Skip to main content
Racconti Erotici LesboTrio

Un giorno al parco cittadino

By 8 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Oggi non lavoro ma la cosa non mi dispiace per nulla, finalmente c’è il sole cosa rara in questo scorcio di primavera per noi udinesi.

Sabato scorso sono riuscita a ritagliarmi qualche ora di sole al mare ma poi sempre pioggia fino a questa tarda mattina con più di venti gradi e un buon sole che scalda.

Decido che non mi va di stare in casa, non oggi, domani forse ma oggi decisamente no.

Non mi va di vestirmi però, sono pigerrima, mi aggiro per la casa sola con una tazza di caffè in mano a tenermi compagnia, il sole sulla terrazza è forte e mi da la giusta carica.

E’ un attimo, come spesso mi capita prendo la decisione e tak! Cambio espressione e vitalità; mi butto sotto la doccia poi mi asciugo al volo, canottierina a spalline fini blu indaco, pantaloncini sgambatissimi a righine coloratissime e infradito di plastica blue rosse, occhiali da sole e borsa di paglia e sono pronta per andare al mare, niente intimo tanto sulle rocce dello “Sbarco dei Pirati” non si usa.

Sono in auto col motore acceso, penso che non mi va di farmi settanta chilometri, prendo e mi dirigo verso il centro città, mi riprende la prigrizia, il sole è forte sotto il vetro della CMAX, mi piace questo effetto serra.

Arrivo a piazza Primo Maggio e trovo un fortunoso parcheggio tra quelli non a pagamento, esco dall’auto lasciandovi la borsa con le cose del mare, non mi serve, mi avvio a zonzo verso il parco Loris Fortuna, entro e mi siedo su una panchina, qualcun altro ha avuto la mia stessa idea perché c’è gente che passeggia o legge il giornale.

Io allungo le mie gambe nude e mi guardo i piedi, penso che devo andare dall’estetista almeno per rifarmi le unghie, mi guardo le mani e decido che dopo le telefonerò per un appuntamento, ora no, sto solo con me.

Rimanendo seduta sulla panchina faccio scivolare il sedere in avanti e poi allungo le gambe e porto le braccia dietro la nuca stiracchiandomi, è bella la sensazione di caldo alla pelle, ne ho molta esposta, la canottiera non nasconde molto, la pancia è libera fin sopra l’ombelico e il seno così stirato ha i capezzoli vicini al bordo della scollatura, inoltre le spalline fini non trattengono il mio seno che tende a scivolare ai lati.

Anche i miei pantaloncini non nascondono certo le mie gambe, ma nemmeno il mio bacino, guardandomi in basso mi accorgo che se non fossi completamente depilata oramai si vedrebbero i peli della mia micetta tanto si è abbassato il già basso orlo.

Dalla mia posizione di stiracchiamento mi guardo intorno, gli occhiali da sole danno un effimera parvenza di nascondiglio alla mia espressione sorniona.

Il parco si va riempiendo di gente che fa jogging, di ragazzi che hanno marinato la scuola e i soliti e immancabili vecchietti col giornale in una mano e il guinzaglio del cane nell’altra.

Non passo inosservata; qualcuno si gira a guardarmi passandomi davanti e io non faccio affatto finta di non accorgermi di loro ma anzi tengo un sorriso idiota sulla faccia.

Due ragazzi tentano un approccio e io non faccio nulla per farli desistere: “scusa hai del fumo?” – “no non fumo” – “vieni qui spesso? Non ti ho mai vista prima”. Li lascio fare, sono simpatici anche quando contraddicono le loro stese frasi; si chiamano Marco e Fabio e hanno 19 e 22 anni, vanno a scuola ma oggi col sole non ne avevano proprio voglia; posso capirli benissimo.

Facciamo amicizia, chiacchieriamo del più e del meno, potrei essere la loro zia, madre non mi ci sento poi ho solo dieci anni più di loro, comunque complice il sole e l’atmosfera distesa decido che mi piacciono, mi dimentico di essere quasi nuda, anzi ripensandoci la cosa mi piaceva pure.

Mi è sempre piaciuto “stuzzicare” e l’idea di aver fermato questi ragazzi giovani con il mio essere lì in quel momento eccita il mio essere donna; non sono ancora da buttare via, anzi tutt’altro.

Vogliono offrirmi un caffè, accetto anche se non mi va di andare via, mi chiedono di andare sul colle del castello, un discreta arrampicata e non mi va molto ma poi ci ripenso, sono decisamente perversa nel mio pensare, camminando davanti a loro posso fargli ammirare il mio culo inguainato dai bassi pantaloncini penso, così mi alzo e dico loro: “andiamo!” un po’ con un senso di sfida.

Usciamo dal parco camminando affianco, attraversiamo veloci la strada e poi piazza della Concordia, poi su per l’erta che porta in cima alla collina; io ho il passo veloce e loro fanno di tutto per starmi dietro più che al fianco, io ne sono lusingata, il mio culo ha fatto colpo ancora una volta.

Parliamo ancora, si scherza, chiedo loro che scuola frequentano in che anno sono, capisco che uno di loro è pluripetente ma non sono mica qui per giudicare, arriviamo su in cima, ci sediamo sull’erba del prato, a me del caffè non importa nulla, ho le gambe incrociate si apirà che sotto i pantaloncini ho solo il mio profumo?

Il più intraprendente dei due, il più giovane, mi chiede se per caso indosso un perizoma perché salendo non ha notato il classico segno degli slip sui miei pantaloni, io rido sorniona all’idea che mi ha squadrata, ma voglio capire se sta muovendosi piano o davvero non ha capito che non porto nemmeno quello, così gli chiedo perché pensa che ho il perizoma.

“Così mi chiedevo” mi risponde, io lo guardo e gli sorrido e poi: “no non lo porto”, lui sorride ha capito.

Mi butto indietro con i gomiti poggiati sull’erba, ora il mio busto e tutto teso all’indietro e i seni di nuovo vorrebbero scappare dai lati della canottiera, sento i capezzoli pizzicare la stoffa leggera, so già che si vedono bene, quindi dopo un attimo guardo prima uno e poi l’altro da dietro gli occhiali e chiedo: “be che si fa?”.

Così Fabio il taciturno, il più grande mi viene vicino con la testa e si appoggia alla mia spalla, io giro il capo verso di lui protendendo leggermente le labbra e parte il primo bacio.

Mentre ci baciamo sento un dito biricchino che percorre la pelle di un mio seno, io ho i brividi, mi stacco da Fabio e sospiro poi: “ma bene ecco un buon modo per passare la mattinata”, lui sorride e sorrido anch’io, poi mi giro verso Marco che non si fa attendere e mi bacia in modo un po’ più irruento ma pur sempre piacevole.

Due mani ora sulle mie cosce nude e calde, decisamente mi sto eccitando, è una vita che non limonavo su un prato come una ragazzina e con due ragazzi poi è la prima volta anche per me.

Mi stacco un attimo dalle loro bocche e chiedo loro se è il caso di andare avanti così pubblicamente, loro mi guardano un po’ stupiti, non pensavano che mi fermassi così ed in effetti nemmeno a me va di fermarmi, così dopo un attimo in cui le loro mani sono arrivate al bordo interno dei mie pantaloncini, io ansimo una proposta: “ragazzi ho l’auto parcheggiata in piazza, vi va di fare un giro?”

Accettato entusiasticamente!

Ci mettiam a correre giù per la collina, quasi cadiamo, poi via di cora verso il parcheggio, l’eccitazione ci ha preso la mano e tutti e tre, corriamo come pazzi, arriviam oall’auto, io guido loro uno davanti e uno dietro di me, metto in moto e mi dirigo verso l’esterno della città, senza una meta precisa.

Fabio è al mio fianco, è girato verso di me e mi guarda, poi fa passare la mano sulle mie gambe, sulla mia pancia, sul mio seno e infine sulla mia bocca, io bacio le sue dita.

Marco da dietro con le braccia cinge il sedile e poi il mio corpo tutto assieme poi mi alza la conottiera sul seno che stringe forte, io apro la bocca e lascio uscire un sospiro, mi piace la sensazione di essere il loro gioco e gioco anch’io. Cambio marcia ma facendolo con la mano gioco con la leva del cambio come fosse un cazzo; la tocco, porto la mano in alto sul pomello e vi passo su il palmo, poi scendo sull’asta.

Fabio mi chiede se voglio altro che non la leva del cambio, io mi giro un attimo severa verso di lui poi con un dito sulle labbra gli faccio segno di stare zitto, poi aggiungo: “sssh non dire nulla, lascia parlare i sensi, se vuoi giocare fallo e basta, ma non chiedere.”

Abbiamo passato Povoletto, andiamo verso i monti ma siamo decisamente senza meta, Fabio si sta segando mentre Marco da dietro mi pastrugna i seni, poi si mette in mezzo ai sedili e si stiracchia.

Io me ne accorgo e abbasso lo specchietto, lui si accorge del mio movimento e si porta le mani sul pacco, gioca con i pantaloni e poi lo vedo, la cappella esce dal bordo dei jeans, ha decisamente un cazzo fuori misura.

Lui continua a giocare con la sola cappella, la prende e la stringe, la massaggia come io sto facendo con la leva del cambio.

Il livello di eccitazione nell’auto è elevatissimo, io sto con i seni al vento ma sono l’unica che ancora non si masturba anche se ogni tanto smetto di torturare il cambio e mi tocco i seni con decisione.

Alla fine mi decido, allungo una mano verso il cazzo di Fabio e lo stringo alla base, anche lui è ben fornito ma soprattutto è duro e così prendo la decisione che ancora nessuno di noi a preso, vedo uno sterrato e mi ci fiondo con l’auto senza nemmeno cambiare marcia, venti o trenta metri e poi il motore si ferma.

Scendo dall’auto e vado davanti al cofano, loro mi guardano e io mi spoglio nuda mimando uno spogliarello, poi risalgo in auto, loro hanno già abbassato tutte e due i sedili, si tolgono le magliette e io sfilo via i loro jeans.

Marco ha il cazzo decisamente lungo e Fabio ce l’ha di marmo, li bacio e li lavo con la mia saliva, passo le mie mani aperte sui loro corpi, mi beo di tanta grazia poi continuo a giocare con i loro cazzi, con le mani e con la bocca passo da uno all’altro senza soluzione di continuità.

Marco viene per primo sulle mie mani, quindi stacco la boca dal cazzo di Fabio e mi lecco lo sperma di Marco dalle mani, poi riprendo il lavoro di bocca a Fabio e poco dopo sento l’inconfondibile sapore di sperma inondarmi la bocca.

Ci fermiamo un attimo a guardarci e sorridere, poi visto che Fabio è ancora in tiro decido di impalarmi su quell’arnese da sballo.

Sono lì che ondeggio il mio bacino in estasi e tra un bacio ad un seno da parte di Fabio e uno in bocca da parte di Marco, tasto il cazzo di quest’ultimo fino afarlo tornare duro, quindi gli offro il mio culo.

Voglio una doppia penetrazione, è la mia prima volta così e la voglio con questi due giovani e bellissimi maschi e Marco non se lo fa ripetere, mi entra dentro lentamente ma inesorabilmente, devo dire che è bravo, io sono aperta anche dietro ma non è certo come metterlo in figa, eppure lui ci riesce aspettando i movimenti miei e di Fabio, spiengendo quando sente che può affondare, insomma dopo due o tre minuti è tutto dentro, un attimo per prendere respiro e ora mi pompano decisi tutti e due, alternandosi perfettamente, capisco che è un gioco che hanno già sperimentato più volte. Sono bravi.

Bravissimi, vengo urlando e loro urlano con me, ridiamo e urliamo come tre scemi, poi ci fermiamo, ora si sono scaricati dentro di me ma io non mi muovo li voglio sentire ancora dentro, parliamo e ci raccontiamo i casi nostri personali, siamo nudi in un auto in mezzo alla campagna friulana, i loro cazzi mosci sono ancora dentro e fuori di me e non ci importa ma anzi ci piace, ci coccoliamo e ci baciamo e parliamo del più e del meno.

Scendiamo un attimo per rivestirci, poi accendo il motore e ripartiamo per tornare in città, ancora un po’ e non ci incontreremo più forse. E invece una volta in piazza decidiamo di comune accordo di scambiarci i numeri di cellulare, chissà forse un giorno… bella giornata sì.

A casa pensai e ripensai a quanto era successo quel giorno ed anche nei giorni seguenti non feci che pensarci; avevo infranto un mio tabù, fare l’amore con due ragazzi insieme era stata un’esperienza interessante considerando anche il fatto che mi ero saputa imporre e quindi condurre il gioco.

O forse, avendo scoperto che i due erano avvezzi a fare certi giochi ero semplicemente stata fortunata ed in effetti quei ragazzi erano davvero stati bravi ad andare all’unisono; entravano ed uscivano da me con i giusti tempi, non si erano mai accavallati e i mie due buchini principali non erano mai stati costretti ad una forzatura, tutto era andato liscio come l’olio, conclusione, mi era andata di lusso.

Però qualche cosa su di me l’avevo capita, se volevo ero capace anche di impormi e quindi condurre il gioco, ora dovevo solo capire se era stato per un caso o l’esperienza potevo ripeterla ogni volta che volessi.

Una settimana e non resistetti più, così li chiamai al telefono, prima uno e poi l’altro, Fabio però scoprii che per il fine  settimana era impegnato e quindi non poteva fare nulla, mentre Marco era disponibile ad un incontro, ma fiu io a declinare in quanto volevo un incontro a tre.

Mi venne subito incontro proponendomi una sua amica che voleva provare un’esperienza saffica, io non ne ero molto entusiasta, sì l’idea mi intrigava ma non volevo fare da nave scuola e men che meno ad una donna che poi si sarebbe, molto probabilmente, tirata indietro.

Una cosa è l’aver già avute esperienze del genere ed una fare un’uscita a tre e mettersi in un gioco che non sai dove va a finire; o forse sì era anche possibile, dopotutto nemmeno io ero uscita di casa con l’intenzione di fare l’esperienza che poi mi era capitata ma era successo ed era anadata più che bene. O insomma, con le seghe mentali non si arriva da nessuna parte e nemmeno si gode molto!

Mi misi d’accordo con Marco di richiamarmi appena sapeva qualche cosa, non che ci credessi motlo ma provare a questo punto non costava nulla, ci accordammo per sentirci nel sabato pomeriggio, poi si vedrà.

Invece mi richiamò all’ora di pranzo: “cambio di programma, la mia amica ci sta ma vuole che andiamo noi da lei” e dove? “ma a casa sua in una villa dalle parti di Flagogna, conosci?”. Sì che la conosco e so che da quelle parti co sono boschi e case isolate, la cosa mi intrigava e allo stesso tempo mi spavenatava, dopotutto non conoscevo questa gente, poteva succedere di tutto a questo punto, così decisi di telefonare a Fabio per cercare di sapere qualche cosa di più.

Fabio mi rispose al terzo squillo, ascoltò la storia poi mi rispose con un laconico “fatti tuoi”, ma come mi dici solo che sono fatti miei? Sì certo mi spiegò che non conosceva la sua amica ma conoscendo benissimo Marco da anni sapeva che non si cacciava mai in storie strane ma che anzi, non gli piacevano storie di dominazione o peggio botte e droghe e che comunque la scelta era mia quindi… fatti miei.

Io ero titubante ma chiamai Marco e accettai.

Ci incontrammo il primo pomeriggio di un sabato un po’ velato, io avevo messo jeans e maglioncino di filo, un giacchino e stivali, insomma una mise normale e per nulla provocante, Marco vestito come la volta prima mi presentò Luisa, anche lei abbastanza normale e se vogliamo pure un po’ scialba ma almeno simpatica, non una persona che osservi per più di due secondi ma comunque ora ero in gioco quindi dovevo ballare.

Saliamo in auto, la mia, e ci avviamo verso San Daniele, il viaggio è lunghetto, in auto parliamo del più e del meno, scopro che Luisa frequena il supermercato dove lavoro come cassiera ma di lei non ricordo nulla, per me è una perfetta sconosciuta, passiamo il tagliamento sul ponte di Cornino ed è già una mezz’ora che viaggiamo per me a questo punto potremmo benissimo finire la giornata in pizzeria, non ho più velleità scopatorie.

Dopo un po’ arriviamo ad un gruppo di villette fuori paese, dietro c’è il bosco, entriamo nel cancello di una di esse, il cancello è aperto ma Luisa spiega che è rotto e che lo lasciano sempre così tanto non ci passa mai nessuno e che non ci sono problemi di sorta, tanto qui tutti sanno tutto di tutti.

E già lo so, mia madre è di San Daniele ed è proprio così ma non lo dico.

Scendiamo e ci avviamo a casa, una dimora normale come Luisa, anche MArco noto che è taciturno, io mi avvicino e lo prendo sottobraccio ma per sussurrargli “che succede mi sembri ammosciato” – “sì un po’, credo di essermi sbagliato su Luisa, mi sta venendo sonno” – “anche a me”.

Entriamo in casa, io tengo MArco per mano, Luisa ci guarda e poi ci chiede se vogliamo un caffè. Sì all’unisono e lei sparisce verso la cucina, io e Marco ci buttiamo sul divano e io prendo l’iniziativa limonandolo un po’, più che altro per fare qualche cosa, per vedere che effetto faremo su Luisa quando tornerà con i caffè.

E Luisa torna dopo un po’ con i caffè, non so dopo quanto tempo, io mi ero persa a baciare Marco e il tempo era volato per fatti suoi, Luisa ha in mano un vassoio con tre tazze fumanti, la zuccheriera e null’altro, è nuda, io la guardo e mi viene da ridere poi le chiedo scusa, le dico che sono imbarazzata perché non me l’aspettavo ed è vero.

Luisa si siede accanto a Marco e ci serve il caffè, poi dice che lei in casa vive sempre nuda che non sopporta i vestiti; evvai.

Ma guarda che pure per me è così, io vivo nuda e Marco lo sa da quando mi conosce, anzi, sai che faccio, mi spoglio e detto ciò mi alzo posando la tazzina e comincio a togliermi gli abiti, non è uno spogliarello ma anzi uno sfilarmi veloce qualcosa di dosso che odio, e così in pochi istanti sono completamente nuda, solo Marco è vestito in mezzo a due donne nude.

Iniziamo a toccarlo e a ridere, ora l’atmosfera sta diventando come quella che piace a me, divertente e spensierata, intreccio le mie mani con quelle di Luisa sui jeans di Marco che si stanno vistosamente gonfiando, passo e ripasso il palmo della mano su quel bozzo assaporando la sua durezza mentre intanto lo bacio scambiando la sua bocca appena Luia la lascia libera.

Intanot che le mie mani vagano sul cazzo di Marco, noto che luisa lo sta spoglianod della camicia, allora pure io inizio a darmi da fare con i jeans, pochi minuti e Marco è nudo pure lui, così mi metto sopra e inizio subito a scoparmelo a “smorza candela” mentre Luisa in un facesitting si fa leccare la topina; povero Marco in men che non si dica l’abbiamo sottomesso ai nostri biechi voleri, lui non fiata ma anzi ci sta.

Luisa ha appoggiate le braccia sulle mie spalle e mi guarda, io non la vedo più che tanto, sono concentrata sul cazzo di Marco che si muove dentro di me, ma in un momento di lucidità realizzo che ha dei seni giganteschi, saranno di una sesta misura e a me i seni grandi piacciono così li sfioro con le dita, lei sussultà ma non demordo anzi, inizio a pizzicarle i capezzoli.

Ora ci guardiamo negli occhi menre le mie mani hanno continuato a tortuarle i seni, apro la bocca per un bacio ma è lei ad anticiparmi buttandosi letteralmente contro di me e ci baciamo e limoniamo alla grande mentre sento che Marco gode riempindomi col suo seme.

Ci fermiamo, Luisa si sdraia di schiena e Marco subito la prende nella classica posizione del missionario, io senza la pretesa di farmi un 69 comunque le vado a leccare il clitoride vedendo nel frattempo l’instancabile arnese di Marco che entra ed esce da lei.

Luisa si contorce nel godimento, sta davvero godendo del nostro trattamento e io le colo lo sperma di cui la mia figa si era riempita prima direttamente in faccia e nella bocca.

Poi Marco e lei vengono insieme, quindi Marco esce da lei e io apro la bocca per ricevere il suo cazzone intriso di sperma e di liquidi di Luisa, Marco mi stantuffa un po’ la bocca e io lo lascio fare ma smette subito è davvero stanco ora, io mi accascio su Luisa con la faccia sulla sua figa mentre la mia è oramai sulla sua faccia.

Ora sento che sta giocando con le dita sul mio corpo, io mi godo questi momentie quasi mi addormento.

Non so per quanto siamo rimaste così ma a me la sveglia me la da Marco che insaziabile com’è mi vuole fare il culetto, io non mi sposto più che tanto, sento anzi le dita di Luisa che mi aprono e poi Marco che spinge piano entrando in me.

Io godo, affondo il mio viso nella figa di Luisa e inizio a leccare e sfregare il mio naso tra le grandi labbra e il clitoride, poi entro dentro il più possibile con la lingua e infine spostandomi con i gomiti riesco ad entre dentro con due dita, allargo bene e lecco.

Godiamo all’unisono tutte e tre e poi crolliamo gli uni sugli altri.

Ci svegliamo che è sera inoltrata, ci alziamo e Luisa ci fa fare la doccia, poi ci vestiamo, io propongo una pizza, ma Luisa ci ice che non verrà e che rimarrà lì a casa, noi ci allontaniamo in auto.

Marco mi dice che non dovevo dubitare di lui, che non dovevo chiedere a Fabio, che di lui mi posso fidare e che non mi farebbe mai del male perché mi ha capita, io sono come loro due, cioè, mi piace il sesso puro, mi piace godere e non il dolore e la sottomissione ma solo il godimento, se voglio aggiunge, da ora posso fare parte del gruppo.

Che gruppo scusa? Ma io, te e Fabio ovvio, il gruppo degli scopatori della domenica e ride. Anche del sabato dico io e ridiamo.

Con Marco e Fabio ci siamo rivisti più volte, anche con entrambi e devo dire che con loro l’intesa è fantastica e si tratta di solo sesso, il che a me va benissimo dato che in questo periodo non voglio legami sentimentali, ma si sa non si può comandare al cuore e tutto sommato nemmeno alla testa, così un giorno mi si presentò l’occasione per instaurare un altro tipo di rapporto, più cerebrale, non voglio dire necessariamente una questione di cuore ma di cervello quello sì.

Era andata che mi aveva richiamata Luisa, più sconvolta che mai, mi aveva raccontato dei suoi rapporti con le persone non sempre idilliaci, anzi, spesso un vero incubo che l’aveva portata a chiudersi in se stessa, poi quel giorno in cui con Marco avevamo fatto l’amore per lei qualcosa era cambiato e voleva frequentarmi di più per capire se era stata una follia passeggera o c’era qualcosa di diverso in lei che la spingeva più verso le donne che non gli uomini; io non ne volevo sapere, a dire il vero non volevo storie di alcun tipo che coinvolgessero i sentimenti, ma devo dire che Luisa mi intrigava perché per certi versi mi ricordava me stessa.

Anche io avevo avuti i miei dubbi atroci dopo la prima volta e forse anche dopo la seconda volta, ma ieri come oggi mi ripetevo che era solo sesso dopotutto non mi sentivo mai convolta sentimentalmente con le donne che avevo frequentato e mi stava bene così.

Anche con Luisa non volevo un coinvolgimento diverso, non volevo che si innamorasse di me ma allo stesso tempo mi rendevo conto che non potevo certo io decidere per i suoi sentimenti, anche se qualche cosa potevo pur fare, ad esempio respingerla.

Il fatto fu che a me non mi piace respingere la gente e alla fine ci vedemmo per un caffè, pioveva e piove da una settimana, un tempo tristissimo che a me che sono meteopatica mi rendeva apatica e triste, così la telefonata di Luisa mi mise se non proprio allegria almeno mi diede un impulso per evitare di continuare a trascinarmi per casa cercando qualche cosa da fare.

Decidemmo da subito di vederci a casa mia, fiu io a incoraggiarla perché dopotutto di uscire proprio non mi andava così ci accordammo per il primo pomeriggio, gli diedi indicazioni e chiusi la telefonata, poi mi guardai intorno e mi resi conto che ultimanente la mia casa assomiagliava più ad una discarica, così mi misi a rassettare.

Il tempo in questi casi passa veloce mentre ti giri intorno senza apparentemente combinare molto, così alle 4 del pomeriggio mentre ero ancora affaccendata a pulire suonò il citofono, manco a dirlo io mi ero mezza dimenticata dell’appuntamento così ebbi un momento di sconforto, ero ancora in pigiama e con i capelli arruffati, e non potevo certo cambiarmi e farmi la doccia in due secondi, così risposi al citofono un po’ tra l’incazzato e lo sconfortato; Luisa sembrò non dare peso al tono della mia voce ma anzi vennè su contenta e io ne fiu sorpresa, un bel cambiamento dall’ultima volta che ci eravamo viste alla sua villa di Flagogna dove aveva un’atmosfera Dark senza nemmeno averne l’aspetto.

Avete presente quelle persone che si incontrano e subito si mettono a parlare i fatti privati senza nemmeno conoscersi ma solo perché sentono un’empatia attrattiva  potente? Ebbene tra noi fu semplicemente così; la feci accomodare e in un attimo dimenticai lo spazzolone appoggiato al muro, la mia tuta sformata, le ciabatte e i capelli arruffati e persino il fatto che dovevo sicuramente fare una doccia, lei per contro era bellissima non me la ricordavo così.

Parlammo di tutto, scordandoci il the, i pasticcini e altro, ora c’eravamo solo noi due e tutto il mondo fuori… 

Toccarsi e baciarsi fu un tuttuno, non c’era nulla di strano, nulla di male, era tutto naturale, così come pure finire una sull’altra sul divano che per fortuna o per malcelato calcolo avevo comprato bello grande.

Dopo due minuti di baci voracissimi e toccamenti intimi i vestiti stavano letteralmente volando e visto che io sotto la tuta ero nuda, fui immediatamente svestita anche se rimasi con le calze di lana, un vero spettacolo osè.

Luisa no, era venuta tutta carina ma per sua fortuna in gonna così allungai una mano li sotto cercando calore, poi notai con la mano che portava collant, così iniziai a tirare per toglierli ma lei era sdraiata sul divano così che i suddetti non venivano via; li strappai fregandomene delle sue rimostranze, anzi più li rompevo e più mi eccitavo, la guardai con aria stravolta e la baciai, poi le dissi di un fiato “tranquilla lavoro da Intimissimi, te ne regalo dieci paia, ora diamoci dentro ti prego!”.

Dopo quella dichiarazione mi baciò anche lei e mi spinse all’indietro giù dal divano, quindi mi si mise a cavalcioni della faccia come l’altra volta e io iniziai a leccare tutta la pelle che mi si parava di fronte alla bocca, quindi, si chinò verso la mia figa e iniziammo un 69 animalesco che durò parecchio.

Quando ci staccammo esauste, io credo di essermi addormentata ad un certo punto, continuammo a parlare di noi senza nemmeno esserci girate una verso ll’altra; io avevo sempre davanti a me la sua figa e le sue gambe calde che mi circondavano la testa, mentre lei si era appoggiata col busto su un fianco e con una mano stancamente mi titillava la mia figa mentre parlava di se, io l’ascoltavo tranquilla con la testa finalmente vuota.

Dopo quel pomeriggio ci rivedemmo altre volte senza ne Marco e ne Fabio, era chiaro che lei aveva una cotta per me o più forse per ciò che io rappresentavo per lei, cioè la liberazione di un tabù; per me era un bel gioco per il momento, un gioco però che mi stava impegnando la mente almeno per ora.

 

Dopo giorni e giorni di pioggia incessante che aveva trasformata la mia città nel surrogato di una città tropicale è finalmente tornato il sole.

Caldo e afa la fanno da padrona ma diversamente dai miei concittadini non mi lamento perché francamente preferisco questo clima alla pioggia incessante, al freddo e all’umidità.

Era il tempo delle bibite fresche e dei bagni di sole, delle scappatelle al mare e dello stare il più possibile svistita, cosa che a me a dire il vero riesce benissimo.

Così un venerdì decisi di chiamare Luisa, Marco e Fabio per un’uscita a quattro verso una spiaggia per il giorno dopo o al massimo per la domenica, subito venni a sapere che Marco non poteva venire ed era impegnato per l’intero fine settimana, mentre Fabio accettò e così pure Luisa entusiasta si disse disponibilissima a venire con noi per stendersi sulla sabbia finalmente calda a chiacchierare anche per tutto il week end, tanta era la voglia di staccare da un pessimo fine settimana in cui non ci eravamo sentite nemmeno per telefono.

Passai il resto del pomeriggio a depilarmi e rifarmi le unghie, a pensare se fosse il caso di andare dal parrucchiere o lasciare ancora crescere un altro po’ la mia massa di capelli biondi, poi verso le sei del pomeriggio una chiamata da Fabio che mi avvisava che per l’indomani non poteva venire al mare colpa di un eritema cutaneo per il quale non poteva toccare la sabbia, insomma non se ne faceva nulla e si dispiaceva tantissimo, io pensai che mi stavano scaricando, prima Marco poi Fabio con quella che sembrava una scusa, alla fine chiamai Luisa raccontandole il fatto.

Luisa ci pensò su poi mi disse che l’eritema non era una scusa, Fabio aveva davvero problemi di pelle e che nessuno aveva intenzione di scaricarmi, anzi dal suo punto di vista parlavano spesso di me e di come piacessi a loro e ai loro amici, per il mio modo spigliato di vedere la vita e per il mio modo disinibito di fare, insomma non dovevo proprio preoccuparmi.

In quel momento mi venne un’idea che poteva funzionare, dissi a Luisa che si poteva anche organizzare di venire a casa mia; c’è una grande terrazza che da sul nulla, io la uso spesso per i bagni di sole, in casa c’è la doccia e sì manca il mare ma passo dal supermercato e riempio il frigo di bibite fresche e gelai, che ne dici? Fabio potrebbe stare all’ombra e non sarebbe diverso dallo stare in casa propria, dai facciamo così, vedrai che ci divertiremo lo stesso.

Luisa accettò e si disse disponibile a parlare con Fabio, io chiusi la telefonata chiedendole solo di richiamarmi per farmi sapere se Fabio accettava la mia proposta, poi mi alzai e riassettai la casa quindi mi vestii il minimo per essere accettabile dalla società degli uomini e mi fiondai al supermercato.

Tornando pensai che al limite avremmo potuto persino passare l’intero week end in casa e ordinare delle pizze per la serata poi ricevetti la telefonata entusiasta di Luisa che mi assicurava la presenza di Fabio, quindi la misi al corrente delle mie elucubrazioni alle quali si disse entusiasta e che anzi, se mi fosse piaciuto lei avrebbe potuto venire a stare da me anche da questa sera.

Per me la cosa poteva anche andare, Luisa mi piaceva, sperai solo che non portasse tutte le sue cose, ma no, non era il tipo e io mi stavo facendo solo dei brutti film, accettai e le dissi che poteva venire quando voleva, l’unica clausola non sindacabile sarebbe stata: “niente costume” poi poteva venire da me.

Luisa arrivò dopo meno di un’ora che ero tornata a casa dal mio giro al supermercato, stavo ancora mettendo a posto la roba quando suonò il citofono e io aprii contenta di vederla; era un raggio di sole col suo sorriso e il sole al tramonto nei capelli e il vestitino leggero a fiori, io mi sconvolsi nel vederla e mentirei se dicessi che i miei ormoni non si fossero risvegliati nel vederla arrivare.

Ci sedemmo sul divano dell’ingresso e ci sorridemmo come ebete, be io francamente lo ero, davvero ero rimasta senza parole tanto che mi scossi solo quando la sentii riferirsi alla mia mise.

Lù, anche lei mi chiama così con le prima sillaba del mio nome, ma sei uscita così questa sera? Io mi scossi dal torpore e risposi di sì perché che c’era di male, fa caldo e non mi andava di sudare più del necessario.

Ma Lù sei praticamente nuda eppoi hai sudato eccome; alzai le spalle e mi guardai, avevo una maglietta di cotone senza maniche bianca, sul seno e sui fianchi due belle colate di sudore mi facevano assomigliare più ad un camionista che ad una signora, inoltre il sudore mi faceva assomigliare a miss maglietta bagnata, un capezzolo era in buona vista sotto la stoffa divenuta trasparente, inoltre avevo arrotolata la maglietta fin sopra l’ombelico, sotto solo un paio di minishort elasticizzati nei e ai piedi scarpe da ginnastica, in effetti avevo fatto jogging tra le altre cose e non mi ero ancora cambiata, viva la pigrizia.

Uno dei lati che meno mi piaceva di Luisa era proprio questo suo sempre riprendere tutto e tutti per il modo di comportarsi, la “signora bene” come la chiamavo io aveva proprio bisogno di essere rieducata, lei con i suoi vestitini sempre per bene e tutta sistematina; sì dovevo proprio spettinarla un poco, così mi alzai e le dissi che a me piaceva farmi guardare e mentre lo dicevo mi sfilai la maglietta e poi gli shorts rimandendo nuda e facendole notare che non portavo nemmeno slip, quindi mi rimisi seduta e le chiesi se così andava meglio.

Luisa faceva tanto d’occhi, la mia quinta di seno le piaceva da matti e il mio stare così nuda di fronte a lei le faceva salire la temperatura, al che rincarai la dose alzando un piede e mettendolo sul divano per slacciarmi una scarpa, ovviamente così inutile dirlo la mia figa sudata era alla sua bella vista, ma feci il tutto come se nulla fosse, banalmente, come se fossi sola in casa, poi mi chinai mettendole in mostra la mia schiena e slacciai l’altra scarpa, ecco ora ero nuda.

Mi alzai e dissi che andavo a farmi una doccia, in frigo c’era da bere e da mangiare e se voleva poteva approfittarne in casa mia gli ospiti erano come a casa loro.

Feci una doccia veloce e senza sapone, non volevo mandare via l’odore ma solo la sensazione sporca del sudore eppoi volevo vedere cosa stesse facendo Luisa, la ritrovai nella stessa posizione in cui l’avevo lasciata; lascia cadere l’accappatoio e nuda mi avvicinai a lei, le presi la testa fra le mani e la baciai.

Allora, sei ancora sconvolta per il mio modo di essere? Tesoro, le dissi, qui sei a casa mia, io qui sono me stessa e non intendo recedere da questo, non cambio le mie ebitudini per i miei ospiti, se loro vogliono stare con me accettano queste mie abitudini oppure… lasciai la frase in sospeso.

Luisa si alzò di scatto e francamente in quel momento pensai che se ne stesse andando, fuggendo da ciò che la terrorizzava di più, far cadere la sua maschera di sicurezze e invece mi stupì di nuovo, si slaccio il vesito da dietro e se lo sfilò, poi tolse reggiseno e mutandine, infine sfilò le ballerine e mi chiese dove fosse il bagno, glielo indicai e le porsi il mio accappatoio.

Sentii l’acqua della doccia scrosciare e poi la cabina doccia che si apriva e si richiudeva, quindi presi i miei e i suoi abiti e li misi via, poi andai con un asciugamano pulito in bagno ed aspettai paziente che avesse finito.

Finita la doccia uscì dal box doccia e lio l’accolsi con un abbraccio e l’asciugamano aperto, lei si accoccolò in me e mi chiese scusa, le dissi di lasciar perdere e la portai in terrazza sul divanetto di rattan, sotto il gelsomino, un posto che lo sapevo era molto romantico e fuorviero di dolci aspettative.

Parlammo di noi come al solito, anzi Luisa mi parlò di lei e del suo rapporto con i suoi genitori, si era aperta l’asciugamano e ora stava nuda adagiata nel candore del cotone, io la guardavo e mi piaceva.

Mi stava parlando di suo padre e della sua figura autoritaria quando decisi che era il momento di agire, anche perché francamente non me ne fregava nulla delle sue problematiche, in un attimo mi fiondai sul suo corpo, mi misi in ginocchio davanti alle sue gambe e mi fiondai sulla sua figa castana.

La sentii sospirare, segno che anche per lei questa mia azione era migliore del parlare di suo padre così affondai il colpo, in un attimo passai dal leccarle il clitoride alle labbra fresche di doccia, mentre il mio pollice giocava col suo bottoncino con la lingua le allargai le labbra esterne e già sentivo un cambio di sapore dall’acqua al suo sapore leggermente acidulo, la ragazza si era bagnata in un attimo, vuoi vedere che un fine settimana con me e la sistemo per la vita?

Mi piaceva stare nella posizione che avevo assunto, ai piedi della mia vittima in mezzo alle sue gambe, le dava una posizione di superiorità presunta, anche perché il gioco lo conducevo comunque io ma allo stesso tempo credeva di avere la possibilità di condurre un gioco in cui invece era solo il mio giocattolo. E credetemi ne valeva la pena.

Eppoi pensai quel mio stare carponi avrebbe favorito Fabio con cui volevo farmi una scopata memorabile e sì mi compiacei della mia pensata, l’indomani avrei rifatto lo stesso gioco con lui presente e forse, anzi sì, avrei fatto in modo che pure Luisa potesse ricevere lo stesso trattamento.

Continuavo a giocare con le sue labbra e a forzare quelle interne con la punta della lingua mentre con le dita giocavo col suo ventre e con il clitoride oramai eretto, ogni tanti prendevo un po’ di umori dalla sua figa e li depositavo sul clito per renderlo umido e scivoloso, lei si contorceva dal desiderio e mugolava forse strizzandosi i capezzoli con le mani, io la guardavo e mi piaceva osservare cosa stavo facendo a quel corpo.

Decisi che dovevo aumentare la dose di piacere così le infili due dita nella figa bollente e fradicia della mia saliva e dei suoi umori poi a tradimento le forzai il culo.

A Luisa piaceva essere presa lì e sapevo di non farle certo male e infatti inarcò la schina poi si rilassò e le mie due dita furono come risucchiate dal suo intestino, intanto con l’altra mano continuavo a torturarle il clitoride e con la lingua a leccare e con le mi labbra a succhiare la sua figa fino al punto che venne in un muto urlo meraviglioso e sconvolgente.

Il suo corpò si dimenò eppoi si lasciò cadere all’improvviso sul divanetto, era sfinita.

La lasciai un attimo così e andai in cucina a prendere due birre fresche, gline porsi una e lei la prese sorridendomi, poi mi sorprese ancora dicendomi che era proprio una cretina; le chiesi perché diceva di sentirsi così e mi disse che lei voleva chiacchierare dei suoi problemi e non aveva compreso che il nostro fine settimana fosse di solo sesso selvaggio.

Non ci pensai su due volte, le dissi che si era proprio cretina perché lei con me poteva fare di tutto, anche chiacchierare per tutto il tempo se voleva e iniziai a parlarle dei miei problemi con mio padre e mia madre.

 

Leave a Reply