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Racconti Erotici Lesbo

Mia Vera

By 11 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Busso alla tua porta e mi apri.
Scansi i capelli scuri, li sposti dietro l’orecchio e mi chiedi come va mentre varco la soglia e chiudi l’uscio dietro le mie spalle.
Un alone leggero di imbarazzo tra di noi, poi ti avvicini e mi tocchi in viso.
Mi colpisci, Vera.
Nessuna donna c’era riuscita.
Ora che siamo faccia a faccia i nostri occhi si incontrano e le nostre labbra si sfiorano’ sorridi maliziosa’ ci vediamo per la prima volta’ Ambra’ sussurri il mio nome, mi chiami come per realizzare che ci sono davvero, che sono davvero davanti a te.
Le nostre lingue si incontrano in baci dolci’ le tue mani cercano i miei seni e li trovano ritti a spingere contro la stoffa dei vestiti’ strizzi con le dita i capezzoli duri, tocchi tu stessa la mia eccitazione, senti la mia pelle tesa, il mio respiro affannoso’ il tuo più deciso ed eccitato.
Le tue mani sanno dove dirigersi e dove portarmi.
Le mie ti sfiorano incerte.
Se devo dirti la verità non so perché ti ho cercata e perché ora sono qui.
Ma ti ho sentita dentro e, in modo per me inconsulto, ti ho voluta, desiderata.
Mi prendi per mano e ci avviciniamo alla tua scrivania’ mi spingi lievemente per farmici sedere e passi la mano tra le mie gambe. Spingi a fondo sul pantalone con un dito intuendo dal calore la mia eccitazione.
Mi imbarazzi, Vera.
Mi chiedi di allargare le gambe e ti abbassi strofinando il naso contro il tessuto dei jeans.
Poi le tue mani mi spogliano piano’ prima il bottone, poi la cerniera che inizia a scendere, mi fissi in volto cercando il mio consenso e prosegui abbassandomi anche gli slip.
Ora sono nuda dal ventre in giù e le tue dita strofinano il mio sesso.
Alternativamente lo penetrano e lo accarezzano ungendomi dei miei stessi umori e il mio odore si spande per la stanza.
Mi sollevi le gambe portandomi a distendermi del tutto sul piano freddo e la tua bocca si appoggia sul clitoride. Ci soffi lievemente, mi prometti di farmi godere’ pochi baci e poi la tua lingua.
Con la punta mi sfiori piano, pochi tocchi decisi, poche fitte intense che sento dentro e quell’eccitazione strana, diversa’ sottile ma ugualmente libidinosa.
I tocchi si fanno più decisi, percorrono le piccole labbra e risalgono’ desidero fortemente il godimento che mi hai promesso ma giochi con me, ci giri intorno’ mi assapori in piccoli morsi, succhi le labbra gonfie lasciandomi intuire i tuoi denti in brevi strette sulla carne fremente.
Mi fai morire, Vera.
Muoio di eccitazione e cerco soddisfazione. Sposto il ventre in una posizione di maggior godimento, facendo in modo che la tua lingua smetta di disegnare il contorno del mio sesso e inizi a stuzzicarmi il clitoride.
Ormai è duro e gonfio, ogni senso del mio corpo si convoglia nelle sensazioni di quel pulsante bottoncino di carne. Fammi vedere come può farmi godere una donna’ fallo’ te lo chiedo, te lo sussurro mentre la tua lingua stavolta mi esaudisce.
Brevi leccate intense e veloci spingono il bottoncino da verso a verso, frenetiche’ mi sento sciogliere, liquefare’ e piccole scosse nel ventre’ un orgasmo lento, che parte da lontano, sento vibrare di poco le gambe e la pancia e la pelle diventa più sensibile al tuo tocco che rallenta.
Dammi tregua, Vera.
Non me ne dai. Non mi fai venire. Inizi a scoparmi con le dita, spingendo con tutte le forze che hai, roteando il polso. Sento le tue dita sottili, così diverse da quelle maschili che ho già conosciuto’ che mi danno gli stessi tremiti di godimento, che mi inducono ad un piacere mentale diverso, ad un senso di trasgressione che prima non concepivo.
Nuovi tremiti mi prendono, stavolta più interni’ è la figa che desidera’ anela soddisfazione, appagamento’ dammelo’ dammelo.
Torni con la bocca su di me mentre la tua mano stringe un mio seno. Stavolta dismetti ogni delicatezza e strizzi il clitoride con forza, lo trattieni tra le labbra e lo smuovi con decisione, in gesti veloci e costanti. L’orgasmo accelera d’improvviso cogliendomi in un forte impulso che mi spezza il fiato in gola. Sento il cuore battere a mille e le gambe che istintivamente si chiudono a trattenere un piacere così intenso.
Ti sposti e io riprendo fiato alzandomi e scendendo dal ripiano inumidito dall’alone del mio corpo accaldato.
Sono in piedi e seminuda di fronte a te, il tuo corpo aderisce al mio.
Prendi la mia mano e la conduci tra le tue gambe, sotto la gonna a tubino ormai sollevata a metà coscia. Ora sento io il tuo calore e ho voglia di farti godere. Voglio che goda anche tu’ da troia quale sei.
Le mie mani ti toccano timide, ti esplorano, ti studiano.
Sento le tue piccole labbra sporgenti, frementi di voglia, la grandi labbra aperte e turgide, il tuo profumo mi impregna le dita mentre ti accarezzo incerta.
Trovo il tuo clitoride, ti fisso in quegli occhi scuri che si disperdono’ avvicino la bocca al tuo orecchio’ sei puttana’ lo sapevi che mi turbavi eppure mi hai cercata’ mi hai voluta proprio per la mia inesperienza’ per traviami come con te è stato fatto.
Strofino le dita più forte, indice e medio schiacciano il tuo clitoride e lo ruotano, lo muovono in gesti circolari frenetici mentre i tuoi umori mi bagnano del tutto le dita rendendo scivoloso ogni mio gesto.
Lo so cosa vuoi’ vuoi che ti dica che sei una cagna’ una cagna eccitata’ la mia cagna, la mia puttana e verrai quando voglio io.
Sussurri di si.
Urla, grida Vera.
Fammi sentire come godi.
I tuoi gemiti sommessi ora sono gridolini, la tua figa pulsa incessantemente ma non vieni ancora’ godrai ora’ ora che le mie mani non ti danno più tregua, ora che le mie dita ti stimolano tanto da farti male’ lo senti quel brivido? Quel breve tremore, quella scossa improvvisa di piacere mista ad una fitta di eccitante dolore?
E’ un orgasmo forte’ rallentato, che si avvicina piano per poi coglierti e stravolgerti.
Io l’ho sentito’ ho sentito per un attimo le tue labbra contrarsi in brevi scosse e le gambe serrarsi in un momento.
Sei rossa in viso’ gocciolante tra le gambe, un fiume in piena. Scosti le mie mani e ti siedi. Calmi il respiro, tieni una mano sul petto e l’altra in figa’ ti tranquillizzi, poi mi osservi mentre raccolgo i vestiti.
Vuoi essere mia, Vera.
Ma io’ io non posso essere tua.

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