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Racconti Erotici Lesbo

la mia convocazione in azienda

By 8 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ogni volta che mi capita di prendere il treno, ultimamente, sono sempre in ritardo. Anche quando mi impegno a fare le cose per tempo, accade qualche cosa che mi costringe a modificare i miei piani. Sembra quasi una nemesi divina! Anche quella volta andò così’ Ero stata convocata dall’azienda madre a Milano, per fare una valutazione a 360′ del mio operato. Ero sicura di avere svolto un buon lavoro, i risultati di vendita erano dalla mia parte ma, si sa’ Essere giudicati sul proprio operato mette sempre un po’ di agitazione, anche quando si ha la coscienza a posto. Così, quella mattina mi ero preparata con largo anticipo, proprio per non rischiare di arrivare in ritardo. Avevo scelto un look austero e professionale, con un tailleur grigio antracite composto da una gonna appena sopra al ginocchio, una giacca avvitata. Completava il tutto una camicia color avorio abbottonata quasi fino al collo, collant velati e tacchi alti, con cinturino alla caviglia: nel caso in cui avessi dovuto fare una corsa.
Naturalmente, per raggiungere la stazione e prendere il treno, incontrai un traffico mai visto: due cortei in aggiunta e una macchina a bloccare il traffico completavano un quadro che già mi aveva messo in profonda agitazione. Arrivai alla stazione appena tre minuti prima che il treno partisse e così mi ritrovai a fare una corsa lungo i binari: feci appena in tempo a salire sul mio vagone che sentii le porte chiudersi dietro di me. Sentivo il cuore esplodermi nel petto e le gambe tremare per lo sforzo: sentii la necessità di slacciare due bottoni della camicia, lasciando così scoperto il bordo del mio reggiseno: pizzo color avorio, affinch&egrave non si intravedesse nulla al di là della camicia.
Quando finalmente riuscii a tornare in me stessa, mi avviai verso il mio posto, ma non potevo fare a meno di constatare che stavo attirando l’attenzione di parecchi viaggiatori: le mie forme erano perfettamente avvolte dagli abiti che avevano scelto, mostrando un corpo tonico e affascinante. Nonostante avessi anche legato i miei lunghi capelli in uno chignon, questo non faceva che mettere in risalto i tratti del mio viso. Sorrisi soddisfatta ‘perché a tutti piace piacere- e mi avviai verso il mio posto.
Di fronte a me c’erano due ragazze giovani, dall’aspetto simpatico. Non ci misi molto a capire che si trattava di una coppia, ma la cosa non mi infastidiva affatto. Ho sempre pensato che ognuno deve essere libero di scegliere chi amare e da chi essere amato, senza grosse distinzioni di sesso o di età. Le due ragazze, non avranno avuto più di 20 anni ciascuna, si tenevano teneramente per mano e parlavano fitto fitto, quasi a confidarsi una vita. Appena mi videro si lasciarono la mano, ma io sorrisi loro, dicendo che per me non c’era nessun problema. Ci presentammo e così mi unii anche io alle loro chiacchiere. Il mio mondo, fatto di lavoro, di marketing e di riunioni, era così distante dal loro, fatto di pomeriggi di chiacchiere, di sessioni di studio e di appuntamenti romantici’ Un po’ mi mancava tutta quella fase, ma un po’, mi rendevo conto, desideravo un rapporto più adulto e meno da adolescente. Eppure, quell’immersione in una quotidianità fatta di tante piccole cose, mi metteva di buon umore.
Entrammo in fretta in confidenza e così mi rilassai. Mi sedetti più comodamente e distesi le gambe, cercando di non urtare quelle della mia dirimpettaia di treno. Non volendo le diedi una botta con il tacco; le chiesi scusa sorridendo e notai che mi osservava al di là delle grandi lenti scure dei suoi occhialoni da sole. Forse era solo una mia impressione, ma avevo avuto la netta sensazione di avere catturato la sua attenzione.
‘Ma cosa vai a pensare’, continuavo a ripetermi, ‘non vedi quanto sono carine e innamorate quelle due?’. Così chiusi gli occhi e provai a rilassarmi un po’: il viaggio era lungo e io avevo bisogno di concentrazione per fare la migliore impressione possibile sui miei capi d’azienda. Credo di essere sprofondata in un sonno senza pensieri, quando avvertii una strana sensazione’ Non sapevo se stavo sognando oppure no, ma ebbi come l’idea che qualcuno stesse sfiorando la mia coscia destra. Era un tocco lieve e delicato: sembrava un sogno così reale che mi sembrò addirittura che questa mano stesse scostando il lembo della gonna per andare più in profondità, per avventurarsi lungo il profilo delle mie autoreggenti. Aprii gli occhi e mi resi conto che forse era davvero solo un sogno, seppure in effetti la gonna sembrava più alta di come la ricordassi: le mie ginocchia erano belle in vista, ma magari era stata colpa di bruschi movimenti dovuti al sonno. Mi accorsi che delle due vicine ne era rimasta solo una, ma non mi posi grosse domande. Sorrisi e le dissi che stavo andando a prendere un caff&egrave al bar, se magari aveva piacere di unirsi a me. Lei fu ben contenta di farlo, aggiungendo che avrebbe lasciato un biglietto alla sua compagna che era andata alla toilette. Così ci incamminammo lungo il treno fino alla carrozza ristorante, io davanti a lei. Sul momento pensai che fosse colpa della velocità del treno, ma in un paio di occasioni mi sembrò davvero di sentire una botta sul sedere: forse andavo contro i vari sedili, oppure’ Oppure era lei che voleva tastare la consistenza del mio fondoschiena? Liberai presto la mente da quel pensiero malsano: no, non poteva proprio essere.
Così, arrivammo alla carrozza ristorante e ordinai due caff&egrave. Lei aggiunse anche una brioche: aveva fame mi disse e avremmo avuto modo di chiacchierare un po’ di più. Il caff&egrave sul treno fa veramente schifo, eppure la mia nuova amica sembrava degustarlo con piacere: posava le sue labbra sul bordo del bicchiere di carta, tirava fuori la punta della lingua e mi resi conto che la stavo osservando con una attenzione che non avevo mai dedicato ad una donna. La vidi mangiare la sua brioche a piccoli morsi, portando il cibo alle labbra in maniera molto sensuale. Mi guardava mentre lo faceva, con uno sguardo ammiccante e impertinente. Io mi sentivo imbarazzata ma anche divertita’ E mi accorsi, con mia enorme sorpresa, che la situazione mi stava eccitando: lo slip che indossava iniziava a impregnarsi dei miei umori e avvertivo quell’inconfondibile languore allo stomaco. La ragazzina sapeva il fatto suo e si era resa conto della mia diversa attenzione nei suoi confronti.
Continuammo a chiacchierare, ma ebbi l’impressione che qualche cosa fosse cambiata. Cercai nuovamente di scacciare questo pensiero, ma lei doveva essersene accorta, visto quel sorriso beffardo che proprio non le si cancellava dal volto. Una volta tornate ai nostri posti, la sua compagna era tornata dalla toilette e lei le si avvinghiò addosso con un bacio passionale. Non avevo mai visto due donne baciarsi così da vicino e devo dire che la scena mi coinvolse parecchio: anche i miei ormoni erano ‘parecchio coinvolti’ e fui costretta ad accavallare le gambe per tenere a bada quella sensazione che non mi dava tregua. Vidi le loro lingue incrociarsi, e le mani della mia compagna del caff&egrave correre lungo il corpo della compagna con sapienza e con attenzione. Vedevo però che nel fare questo, di tanto in tanto, lanciava sguardi inequivocabili verso di me’ La situazione si stava facendo bollente e io non resistevo più. Mi alzai di nuovo e mi diressi verso la toilette.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sul water, per fortuna, appena pulito dal personale di servizio. Calai i miei slip fradici e mi sbottonai completamente la camicia, lasciando svettare i miei seni turgidi e gonfi. Strizzai i capezzoli con forza, li strinsi e li rilasciai più volte e finalmente mi penetrai con due dita. Grondavo di umori: le due ragazze, con i loro baci e le loro carezze, mi avevano fatta eccitare moltissimo e non potevo togliermi da davanti agli occhi di lei’ Quel modo sensuale e provocatorio di sorseggiare il caff&egrave, di portare il cibo alla bocca’ Immaginai che ci fossero le sue labbra a occuparsi di me e iniziai a masturbarmi ferocemente. Le mie mani correvano lungo le grandi e piccole labbra, scivolando sui miei umori copiosi. Finalmente raggiunsi il clitoride, che era gonfio e scappucciato e fu estasi in pochissimi minuti. Avevo un bisogno sfrenato di godere e così le mie dita lo sfiorarono, compirono dei lenti movimenti circolari su di lui, lo strinsero a dovere fino a che l’orgasmo non arrivò: potente, desiderato, dalla punta dei piedi fino al cervello. Arrivò nel bagno del treno, lasciandomi spossata e assolutamente incredula. Non mi ero mai trovata in quella situazione, non avrei mai pensato di godere immaginando che fosse un’altra donna a portarmi all’apice del piacere, eppure così era stato.
Cercai di ricompormi per quanto possibile, anche se uno sguardo attento avrebbe tranquillamente potuto capire che cosa era appena successo. Mi lavai le mani, mi sciacquai il viso e tornai al mio posto.
Le due ragazze non c’erano, ma sul mio sedile trovai un biglietto dalla calligrafia femminile, che recitava più o meno così: ‘era chiaro che non avresti resistito a lungo senza masturbarti. Ho desiderato da subito farti esplodere in un orgasmo potente. Sappi che quello che hai appena avuto non sarà il solo.’.
Quelle parole mi lasciarono a bocca aperta: ero assolutamente incredula, stupita, imbarazzata ma anche molto, molto eccitata’ Allora non era stata una mia impressione’
No, non era stata una mia impressione e adesso avevo assolutamente bisogno di capire che cosa avrei dovuto fare. Quelle parole non lasciavano molti dubbi sulle intenzioni che le avevano scritte: la ragazza mi voleva. E io? Io non avevo mai avuto una donna, ero assolutamente etero, eppure quella di essere baciata da una ragazza era da sempre stata una delle mie fantasie’ E ora, che c’era la possibilità che si avverasse, non riuscivo a essere razionale, a pensare con lucidità. Come mi sarei comportata? Dovevo cambiare posto? Dovevo fare finta di niente? Mentre ero persa nei mie ragionamenti, che comunque non mi avrebbero portata molto lontana, vidi le ragazze tornare. Così, non trovai niente di meglio da fare che fare finta di dormire. Magari questo mi avrebbe aiutata a mantenere lontana certe attenzioni, anche se il viaggio era ancora lungo.
I minuti passavano che sembravano delle ore, fino a quando non mi resi conto che la natura chiamava: avevo assoluta urgenza di andare al bagno, questa volta ‘solo’ per fare pipì. La mia vescica stava chiedendo aiuto e così, facendo finta di svegliarmi ‘mentre la realtà era che ero assolutamente vigile e ricettiva ‘ mi alzai senza grossi complimenti per andare in bagno. Mi accorsi, definitivamente troppo tardi, che insieme a me si era alzata anche lei’ Sapevo che non era un caso, e sapevo che ero chiamata a scegliere. Il mio corpo non mentiva: solo l’idea che qualche cosa sarebbe potuta accadere aveva in un secondo acceso tutti i miei sensi. Così entrai in bagno, ma’ Non chiusi la porta. Fu questione di un istante e lei fu dentro. La situazione era abbastanza comica e imbarazzante: io ero seduta sul water, finalmente a liberare la mia vescica, e lei di fronte a me che mi guardava, come fosse la cosa più normale del mondo. Mi guardava con le braccia conserte e con lo sguardo fisso nei miei occhi. Stava semplicemente aspettando che io finissi.
Quando anche l’ultima goccia di pipì fu uscita, mi allungai verso la carta per asciugarmi, ma lei fu molto più veloce di me: prese alcuni foglietti ed in un secondo era in ginocchio davanti a me. Con una forza che non immaginavo divaricò le mie gambe e mi guardò. Sentivo i suoi occhi sul mio sesso, potevo palpare il desiderio e la scarica di eccitazione che aleggiava nell’aria. Con una delicatezza che mi fece fremere mi asciugò con i fazzoletti che aveva appena preso, indugiando, con calma. Voleva tastare la mia essenza, conoscerne la consistenza, prendersene cura come mai avrei immaginato. Poi mi chiese di alzarmi in piedi, e finalmente mi baciò. Mi resi conto che era dal momento del caff&egrave che desideravo lo facesse e non opposi resistenza alcuna. Sentii la mia prima lingua di donna nella mia bocca, scavare con avidità il palato, giocare con i denti, con le gengive. Sentii le sue labbra morbidissime e dal gusto di fragola avventarsi sulle mie, succhiarle, cercarle. E mentre la sua bocca era praticamente dentro la mia, le sue mani non persero tempo. Mi tolsero la giacca e sbottonarono la camicia. Io provai a fare altrettanto, ma lei mi bloccò: voleva dedicarsi a me completamente, prima che io facessi lo stesso con lei. Ma io desideravo troppo toccare il suo seno, capirne la grandezza e sentire la sua pelle sotto le mie mani. Le sue si avventarono su di me, sui miei capezzoli nuovamente dritti e desiderosi di essere presi, martirizzati, stretti, succhiati.
Sentivo la sua bocca addosso ai miei capezzoli, una delicatezza ferma che nessun uomo mi aveva mai regalato: era come una sconosciuta e bellissima prima volta e la mia eccitazione era davvero alle stelle. Il pensiero che qualcuno potesse bussare, potesse accorgersi di quello che stava succedendo in quel bagno mi mandava in estasi e aumentava a dismisura la mia eccitazione. Mi resi conto di non sentirmi più io: mi sembrava di essere il personaggio di un film, e allora’ Lo avrei interpretato con maestria. Perciò le dissi: ‘fammi godere come mi hai promesso.’. Lei mi sorrise e non se lo fece ripetere due volte.
Si inginocchiò nuovamente, questa volta senza carta’ Portò le sue mani sul mio sedere, le strinse per capire quanto tonico fosse e avvicinò il mio bacino alla sua lingua. Mi penetrò subito, quasi a volermi far capire con chi avevo a che fare. Quando sentii la sua lingua dentro di me lasciai andare un gemito: mi sentivo davvero in estasi. Era umida, ci sapeva fare e non era violenta. Non voleva arrivare subito ‘al dunque’, voleva farmi godere, voleva farmi arrivare all’apice del piacere con calma e con lentezza. Il tempo non esisteva più.
La sua lingua correva lungo le grandi labbra, totalmente depilate; indugiavano sulle piccole, con colpetti rapidi e in successione. Era bene attenta a non sfiorare nemmeno lontanamente il clitoride, sebbene io lo desiderassi da impazzire. ‘Succhia’ lecca’, continuavo a ripeterle, e lei mi rispondeva, con arguzia e impertinenza ‘quanta fretta’.’, e più mi tormentava l’intimità, più io desideravo che non smettesse mai. Fu un attimo, e la sua lingua arrivò dritta e precisa al bottoncino. Gemetti.. ‘si’. Mio Dio’. Continua’..’ Sentivo le sue mani sul mio culo lentamente raggiungere il buchino’ La ragazza ci sapeva fare ma a me non importava dell’impressione che stavo dando’ Mi sentivo una femmina anche un po’ puttana, ma il desiderio e l’eccitazione erano così forti che vincevano su tutto. Lei continuava imperterrita a massacrare solo con la sua lingua il mio clitoride che era sul punto di esplodere: grondavo umori luccicanti e profumati che lei, con attenzione, leccava con avidità, affinch&egrave niente andasse perduto. Quando con le sue dita penetrò il mio culo e la sua lingua si impossessò definitivamente del mio clitoride, non resistetti più e venni. Venni violentemente, senza ritegno. Venni con un orgasmo sottolineato da un grido gutturale, viscerale. Venni come se non ci fosse un domani. Sentivo che anche lei stava fremendo. Sentivo che anche lei era molto eccitata, e il fatto di essere riuscita a farmi venire l’aveva lasciata contenta ma non ancora soddisfatta.
Non appena ripresi contatto con la realtà, le dimostrai che anche io non ero da meno: ormai eravamo chiuse dentro al bagno da un po’, qualcuno ci sarebbe venuto a cercare, magari la sua compagna ci avrebbe scoperte. Ma in quel momento avevo un solo obiettivo: farla godere in fretta, farla godere ringraziandola, almeno in parte, per il meraviglioso orgasmi che mi aveva appena regalato. Così la presi, senza troppi complimenti e le tirai giù i leggins insieme agli slip: la mia meraviglia fu incredibile quando mi accorsi, penetrandola con due dita senza grossi complimenti, che anche lei era un bagno di umori. Era la prima volta che le mie mani scivolavano dentro un corpo di donna, ma la sensazione mi sembrava incredibile. La sentivo gemere, muoversi. Mi diceva di continuare e io non me lo lasciai ripetere. Entravo e uscivo da lei, spalancavo con le mani le sue labbra per poter vedere ogni particolare e, all’improvviso, tenendo ben aperte le sue labbra, piccole e grandi, mi avventai con famelico desiderio sul suo fiore rosa e perfettamente depilato. Succhiai avidamente, leccai, lasciai che la mia lingua corresse leggera e precisa su di lei che fremeva, che si contraeva, che premeva la mia bocca addosso al suo bacino. Volevo farla venire subito, senza troppi complimenti e così feci. Succhiai, leccai, mordicchiai, alternai colpi secchi e colpi leggeri fino a quando anche lei non esplose in un orgasmo copioso, accompagnato da un fiume di umori che mi colarono addosso. Lasciai che mi bagnasse il mento e il collo. E poi, quando anche lei era assolutamente esausta, le chiesi di leccarmi per pulirmi.
Lei lo fece e mi mandò in estasi.
Cercammo di ricomporci, di risistemarci: io lo feci con lei e lei lo fece con me. E’ così che uscimmo dal bagno, non so nemmeno io quanto tempo dopo: soddisfatte, meravigliate, appagate eppure’ Eppure non del tutto sazie’

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