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Racconti Erotici Lesbo

Mani in pasta

By 29 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando mia madre partì per il suo giro del mondo mi sentii spersa. Nonostante mio padre si facesse in quattro per non farmi mancare nulla, né dal punto di vista economico né da quello affettivo, l’assenza di mia madre si faceva sentire come un macigno sul mio capo.
Ogni tanto arrivava qualche sua lettera che narrava di posti esotici e lontani, di nuovi amori e specialità culinarie afrodisiache. Un giro del mondo che pensavo lungo certo, ma mai avrei creduto eterno. Conservavo quelle lettere in un cassetto chiuso a chiave. Ogni tanto mi prendeva lo sconforto, le toglievo e mi dirigevo alla stufa per cancellare definitivamente ogni segno di quella madre snaturata che mi aveva abbandonato per un suo capriccio. Poi però la mia mano si fermava sempre a pochi centimetri dalle fiamme e riportava il plico alla sua tana.
Cercavo l’affetto mancante in ogni conoscenza, ma quello che trovavo era solo uno sterile surrogato del mio desiderio. Avevo amiche, sia in paese che all’università, amici che mi corteggiavano. Come dicevo, mio padre non mi faceva mancare nulla. Mi portava ovunque volessi e mi lasciava la libertà di vivere la mia vita al meglio. Eppure io mi sentivo sospesa come dentro ad una nuvola grigia.
L’unico rapporto profondo che avevo era quello con Elsa, una coetanea di mia madre che era tornata in paese dopo aver lavorato per anni in una catena di grandi alberghi. Parlava quattro lingue e i suoi racconti erano piacevoli da ascoltare perché narrava in modo leggero senza subissare l’altro di troppe parole.
La nostra amicizia iniziò con un caffé, poi m’invitò a teatro, al cinema, al ristorante. Trovavo in lei quel che non avevo. Ogni volta che la vedevo mi si apriva il cuore. Ogni suo messaggio di buon giorno o buona notte mi rendeva felice.
Anche mio padre si era accorto di questo cambiamento. ‘Hai trovato un bravo figliolo che ti tratta bene’ eh?’ mi disse una mattina a colazione.
Io avvampai e non risposi. Lui, immagino, lo prese come un sì.
Si alzò fischiettando da tavola e mi salutò col suo solito bacio.

Avevo appuntamento con Elsa per una lezione di cucina. Mi diceva sempre che la cucina &egrave l’arte di volersi bene e di trasmettere questo bene agli altri. Non contava essere una grande chef, quello che importava era cucinare con passione.
Nella sua grande cucina aveva ordinato tutti gli ingredienti sul tavolo. Avremmo preparato le tagliatelle fatte in casa con il ragù di verdure. Mi spiegò il procedimento per impastare, per tirare e per tagliare. Quindi l’ordine con cui far cuocere le verdure e le spezie da aggiungere per dare il giusto sapore alla salsa.
Io ascoltavo incantata quella voce soave e suadente. Avevo occhi solo per quelle labbra carnose che danzavano ad ogni sillaba.
Elsa mi mise un grembiule e ci mettemmo al lavoro.
Non ero per nulla brava. A casa avevamo la signora Rosa che preparava tutto per me e papà, quindi io non avevo mai dovuto far nulla. Però stavo scoprendo quanto mi piacesse sentire le mani nella farina e nelle uova, il profumo degli ingredienti freschi, il colore di ciascuno di essi.
‘Ecco, muovi così.’ disse Elsa da dietro aiutando le mie mani nel movimento. A quel contatto trasalii. Non ero pronta, ero immersa nei miei pensieri e non me lo aspettavo. Una scossa corse dalle mani alle braccia alla testa, che esplose in troppe sensazioni.
Guardai Elsa che mi sorrise e continuò a impastare con le mie mani nelle sue. Oddio, stava succedendo qualcosa in me che non riuscivo a comprendere. Qualcosa di esterno che s’insinuava e scardinava quel guscio protettivo che mi ero costruita attorno.
Elsa abbandonò la pasta e fece salire le mani sulle mie braccia. Mi sentii sciogliere.
‘Sentiti libera di fermarmi in ogni momento.’ mi disse Elsa.
Fermarla?!?!?!?!?! e perché mai avrei dovuto fermarla? Il tocco delle sue dita, il calore del suo fiato, il profumo della sua pelle era ciò che più volevo.
Mi gettai tra le sue braccia e la strinsi a me. Gettai il viso nel suo seno prosperoso e sospirai. ‘Ti prego, continua”
Elsa mi sollevò il viso e mi baciò dolcemente. Allora i rifiuti che avevo dato a tutti i miei spasimanti non erano dovuti alla mia timidezza o alla mia paura di legarmi, ma alla mia natura di donna che ama le donne.
Mi persi in quel bacio e riconquistai quella leggerezza che avevo smarrito alla partenza di mia mamma. Seguii docilmente le sue mani infarinate che s’insinuavano sotto la mia camicetta e sfioravano la mia pelle. Godetti del suo tocco, delle sue dita che slacciavano i bottoni e mettevano a nudo la mia femminilità.
Elsa mi baciò il collo, la schiena, i seni, la pancia. Bramavo ogni tocco, ogni istante di quel momento infinito. Mi sciolsi nella sua sapiente arte di amare. Quando, dopo aver curato ogni centimetro del mio corpo, raggiunse la mia figa rasata sentii il cervello esplodere in una miriade di farfalle.
La sua lingua iniziò a lavorarmi piano, prima intorno e poi sempre più in profondità. Le labbra esterne, quelle interne e infine il clitoride. Quando giunse a quest’ultimo non riuscii più a trattenermi e scaricai tutto il mio piacere sul suo viso. In piedi strinsi le mani al bancone della cucina per evitare di cadere da tanta era l’emozione.
Il mio grido liberatorio lacerò l’aria immota della stanza. Il mio primo orgasmo procurato.
Elsa si sollevò dal mio scrigno e si avvicinò col suo grande sorriso. ‘Ti &egrave piaciuto il mio benvenuto” disse. Io riuscii solo a sospirare un sì sommesso e mi baciò di nuovo in bocca. Assaporai il mio profumo dalle sua labbra. Il calore tornò ad avvamparmi il bacino. Istintivamente portai una mano sulla mia passerina. Elsa se ne accorse e aggiunse la sua.
‘Non essere egoista.’ mi disse ‘Mettiamoci più comode.’ e mi condusse mano nella mano in camera da letto.
Mi ordinò di spogliarla. Io ubbidii docilmente. Ero ansiosa di imparare. Goffamente le feci scivolare di dosso i vestiti e poi ci coricammo avvinghiate. Con molta grazia afferrò la mia mano e la spostò verso il suo sesso. Il suo pelo, riccio, folto e ribelle, era già umido. Accarezzarla fu un’esperienza unica. Ricercavo in lei quello che sapevo dare piacere a me. Trovai la sua carne morbida e calda, il suo umido piacere mi colava sulle dita. Ci baciavamo e ci masturbavamo. Respiravamo i nostri stessi fiati e godevamo delle nostre mani.
Poi Elsa si sollevò e si sedette sul mio viso. Mi trovai la sua grossa figa pelosa a pochi millimetri dalla bocca. Non ebbe bisogno di dirmi nulla. Affondai con tutta me stessa dentro a quella calda caverna dei desideri. Elsa si muoveva avanti e indietro, assecondando il mio ritmo e accarezzandosi con le dita.
‘Brava la mia maialina” diceva intanto che si sgrillettava su di me. ‘Continua così” non c’era certo bisogno di dirmelo ma sentirsi spronati fa sempre piacere.
Detti tutta me stessa in quel mio primo cunnilingus e penso che superai l’esame a pieni voti perché Elsa liberò il suo orgasmo inondandomi il viso.
Tornammo ad abbracciarci e a baciarci. ‘Dall’istante in cui t’ho visto ho sognato questo momento’ mi disse Elsa. ‘Tenerti abbracciata a me, amare il tuo corpo e il tuo cuore. Scoprire insieme il nostro piacere.’
‘Non avrei mai pensato di andare con un’altra donna.’ le sussurrai, ‘Ma anche io ho capito che la nostra amicizia aveva una marcia di più.’
Il bacio che iniziò casto avvampò in breve in una passione sfrenata con le lingue che danzavano eccitate.
‘Ho un regalo per te.’ Si allungò sul letto, aprì un cassetto e ne estrasse uno strap-on. Era grosso e rosa, con la cinta di pelle nera. Lo guardai preoccupata.
‘Ehm’ ehm” balbettai, ‘Veramente sono ancora vergine” dissi arrossendo vivamente.
Elsa mi guardò stupita e scoppiò a ridere. Mi sentii in imbarazzo ma la sua risata era contagiosa e non aveva nulla di offensivo.
‘E meno male che dicono che i giovani d’oggi sono precoci. Alla tua età io…’ lasciò in sospeso e tornò a baciarmi. Il groppo che avevo in gola si allentò nelle sue labbra.
‘Se vuoi ti conservo integra per il matrimonio.’ disse, ‘Basta usare il secondo canale.’ si tuffò di nuovo nel cassetto ed estrasse un dildo più sottile. ‘Possiamo cominciare con questo.’
Lo portò alle mie labbra e lo baciammo contemporaneamente, leccando anche le nostre lingue.
Montò il dildo sottile sulla cintura e, con me a quattro zampe, iniziò a lubrificarmi il buchetto. Avevo paura ma ero anche eccitata per quella novità. Venivo sverginata prima nel culo che nella figa. M’immaginai come la prima al mondo, apripista di una nuova generazione.
Sentii la sua lingua leccarmi e insalivarmi. Le sue mani sulle chiappe e sulla farfallina. Il calore mi avvolgeva completamente. Un gel freddo mi fece rabbrividire. ‘Questo aiuterà molto.’ disse Elsa e introdusse un dito. La prima sensazione fu di rigetto. Qualcosa stava violando il mio intimo, poi però una nuova sensazione scacciò la prima. Era un misto di piacere e fastidio, un’intrusione proibita che stimolava mente e corpo. Aiutata dall’altra mano che mi accarezzava davanti ben presto imparai a godere di quel dito furbetto. E fu allora che chiesi di più. Qualcosa che mi riempisse, qualcosa di importante che s’impadronisse di me.
Elsa mi accontentò. Con delicata maestria puntò il dildo al mio buchetto, attese che mi rilassassi e poi s’intrufolò. Mi sentii il fiato mozzo. Un qualcosa che mi chiudeva gola e polmoni. Era troppo.
Elsa se ne accorse e smise di spingere ma nemmeno si tolse. Continuò il suo lavoro anteriore che leniva il dolore. Mi sussurrava parole dolci, di conforto e le mischiava con apprezzamenti sessuali e un leggero turpiloquio.
La libidine mi cinse con le sue braccia voluttuose. Nacque dal bacino e dilagò in ogni angolo recondito del mio essere. Iniziai a gemere forte ed Elsa mi scopava come un uomo, anche se non avevo mai provato quest’esperienza. Mi teneva le ànche e mi sgrillettava la passera.
Improvvisamente una grossa bolla di piacere s’ingrossò dentro di me. La sentii crescere e dilatarsi, fino a che non esplose. E anch’io esplosi. Squirtai la mia lussuria in un getto di caldo piacere che inondò la mano di Elsa e il letto sottostante. Nella mia breve vita non avevo mai provato un’emozione così intensa.
Le gambe mi s’ammollarono e mi sentii tremare. Crollai sul materasso e affogai i sospiri nel cuscino.
Elsa mi accompagnò e poi sfilò il dildo dal mio sedere con un lieve pop. Mentre la mia amante mi accarezzava il respiro tornò normale. Cercai di capire cosa mi stesse dicendo il mio corpo. Sentivo il culetto bruciare ma anche una piacevole sensazione pervadermi in toto. Mi gustavo le carezze di Elsa sulla mia schiena. Poi mi voltai e fissai il soffitto. Era stata un’esperienza meravigliosa. Un’esperienza che desideravo ripetere al più presto.
Lo dissi a Elsa che mi sorrise. Mi sentii il cuore esplodere di piacere. La strinsi a me e la baciai.

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