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Racconti Erotici Lesbo

L’arte Di Amare

By 25 Marzo 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Spalancai la finestra, lasciando entrare nella stanza l’aria gelida di fine inverno. La pesantezza della solitudine stava cominciando a gravare come un macigno, e conoscendo i miei limiti, sapevo che dovevo assolutamente evitarlo. Così mi sporsi delicatamente sul balcone, respirando con gli occhi socchiusi, ed a pieni polmoni, quell’aria frizzantina. Ero felice di essere altrove, lontana dal mondo che fino a quel momento era stato l’unico che avevo riconosciuto come reale, l’occidente. Ma qualcosa, anche in questo paradiso terrestre, turbava fortemente la mia quiete. E fu proprio il freddo penetrante, che riuscì a scivolare persino sotto il pellicciotto color neve che mi aveva regalato Mike, a ricordarmelo.
Riaprii gli occhi, sospirando impercettibilmente, e vedendo per prima cosa i capelli color mogano svolazzare al vento, ed il monte fujii, candido, che si ereggeva prepotente, occupando l’intero panorama.
Mike. Demone maligno, che usava violentare i miei pensieri, ammaliarmi con parole carezzevoli, mentre mi dilaniava la carne morbida, e l’anima. Era capace di morderti profondamente, quel ragazzino sinuoso che pareva una bambola, e di leccare il tuo essere allo stesso momento, per alleviare il dolore delle ferite che lui stesso provocava. Sorrideva angelico, un attimo dopo averti detto ogni cattiveria immaginabile, scivolando vellutato dentro di te, e riempiendoti il ventre con il suo fare mellifluo e dannatamente falso.

Odioso.

Eppure, da un po’ di tempo, non potevo fare a meno di lui. Forse, era semplicemente più forte di me.

Ma non è di lui, adesso, che voglio raccontare..

“Torneranno presto, vedrai..”
Una voce sensuale giunse al mio orecchio quasi inaspettata. Una voce giovanile, dall’accento chiaramente giapponese, che risuonò candida ed armoniosa nella stanza, una voce di donna.
Mi voltai, le mie labbra si inclinarono in un tenue e vago sorriso, mentre, suppongo, i miei occhi lasciassero trasparire mille diverse emozioni.
” Sayaka..Io non ho neanche idea di dove siano andati!”
La ragazza soffocò un sorrisetto divertito, che poi nascose bene sotto uno ben più affabile, che mise in mostra i suoi denti perlacei, perfetti. Si avvicinò di qualche passo, graziosamente, il corpo sottile stretto in un vestito color notte, e mormorò: “E’ una pratica abituale, da noi..mio fratello frequenta spesso quelle donne, che donano arte e corpo, senza vendersi, e senza sottomissione o rammarico alcuno..” poi si interruppe, mettendosi di fianco e me, e lanciò una breve occhiata al di là della finestra, verso il limpido specchio d’acqua, e quel monte lontano. “Anch’io sarei voluta diventare una Maiko”
La osservai, e il mio sguardo dovette sembrarle molto perplesso, perchè subito assottigliò gli intensi occhi azzurri e leggermente allungati su di me: “Non mi guardare così, mia dolce amica, non è un mestiere deprovevole, anzi.. è un modo per imparare l’arte di amare..” Abbassò la voce, che divenne nient’altro che un sussurro carezzevole, estramamente sensuale. Accennai un sorriso di circostanza, lasciando correre il mio sguardo sulla sua pelle nivea, il suo volto dai lineamenti perfetti, quegli occhi color mare di inverno, che svelavano la sua origine occidentale..
Al diavolo Mike, decisi di stare al gioco.
“E come si impara..Ad amare?” mormorai.
Lei non rispose, e per un lungo istante, mi fissò seriamente, tanto che pensai di aver fatto un terribile errore. Ma fu soltanto un momento. Presto le sue dita sottili ed affusolate si posarono suelle mie labbra piene, premendole leggermente “Amando il simile, colui che conosce te, come se stesso..”
Udendo questa frase, decisi ciò che avrei dovuto fare.
Dischiusi le labbra, accogliendo nel loro tiepido giaciglio le dita di Sayaka, succhiandole ritmicamente, con movimenti lenti, quasi a pregustarne tutta la loro dolcezza..poi le lascia scivolare fra i denti, mordicchiandole mentre negli occhi della mia nuova amante, lessi un concreto compiacimento nei miei confronti..

“Bene..Noto piacevolmente che vuoi imparare” Disse ambiguamente, mentre, accarezzandomi la mano, mi portò con sè in un’altra stanza, lontana da quel freddo che ormai non avvertivo più..

Continua…

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