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la nipote di mio marito

By 24 Dicembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

La nipote di mio marito
Capitolo 1. Prologo.
Sono una donna matura, ho 38 anni, Giuliana il mio nome, mio marito Aldo 44 anni, mi chiama Giuli, sua sorella piu’giovane della mia età, è rimasta incinta senza essere sposata, ha una figlia di 18 anni Alessia, purtroppo ha avuto sempre difficoltà, attualmente si è accasata con un uomo che non vuole la figlia tra i piedi, e ha chiesto a suo fratello di prenderla con sè. Noi abbiamo una figlia di 16 anni, che va al liceo, e ci chidevamo se era il caso di ospitare la cugina, che si è sempre dimostrata sempre poco in sintonia con i canoni della morale, e non volevamo fosse di cattivo esempio per la nostra piccola Amanda (Amandina come la chiamo).
Dopo averne parlato tutti e tre, ci convincemmo che non potevamo lasciare una ragazza della famiglia in una situazione cosi difficile e decidemmo di ospitarla, sistemando la stanza di Amandina per due, in attesa di trovare il modo di allestire una nuova stanza, affinchè le ragazze avessero un po’ di spazio personale ed evitare discussioni future. Avremmo dovuto fare dei lavoretti per creare una piccola mansarda al piano di sopra che al momento fungeva solo da deposito.
E Alessia la nipote di mio marito arrivo’. Per le prime settimane le ragazze si sistemarono in una unica camera condividendo gli spazi, la camera era comunque sufficientemente spaziosa, per consetire ad entrambe di stare discretamente. Alessisa si comporto’ molto bene non fece mai cose strane o scandalose, pareva molto maturata.
Ci volle un mese e mezzo circa per poter disporre della mansarda ed offrire ad Alessia uno spazio in cui la privacy era maggiore, pur restando molti spazi in comune, avevamo tre bagni, due al piano e uno sotto in taverna dove vi era la nostra lavanderia che era collegata anche al garage ed un piccolo ufficio dove tenevamo tutte le cose per le questioni amministrative di casa. L’ufficio non veniva quasi mai usato, quindi ben presto divenne a parte l’armadio dove venivano custoditi i documenti della casa, una sala studio per Amandina che ora condivideva con Alessia.
Alessia era all’ultimo anno di scuola, e avrebbe ottenuto la maturità. Poi doveva decidere cosa fare, oramai dopo alcuni mesi forse per la stabilità che e serenità che non aveva avuto prima il suo rendimento scolastico risulto’ migliore rispetto agli anni passati, e lei era sempre tranquilla e serena. Oramai potevamo considerarla una di famiglia. Tanto che Mio marito Aldo penso’ che forse potevamo farci carico della sua università nel caso avesse intenzione di proseguire gli studi.
Mi ero affezzionata ad Alessia, era proprio una ragazza di una bellezza fantastica, molto mediterranea, era pagagonabile nello stile a Francesca Chillemi quella miss Italia molto bella come stile, che a me era piaciuta forse piu’ di tutte le miss italia precedenti. Spesso mi beavo nell’osservarla, era proprio bella. Mi era capitato in qualche occasione di abbracciarla e di darle dei casti baci sulle guance, quando aveva portato a casa dei buoni risultati scolastici, ed ammetto che abbracciarla mi aveva procurato uno strano turbamento.
Mi sembrava di avere delle farfalle nello stomaco, ogni volta che l’avevo abbracciata ma scacciavo questi pensieri dicendomi che ero solo felice che tutto procedesse bene. E che avevo in casa una seconda figlia, e i miei timori passati erano stati il frutto di un pregiudizio.
Eppure appena possibile mi piaceva stare a contemplarla, quando girava per casa un po’ piu’ succinta del solito, aveva un corpo meravigliosamente proporzionato. Una vera reginetta di bellezza. Aveva delle caviglie perfette, dei piedi deliziosi. E avevo preso l’abitudine inconsciamente all’inizio di portarle la colazione in camera al mattino, e lei civettuola si faceva servire. Mi ero ritrovata cosi a svolgere tutti i compiti di rimetterle in ordine la camera raccogliere le sue cose sistemare i libri, che lasciava in giro, con piacere, provavo piacere a farle questi piccoli servizi. Potevo cosi prendere le sue calze o calzini, annusare il suo odore, annusavo le sue mutandine che lei lasciava in a terra e che raccoglievo per portarle a lavare.
Con il tempo mi beavo dei suoi odori e forse non me ne rendevo conto subito ma mi accorsi che ogni volta mi eccitavo un po’ al suo odore. Una volta inizia ad annusare le sue mutandine lasciate sulla sedia, erano odorose, come se si fosse bagnata e masturbata con esse. E mi mastubai. Ero turbata da me stessa ma non resistevo, inizio’ cosi un periodo in cui impaziente che le ragazze uscissero, Amandina sistemava sempre la sua camera e metteva la sua biancheria nel cesto, invece Alessia lasciava tutto li, un disordine che mi offriva la possibilità di andare a mettere in ordine, e di usare la sua biancheria per il mio piacere. Tutto questo per diversi mesi. Fino al giorno in cui stesa sul suo letto con le mutande calate alle caviglie, e le mutandine di Alessia sul naso mi stavo masturbando, e non mi accorsi di nulla, Alessia era rientrata, era sulla porta da diverso tempo come mi spiego’ io tenevo gli occhi chiusi e mi masturbavo, fino a raggiungere l’orgasmo. Solo dopo che ebbi goduto ed ero ansante sul letto mi stavo riprendendo, sentii un battimani. Mi sollevai di scatto, Alessia davanti a me, sorridente, mi osservava.
Mi sentii avvampare dalla vergogna. Mi accartocciai su me stessa per nascondermi e mi misi a piangere dalla vergogna.
Alessia si avvicino’. Mi accarezzo’, e mi disse: “su non piangere, avanti su vieni qui”, mi raddrizzai sul letto, lei mi abbraccio’ con fare materno, mi cullava, e mi accarezzava. Ero vergognosa, ma eccitata, la vergogna che provavo e la presenza di Alessia mi stavo eccitando di nuovo.
Lei mi accarezzo’, mi mise una mano tra le cosce e si accorse che bagnavo ancora. Brava Giuli’, tranquilla, fai la brava, ti eccitano le mie mutandine o il mio odore?
Singhiozzando le dissi: scusami, perdonami ti prego.
Lei ribattè voglio sapere cosa ti eccita su rispondimi.
Il tuo odore il tuo profumo, non so come mai ma da quando sei qui, sai … e singhiozzi a non finire. Ero morta di vergogna.
Va bene, dai capisco, su non c’è nulla di male stai tranquilla. Ovviamente è un’invasione della mia privacy che dovrebbe essere rispettata, ma adesso basta piangere. Allora troveremo una soluzione per il tuo ed il mio piacere che ne dici?
Ero tra le sue braccia e alzai lo sguardo a guardarla, non capivo.
E chiesi: cosa intendi?
Beh, a te piaccio mi pare evidente. Solo che fare queste cose di nascosto da me, e frugare nella mia biancheria senza il mio permesso non va bene. Sei d’accordo?
Vergognosa risposi : Si hai ragione Alessia perdonami.
Ecco vedi che sei ragionevole. Allora da adesso stabiliamo delle piccole regole.
La guardai non capendo.
Ti spieghero’ tutto, in primo luogo, non devi piu’ masturbarti senza il mio permesso.
Si scusami, ma cosa vorresti dire?
Che potrai annusare la mia biancheria, ma dovrai avere il mio permesso, e ti masturberai e godrai solo se io te lo permetto.
Non capisco Alessia.
Vedrai capirai.
Da adesso tu farai tutto quello che ti ordino sempre, e senza discutere, sarai la mia schiavetta, perchè in fondo è questo che vuoi. A te piace servirmi, sistemare le mie cose, la mia cameretta, pulire dove sporco, raccogliere le mie mutandine, ecc.
Solo che tutto questo lo farai da ora in poi secondo le mie direttive e solo se accetterai di essere la mia schiava e la mia puttana, allora potrai godere, altrimenti ti neghero’ l’orgasmo e non potrai piu’ entrare in camera mia.
No ti prego, io non riesco a farne a meno.
Appunto, allora sei pronta per obbedirmi?
Si, Alessia si tutto quello che vuoi, certo ma ti prego non impedirmi di esserti vicina.
Alessia si tolse la gonna e gli slip.
E disse; guarda la mia passera ti piacerebbe leccarla?
Si si risposi.
Allora leccala e fammi godere sarà un premio per te, se sarai una schiava obbediente e sottomessa.
Non pensavo, aveva una fichetta deliziosa un taglio perfetto e depilata solo un ciuffo che saliva dalla fine delle labbra a triangolo per il resto liscia, ipnotizzata mi misi a leccare e portai Alessia al godimento, bevvi tutti i suoi umori. Il suo sapore non piu’ attraverso le mutandine ma direttamente alla fonte mi stava inebriando, ero eccitatissima. Iniziai a toccarmi mentre leccavo, ma Alessia mi aveva fermato, dicendo che dovevo solo leccare e fare godere lei. Avrei dovuto godere solo con il suo permesso.
E obbedii.

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CAPITOLO 2. Inizio di servitu’.
Da quel giorno, Alessia mi impose di non masturbarmi senza la sua presenza. Dovevo salire da lei a portarle la colazione e fermarmi in attesa che la finisse e poi leccarla, fino a farla godere, e solo allora potevo a volte masturbarmi fino ad ottenere un orgasmo. Ogni volta che me li negava era frustrante ma poi dopo che me li concedeva erano molto piu’ forti ed intensi.
L’unica cosa era che a volte avevo timore che ci sorprendessero, o perlomeno che Amandina ci sorprendesse visto che era solo lei a casa a quell’ora, Aldo usciva molto presto, e rintrava molto tardi, con i suoi impegni ed a volte con il suo lavoro si assentava.
La mia vita era oramai scandita dal poter raggiungere Alessia e farla godere, svegliarla con la colazione, appena entrata, ponevo il vassoio sul comodino, e mi inchianvo verso di lei e le davo dei bacetti sulle guance, fino a che non si svegliava.
Si svegliava con delicatezza, mi sorrideva, e prendeva la sua colazione, questo rito mi piaceva, era belllissima quando si svegliava stiracchiandosi come una bimba, poi mi mettevo in attesa accanto a lei, e appena si alzava, nuda, perchè dormiva nuda, infilava la sua mano sotto la mia gonna, mi toccava e constatava che ero bagnata, come ogni giorno alla sua presenza.
Quella era una di quelle mattine in cui non avevo il permesso di toccarla, di leccarla e nemmeno di godere, il che mi eccitava maggiormente, e non avrei potuto masturbarmi con i suoi slip, che lasciava sempre vicino al letto.
Dopo che si era lavata e vestita e aver fatto colazione lasciandomi in attesa delle sue decisioni fino al momento di uscire.
Mi dava i suoi ordini. Oggi trattieniti, fai solo il bucato guai a te se ti masturbi lo sai che lo capiro’.
Si Alessia rispondevo con un singhizzo nella voce. Il trattenermi era diventata una piccola tortura che avrei voluto infrangere.
E quella mattina la infransi appena le ragazze furono uscite, mi spogliai e annusado le mutandine di Alessia il suo odore, mi masturbai e godetti in ginocchio con la testa sul suo letto e le sue mutandine che leccavo.
Poi appagata misi in ordine tutta la camera di Alessia, il bagno che da quando mi aveva asservita era molto piu’ in disordine, ma mi beavo nel servirla, mi piaceva compiacerla mettere in ordine le sue cose, e mentre pulivo il bagno in ginocchio come se cosi fossi ancora piu’ asservita mi rieccitai al pensiero, e mi rimasturbai nuovamente raggiungendo un secondo orgasmo.
Oramai il mio cervello seguiva meccanismi che non avrei mai immaginato di avere, quella ragazza mi aveva stregato. Ero innamorata, solo al vederla mi venivano le farfalle nello stomaco, e le avrei leccato i piedi se me lo avesse chiesto.
Quella sera mio marito non rientrava, Amandina era in camera sua a studiare si stava preparando per il fine anno, Alessia scese in cucina, e mi disse: Sali in camera da me dopo prima di andare a coricarti.
Ero felice forse mi voleva concedere un orgasmo. E appena ebbi terminato le mie incombenze domestiche, andai a dare la buonanotte ad Amandina e salii da Alessia con il cuore in tumulto, speravo proprio di poterla leccare. La trovai vestita in tuta ginnica. Seduta al p.c.
Entra. Desidero interrompere il nostro rapporto. Non sei obbediente.
Come ? restai esterefatta. Perchè mi tratti cosi, mi misi a piangere, e le dissi: Alessia io ti amo.
Non è vero. Mi rispose.
Come perchè mi dici questo.
Perchè mi hai disobbedito, oggi ti sei masturbata e hai avuto due orgasmi, e ti avevo proibito di godere o sbaglio. Dove sta la tua devozione ed il tuo amore di cui tanto parli.
Oh Alessia, scusami non ho resistito, mi ecciti talmente tanto, il tuo odore è cosi inebriante. Faro’ meglio ti prego dammi un’altra possibilità.
Ti saro’ devota e sottomessa lo giuro. Migliorero’ ma non respingermi ti prego Alessia amore ti prego.
Mi guardava, e disse: allora rivedremo tutti i nostri rapporti, sarai la mia schiava, ti consegnero’ domani un contratto che firmerai e mi consegnerai domani sera. Se lo avrai firmato, e solo allora ti puniro’ per la tua mancanza di oggi. E ti prendero’ come mia schiava. Ma senza questo impegno sappi che non ti permettero’ piu’ di mettere piede in questa stanza, e mi lavero’ da sola le mie cose. Non avrai piu’ accesso a nulla di me.
Mi inginocchiai e le promisi che sarei stata brava e poteva chiedermi qualsiasi cosa, purchè non mi respingesse. Ora vai a dormire. Non ti voglio piu’ vedere fino a domani sera.

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CAPITOLO 3. IL CONTRATTO.
Non ho dormito, al mattino ero estenuata, e dovevo attendere la sera. Alessia mi aveva proibito di entrare nella sua stanza. Piansi molto e la sola idea di perderla o di non essere piu’ gradita da Alessia della quale mi ero veramente innnamorata mi faceva impazzire.
Cercai di dedicarmi a tutte le incombenze domestiche al fine di distrarmi, pulii tutta la casa come fossero le pulizie generali che facevo ad ogni cambio di stagione ma erano state fatte da poco e a mezzogiorno avevo terminato. Misi in ordine e pulii anche la stanza di Amandina. Non mangia non ci riuscii allora cercai di dormire, mi stesi sul divano esausta e sconvolta. Sarei stata disposta a qualsiasi cosa, pur di sentire anche un solo abbraccio di Alessia.
Nel pomeriggio preparai la cena per le ragazze sarebbero rientrate tardi oggi avevano molte cose da fare per Amandina la pallavolo, e invece Alessia aveva da preparare la maturità quindi era molto impegnata.
Quando rientrarono mia figlia vide che avevo gli occhi cerchiati e mi salvai invocando un terribile mal di testa per cui non cenai con loro.
Mi ritirai in camera. Attesi verso le 10 di sera, sentii bussare alla porta, era Amandina che volesa sapere come stavo, il mio cuore accelero’ i battiti appena aveva sentito bussare pensavo fosse Alessia.
Le dissi che sarei stata meglio l’indomani avendo preso un’aspirina. Di non preoccuparsi. E le augurai la buona notte.
Dopo poco che Amandina si era ritirata arrivo’ Alessia, non busso’ vidi la porta che si apriva, era lei in tutta la sua splendida bellezza il mio cuore batteva piu’ forte.
Mi guardo’ e sorrise, mi porse un foglio dattiloscritto. E mi disse: Leggilo con molta attenzione, se sei pronta voglio che tu salga da me ma prima devi metterti nuda e salire nuda fino alla mia stanza. Busserai e attenderai in ginocchio davanti alla mia porta il tempo che sarà necessario e che io decida di aprirti quado ti avro’ aperto entrerai a quattro zampe, e in ginocchio leggerai il documento che avrai firmato. Sono stata chiara?
Si Alessia, avevo un nodo alla gola.
Alessia usci’.
Solo allora lessi il documento che mi aveva dato.
SIAMO IL 30 MAGGIO DEL 2010
IO GIULIANA B. HO 38 ANNI E SONO SANA DI MENTE, CON QUESTA DICHIARAZIONE CHIEDO ALLA MIA PADRONA ALESSIA V. DI ACCETTARMI COME SUA SCHIAVA INTERAMENTE E A SUA TOTALE DISPOSIZIONE. CONSEGNO ALLA MIA PADRONA LA MIA PERSONA E DICHIARO DI VOLERLA SERVIRE TOTALMENTE E SENZA ALCUN LIMITE. LE CONSEGNERO’ I MIEI CONTI BANCARI, I MIEI DOCUMENTI PERSONALI CHE SARANNO CUSTODITI DALLA MIA PADRONA IN DIMOSTRAZIONE DELLA MIA TOTALE DIPENDENZA DA LEI E DI RINUNCIA AI MIEI DIRITTI. SONO DISPOSTA ANCHE A CAMBIARE NOME E A FARMI CHIAMARE IN ALTRO MODO SE LA MIA PADRONA LO DESIDERA.
CHIEDO UMILMENTE ALLA MIA PADRONA DI ISTRUIRMI ED ADDESTRARMI NEL MODO PIU’ SEVERO POSSIBILE IN MODO CHE POSSA IMPARARE AD ESSERE UNA BRAVA SCHIAVA SECONDO IL VOLERE DELLA MIA PADRONA. CHIEDO ALLA MIA PADRONA DI PUNIRMI SEVERAMENTE PER LE MIE MANCANZE E ANCHE IN ASSENZA DI MANCANZE SOLO PER IL SUO PIACERE E PERCHE’ UTILE ALLA MIA FORMAZIONE ED EDUCAZIONE, CHIEDO ALLA PADRONA DI ESSERE SEVERA E FORTE IN QUANTO NECESSITO DI ESSERE PIU’ DISCIPLINATA E DI NON RISPARMIARMI NULLA, CHE SIA CON PALETTA, FRUSTA, SCUDISCIO, GATTO A NOVE COME E QUANT’ALTRO STRUMENTO LA MIA PADRONA DECIDA DI USARE PER LA MIA EDUCAZIONE. PUNENDOMI SU QUALSIASI PARTE DEL CORPO, ESCLUDENDO IL VOLTO E LE PARTI VISIBILI IN TEMPI NORMALI. CHE LE MIE NATICHE MI BRUCINO IN PERMANENZA PER RICORDARMI LA MIA CONDIZIONE SERVILE E DI SOTTOMISSIONE ALLA MIA PADRONA.
LA MIA PADRONA SARA’ L’UNICA A POTER SCEGLIERE E DECIDERE IN MERITO AL MIO ABBIGLIAMENTO, E IN SUA PRESENZA DOVRO’ ESSERE SEMPRE NUDA. LA NUDITA’ SARA’ LA TENUTA IN PRESENZA DELLA MIA PADRONA.
LA MIA PADRONA POTRA’ DECIDERE DI COME USARMI, DI LEGARMI E TENERE IN STATO DI COSTRIZIONE DI FARMI PORTARE INDUMENTI INDECENTI SE IL CASO, I MIEI ORIFIZI BOCCA, ANO VAGINA SONO INTERAMENTE A SUA DISPOSIZIONE PER L’USO CHE VORRA’ FARNE.
LA MIA PADRONA HA OGNI DIRITTO ED IO RINUNCIO AL DIRITTO DI PERSONA, PER DONARMI TOTALMENTE ALLA MIA PADRONA. LA MIA PADRONA AVRA’ ANCHE IL DIRITTO DI PRESTARMI AD ALTRI CHE DOVRO’ SODDISFARE SECONDO I DESIDERI DELLA MIA PADRONA.
ACCETTERO’ ANCHE DI PORTARE SEGNI E MARCHI DELLA MIA APPARTENENZA ALLA MIA PADRONA, E NON LE RIFIUTERO’ NESSUNA PRATICA SESSUALE O DI SERVIZIO COME PULIRLA, DOPO I SUOI BISOGNI USANDO SOLO LA MIA LINGUA CHE E’ A SUA DISPOSIZIONE.
ACCETTO’ SIN D’ORA DI PORTARE DEI PIERCING SE LA MIA PADRONA DESIDERA FARMELI PORTARE, ACCETTO DI ESSERE DEPILATA IN OGNI PARTE DEL MIO CORPO ANCHE IN VIA PERMANENTE. NON DARO’ PIU’ DEL TU ALLA MIA PADRONA, E LA CHIAMERO’ SEMPRE PADRONA IN PRIVATO O QUALORA LE CIRCOSTANZE LO PERMETTONO, NELLE ALTRE CIRCOSTANZE MI RIVOLGERO’ A LEI SEMPRE CON IL VOI OD IL LEI, E CHIAMANDOLA SIGNORINA.
IN FEDE MI IMPEGNO AL RISPETTO DI TUTTO QUESTO SUPPLICANDO LA MIA PADROLA ALESSIA DI ACCETTARMI COME SUA SCHIAVA A PROVA DEL MIO AMORE PER LEI.
CON FEDELTA’ MI SOTTOSCRIVO La schiava Giuliana B.
Mio Dio, lo lessi e leggendolo mi sentivo spaventata ma mi accorsi che ero bagnatissima. Presi la penna dal comodino e firmai. Se la mia mente mi diceva che ero pazza, la mia fica era cosi bagnata che diceva che non sarei resistita senza donarmi ad Alessia. Volevo essere sua in modo totale.
Mi tolsi la sottoveste, e nuda con il rischio che se Amandina uscendo dalla sua stanza avrebbe potuto vedermi, nuda mi incamminai lungo il corridorio il cuore batteva a mille salii la scala che portava alla mansarda, mi inginocchiai davanti alla porta della camera, e bussai. Attesi non so quanto tempo parve un’eternità ma forse erano pochi minuti. Alessia apri’ la porta e mi disse: Entra cagna.
E a quattro zampe entrai, mi fece fermare al centro della stanza, vi era un cavalletto con una telecamera, sopra, mi fece mettere in ginocchio busto erette e in quella posizione appena ebbe messo in funzione la telecamera dovetti leggere ad alta voce il documento, con voce strozzata dall’emozione lo lessi integralmente dichiarando di averlo firmato e lo tesi alla mia padrona.
Alessia lo prese, e poi mi disse: Baciami i piedi in segno di sottomissione cagna.
Mi precipitai a le baciai piedi scalzi, nel farlo mi bagnai ulteriormente sentivo montare l’eccitazione dentro di me. Mi fece alzare, mi strinse, e mi bacio’ con la lingua in bocca era la prima volta e le mie gambe tremavano per la felicità, l’emozione e l’eccitazione godetti solo con il suo bacio.
Alessia ne fu compiaciuta perchè se ne accorse. Hai goduto schiava solo baciandomi, allora forse è vero che mi ami.
Si Alessia mio Dio ti amo tantissimo.
Uno schiaffo mi fece quasi cadere a terrra. Cagna hai capito che non mi puoi chiamare Alessia e darmi del tu. Sei stupida? Cosa hai appena sottoscritto.
Piangendo mi scusai. Padrona, mi perdoni, padrona non ho fatto apposta, sono ancora sconvolta dal piacere provato per appartenerle padrona mi perdoni.
Bene non è tutto. Cerca di essere piu’ attenta. Ora pero’ abbiamo una punizione da somministrare per quello che hai fatto senza il mio permesso.
Per la prima volta ti sculaccero’, ma d’ora in avanti ogni mancanza sarà punita molto piu’ severamente, ti metterai di traverso alle mie ginocchia mani a terra, e ti sculaccero’ e tu ad ogni colpo mi ringrazierai dicendo GRAZIE PADRONA. Sono stata Chiara?
Si, certo. Altro schiaffo.
Si chi?
Si Padrona. È stata chiara.
Si sedette e ricevetti la mia prima punizione, mi sculaccio’ per almeno 5 minuti, all’inizio temevo si potesse sentire e che il rumore svegliasse Amandina, ma poi mi bagnai mi eccitai e a ripetere ad ogni colpo Grazie Padrona, mi sconvolse al punto che ebbi un altro orgasmo sotto la punizione della mia amata Padrona. Scoprivo quindi a 38 anni di essere veramente masochista.

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CAPITOLO 4. acquisti.
Quella notte visto che mio marito era via per una settimana la mia amata Padrona mi tenne a dormire con lei nel suo letto, al mattino mi svegliai prima di lei, e corsi a darmi una sciacquata a preparare il necessario per la colazione di Amandina e di Alessia.
Lasciai come sempre la colazione in cucina per Amandina e preparai un vassoio per Alessia che portai su in camera. Lo poggiai sul comodino e come al solito iniziai a baciare con delicatezza Alessia.
Appensa si sveglio’ sorridente le diedi il buongiorno. Mi osservo’, e disse: In ginocchio cagna mani dietro la schiena. E non muoverti. Si alzo’ e mi fece un piccolo discorsetto.
Da oggi, mia schiava e cagna, mio animale di compagnia, starai sempre nuda se non avrai l’aurorizzazione a vestirti quindi togli subito quel vestitino.
Mi spogliai immediatamente sotto non avevo nulla.
Poi per svegliarmi mi leccherai i piedi al mattino, non piu’ il viso, il mio volto, le mie labbra i miei baci, o il leccarmi la fregna saranno per te un premio che dovrai concquistare con il tuo comportamento sottomesso, e sono certa che ti conquisterai piu’ punizioni che altro. Da oggi inizia il tuo addestramento.
Sono stata chiara.
Si Padrona è stata chiarissima.
Bene ora accompagnami al bagno devo lavarmi e mi preparerai la doccia alla giusta temperatura e mi laverai con devozione.
Ci ritrovammo in cucina poteri prendermi un caffè, e Alessia mi ordino’ di restare nuda, Amandina era uscita per andare a scuola, mi disse che voleva restassi nuda tutto il giorno, e che se uscivo non dovevo indossare biancheria intima. Alle 12.30 sarebbe rientrata e saremmo andate a fare spese assieme.
Il primo pomeriggio dopo un pasto frugale, mi fece prendere l’auto, ero vestita con una camicetta e una minigonna, i capezzoli turgidi che premevano sul tessuto lasciavano intuire che non portavo reggiseno, ero imbarazzata, mi chiedevo se si capiva che non portavo le mutandine, ma ero comunque eccitata.
Alessia mi indicava la strada, mi posteggiai e la seguii, ci recammo presso un centro di estetica, era chiuso,ma ci fecero entrare, una giovane donna carina, con i capelli a cascetto castani bacio’ Alessia e le chiese in cosa poteva servirla.
Alessia mi indico’ e le chiese la depilazione per me. Venni fatta accomodare spogliare davanti a questa estranea che non pareva stupita di vedermi nuda sotto ai pochi indumenti che avevo mi fece mettere su una sedia di tipo ginecologico e si accinse a depilarmi. Nel giro di un’oretta ero imberbe come una bambina.
Alesssia si cogratulo’ con la sua amica, mi ordino’ di pagare e uscimmo.
Erano le 14,30, e dovemmo rpendere l’auto, una ventina di minuti di strada ero ovviamente all’oscuro di dove andavamo, e con mia sorpresa entrammo in un sex shop.
Mi tremavano le gambe, Una signora attraente ci venne incontro, e parlo’ con Alessia che le spiego’ cosa cercava, ci indirizzo’ verso l’area piu’ lontana, era il settore sado maso. Alessia scelse un paio di collari, dei guinzagli un vestitino da cameriera molto scollato e corto, qualche frusta, un paio di butt plug come mi spiego’ e quale era il loro uso, tremai al pensiero, un bel dildo rosa non eccessivo, con cinte per allacciarlo in vita. Mi disse con questo ti scopo come la troia che sei e rise di una risata cristallina che mi faceva sempre piu’ innamorare, ogni perversione che mi annunciava mi spaventava, e al contempo mi faceva eccitare.
Due borse di roba che dovetti pagare e portare fino all’auto. Salimmo e rientrammo a casa, dove mi fece mettere nuda con il collare al collo mi disse per abituarmi. Poi usci’ e rientro’ con mia figlia. Per cena, eravamo solo noi tre ed io avevo riassunto l’aspetto della brava mamma e casalinga con un casto vestito,e tolto il collare ovviamente.
Dopo cena, un paio di bicchierini quattro chacchiere di gossip un po’ di TV, e poi venne la proposta, Alessia volle che giocassimo a carte, una piccola distrazione per cambiare la nostra routine disse.
E cosi ci sedemmeo al tavolino del salotto e giocammo a carte, non so da dove prese il mazzo, non lo avevo mai visto.
Alessia preciso’ che non avremmo giocato soldi ma solo con delle fiches, pero’ chi perdeva pagava pegno ed il pegno veniva scelto dalla vincitrice.
Ovviamente perdetti, non so se le carte erano truccate o se Alessia aveva qualche trucco so che perdetti, e cosi essendo la perdente avrei dovuto pagare pegno.
Il pegno era semplice e diabolico perchè autorizzava quindi lei a trasformarmi con la giustificazione del pegno in una cameriera.
Alessia la vincitrice disse: Bene cara zia, da adesso e per tutto il mese sarai a nostra disposizione come cameriera, non puoi mai darci del tu, sempre del lei o anche del voi, ed essere sempre servizievole ed indosserai sempre un vestitino da cameriera per tutto il tempo del tuo pegno fino a fine giugno.
Ma sei matta mi azzardai a dire?
Ma come rispose lei, i debiti di gioco sono sacri e si pagano subito, sono debiti d’onore, su non dovresti fare storie, e adeguarti, hai perso e hai accettato il pegno prima della partita. Mi dovetti azzittire anche per non irritarla, ero solo preoccupata per il ritorno di mio marito come avrebbe preso la cosa…
Quella sera mi lascio’ dormire nella mia stanza, e il mattino seguente, mi presentai alla sua porta nuda con il vassoio della colazione, le leccai i piedi per svegliarla, mi diede un colpetto con il piede sulla guancia e mi ordino’ di indossare il vestitino da cameriera francese molto scollato e senza intimo. Ero indecente, ma sexi, guardandomi allo specchio non potevo crederci mi bagnai.
L’idea di presentarmi a mia figlia conciata cosi mi sconvolgeva, ma Alessia disse che la partita di ieri sera serviva a presentarmi cosi e ad abituarmi al mio ruolo. Mi bacio’ e mi sciolsi. Cosi scesi su suo ordine a servire la colazione ad Amandina, era appena scesa, e vedendomi resto’ a bocca aperta, poi sorrise io le dissi: Buongiorno Signorina Amandina, posso servirle la colazione?
Era strano servire mia figlia dandole del lei, ma era l’obbligo che mi era stato imposto dal pegno o meglio dallo stratagemma del pegno su volontà della mia padrona per giustificare questo nuovo look.
Era trascorsa una settimana e oramai anche Amandina si era abituata a farsi servire, mi dava ordini proprio comme ad una sguattera.
E spesso mi dava della stupida incapace quando non era contenta di qualcosa Mentre con la mia Padrona tutto evolveva, mi sculacciava quasi tutte le sere, e mi prendeva con quel dildo che si allacciava in vita, dicendomi che ero la sua puttanta, e godevo in continuazione sotto di lei. Poi la soddisfacevo leccandola con passione una passione da innamorata, che pareva apprezzare moltissimo

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CAPITOLO 5. Il ritorno del marito.
Mio marito ritorno’ e mi presentai ad aprire in quella tenuta, rimase sorpreso e forse anche eccitato nel vedermi cosi, mi chiese cosa significasse e allora fu Amandina a spiegare che stavo pagando pegno per aver perso con loro a carte, e che fino a fine giugno sarei stata la cameriera di casa. E cosi anche con mio marito gli davo del lei, e lo servii come una brava cameriera.
La sera mi spogliai nel nostro bagno per non far vedere i segni che avevo sulle natiche lasciati dalla mia Padrona, e mi coricai con solo una vestaglietta leggera, mio marito infoiato dall’avermi vista cosi sexi durant tutta la serata, mi volle prendere, non potevo rifiutarmi, non sapevo cosa avrebbe detto la mia padrona ma mi concessi e credo non mi abbia mai scopata nel vero senso della parola in un modo cosi intenso come quella sera in anni di matrimonio.
Si fermo’ due giorni ed io tenendo fede ai miei doveri di nuova cameriera di casa servivo lui in perfetta tenuta, era uscito e rientro’ nel pomeriggio mi fece vedere i suoi acquisti, 3 nuovi vestitini da cameriera per me. Disse che dovevo cambiarmi ogni tanto. Mi pareva incredibile anche mio marito seppur inconsapevolmente partecipava alla mia trasformazione in servetta e tutto questo mi eccitava in modo pazzesco.
La sera prima della partenza per lavoro di Aldo vi fu un nuovo passo avanti, Alessia mi urto’ senza farsi notare facendomi cadere il vassoio con gli antipasto che mi accingevo a servire. Silenzio di tomba e tutti mi guardavano, io rossa in volto, non sapevo cosa dire.
Passo’ un tempo che mi parve eterno fu Alessia a rompere il silenzio, ma guarda che sbadata che sei stupida servetta inutile, nemmeno portare un vassoio decentemente io credo che dovresti essere punita severamente per insegnarti che chi fa danni ne paga le conseguenza e ti insegnerà ad essere piu’ attenta la prossima volta.
Nessuno si mosse e allora Alessia mi prese per un braccio, si sedette su una sedia del salone, e davanti a mio marito e mia figlia zitti che non sapevano cosa fare, mi mise di traverso le sue ginocchia mi sollevo’ la gonna sotto la quale ero nuda e mi somministro’ una sculacciata di una decina di colpi, poi mi porto’ davanti a mio marito imponendomi di chiedere scusa per la mia sbadataggine e pregarlo di punirmi.
Mio marito zitto con una bozza davanti i calzoni, non sapeva che dire ma sempre sospinta da Alessia mi ritrovai stesa di traverso le ginocchia di mio marito, il quale vedendo le mie chiappe arrossate a sua disposizione con la gonna sollevata da Alessia non riusci’ a trattenersi e mi diede una decina di sculaccioni sonori che mi fecero arrossare ulteriormente le natiche.
Amandina era li che mi guardava tra lo stralunato e forse con un certo fastidio, forse non mi vedeva come la madre che per anni l’aveva guidata ma proprio come solo una vera serva, si avvicino’ e mi prese per un polso, non opposi nessuna resistenza, mi mise di traverso alle sue ginocchia e mi diede una sculacciata come mai mi sarei aspettato da una ragazza cosi giovane, vero che faceva pallavolo ripensandoci ci mise impegno e forza. Dopo una ventina di colpi smise, io piangevo calde lacrime, e il culo mi bruciava, e la passera era bagnatissima, mi eccitavo a essere umiliata e punita, poi mi fecero mettere in ginocchio faccia la muro e si sistemarono in sala per cenare. Sarei dovuta restare senza cena come ulteriore punizione.
La sera a letto , mio marito era eccitato ed io ero bagnata dal ricordo dell’uimiliazione, mi prese con foga e volle mi mettessi a pecorina, e mi prese da dietro godendo della vista delle mie natiche arrossate. Io continuavo stupidamente a ringraziarlo per come mi stava prendendo chiamandolo Signore come mi aveva imposto la mia Padrona.
Il mattino seguente gli servii la colazione e lo salutai dandogli del lei, augurando al Signore un buon viaggio e lavoro, disse solo una cosa, sii attenta e ubbidiente, ho detto ad Alessia di non esitare a punirti se non fai bene il tuo lavoro, e se ne ando’. Ora capivo che la mia padrona otteneva sempre quello che voleva raggiungere come scopo, voleva addestrarmi per essere una schiava e aveva ottenuto anche l’approvazione di mio marito, ora nulla la poteva fermare.
Preparai la colazione per entrambe le signorine di casa e dopo aver portato il vassoio nella stanza di Amandina ma senza svegliarla salii dalla mia Padrona e svegliarla come era oramai il mio obbligo leccandole i piedi.
Si Sveglio’ di buon umore e mi canzono’: scopata alla grande stanotte con zietto?
Si padrona.
E non mi ringrazi? È merito mio se ti ha scopata cosi, da quanto tempo non ti sbatteva per bene?
Si padrona ha ragione la ringrazio molto, infatti era da moltissimo tempo che il Signore non mi sbatteva come una troia.
Ti brucia il culo cagna?
Si Padrona mi brucia ancora molto, Padrona, ma anche di questo desidero ringraziarla, mi sta facendo milgiorare per servirla.
Si già, vedremo, se sarai brava, sai sei solo all’inizio del tuo addestramento, faro’ di te un animaletto obbediente e pronta ad esaudire ogni mio desiderio.
Si Padrona.
Spogliati.
So Padrona subito.
E dopo che si fu preparata mi obbligo’ a scendere nuda con solo il grembiulino da cameriera e le calze, con il collare di cuoio al collo.
Amandina non era ancora uscita tentai di fermarmi ma venni spinta con una mano sui reni da Alessia verso la cucina.
Ciao Dina, disse con voce squillante Alessia.
Ero rossa come un pomodoro sentivo caldo e mi sentivo umiliata.
Alessia, mi disse che ora non ci sarebbero piu’ stati limiti al mio addestramento e perfezioamento nel cammino
Alessia disse: La serva merita di imparare a stare al suo posto e non fare ulteriori errori, e questa sarà la sua tenuta per tutto il resto della settimana. Che ne dici?
Amandina prima mi osservo’ poi rispose, Si mi pare adeguata.
E dovrebbe chiamarci Padrone e non Signorine, questa che è una svergognata.
Forse Amandina aveva capito moto piu’ di quanto avrei immaginato oppure mentre mi sculacciava si era accorta che bagnavo.
Alessia aveva avuto un’altra vittoria, e il percorso della mia sottomissione ed umiliazione per il piacere sia mio che della mia Padrona faceva un ulteriore passo avanti. Alessia, mi disse che ora non ci sarebbero piu’ stati limiti al mio addestramento e perfezioamento nel cammino verso la totale sottomissione.

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CAPITOLO 6. Proseguimento di addestramento con Amandina e sorpresa.
Due giorni erano trascorsi, e tutto procedeva tranquillo, non avevo subito nessuna punizione, solo ora stavo molto tempo nuda in casa, e sempre con il collare come imposto dalla Padrona Alessia.
Ora anche Amandina sapeva, sapeva e non obiettava anzi partecipava ad umiliarmi e trattarmi come una schiava. E se non ubbidivo prontamente ogni tanto mi dava una pacca sulle natiche. Su internet si era documentata, e cosi aveva voluto cimentarsi nel perfezionare il mio addestramento ordinando con il mio nome e carta di credito alcuni strumenti, una paletta da sculacciate, uno scudiscio da equitazione.
Quella mattina la Padrona dopo i due giorni quieti, disse che dovevamo fare un piccolo passo avanti, e prima di uscire mi fecero inginocchiare le due erano presenti per verificare la mia obbedienza, io in ginocchio attendevo, Alessia aveva con sè il plug piu’ piccolo, capii cosa voleva fare, me lo fece leccare bene per lubrificarlo e dopo con un po’ di gel appena mi fui piegata con la fronte a terra ed il mio posteriore ben sollevato mi ingiusero di aprirmi le natiche, e venni lubrificata dopo sentii che forzavano il mio ano, che era vergine e mai stato inviolato fino ad ora, volli essere collaborativa e cercai di rilassarmi per consentire alle mie padrone di inserirmi quel tappo nel mio orifizio piu’ piccolo.
Dopo un po’ ci riuscirono. E mi venne imposto di tenerlo per tutto il giorno senza poterlo togliere. Volevano vedere il risultato questa sera. E con il culo tappato dovetti occuparmi delle attività domestiche di casa per tutto il giorno.
Alla sera al rientro, mi venne ordinato di andare a liberarmi il culo, sotto il loro sguardo severo, ci recammo tutte e tre in bagno, dovetti con prudenza togliere il plug anale, mi misi vicino alla tazza e mi ci sedetti subito sopra, ero aperta e mi liberai gli intestini con estrema facilità. Alessia tiro’ quasi subito l’acqua per attenuare ed impedire che gli odori che avevo provocato si estendessero troppo, mi lavai e mi pareva di avere un cratere, vollero che mi lavassi dentro la vasca per vedere il risultato, ci volle un bel po’ perché lo sfintere si richiudesse, e quasi temevo sarebbe rimasto aperto invece si richiuse.
Alessia decise di mettermi del gel che mi aiutasse e mi annuncio’ che l’indomani mattina avrei dovuto introdurlo da sola.
Scendemmo e sempre nuda dovetti servire a tavola, finito il servizio mi misi in ginocchio su ordine di Alessia accanto a lei, mi diede alcuni bocconi da mangiare, che prendeva dal suo piatto e mi trattava come una cagnetta dovevo a volte raddrizzarmi per prenderli perchè li avvicinava e come aprivo la bocca li allontanava. Andammo avanti per un po’, e alla fine quando ebbero finito misero gli avanzi in una ciotola per cani e mi venne imposto di mangiare da li usando solo la bocca, e con l’assoluta proibizione di aiutarmi con lemani.
Poi mi fecero andare a letto, dove venni legata perchè quella sera soprattutto Alessia doveva studiare, la maturità si avvicinava e non voleva perdere tempo con me. Amandina venne su mi lego’ le mani, con una catena alla spalliera del letto, poi mi tocco’ i capezzoli che si irrigidirono immediatamente, mi eccitavo subito oramai come fosseri riflessi che non controllavo.
Poi con la mano ando’ tra le mie cosce la pregai di non farlo ma con uno schiaffo’ mi azzitti’ e non osai protestare. Mi tocco’.
Sei bagnata troia, dici di no, ma sei bagnata ti ecciti a essere trattata come una cagna, allora non permetterti mai piu’ di dire di no.
Mi scusai con mia figlia che oramai non aveva nessuna stima, ero solo una troia che godeva nell’essere sottomessa ed umiliata, chiunque avrebbe potuto oramai ottenere i miei favori solo con un po’ di autorità nei miei confronti. Questo mi spaventava. Ero nel letto sveglia, che sentii suonare al campanello, non capivo chi era non si sentiva. Ad ogni modo dopo pochissimo tempo sentii un motore che veniva avviato.
Ed un auto che si allontanava dal vialetto.
Al mattino Amandina venne a liberarmi dai legami, mi porto’ in bagno costingendomi a fare i bisogni davanti a lei e poi a lavarmi, appena finito mi fece inginocchiare mi mise il guinzaglio al collare e mi condusse dalla mia Padrona. Entrata andai a leccare i piedi di Alessia per svegliarla, si sveglio’ e mi ordino’ di seguirla al bagno per assisterla dovetti stare in ginocchio ai suoi piedi controllata da Amandina mentre faceva i suoi bisogni, dovetti poi lavarla con cura, sul bidet con sapone liquido antisettico, era una meraviglia il suo corpo e ne ero sempre turbata. Alla fine scendemmo e potei dedicarmi a preparare la colazione.
Appena terminata mi presentarono il plug che dovetti lubrificare attentamente con la lingua e comunque Amandina mi unse l’ano con del gel lubrificante, poi lo dovetti introdurre da sola davanti a loro, feci fatica ma ci riuscii.
Brava cagnetta mi dissero, e dovetti per salutarle baciare loro le scarpe, e se ne andarono. Feci anch’io colazione senza esagerare un caffè e una fetta biscottata, e appena terminato mi accinsi a sistemare casa, erano i miei doveri domestici. Avevo praticamente finito che erano le 10,30, quando sentii un’auto entrare nel vialetto di casa, andai alla finestra a vedere, era la mia amica Nadia. Corsi subito ad indossare un vestitino leggero ma chiuso e misi un foulard per non far vedere il collare.
Suono’, aprii la finestra e dissi ciao Nadia scusa sono sopra adesso scendo. E scesi per aprire, mi abbraccio’, chiedendomi come stavo, sai tua figlia ieri sera mi ha detto che eri a letto, nulla di grave, le spiegai allora con prontezza di spirito che non ero stata molto bene, “ ho ancora un po’ di emicrania e di dolore al collo, sai, forse un colpo d’aria”.
Mi propose un massaggio ma le risposi che il medico mi aveva consigliato di evitare i masssaggi causa una piccola infiammazione del nervo, non avrei saputo spiegare il collare.
Passammo quasi due ore a fare chiacchiere come ogni tanto ci capitava, lei stava preparando le vacanze sarebbe andata in Bielorussia da dove proveniva a trovare dei parenti ma principalmente forse sarebbe stata in una zona di montagna per stare nel verde e nella tranquillità.
Non ci accorgemmo del passare del tempo era mezzogiorno e spesso l’avevo invitata a pranzo quando ci vedevamo spesso al mattino, ma non sapevo come comportarmi dovevo preparare il pranzo alle ragazze e non sapevo come fare capire a Nadia che era meglio che se ne andasse.
Alla fine dissi che dovevo preparare il pranzo ed ero in ritardo, le dissi ti inviterei, ma sai le ragazze stanno studiando molto, e Alessia ha la maturità, scusa vado in cucina e lei mi segui’, mi chiese se poteva aiutarmi lo facevamo spesso, una complicità che ora mi pesava. Cosa avrebbero detto rientrando se Nadia era ancora qui? Ero terrorizzata all’idea di vederle apparire. Ma prima delle 12,45 non sarebbero arrivate. Avevo circa 30 minuti. Credevo.
Invece tutto precipito’ , sentii la porta di casa aprirsi, Nadia che era di casa ando’ a vedere e vide le ragazze, si mise a chiacchierare con loro, e si offri di aiutare Alessia nel suo fine corso di maturità lei era laureata e magari se serviva l’avrebbe aiutata volentieri.
Stavano ridendo e scherzando e io ero affacendata ai fornelli non sapevo come avrei fatto, avevo ricevuto la mia amica e mi ero vestita avendo l’ordine di stare nuda, chissà cosa farà o dirà Alessia.
Amandina entro’ in cucina, oggi cè stato un allarme bomba ci hanno fatto uscire prima, l’ultima ora è saltata, il solito che non sapeva come affrontare l’esame e fanno ancora le chiamate anonime.
Perchè non sei nella tenuta che ti era stata imposta?
Io mi dispiace signorina, io avendo ricevuto visite da parte della mia amica Nadia ho pensato che non facevo nulla di male nel copririmi, mi perdoni dissi abbassando la testa.
Bene vedremo cosa dirà la tua Padrona. Per me ti porterei fuori da qui al guinzaglio a quattro zampe cosi anche la tua amica capisce che sei solo una cagna. Entrarono in cucina anche Alessia seguita da Nadia, ed Alessia disse: ho invitato Nadia a pranzo, spero che sia tutto pronto, ah vatti a mettere in una tenuta piu’ adeguata per fare il servizio in tavola.
Ero disperata non sapevo cosa fare nè dove mettermi rossa in volto biascicai un si signorina, e mi precipitai di sopra a cambiarmi.
Misi il vestitino da cameriera, e scesi. Nel frattempo Nadia e le ragazze avevano preparato il tavolo, poi dovetti fare il servizio sotto lo sguardo sorpreso di Nadia che non capiva.
Appena furono servite dovetti spiegare a Nadia la mia nuova condizione di serva della casa, schiava di tutti ma in particolare di Alessia che era la mia Padrona principale.
Ero rossa di vergogna a dover dire tutte quelle cose. Nadia rimase in silenzio e poi disse alle ragazze bene una sorpresa è una sorpresa, buon appetito ragazze disse allegramente. E si misero a pranzare mentre ero dietro alla mia padrona in attesa di ordini. Al termine del pranzo dovetti fare vedere come ero conciata sotto sollevando il gonnellino, e poi facendo vedere a Nadia il plug che avevo inserito nell’ano, piegandomi e poi allargando le natiche per consentirle una visione adeguata come disse la mia Padrona. Dopo di chè quando Nadia decise di andarsene, dovetti scusarmi con lei in ginocchio per aver nascosto la mia condizione cosa che non mi era consentita. Nadia a quel punto mi sorprese: Beh se una schiava non obbedisce io credo che vada punita, e se mi fosse concesso visto che mi chiede scusa io sono l’ingannata e chiederei il diritto di procedere alla punizione prima di andarmene.
Alessia ne fu compiaciuta, e le chiese come voleva procedere.
Nadia chiese che strumenti avete? Amandina corse a prendere le fruste, e le palette, allora Nadia scelse la paletta, mi ordino’ di mettermi carponi, a quattro zampe come una cagna disse.
Poi mi impose di contare i colpi che mi avrebbe dato dicendo ad ogni copo dopo il numero “grazie signora Nadia ancora me le merito”.
E cosi fu che la mia amica Nadia mi puni’ con durezza, aveva la mano pesante, mi diede 20 colpi che contai ringraziando e con fatica resistetti fino al ventesimo muovevo il culo ma non osavo sottrarmi ero spaventata ed eccitata perchè quando fini’, mi tocco’ in mezzo alle gambe ed ero un lago. Sei proprio una cagna mi disse, poi rivolta ad Alessia, mi piacerebbe me la prestassi qualche volta, mi vorrei divertire un po’.
Alessia le rispose che al momento solo davanti a lei doveva solo venire a farci visita.

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CAPITOLO 7. Perfezionamento e punizioni.
Nadia ritorna il giorno dopo, suona e ovviamente le apro nuda come mi era stato ordinato di restare, e la saluto rispettosamente Buongiorno Signora Nadia.
Ciao schiava, mi risponde quelle che era una mia amica. Che ordini hai?
Nessuno di particolare Signora, ho appena finito di mettere in ordine e pulire. Ora fra un po’ preparo il pranzo per le padrone. Nadia le porse un bigliettino da leggere era scritto dalla sua Padrona Alessia, e v er a scritto: Sii gentile con la nostra invitata e obbediente non mi deludere la tua Padrona A.
Si Signora Nadia ha qualche ordine? Dissi restituendole il biglietto.
Si voglio vedere se metti il plug anche oggi, su in ginocchio testa a terra e culo in aria, le disse Nadia, una che era una cara amica ma che pareva divertirsi ad avere potere su di lei, un potere pero’ che era nel volere della sua Padrona Alessia. Sottomessa ed obbediente ecco come tutti la desidervano e si eccitavano a vederla cosi, e lei li avrebbe accontetati dimostrando alla sua Padrona di essere una brava schiava. Nadia era soddisfatta, mi appese il guinzaglio al collare e mi fece camminare a quattro zampe, le piaceva farmi girare come una cagna, essere trattata come una cagna mi eccitava infatti appena mi tocco’ tra le gambe se ne accorse che ero totalmente bagnata. E mi disse: Sai Giuliana non ti facevo cosi’ bollente sei una piacevole sorpresa. E mi sorrise dandomi un bacio sulla bocca. Poi con una pacca sulle natiche mi fece alzare e mi disse che forse dovevo cominciare a preparare il pranzo. Cosa che feci recandomi in cucina.
Da quel giorno Nadia passava a trovarmi con il consenso della mia Padrona molto spesso si divertiva e sperava di potermi avere a sua disposizione. Mio marito quando rientrava mi trovava molto piu’ disponibile, e adesso anche aperta analmente, e questo ovviamente lo fece felice non aveva mai avuto cosi tanto da me. Ora ero diversa anch’io la mia disponibiltà sessuale era aumentata in modo notevole, per ordine della Padrona non potevo sottrarmi alle richieste sessuali di mio marito. Quindi quando era a casa ero a sua disposizione e inoltre la Padrona mi disse che fino alla maturità lei era molto presa e aveva poco tempo per occuparsi di me, per questo ammetteva che Nadia venisse spesso qui, mi sarebbe stato utile per il mio addestramento alla sottomissione.
Nadia si divertiva molto, mi dava ordini di spostarmi a quattro zampe controllava quello che facevo prendeva note, poi dicendo alle padrone che non ero sempre diligente nei miei compiti, ovviamente molte cose potevano essere vere, ma molte le esagerava, lo scopo era stabilire un caledario di punizioni alle quali assisteva e si eccitava.
Stavo pulendo per terra a quattro zampe come imposto da Nadia, lei venna a controllare, disse che non avevo pulito bene, le risposi che non era vero, che era tutto perfetto.
Osi contraddirmi? Una schiava deve restare al suo posto, mi preseper l’orecchio facendomi seguirla a quattro zampe fino al salotto mi obbligo’ a salire sulla poltrona, mettendomi in ginocchio, intimandomi di non muovermi.
Torno’ con delle corde mi lego’ i polsi dalla spalliera della poltrona fino ai piedi della poltrona , poi le caviglie dall’altra parte.
Mi disse di tenere il culo sempre teso e di non osare porvare a sottrarmi alla punizione, le risposi, no no ti prego, lascia che ricomincio a pulire faro’ meglio non mi punire, la Padrona non cè, ti prego vedrai saro’ piu’ obbediente.
Mi colpi’ per venti volte con la paletta, ordinandomi di contare i colpi, mi agitavo non volevo essere punita non essendoci la Padrona, cercavo di liberarmi, piangevo e supplicavo.
Nadia si arrabbio’ molto, e mi disse ora vedi che si fa alle schiave ribelli, la tua padrona non sa domarti ma io ti domero’, penso che essere stata contraddetta le avesse fatto perdere il senso delle cose e la misura, prese dallo sgabuzzino dove erano gli strumenti lo scudiscio e inizio’ a colpire le natiche, all’inizio contavo e chiedevo perdono, ma dopo un po’ i colpi divvenero veloci, non riuscico a seguire il conto piagevo solo e arrivai a svenire.
Forse spaventata Nadia si fermo’ ero li immobile mi rianimo’ facendomi annusare dell’aceto, era forte, mi ripresi il dolore alle natiche era tremendo, non ce la facevo.
Nadia mi lascio’ legata li dicendo che ero in punizione ma si vedeva che non era tranquilla, cominciava a rendersi conto di aver perso il controllo, telefono’ ad Amandina, dicendole che aveva fatto un guaio. Amandina rientro’ a casa precipitosamente, vedendo come erano conciate le mie terga mi slego’ mi fece salire e dando ordini perentori a Nadia le fece preparare delle borse con del ghiaccio dentro, e mi fece stendendere sul letto matrimoniale. Nadia arrivo’ con un panno pieno di ghiaccio, e Amandina lo appoggio’ delicatamente sulle natiche, mi disse: Lo so che ti farà male ma vedremo di contenere il gonfiore, non me ne ero accorta ma Amandina aveva fatto delle foto delle mie condizioni e le aveva mandate ad Alessia.
Alessia appena rientrata non saluto’ nemmeno Nadia che impacciata era rimasta li ad aspettare Amandina le aveva detto che avrebbe dovuto attendere Alessia.
Alessia entro’ in camera venne a vedere le mie condizioni e poi mi bacio’ sulle guance cercai di alzarmi e dissi mi perdoni Padrona ora la vengo a salutare come si deve, mi fermo’ ferma disse sei già abbastanza provata, ma riuscii ad alzarmi a prosternarmi davanti ad Alessia a baciarle le scarpe e a chiederle perdono di non essere abbastanza una brava schiava avendo costretto Nadia a punirmi. Mi fece ridistendere sul letto mi rimise la borsa sulle natiche poi mi chiese di raccontarle cosa è successo. Le raccontai tutto spiegando che non ero stata sufficientemente educata avendo contraddetto la Signora Nadia, ma ero pentita e che sarei stata attenta in futuro a non sbagliare.
Alessia mi baciava il collo, poi mi disse che voleva che riposassi, avevo subito un forte punizione e dovevo recuperare, e guarire. Mi fece allargare le gambe restando sempre coricata sul ventre e mi tocco’ il sesso, il solo suo tocco’ mi fece subito bagnare, mi masturbo’ cosi’ fino a portarmi all’orgasmo.
Poi scese seppi solo dopo che aveva dato incarico ad Amandina di portare Nadia con sè, e di punirla del suo comportamento che non poteva somministrare punizioni senza il suo consenso, e che non voleva piu’ vederla.
Poi torno’ in camera si spoglio’ e rimase con me.
Dopo un paio d’ore in cui mi cambiava i canovacci pieni di ghiaccio, aspetto’ un po’ che non ci fosse residui di acqua lasciando chemi si asciugasse la pella naturalmente, poi uso’ un unguento che passo’ sui lividi e tutta la notte rimase li a coccolarmi, dormii tra le braccia della mia stupenda e meravigliosa Padrona.

CAPITOLO 7. Perfezionamento e punizioni.
Nadia ritorna il giorno dopo, suona e ovviamente le apro nuda come mi era stato ordinato di restare, e la saluto rispettosamente Buongiorno Signora Nadia.
Ciao schiava, mi risponde quelle che era una mia amica. Che ordini hai?
Nessuno di particolare Signora, ho appena finito di mettere in ordine e pulire. Ora fra un po’ preparo il pranzo per le padrone. Nadia le porse un bigliettino da leggere era scritto dalla sua Padrona Alessia, e v er a scritto: Sii gentile con la nostra invitata e obbediente non mi deludere la tua Padrona A.
Si Signora Nadia ha qualche ordine? Dissi restituendole il biglietto.
Si voglio vedere se metti il plug anche oggi, su in ginocchio testa a terra e culo in aria, le disse Nadia, una che era una cara amica ma che pareva divertirsi ad avere potere su di lei, un potere pero’ che era nel volere della sua Padrona Alessia. Sottomessa ed obbediente ecco come tutti la desidervano e si eccitavano a vederla cosi, e lei li avrebbe accontetati dimostrando alla sua Padrona di essere una brava schiava. Nadia era soddisfatta, mi appese il guinzaglio al collare e mi fece camminare a quattro zampe, le piaceva farmi girare come una cagna, essere trattata come una cagna mi eccitava infatti appena mi tocco’ tra le gambe se ne accorse che ero totalmente bagnata. E mi disse: Sai Giuliana non ti facevo cosi’ bollente sei una piacevole sorpresa. E mi sorrise dandomi un bacio sulla bocca. Poi con una pacca sulle natiche mi fece alzare e mi disse che forse dovevo cominciare a preparare il pranzo. Cosa che feci recandomi in cucina.
Da quel giorno Nadia passava a trovarmi con il consenso della mia Padrona molto spesso si divertiva e sperava di potermi avere a sua disposizione. Mio marito quando rientrava mi trovava molto piu’ disponibile, e adesso anche aperta analmente, e questo ovviamente lo fece felice non aveva mai avuto cosi tanto da me. Ora ero diversa anch’io la mia disponibiltà sessuale era aumentata in modo notevole, per ordine della Padrona non potevo sottrarmi alle richieste sessuali di mio marito. Quindi quando era a casa ero a sua disposizione e inoltre la Padrona mi disse che fino alla maturità lei era molto presa e aveva poco tempo per occuparsi di me, per questo ammetteva che Nadia venisse spesso qui, mi sarebbe stato utile per il mio addestramento alla sottomissione.
Nadia si divertiva molto, mi dava ordini di spostarmi a quattro zampe controllava quello che facevo prendeva note, poi dicendo alle padrone che non ero sempre diligente nei miei compiti, ovviamente molte cose potevano essere vere, ma molte le esagerava, lo scopo era stabilire un caledario di punizioni alle quali assisteva e si eccitava.
Stavo pulendo per terra a quattro zampe come imposto da Nadia, lei venna a controllare, disse che non avevo pulito bene, le risposi che non era vero, che era tutto perfetto.
Osi contraddirmi? Una schiava deve restare al suo posto, mi preseper l’orecchio facendomi seguirla a quattro zampe fino al salotto mi obbligo’ a salire sulla poltrona, mettendomi in ginocchio, intimandomi di non muovermi.
Torno’ con delle corde mi lego’ i polsi dalla spalliera della poltrona fino ai piedi della poltrona , poi le caviglie dall’altra parte.
Mi disse di tenere il culo sempre teso e di non osare porvare a sottrarmi alla punizione, le risposi, no no ti prego, lascia che ricomincio a pulire faro’ meglio non mi punire, la Padrona non cè, ti prego vedrai saro’ piu’ obbediente.
Mi colpi’ per venti volte con la paletta, ordinandomi di contare i colpi, mi agitavo non volevo essere punita non essendoci la Padrona, cercavo di liberarmi, piangevo e supplicavo.
Nadia si arrabbio’ molto, e mi disse ora vedi che si fa alle schiave ribelli, la tua padrona non sa domarti ma io ti domero’, penso che essere stata contraddetta le avesse fatto perdere il senso delle cose e la misura, prese dallo sgabuzzino dove erano gli strumenti lo scudiscio e inizio’ a colpire le natiche, all’inizio contavo e chiedevo perdono, ma dopo un po’ i colpi divvenero veloci, non riuscico a seguire il conto piagevo solo e arrivai a svenire.
Forse spaventata Nadia si fermo’ ero li immobile mi rianimo’ facendomi annusare dell’aceto, era forte, mi ripresi il dolore alle natiche era tremendo, non ce la facevo.
Nadia mi lascio’ legata li dicendo che ero in punizione ma si vedeva che non era tranquilla, cominciava a rendersi conto di aver perso il controllo, telefono’ ad Amandina, dicendole che aveva fatto un guaio. Amandina rientro’ a casa precipitosamente, vedendo come erano conciate le mie terga mi slego’ mi fece salire e dando ordini perentori a Nadia le fece preparare delle borse con del ghiaccio dentro, e mi fece stendendere sul letto matrimoniale. Nadia arrivo’ con un panno pieno di ghiaccio, e Amandina lo appoggio’ delicatamente sulle natiche, mi disse: Lo so che ti farà male ma vedremo di contenere il gonfiore, non me ne ero accorta ma Amandina aveva fatto delle foto delle mie condizioni e le aveva mandate ad Alessia.
Alessia appena rientrata non saluto’ nemmeno Nadia che impacciata era rimasta li ad aspettare Amandina le aveva detto che avrebbe dovuto attendere Alessia.
Alessia entro’ in camera venne a vedere le mie condizioni e poi mi bacio’ sulle guance cercai di alzarmi e dissi mi perdoni Padrona ora la vengo a salutare come si deve, mi fermo’ ferma disse sei già abbastanza provata, ma riuscii ad alzarmi a prosternarmi davanti ad Alessia a baciarle le scarpe e a chiederle perdono di non essere abbastanza una brava schiava avendo costretto Nadia a punirmi. Mi fece ridistendere sul letto mi rimise la borsa sulle natiche poi mi chiese di raccontarle cosa è successo. Le raccontai tutto spiegando che non ero stata sufficientemente educata avendo contraddetto la Signora Nadia, ma ero pentita e che sarei stata attenta in futuro a non sbagliare.
Alessia mi baciava il collo, poi mi disse che voleva che riposassi, avevo subito un forte punizione e dovevo recuperare, e guarire. Mi fece allargare le gambe restando sempre coricata sul ventre e mi tocco’ il sesso, il solo suo tocco’ mi fece subito bagnare, mi masturbo’ cosi’ fino a portarmi all’orgasmo.
Poi scese seppi solo dopo che aveva dato incarico ad Amandina di portare Nadia con sè, e di punirla del suo comportamento che non poteva somministrare punizioni senza il suo consenso, e che non voleva piu’ vederla.
Poi torno’ in camera si spoglio’ e rimase con me.
Dopo un paio d’ore in cui mi cambiava i canovacci pieni di ghiaccio, aspetto’ un po’ che non ci fosse residui di acqua lasciando chemi si asciugasse la pella naturalmente, poi uso’ un unguento che passo’ sui lividi e tutta la notte rimase li a coccolarmi, dormii tra le braccia della mia stupenda e meravigliosa Padrona.

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