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Racconti Erotici Lesbo

Quando una chat ti cambia – Seconda parte

By 23 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci siamo dirette verso l’uscita della stazione facendo i consueti convenevoli, le presentazioni di rito e i complimenti erano d’obbligo.. sai ti immaginavo piu o meno cosi, ma eri modesta nel descriverti e cosi via’
Il cuore mi batteva forte perché la ragazza mi piaceva’era davvero bella! Dentro di me sentivo uno sconquassamento totale, un vortice di emozioni, di pensieri, di paure che non mi davano tregua.
Mentre eravamo in metropolitana a parlare del piu e del meno, a parlare della chat e di come può essere bella quando poi ci si incontra, la inquadravo senza farmene accorgere; i suoi capelli castani, leggermente ondulati, facevano da cornice al suo viso ben modellato, dalla pelle liscia e un poco abbronzata; gli occhi allegri risplendevano nel loro colore nocciola, mentre le sopracciglia, ben delineate e leggermente truccate, davano ai suoi occhi un’immagine ancora piu grande ma graziosa ed accattivante.
Il sorriso era contagioso, coi suoi denti piccoli ma perfettamente sani, con la gengiva chiara e in salute.
Il resto del suo corpo era ben proporzionato rispetto alla sua altezza, circa 165, con un seno piccolo ma mi pareva ben sodo e un sedere di tutto rispetto.
Scendiamo alla stazione del Duomo e ci dirigiamo nel cuore della città, in corso Vittorio Emanuele.
– Ti va un caff&egrave in galleria? Mi fa Chiara.
– Si certo!
Sedute al tavolino fuori dal caff&egrave riprendiamo amabilmente la nostra chiacchierata; ormai mi sentivo piu sciolta rispetto a quando ci siamo incontrate, ero consapevole che quella sarebbe stata solamente una giornata di relax, quasi come una gita scolastica, e la cosa mi faceva sentire del tutto tranquilla e a posto con la mia coscienza.
Quando ci siamo alzate e abbiamo ripreso la nostra passeggiata, Chiara improvvisamente, senza dire nulla ma guardandomi con uno sguardo fra l’allegro e il provocatorio, con la sua mano sinistra prende la mia destra, stringendola e riprende a parlare come prima.
Il calore della sua mano nella mia, sentire la sua pelle, il contatto, la presa stretta, mi hanno messa in uno stato di euforica agitazione; gioivo dentro di me, ma avevo timore di questa mia gioia.
La mattinata &egrave passata in fretta, fra sguardi ai negozi, visita al Duomo e negozi di cd; si stava avvicinando l’ora di pranzo.
– Ale, mi fa Chiara, hai fame?
– B&egrave si, sai dopo questa camminata, sono un po stanca’
– Senti, ti va di venire a casa mia? Prendiamo la metro, scendiamo a Lorenteggio e li in pratica siamo a casa, cinquanta metri. Ci riposiamo un po e mangiamo.
– Si va bene!
La mia risposta &egrave stata cosi diretta da stupire anche me. Ma che stavo combinando? Ero lì per lì per chiederle di stare fuori a pranzo, ma poi l’autoconvincimento che non sarebbe successo comunque nulla mi fece regredire dai miei propositi.
Dopo alcune fermate arriviamo alla stazione di Lorenteggio e da lì in cinque minuti a piedi siamo arrivate a casa sua.
E’ una bella casa, in un grande condominio, al terzo piano.
– Vieni accomodati’
– Grazie, che bella casa’
– Sai mio padre &egrave architetto, l’ha ideata lui.
– Senti vieni andiamo un attimo in camera mia, ti dispiace se faccio una doccia? Sono troppo sudata. Anche tu se vuoi sciacquarti non ci sono problemi eh!
– Grazie! Solo un attimo.
Scompare dietro alla camera e la sento entrare nel bagno.
Uno strano senso di agitazione, come quello prima degli esami, mi stava prendendo alla gola; mi trovavo a mio agio ma nello stesso tempo ero tesa e nervosa.
Ero seduta sul suo letto in modo non naturale, appoggiata appena al materasso; l’idea che Chiara era nel bagno e che si stava spogliando per farsi la doccia mi metteva addosso una sensazione piacevolmente ansiosa.
Quando ho sentito lo scroscio della doccia, non ho resistito alla tentazione; mi sono alzata, sono andata dietro la porta del bagno e ho guardato attraverso il buco della serratura; mi sembravo una adolescente alle prime scoperte; dal buco avevo appena intravisto la doccia e la sagoma del corpo di Chiara dentro; sono stata qualche secondo li, ma poi dentro di me mi sentivo davvero stupida e me ne sono tornata in camera.
Sono passati nemmeno dieci minuti che sento Chiara uscire dal bagno.
– Tutto bene Ale? Mi dice da dietro la camera.
– Si sì, ok.
La vedo arrivare avvolta in un leggero accappatoio estivo bianco.
– Eccomi’mi fa con un sorriso malizioso. Ora tocca a te, se vuoi farti la doccia c’&egrave un accappatoio anche per te nel bagno, quello azzurro.
– Si grazie, vado subito.
– Intanto io tolgo dal frigo il nostro pranzo.
Mi faccio una doccia tiepida e rilassante cercando di non pensare a nulla; uscita dalla doccia mi avvolgo, nuda com’ero, nell’accappatoio, e torno da Chiara.
– Eccoti! Dai pranziamo ora.
Entrambe con i nostri accappatoi e a piedi nudi sul parquet ci siamo sedute una a fianco dell’altra al tavolo della cucina, attigua alla sala.
Abbiamo ripreso i nostri discorsi che, via via si facevano piu intimi; le nostre prime scoperte sessuali, i nostri primi amori, come abbiamo affrontato la nostra sessualità di lesbiche, le nostre inevitabili difficoltà a raccontare in famiglia, se l’avevamo fatto, il nostro essere più intimo. Ci siamo confrontate amabilmente come due amiche di vecchia data.
Io le stavo confidando le mie difficoltà iniziali ad accettare la mia sessualità quando Chiara si alza e viene dietro a me; mi mette le braccia al collo e sussurra:
– Povera cara, quanto hai sofferto!
Un suo bacio sul collo mi fa trattenere il fiato.
– Chiara, cosa’?
– Shhh’
La sua voce suadente e sensuale non mi faceva parlare ma mi faceva concentrare su ogni secondo di quel momento, sul suo respiro regolare e caldo accanto al mio orecchio, sulle sue mani dalle dita affusolate che stavano languidamente e lentamente scendendo dal mio collo e stavano ora leggermente aprendo i lati dell’accappatoio e arrivavano a toccare il mio seno, a palpare i miei capezzoli che nel frattempo si erano fatti già turgidi.
Avevo gli occhi chiusi; senza rendermene conto avevo appoggiato la testa al corpo di Chiara in piedi dietro di me, mentre lei mi stava massaggiando lentamente il seno.
Poco dopo, non so dire quanto dopo, si mette davanti a me, si siede sulle mie ginocchia e sorridendomi e mi da un bacio sulle labbra, le nostre lingue finalmente si sono incontrate! Ma quel bacio era destinato a durare poco.
Chiara si inginocchia davanti a me e mi apre l’accappatoio; il mio corpo nudo stava ora facendo bella mostra di sé. Con le mani mi stava ora cingendo i fianchi e le faceva lentamente scivolare fino ad arrivare alle mie cosce, al ginocchio, ai piedi.
Non vedevo quello che stava facendo, avevo sempre gli occhi chiusi, ma sentivo tutto! In quell’istante Chiara mi prese il piede sinistro e iniziò a succhiarmi avidamente l’alluce e le altre dita.
Un piacere immenso mi stava sovrastando, un piacere mai provato prima, il mio piede leccato, succhiato, baciato, prima uno, poi l’altro, sensazioni violente e bollenti, nuove e entusiasmanti che mi stavano facendo ansimare, sudare e gemere senza pormi alcun freno.
Chiara stava ancora baciando i miei piedi, ora uno, poi l’altro, si portava l’alluce e le altri dita sulle guance, sugli occhi, sul mento, guardandomi con uno sguardo ferocemente sensuale che percepivo quando di tanto in tanto aprivo gli occhi per guardarla.
Improvvisamente ha iniziato a passare la lingua sui miei polpacci, sulle gambe e a poco a poco sentivo avvicinarsi il suo respiro affannoso alla mia vagina che ormai niente altro desiderava. Era ormai questione di attimi, di secondi, e come una freccia sentii l’improvviso calore delle sua labbra sulla mia vagina, sentii la sua saliva mischiarsi ai miei umori; con le dita aveva dischiuse ancora piu di quanto lo fossero già le mie labbra, e mi stava ora inondando con la sua saliva adesso il clitoride, adesso il sesso. La sua lingua con movimenti ora veloci ora lenti impastava la sua saliva con i miei umori, alternandola con le labbra carnose della sua bocca che di tanto in tanto succhiavano il mio clitoride, lo stringevano, lo mordicchiavano; sentivo le mie gambe irrigidirsi per l’orgasmo che mi stava per travolgere, quando lei, accorgendosene, smise questo trattamento, per salire con la lingua lungo il mio corpo, dall’ombelico, allo stomaco, al seno, alla mia bocca per baciarci furiosamente.
Ero ormai in preda a sensazioni violentissime, non avevo raggiunto l’orgasmo e per me era una tortura piacevolissima ma difficile da sopportare, mi sentivo scoppiare dalla voglia.
– Ti prego’ niente altro ero riuscita a dire.
Mi tolse del tutto l’accappatoio e togliendosi anche lei il suo, ora tutte e due nude, mi prese con forza il braccio facendomi alzare e mettere contro il tavolo della cucina; con le mani sulle mie spalle mi spinse facendomi sdraiare su di esso, sulla tovaglia ancora sporca delle briciole di pane. Tenevo le gambe strette al suo corpo, sui suoi fianchi; Chiara tornò ad allargarmi le labbra della vagina e con violenza vi introdusse due dita.
Un mio urlo di dolore e di eccitazione accompagnò quel gesto; le dita della mia amica si stavano facendo strada sempre con piu velocità e foga nel mio sesso ormai stremato dalla eccitazione quando un orgasmo lacerante e copioso accompagnato dai movimenti sempre piu contorsionisti del mio bacino la fece fermare. Tolse le dita dalla mia vagina e, piene dei miei umori, le porse alla mia bocca facendomele leccare completamente.

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