito con i suoi classici stivali e cappello, giacca di fustagno verde scuro con cinturone e pantaloni verde chiaro. Nel bosco vi erano anche, ovviamente, numerosi animaletti fra cui una graziosa coccinella bionda con delle alucce trasparenti a pallini, una gonnellina nera ed un corpetto a puntini neri sul rosso ed allacciato davanti da numerosi laccetti. Robin Hood, da persona di buon cuore qual è sempre stato descritto prese a coccolare la coccinella, riempiendola di baci e carezze che partirono innocentemente sulle spalle per finire prima sulle sue tette e poi sotto la gonna alla ricerca del fiorellino…. La coccinella apprezzò queste carezze perché prese a svolazzare tutto attorno a Robin Hood facendosi ammirare in tutta la sua bellezza, spiccando il volo ed accucciandosi in continuazione per permettere a tutti di spiare sotto la gonna. Robin Hood riprese con le carezze ed i baci su ogni parte del corpo, poi si sedette su un masso contemplando le bellezze del bosco e facendo accomodare la coccinella che si sedette in un colpo solo sul suo uccello. Non so che verso facciano le coccinelle ma quello che usci dalla sua bocca fu godimento allo stato puro. Robin le chiese allora di provare ancora a spiccare il volo e lei lo fece continuando a saltellare sul palo che aveva in mezzo alle gambe lanciando sempre più grida eccitate e ficcandoselo sempre più a fondo in maniera convulsa. I salti che faceva sul cazzo di Robin producevano un rumore eccitante provocato dalle sue labbra che sbattevano sulle cosce e i cinguettii di piacere quando non erano vere e proprie grida stavano aizzando anche il pubblico. Divennero sempre più potenti e l’animaletto sempre da più in alto si lasciava cadere con forza fino a che con un urlo (dove sembrava che la avessero aperta in due) la coccinella venne copiosamente sul uccello di Robin e restò li ferma con quell’arnese piantato in fondo alla fica per lunghi istanti per assaporarlo meglio. Il pubblico proruppe in un fragoroso applauso ed io ne approfittai per sedermi a fianco di un bell’indiano che iniziò subito a lavorarmi la mia micetta già abbondantemente bagnata.

Nel frattempo fu la volta di un povero carcerato  che nella sua classica divisa a righe orizzontali con una palla al piede ed era adagiato sulla sua branda a sognare, probabilmente, la libertà o qualcosa di ancora più eccitante. Infatti con in un sogno apparve  una stupenda fatina bionda con delle ali argentate, la bacchetta magica e, soprattutto, un vestitino cortissimo verde e molto sfrangiato a coprire appena appena le sue intimità. Il vestitino era ornato di perline a sottolineare il bel seno e il profilo della gonna. Si inginocchiò accanto al carcerato e gli disse:

 

“Io sono la fatina birichina, la fata delle persone infelici e posso esaudire qualsiasi desiderio. Tu cosa desideri?”

 

Il carcerato aprì gli occhi e disse:

 

“Non so cosa desidero perché a stare sempre chiuso qua dentro le cose che ti mancano sono veramente tante, ma adesso, mentre dormivo, stavo sognando una bella troia che mi pompasse l’uccello”.

 

“E’ questo che desideri?”, gli chiese la fata.

 

“Si, credo di si”, rispose l’uomo.

 

“Tiratelo fuori”, disse allora la fatina.

 

Il carcerato si sedette sul letto e si aprì la patta rivelando un bel uccello sicuramente a digiuno da parecchio tempo. La fatina esaudì il suo desiderio nel migliore dei modi. Si inginocchio davanti al carcerato e prese a solleticare il cazzo  del carcerato con la sua lingua fatata. Dando dei piccoli colpettini sulla cappella e poi sotto le palle.  Prese a leccare tutta l’asta per bene aiutandosi poi con  le sue mani da fata. Le mani si rivelarono molto esperte e la lingua stuzzicante e precisa. La fatina era veramente brava a soddisfare il desiderio del carcerato e si mise di impegno prendendo il cazzo in bocca in tutta la sua lunghezza e poi sollevando la bocca fino alla cappella succhiandola avidamente. Poi si rinfilò dentro tutto il bastone salendo e scendendo con le labbra socchiuse per tutta la sua lunghezza. Stava proprio facendo un bel lavoro e si aiutava, di tanto in tanto, con sapienti colpi di mano. Prese ad aumentare il ritmo delle pompate soffermandosi poi ad aspirare nuovamente dalla cappella come se volesse svuotare i coglioni del “povero” carcerato.  Poi diede nuovamente qualche leccata su tutta la lunghezza dell’asta e qualche bacio perverso proprio sulla punta dell’uccello. Infine si infilò in bocca la cappella succhiando per bene ed aiutandosi con le mani e segandolo prima con dolcezza e poi sempre più freneticamente  si fece riempire di sperma. Il carcerato godette come da tempo non gli succedeva e la fatina sparì nel nulla dopo aver fatto la sua ennesima buona azione.

 

Entrò poi in scena una Hostess  alla ricerca di un meccanico per riparare un guasto all’apparecchio che avrebbe dovuto decollare di li a poco. Era vestita con la classica divisa da lavoro con dei bei laccetti sexy e provocanti davanti ed una graziosa apertura sul sedere. Fu ricevuta dalla segretaria del meccanico di turno, una bella donna con calze nere autoreggenti, minigonna nera, camicetta di pizzo bianco e top nero a balconcino. Un paio di occhiali, sapientemente calzati in maniera distratta le davano un aria molto erotica. Chiese di parlare con il meccanico perché aveva una estrema urgenza di decollare, ma la segretaria le disse categorica che il meccanico era impegnato e aveva già un sacco di lavoro. La Hostess insistette anche perché aveva premura di decollare e disse di poter parlare con il meccanico. La segretaria uscì spazientita e poco dopo rientrò con il meccanico  Il meccanico era decisamente un bel ragazzo. Indossava dei jeans ed una maglietta sporca e strappata in più punti segno del suo lavoro, ma il risultato era decisamente gradevole agli occhi…. E non solo. La Hostess si mise a implorare letteralmente il meccanico dicendo che avrebbe fatto qualsiasi cosa perché lui riparasse ed in fretta l’aereo ed ovviamente il meccanico prese la palla al balzo ordinando alla hostess un servizio con i fiocchi. Si sedette su una sedia dell’officina e fece segno alla giovane di avvicinarsi. Le infilò una mano sotto la gonna, mentre la segretaria si ritirava ordinatamente nell’altra stanza. Prese a baciare le tette della Hostess aprendo il primo bottone della divisa e facendo ammirare al pubblico la bella terza abbondante della ragazza. Le leccava i capezzoli che subito divennero turgidi. Poi continuò a stuzzicare la fica della ragazza infilando le mani sotto la gonna, poi quando il suo cazzo aveva raggiunto le dimensioni necessarie a deliziare gli occhi e non solo della ragazza, se lo tirò fuori dai pantaloni ed invitò la Hostess ad eseguire per bene il suo lavoro. La ragazza intuendo la rudezza dell’uomo non perse tempo e si mise a cavalcioni del meccanico facendosi aprire per bene la fichetta vogliosa ed infilandosi completamente dentro il suo uccello. Nel frattempo rientrò la segretaria che con la scusa di far firmare alcuni moduli prese a baciare la Hostess. Il meccanico era beatamente seduto con il suo enorme cazzo nella fica della Hostess e continuava a baciarle le tette mentre la bocca della ragazza era imprigionata da quella della segretaria. Poi la segretaria si mise dietro e prese a leccare il culo della Hostess mentre questa continuava a farsi possedere dall’uomo. Ogni volta che la ragazza si sfilava anche in minima parte l’uccello dalla fica, la lingua della segretaria si preoccupava di pulire per bene tutti gli umori attorno al cazzo. Poi l’eccitazione evidentemente sali, perché anche la segretaria sentì il bisogno di toccarsi in mezzo alle gambe e, pur continuando a leccare la fica ed il cazzo che aveva a disposizione , si infilò due dita in mezzo alle gambe. Il contatto delle sue stesse mani sul suo clitoride, le diede un brivido di eccitazione che si trasmise come una scossa elettrica alla fica dell’Hostess che imprigionò ancora di più l’uccello che aveva dentro di se e si lasciò andare in un sonoro orgasmo mentre le palle del meccanico fecero fuoriuscire un potente getto di sborra che si assestò bene in fondo alla sua fica. La segretaria li segui a ruota urlando come una forsennata il suo piacere ed infilandosi ben quattro dita nella sua fica super eccitata. Il pubblicò apprezzò anche questo terzetto.

Fu la volta di Heidi, una bellissima ragazza vestita con una gonna  molto corta verde con micro-grembiulino bianco, calze bianche coprenti autoreggenti con fiocchetto dorato e scarpe con il tacco.. Indossava due manichette in tessuto bianco ed un top rosa decorato con stelle alpine e fissato alla gonnellina mediante bretelle in pelle. Non sono prettamente lesbica ma era una immagine veramente osè. La ragazza stava passeggiando per i boschi tirolesi quando vide una grossa pietra che chiudeva un passaggio verso una caverna. Curiosa, cercò di spostarla per capire cosa si celasse dietro. La pietra si spostò e ai suoi occhi si rivelò una sorta di camera mortuaria dell’antico Egitto. Era sicuramente strano trovarla li, non le risultava che l’impero Egizio fosse arrivato fino in Baviera ma evidentemente era una scoperta clamorosa. Nessuno fino ad oggi aveva mai sospettato questo. Fu distolta dai suoi pensieri sentendo dei passi provenire dall’interno della camera e le appare  un Faraone, un bel ragazzo, pesantemente truccato come da tradizione, abbigliato con un paio di larghi pantaloni neri con cintura e contrappeso in oro, una casacca d’oro aperta sul petto e due ampie polsiere con pietre preziose incastonate. La meraviglia della tedeschina fu immediata anche perché il Faraone era decisamente un bel ragazzo. Le si rivolse in modo molto pacato con espressioni auliche ma in sostanza le disse che era debitore nei suoi confronti per averlo riportato in vita. Potete immaginare la meraviglia della ragazza ma la compostezza dell’imperatore le donava un senso di tranquillità che la rese come ipnotizzata dal Faraone. Egli prese a massaggiare il ben seno procace della teutonica per poi scendere a massaggiarle il sedere sodo e formoso. Si sa che le ragazze tedesche sono solitamente in carne e questa la carne l’aveva nei punti giusti. Era veramente eccitante. Le mode sessuali probabilmente cambiano con il tempo perché forse oggi per ringraziare una ragazza ci si potrebbe inginocchiare ai suoi piedi e lapparle per bene la fica ma il Faraone, dopo averle massaggiato per bene le tette, le sollevò la gonna scoprendola ovviamente senza mutandine e la mise a novanta gradi. Prese poi a lavorarle il culetto prima con la sua lingua e poi con le mani sapienti. Le allargò per bene il buchino che iniziò a pulsare di eccitazione e poi le infilò dentro un dito stantuffandola per bene. Quando capi che la ragazza era pronta infilò il suo arnese dentro il suo culo. La tedesca doveva essere abituata ad essere penetrata in questo modo perché invece del grido di dolore che ci si aspettava di sentire, urlo un portentoso Ja Sie brechen in den Arsch (se vi interessa la traduzione posso dire che grosso modo significa: si sfondami il culo). Il Faraone fu soddisfatto dell’accoglienza ricevuta e prese ad entrare ed uscire da quel culetto voglioso e pulsante di desiderio. Mentre il suo palo era ben piantato nel culo, le prese con forza autoritaria le tette e la sollevò per riuscire a penetrarla ancora di più. Poi dopo averle torturato a lungo i capezzoli, la prese per i fianchi affondandole dentro in maniera decisa mentre la ragazza prese a sditalinarsi con una mano mentre con l’altra si torturava le tette. L’orgasmo li prese cosi, violentemente uno dentro l’altro ed il cazzo del Faraone si piantò nel culo della bella tedesca fin dove non si pensava possibile potesse entrare. Anche questa volta il pubblico apprezzò e mentre il Faraone si svuotava nel culo di Heidi, il pompiere stava facendo lo stesso con me.

A questo punto sali sul palco un Matador, di per se sogno erotico di molte giovani spagnole. Vestito con il classico abbigliamento da torero e con il suo cappello a tre punte, con fascia di seta in vita. Elegante, muscoloso, coraggioso ed autoritario, come detto è l’emblema dei sogni erotici di molte donne. Una sposina decise di fargli un regalo prima di concedersi per sempre al suo uomo. Entrò decisa a mettercela tutta. Un bel reggicalze, il velo appuntato di lato lungo i biondi capelli, un reggiseno trasparente cosi come un minuscolo string ed un specie di tunichetta tipo baby-doll davanti ed allacciata a guisa di fascia sul sedere. Fece la sua dichiarazione d’amore al matador in maniera molto erotica e poi gli disse che non poteva concedersi a lui perché era promessa sposa e che si offriva ai suoi occhi e come regalo gli avrebbe fatto un bel lavoretto al suo uccello. Il matador si sedette comodamente su un ampia poltrona e la sposina si mise a terra su un paio di cuscini deliziando il pubblico con la visione del suo culetto praticamente nudo. Quando vide il cazzo del torero fieramente eretto davanti ai suoi occhi ebbe un lampo di lussuria: prese in mano con la destra l’asta ed avvicinò la bocca alla cappella ma invece di leccarla si inumidì il pollice e con esso prese a lavorare la punta dell’uccello. Gli occhi del matador ebbero un lampo di sorpresa e di eccitazione…un modo nuovo di lavorare cazzi ma la sposina evidentemente era ben preparata. Fece questo giochino con i pollici a lungo provocando nell’uomo uno stato di eccitazione. Più e più volte si accorse che il cazzo dell’uomo stava già per esplodere e, sapientemente, più e più volte si arrestò in tempo per prolungare quest’onda di piacere. Incredibile a dirsi non avvicinò mai nemmeno una volta la sua lingua al cazzo dell’uomo ma solamente lavorandolo con le mani e con i suoi pollici in particolare riuscì  portarlo alla soglia del piacere. L’unica volta in cui decise di mettere la lingua sul cazzo fu quando si mise a fianco dell’asta e lo imboccò per bene giocherellando con la lingua e lasciando bene esposta la cappella. Unì a questo lavoretto di lingua un sapiente ed ennesimo gioco di mano e di dita ed il cazzo del torero eruttò di una colata poderosa di sborra che ricadde sulle mani e sulla lingua della sposina. Qualche goccia fini anche sul velo e lei si rialzò maliziosamente ed andandosene dichiarò…queste gocce saranno il mio ricordo di te. Le porterò con me anche il giorno del mio matrimonio. Forse per la dichiarazione della sposina, forse per come aveva lavorato sapientemente il cazzo del torero, il pubblicò manifestò rumorosamente il suo consenso.

Le luci si spensero nuovamente e si riaccesero all’interno di un castello. Apparve la matrigna cattiva, solo che di cattivo in realtà aveva ben poco: Indossava un vestito intero molto corto con gonna a balza, un corpetto nero decorato con dei cuori, sulla schiena all’allacciatura delle spalline c’era il classico collo alto dei vestiti nobiliari e sulla testa una bella corona. Sapientemente truccata e con dei bellissimi occhi azzurri nessuno avrebbe assegnato a lei la parte della strega cattiva. Ma la realtà a volte supera la fantasia e cosi in realtà quella era la matrigna di Biancaneve. Lo capimmo quando sul palco salì la sua figliastra vestita come nell’immaginario collettivo minigonna gialla, toppettino blu e rosso, colletto alto e fiocchetto sui capelli. Si presentò alla Matrigna con gli ossequi del caso e nel suo profondo inchino il pubblico poté ammirare la bellezza della sua micetta completamente depilata tanto la gonna era corta. La matrigna le disse che aveva scoperto dallo specchio magico di non essere più la più bella del reame ma che oramai era Biancaneve e le chiese di poter controllare. Prese ad ammirarla per bene ed a lungo facendo assumere alla povera Biancaneve le pose più audaci e sexy che si possano immaginare: le fece fare una bella passeggiata, chinarsi a più riprese per raccogliere qualcosa, salire su una sedia per spolverare. La fece persino sedere a gambe oscenamente aperte per controllare che in tutto e per tutto Biancaneve fosse meritevole di essere considerata la più bella. Al vedere però la fichetta depilata di Biancaneve la matrigna non resistette più e prese a lappare per bene quel fiorellino completamente nudo. Biancaneve apprezzò moltissimo queste attenzioni e lo manifestò con dei gemiti di puro piacere. Poi prese la faccia della matrigna tra le sue mani e la fece rialzare andando con la sua lingua nella bocca della strega per riprendersi il nettare che lei le aveva tolto dalla micetta. Iniziò quindi uno show lesbico veramente eccitante le due troiette si davano da fare per darsi piacere una con l’altra. Per prima fu ancora la matrigna che si lavorò la fichetta di Biancaneve ma poi fu lei a sditalinare con delicatezza la passera della sua matrigna. Poi fecero un bel 69 di una intensità arrapante e di una durata estenuante, poi Biancaneve si mise a succhiare le tette della strega. E’ difficile riuscire a descrivere tutto quello che fecero, ma credo che chiunque abbia un po’ di immaginazione riuscirà a pensare a tutto quello che fecero le due ragazze sul palco. Alla fine la strega fece apparire un dildo doppio lungo una quarantina di centimetri e se ne infilò una parte nella fica. La seconda testa scomparve nella micetta di Biancaneve. Iniziarono a spingere ed a cercare di penetrarsi il più possibile fino a che si trovarono con la fica una contro l’altra. Il dildo era sparito interamente dentro le loro passere affamate. L’orgasmo arrivò potente e le due presero a strusciare furiosamente le loro fiche una contro l’altra aiutandosi con le mani e con il cazzo finto ben infilato fino in fondo. Vidi molte coppie di ragazze baciarsi appassionatamente alla vista di quel finale segno di un apprezzamento per il gioco svolto dalle due troie sul palco. Sempre in tema di favole entrò in scena una bellissima Ninfa dei Boschi indossando uno splendido mini abito azzurro con un fiocco sulla testa ed un collare con pietra preziosa. Molto semplice ma efficace e provocante…soprattutto quando la ninfa si piegava per cercare qualcosa per terra. Si disse dispiaciuta che la flora e la fauna dei boschi stavano soffrendo per tanti fattori esterni e che tante piante e funghi ormai non si trovavano più. Ma disse anche che c’era un rimedio per far rinascere i funghi e fece salire sul palco 6 ragazzi: un poliziotto, un marinaio, un torero, un centurione, un dottore ed un cameriere e gli fece abbassare i pantaloni. Poi prese a pompare uno per uno tutti i funghetti (come lei li chiamava) per ridare vigore appunto a questi funghi. Ed infatti i cazzi presero subito vigore e vedere questa puttana che pompava sei cazzi insieme uno dopo l’altro (a volte addirittura due insieme, oppure ne prendeva due in mano ed uno in bocca) ci fece appassionare alla vita dei boschi. Tante ragazze fra il pubblico presero ad imitare la ninfa dei boschi cercando di far rinvigorire qualche “fungo” vicino a loro. Il massimo dell’erotismo si ebbe quando la fatina si inginocchiò al centro del palco con i sei uomini tutti vicino a lei in modo che la sua bocca e le sue mani potessero passare in brevissimo tempo da un cazzo all’altro. La ninfa era veramente appassionata nel suo lavoro e pompava con ingordigia i sei uccelli fino a che quasi all’unisono questi non la irrorarono con i loro getti di preziosa semente che si sparsero su tutto il corpo della ninfa che felice andò a distribuire per tutto il bosco.

Le luci si spensero nuovamente per accendersi in una cucina. Io ne approfittai per sedermi accanto ad un giardiniere ed alla segretaria del meccanico per farmi manipolare un po’ la fica.

In cucina entrò a questo punto uno chef in giacca bianca con doppia fila di bottoni rossi, classico cappello e pantaloni. Stava realizzando una torta ma non riusciva a ricreare la ballerina da metter in cima alla torta. Si sforzava di copiare qualche immagine ma era veramente difficile. Decise quindi di provare con una ballerina vera. e questa entrò con un grazioso tutù rosa ed un top senza spallini che faticava a contenere il suo bel seno. I capelli castano chiari erano sciolti lungo le spalle ed accompagnati da un diadema. La fece mettere in posa sollevando una gamba in modo che tutti potessero osservare sotto il vestitino e, preso dal fascino della ragazza, le fece fare qualche passo di danza ma essendo inesperto faticava a sostenerla nelle sue evoluzioni od anche in un semplice giro su una gamba sola. Pertanto invece che tenerle una mano e sollevarle il piede come al solito infilò una mano in mezzo alle gambe della ballerina Poi la fece appoggiare su un tavolo in modo che potesse stare ferma senza fatica. Nel fare cosi però il vestito scese mettendo a nudo le belle tette della ballerina ed il cuoco si tuffò ad assaggiarle. Prese poi a massaggiarla nuovamente in mezzo alle gambe. Le scostò il bordo della tutina mettendo a nudo la bella micetta della ballerina e diede un paio di leccate giusto per assaggiarla. Poi prese della panna e la spruzzò sulle tette e sulla fica passando poi a gustare tutto l’aroma prodotto dal nettare della fichetta mescolato al dolce della panna. Infine la prese cosi in quella posizione: appoggiata al tavolo con due mani e le tette nude ed una gamba sollevata. Il suo cazzo scivolò dentro di lei come nel burro tanto era fresca ed accogliente ed in breve si svuotò dentro di lei. La bambolina da mettere sulla torta venne benissimo con uno sguardo carico di lussuria e di piacere.

Salirono sul palco (o meglio discesero, perché sembrò che arrivassero dalle nuvole) un angelo nero  ed un angelo bianco. L’angelo nero indossava un mini abito generosamente aperto sul seno fino all’ombelico e che terminava in una bellissima microgonna e con un paio di grandi ali nere. Mi sia consentito dire che il sapiente trucco le dava veramente un aria da gran porca. Al contrario l’angelo bianco  aveva una graziosa aureola, un abitino con ampia gonna, ma corta e due minuscole alucce. Indossava un apio di calze bianche autoreggenti trasparenti. Formavano decisamente una bella coppia e stavano discutendo sulle tentazioni del sesso. Infatti mentre l’angelo nero era ovviamente propenso a far accoppiare più persone possibili, l’angelo bianco predicava il solo amore puro. L’angelo nero propose cosi di vedere chi fosse stata più convincente. Si sarebbero prese due persone tra il pubblico ed entrambe le creature alate avrebbero cercato di convincerle a fare i lori desideri.  A seconda del risultato finale sarebbe stata decretata la vittoria. L’angelo nero scese fra il pubblico  e risalì portando con se una bella donna spagnola. Calze a rete, bionda di capelli raccolti in uno chignon nero con sguardo provocante, abito nero graziosamente scollato e chiuso da un laccetto rosso. Indossava delle belle calze a rete nere. L’angelo nero invece scelse un bel marinaio. Era ovvio che volesse vincere e scelse un ragazzo estremamente piacente. Sali sul palco con il classico berretto, un foulard al collo e solamente un bel paio di boxer che lasciavano poco all’immaginazione. Il ragazzo era sicuramente ben dotato. L’angelo nero prese a sussurrare all’orecchio del marinaio di guardare per bene quella gran fica della spagnola. Sicuramente era una ballerina di flamenco e come sapeva usare lei il corpo l’avrebbe fatto impazzire. L’angelo bianco di rimando cercò di convincere il marinaio che al termine del suo lungo viaggio in mare c’era qualcuno che lo aspettava a casa e che meritava il suo rispetto. L’angelo nero ribadì che forse aspettavano il marinaio ma non il suo cazzo e che quindi con quello aveva il diritto di trombare chiunque avesse voluto. Poi si rivolse alla spagnola  palpandole nel contempo il culo per eccitarla un po’ e le fece notare i pettorali dell’uomo ed il pacco oscenamente visibile in mezzo alle gambe. L’angelo bianco fece fatica a trovare una argomentazione valida anche perché il cazzo del giovane doveva essere davvero notevole. Ed infatti la spagnola gli abbassò gli slip e prese a pomparlo con foga ed il marinaio contraccambiò scopandola letteralmente in bocca. L’angelo nero con la sua faccia da troia si sgrillettava e si godeva per bene la scena mentre l’angelo bianco era visibilmente dispiaciuto: aveva fallito il suo compito. Ad un certo punto l’angelo nero reclamò il suo premio e fece mettere l’angelo bianco a novanta. Prese la spagnola e la mise a succhiare le tette all’angelo mentre ordinò al marinaio di sfondare il culo di quell’angioletto vergine.

 

Il marinaio non se lo fece ripetere due volte ed affondò il suo enorme cazzo nel culo dell’angelo bianco mentre la spagnola si mise a leccarle la fica con delle grandi lappate. L’angelo nero allora si mise davanti alla faccia dell’angelo bianco ed alzò la gonna facendo ammirare a tutti la sua fica vogliosa ed obbligò l’angelo bianco a leccarle la fica. Poi abbassò la gonna sulla faccia dell’angioletto in modo che nessuno poteva vedere cosa stava facendo. Si vedeva solo che aveva la faccia sotto la gonna dell’angelo nero, il cazzo del marinaio piantato nel culo e la lingua della spagnola che le divorava la fica. L’angelo nero arrivò per primo all’orgasmo e venne sulla faccia dell’angelo bianco. L’angelo nero a quel punto se ne andò soddisfatto. Aveva vinto la sua scommessa… il sesso era stato più forte di qualunque cosa e lei aveva inondato con il suo nettare la bocca della sua antagonista. Nel frattempo il cazzo del marinaio stava letteralmente sfondando il culo dell’angelo bianco con dei possenti colpi e la lingua della spagnola aumentava il godimento titillandole il clitoride. Un getto di sborra colpi l’interno del culo dell’angelo bianco che a sua volta venne copiosamente ed urlando come una forsennata tutto il suo godimento. Il rantolo di piacere, la bocca impregnata di umori ed il sorriso beffardo che si dipinsero sulla bocca dell’angelo bianco fecero capire a tutto il pubblico che in realtà aveva trionfato lei e che il suo desiderio era solo di godere come una puttana. E cosi era avvenuto.

 

Gli animi erano ovviamente ultra riscaldati e come ultima parte dello spettacolo entrò in scena Rambo. Occhiali a specchio, torso nudo e muscoloso… il macho per eccellenza e per la fantasia di tutte le donne. L’eroe duro e puro che fa breccia nei cuori e nelle fiche delle ragazze. Ma la festa non era e non doveva essere solo per le donne, perché anche agli uomini piace a volte essere dominati e quindi una lotta fra due potenti non poteva che concludere la serata. Fu così che entrò in scena la donna mafiosa, la donna del gangster, la donna che si prende tutto quello che vuole senza chiedere. Indossava un paio di pantaloncini facilmente apribile sulla spacca, una micro gonna che non arrivava neanche a coprire metà delle sue chiappe e le tette erano coperte da due graziosi copri-capezzoli. Indossava un cappello da gangster. Rambo si avventò su di lei cercando di possederla ma lei fu altrettanto abile a schivare la presa. Iniziò una lotta selvaggia, animalesca, volta solo alla dominazione dell’altro. Ambedue volevano la medesima cosa: possedere l’avversario con forza e brutalità. La donna avrebbe voluto montare selvaggiamente il cazzo di Rambo e lui sfondare la fica della donna. Si videro mani cercare di insinuarsi in ogni angolo di pelle nascosta. Rambo riuscì ad aprire i pantaloncini ed infilare due dita nella fica della ragazza, ma lei riuscì abilmente a ribaltare la situazione impugnando con forza l’uccello eretto dell’uomo. Poi lo immobilizzò ulteriormente infilandogli la lingua in bocca. Lui riuscì a ribaltarla cercando di infilare la sua verga nella fregna della donna. La lotta durò parecchio sempre eccitante con entrambi pregni di desiderio e vogliosi di dominare l’altro. Alla fine ebbe la meglio la ragazza. Rambo restò sfinito sulla schiena con il suo cazzo oscenamente eretto come un palo e le ci si sedette brutalmente sopra aprendosi in due. Il suo urlo di godimento fece serpeggiare una carica di ormoni in tutta la sala. L’eccitazione era talmente alta che bastarono cinque o sei colpi sull’uccello di Rambo che lei venne copiosamente infradiciando tutto l’uccello che come ad un comando esplose dentro di lei.

 

Le luci si spensero e tutto il pubblico si alzò in piedi per omaggiare tutti gli artisti che si erano scopati sul palco.

Poi sul palco si accese un occhio di bue che illuminò la splendida padrona di casa. Era vestita con uno splendido abito da sera.

 

Trasparente e rosso fuoco, con un grande spacco laterale. Indossava a corredo dei bellissimi sandali rossi, il seno era ben visibile attraverso le trasparenze del vestito mentre indossava un minuscolo perizoma che , ero sicura, non sarebbe restato li a lungo. Celava la sua identità con una maschera veneziana  che la rendevano ancora più attraente. Una collana di perle rosse ed un rossetto di un rosso accesso completavano l’opera.

 

Prese la parola ringraziando tutti gli intervenuti e sperando che tutti si fossero divertiti. Disse che lo spettacolo era terminato ma che adesso sarebbero iniziati i giochi perché la festa era ancora lunga.

 

Il primo gioco era un classico: moscacieca. Tutti avrebbero dovuto bendarsi e cercare la padrona di casa (questa era la variante). Ovviamente al buio e senza spiare cercando solo con il tatto.

 

“Come e dove volete”, aggiunse beffarda.

 

Iniziò cosi una caccia sfrenata dove l’unico risultato fu di una gran quantità di mani che palpavano fiche, cazzi, tette e si infilavano dovunque. La padrona di casa, nel frattempo si era dileguata andando a sistemarsi in cima alle scale per meglio godere dello spettacolo. A questo punto il gioco aveva relativamente poca importanza e cosi capitava, ad esempio,  che se Biancaneve, che pur avrebbe dovuto rivolgersi altrove appena capiva che si era scontrata con un uomo, si fermava molto volentieri con il cazzo del faraone in mano e lo istigava a riconoscerla attraverso gli umori della sua fica.

 

Poi la padrona ridiscese nella sala e si parò davanti ad un cameriere con addosso un paio di polsini, il cravattino d’ordinanza e dei boxer alquanto eccitanti. Fece in modo di farsi riconoscere facendosi palpeggiare per bene le tette e la fica  e come premio gli regalò il suo perizoma dopo averlo ben premuto contro la sua fica fradicia.

 

Poi ci sedemmo tutti in cerchio e giocammo ad un altro classico: bottiglia. Ovviamente la chiamata era valida solo tra un uomo ed una donna. Al limite se lo volevano poteva essere valida anche fra due donne. Si trattava di un gioco innocuo…qui non c’era sesso ma solo baci e questo in teoria avrebbe dovuto raffreddare un po’ gli animi. Fu cosi che io fui baciata dallo stesso cameriere che aveva appena vinto il perizoma della padrona di casa, mentre la piratessa si scambio un provocantissimo bacio con la regina di cuori. Fu poi la volta della infermiera che infilò la sua lingua nella bocca di Zorro seguita da altri numerosi baci. Qualcuno cercava di imbrogliare intrufolandosi sotto i vestiti e palpando anche se ciò era espressamente proibito.

 

La padrona di casa capi allora che gli animi si stavano ancora surriscaldando e propose una versione diversa con le carte corpo. Chi veniva scelto dalla bottiglia doveva pescare una carta corpo: su quella c’era segnato cosa avrebbe dovuto baciare. Ovviamente si poteva anche essere sfortunati e baciare un gomito o il polso, ma se il baciatore ci sapeva fare tutto poteva essere eccitante. Cosi quando la Matrigna di Biancaneve baciò l’orecchio del dottore, questi quasi venne da quanto il bacio era sensuale. Ovviamente le scene più belle furono il bacio sull’uccello dato dalla studentessa al marinaio e quello sulla fica dato dal faraone alla cow-girl. Anche il bacio sulle tette di Heidi da parte del tecnico dei computer fu molto eccitante ma niente poté battere il bacio sulla fica della Hostess da parte dell’angelo nero. Sembrò di vedere un vero bacio in bocca da quanto la lingua vogliosa dell’angelo nero si attaccò alle labbra della fica della Hostess.

 

A quel punto intervenne nuovamente la padrona di casa per proporre un nuovo gioco. Dal palco si rialzò una grossa pedana circolare e lei fece salire tutte le ragazze partecipanti alla festa una a fianco dell’altra a bordo pista. Poi fece spogliare tutti gli uomini e li bendò mettendoli appena ai piedi della pista tutti attorno alla pedana rialzata. A questo punto la pedana iniziò a girare per poi fermarsi. Quindi ogni ragazza che era sulla pedana aveva di fronte a se un bel cazzo in tiro. La regola era che gli uomini dovevano stare assolutamente fermi ed ubbidire solo dietro nuovo comando. Ogni ragazza poteva cosi vedere il cazzo che aveva a disposizione ed in base al suo gusto scegliere come trattarlo, mentre gli uomini dovevano solo aspettare di sentirsi lavorare il cazzo ma non potevano sapere ne da chi (erano bendati) ne come. Cosi si verificò una promisquità di sensazioni. La coniglietta si mise a pompare il cazzo del marinaio, mentre io decisi di segare il cazzo del matador. Quella troia di cappuccetto rosso si spinse con il culetto indietro fino a farsi infilzare dal cazzo del pirata, imitata dal diavoletto che si prese fino in fondo il palo di Batman. Poi la pedana ruotò nuovamente ed io mi trovai di fronte a Robin Hood e gli pompai convulsamente il cazzo che sapeva di fica perché nel giro prima era stato scopato dalla strega. La soldatessa seviziò Zorro, mentre la spagnola si mise a quattro zampe e prese dentro di se il cazzo di Robin Hood.

 

Non potevo vedere cosa stavano facendo le altre puttane al mio fianco ma era una situazione tremendamente eccitante i sospiri ed i gemiti altamente erotici, qualche troia godeva ed urlava come se la stessero aprendo in due e sicuramente qualche maschietto, a discapito della fama che vogliono avere di gran scopatori, aveva il cazzo pronto a sborrare. La ruota girò ancora e questa volta la voce che comandava il gioco ci fece mettere tutte supine ed ordinò ai maschietti di chinarsi e trovare le nostre fichette e lavorarle per bene. Io fui fortunata perché davanti a me si fermò  il tecnico dei computer che durante gli spettacoli si era dimostrato un gran manipolatore di fiche. Poi la ruota riprese ed io decisi che era ora di prendermi un bel cazzo nella fica. Aspettai di avere a tiro di passera il cazzo dello Chef, feci un passo indietro fino a che non sentii la sua cappella vicina alla mia fessura, allora spinsi indietro e mi sentii finalmente riempita. Con la coda dell’occhio vidi Biancaneve che si faceva sfondare dal pompiere e la segretaria che pompava il wikingo.

 

La ruota continuò cosi a girare con delle sensazioni infinite, fino a che la padrona disse che ormai si era fatta l’alba e che la festa volgeva al termine e che sarebbe finita con l’incoronazione della maschera più erotica della serata.

Ognuno scrisse quindi su un foglio la sua preferenza (io optai per Heidi) e poi si procedette allo spoglio. Con mia grande sorpresa fui nominata la maschera vincente. La motivazione era credo l’ambiguità del mio vestito da gatta che era teoricamente inaccessibile ma che con quello spacco proprio sulla fica mi faceva sentire veramente puttana e sentivo l’odore della mia fica spargersi per tutta la sala come se stessi marcando il territorio.

 

Fui onorata di questo riconoscimento, ero venuta a questa festa per trasgredire ed avevo alla fine goduto una infinità di svolte, scopato con un mucchio di uomini leccato una gran quantità di fichette e da altrettante mi ero fatta leccare ed ora ero riconosciuta come la più sexy della festa.

 

La cosa che mi sconvolse fu il premio. Se lo volevo, ovviamente dissi di si super entusiasta, mi potevo far scopare da tutti i maschi della festa. Mi fecero quindi salire sul palco mentre tutti i cazzi della festa si misero uno a fianco all’altro sul primo gradino del palco. In questo modo la mia fica era più o meno all’altezza di ogni uccello che incontrava. Mi sentii terribilmente troia ed eccitata e presi a muovermi a quattro zampe su tutto il palco. Volevo eccitare ancora di più, fare in modo che ogni cazzo che vedeva la mia fica attraverso il taglio sapiente fatto ai miei pantaloni avesse un solo desiderio: INFILARSI DENTRO. Mi sentivo come una gatta in calore e sentivo nuovamente il forte odore di sesso prodotto dalla mia micetta che si librava nell’aria e mi sentivo veramente come se stessi marcando il territorio: ogni cazzo era mio.

 

Ovviamente questo doveva far da contorno ad un orgia fra tutte le restanti maschere ed ogni maschio presente, dopo avermi scopato poteva scegliere dove altro andare. Ma la cosa importante ed eccitante era che io e solo potevo farmi tutti gli uccelli presenti in quella sala. Mi incamminai quindi verso il primo uccello alla mia sinistra: quello nerboruto e lungo del Torero. Gli diedi le spalle e sollevai la mia coda in modo che la sua cappella fosse vicina al mio buchino ed indietreggiai con decisione: sentii la sua cappella aprirmi le labbra della mia fica ed iniziai a muovermi avanti ed indietro facendomi stantuffare con forza. Ogni volta che la sua cappella mi forza l’intimo provavo una scossa elettrica che aumentò quando il torero mi inondò la fica con la sua sborra. Feci un passo laterale e mi feci forzare dal pirata. Il suo cazzo era più piccolo ma più lungo e mi sentivo riempita fino in fondo. Non ci volle molto che anche lui si svuotò i coglioni dentro di me. Mi spostai per andare a prendermi il cazzo di Top Gun: era veramente grosso, non molto lungo ma credetti che mi avrebbe fatto male, invece mi sentii completamente aperta. Girai leggermente la testa e vidi una fila di cazzi eretti a mia completa disposizione. Qualcuno se lo menava per tenerlo in esercizio, altri invece aspettavano pazientemente il proprio turno. Dopo Top-Gun mi scopai il Cow Boy e mi accorsi che in un tacito accordo tutte le ragazze si erano messe di fronte alla mia faccia. Lo interpretai come un ulteriore gesto di stima nei miei confronti e nel mio essere troia. Mi davano la possibilità di leccare le loro fiche mentre mi scopavo gli uccelli delle altre maschere.

 

Le ragazze furono talmente generose da mettersi in pose diverse: qualcuna alla pecorina, qualcuna in piedi e qualcuna con la bocca rivolta verso di me. Cosi potevo leccare loro la fica o farmi baciare in bocca oppure ancora leccare la passera oscenamente esposta insieme al culetto. Fu cosi che leccai la fica di Madre Natura mentre mi prendevo il cazzo del Faraone, poi fu la volta del cazzo del Moschettiere e della vulva di Cappuccetto Rosso, poi ancora il Pirata e la lingua della Cameriera, Il meccanico e la fica Poliziotta, poi ancora la lingua di Biancaneve ed il cazzo del Cuoco. Non so dire quanti orgasmi ebbi quella sera ma so che alla fine mi presi nella fica decine e decine di cazzi e la cosa sorprendente era che ne volevo sempre di più….quella festa mi aveva trasformato in una puttana. Stavo dirigendo un orgia dove io ero l’oggetto principale e tutto questo durò fino alle prime luci dell’alba. Con la coda dell’occhio vidi in fondo alla fila Batman e decisi che a lui che mi aveva portato in questo meraviglioso mondo di sesso affrontandomi sulla pista ad inizio festa avrei offerto di più. Cosi quando arrivai davanti a lui mi aprii bene il culo. Ero consapevole che si stava gustando lo spettacolo.

 

Mi spinsi indietro e feci in modo che la sua cappella mi violasse il mio buco. Mi prese con forza con dei colpi portentosi che mi fecero arrivare all’ennesimo ed ultimo orgasmo. Non avevo mai goduto avendo un cazzo nel culo ma l’eccitazione era veramente alta ed il cazzo di Batman mi stava lavorando per bene. Lui mi ringraziò sborrandomi nel culo, mentre la padrona di casa mi inondò la faccia con il suo nettare. Me ne andai completamente soddisfatta con tutti i miei buchi molteplici volte violati e soddisfatta in pieno nell’anima e nel corpo con il forte desiderio di partecipare quanto prima ad un’altra festa.

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