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Nella polvere : vendetta

By 25 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Lella così come era posizionata,era una splendida visione , anche se ovviamente
dipende dai gusti personali: era la dimostrazione che Rosanna aveva in pugno
entrambe le sue più fidate collaboratrici. Ero quasi in estasi, quando fui
invitata dal mio capo a preparare il buchino brunito perch&egrave lei potesse
confermare il possesso sia carnale che psicologico su Lella.
Rosanna: “Avanti Monica, datti da fare e leccale bene il pertugio,così che il
passaggio del giocatollino non sia troppo doloroso per lei” E mentre ero
inginocchiata alle spalle della povera donna venivo guidata su da farsi “Dai
bella allarga un po’ quei bei globi carnosi e affonda la lingua per bene”
Cercavo di fare del mio meglio anche perch&egrave erano lontani i tempi in cui
Mariella e Sabrina e altre mi avevano umiliata nello stesso modo: avevo
dimenticato quasi tutto del mio passato, dopo il brutto incidente in cui avevo
rischiato di restare su una sedia a rotelle. Ogni tanto qualcosa riaffiorava
nella mia mente, ma quel contatto con il grosso posteriore di Lella risvegliò
in me il piacere di leccare quell’orifizio ancora chiuso, ma che presto avrebbe
conosciuto un nuovo tipo di piacere,o di dolore, e ciò grazie anche al potere
che Rosanna aveva su di Lella e su di me. Ormai era sufficientemente ricettivo,
morbido come le sue carni. Ed ecco la parte che forse preferivo o cui non mi
sottraevo,ovvero un briciolo di sottomissione.Rosanna mi invitò ad alzarmi e a
mettermi da parte ma tenendo per un po’ i glutei di Lella aperti: “forza che
fra poco sarai sverginata mia dolce Lella. E tu Monica aspetta un momento e
bagna un po’ il giocattolino, mettici un po’ di saliva” Eseguii con piacere, e
percepii la grossezza del piccolo mostro, che non era certo paragonabile al
cazzone portato prima da Lella, ma che comunque le avrebbe lasciato un bel
ricordo per diversi giorni. Mi volevo godere lo spettacolo,si dietro tenendo
ben distanziate le sue chiappone,sia nel vedere riflesso nello specchio il suo
viso nei momenti clou ,ossia appoggio, leggera spinta, ingresso e poi… dipende da chi spinge. Rosanna era una tipa decisa e quando appoggiò il fallo
lo fece roteare un poco,così da raccogliere per bene la mia saliva: vedevo lo
sguardo di Lella puntare al pavimeno,quasi che se non guardasse la
sodomizzazione non avvenisse.Ma poi poco dopo Rosanna entrò con il glande, e la
testa del mostro si faceva strada, veloce veloce per via della lubrificazione
della grossa asta,mentre la poveretta quasi a voler contrastare l’ingresso si
irrigidiva. E fu allora che Lella si mosse in avanti,ma tra il mio aiuto e la
decisione di Rosanna nel volerla possedere e umiliare davanti a una testimone,
Lella non pot&egrave che gridare il suo dolore e la sua disperazione. Un colpo più
deciso e per metà fu penetrata, e con un ultimo rapido scatto di Rosanna fu
posseduta per intero. Lella gemeva come una bestia ferita,mentre Rosanna
restava immobile quasi che volesse sondare le profondità della sua vittima. In
un gesto che non aveva niente di caritatevole o di riparazione,mi invitò a
consolare Lella : “Lascia il culone e dedicati a lei in altro modo: baciala,
coccolala,leccale la figa ,mordile i capezzoli, mentre io ora mi divertirò un
po’ “. Infatti si mosse ed estrasse,come da manuale, quasi per intero il
vibratore per riaffondarlo di nuovo tutto quanto dentro il suo culone .Sembrava
si dovesse richiudere ma era un impresssione, perch&egrave le pareti venivano
ridilatate ad ogni affondo. Il capo la teneva ben salda nei fianchi e ciò aveva
un effetto psicologico notevole sia su Lella che su di me:mostrava decisione,
potere, controllo della situazione. Era ciò che voleva Rosanna e c’era
riuscita.Come ultimo affronto si slacciò dal vibratore e lo lasciò piantato nel culone della
donna che ancora vedevo soffrire.Lella mi sussurrò “Ve la farò pagare in qualche modo,e a
te Monica so anche come”. Rosanna quasi a richiamarci all’ordine ci disse: “Mi sono divertita
e quindi ora potete anche andare a casa, ma se volete posso ordinarvi delle pizze e stare ancora
insieme.Lella mi allontanò con una mano econ la stessa iniziò a sfilarsi il grosso fallo dal deretano:
fu bello vedere come le chiappe restassero ancora un po’ larghe. Queste immagini mi riportavano indietro a ricordi anche tristi,ma che erano comunque parte della mia vita ed era giusto riaverli.
Rosanna ci invitò a rivestirci e così ci andammo a lavare, Lella e io insieme nel bagno degli ospiti.
Decisi di affrontare Lella,come per scusarmi, e cercai di abbracciarla e toccarla: era bello sentire il
contatto tra i nostri seni quasi che i capezzoli si cercassero per un contatto. Lei mi prese la testa e
cercò e trovò la mia bocca pronta: in quel momento la porta del bagno si aprì; era Rosanna che
ci invitava a fare in fretta .Di sicuro aveva visto che eravamo impegnate in un bacio.
Mentre l’acqua cominciava a scorrere nel piatto doccia, domandai che cosa volesse dire con quella
frase: “ve la farò pagare”. Lei mentre era sotto l’acqua mi disse: ” se tu mi dai una mano a violentarla
ti eviterò lo stesso trattamento: altrimenti se stai con lei sappi che ti sarò per sempre nemica” E io le
risposi, mentre le insaponavo la schiena e mi attardavo piacevolemente tra il solco del suo morbido
culone ormai aperto: ” e io che cosa dovrei dire? il tuo arnese scuro era ben più grosso di quello che lei,
e non io, ti ha messo quì” e le passai ancora due dita che,per via del bagno schiuma e della precedente
visita entrarono rapide nel buco facendole esclamare un ahhhh di dolore. Uscendo dalla doccia Lella
proseguì ” Stammi a sentire, sei sua complice e basta: mi darai una mano sì o no? Dimmelo entro oggi.
Vedrai che per domani fisserà un altro incontro e io voglio essere sicura se posso contare su di te. Tanto
il benservito sarà questione di tempo, si stuferà e ci sostituirà con altre persone.Cercati un altro lavoro
Monica, dammi retta.”E nel dirlo mi porse un asciugamano. La porta si riaprì :era Rosanna che ci
porgeva i vestiti e le ciabatte di spugna: “Le scarpe sono rimaste in camera.
Consumammo le pizze in silenzio e come aveva previsto Lella il capo ci invitò anche per il giorno dopo.
Andammo via insieme Lella e io ma in ascensore non pronunciammo neanche una parola.
Il giorno dopo in azienda le cose andarono lisce, nel senso che furono inviate email, fax:ero ancora in
una fase di inizio lavoro. Ero preoccupata per la sera, per cosa e come avesse in mente Lella. Non avevo
avuto modo di parlarle e quindi non sapevo se era sempre decisa oppure se avesse cambiato idea:
sapevo solo che avevo bisogno dei soldi e che per ora avevo almeno la carta di credito.
Arrivai sotto casa di Rosanna e trovai Lella che mi aspettava e mi disse: “Allora sei pronta?”
Sì, fu la mia risposta: suonai e il capo ci aprì. In ascensore non parlammo.Arrivate su si ripet&egrave quasi
la stessa scena del giorno prima, con lei in vestaglia, ma con niente sotto: ora non doveva recitare la parte dell’indossatrice indecisa. Chiusa la porta disse di seguirla e che voleva vederci in azione come
ci aveva viste ieri nel bagno: “datevi dei baci,ma prima spogliatevi e mettetevi nude” E così ci togliemmo
i vestiti e mostrammo le nostre nudità,anche oggi,al capo che nel frattempo ci aveva imitate. Non eravamo
un bello spettacolo, forse, ma eravamo vere e non rifatte ;certo non c’erano culi da favola magari a mandolino, n&egrave seni che stavano sù da soli, ma almeno si poteva toccare qualcosa ,sentire le aperture che si cominciavano
a bagnare, i capezzoli dritti come antenne che aspettavano il segnale di inizio. E fu Lella che mi venne
incontro ponendomi una mano su un gluteo, tastando per sentire se era pieno o meno, e infilando un ditino
sul pertugio “vergine” e allungando poi la mano per sentire l’apertura della figa, ancora non del tutto umida.
Si passò poi le dita in bocca e dopo essersele bagnate per bene le ripassò nelle mie aperture e cercò la
mia bocca che accolse la sua insieme al “mio sapore anale e vaginale”. Questa miscela scatenò in me una
spinta emotiva che mi spinse a fare altrettanto: per questo cercavo il foro anale così da sapere se era richiuso
o meno; lo trovai dischiuso e di certo ricettivo e pronto per una nuova visita.Solo che il suo piano doveva prevedere una vendetta verso Rosanna e non mi sentivo del tutto pronta e decisa.Lei durante un abbraccio mi sussurrò che era pronta e che dovevo collaborare e basta, eseguire i suoi ordini. Si staccò quindi da me e si mosse verso
Rosanna che non si aspettava alcuna iniziativa da parte nostra.
Rosanna: ” Che fai Lella? Ritorna a giocare con Monica, e tu Monica fai altrettanto” Siccome Lella non obbediva Rosanna cercò di spingerla verso di me ma fu invece buttata nel letto. Lella con una mano cercava di aprirle le cosce ma otteneva solo di farle dei graffi e dei lividi.Il capo reagiva con forza e mostrava una resistenza notevole data la differenza di peso esistente. Entrambe mi invitavano a darle una mano ma non sapevo cosa fare. La lotta
era dura ed entrambe volevano vincere,ma come potevo vedere il risultato sarebbe stato solo di lasciare lividi e segni su entrambe. A un certo punto Lella si arrese e si rivestì e mandò entrambe a quel paese, promettendo comunque vendetta. Pure il capo si era risentita e ci mandò entrambe via, dicendo di passare domani che ci
avrebbe liquidate. Ora capivo Lella e la sua vendetta: se ieri avessi anch’io subìto lo stesso trattamento suo, forse non avremmo perso il lavoro. Siccome ero stata risparmiata e lei umiliata ,aveva cercato di coinvolgermi: se ci fosse riuscita si sarebbe presa una piccola rivincita, pur perdendo entrambe il posto. La sua vendetta sembrava riuscita.

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