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Racconti Erotici Lesbo

TILDE

By 18 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Tilde
Ho parlato così sovente ed in modo talmente entusiasta di quella che io chiamo la mia ‘Signora di Torino’ che diversi miei corrispondenti, uomini e donne, mi hanno chiesto quando mi sarei decisa di raccontare il mio rapporto con questa signora.
Quello che mi ha finora trattenuta &egrave il timore di non riuscire a comunicare in pieno il fascino di questa donna per me straordinaria. A parte Rosanna, relazioni saffiche molto lunghe non ne ho mai avute salvo con questa signora della quale sono tuttora invaghita e che incontro il sabato con cadenza settimanale ed &egrave di questa relazione che voglio parlare.
Il mio Gianni fa il ‘collettore’, cio&egrave raccoglie, facendo il giro delle cascine i prodotti della terra, in genere funghi oppure castagne quando &egrave la stagione, che poi rivende ai negozi della zona oppure a Torino, ma la sua attività principale é la ‘collazione’ dei prodotti degli alveari che molte cascine cedono non avendo i permessi necessari per venderli legalmente mentre noi avendo ottenuto il consenso della ASL li lavoriamo invasettando il miele apponendo le opportune etichette, facendo oggetti con la cera ecc . . .
Abbiamo provato con un sito internet con esito talmente positivo che non riuscendo a soddisfare tutte le richieste specie dalla Germania abbiamo rinunciato preferendo curare i clienti italiani, soprattutto quelli di Torino, per questo, una volta la settimana facciamo il giro dei diversi negozi e supermercati. Essendosi accorto che mi annoiavo parecchio, il mio Gianni da circa un anno ha preso l’abitudine di lasciarmi nei pressi di Porta Nuova per permettermi di fare shopping, cosa che mi piace tantissimo, con l’accordo di prelevarmi verso sera previa telefonata per sapere dove sono e ritornare a casa insieme; fu appunto un sabato del settembre scorso che conobbi Tilde la ‘mia Signora’.

Quel giorno dopo aver girovagato tutta la mattinata per via Roma entrando in vari negozi senza comperare nulla, andai ad una tavola calda per consumare qualcosa, fu lì che notai per la prima volta una donna vestita completamente di nero, non ci feci molto caso, uscii verso le 14.30 e come sempre faccio, entrai in un grande magazzino che si trova nelle vicinanze e che fa l’orario continuato.
Passando accanto allo stand della profumeria mi feci convincere dalla commessa a provare qualche profumo, ne provai diversi prima di prendere in mano un Chanel N’5, stavo per spruzzare un assaggio sul mio braccio quando una voce mi fermò.
‘ Aspetta carina, quello non va bene per te!’
Mi voltai, era la signora che avevo notato alla tavola calda. Venni colpita dal fascino degli occhi grigi che si piantarono nei miei. Il suo viso non era particolarmente bello, il naso affilato, le labbra carnose ora atteggiate in un breve sorriso, quando si distesero avevano preso una piega quasi crudele. i capelli erano corti, di taglio maschile, platinati. Doveva essere vicino alla cinquantina malgrado il suo corpo fasciato in un tailleur nero che faceva risaltare le sue forme dimostrasse una ventina d’anni in meno tanto era perfetto,
‘ Ecco, prova questo carina.’
Distolsi a fatica il mio sguardo, aveva prelevato dal banco un flacone: ‘Balestra’ lessi sull’etichetta. Mi prese gentilmente ma fermamente il braccio e me ne spruzzò un accenno al di sopra del mio polso facendomi segno di sentirne il profumo.

‘ Questo si addice a te, sei semplice e carina, sulla tua pelle acquista una fragranza . . . molto erotica.’
Disse l’ultima parola al mio orecchio facendomi fremere, la accompagnò con una stretta del braccio che aveva passato attorno ai miei fianchi alla quale non riuscii di sottrarmi. Fece un cenno alla commessa che prese una confezione integra e la impachettò, ma quando fece per mettere il solito fiocchetto, la mia sconosciuta fece cenno di no.
‘ Se permetti te l’offro io.’
Come in sogno udii il tintinnio della cassa, la signora pagò quindi volse a me gli occhi quasi ipnotici tanto erano inespressivi ma dai quali non riuscivo a staccare i miei. Ricordavano quelli di un serpente che ammalia la sua preda ma questo lo pensai molto dopo.
Mi trovai a camminare accanto a lei nel sole pomeridiano ma non sentivo il caldo, dei fremiti percorrevano il mio corpo, ero impaurita, la seguivo in una sorta di trance perché ‘sapevo’ quelle che sarebbe accaduto, che temevo e allo stesso tempo desideravo con tutta me stessa. Attraversammo alcune viuzze parallele a via Roma, camminando nell’ombra, dei fremiti fecero posto ai brividi di freddo. Svoltammo in una di queste, via Pietro Micca forse, la signora mi fece fermare davanti ad una boutique di intimo, aprì la porta, si affacciò.
‘ Ragazze, riuscite a fare a meno di me per un paio di ore? ‘
Non feci in tempo ad udire la risposta che la signora circondandomi le spalle con un braccio mi trascinò via.

‘ E’ qui vicino.’
‘ Dove mi porta? ‘ Riuscii a chiedere.
‘ Da me, a provare il tuo profumo! ‘
Entrammo in un androne, svoltammo a destra, dopo alcuni gradini la mia sconosciuta aprì la porta di un ascensore, entrai dopo di lei. La casa era antica e l’ascensore aveva almeno un secolo, salendo nessuna delle due parlò. Giunta al piano la signora infilò una chiave, aprì . . .
Ebbi appena il tempo di leggere il nome sulla porta, un nome impronunciabile, sicuramente tedesco, che mi trovai in un ambiente dai mobili antichi, lussuosi ma di un gusto decisamente retrò.
La signora sbottonò la giacca del tailleur, la sfilò e mentre la guardavo imbambolata pianto i suoi occhi nei miei.
‘ Svestiamoci vuoi? ‘
Aveva già lasciato cadere la gonna prima che realizzassi il significato delle sue parole, eseguii meccanicamente guardando incantata l’aprirsi della sua camicetta su un petto che il reggiseno a balconcino metteva in risalto lasciando liberi i capezzoli e quando lo sganciò gettandolo su una poltrona, i seni alti stupendamente fermi non si mossero, non caddero neanche di un centimetro, non erano rifatti, erano . . . come di marmo, i capezzoli che li sormontavano sembravano dei piccoli turaccioli e si innalzavano tesi mostrando l’eccitazione della sconosciuta signora.

Uno slippino nero del tipo perizoma nascondeva appena il suo sesso ma ne disegnava la forma in modo realistico, esultai vedendo la traccia umida che si perdeva fra le sue cosce, dunque anche lei era di carne! Le gambe lunghe dalle cosce forti ma non grosse mettevano voglia di perdersi fra di esse e quando si sfilò il piccolo indumento rimasi senza fiato davanti al suo bassoventre completamente liscio salvo un accenno di peluria scura che si innalzava al vertice del gonfiore del pube sopra il clitoride innaturalmente gonfio. Non si tolse le scarpe e quando per sfilare i jeans mi tolsi le mie me le fece rimettere.
‘ La prossima volta non voglio vederti in jeans, metti la gonna, &egrave più femminile.’ Annuii a capo chino, lei si avvicinò scrutandomi attentamente, mi fece compiere un giro su me stessa e appena mi fermai di fronte a lei, prese il mio viso fra le sue mani e applicò la sua bocca alla mia. Da principio fui urtata dal suo modo di fare, mi trattò come se fossi di sua proprietà, il suo non fu un bacio, mi ‘mangiò’ la bocca prendendo le mie labbra, accarezzandole fra le sue, la sua lingua entrando nella mia bocca richiamò la mia lingua per aspirarla, succhiarla, mordicchiarla . . .
Non ero mai stata baciata così, un fiotto di desiderio bagnò i miei peli, la signora stringendo i suoi seni fra le mani strofinò i capezzoli contro i miei, sorrise soddisfatta al gemito che sfuggì dalle mie labbra. Si scostò conducendomi davanti ad un grande specchio.
‘ Guardati, sei bella Liebschen!’ Disse abbracciandomi, in seguito mi chiamò sempre così anche quando ebbe conosciuto il mio nome.

Ora dietro di me placcata contro di me, i suoi seni duri contro la mia schiena, il ventre a sposare la forma del mio culetto e mentre mi baciava sul collo vedevo le sue mani disegnare il mio corpo plasmandolo a partire dalle mie tettine, proseguendo lungo i miei fianchi, il mio ventre, abbrancando letteralmente la mia fichetta poi le sue dita ne seguirono il taglio, mi sfuggì un gemito sentendomi premere il clitoride, allora mi lasciò e facendomi girare nuovamente guardò il mio cespuglio arruffato facendo una smorfia.
‘ Prima di tutto eliminiamo questa bruttura.’ Disse indicando il miei peli.
Si voltò senza nulla dire e si incamminò. Esterrefatta seguii quella che il mio ragazzo avrebbe definito: ‘un bell’esemplare di femmina’, una figura aggraziata malgrado l’età, due gambe belle come un sogno, dalle caviglie sottili e un sedere alto, sodo, che si muoveva appena ma in modo decisamente sensuale ad ogni suo passo. Le scarpe nere dai tacchi a spillo accentuavano l’armonia della sua figura e la sua stupenda caduta delle reni. Parlò girando appena la testa.
‘ Due cose ho imparato al Crazy, tacchi alti per il portamento e ‘sexe ras&egrave’ per il fascino. Ricordalo! ‘
Entrò nella sala da bagno inaspettatamente moderna e mi invitò ad entrare nella vasca facendomi sedere sul bordo opposto. Aprì un armadietto a parete traendone un piccolo rasoio e una bomboletta, quindi regolò la temperatura del getto che aveva preso dirigendolo sul mio ventre, ricoprì ampiamente di schiuma il mio pube e cominciò a passare delicatamente il rasoio sciacquandolo ogni volta sotto il getto. Come un automa la lasciavo fare quindi chiesi:
‘ Il Crazy, cos’&egrave? ‘

‘ Non sai cos’&egrave il Crazy Horse?, si quello! Ho fatto la ballerina al Crazy, ma &egrave passato molto tempo . . .’
‘ Ma le ballerine del Crazy non erano rasate.’ Riuscii ad obiettare andando indietro nel tempo quando a capodanno la televisione mostrava i locali notturni parigini.
‘ Si che lo erano, ma tutte avevamo il ‘postiche cache s&egravexe.’
Ricordavo i cespuglietti neri tutti uguali che decoravano i loro pubi, si, dovevano essere per forza finti altrimenti si sarebbe dovuto intravedere qualcosa, e anche i loro capelli, tutti ugualmente corti . . . come quelli della signora. Se prima dubitavo ora ne ero certa, si, doveva aver fatto la ballerina.
Ormai il mio pube era completamente glabro, la signora lo sciacquò con il getto tiepido e me l’asciugò come avrebbe fatto con una bambina. Mi fece alzare, girare e premendo sulla mia schiena mi fece chinare e divaricare le gambe . . . Mi vergognavo tantissimo, con nessuno dei miei amanti uomini o donne mi ero mai mostrata con le natiche aperte in quel modo ma ero completamente soggiogata, la signora applicò qualcosa fra le di esse, dopo qualche istante uno strappo, un piccolo grido da parte mia e voltandomi vidi le strisce che la signora mi mostrava ridendo, sulle quali erano rimasti incollati i miei peletti intimi.
‘Abbiamo finito Liebschen, ancora una cosa . . .’
Prelevò da un barattolino della crema e con le dita la spalmò sulla zona che la rasatura aveva leggermente arrossata, anche nel solco del mio culetto passò il taglio della mano, poi salì alle grandi labbra della mia fica massaggiandole delicatamente, guardandomi con gli occhi divenuti ironici, ma fu quando le dita cominciarono a massaggiare la zona del clitoride che sussultai.

‘ Signora . . .’
‘ Chiamami Tilde ‘ Disse riponendo con calma il vasetto e asciugandosi le mani, poi fissandomi negli occhi passò le dita di una di queste nel taglio del mio sesso e ritirandole bagnate osservò:
‘ Sei eccitata vero Liebschen? ‘
‘ Si ‘ Sospirai con un filo di voce.
Si chinò e afferrandomi dietro il sedere avvicinò il viso al mio bassoventre. Chiusi gli occhi al contatto della sua lingua nelle mie carni poi cominciai a sospirare appena cominciò a leccarmi, lo fece con delicatezza ma era sconvolgente percepire come sapeva allungare la lingua, come separava le mie labbra fino alla sporgenza del clito, ridiscendeva per immergerla nella vagina dove già sgorgava il mio piacere ed era stupendo perché era allora che l’intera mia fica era nella sua bocca e lei riusciva a succhiarmela tutta, poi trascinando con la lingua il liquido del mio piacere si soffermò sul mio clitoride che prima picchiettò poi prendendo fra le labbra la sua estremità iniziò a succhiarlo dolcemente, cominciai a gridare quando con la punta riuscì a penetrare fra le pieghe della sua pelle.
Fin’ora nessuno era mai riuscito ne aveva mai provato a stuzzicare la mia perla nascosta, già ai primi tocchi iniziò il mio orgasmo che fu lunghissimo e quando spinse un dito frugandomi il culetto ne ebbi un altro ma Tilde continuava a succhiarmi . . . Non potei resistere oltre e allontanai a forza il suo capo, vidi il suo sguardo che prima era di possesso addolcirsi a poco a poco e come in un sogno udii la sua voce:

‘ Va meglio Liebschen? ‘
‘ Si . . . si . . . ‘
Mi aiutò ad uscire del tutto dalla vasca poi facendomi cenno di aspettare ritornò con un paio di scarpe nere lucide dal tacco vertiginoso, mi aiutò ad infilarle e ad allacciarle, quindi mi disse di alzarmi e di camminare. Dovette sorreggermi per i primi passi, mi sorresse ancora quando incespicai, le scarpe mi andavano bene ma mi sembrava di camminare come se avessi dei trampoli, comunque dopo i primi passi incerti a poco a poco mi abituai.
La signora guardandomi compiaciuta mi fece percorrere più volte il corridoio fino alla sala finché ebbi acquistato una certa sicurezza. Era strano, mi sembrava di essere diventata più sexy, i tacchi alti contribuivano a mettere in risalto il mio busto, a slanciare le mie gambe, a mettere in evidenza maggiormente il mio sedere che sapevo già bello, insomma mi sentivo più desiderabile e questo mi faceva star bene.
Quando rientrai nella sala vidi che la signora mi aveva preceduta e mi aspettava seduta sulla poltrona guardandomi avvicinare con un sorriso particolare che ho poi ritrovato ogni volta che richiedeva le mie attenzioni.
Appena fui presso di lei, sollevo le gambe allargandole e posandole alla piega delle ginocchia su entrambi i braccioli poi mi prese alle reni premendo per farmi inginocchiare ma io resistetti urtata dal suo modo di fare come se fossi ai suoi ordini e mi chinai sul suo viso posando la mia bocca sulla sua. Per qualche istante non successe nulla poi lei socchiuse la bocca e . . .

Fu dolcissimo sentire la sua lingua accarezzare le mie labbra poi la mia lingua quando la sentì contro la sua, chiusi gli occhi assaporando il più bel bacio della mia vita ma quello che mi sconvolse maggiormente fu il contatto dei seni duri contro le mie tettine, non potei fare a meno di muovere il busto nel sentire i suoi capezzoli entrare nei miei seni. Staccai la bocca dalla sua per scendere bruscamente prendendo famelicamente in bocca un suo capezzolo innaturalmente grosso e teso. Ebbi la gioia di udirla sospirare, le sue mani scompigliarono i miei capelli schiacciandomi sul suo petto, giocai col suo capezzolo facendolo andare di qua e di là con la lingua, succhiandolo . . .
‘ Oh Liebschen . . . Liebschen . . .’
La sua invocazione era musica per le mie orecchie, Tilde non resistendo oltre prese in mano i seni strofinando brutalmente le punte sul mio viso, facendole entrare fra le mie labbra nella mia bocca affinché ne succhiassi i capezzoli sibilando il suo gradimento. Ero felice ed eccitata, sentivo colare la mia voglia lungo l’interno della coscia, volevo godere ma soprattutto volevo far godere la ‘mia’ signora, così mi inginocchiai di colpo e immersi il viso in fondo al suo ventre, lei si inarcò e la sua fica fu nella mia bocca.
Si agitò tutta ondulando il bacino mentre la leccavo, il suo sapore colò nella mia bocca, non ebbi bisogno di cercare il clitoride tanto era consistente, vi sbattei la lingua poi ricordando quello che mi aveva fatto in bagno, lo picchiettai di sotto in su facendo sussultare la donna, Sentii le sue dita insinuarsi sotto la mia fronte tirando la pelle ai lati del clito e . . . . questo spuntò simile ad un minuscolo fallo ma abbastanza consistente da potervi chiudere le labbra e succhiarlo mentre muovevo la punta della lingua all’estremità. Tilde gridò con voce lamentosa rimanendo inarcata e tesa e venne gridando parole che non capivo.

‘ Ja saugt mich, leckt mir, noch, noch . . . ‘
Continuai a succhiare, a leccare intingendo la lingua nei succhi sgorgati copiosi dalla sua vagina, appena l’orgasmo si affievolì, ne seguì un altro . . .
‘ Noch . . . noch . . . ancora Liebschen . . . non fermarti . . . ahhhh ! ! !
Non so quanti orgasmi riuscii a procurare a quella donna straordinaria, ma ero felice di sentirla mia, osai accarezzare le sue natiche, il liquido del suo piacere colando in esse aveva reso scivoloso l’ano quando vi spinsi il dito, ma ormai la donna era sazia e respinse il mio capo.
‘ Genug, basta Liebschen ! ‘
Mi alzai sorpresa di vedere che il suo sorriso era divenuto riconoscente, quasi timido, mi attirò a se cercando nella mia bocca il sapore del suo godimento. Quando sollevai il capo Tilde capì dal movimento del mio braccio che mi stavo masturbando.
‘ Non così, aspetta!’ Disse.
Cercò dietro il cuscino della poltrona e ne trasse il primo vero fallo artificiale che avessi mai visto, in seguito Rosanna ne usò uno con me, ma era diverso. Quello che esibì davanti al mio viso era delle dimensioni che dovrebbe avere ogni cazzo che si rispetti e che ogni donna vorrebbe a disposizione, era realisticamente vero, con glande e venuzze, uno scroto morbido su una base flessibile dalla quale partivano delle cinghie nere. Dietro il membro e un po più in basso, una protuberanza arrotondata, più corta, che immaginai dovesse introdursi nella vagina.
‘ Ecco, metti questo’ Disse.

Quando lo presi in mano mi accorsi che la protuberanza aveva le pareti molto sottili benché rigide e doveva contenere qualcosa che rotolava ad ogni movimento del fallo. Tilde me l’applicò lei stessa introducendo prima la parte più corta nella mia fichetta poi fece passate due cinghie attorno ai miei fianchi e la terza fra le mie chiappette allacciandola poi alle altre.
Mi accorsi subito dello scopo del fallo posteriore perché girandomi verso la signora lo sentii premere nella mia fichina mentre i corpi interni ne stimolarono piacevolmente le pareti. Tilde facendo forza con le gambe sui braccioli e premendo la nuca sulla spalliera della poltrona si sollevò tutta, il suo sesso era ora all’altezza del ‘mio’ cazzo, lei lo afferrò muovendone la punta nel taglio della sua fica quindi lo puntò attirandomi dentro di lei gradatamente.
L’assecondai muovendomi adagio finché le sue mani dietro il mio sedere mi attirarono tutta dentro di lei. La sua bocca si aprì alla mia lingua e fu baciandoci lascivamente che iniziai a muovere le reni. Dopo non molto ebbi il piacere di ricevere in bocca i suoi lamenti; allora una strana euforia entrò in me, stavo scopando Tilde!
Cominciavo a capire cosa prova un uomo quando sente godere una donna sotto di lui, una sensazione mai provata prima, un senso di potenza particolare, Tilde ora mi apparteneva, abbracciai il suo corpo sostenendolo sotto il sedere mentre il ‘mio’ cazzo andava e veniva nei succhi che lo bagnavano, godeva Tilde e anch’io godevo come se anch’io fossi scopata da quello che avevo nella fica e che sentivo muovere stimolandomi a scoparla sempre più forte, gemeva Tilde e anch’io gemevo nella sua bocca e quando sentii un suo dito entrarmi nel culetto, anch’io forzai il suo e lo mossi avanti e indietro come faceva lei con me, poi mi prese una frenesia particolare come se volessi possederla maggiormente, mi strusciai schiacciando i miei seni sui suoi, strisciando sul suo corpo, salivammo una nella bocca dell’altra, le nostre grida i nostri lamenti salirono alti nella stanza poi Tilde si inarcò maggiormente nell’orgasmo che fu lunghissimo, inseguito dal mio agitare finché anch’io venni in spasimi di piacere talmente forti che mi sgorgarono le lacrime dagli occhi.

Rimanemmo a lungo strettamente abbracciate, finalmente ci sciogliemmo. Tilde slacciò il fallo che ci aveva unite nel godimento quindi si alzò.
‘ Le scarpe che hai ai piedi puoi tenerle, sono il mio regalo, non ho mai potuto metterle perch&egrave mi vanno strette. La prossima volta che vieni mettile e non dimenticarti della gonna. Ora andiamo a rinfrescarci. ‘
Era ritornata la donna di prima, il suo sguardo nuovamente freddo e inespressivo, ero ritornata di sua proprietà. Volse discretamente lo sguardo mentre mi lavavo china sul bid&egrave, poi dopo avermi sporto una tovaglietta prese il mio posto, dopo esserci asciugate ritornammo in sala e cominciammo a rivestirci.
‘ Si &egrave fatto tardi Liebschen. ‘
Fu in quel momento che udimmo un rumore oltre la posta, un bussare discreto poi una voce:
‘ Tante? ‘ (Zia in tedesco.)
‘Entra Rupe. ‘ Disse sorridendomi brevemente.
Fece il suo ingresso un ragazzo biondo giovanissimo che portava con eleganza non affettata dei pantaloni leggeri e un camicia dalle maniche corte, gettato con nonchalance sulle spalle un golfino grigio. Era bello come immagino sia un angelo, il viso femmineo ma non effeminato, piantò i limpidi occhi azzurri in quelli della signora e arrossì in modo incantevole.

‘ Lisa, ti presento Rupert.’ Il ragazzo strinse la mia mano con un leggero inchino.
‘ Wie geht es? ‘
‘ Non in Tedesco!’ Lo rimproverò la signora.
‘ Come va signora? ‘ Si corresse il ragazzo.
‘ Eri in casa? ‘
‘ Stavo studiando in camera mia. Ma adesso esco . . .’
‘ Attento alle ragazze, lo sai vero?’ Dicendolo fece una carezza sul bel viso, fu allora che capii che forse non erano zia e nipote.
‘ Vado in palestra . . .’ Mentre il ragazzo richiudeva la porta notai che lo sguardo della donna si era addolcito.
‘ Beh, adesso devo ritornare al negozio, immagino che anche tu avrai da fare.’
Scendemmo insieme, salutandoci davanti alla sua boutique, si volse verso di me.
‘ Sabato va bene? Ma chiamami prima a questo numero.’
Mi mise in mano un biglietto con un numero di cellulare e entrò.
Mi incamminai verso via Roma, dopo pochi passi, il mio telefonino squillò, era Gianni che mi chiedeva dove doveva prelevarmi, dissi che mi avrebbe trovata all’inizio di piazza Carlo felice.’
‘ Ti sei divertita? Cos’hai comperato? ‘ Chiese appena fui in macchina.
Gli feci vedere le scarpe che avevo ai piedi poi gli dissi che ero stata dall’estetista per un peeling intimo.
‘ Sarebbe’
‘ Una sorpresa per te, lo vedrai questa sera.’
Quella sera apprezzò tantissimo la mia patatina e il mio culetto liscio . . . Ma questa &egrave un’altra storia.

Qualcuno forse si chiederà: E il profumo? E’ ancora nella mia borsetta, ne spruzzo un soffio dietro le mie orecchie ogni volta che vado dalla ‘mia Signora’.

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