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Roberta: una vita da bambola

By 20 Dicembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Quanto sotto riportato &egrave stato scritto come se questa fantomatica ragazza di nome Roberta scrivesse di suo pugno sul sito. Spero possa piacere e ringrazio fin da ora chiunque voglia commentare.


Buongiorno a tutte voi, lettrici, chi sta scrivendo queste righe &egrave una ragazza di ventinove anni, alta poco più di un metro e settanta capelli biondi corti, occhi azzurro mare e un corpo ben formato anche se non particolarmente procace, sono una donna molto dolce e sensibile, amante delle cose belle ma molto molto timida. Quello che vi sto per raccontare &egrave l’avvenimento che ha sconvolto la mia vita oramai quattro anni fa e le relative conseguenze che si protraggono tutt’ora; in quel periodo avevo da poco iniziato il periodo da supplente nella scuola dove tutt’ora insegno informatica.
Lo stresso dovuto al nuovo lavoro, aggiunto alla mia intrinseca timidezza, avevano fatto sì che nel giro di pochi mesi mi trovassi letteralmente a terra, senza forze, né fisiche né mentali.
Quei primi mesi di insegnamento erano stati a dir poco devastanti le classi che avevo da seguire erano forse le più scalmanate e la situazione personale di quel periodo era molto particolare e di forte stress. Erano in arrivo le vacanze di natale, la prima vera e propria pausa da tutto quello stress; non mi sarei mai aspettata nulla di quello che poi accadde. La sera dell’antivigilia, un sabato, alcune mie colleghe mi invitarono ad un’uscita, avevano visto che stavo perdendo colpi, in un primo momento ero indecisa sul partecipare, ma dopo le loro insistenze non potei fare a meno di rifiutare, mi dissero di prepararmi e di farmi bella che li avrebbero portato in un nuovo locale; ora, devo fare una piccola digressione, dovete sapere mie care lettrici, che dall’età di 15 anni, per motivi, che magari spiegherò in un altro racconto, il mio orientamento sessuale &egrave stato quello di una seguace della sublime Saffo, si mie care, amo le donne, più di me stessa forse, e nel periodo che vi sto raccontando, il mio cuore era straziato dall’ennesimo amore non corrisposto ed assillata dai miei genitori che mi avrebbero voluta sposata con quel tal medico o quel altro avvocato.
Chi di voi lettrici, condivide la mia situazione, capirà che ero al limite dell’esasperazione, sentivo il crollo di nervi avvicinarsi al galoppo pronta a travolgermi…
Ma torniamo a quel fatidico sabato sera. Decisa mai quanto prima a attirare l’attenzione della persona che mi interessava, che guarda caso era una delle colleghe che mi aveva invitato a quell’uscita, mi preparai al meglio. Mi feci una doccia usando un bagnoschiuma alla vaniglia, mi depilai le gambe alla perfezione e sistemai anche il ciuffo di pelo che copriva la mia intimità.
Dopo il bagno rilassante che mi concessi, mi asciugai con cura i capelli, che allora portavo lunghi fino alle spalle e li misi in piega grazie alle conoscenze trasmessemi da mia madre parrucchiera, mi truccai, non troppo appariscente, un ombretto blu scuro per mettere in risalto i miei occhi, un leggero fondotinta per coprire un po’ il mio naturale eccessivo pallore e un rossetto rosso ciliegia, mascara ed eccomi pronta; uscii dal bagno e andai in camera, dovevo scegliere con cura l’abbigliamento, volevo che tutti, uomini o donne, mi guardassero e mi desiderassero, ovviamente avrei dato retta solo alle donne e ad una in particolare.
Guardai nella mia biancheria e scelsi l’intimo per quella sera, un completino di raso rosso fiammante, composto da un perizoma e un reggiseno a balconcino che mi sarebbe servito a mettere in risalto la mia seconda misura. Con cura scelsi le calze, velate, di seta, di quelle vecchio stile sorrette da un reggicalze nero, l’abito era lungo, nero, di seta come le calze, di quelli che lasciano scoperte le spalle e le braccia; a chiudere il cerchio di quell’abbigliamento, che secondo le mie intenzioni sarebbe servito per riuscire quantomeno ad avvicinare la mia collega, indossai un paio di scarpe decolté di vernice nera, elegantissime, con un tacco a spillo vertiginosamente alto. Chiusi a fatica il bottone che chiudeva l’abito sulla schiena, indossai le scarpe e mi guardai allo specchio.
Ero esattamente quella che non ero mai stata a scuola, una splendida donna, pronta ad andare a caccia, mi inondai di profumo. Indossai il soprabito, elegante anch’esso con le finiture in pelliccia di visone, e presi con me la borsetta, un piccolo gioiello di coccodrillo, ma unica pecca parecchio piccola, dentro a malapena ci stava il cellulare e il portamonete. Un ultimo sguardo allo specchio e poi giù, visto che nel frattempo le altre mi avevano fatto uno squillo, segnale concordato del loro arrivo sotto casa mia.
Salita in auto, le mie colleghe rimasero stupite dall’eleganza del soprabito e dal fatto che mi ero truccata, cosa che quando vado al lavoro faccio di rado, se non con del rossetto rosa e una spolveratina d’ombretto, nemmeno marcato. Cercai di capire le reazioni della mia collega, quella che mi interessava, era seduta dietro con altre due, a me avevano lasciato il posto d’onore accanto all’autista, quindi non riuscii a vedere nulla.
A cena, in un localino alla moda, le ragazze rimasero letteralmente abbagliate, parola loro, dal mio abbigliamento, notai che Serena, mi osservava, anche se non riuscivo a decifrare il significato di quelli sguardi. Ci accomodammo al tavolo, e tra un bicchiere di vino e un altro, le chiacchiere si fanno più alte nel tono e piccanti negli argomenti, e anche io, che di solito non tocco alcol mi sono concessa, forse più per trovare il coraggio delle mie intenzioni che per il piacere di bere, più di un bicchiere di vino bianco, che accompagnava egregiamente gli splendidi piatti di pesce serviti nel locale. Finita la cena eravamo già tutte un po’ su di giri, e io, furbescamente, ne approfittavo per appoggiarmi a Serena andando a sfiorarle più di una volta il seno. Già in quel momento però mi sentivo come osservata, ma pensavo fosse dovuto a quella specie di paranoia che mi assale di solito quando sono alticcia. Scoprii solo più tardi quanto mi sbagliavo. Salimmo in auto e anche se non ne ero più di tanto convinta andammo in una disco pub, un locale che mai avrei pensato di frequentare.
Fu lì che il destino decise di farmi lo scherzo che mi avrebbe quella che sono adesso.
Entrammo in questo locale composto da una serie di priveé, la cameriera ci condusse a quello che era stato appositamente affittato da Linda, l’organizzatrice della serata. Mentre venivamo condotte fino al nostro priveé, io, che ero l’unica a cui l’effetto del vino non era ancora sparito, andai a sbattere, spalla a spalla, contro un’altra avventrice del locale. In quel momento, vidi solo i suoi occhi, due smeraldi incastonati nel viso perfetto, circondato da una pettinatura che la faceva somigliare più a un leone che a una donna, con quei capelli rosso fuoco. Borbottai una qualche scusa senza troppo senso, ma dentro di me sentivo che c’era qualcosa in più, rimasi abbastanza sulle mie per il resto della serata, suscitando tra l’altro le ire delle mie colleghe, ma anche la preoccupazione di Serena, cosa che fino a quel pomeriggio mi avrebbe riempita di gioia, ma in quel momento, non sapevo nemmeno io perché mi infastidiva.
Dopo un po’, mi alzai e mi diressi in bagno, Serena prontamente si offrì d’accompagnarmi ma ero talmente scossa ancora dall’incontro con la leonessa che, forse con troppa veemenza, rifiutai la sua compagnia. Non faticai a trovare il bagno, dove dopo essermi rinfrescata il trucco, entrai in uno dei piccoli gabinetti, stavo chiudendo la porta alle mie spalle quando sentii una mano che le lo impediva. Mi voltai, preoccupata, per vedere chi fosse; e eccola di nuovo davanti a me… la leonessa, con la sua criniera rossa e gli occhi di smeraldo; riuscii ad osservarla meglio lì in bagno.
Era una donna splendida, avrà avuto all’incirca quarant’anni, poco più, più alta di me di buoni dieci centimetri, avvolta in un tubino nero aderentissimo, con un ampia scollatura a V che le metteva in mostra il seno e parte del ventre, le gambe fasciate in un paio di calze a rete dalla maglia molto fitta e ai piedi elegantissime scarpe argentate con una fascetta alla caviglia. Era, ne sono certa, la donna più bella che avessi mai visto in vita mia. Senza fatica apri la porta quel po’ che bastava per entrare dentro con me chiudendosi la porta alle spalle.
“Finalmente sole…” disse con la sua voce calda e sensuale che mi fece sobbalzare il cuore come non mi era mai accaduto in ventinove anni di vita. Riuscii solo a balbettare qualcosa prima di trovarmi seduta sul gabinetto, con le sue labbra spinte a forza contro le mie e la sua lingua che cercava di forzarle in quello che aveva tutta l’aria d’un tentativo di bacio passionale.
Opposi resistenza per qualche istante ma poi il profumo di lei e quella situazione cosi strana mi fecero cedere a quel bacio, che avrebbe decretato la nascita d’una nuova vita per me.
Le mani di lei mi accarezzavano la schiena e i capelli, mentre la sua lingua danzava in un ardente intreccio con la mia. Si staccò dalle mie labbra e si alzò distanziandosi da me di solo un passo.
Mi guardava con quegli occhi penetranti e io, inebetita ed eccitata, la guardavo, silenziosa.
“E’ dal ristorante che non ti stacco gli occhi di dosso… ho visto come guardavi la tua amica… e ho deciso… di averti…” disse con tranquillità esasperante, quasi fosse la cosa più normale del mondo.
“Roberta,” disse “ora esci dal bagno, e vai a prendere la giacca e la borsa nel priveé. Se le tue amiche dicono qualcosa inventati qualche scusa… t’aspetto qui fuori con la macchina” il suo tono, dolce ma deciso, non ammetteva repliche, dentro di me mentre mi avviavo al priveé pensavo, pensavo come avesse fatto a conoscere il mio nome, perché volesse me, come faceva a sapere delle mie inclinazioni nonostante le avessi sempre tenute segrete ad chiunque.
Raggiunsi le ragazze ancora scompigliata, non mi ero pressa la briga di sistemarmi i capelli ne tanto meno il rossetto, che era visibilmente sbavato dopo l’ardente bacio; tutte le ragazze sorrisero quando addussi come scusa un forte mal di testa per andarmene; sentii lo sguardo di Serena su di me, uno sguardo non compiaciuto come quello delle altre, che sicuramente pensavano avessi incontrato chissà quale focoso esemplare di maschio, ma uno sguardo misto tra il preoccupato e il dannatamente geloso. Volutamente non ci feci caso e, dopo aver indossato di nuovo il soprabito, mi diressi all’uscita. Non credetti ai miei occhi quando a pochi metri dal locale vidi lei, ancora più splendida sotto la luce della candida luna ad aspettarmi appoggiata di schiena su una fiammante Ferrari. “Brava Roberta… “ mi disse con lo stesso tono di prima, che mi fece sentire una stretta alle parti basse “sei stata velocissima… vieni…” disse aprendomi la portiera di quel gioiello rosso fiammante. Mi accomodai su quella pelle nera e lucida, avvolgente e attesi che lei facesse il giro, sinuosa ed elegante , passando da davanti cosi che io non la perdessi mai di vista. Ci mise almeno un minuto, o almeno quello parve a me, per raggiungere la sua portiera e salire al suo posto.
Mi guardò carica di passione “Stanotte sarai mia… e ti tratterò come mai nessuno, uomo o donna, ha fatto in vita tua.” Disse appoggiandomi la mano sopra la coscia e accarezzandomela, causandomi ancora una volta una serie di fitte al basso ventre e un inizio di inumidimento della zona intima.
Sfilò dalla borsetta un lungo foulard di seta nera, “Avvicinati.. ti devo mettere questa…dove ti porterò dovrà rimanere segreto… “ io la guardai spaventata ma gli ormoni in me correvano e il mio perizoma era oramai zuppo di umori tanto che senza obbiezioni mi spostai un poco girando il busto per permetterle di coprirmi gli occhi con quel foulard. “Una sola cosa ti chiedo, Roberta, qualunque cosa accada, da qui a quando saremo arrivate a casa mia, non ti muovere, rimani ferma immobile sul sedile.” Quelle parole mi spaventarono ma mi eccitarono ancora di più. Dentro di me sapevo che stavo percorrendo una strada che mi avrebbe condotta in un mondo non mio, ma, non vi saprei dire il perché, ero decisa a percorrerla.

Annuii soltanto alle parole della donna di cui ancora non conoscevo il nome. Mi rilassiai nel caldo sedile di pelle, gli occhi coperti da quella fascia di seta, che rendeva maggiromente acuti gli altri sensi; sentivo la macchina viaggiare sulle strade e ogni volta che si fermava, penso ai semafori, sentivo la gonna dell’abito salire scoprendomi le calze. Dopo una decina di minuti avevo le gambe scoperte, e sentivo la mano di lei accarezzarmi la coscia, scatenando ad ogni tocco fremiti sempre più intensi. Sentivo l’orgasmo montarmi in corpo rapidamente, oramai il perizoma era fradicio e ero certa ce lei lo sapesse, e che stava appositametne evitando di toccarmi per portarmi in uno stato di preorgasmo negandomi il piacere massimo. Un ennesimo stop e senti le sue mani tirar fuori i miei seni dalla scollatura dell’abito e sfilarmi le mutandine, lasciandomi esposta a chiunque ci fosse passato vicino; il mio volto era paonazzo ma, con mio stupore, ubbidivo a quanto mi era stato chiesto, ero ferma immobile nelle sue mani, come un giocattolo. Ebbi un ulteriore brivido a quel pensiero, un giocattolo, era questo che voleva da me? Voleva rendermi il suo giocattolo? Quel pensiero mi terrorizzò ma mi eccitò ancora di piu, i miei capezzoli erano oramai talmente turgidi da farmi fin male. Ad un certo punto si fermò, dopo parecchi minuti passati senza piu soste, sentii il motore che veniva spento lei uscire dalla macchina e aprirmi. “Scendi tesoro… “ sussurro prendendomi per mano. Non vedevo dove ero, ma non c’era un alito di vento sulla mia pelle nuda quindi dedussi che fossimo all’interno probabilemte del garage del posto dove voleva portarmi. Tentendo le mie mani mi fece fare pochi metri mi girò attorno, mi aiutò a togliere il soprabito e il vestito…
Ero in un luogo a me sconosciuto, che non potevo vedere, e indossavo solo le mie scarpe le calze con il reggicalze e il reggiseno a balconcino dal quale era stato estratto il seno, ero praticametne esposta, più laida di una sgualdrina. Sentivo la mia intimità pulsare di desiderio di attenzioni, sentivo gli umori colare giu dalle coscie, mi morsi le labbra per non parlare.
Ancora qualche istante e la avevo di nuovo li davanti a me, non la vedevo ma sentivo la sua presenza. “Roberta, va un passo indietro, appoggiati a quello ce sentirai e apri le gambe…” mi disse con quel tono di voce a cui non riuscivo a dire di no. Feci un passo indietro barcollante, temevo di cadere a terra, ma sentii dietro di me qualcosa di caldo e duro, che al tatto riconobbi come il cofano della Ferrari con la quale eravamo appena arrivate, mi ci distesi di schiena sentendo il calore del motore propagarsi su di essa scaldandomi dai brividi di freddo che nel frattempo avevano iniziato a percorrermi la schiena. Allargai le gambe come la donna mi aveva chiesto, e la sentii inginocchiarsi ai miei piedi, iniziando a baciarmi e leccarmi l’interno coscia, ripulendolo dai miei umori, colati abbondanti fino a quel momento. Mi accorsi solo allora che stavo gemendo come la peggiore delle troie, sentivo le sue carezze, i suoi baci, le sue leccate, il suo alito caldo esasperatamente vicini alla mia intimità. Avevo capito che era molto esperta nei corpo femminili perche era riuscita a portarmi in uno stato di eccitazione talmente forte che oramai non desideravo altro che godere tra le sue labbra. Fu in quell’istante, quando credevo di impazzire di voglia, che lei, esperta, allargò la mia intimità, posizionando i due pollici di lato e aprendola alla sua vista. Non so quanto attese prima di proseguire, presumo osservando la mia micietta pulsante di desiderio di lei, so solo che nel momento in cui sentii la sua lingua scivolare dal perineo fin su al mio clitoride gonfio e, immagino, oscenamente esposto, il mio corpo venne sconquassato dal piu forte orgasmo che avessi mai provato in vita mia. Mi resi conto di urlare il mio piacere mentre lei non smetteva un attimo di leccare la mia intimita alternando le leccate a piccoli morsi e risucchiate del clitoride.
Il tempo per me perse ogni senso, sentivo solo il piacere scorrermi in ogni particella del corpo, talmente intenso e prolungato, in una serie quasi infinita di orgasmi, che svenni.
Quando mi risvegliai, lei era li, mi aveva tolto le scarpe, il reggiseno e sopprattutto la benda dagli occhi, la guardai, ne ero convinta era una Dea discesa sulla terra e per qualche motivo a me oscuro mi aveva scelta come sua concubina. Mi sorrise accarezzandomi il viso e sfiorandomi le labbra con le sue: “Bensvegliata bella addormentata…” sussurrò, cercai di mettermi a sedere sul letto ma risentivo ancora degli effetti degli orgasmi. “Qu… quanto ho dormito? E tu.. chi… chi sei?” chiesi con la voce tremolante. Lei si alzò dalla poltrona, aveva ancora indosso l’abito nero che aveva in discoteca.
“Non temere sono passati non piu di venti minuti da quando siamo arrivate a casa mia… “ mi disse dolcemente con quella sua voce suadente, che mi causò ancora un senso di calore nell’intimità. Cosa mi stava succedendo? Ero diventata cosi porca da eccitarmi per cosi poco? Venne a sedersi accanto a me, su quel lettone coperto da lenzuola di seta rosso bordeaux. “Ascolta… “ mi disse suadente, “domani &egrave la vigilia quindi penso vorrai passarla con la famiglia come il giorno di Natale… e io ti lascierò andare da loro se… “ lasciò la frase in sospeso.
Io, che oramai pendevo letteralmente dalle sue labbra, le chiesi ancora “Chi sei… cosa vuol dire quel se… “ ero terrorizzata, ma non dall’idea del se ma dall’idea di lasciare quella splendida creatura che mi aveva resa sua succube. “Se mi prometti… “ proseguii “ di chiamarmi a Santo Stefano, per dirmi dove abiti per venirti a prenderti, in modo che potremmo passare il resto delle tue ferie qui… in questa casa… assieme..” Fremetti, probabilmente visibilmente, a quelle parole. “C.. certo… va bene… dimmi almeno il tuo nome…” Sorrise al mio accettare quelle condizioni, allungo una mano sul mio seno e inizio ad accarezzarlo; sentivo le carezze in maniera strepitosa, il mio seno era ancora sensibile dalla serie di orgasmi provati meno di mezzora prima. Sentii i capezzoli inturgidirsi istantaneamente e la micietta riprendere a bagnarsi; non avevo piu dubbi il mio lato piu laido e porco era venuto fuori grazie a quella donna stupefacentemente bella. “Luana &egrave il mio nome… ma chiamami Lulu… “ disse sfiorandomi un capezzolo con le labbra prima di stringerlo tra di esse e succhiarlo con forza, facendomi gemere. “Adesso ascolta Roberta, ci sono alcune condizioni a cui dovrai sottostare, se le accetterai, diventerai la donna piu ricca di tutta la citta; non ti farò mancare nulla, potrai anche lasciare il lavoro se vorrai… le condizioni sono semplici, io sto cercando una donna da poter trattare come una bambola senziente… “ disse andando a confermare i miei sospetti di meno d’un ora prima. “Tu ti vestirai come ti dico io, farai quello che dico io, e quando avrò voglia del tuo corpo, resterai inerte senza muovere un muscolo. Non voglio che tu ricambi il piacere che ti do, voglio solo godere dei tuoi orgasmi. Ovviamente, dopo queste vacanze, se accetterai, sarai legata a me. Ci sono altri dettagli che non sto a spiegarti ora. Dimmi Roberta, accetti di diventare la mia bambola?” Avvampai a quella richiesta… o forse fu il contatto del suo dito medio con il mio clitoride ipersensibile a causarmi quella reazione. “S.. spiega megli..oooh… “ dissi gemendo per il piacere che di nuovo montava in me come una marea. “Se… scelgo… di essere la tua… bambola… in cambio… mi ricopri d’oro?” lei annuì contiunando a torturarmi il clitoride.
“E……. non devo fare altro…. Che lasciarmi…. Toccare da te…. “ annuì ancora una volta la donna. “V… va bene…. Sono tua… “ dissi mentre venivo travolta dall’ennesimo orgasmo procuratomi da quella splendida donna nel giro di mezz’ora.
Luana sorrise e mi allargò le gambe andando a leccarmi via tutti gli umori, per poi concentrarsi di nuovo sul clitoride che oramai mi donava scosse di piacere inimmaginabile ad ogni piu leggero tocco.
“Brava Roby bravissima, hai fatto la scelta migliore…” disse staccandosi qualche istante dal mio sesso oramai indolenzito da quella serie di orgasmi di intesnita inimmaginabile e a cosi breve distanza l’uno dall’altro.
Finì di ripulirmi l’intimità e mi baciò con passione facendomi assaporare il mio stesso sapore, poi si tolse l’abito e le scarpe e si sdraiò accanto a me…
“Ora dormiamo un poco… domattina ti porterò a casa… senza benda. Ci penserò io ad avvisare la scuola che rientrerai al lavoro con una settimana di ritardo… cosi avremo venti giorni solo per noi… potrò farti provare tanto di quel piacere….” Sorrisi dolcemente e le chiesi “Posso fare una cosa?” lei mi sorrise “Va bene… ma sarà una delle ultime cose che farai di tua spontanea volontà con me… “ mi allungai verso di lei e la baciai dolcemente. “Sono la tua bambola… “ le sussurrai…
“E non vedo l’ora di poter essere definitviamente tua a tempo pieno.” Mi accarezzò il viso con dolcezza e mi diede un altro bacio carico di desiderio. “Domani appena in città ci fermeremo e compreremo per te un telefono, sarà il mio filo diretto con te, dovrai tenerlo sempre acceso, in ogni istante del giorno e della notte, pronta a ricevere mie notizie; sempre disponibile a scendere in strada perche io venga a prenderti e ti porti dove voglio…” annuii… non capivo piuù nulla, sapevo solo che la mia vita era radicamente cambiata, non ero più Roberta la professoressa di informatica, ma ero diventata Roberta la bambola di Lulù, una ricca e viziosa signora di quarant’anni, e la cosa che più mi sorprendeva era che ero felice come una bambina di questa mia nuova condizione “oggetto”. Mi strinsi a Luana, la mia personale versione di Morfeo, calda e rilassante, mentre chiudendo gli occhi persi di nuovo i sensi, cadendo in un sonno profondo dovuto alla stanchezza provocata da tanto piacere provato in cosi poco tempo.
Mi risvegliai quella mattina in quel letto sconosciuto che avevo condiviso con quella donna perversa e estremamente eccitante. Lei non era lì in quel momento, ma il suo profumo sulle lenzuola mi fece capire che non era un sogno quello che era accaduto la notte prima.
Mi ero lasciata trascinare via dalla discoteca dove ero con le mie colleghe per essere condotta in un posto di cui non sapevo nemmeno l’ubicazione. Avevo scelto di mia spontanea volontà di essere un oggetto di piacere nelle mani di Luana e ora con la mente fresca dalla dormita ne ero ancora più che convinta e felice. Feci per alzarmi dal letto quando udii la sua voce : “Roby tesoro… vieni… “ disse da un punto imprecisato, la voce mi sembrava provenire da ogni dove in quella stanza che solo allora notai essere una riproduzione della camera da letto dei regnanti di Francia ai tempi di Marie Antoinette. Gusto e raffinatezza distinguevano quella donna dall’animo perversamente e colossalmente eccitante. Mi alzai dal letto e per poco non crollai a terra come un sacco di patate a causa delle gambe molli, risentivo ancora della notte di focoso ardore nonostante la profonda dormita. Cercai l’orologio più vicino, erano le 9 di mattina del 24 dicembre. Notai sulla poltrona sulla quale era stata seduta Lulu la notte prima una vestaglia. Sorrisi e la indossai e solo allora mi accorsi che pur essendo un capo d’abbigliamento, non copriva assolutamente nulla.
La stoffa bianca quasi trasparente serviva solo a dare quell’effetto vedo non vedo sul mio corpo e la lunghezza irrisoria del capo stesso lasciava esposta la mia intimità allo sguardo indiscreto di chiunque fosse nella casa. Avvampai di vergogna mentre calzavo le ciabatte con il tacco che Luana aveva lasciato accanto alla vestaglietta; un moto di ribellione della mia razionalità venne sedato istantaneamente quando Luana, fasciata in una vestaglietta del tutto simile a quella che indossavo io tranne nel colore, si palesò di fronte a me.
“Roby tesoro…. Sei una vera bomba sexy cosi…” disse mordendosi le labbra la donna.
In quel momento a mente lucida riuscii a riconoscere quel volto, l’avevo vista spesso e volentieri in giro per la città tanto che a volte sospettavo mi seguisse… mai sospetto fu più corretto.
Attesi a rispondere quasi volessi il suo permesso per farlo… lei mi sorrise…”Parlare ti &egrave permesso Roby…” mi disse avvicinandosi a me. Mi strinse a se e mi accarezzo dolcemente le labbra della mia intimità così esposta. Ebbi un fremito, e sentii la vampata di calore pervadere il bassoventre, mi morsi il labbro per non mugolare come una vacchetta qualunque.
“G.. grazie Lulù… anche tu… “ dissi con la voce spezzata da quell’ondata improvvisa di piacere.
“Vieni andiamo a colazione, ho fatto preparare un po’ di tutto visto che non conosco, ancora, le tue abitudini.,.” marcò fortemente quell’ancora la donna dai capelli di fuoco mentre mi precedeva di un passo attraverso quella casa gigantesca. In sala da pranzo notai subito la presenza di altre ragazze, che appena mi videro iniziarono a bisbigliare qualcosa, avvampai pensando a come ero abbigliata e mi resi conto soltanto quando vennero a servirmi la colazione che anche il loro abbigliamento non era dei più sobri.
Indossavano un classico vestitino da cameriere ma era decisamente corto, il corpetto dell’abito era a balconcino e sorreggeva i loro seni completamente scoperti se non per una camiciola di viscosa trasparente, indossavano delle calze vecchio stile sorrette da un reggicalze a vista e ai piedi calzavano delle scarpe che a occhio avranno avuto un tacco di almeno sedici centimetri.
Mi sentii rincuorata vedendo che anche le altre abitanti della casa erano vestite in modo che secondo i miei canoni sarebbe risultato altamente imbarazzante e poco onorevole.
Durante colazione Lulù mi spiegò il programma del giorno.
“Dunque Roby, adesso dopo che ti avrò lavato, ti vestirò e assieme andremo in città. Li ci fermeremo nel negozio di telefonia dove come ti anticipavo ieri ti comprerò un cellulare nuovo.
Dopodiché, andremo in un negozio di una mia conoscente e ti rifaremo il guardaroba. Infine passeremo in un altro negozietto e compereremo qualche giochino per divertirci quando sarai di nuovo qui con me.” Ascoltai le parole cercando di ribattere quando parlò di rifare il mio guardaroba, ma venni zittita da un suo sguardo che sembrava voler dire: Sei mia io decido tu esegui.
Abbassai il capo e finii le uova con il bacon che avevo nel piatto.
Finito quello Lulu mi prese per mano e mi portò in bagno. Anche se, come ogni cosa in quella casa, chiamarlo bagno era riduttivo, era una sorta di centro termale completo con tanto di massaggiatrice a bordo vasca. Al centro un ampia piscina incassata a terra emanava vapore caldo, Lulu mi sollevo la vestaglietta e me la sfilò del tutto lasciandomi nuda, si denudò anch’ella e mi prese per mano e mi fece immergere in quell’acqua calda al punto giusto.
Era una situazione veramente strana… sapevo che anche questo faceva parte del gioco di Lulu ma non riuscivo a fare a meno di sentirmi per la prima volta in ventinove anni a mio completo agio in un posto. Lei si sedette dietro di me e mi fece accomodare sulle sue gambe, e inizio un dolce e lento massaggio che coinvolgeva, inizialmente, le spalle, i fianchi e il ventre, ma man mano che il massaggio proseguiva e che io mi sentivo sciolta tra le sue braccia si concentrava sui seni e sul mio sesso.
Sentivo le sue mani esperte su di me mentre la bocca mi sfiorava il collo, indugiava nella conca formata tra collo e spalla, sentivo il piacere crescere in me come una mandria di bufali.
Fremevo ad ogni suo tocco e ne ero certa lei era eccitata quanto e forse più di me.
Ad un certo punto, senza il minimo preavviso infilò il suo dito medio tra le pieghe della mia intimità facendomi urlare per un orgasmo repentino e travolgente. Voltai il capo sotto richiesta d’ella che mi baciò appassionatamente, mentre sentivo il suo corpo fremere sotto il mio; con tutta probabilità era riuscita a godere anche lei del mio orgasmo. Dopo il piacere provato mi rilassai ancora una volta tra le sue braccia, mentre finiva di lavarmi. Mi prese in braccio e mi portò sul lettino
E di nuovo riprese a massaggiarmi, con unguenti ed oli essenziali; il profumo emanato da Lulu mi inebriava, i suoi massaggi esperti ci misero poco a farmi nuovamente scaldare… dentro di me continuavo a chiedermi cosa fossi diventata, era la sesta volta che nel giro di meno di dodici ore mi eccitavo cosi tanto. Sentivo le dita Luana esplorare ogni centimetro del mio corpo ungendolo con maestria. Ogni tanto sentivo le sue dita indugiare sulle mie labbra più intime o sullo sfintere e in quei momenti non resistevo e iniziavo a mugolare desiderosa d’essere portata all’apice del piacere.
Lulu continuò a massaggiare e oliare il mio corpo per un lasso di tempo che non riuscii a percepire e ogni tanto mi sfiorava l’intimità portandomi ogni volta alla soglia del piacere ma non donandomelo del tutto. Quando dichiarò di aver finito ero talmente eccitata che letteralmente la implorai con lo sguardo di donarmi l’ennesimo orgasmo ma lei fece un cenno del capo e mi sussurrò: “Imparerai Roby che più il tuo corpo rimarrà eccitato più grande sarà il piacere che proverai quando te lo regalerò…” fremetti a quelle parole lasciando che la donna mi prendesse per mano e mi portasse in camera. Sul letto aveva sistemato alcuni abiti, da una parte quello che indossavo la sera prima, il mio abito da sera, e accanto una tuta da ginnastica.
Rimasi sorpresa dalla tuta, pensando che mi avrebbe fatta vestire come una cagnetta. La guardai e lei di rimando mi sorrise. “Dobbiamo andare a fare shopping dobbiamo essere comode…” mi disse dolcemente, “però…” riprese carezzandomi il viso… “Niente mutandine… ti voglio avere pronta in ogni istante anche stamattina, potrebbe venirmi voglia di assaporare la tua eccitazione in qualsiasi momento.” Ebbi l’ennesimo brivido lungo la schiena ascoltando quelle parole. Non avevo più dubbi non desideravo altro che essere sua sempre e comunque e per questo assecondavo ogni sua più perversa richiesta. “Come vuoi tu Lulu…” dissi indossando la tuta da ginnastica sul mio corpo nudo e unto da oli essenziali.
Mi diede un bacio sulle labbra e sorridendo mi disse: “Aspettami in salone, mi vesto e andiamo…” Scesi le scale e mi ritrovai nel mezzo del atrio, dove non dovetti attendere molto per veder scendere dalle stesse scale che avevo percorso io Luana, bella come al solito in un completo grigio, pantalone e giacca in gessato camicia bianca e ai piedi un paio di scarpe con il tacco vertiginoso, dettaglio che rendeva quella donna in abiti maschili tremendamente femminile.
Rimasi a bocca aperta, inebetita da tanta bellezza, sentii un ennesimo brivido e il solito moto nel bassoventre che oramai era diventato mio compagno fisso da quando la sera prima l’avevo incontrata.
“Eccomi… vogliamo andare?” Disse garbata, io non potei fare altro che annuire seguendola verso il garage.
Salimmo in auto, la ferrari della sera prima, e Lulu mi guardò vogliosa. Non feci in tempo a dire nulla che mi trovavo con la sua mano sotto la maglia della tuta che giocava con i miei capezzoli oramai in perenne turgore.
“Si… cosi ti voglio… “ mi disse con la sua voce suadente “Eccitata e disponibile”
Le sorrisi dolcemente rispondendole “sono la tua bambola Lulu…” lei si morse le labbra, evidentemente aveva voglia di me ma aveva in mente qualcos’altro, accese il motore e partimmo alla volta della città dove abito e lavoro.
Rimase in silenzio per tutto il viaggio, limitandosi ad ogni sosta ad accarezzarmi il sesso infilando la sua mano dentro i pantaloni per mantenere alta la mia eccitazione, come se ce ne fosse stato di bisogno avendo una bellezza come lei al mio fianco.
Ci volle quasi un ora per raggiungere la città e in quel periodo ho rischiato più e più volte di raggiungere l’orgasmo, senza però poter soddisfarmi.
Come aveva detto la prima tappa fu un negozio di telefonia, che si trovava a poca distanza dal centro. Entrammo e il commesso ci venne incontro: “Buongiorno Signora Luana, avete bisogno?” rimasi sorpresa di come fosse conosciuta e quasi riverita la mia compagna.
Lulu guardo l’uomo e garbatamente le sorrise: “Vorrei comprare un cellulare alla mia amica…” il commesso rapido e solerte estrasse i pezzi migliori del catalogo e Luana scelse per me il più caro ed elaborato cellulare che avessero in negozio con tanto di videocamera integrata e possibilità di video chiamate e già che c’era ne comprò uno anche per lei, fece due contratti per i numeri e mi consegnò il mio.
“Mi raccomando sempre acceso… e se voglio una foto o qualcosa… devi mandarla subito..” io annui imbarazzata di sentirmi rivolgere certe parole di fronte ad un completo estraneo.
Il commesso diede il sacchetto con le scatole dei due cellulari a Lulu e uscimmo.
Mi resi conto solo una volta in auto che non aveva pagato nulla.
Partì di nuovo a razzo verso il centro ora, e li dopo aver parcheggiato mi condusse per prima cosa in un negozio d’intimo.
Di nuovo la commessa, una ragazza bionda molto carina, quasi riverì Luana.
“Bentornata nel nostro negozio Signora Luana… cosa posso fare per lei?”
Luana mi diede una piccola spintarella verso di lei.
“Ha bisogno di un intero guardaroba intimo… sai cosa voglio…”
Io fremetti ancora a quelle parole e notai lo sguardo della ragazza, come se avesse capito il mio ruolo.
“Certo lasci fare a me… Venga signorina…” mi disse indicandomi la zona più interna del negozio.
Prima che potessi avviarmi Lulu mi prese per un braccio e mi disse all’orecchio: “Guai a te se vieni…” un altro fremito… se la tuta non fosse stata nera sarebbe stata ben visibile la macchia di umori in corrispondenza della mia micietta. Annuii alle sue parole e seguii la commessa.
In camerino mi fece togliere la tuta e dopo avermi asciugato l’intimità con un ascigamanino, con mio colossale imbarazzo, cominciò a farmi provare completi di vario genere dai più normali a quelli completamente trasparenti a quelli aperti in corrispondenza di capezzoli e intimità.
Dopo quasi un ora, dichiarò che avevamo finito, io non avevo fatto altro che provare i modelli e lei una volta visto come mi stavano li separava in due pile. Ogni qualvolta mi aiutava a sfilare un completo mi accarezzava la parte intima, probabilmente su ordine di Luana.
Uscii dal camerino e raggiunsi Luana che faticavo a camminare dritta da quanta voglia avevo addosso… sentivo gli umori colare copiosi.
“Fatto?” mi chiese maliziosa Lulu, io per paura di ansimare o altro risposi solo con un cenno del capo. La commessa preparò alcune borse e le consegno a Luana. Di nuovo uscimmo dal negozio senza che la mia accompagnatrice sborsasse un solo cent.
Il passo successivo fu una boutique d’alta moda, dove Luana, questa volta presente, mi fece provare praticamente l’intero negozio scegliendo personalmente il mio nuovo guardaroba.
Tutti abiti uno più bello dell’altro, eleganti o casual. Quando eravamo pronte per andare le borse con i “miei” vestiti erano almeno una decina.
Fu la volta di un negozio di scarpe, di nuovo dovetti fare da modella per Luana mentre sceglieva le scarpe per me… alla fine avevo una decina di paia di scarpe nuove, tutte almeno con il tacco da dieci centimetri.
Mettemmo tutto in auto e partimmo di nuovo verso l’ultimo negozio, che come sospettavo, fin da quando me ne aveva accennato Lulu, si trattava di un sexy shop.
Mi irrigidii vedendo quel negozio, mi guardavo attorno, conoscendo la zona, che &egrave quella dove abito, sperando che nessuno dei miei vicini mi vedesse entrare in quel negozio.
Guardai quasi supplichevole Luana…. “Lulu… ti prego… non qui… abito qui vicino… potrebbero vedermi… sarebbe troppo umiliante…”
Luana mi sorrise e mi diede un bacio appassionato che mi fece nuovamente sciogliere tra le sue braccia… “Non preoccuparti… “ cosi dicendo alzo il cappuccio che la giacca della tuta che indossavo aveva e di cui non mi ero resa minimamente conto. “Cosi nessuno ti potrà riconoscere..” sorrise scendendo dall’auto e venendo ad aprire la mia portiera, come se una ragazza vestita in tuta con il cappuccio calato sul viso e i capezzoli bene in vista sotto la felpa che scende da una ferrari nel bel mezzo del paese fosse una cosa normale.
Percorsi più velocemente possibile il piccolo tratto di strada che mi separava dall’ingresso del negozio. C’ero passata davanti piu di una volta a quel posto ed ero sempre stata curiosa di entrarci ma non ne avevo mai avuto il coraggio, e in quel momento proprio quel negozio era la mia ancora di salvezza dalla vergogna assoluta che provavo.
Entrai quasi di corsa nel negozio, e dietro di me con un sorriso divertito stampato in volto Lulu.
Di nuovo anche qui il commesso un ragazzetto efebico tanto che in un primo momento lo scambiai per una ragazza. Anche lui come tutti gli altri commessi ci venne incontro servizievole salutando Luana, la quale con il suo solito tono che mi faceva sciogliere si rivolse al ragazzo.
“Allora Paolo, &egrave tutto pronto?” Lui annuì e io rimasi sbalordita e incuriosita al contempo per quello che evidentemente Lulu aveva preparato per me.

Paolo ci condusse nel retro del negozio che sera arredato come un piccolo prive dove mi venne spiegato poi i clienti Vip del negozio potevano… provare la merce. Il posto era composto da una passerella che usciva da una zona che sembrava essere il camerino e davanti alla passerella era stata messa una comoda poltrona. Appena accompagnate, Paolo mi spiegò che avrei trovato tutto quello che Lulu aveva scelto per me in camierino; lo ringraziai con un misto di curiosità eccitazione e stupore. Luana mi diede un bacio e mi disse : “Ora Robertina, prima che ti lasci andare a casa proverai qualche costumino per me…”
Ancora una volta venni scossa da un brivido particolarmente forte tanto da essere visibile anche a Lulu che sorrise.
“Avanti bambolina mia… vai a trasformarti… poi chi lo sa… potrei anche regalarti il piacere che ti nego da tutta la mattina…” ancora un altro fremito ero oramai in suo completo controllo sapeva come tenermi nelle sue mani oramai, e io… volevo che lo facesse.
“Si… Lulu…” le dissi salendo le scalette che conducevano alla zona camerino.
Davanti a me vidi una gruccia con parecchi abiti, mi misi a contarli… erano venti.
Dovevo vestirmi con tutti quegli abiti per Lulu… mi sentii cogliere da una vampata di calore tra le gambe nuovi umori si aggiunsero ai precedenti. Infermiera, gattina, cameriera… c’era di tutto… e io non avevo l’idea da dove cominciare.
Iniziai il defilee con quei costumi, uno più eccitante dell’altro; indossai per primo un vestitino da infermiera composto da un camice di seta bianca e niente altro; mi avviai lungo la passerella, barcollavo a causa della forte eccitazione che avevo in corpo e delle scarpe abbinate al vestito che risultavano essere tremendamente alte.
Luana mi osservò arrivare al limite della passerella, si passò la lingua sulle labbra, immaginando probabilmente cosa avrebbe fatto di me con quel abito addosso.
Mi fece cenno di andare; tornai dietro le quinte della passerella e indossai l’abito successivo, una versione molto succinta di una divisa da cameriera, la gonnellina ampia a malapena copriva il limite del mio sedere e il corsetto, di pelle, aveva un reggiseno che lo sollevava senza coprirlo; a coprire il tutto un grembiule di pizzo praticamente trasparente e ad ornamento dell’abito c’erano un paio di lunghi guanti di seta; le scarpe abbinate, nere di vernice con un laccietto alla caviglia mi rendevano, guardandomi allo specchio, del tutto simile alle cameriere che avevo visto in casa di Lulù. Uscii sulla passerella sempre barcollante e guardai in viso la mia compagna, che fece un cenno negativo con la testa, mi sentivo sempre più eccitata, sentivo i miei umori colare sulle gambe, mentre tornavo indietro in camerino, ad ogni passo sentivo la mia intimità pulsare. Tornai fuori altre diciasette volte e ogni volta vedevo negli occhi di Luana crescere la libidine e il desiderio. Sulla gruccia, ancora intonso rimaneva solo il costume da gattina, se cosi si poteva chiamare. Era composto da un paio orecchie un perizoma di pelo con codina annessa e un reggiseno anch’esso di pelo, dei guanti a forma di zampa di gatto e il solito paio di scarpe con il tacco a spillo vertiginosamente alto e laccietto alla caviglia.
Usciì sulla passerella cercando di imitare il passo del gatto, per quanto mi fosse stato possibile con quelle scarpe e l’eccitazione che mi attanagliava il basso ventre.
Una cosa colsì subito appena usciì, Lulu non era piu seduta sulla poltrona ma era in piedi, infondo alla passerella che mi guardava come se fossi un bigné, mi avvicinai a lei che per la prima volta da quando eravamo arrivate lì mi rivolse la parola.
“Robertina… scendi… vieni qui da me…” mi disse e io ubbidì immediatamente scendendo dalle scalette, mi prese per mano e mi condusse in un’altra stanza nella quale era presente soltanto un mobile, un grande letto. Mi fece sedere e mi disse:
“Gattina mia… ti sei meritata quello che agogni da stamattina…” era malizioso ed eccitato il tono di lei in quel momento. Mi spinse sul letto e mi allargò le gambe infilandoci la testa, mi rilassai pronta a ricevere tutte le attenzioni che bramavo.
Sentii le sue labbra sfiorarmi l’interno coscia, fino quasi all’inguine per poi saltare sul ventre e poi ridiscendere sull’altra gamba… ad ogni tocco il mio corpo veniva percorso da un fremito, l’aria era oramai pregna del profumo della mia eccitazione, alzai la testa e guardai implorante Lulu, che sorridendo mi fece un cenno del capo e andò a scostare di lato il perizoma di pelo che indossavo esponendo il mio sesso oramai diventato una fontanella di umori; la sentii allargarmi le labbra come aveva fatto la sera prima usando i pollici, oramai il mio cervello aveva cancellato tutto quello che era attorno a me se non la mia amante, senti la sua lingua scivolarmi dentro come un coltello caldo nel burro, talmente repentinamente da togliermi il fiato; iniziai a gemere come una cagnetta in calore, mentre sentivo la lingua di Luana saettare dentro e fuori il mio sesso e le scariche di piacere folgorare ogni cellula del mio corpo preparandomi ad un orgasmo di intensità e durata colossale. Orgasmo che si concretizzò nell’istante stesso in cui Luana sfilò la lingua dal mio sesso e la sostituì con il dito medio e l’indice e mi morse con delicatezza estrema il clitoride.
Venni scossa da una sequenza di potentissimi fremiti di piacere mentre urlavo con tutta la voce che avevo in corpo il piacere che stavo provando.
Ancora una volta svenni, oramai era divenuta un abitudine, quando Luana decideva di donarmi piacere; mi svegliai con Lulu al mio fianco, nuda e ansimante.
Mi baciò con passione e mi sussurrò: “Ti amo Robertina…” avvampai a quelle parole… “A… anche… io Lulu….”
Lei mi sorrise e mi accarezzò il viso dolcemente.
“In te ho trovato quello che cercavo da tempo…” sorrise ancora.
Mi aiutò ad alzarmi e mi porse di nuovo la tuta da ginnastica.
“Rivestiti tesoro andiamo a pranzo e poi ti porto a casa…”
Uscimmo dalla zona privata del negozio e vidi sull’orologio del negozio che era l’una passata.
Paolo ci consegnò parecchie buste e Luana mi disse: “Mentre dormivi ho fatto un po’ di compere in giocattolini Roby…” era maliziosa, come al solito. La Ferrari partì sgommando e si fermò soltanto nei pressi del centro, sotto un grande palazzo.
Lulu estrasse dalla borsa un mazzo di chiavi e me lo porse.
“Vai su, al quinto piano, troverai tutto il guardaroba che abbiamo preso stamani. Vestiti io faccio una cosa e torno a prenderti…” stavo per dire qualcosa ma lei mi zittì come al solito con un bacio stampato sulle labbra e mi diede una spintarella per uscire dall’auto.
“Mi raccomando, questa &egrave la tua nuova casa. Ti chiamo appena ho finito.”
Non feci dinuovo in tempo a dire nulla che era già ripartita.
Entrai nell’androne del palazzo, vidi le targhe dei vari ospiti della palazzina, e i nomi che sui campanelli erano di tante donne e uomini d’affari, tra i più in vista della città.
Il portiere, un uomo non giovanissimo ma elegante, si presentò davanti a me e con tono garbato mi disse: “Benarrivata signorina, la signora Luana mi ha chiesto di condurla al suo appartamento. Mi segua.” Disse avviandosi all’ascensore.
Mi portò sull’attico, l’ascensore si aprì su un pianerottolo pittosto ristretto che dava sulle scale e su un’unica porta.
Romeo, il portiere, mi salutò con un cenno del capo e prese a scendere le scale tornando alla sua gabbietta.
Apriì la porta blindata e mi ritrovai in quello che doveva essere stato in passato probabilmente un ufficio. Era ampio e soleggiato, girai un po’ l’appartamento, che sembrava essere disegnato appositamente per le mie esigenze, una camera da letto grandissima con un letto matrimoniale, un bagno con doccia e vasca idromassaggio, cucina splendida, salotto elegantissimo attrezzato con le migliori tecnologie e infine una stanzetta, sembrava piccola in un primo momento, ma appena entrata trovai quella che doveva essere, nella mente di Luana, la stanza dei piaceri, e conteneva ogni genere di giocattolo sessuale e sul fondo, un armadio che conteneva i vestiti comprati al sexy shop di Paolo.
Riconobbi tra quelli scelti da Luana la gattina e la liceale….
Tornai nella stanza da letto e apriì l’armadio tirai fuori una camicietta bianca molto elegante e una gonna a metà coscia, aprì uno dei cassetti e presi un completino intimo abbastanza sobrio e mi diressi in bagno. Preparai tutto per bene, e notai, oramai senza sorprendermi, che il bagnoschiuma e lo shampoo erano esattamente quelli che usavo.
Scrissi un sms a Luana dicendole che mi sarei fatta un bagno e che forse avrei tardato. Mi rispose subito con un secco “va bene”
Presi il telefono fisso e composi il numero di casa, e avvisai in famiglia che sarei arrivata per cena e che se fossi riuscita avrei portato un ospite.
Sorprendentemente mamma non mi fece domande, misi giù e mi immersi nella vasca e mi rilassai. Ripensai a quanto successo negli ultimi due giorni a quanta eccitazione e quanto piacere avevo provato grazie a quella donna che mi aveva praticamente rapita.
Usciì dal bagno, e andai a vestirmi, mi profumai e chiamai Lulu con il cellulare.
“Dimmi tesoro” disse rispondendo al cellulare quella donna che in due giorni aveva trasformato interamente la mia vita. “Lulu, io sono pronta, ho chiamato casa e ho detto che sarei arrivata in tempo per cena…” “Va bene, dammi un quarto d’ora e sono da te…” “Ah Luana…” “Dimmi Roby..:” “Ti va di unirti a noi alla cena di natale?” Luana rimase senza parole poi con il suo solito tono mi chiese “E a che titolo dovrei partecipare?” le risposi subito “Come la donna che amo…” Di nuovo silenzio… sentii per la prima volta la voce di quella donna tanto sicura di se tentennare “Va… va bene Roby… accetto… ma non credere, tu rimani sempre la mia bambola…” di nuovo risposi repentinamente “ e non voglio nemmeno smettere di esserlo…” un altro silenzio.
“Aspettami, arrivo.”

Non mi sbagliavo di fatti, appena il cameriere arrivò per predere gli ordini Lulu gli disse di togliere i piatti che avrebbe usatto un piatto speciale per mangiare Mentre lo diceva mi guardava con il suo solito sorriso sornione; il cameriere, probabilemente abituato a certe uscite della mia compagna, tolse i piatti e si allontanò.
Fu allora che Luana si rivolse a me: “Roberta, tesoro… visto che ti sei vestita così scialba non credo ti dispiacerà se ti chiedo di fare una cosa per me…”
Colsi al volo il suo tono e pacata mi rivolsi a lei, “Lulu, vuoi che ti faccia da piatto, giusto?” Il viso le si illuminò alla mia affermazione “Non preoccuparti, non ho preso nulla di caldo e non userò forchette ne coltelli…” sospirai profondamente alzandomi dalla sedia e togliendo la gonna e la camicietta rimanendo in intimo; feci per toglierlo ma Lulu mi fermò quando, dopo aver tolto il reggiseno, iniziai a calar le mutandine.
“No tesoro quelle tienile, le toglierai dopo…” disse maliziosa.
Poco dopo da una porta laterale entrarono due camerirere, due splendide mulatte con un carrello e Lulu mi invitò a sdraiarmici, io titubante esegui quello che quella donna, che ero oramai certa fosse la perversione incarnata, mi invitò a fare.
Le due mulatte mi portarono in un cucinino adiacente dove dopo avermi pregata di rimanere ferma immobile a gambe leggermente divaricate iniziarono ad imbandirmi come un piatto da portata. Usarno un po’ di tutto, e capii che il piatto principale di quel pranzo sarebbe stato sushi… almeno per Lulù. Una ragazza orientale preparò il pesce con maestria e lo dispose sul mio ventre come su un piatto, e alla fine, prese alcuni pezzi di pesce arrotolato e tenuti legati da una sorta di filo di alga e dopo aver scostato le mutandine, aiutata dalle due mulatte, infilò questi tranci all’interno della mia intimità. Ne percepii subito il freddo che mi procurò una forte scossa a tutta la zona del bassoventre. Quando la ragazza decreto con “Voilà” l’opera compita le due mulatte mi riportarno di nuovo da Luana, che mi attendeva trepidante.
Quella situazione, che normalmente mi avrebbe dovuto spaventare in realtà mi eccitava all’estremo, tantopiu che il pesce freddo dentro di me, mi causò un rapido eccitamento. Io la guardai negli occhi da quella posizione assai scomoda.
Lei mi si avvicino all’orecchi e mi sussurrò: “Non preoccuparti, non mangierò solo io… anche tu… ti imbocco io…” ebbi un ennesimo fremito, non capii se dovuto al freddo o all’idea eccitante di essere imboccata da quella quarantenne dalla capigliatura leonina.
Lulù inizio a mangiare il sushi con le tipiche baccettine di legno, che maneggiava in maniera egregia. Ogni tanto, mi allungava un boccone, che io da sdraiata facevo fatica a deglutire. Quando finalemente sentii il mio ventre libero dal pesce guardai Lulù che mi guardo. Nel suo sguardo non faticai a cogliere la lussuria e la gola che la pervadevano, ruotò il carrellino in modo da trovarsi con la testa tra le mie gambe divaricate e inizio a trastullarmi il clitoride attraverso le mutandine, con l’effetto pressoche immediato che iniziai a colare umori copiosamente; quando le mie mutandine furono ben bene inzuppate Luana disse con aria trionfante: “E ora il piatto forte, sushi alla micina” rise di gusto a quella sua stessa battuta, mentre mi sfilava le mutandine.
Io che ero in preda all’eccitazione la guardai mentre allargava le mie labbra intime e le si avvicinava con la bocca… andando ad estrarre uno alla volta i bocconi di pesce, ma non prima di averli intinti nella mia intimità grondante di umori.
Sapevo che i pezzi che avevo dentro erano tre e quando Lulù estrasse l’ultimo pezzo mi sentii liberata ed esplosi in un orgasmo che mi sconquasso e mi fece rimanere in preda agli spasmi per alcune decine di secondi. Quando mi calmai vidi il viso di Luana con in bocca ancora il pezzo di sushi, intuii che era per me, così senza indugiare aprii la bocca e lo assaggiai direttamente dalle labbra di Lulu.
Una volta finito di mangiare Luana mi fece alzare dal carrello e le due mulatte, che nel frattempo erano tornate, mi porsero delle salviette bagnate e un asciugamani con cui pulirmi.
Finito il pranzo, reindossai la gonna e la camicietta ma per ovvi motivi dovetti rimanere senza intimo, cosa che, pensai al momento, fosse stata calcolata da Luana.
Mentre uscivamo, nuovamente senza pagare un centesimo, Luana mi bacio e mi disse:
“Avevo sempre sognato di poterlo fare prima o poi… &egrave stato il miglior sushi della mia vita…” ammiccò mentre mi apriva la portiera dell’auto.
Partii come al suo solito a velocità stratosferica, ma mi accorsi che non era diretta all’appartamento che mi aveva regalato solo quella mattina.
“Ti porto a vedere una cosa… “ mi disse…” la voglia l’abbiamo placata entrambe… o sbaglio?”
Io arrossii violentemente, era più forte di me, ogni volta che Lulù mi parlavav con quel suo tono, che fossi appena stata scossa da un orgasmo o meno, sentivo una morsa al bassoventre.
“Beh… si…” dissi arrossendo “Ma… io speravo di fare… l’amore…”
Luana mi sorrise dolcemente… “Lo faremo tesoro ma prima… “ ammiccò fermandosi davanti ad una gioielleria.
“Vieni…” disse scendendo dall’auto. “Visto che abbiamo capito i sentimenti che ci legano, dobbiamo ufficializzare la cosa no?”
Io rimasi a bocca aperta… scesi dall’auto quasi come un automa mentre guardavo i gioelli esposti nelle vetrine.
Quando Luana entro, subito dietro di me, l’uomo dietro al bancone, probabilmente il proprietario, si fece avanti con un sorriso a cinquantadue denti.
“Signorina Luana, qual buon vento….” Disse garbato.
Lulù come al solito di maniere spiccie gli disse: “Voglio delle fedi…”
L’uomo le sorrise garbatamente “Certo certo… vuole fare un regalo?”
“No, voglio sposare questa ragazza…” disse indicando me che a quelle parole divenni praticamente bordeaux e riuscii a balbettare qualcosa senza senso.
Il gioielliere prese dalla cassaforte tutte le fedi che aveva e le mostrò a Luana, che dopo alcuni minuti ne scelse una coppia, erano in oro giallo e rosso, molto sobrie ed eleganti. Ne prese in mano una e si rivolse a me con fare serio. “Dammi la mano destra Roby…” io, di nuovo come un automa, non riuscii a non ubbidirle e le porsi la mano, lei con dolcezza mi infilò l’anello all’anulare e mi disse in un sussurro avviciandosi all’orecchio: “La mia sposina porcellina stanotte riceverà un altro regalo…”. A quelle parole ebbi un fremito, non so se era l’idea del “regalo” di lulù o del fatto che mi aveva chiamato sposina ma sentii le gambe molli e gli occhi mi si riempirono di lacrime, le saltai al collo e la baciai con passione e trasporto, cosa che colse di sorpresa anche lei, dato che cadde a terra con me appresso.
Quando mi staccò dalle sue labbra ero ancora paonazza in viso; si alzò da terra e mi aiutò a fare altrettanto, poi prese l’altra fede e me la porse allungando la mano destra; capii subito che voleva che fossi io a infilarle l’anello al dito. La mano tremava dall’emozione, ma al terzo tentativo ci riuscii… ella sorrise dolcemente e dopo avermi preso la mano mi portò fuori dalla gioelleria.
La macchina partii sgommando e non si fermò finche non fummo sotto casa nostra.
Salimmo assieme in casa, mano nella mano, mentre sentivo il cuore esplodermi in petto; entrammo in casa ed io ero tutta infoiata iniziai a baciare passionalmente Lulu che garbatamente mi fece notare che erano quasi le cinque di sera e che da li a due ore dovevamo essere a casa dei miei genitori… a quell’idea di nuovo mi venne il panico… mi sarei presentata a casa per natale… “sposata” con un’altra donna… Lulu mi invitò a fare un’altra doccia mentre lei faceva un giro di telefonate.
Acconsentii subito e mi fiondai sotto l’acqua, l’unico posto che da sempre era per me come un sancta sanctorum per rimettere in ordine i fatti della giornata.
Ripercorsi i fatti da quando Lulu era entrata in casa quella mattina, il nostro pranzo e pensai a quello che sarebbe successo da li ad poche ore.
Uscii dalla doccia, piu confusa di prima, lasciando il posto a Lulu; andai in camera e scelsi con cura il vestito e l’intimo. Volevo essere perfetta sia per i miei genitori che per la mia Lulu.
La scelta cadde su un lungo abito di raso rosso con le maniche lunghe e rifiniture in pelliccia bianca; e per l’intimo, scelsi quello che secondo la commessa del negozio di lingerie era quello che mi stava meglio soprattutto per una notte di passione; un paio di mutandine rosse, aperte per tutta la lungezza, in modo che se Lulu avesse toccato mi avrebbe sentita disponibile e il reggiseno coordinato era simile, con dei tagli lungo le coppe da dove spuntavano i capezzoli; per completare il tutto indossai delle calze bianche velatee delle scarpe col tacco a spillo rosse, come l’abito.
Mi guardai allo specchio e pensai che a mamma e a papà sarebbe preso un colpo vedendomi cosi elegante.
Luana uscii dal bagno proprio quando avevo appena finito di vestirmi, mi squadrò da capo a piedi e si forse il labbro.
“Se non fosse che tra meno di un ora dobbiamo essere dai tuoi Roby, ti strapperei quel vestito di dosso e ti farei impazzire ancora…” le sorrisi dolcemente e le accarezzai il viso sfiorandole le labbra con le mie.
“Anche io lo vorrei…” le sussurrai “Su vestiti che se no come faccio a presentarti i tuoi suoceri?” risi mentre andavo in salotto ad aspettarla.
La mia attesa, a dire il vero abbastanza prolungata, fù ben ripagata quando la vidi arrivare in salotto vestita con un abito bianco molto sobrio ed elegante che le lasciava scoperte le braccia, le quali erano però avvolte in lunghi guanti dello stesso colore dell’abito.
In quell’istante fui io a mordermi il labbro e a sospirare uno… “Wow…”
Il campanello suonò e Luana disse : “Oh deve essere la limusine che ho chiamato”
Io la guardai ancora sgranando gli occhi..” Hai chiamato una… limusine?” lei di tutta risposta mi disse: “Beh volevo essere splendida per i tuoi genitori Robertina, mica potevo guidare io rischiando di sporcare l’abito…” rimasi interdetta… ma oramai quasi abituata allo sfarzo che l’incontro con Luana aveva portato nella mia vita.
Alla porta era effettivamente l’autista che dopo aver preso i pacchi che Luana gli aveva indicato ci condusse, fino alla Limousine.
Il viaggio passo tra l’imbarazzo mio e la parlantina sciolta di Luana che mi chiedeva informazioni sui miei genitori, anche se sospettai che lo fece piu che altro come facciata dato che annuiva come se già sapesse ogni cosa quando le dicevo qualcosa.
Quando la macchina si fermò, ebbi un colpo al cuore, da li a poco avrei dovuto affrontare i miei genitori, assieme alla mia compagna.
Presi un profondo respiro prima di suonare al campanello con Luana dietro di me di un passo; la porta si aprì e al di la c’era mamma, sorridente e gioviale come sempre; “Roberta ciao… hai visto che macchinone che c’&egrave parcheggiato qui sotto?” io entrai in casa imbrazzata: “Beh mamma… si… sai…” non sapevo come dirglielo, fu allora che di nuovo intervenne Luana.
“Certo signora, siamo venute fin qui con quella…” mamma rimase stupita nel vedere quella splendida donna dietro di me… “Oh… voi dovete essere l’ospite di Roberta… prego accomodatevi in salotto”
Entrammo e subito notai che il tavolo era apparecchiato come ad ogni natale per tutta la famiglia, almeno una decina di persone…
Presi un nuovo respiro profondo e dissi a mamma: “Senti, non &egrave che potrei parlare un attimo a te e papà?” Lei mi guardò un attimo, ma capito il tono serio con cui li ero rivolta a lei annuì, posò il grembiule sulla sedia e assieme a papà e Luana andammo nello studio.
Avevo il cuore in gola, mi guardavo attorno come un ossessa, seduta sulla poltrona, affianco a me, Luana, seria e tranquilla come sempre, nel suo abito bianco; davanti a me sul divano, mamma e papà… “Dunque…. Dovete sapere….” Non riuscivo a parlare ero emozionata e tesa… un nuovo respiro… guardai in faccia i miei genitori… erano sereni… tranquilli… appoggiai le mani sulle ginocchia e prendendo tutto il coraggio che avevo in corpo mi rivolsi a loro… “Mamma, papà…” nel momento in cui stavo per parlare mamma mi interruppe…” Ma che bell’anello… sembra quasi una fede nuziale…” ringhiai quasi da quanto ero nervosa… “Mamma, Papà… state zitti un attimo… “ lanciai uno sguardo a Luana che mi sorrise…
“Io e Luana, conviviamo…” Mamma sorridente e ingenua come sempre disse: “Beh &egrave giusto almeno dividete le spese, &egrave bello che due colleghe abbiano un amicizia cosi forte da decidere di vivere assieme…” guardai esasperata Luana, poi posai lo sguardo su papà, che dall’espressione quasi di disgusto che aveva stampata sul viso dedussi aveva capito cosa volevo dire, difatti, prese la parola interrompendo mamma: “Giorgia, credo che Roberta intende che ci vive assieme, ma non per spendere meno, ma proprio perche vivono assieme…” io ero tesa, nervosa, Luana, anche se mi era vicina non s’azzardò a fare una mossa ma capii dal suo sguardo che avrebbe voluto stringermi a se…
Mamma rimase scioccata e si rivolse a papà: “Dai Ernesto, ma che dici… non penso proprio che Roberta sia una… come si chiamano…” Fu allora che di nuovo Luana parlò. “Omosessuale… Lesbica…” pacata come sempre nel suo elegantissimo abito, congiunse le mani davanti al viso, mettendo in mostra la sua fede, identica a quella che mamma aveva notato poco prima sulla mia mano.
“Oddiodiodiodio… ma… ma…” mamma cadde sul divano a sedere…. E io sprofondai nella poltrona sentendomi piccola piccola…
Fù papà a prendere la parola, il tono era preoccupatamene sereno.
“Dunque Roberta, ci stai dicendo che sei una…. “ fece una smorfia “lesbica…”
Io non dissi nulla, annuii soltanto mentre Luana lo osservava: “E questa donna… &egrave la tua…. Come la chiamate?” Luana, di nuovo pacata, ma sentii nel suo tono una punta di alterazione, “Compagna, moglie…” A mamma venne una crisi di iperventilazione sentendo la parola moglie…
“Bene, Roberta, questa &egrave la tua vita, non abbiamo motivo di impedirti di fare quello che vuoi… ma… da ora in poi non sei più nostra figlia…. E ora siete pregate di andarvene da casa mia… “ Io scoppiai in lacrime, mentre Luana mi prese e mi sollevò dalla poltrona portandomi fuori.
Mi mise sul sedile e dolcemente mi disse: “Aspettami qui tesoro… torno presto”
E svanì dentro casa dei miei…

Luana fu di ritorno una ventina di minuti dopo, sorrideva come sempre quando mi aprii la portiera della macchina invitandomi a scendere per seguirla in casa.
La guardai stranita, ma come sempre avevo fatto, la seguii senza indugi.
Anche se tremavo ancora all’idea dei dover riaffrontare i miei genitori, avendo al mio fianco Luana, ero risoluta.
Sulla porta mamma e papà mi guardavano stranamente… lo sguardo era un misto di disgusto, compiacimento e stralunamento. Il nostro secondo incontro nel giro di pochi decine di minuti era pervaso da un atmosfera estremamente irreale; eravamo lì sulla porta tutti e quattro a guardarci. Il tutto fu spezzato dal trillo del telefono, mamma corse a rispondere mentre papà ci fece cenno di tornare in studio.
“Dobbiamo chiarire ancora alcune cose…” mi disse mentre ci precedeva.
Di nuovo ci sedemmo, questa volta però, Lulu volle che mi sedessi in braccio a lei, cosa che feci più che altro per avere il suo supporto morale in quella che si preannunciava una nuova durissima battaglia con la natura bigotta dei miei genitori.
A prender parola fu papà, nel momento in cui mamma entrò nello studio.
“Dunque, Roberta…” fremetti quando papà mi chiamò per nome con un tono gelido.
“abbiamo avuto modo di parlare con la Signora Luana della tua situazione, di quanto ti sta succedendo in questi giorni, ci ha spiegato che adesso convivi con lei, che vi… “ fece la solita smorfia di disgusto “ amate… anche se personalmente non capisco come possa essere possibile.” Io ero in silenzio, fremendo in un misto di angoscia e rabbia che mi stava ribollendo nel cuore. “Io…. ritiro quanto ho detto prima… non ti disconosco come figlia… a una semplice condizione…” mi girai a guardare Luana perplessa e lei mi sorrise dolcemetne carezzandomi la testa. “Quando siete assieme davanti a noi o davanti alla famiglia, evitate smancierie. Niente bacini, carezze… come quelle che lei sta facendo a MIA figlia signora…” Luana disse con tono secco “L’accordo, signor Ernesto era diverso… avremmo finto di essere colleghe di lavoro, io e Roberta, davanti ai vostri parenti e qui in paese… ma qui in questa casa, e a casa nostra, voi accettate il fatto che io e vostra figlia siamo legalmente sposate.”
Io guardai Luana strabuzzando gli occhi… “Co.. come?”
Lei dolcemente come al solito mi disse : “Volevo farti la sopresa quando saremmo state a casa da sole amore, ma ho già fatto preparare i documenti dai miei legali, con oggi io e te siamo moglie e moglie… “ rise divertita la donna… “Però, dovrai aiutarmi a gestire i miei affari, oltre che sposate siamo anche socie paritarie di tutte le mie proprietà…” rimasi sbigottita ancora una volta da quelle parole… ecco perche papà e mamma avevano acconsentito, dopotutto ero diventata realmente la donna piu ricca della città, assieme a Lulu.
In qualità di sua sposa possedevo metà dei suoi beni… rimasi senza parole… guardai un attimo i miei genitori poi come se nulla fosse mi attaccai alle labbra di Lulu baciandola con passione; sentivo le sue mani sulla mia schiena, sul mio collo, sul mio sedere, mentre le nostre lingue danzavano armoniose nelle nostre bocche davanti ai miei, piu estereffatti che altro.
Quando ci staccammo Lulu mi guardo dolcemente e mi chiese: “Come mai questo bacio passionale Roby?” e io sorridendole maliziosa le risposi “ Stavo baciando la sposa…” ridemmo tutte e due di gusto mentre i miei erano perplessi.
Quell’atmosfera alquanto strana venne a spezzarsi quando il campanello della porta trillo impertinente.
Mamma si alzò dal divano e corse alla porta, guardandoci disse sottovoce : “mi raccomando…”
Papà fece per seguirla ma si fermò, e si rivolse a me… “Roberta, sistemati un po’ sei indecente… e toglietevi quell’anello per cortesia…”
Luana lo guardo quasi folgorandolo alche lui rimasto in silenzio usci dallo studio, seguito a ruota da noi due.
Prima di uscire fermai Luana e le sussurrai all’oracchio: “Poi a casa mi spieghi un po come sono andate le cose… collega..” risi.
Alla porta erano la zia Laura con Saverio e le piccole Martina e Lia, le mie adorate cuginette gemelle di 16 anni, che vedendomi elegante mi corsero incontro e smaliziate come sempre mi dissero: “Ma zia Roby, cosa fai vestita da gran dama? Mica ci sono conquiste da fare stasera…” poi il loro sguardo si posò su Luana, la squadrarono e risero correndo a tavola.
Lo ammetto quella risata mi inquietò non poco, e non mi sbagliavo a pensare che quelle due pesti mi avrebbero messo nei guai, quella sera stessa.
La cena inizio e tra un bicchiere di vino e l’altro le conversazioni tra i commensali nonostante la presenza delle ragazzine si fecero piccanti.
La cosa che mi stupii fù vedere la naturalezza con cui le due bambine tenevano il passo di certi discorsi, tant’&egrave che mi ritrovai a pensare che il classico detto che le nuove generazioni sono senza pudori era verissimo.
Proprio durante una di questi discorsi, sentii una mano accarezzarmi la gamba, ne riconobbi subito il sublime tocco di Luana che mi guardava maliziosa…
“Roberta, mi accompagni in bagno?” mi chiese strizzandomi l’occhio, io già sapevo cosa voleva…e ero piu che felice di allontanarmi da quella bolgia per stare anche se solo per una decina di minuti, sola con lei.
Ci alzammo e dopo aver chiesto scusa agli altri commensali ci allontanammo dalla sala da pranzo.
Arrivammo in bagno quasi di corsa come due ragazzine eccitate dall’idea di un bacio rubato di nascosto al fidanzatino… fù lì che Luana mi stupì di nuovo… mi fece accomodare sul water e dopo avermi scostato la gonna, riamendo piacevolemnte sorpresa dal mio intimo, inizio a leccarmi la micina come solo lei sapeva fare…
Mi morsi il labbro cercando di trattenere i gemiti e i mugolii più allungo possibile ma quando, subdola come sempre, Luana infilò nella mia micina due dita mentre succhiava con passione il clitoride gonfio non riuscii a trattenere un urlo di piacere, in cui la impolravo di non smettere di farmi godere.
Quando pochi minuti dopo, ricomposteci tornammo in sala da pranzo nulla sembrava essere cambiato, se non per uno strano sorrisino stampato sul volto delle due gemelle.
Finita la cena, le piccole furono spedite come di consuetudine in salotto a guardare la Tv in attesa della mezzanotte e dell’arrivo di Babbo Natale, mentre noi grandi si beveva il caff&egrave e si chiacchierava del piu e del meno…
Fu proprio quando mamma andò a chiamare le due piccole che scoppiò il putiferio.
La sentimmo urlare e accorremmo in salotto, e quello che vidi non fu piacevole…
Sul divano a gambe aperte Lia si stava facendo fare esattamente fare quello che Luana aveva fatto a me in bagno, e da quello che mi era parso di capire le piaceva pure.
Quando zia Laura le riprese chiedendo dove avessero visto quelle oscenità, candidamente puntarono tutte e due le dita verso me e Luana, dicendo con il loro tono da finte bambinette : “Loro lo facevano in bagno… e a zia Roby piaceva tanto… che abbiamo deciso di provare anche noi…”
Quello che successe dopo fu letteralmente un macello, quello che doveva rimanere segreto fu lasciato ai quattro venti, la mia famiglia aveva scoperto nel modo peggiore il mio essere lesbica.
Quando il momento di crisi si fu placato e dopo le dovute spiegazioni sulla legittimità del rapporto tra me e Luana, Laura mi guardo negli occhi e mi disse gentilemtne: “Guarda Roby, non ho niente contro gli omosessuali, però ti cheido solo di non coinvolgere nella tua vita privata le mie figlie…” Luana intervenne prima che io potessi aprire bocca, il tono della sua voce era quello solito, suadene e tremendamente eccitante, e vidi che fece un certo effetto anche sulla zia: “Signora Laura,” le disse “Noi abbiamo sbagliato a sfogare i nostri ardori in bagno sapendo che c’erano due ragazzine in casa, ma non &egrave certo stata colpa nostra se quelle due furbette sono venute a spiarci e hanno deciso di imitarci…” sorrise…”Non credo, vedendo il modo in cui erano intente a farlo prima, che fosse la prima volta ne che lo facevano, ne tantomeno che lo vedevano…” lo sguardo di Laura si fece improvvisametne stranito quando Luana s’avvicino al suo orecchio e le sussurrò qualcosa che io non udii. “Beh, si.. insomma… potrebbe essere…”
Sbiascicò la zia, cambiando totalmente discorso.
“Senti Roby, potresti farmi un grosso favore?” La guardai stranita, un secondo prima mi stava praticamente accusando di averle traviato le figlie e ora mi chiedeva un favore…
“Sai, quelle due a scuola non vanno molto bene, magari potresti aiutarle a fare i compiti…” Luana sorrise dicendo “ e magari insegneremo loro che fare certe cose non &egrave consono….” Rimasi basita… Luana, la perversione assoluta, che diceva che non era consono fare quello che lei praticamente faceva ogni istante…
Presi un respiro profondo non capendo bene la situazione, e acconsentii a dar loro le lezioni che servivano… in cambio del silenzio da parte loro con il resto del paese…
Quando fu tempo dei saluti, Lia e Martina, mi avvicinarono e mi tirarono in un angolino: “Zia… senti… noi facciamo i compiti con te… ma tu ci insegni anche quelle cose che fate tu e Zia Luana?” rimasi scioccata… non sapendo cosa rispondere, ma vidi il sorriso malizoso di Luana e risposi solo con un cenno del capo.
La mia vita era stata sconvolta ancora una volta, stavolta da un uragano sotto forma di due diaboliche ragazzine.
Più tardi, di ritorno verso casa, Luana mi racconto cosa aveva detto a zia Laura, sconvolgendomi ancora una volta…
In passato, zia era nota nell’ambiente di Lulu come una delle piu estreme scambiste bisessuali, e quando erano nate le gemelle lei era sparita dalle scene, ma non abbastanza in tempo per non permettere a Luana di riconoscerla; e proprio chiamandola con il nome d’arte che usava a quel tempo che l’aveva rabbonita, era un patto di mutuo silenzio.
La mattina dopo quando mi svegliai avevo la strana convinzione che tutto quello che era successo la sera prima fosse stato solo uno strano sogno. Non potevo ancora credere che Luana avesse detto in faccia ai miei la nostra situazione. Ero di nuovo sola a letto, sentivo Luana sotto la doccia e decisi di farle una sorpresa. Infilai ai piedi le solite ciabattine e mi diressi, nuda, verso il bagno e la raggiunsi proprio quando stava per uscirne.
La sorpresi scivolando nella doccia affianco a lei e iniziando a accarezzarne il corpo sinuoso e ben allenato. Mi guardò negli occhi, spingendomi sul vetro della doccia, iniziando a baciarmi con dolcezza, il mio corpo venne scosso da un fremito, mentre le sue mani, abili e sapienti esploravano il mio corpo. Si staccò da me, prese il sapone e inizio a lavarmi, con attenzione come al solito, facendomi crescere l’eccitazione, sfiorando le mie zone erogene con sapienza per tendere il mio piacere allo spasmo senza portarmi all’apice. Uscimmo dalla doccia entrambe estremamente eccitate e ben profumate, Lulu mi prese per mano e mi portò nel guardaroba e mi disse di scegliere un abito.
A colazione, sedute al tavolo della cucina ebbi il coraggio di rivolgere la parola a Lulu:
“Ma… Lù, dicevi sul serio ieri sera quando parlavi di matrimonio?” Luana finì di bere il suo caff&egrave e mi guardò sorridendo. “Aspettavo questa tua domando Roby…” disse aprendo la valigetta e consegnandomi un plico.
“Firmali e saremo ufficialmente sposate… per quanto le leggi italiane lo permettano…” spiegò.
Ero inebetita, stavo per “sposare” Luana, la donna più ricca di tutta la città, bastava una mia firma e la mia vita sarebbe cambiata, di nuovo.
Presi la penna che quella splendida donna mi porgeva e firmai i documenti e li riconsegnai a Luana che li rimise nella valigetta.
Non mi ero ancora vestita e Luana approfittò della situazione per scivolare sotto il tavolo e venire a cogliere il nettare della mia intimità direttamente dalla fonte.
Mi allargò leggermente le gambe e iniziò a sfiorarmi l’interno coscia con le labbra, salendo lentamente verso la mia micietta.
Io portai le mani sulla sua testa accaressandola e passando le dita tra i capelli, mordendomi il labbro per non gemere di quelle attenzioni cosi eccitanti; sapevo che non mi avrebbe portata all’orgasmo ma mi avrebbe lasciata in sospeso come al solito, e come al solito non disilluse le mie aspettative, quando stavo per raggiungere l’apice e il mio pancino era già scosso da potenti fremiti si stacco da me… lasciandomi cosi, sulla sedia inebriata dal piacere mancato e dal desiderio travolgente di lei.
Passarono le vacanze di natale e quelle di fine anno e fu il momento per me di riprendere a lavorare, ma Luana mi disse chiaramente che aveva già fatto mandare la mia lettera di dimissioni a scuola dai suoi legali, dato che mi sarei dovuta occupare degli affari delle nostre aziende assieme a lei.
“Oggi tesoro abbiamo un pranzo di lavoro, devo presentarti al consiglio di amministrazione.” Spiegò spicciamente mentre prendeva a caso un abito grigio.
Rimasi a bocca aperta, perché quelle sue parole rendevano reale quello che ero convinta fosse un sogno. Dopodiche mi prese per mano e mi condusse nella camera dei giochi e mi fece accomodare sulla poltrona con i poggiagambe.
Era la prima volta che mi sedevo su quella poltrona, uguale a quelle che si trovano negli studi ginecologici, davanti a colei che potevo chiamare moglie.
Lei prese dal mobiletto uno di quei fili di palline vaginali e dopo avermi allargato le labbra lentamente infilò ogni pallina dentro di me, una alla volta, piano facendomi sentire la dimensione che più si avvicinava alla fine del filo più aumentava.
Infilò l’ultima sfera e mi fece scendere dalla poltrona porgendomi un paio di mutandine aperte sul davanti, e dall’apertura fece uscire la fine del filo in modo da poterlo avere a portata di mano in qualunque momento.
“Va a vestirti tesoro…” disse dandomi una pacca sul sedere.
Io mi avviai verso la camera camminando a fatica sentendo muoversi quelle intruse all’interno del mio utero; ogni minimo spostamento mi faceva provare un fremito di piacere. Indossai il vestito che avevo scelto per l’occasione, un tailleur grigio perla e una camicietta bianca mentre ai piedi nudi calzavo dei sandali neri con il tacco alto.
Mi guardai, poi decisi di indossare per lo meno un paio di calze sempre bianche per coprire le gambe. Quando uscii dalla stanza Luana mi guardò come se volesse mangiarmi, ma da seria professionista quale &egrave mi prese per mano e disse:
“Perfetta… andiamo il CdA ci attende…”
Salimmo sulla Ferrari e ci dirigemmo verso il cuore economico della città sfrecciando come al solito, mentre io ad ogni buca dell’asfalto sentivo le palline dentro di me muoversi provocandomi ogni volta nuove ondate di piacere.
Arrivammo alla sede principale dell’azienda e la cosa che subito mi colpì fu che in tutta l’azienda non incontrai un uomo, nemmeno come facchino o portalettere; Luana s’era circondata delle più belle ragazze della città, e tutto questo inizio a farmi venire dei dubbi sulla mia posizione. Andammo nel suo ufficio, seguite dalle chiacchiere di tutte le colleghe, e una volta chiusa la porta alle nostre spalle mi guardò negli occhi:
“Cosa c’&egrave Roby?” chiese Luana guardandomi negli occhi, io scossi la testa “No nulla Lù tranquilla…” lei mi si avvicinò con il suo solito passo felino e mi fissò negli occhi con quello sguardo magnetico.
“Allora… cos’hai? Devo ordinarti di dirmelo?” disse autoritaria, io abbassai lo sguardo e con tono sottomesso dissi: “Perche hai scelto me?” Lei mi sollevò il viso e mi fisso negli occhi incuriosita. “Prego? In che senso?” chiese “Beh, hai tante belle donne alle tue dipendenze, e molte sono molto più belle di me… perche… io… per…. “ e alzai la mano con l’anello di fidanzamento/nozze.
Prese un sospirone e si allontano da me di un passo.
“Roberta, tesoro, mi chiedi perche ho scelto te? Ma la vera domanda &egrave se sei stata l’unica a cui l’ho chiesto…” Avvampai a quelle parole perche aveva colto nel segno, volevo ribattere ma lei prosegui con il suo discorso. “Dunque, Roberta, secondo te perche t’ho sposata? Perche t’ho dato metà dei miei averi? Non ti ricordi il nostro primo incontro? Cosa ti promisi?” annuii alle sue parole “Beh da allora &egrave cambiata una sola cosa… a quel tempo per me eri un giocattolo da usare e da buttare quando mi fossi stufata, ma ora… beh… “ le sue guancie assunsero un leggero tono rossastro “mi sono veramente innamorata di te. E visto che sei stata la prima a riuscirci… beh… senza di te…” Arrossì senza concludere la frase… mi avvicinai a lei, la strinsi in un abbraccio e posai la testa sulla sua spalla e le sussurrai tra le lacrime di gioia: “Ti amo Lulu” lei di tutta risposta mi carezzò il viso e mi disse: “Non so che incanto tu abbia fatto, ma senza te non vivo…”
In quel momento suonò l’interfono, era Sandy la segretaria personale di Luana che ci avvisava che gli altri soci erano arrivati.
Durante la riunione venni presentata alle altre persone come moglie a tutti gli effetti di Luana e coointestataria di tutti i suoi beni.
La riunione si concluse tra il mormorio di soci, mormorio che poi prosegui durante il giro di presentazione per i vari uffici; le classiche frasi del tipo “chissa quanto durerà questa” morivano in gola a chi le diceva alla vista del nostro anello.
Tornate a casa, quasi non sentivo piu la presenza della palline all’interno del mio utero che comunque mantenevano alto il livello della mia eccitazione; ero sotto la doccia come al solito, e stavo ripercorrendo mentalmente quello che era successo nell’ultimo periodo; da professoressa di informatica ero diventata la proprietaria di una delle piu grandi aziende della citta ed ero sposata con Luana, ancora faticavo a rendermi conto che era tutto reale.
Uscii dal bagno e andai in camera per mettermi qualcosa di comodo quando squillò il telefono.
“Pronto?”
“Ciao Roberta…” era Laura, mia zia.
“Ciao zia.. dimmi” sapevo già cosa voleva ma speravo si fosse dimenticata di tutto.
“Guarda, Lia e Martina mi hanno detto che settimana prossima hanno un compito in classe, potrebbero venire da te a ripassare?”
Mi morsi il labbro per evitare di rivolgermi a lei in malo modo.
“Certo zia… Passami una delle due che ci mettiamo d’accordo.”
“Martyyyyy…” grido la zia dall’altra parte della cornetta, dovetti attendere almeno cinque minuti prima che la mia adorabile cuginetta mi rispondesse:
“Pronto Roby?” alzai il sopracciglio a quella confidenza, fino a natale mi avevano chiamata zia e ora… vabbé pensai dentro di me sorvolando
“Si Martina, allora quand’&egrave che siete disponibili tu e Lia per il ripasso?”
“Beh Roby…” disse maliziosa… “il compito sarebbe lunedì quindi noi pensavamo di venire da voi venerdi sera e fare una full immersion” rise “spero tu abbia capito…”
Sospirai profondamente prima di risponderle “Va bene, allora vi aspetto venerdi sera, mi raccomando non dimenticate i libri…” Martina rise prima di rispondermi “Si si va bene Roby… e da un bacio a Zia Luana da parte mia…” mi sentii ribollire di rabbia e misi giù senza rispondere a quella sua ultima frase.
“Chi era?” chiese Luana comparendomi alle spalle come al solito.
“Martina…” dissi quasi stizzita “E… cos’&egrave questo tono?” “Guarda, lascia perdere… quelle due ragazzine mi faranno dannare l’anima…” Luana rise di gusto poi accarezzandomi mi chiese: “Come mai?” “Beh tesoro, venerdi le abbiamo qui fino a domenica per “studiare”, anche se credo che loro vorranno più che altro studiare materie extracurricolari…” Luana scoppiò in una sonora risata e mi guardo sorridente.
“E anche se fosse? Ci sarebbe qualche problema? Pensala cosi, avremo due ragazzine con delle miciette fresche e vogliose tutte per noi…” disse con il suo solito tono mix di perverso e malizoso, tanto da farmi storcere il naso e guardarla perplessa e un po’ shockata.
“Lu hanno 16 anni, sono piccole per certe cose….” Cercai di ribadire io, fu allora che Luana con il suo solito modo di fare mi spiazzo per l’ennesima volta.
“Tesoro, se tu sapessi a che età ho fatto sesso la prima volta… beh penso che scapperesti….” Scoppiò a ridere divertita dirigendosi verso il bagno.
Rimasi a bocca aperta e non feci altro che pensare a quella sua frase per il resto della serata.
Dopo cena, vista la giornata molto carica d’avvenimenti, ero decisa a buttarmi a letto e dormire per riprendermi ma con Luana il verbo riposare non esiste.
Erano quasi le due di notte quando qualcosa mi fece svegliare, una strama semsazione, nuova, diversa dal solito mi pervase, aprii gli occhi e cercai di alzarmi dal letto ma ero legata. Polsi e caviglie erano stati legati alla testiera del letto con larghe stole di seta rossa e i miei occhi erano coperti da un ulteriore stola, anch’essa di seta.
Al mio fianco sentivo la presenza di Luana, che in silenzio prese ad accarezzarmi il corpo; le braccia tese, i fianchi, il ventre, poi su fino al seno, di nuovo giù, verso la micina, saltandola carezzando le gambe… fu allora che mi accorsi di qualcosa di strano, il tocco era più leggero del solito quasi non fosse lei a toccarmi…
Iniziai a preoccuparmi, conoscendo la perversione di fondo della mia sposa, “Lu, amore, sei tu vero?” sentii una risatina strozzata… poi Luana disse: “Non preoccuparti tesoro non ti succederà nulla di male…” tremai a quelle parole… “Lu chi c’&egrave oltre a te? Non ero solo tua?” chiesi ora agitata, fu allora che sentii una carezza, dolce ma decisa, sapevo essere fatta da lei.
In quello stesso istante sentii due bocche attaccarsi vogliose ai miei seni, e succhiare quasi fossero dei biberon.
Oramai il piacere e l’eccitazione stavano montando in me come l’alta marea tanto che non feci più caso e mi lasciai usare ancora come ero abituata da Luana anche da queste nuove figure, probabilmente volute li da Luana stessa.
Passarono alcuni minuti, ne sono quasi certa, prima che le due persone si staccassero dai miei seni e si dedicarono alla mia micina, iniziando a leccarla e succhiarla, penetrandomi con la lingua, io gemevo come una cagnetta in calore, senza ritegno fino a quando raggiunsi in un urlo il piacere e sentii il mio corpo costretto da quelle stole esplodere in una sequenza di fremiti incontrollati e incontrollabili.
Fu un orgasmo talmente forte che crollai svenuta sul letto, quando mi svegliai era oramai mattina e nel mio letto abbracciate a me, oltre a Luana c’erano anche, come avevo sospettato, Martina e Lia, le mie cuginette.

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