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Racconti Erotici Lesbo

La sorpresa di un amico

By 18 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era già da un po’ che mi sentivo sola. Nonostante i sempre numerosi impegni, e svaghi.
Un tipo strano di solitudine. Probabilmente una mancanza di stimoli. Mentali più che fisici (anche perchè i secondi non possono prescindere dai primi). Mi sentivo un pò trascurata. Non riuscivo ad attirare l’attenzione su di me quanto mi sarebbe servito ad appagare il mio ego e a tirarmi su di morale. Avrei avuto bisogno di una di quelle inezioni di “intrigo” che appagano anche il più narciso degli uomini.
Apro la posta e trovo una nuova mail del mio amico G. Con lui il rapporto epistolare è quasi quotidiano. E’ molto bravo a scrivere. E’ come al solito interessante e abile stimolatore, ma fa parte della cerchia di amici stretti e quotidiani che ho deciso di evitare. C’è una palese attrazione ma ci limitiamo a giocare con le parole, gli sguardi…o poco più.
Così come le altre, anche questa e-mail finiva con il solito e molto diretto invito a vedere il suo studio nuovo….sola!
Leggevo e rileggevo alcune frasi che abilmente usava per stimolarmi e nella mia testa prendevano forme nuove….pensai: perchè no! Era quello di cui avevo bisogno in questo momento!
Non risposi alla mail. Telefonai.
Un “siii” entusiasta sostituì il solito pronto. “Allora ti sei decisa?” continuò.
Facendo finta di niente dissi “sei irruento come al solito”. E lui “non tanto quanto vorrei essere!”. Da lì partì una conversazione alquanto sostenuta e diretta. Io lo stuzzicavo e lo sfidavo un pò. Alla fine gli dissi che sarei passata nel pomeriggio, ma mi feci promettere che sarebbe stato buono con le mani. E lui promise: “immobile! Non ti toccherò nemmeno con un dito”.
Quando arrivai davanti la porta esitai un attimo. Forse stavo facendo una cazzata. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma la sensazione e la voglia che si stava appropriando nuovamente del mio corpo mi piaceva.
Bussai. Venne ad aprire una donna, molto carina. Rimasi basita. Pensai: e questa adesso chi è? Mi disse di aspettare in un’anticamera. Ero un po’ confusa, e anche un po’ delusa. Dopo qualche minuto apparve G. in un molto professionale vestito grigio che gli cadeva a pennello. Un sorriso e uno sguardo furbetto, più del solito. Mi disse : ‘ti presento Sara, la mia nuova segretaria; sai, è una vecchia amica dei tempi del liceo. Cercava lavoro…! Ed è molto brava a disponibile.’ Lei sorrise. Lo guardai dritto negli occhi. Su queste cose ci intendevamo. Sicuramente se la scopava.
Non capivo dove voleva andare a parare. Poi mi invitò ad entrare in una sala con un grande tavolo per le riunioni e molte poltrone di pelle. “Vuoi qualcosa da bere?”. A quella domanda immediatamente nella mia mente si materializzò l’immagine di me che bevevo un copioso fiotto di sborra dal suo cazzo. Ero andata! Da parecchio non mi succedeva. L’istinto, come un demone, si impossessava di me. La mia mente seguiva nuove e temporanee logiche. Le immagini specchio delle mie voglie affollavano i miei pensieri, sovrapponendosi.
G. mi conosceva bene, e interpretò la luce nei miei occhi. Si mise dietro di me, mi posò le mani sulle spalle nude con un tatto inconfondibile, si abbasso fino all’altezza dell’orecchio e iniziò a sussurrarmi con una voce calda e arrapante: “Mi dispiace tesoro, ho promesso di non toccarti ed io sono un uomo di parola”. Mi sarei girata di scatto e gli avrei afferrato con i denti l’orecchio ma lui mi teneva ferma con le sue mani sulle spalle. Ed io “sei stato perseverante nell’attesa di questa visita, non vuoi che ti premi?”. Lui:”mi stai già premiando”.
Tra le sue mani si materializzò una sciarpa di seta nera, che in pochi secondi coprì i miei occhi. Sentivo il mio corpo vibrare e agitarsi dentro il succinto e leggero vestitino di lino che indossavo, era il segno che la crescente attesa stava montando una insostenibile voglia.
Ero bendata e questo rendeva tutto esponenziale. Lo sapeva G. Aveva incamerato alla perfezione ogni parola che ci eravamo detti o scritti, ogni allusione.
Bendata, ero assorta in questi pensieri. Così quando sentii due mani sulle ginocchia trasalii.
Sentivo il suo fiato sul collo, la sua voce sussurrarmi nell’orecchio rassicurante: ‘rilassati, fai la brava, ci sono qui io, fidati’. Non era difficile capire di chi erano quelle mani piccole e delicate che mi carezzavano. Sempre sottovoce mi sussurrò: ‘Sai, a Sara piacciono molto le donne’. Il mio corpo si abbandonò sulla sedia, e al mio regista. Mi sentivo rapita dalla curiosità e dai sensi.
G era sempre dietro di me. La sua bocca era sempre all’altezza del mio collo. Le sue mani mi accarezzavano le braccia. Sara mi aveva aperto delicatamente le cosce, sentivo le sue mani delicate salire all’interno in direzione del mio sesso. Era abile, lentissima. Di una lentezza estenuante. La mia fica fradicia e vogliosa pulsava nel velo del perizoma. Non vedevo l’ora di sentire le sue mani dentro di me. Non sapevo in che posizione precisamente si trovasse. Bendata, immaginavo che mi stesse guardando la fica a distanza ravvicinata. Immaginavo quel velo intriso dei miei umori.
‘Dimmi cosa vuoi’ mi sussurrò ancora G. Volevo sentire la mia fica riempita da quelle manine, ma dalla mia bocca uscivano solo ansimi.
Le dita di Sara strusciavano sul perizoma. Indice e medio salivano verso il pube e poi scendevano verso dietro, fino a infilarsi quasi tra i glutei…lentamente, ripetutamente. Era estenuante. Stavo impazzendo. Era bravissima. Un tocco diverso, non paragonabile a quello di un uomo. E il fiato di G. sul collo.
Con un gesto impercettibile scostò il perizoma fradicio e ebbi una sensazione liberatoria. Percepivo il fresco dell’aria che contrastava col fuoco che avevo dentro. Spalancai le cosce il più possibile e inarcai il bacino in avanti…come in un invito. Grandi e piccole labbra si aprivano a mostrare un lago di umori e vibrazioni. Uno spettacolo che però il mio amico non poteva o non voleva vedere…era sempre alle mie spalle.
Le dita di Sara mi sfioravano impercettibilmente, quasi non le sentivo. Ero sicura che da un momento all’altro le avrei sentite affondare dentro di me, a riempirmi. Aspettavo….
Quello che invece sentii all’improvviso fu la sua lingua che si faceva largo nella mia bocca. Un bacio lento e profondo. La lingua di una donna era intorno alla mia, una bocca morbida e carnosa, una sensazione nuova e diversa. La consapevolezza di quello che stava succedendo portava la mia eccitazione ad un livello mai provato. Provai a districami dalla morsa del mio amico, che continuava a tenermi le braccia incollate sulla sedia. Niente. Lui appoggiava le sue labbra umide ai lobi mentre mi sussurrava: ‘dai, fammi vedere quanto sei capace di godere’. La mia fica si muoveva da sola in una estenuante attesa….avrei quasi potuto arrivare così….con un bacio in bocca.
Il lungo bacio si interruppe. La donna continuava a non emettere un solo suono: era solo mani , bocca, lingua. Non percepivo nemmeno il suo corpo vicino al mio. Non c’era altro contatto.
Sentivo invece il corpo di G. dietro di me. Le sue mani sulle mie braccia. Le sue labbra che mi sfioravano. Il suo fiato che mi eccitava. Stavo esplodendo….volevo godere. Ansimavo e mi contorcevo sulla sedia, le cosce nude e spalancate facevano da cornice ad una fica appena coperta da una piccola riga di peli, grondante di umori e completamente fuori dallo slip, scostato.
La sentivo strusciare sulla pelle nera che doveva essere sicuramente intrisa anch’essa.
Ecco….mi stavano accontentando…. sentii la lingua che si faceva largo tra le piccole labbra. Ero talmente bagnata che scivolava velocemente. I movimenti non erano più lenti come i precedenti. Si soffermo con insistenza sul clitoride e, mentre la sua bocca si chiudeva a ventosa sulla mia fica e G. mi incitava con i suoi ‘dai’, arrivai in un orgasmo esplosivo e infinito. Era stata di una bravura sconvolgente. Continuò a leccarmi con molta più lentezza, prolungando il mio piacere e i miei ansimi, senza staccare un attimo la sua lingua da me. Infilò delicatamente un dito all’ingresso della vagina ancora pulsante, che quasi lo risucchiò. Lo tirò fuori e me lo infilò in bocca, intriso di umori densi.
Quel dito però aveva acuito ancora di più quella sensazione di vuoto dentro. Volevo essere riempita, scopata.
Quando ero arrivata, G era scoppiato in una sonora risata di soddisfazione. ‘E’ brava eh?’ mi disse ‘e ancora non sai quanto!’. Ed io risposi: ‘hai ancora sorprese?’ e aggiunsi ‘ma tu non volevi essere premiato per la tua perseveranza?’.
‘Mi hai già premiato. Vederti godere è per me piacere puro e il tuo sapore l’ho ancora in bocca’. L’aveva baciata. Aveva baciato la bocca avida di Sara che sapeva di me.
Avevo voglia di baciarla di nuovo anch’io. Ma avevo anche voglia di essere riempita. Glielo dissi, convinta che a questo punto avrebbe provveduto lui.
Ma G. rivolgendosi a lei disse: ‘Sara, la signora vuole essere riempita.’
Le sue dita nel giro di pochi secondi erano già dentro me e si muovevano esplorando la mia intimità con molta padronanza. Prima due, poi tre. Le ruotava, allargandole di tanto in tanto, alternando i polpastrelli e ritmicamente le sfilava un po’, per poi affondarle di nuovo. Gemevo sotto i suoi abili movimenti in un crescente piacere. Con la sue sottili dita, mi toccava in dei punti che nemmeno sapevo di avere.
Mi sentivo la fica sempre più larga e sempre più bagnata e lei si faceva sempre più insistente. All’improvviso sentii un forte piacere quasi misto a dolore. La fica completamente piena, mi sentivo come aperta in due. Avevo dentro qualcosa di duro e largo…enorme. Pensai ad un qualche oggetto. Un sexy toy.
G mi levò la benda che fino a quel momento mi aveva lasciato in un isolante e stimolante buio. Davanti a me c’era la bella Sara, inginocchiata sul pavimento in mezzo alle mia cosce aperte, con i capelli un po’ scompigliati, il viso segnato dai miei umori, e negli occhi uno sguardo intenso e voglioso (come può essere quello di un uomo che guarda il suo oggetto del desiderio). La sua mano, il suo polso, scomparivano dentro di me. Il lieve dolore iniziale scomparve non appena vidi la scena, così arrapante e inaspettata, che mi provocò una tale produzione di umori che persino la mano intera si muoveva con facilità. Quasi provavo vergogna davanti al mio amico per quanto ero troia.
Lei era talmente brava e la scena era talmente eccitante, anche ai miei stessi occhi, che un altro orgasmo, interno e profondo non tardò ad arrivare. Urlavo di piacere e la mia fica si avvinghiava su quella mano. Quando Sara con la massima attenzione che potè, mi sfilò l’intera mano, G ( molto silenzioso, come rapito) mi tappò la bocca con le mani.
Sara mi baciò fugacemente sulle labbra e scomparve.
Ci misi qualche minuto per riprendermi, sentivo l’aria fredda nella fica che doveva essere rimasta completamente spalancata.
Reclinai la testa verso dietro e incontrai lo sguardo di G, sornione e soddisfatto. ‘Te l’avevo detto che non ti avrei toccato nemmeno con un dito!’

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