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Manola alla spa – parte quarta

By 9 Marzo 2024No Comments

Manola entrò nella spa mentre parte dei presenti stava uscendo, mancava mezz’ora alla chiusura ed un po’ dispiaceva a Manola ma il pensiero dei cazzi presi durante la giornata la consolò. Era invero anche un po’ stanca per l’intensa attività sessuale. Quando le scattava lo sghiribizzo non era mai stanca. Pensò che avrebbe potuto prendere 10 cazzi in una sola sessione ma che non lo aveva fatto mai. Doveva parlarne con Alberto perché la aiutasse ad organizzare la cosa. Magari dopo essere stata a stecchetto per un paio di settimane così da aumentare il desiderio. Alla reception c’erano una ragazza ed un ragazzo, ognuno dei due accompagnava gli ospiti allo spogliatoio relativo. La ragazza fece un gran sorriso a Manola.
“signora Manola il direttore ci ha informato del suo arrivo e ci ha detto che per lei, e per chi sarà insieme a lei nella struttura, l’orario di chiusura è prolungato”.
“Grazie Roberta” disse Manola leggendo il nome sul cartellino. La ragazza aveva una età di circa 25 anni, tonica perché allenata e con splendidi capelli biondi. Manola preferiva gli uomini ma la ragazza la colpì, le sarebbe piaciuto mischiare i suoi fluidi con lei.
“vorrei un massaggio total body” disse Manola.
“Bene entri pure nella stanza numero 2, troverà un lettino si prepari che le mando subito il massaggiatore”.
“Grazie, le posso offrire un massaggio? MI è molto simpatica e mi piace il suo senso dell’ospitalità”.
“Grazie signora Manola, accetterei volentieri ma fino alle 18 non mi posso muovere, la raggiungo appena riesco”
“Ok, potete avvisare il direttore che finito il massaggio avrei piacere di parlargli?” disse questa frase calcando la voce sulla parola piacere.
Manola entrò nella stanza e si tolse il piccolo bikini poi si sdraiò a pancia in giù sul lettino mettendo un asciugamano sul sedere.
Passò poco meno di un minuto che la porta si aprì, Manola di spalle non vide chi era entrato ma percepì la presenza anche grazie al profumo di oli per massaggio che la persona si portava appresso.
Il massaggiatore non disse una parola e cominciò il massaggio dai piedi.
La mano era delicatissima ed al tempo stesso forte, non troppo grande ma molto capace. Quando arrivò al sedere lo ignorò e salì lungo la schiena. Erano passati 10 minuti quando il massaggiatore si posizionò davanti a Manola per procedere sulla schiena.
Fu allora che Manola si accorse che il massaggiatore era una donna sui 40 anni, alta e con muscoli ben definiti senza essere esagerati. Indossava un paio di pantaloni bianchi ed una maglietta mezze maniche, non portava reggiseno e nonostante questo le tette che Manola valutò in una terza misura restavano dritte e ballavano poco mentre la donna le praticava il massaggio. Anche questa donna la stimolava ma Manola non voleva fare il primo passo. Quando giudicò che la prima parte del massaggio fosse terminata si girò senza rimettere ‘asciugamano sulla parte centrale.
La massaggiatrice non fece una piega e non proferì verbo. Essendosi girata Manola la potè vedere meglio, era leggermente mascolina, capelli biondi tagliati corti, nessun anello alle mani ed un tatuaggio a coroncina sul braccio.
Manola le sorrise mentre la massaggiatrice cominciava a metterle le mani addosso sulla parte anteriore. Il tutto sempre in silenzio. Manola sentì il fiato della donna vicino alla sua bocca e le venne voglia di baciarla, non si fece scrupolo di farlo avvicinando le sue labbra a quelle della donna nonostante non avesse ricevuto alcun segnale in questo senso.
La donna non rifiutò l’approccio di Manola ma semplicemente scivolò via per proseguire il massaggio e finalmente proferì una frase.
“Devo prima finire il mio lavoro, lei signora Manola è molto attraente ma non mischio lavoro e piacere mentre sto lavorando”.
Manola si mise tranquilla e lasciò finire il massaggio.
Nel frattempo erano arrivate le 18.
Il massaggio terminò, Manola ringraziò la donna che veloce uscì dalla stanza. Manola allora si mise il salviettone attorno al corpo senza rimettersi il costume.
Fuori la aspettava Roberta in costume.
“Gradisce un bagno nella vasca idromassaggio?”
“Volentieri” rispose Manola.
L’ingresso della spa era stato chiuso e mentre Manola scivolava lentamente nella vasca idromassaggio a 6 posti, Roberta che la aveva accompagnata fino a lì, si tolse maglietta, pantaloni scarpe e biancheria intima ed a sua volta si calò nella vasca proprio di fronte a Manola. Non passarono che un paio di minuti e la scena si ripeté con la massaggiatrice che però aveva solo uno striminzito tanga bianco.
Dora (la massaggiatrice come Manola scoprì dopo), si immerse vicino a lei e fece partire i getti dell’idromassaggio. La velocità era moderata ed ognuna delle tre donne riceveva un paio di getti che gestiva muovendosi lentamente per indirizzare dove riteneva più opportuno. Passarono 5 minuti, Manola ritenne che fosse il momento di “muovere la acque”.
Si mise a gambe larghe davanti ad un getto in modo che le massaggiasse il clitoride, la cosa era molto piacevole anche se molto diversa da un massaggio vero. Servì però a sbloccare la situazione. Le due donne si avvicinarono a lei. Roberta mise la sua bocca su quella di Manola e cominciò a baciarla in modo profondo. Non c’era nulla da fare pensò Manola, le donne baciano diversamente, probabilmente sanno cosa piace loro. Gli uomini sono più ruvidi. Non che la cosa le dispiacesse ma la delicatezza ed i punti che raggiungeva la lingua di Roberta, un uomo non li aveva mai toccati. Nel frattempo Dora si stava dedicando ai capezzoli di Manola, carezzandole il seno in modo al tempo stesso delicato ma forte. Le sue mani esperte da massaggiatrice sapevano bene come muoversi. Era inoltre palese che la preferenza sessuale di Dora fosse per le donne. Quando la mano lasciava posto alla bocca su un capezzolo di Manola, si spostava sulla passera ed al getto dell’idromassaggio si univa l’indice che titillava il clitoride di Manola. Era una situazione che non aveva mai provato e le piaceva tanto che nel giro di 5 minuti venne.
“Voglio ricambiare il piacere che mi avete dato” disse alle due donne.
Dora allora cominciò a baciare sulla bocca Roberta ricevendo e dando piacere. Manola invece si dedicò a quel corpo giovane sinuoso ed elastico. Senza la perizia di Dora sapeva però cosa poteva piacere ad una donna e ricordò la sua prima esperienza lesbo quando aveva più o meno l’età di Roberta. Era stata con una amica di sua mamma. Grande prendicazzi che mai le aveva dato idea di essere interessata anche alla patata. Si immedesimò in quella signora e fece a Roberta quello che aveva ricevuto al tempo. L’essere in una vasca di acqua calda amplificava le sensazioni. Mentre carezzava con forza e pizzicava i capezzoli di Roberta, strofinava anche la patatina della donna. Poi iniziò un tourbillion di baci fra le tre, carezze intime e leccate che portarono tutte e tre le donne all’orgasmo.
Roberta fu la prima ad uscire dalla vasca e mentre lo faceva disse “buonasera direttore”.
Armando (il direttore) era arrivato da qualche minuto ma non aveva voluto turbare l’armonia di quei tre corpi avviluppati, si era limitato a spogliarsi nudo ed a godersi lo spettacolo delle tre donne.
Mentre entrava Armando fece segno a Dora che poteva andare, la donna lo fece volentieri, ogni tanto si faceva qualche scopata ma la sua preferenza era per le donne e quella sera aveva racimolato quanto non riusciva a prendere da diverso tempo in termini di piacere. Manola con il suo corpo florido e sensuale aveva un0età che lei giudicava la migliore per i rapporti saffici. Esperienza, bellezza e sensualità che non riusciva a trovare nellele ragazze giovani.
Armando si calò vicino a Manola, erano ormai le 19.
“Non ho molto tempo da dedicarle Manola, alle 20 si apre il ristorante e devo essere presente, cosa preferisce che facciamo? Conto però di trovare un paio di ore da dedicarle domani”.
Manola, nonostante i due orgasmi avuti da li a poco e quelli racimolati durante il giorno, fu attratta dal bastone del direttore. Sembrava il gemello di quello del preside della sua scuola. Largo come una lattina di coca cola e lungo circa 25 centimetri. La prima cosa che fece fu carezzarlo per testare il livello di durezza. Lo spettacolo aveva eccitato l’uomo ed il suo cazzo era in piena erezione.
“Voglio essere un po’ strapazzata, se possibile”. Disse Manola.
Non aveva finito la frase che il direttore tirandosi su un pochino, aveva attirato Manola verso il suo cazzo perché lo prendesse in bocca.
Prima però che potesse imboccarla fece uno scarto, il volto di Manola era in mezzo alle sue gambe e cominciò a schiaffeggiarla con la sua verga.
“Che gran vacca che sei, ha proprio ragione mio cugino Ernesto (così Manola scoprì che il preside ed il direttore erano cugini, in effetti si assomigliavano non solo nelle parti intime). Adesso ti faccio un bel trattamento come hai richiesto troione che non sei altro. Leccalo tutto dalle palle fino alla cappella. Se non lo fai bene poi dovrò punirti”.
Le parole di Armando le fecero scendere un rivolo di umori nella passera. La cosa fece sì che Manola si applicasse e leccasse e succhiasse esattamente come Armando le aveva richiesto.
Quando il pompino aveva impietrito ancora di più il cazzo di Armando, lui la fece mettere alla pecorina con le gambe in acqua ed il bacino e le tette appoggiate fuori dal bordo della vasca.
Le si mise dietro ed infilò la cappella all’inizio della figa. La mosse lentamente in su ed in giù per cercare di infilarla subito. In un paio di minuti, grazie anche alla lubrificazione della porcona, il cazzo la stava stantuffando. Armando era attaccato alle tettone di Manola che strapazzava provocandole alternativamente piacere e dolore. Ogni tanto mollava uno schiaffone sulle chiappe della maialona strappandole gemiti. Andò avanti così per circa 5 minuti poi si alzò in piedi.
“Ora ti sfondo il culo, bella zoccolona” furono el parole che fecero da reambolo alle azioni del direttore.
Uscì dalla vasca e dove aveva lasciato i vestiti c’era una bottiglietta di gel lubrificante. Ne fece calare una dose generosa all’attaccatura delle natiche di Manola ed altrettanto lo mise sul suo cazzo.
“Non ti muovere da lì, taci ed attendi che ti sfondi il culo”.
Il linguaggio da lupanare la aveva sempre eccitata essere l’oggetto degli insulti dei maschi era una cosa che mentalmente la stimolava parecchio.
Quando Armando ebbe terminato di lubrificare il suo cazzone che appariva come un cotechino per viscosità, prese il gel che nel frattempo era colato dall’attaccature delle natiche verso il solco e lo stofinò bene sul bucone di Manola. La donna aveva preso innumerevoli cazzi nel culo ma ben pochi raggiungevano le dimensioni di quello di Armando.
Il direttore, dopo aver infilato uno alla volta tre dita nel culo di Manola, cominciò a farle andare aventi ed indietro mentre con l’altra mano le strofinava delicatamente il clitoride.
Ci sapeva veramente fare il porco, pensò Manola.
L’inserimento della cappella fu un poco doloroso all’inizio ma passata la testa il cazzone di Armando sprofondò fino in fondo in un attimo.
Armando riprese a pomparla, stavolta nel secondo canale ma il trattamento alle mammellone di Manola non cambiò. Il misto di dolore bruciore e piacere dato dal cazzo e dalle mani di Armando la portarono in breve ad un orgasmo profondo che “strizzò” il cazzo affondato nelle sue viscere. A questo trattamento Armando esplose con una serie di schizzi notevole mentre la appellava con culo sfondato e mignotta incredibile.
Crollò su di lei al termine del piacere. Ci restò poco però. Giusto il tempo di estrarre il cazzo ormai barzotto ma sporco di sperma e farselo ripulire per bene. Per aggiungere un po’ di ruvidità mentre porgeva l’uccello per la pulizia, tappò il naso di Manola ed affondò il cazzo in bocca fin quasi a farla soffocare.
“Vi invito al mio tavolo per le 22, vedi di vestirti in modo adeguato ad una zoccolona quale sei che ti ho preparato una sorpresa”.
Quindi la aiutò con dolcezza ad uscire dalla vasca e ad asciugarsi porgendole anche un tappo di gomma a forma di ciuccio da bambino”.
“So che il cornuto ama la sborra con cui i vari maschi ti riempiono, facciamo contento anche lui, oggi mi han detto i miei ragazzi ne ha già avuta una porzione ma mi ha detto Ernesto che è un succhiasborra mai contento, stasera faremo in modo da saziare la sua sete”.
Manola si infilò il tappo nel culo sorridendo pensando a quando Alberto lo avrebbe scoperto.
Manola si strinse l’accappatoio addosso infilandosi gli zoccoletti e, presa sottobraccio da Armando, si diresse all’ascensore. Quando l’ascensore arrivò uscirono dalla porta un paio di coppie tutte in ghingheri, strappò un paio di seconde occhiate dagli uomini a cui le relative compagne diedero di gomito fra il geloso ed il divertito. Quando arrivò in camera si rese conto che aveva i capelli arruffati e che, ripulendo il cazzo di Armando, le erano rimaste tracce di sborra su una guancia.
Alberto la accolse con un sorriso: “ti sei divertita vedo” indicando la sborra sulla guancia.
“Non sai quanto, poi ti racconto. Il direttore ci ha inviati al suo tavolo per le 22, abbiamo giusto il tempo per farti divertire un pochino e farmi una doccia. Ho una sorpresa per te” disse mentre faceva cadere per terra l’accappatoio. Si mise a pecorina sul letto e si tolse il tappo portandolo alla bocca e leccandolo come fosse un piccolo fallo.
Alberto capì al volo, d’altra parte aveva leccato sborra da ogni buco di Manola nel tempo e di rimozione di tappi per tenere in caldo la sborra che lui avrebbe leccato, ne aveva visti diversi.
Per prima cosa però baciò a fondo sua moglie sentendo la sborra che lei aveva ripulito da Armando, poi leccò il piccolo sbaffo sulla guancia della moglie.
Si riportò dietro di lei e si mise sotto, pian piano la sborra colò fuori aiutata anche dall’uscita dell’aria che Armando le aveva pompato dentro. Quella che uscì fu una dose copiosa, mentre Alberto aspettava che la sborra gli calasse in faccia ed in bocca, Manola gli raccontò quanto era appena avvenuto. Dopo 10 minuti Manola si girò verso Alberto, lo baciò di nuovo in bocca e gli mise una mano sul cazzo che trovò durissimo.
“Il mio porcellino cornuto” disse mentre gli infilava la mano nei pantaloni e cominciò a segarlo. Poi, dopo avergli abbassato i pantaloni, lo fece stendere sul letto e si calò sopra di lui, non ci mise molto a farlo venire quindi, dopo che Alberto ebbe raggiunto l’orgasmo, si alzò e si diresse in bagno per farsi la doccia.
Mentre si lavava disse ad Alberto “Prendimi il vestito rosso e le scarpe col tacco d’acciaio a stiletto ed anche le autoreggenti nere con la cucitura. Stasera a cena Armando mi ha promesso che mi sarei divertita e voglio essere stimolante per chi mi donerà il suo seme”.

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