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OrgiaVoyeur

Pagine da subissare

By 24 Febbraio 2020Giugno 16th, 2020No Comments

Il cortese istitutore e similmente garbato educatore universitario, signor Orazio per l’appunto, pregevole, stimato e tuttora ricercato ex magnifico responsabile, con ancora frequenti ed eminenti contatti con il mondo universitario, risiedeva lassù nella zona collinare fuori mano dal perenne tramestio giornaliero, predisponendo gli studenti nell’effettuare al meglio, su loro espressa e precisa richiesta, le consuete verifiche e le necessarie quanto utilissime e basilari analisi, di riparazione di matematica e di geometria. Il rispettato e considerato docente, risiedeva infatti non lontano dalla casa dei miei nonni paterni, sulle verdi e lussureggianti alture, poco fuori dal trambusto frenetico e indiavolato della mia città.

Lui, effettivamente, a questo proposito, distante dal trambusto, lontano dagli schiamazzi e isolato dalle gazzarre giornaliere, abitando da solo amministrava gestendo in modo austero e morigerato un’esistenza peraltro silenziosa e appartata. Essendo per natura personale, un individuo poco festaiolo e mondano, aveva scelto di risiedere lassù senz’avere il fastidio e le costanti seccature, dei perenni e turbolenti disturbatori che lo assillavano allorquando viveva nella metropoli in pieno centro storico. La sua figura era corpulenta sì, però ben proporzionata, possedeva un viso di colore scuro con degli occhi attenti, indaganti e sagaci nel loro insieme, è non era ammogliato. 

Quest’oggi l’educatore Orazio, nel tardo pomeriggio, attendeva nel suo studio privato in quella deliziosa e silenziosa dimora Valeria. Appena lei varcò la porta in compagnia della zia lo vide, mentre il docente era affaccendato nel riordinare lo scrittoio, lui garbatamente le salutò entrambe invitandole ad accedere: 

“Venite avanti, accomodatevi pure. Buongiorno Valeria, la zia m’ha garbatamente esposto l’altro ieri per telefono, rivelandomi in che cosa consiste la sua visita qua da me. Vedremo d’assestare sistemando tutto nel migliore dei modi, di perfezionare il questionario dove ha difficoltà nell’argomento, migliorando le lacune e definendo gli ostacoli nella materia. Il docente la immobilizzava con lo sguardo squadrandola in modo libidinoso, fintanto che Valeria attenuò l’occhiata voltandosi leggermente di lato: 

“Io ho fatto del mio meglio professore, mi applico con impegno, eseguo i miei compiti con dedizione, nonostante questo non ottengo i risultati che spero, e poi non è affatto credibile né esatto, che io ho riportato dal mio compagno di banco falsificando il mio elaborato. La mia prova di valutazione è stata stesa dal mio stesso pugno, non come taluni sostengono e avvallano che abbia plagiato” – imprecò rudemente Valeria maledicendo quegl’istanti e sollevando la faccia decisamente risentita e fermamente corrucciata. 

“La zia mi ha riferito esponendomi che tu hai trascritto ricalcando in maniera fedele gli scritti e le esercitazioni dei tuoi compagni. Che qualcheduno congetturava nutrendo da tempo, che tu agivi in tal senso, sicché ci siamo coordinati per agguantarti con le mani nel sacco. Il docente espose a Valeria quello che aveva ascoltato tramite la zia da fonti esterne, tuttavia con atteggiamenti indolenti e con espressioni prudenti, meditò a lungo vagliando e soppesando per bene quell’aggrovigliato resoconto di cui era venuto a conoscenza avendolo udito pochi giorni prima, sennonché calibrando e misurando il tutto, attese la vivace replica di Valeria che frattanto non si fece attendere:

“Ascoltatemi bene, sapete che cosa vi dico, al diavolo. Preferisco ripassare quella registrazione, voglio osservarla attentamente, voglio rendermi conto di persona, in caso contrario non approverò né riconoscerò giammai la mia mancanza, neppure la studiata negligenza e neanche l’artificioso e falso sbaglio che mi si attribuisce” – prorompendo, infierendo e rincarando la dose. Valeria era visibilmente contrariata, amareggiata e assai dispiaciuta per l’accaduto. 

Il signor Orazio, garbato e amabile educatore, udendo con premura e assistendo con attenzione a quell’ingarbugliata quanto bizzarra vicenda, ponderò per qualche minuto riflettendo sull’accaduto, infine stabilì che poteva in conclusione soddisfare pienamente le rimostranze che Valeria adduceva nella discussione, incorporando il suo posato benestare, ed esponendo frattanto ai due presenti là davanti la seguente spiegazione: 

“Molto bene, in conformità e d’intesa per tutto questo che ho attentamente ascoltato, domani dopo pranzo, vi invito qua al medesimo orario nel mio studio. Successivamente, solamente per te Valeria, ti prospetterò consigliandoti una consona risoluzione, che sarà per te assai appropriata e calzante. Va bene Valeria?” – commentò il signor Orazio in modo entusiasta e risoluto, annotandosi l’appuntamento. 

“Non capisco, che cos’ha in testa professore?” gli domandò in maniera indiscreta Valeria insistendo, chiedendo notizie, non comprendendo le sue finalità né intuendo i suoi smorzati progetti. 

“Fidati, porta pazienza Valeria, verrai informata per bene e soprattutto ragguagliata con cura d’ogni aspetto a suo tempo. Domani, infatti, ne argomenteremo in modo adeguato” – riassunse in modo incisivo ed efficace il docente Orazio. 

La signora Rossana lì presente, invero, era una sbarazzina e briosa coadiuvante del docente Orazio, portava una lunga capigliatura rossastra, il colorito della pelle era lievemente smunto, mentre aveva una maniera di camminare a ogni buon conto signorile e ricercata, in seguito la donna palesemente attratta e apertamente incuriosita, rivolgendosi al docente Orazio gli domandò: 

“Merce rara, ho visto sai? Che obiettivo e che desiderio hai da suggerire alla tua gradita e benvenuta universitaria” – sollecitò in maniera affascinata e allettata Rossana pungolandolo oltremodo. 

“Ne risulterà una vicenda assai invitante e un evento punzecchiante Rossana. Tenterò e aizzerò Valeria, in modo tale da espormi le sue pratiche sessuali, di rappresentarmele, di descrivermele tratteggiandomele nelle sfumature, di rivelarmi le sue intime accortezze, tuttavia l’intento si comporrà di due segmenti: la seconda avverrà in maniera più astuta e calcolatrice, ma interamente da vagliare in corso d’opera, perciò sarà avventata da menzionare adesso, chissà, forse potresti addirittura esserne tu stessa partecipe. Basta ora, ti ho svelato già troppe cose” – riepilogò Orazio ben lieto e raggiante, trangugiando un calice del suo Pinot grigio Caposaldo preferito. 

“Dimmi un po’ Orazio, non vuoi proprio spiattellare né confessare nulla? – sollecitò la donna in maniera impicciona, pettegola e scostumata. 

“Per quale ragione dovrei Rossana? Non desidero devastare né sfasciare il regalo” – ironizzò beffandosi astutamente e ingegnosamente Orazio. 

“Hai ulteriori impegni nel pomeriggio?” – facendogli come prassi l’occhiolino in modalità smaniosa e dissoluta Rossana. 

“Prendevo in considerazione di trasferirci nella saletta sul grande canapè” – prospettò in modo libidinoso e impudico Orazio, ribadendo e degustandosi il suo prediletto Pinot grigio Caposaldo. 

In quella giornata leggermente piovosa le grandi lampade ad angolo collocate nei rispettivi spigoli, rischiaravano il vano in modo gradevole e diffuso, rendendo l’atmosfera elegante e ben forbita. Rossana iniziò pigramente a denudarsi, sfilandosi la blusa, dopo scagliò per terra sul tassellato la gonna restando con nulla indosso, mentre il reggipetto sorreggeva il suo aggraziato piccolo seno, infine più in basso si poteva distinguere la lanutissima boscaglia di rossicci peli, donandole per quella visione un inedito quanto bizzarro sfondo d’una pulsione erotica unica. 

Il signor Orazio si era frattanto sistemato sulla poltrona dinanzi al talamo, posava le braccia lungo i braccioli, intanto che fumava le sue immancabili e preferite sigarette Lucky Strike, nello stesso momento che la rosseggiante Rossana, peraltro sua spasimante e ispiratrice poetica, si denudava apprestandosi nel farlo svagarsi, dilettandosi e spassandosela in conclusione con i suoi libidinosi e traviati passatempi erotici. Rossana si coricò sul talamo, si sfilò gl’indumenti intimi e allargò le cosce, lasciando sgusciare la sua sottile mano tra la pelosissima e spessa rossiccia fica irrorata, principiando a strofinare a rilento il suo tumido clitoride, mentre con l’altra mano manipolava i suoi gracili e minuti seni spremendo gli smilzi capezzoli, esaminando e ispezionando il suo diretto consigliere e ispiratore, fonte assoluta d’esemplare esempio, tuttavia statico sulla poltrona che la osservava in maniera lasciva e lussuriosa. Orazio fumava con inconsistenza, dopo sovrappose le gambe e seguitò nel rallegrarsi dello spettacolo della signorina, che frattanto aveva estratto dalla borsa uno stuzzicante vibratore a batteria, che stropicciava sul clitoride, mentre conficcava le sue dita fra le palpitanti labbra della sua irsutissima fica. 

Al presente i piagnucolii di benessere s’innalzavano fervidi e vivi nella stanza, durante il tempo in cui il docente perseverava accanendosi nel guardare la sua fautrice, perché l’esortava spronandola di disporsi in un portamento differente, in base ai suoi lascivi e scostumati gusti del momento. Rossana abbozzò disparate posture su quel giaciglio, inumidendo con la bocca il suo giocondo e brioso fallo fasullo, introducendoselo nell’orifizio anale ricevendo un orgasmo squarciante, in seguito riapparì di fronte a lui, spingendo nuovamente quel fallo sofisticato mentre con le dita si pizzicava animosamente il clitoride, sfregando il vibratore tra quei piccoli seni immaginando di compiere una spagnola, fino a quando Orazio si sollevò flettendosi tra le cosce di Rossana e inalandone intensamente gli effluvi delle sue intime secrezioni, gustandosele appieno e infoiandosi oltremodo. 

“Mi auguro per davvero, che l’esibizione tu l’abbia gradita” – domandò con un’intonazione timorosa e smarrita Rossana, con una forma nel contempo esaltata e vorace, sulla soglia della porta dell’abitazione prima d’allontanarsi. 

“Nessun dubbio mia adorata, ti sei comportata come di consueto in modo mirabile e splendido” – avvalorò il professore ribadendole il concetto e dandole un bacio prima d’accomiatarsi. 

Là di fuori pioveva molto, lo studio del docente Orazio pareva un ambiente avvolgente e adatto dentro il quale occupare alcune ore, anche se Valeria adesso manifestamente intimorita, dubitava che la sua vicinanza non sarebbe stata un granché gradevole né tantomeno spassosa. Il signor Orazio accedette là dentro la sala con un nastro, l’introdusse nel videoregistratore e lo avviò. In quella chiara sequenza, infatti, si poteva notare in modo eloquente e accorgersi che quella mattina Valeria scorreva con gli occhi degli appunti, introdotti peraltro goffamente nel manicotto della sua giacchetta, giacché visionando quelle brevi immagini di quell’incontestabile ripresa, il docente Orazio si ritenne perciò alquanto appagato, bloccando in tal modo la visualizzazione e proclamando: 

“Come puoi ben notare, cara Valeria, da quello che si evince dalla ripresa del videoregistratore è alquanto convincente direi, è tutto ovvio e assiomatico, non trovi?” – sostenne intersecando le braccia davanti a Valeria con un sospiro. 

“Che cosa posso aggiungere signor Orazio, la mancanza c’è stata, la pecca è evidente, la registrazione ne è la prova tangibile, lo ammetto. Lo affermo e lo riconosco, sì professore. La informo, oltre a ciò, che sono stata indotta, sono stata forzata, perché dovevo svolgere quella prova. Le confesso, altresì, che se non passo al secondo anno, dovrò certamente sborsare di nuovo per i tributi e attualmente non posso onestamente permettermelo” – proferì osservandolo la giovane e graziosa ragazza. 

“Sappi però, che in questo caso Valeria, tu riponi in totale azzardo e a serio rischio l’integrale dottorato se non salderai le imposte accademiche dovute. Francamente m’appare abbastanza insensato e frivolo. Dimmi una cosa: sei davvero convinta che non ci sia dell’altro che non vuoi far emergere né svelarmi?” – sollecitò Orazio, informandosi con un’occhiata scandagliatrice e inquisitoria. 

“Per nulla, niente di tutto questo signor Orazio, nel modo più categorico e fermo, è unicamente per le ragioni che ho poc’anzi esposto, eseguendo in ultimo il fattaccio che adesso ben conosce” – completando in tal modo la giustificazione. 

“Gentile Valeria, come credi, non ho motivo per tentennare né ho il presupposto per dubitarne. Attualmente rimane in ogni caso l’azione fondata e gli esiti plausibili che ne scaturiranno. Ipotizza solamente, che io sia costretto a invalidare il tuo saggio e reclamare che tu finisca allontanata e in ultimo estromessa da quest’ateneo” – proclamò l’ex docente Orazio, giudicando tutte le concause e accomodandosi verso il suo scrittoio. 

“Mi dia perlomeno una possibilità, la scongiuro stimato docente Orazio, abroghi pure la prova, la revochi, la cestini pure, io la preparerò nuovamente, però non mi escluda, la imploro, non mi destituisca, ho fatto tantissimi sacrifici e ho compiuto moltissime rinunce”. 

La ragazza era assalita da una radicata e persistente angoscia, era invasa dal totale dispiacere e dalla caparbia afflizione, il peggioramento emotivo l’attanagliava nell’intimo, frattanto il docente Orazio s’accostò nei suoi pressi, perché rincuorandola e sostenendola le espose: 

“In realtà una via d’uscita ci sarebbe, eclatante, pure a portata di mano. Esisterebbe facilmente e speditamente finanche una celere, favolosa e smagliante maniera, un pratico e sorprendente espediente, tuttavia solamente tu potrai fissare e in ultimo decretare, se è ciò che realmente ambisci” – espose il docente Orazio, con quello sguardo lascivo e incontinente, lasciando a Valeria il tempo di decidere. 

“Bellissima notizia, mi sento davvero alleggerita, attuerò con serietà e compirò con coscienza quello che vorrà e quello che sarà necessario, idea davvero strabiliante e portentosa docente Orazio, a patto che non venga sbattuta fuori dall’università” – mentre Valeria aveva riacquistato l’esuberanza e la vitalità perduta, perché ottenere in questo modo un insperato appiglio e un inatteso sostegno le appariva un fatto straordinario. 

“Molto bene, affare fatto Valeria. Come compromesso e come accomodamento, io desidero che tu capiti tre volte nell’arco della settimana in una località che io ti specificherò, dove mi menzioni le tue pratiche erotiche e le tue abitudini carnali in modo esauriente e dettagliato. Sta’ pure tranquilla, fidati, non voglio scopare con te, desidero unicamente ascoltarti. Se tu acconsentirai, il mese seguente potrai sostenere nuovamente la prova attitudinale e in tal modo il contrattempo sarà definitivamente arginato”. 

Valeria lo ascoltava allibita, chiaramente impietrita e manifestamente smarrita, dal momento che non avrebbe giammai supposto né ipotizzato una siffatta bislacca e sconclusionata intenzione. Che cazzo di docente era costui, forse un impudico traviato, un autentico lussurioso maniaco o che altro? In ogni caso non aveva altra opzione, doveva restare presso quell’ateneo e se questo era l’atipico metodo, avrebbe accolto quella offerta sottostando e dipendendo ai suoi voleri. 

“Sì, acconsento e accolgo ben volentieri la proposta. Come concordanza e per tacita intesa, attendo istruzioni per il luogo e per l’orario, poiché sarò là nel momento previsto sul posto” – concluse celermente Valeria. 

“Certamente, affare fatto Valeria, vedrai che ce la spasseremo” – bofonchiò il rinomato signor Orazio. 

Il primo incontro avvenne in una piccola trattoria del centro storico, verso le ore dodici, Valeria accedette dirigendosi verso il tavolino del docente Orazio che stava degustando il suo solito Pinot grigio Caposaldo. 

“Buongiorno Valeria, sei è in esemplare orario, adoro gl’individui diligenti. Preferisci da bere?” – domandò educatamente l’esimio docente. 

“Sto bene così, no grazie, sceglierei di cominciare presto, se non è un intralcio” – bisbigliò boccheggiante Valeria, irrequieta e impaziente di concludere speditamente questo supplizio. 

“Sì, certo, comincia che ti ascolto” – assentì il docente Orazio. 

“La mia prima sperimentazione genitale l’ho saggiata verso i diciannove anni d’età assieme a un mio coetaneo, in quanto risiedevamo nel medesimo borgo e dopo qualche passeggiata avvenuta unitamente, lui mi prospettò di fare sesso. Lei è ben informato professore, che io essendo della provincia di Isernia, da quei territori la purezza e l’innocenza, è ancora considerata e ritenuta un’integrità da salvaguardare, sicché all’epoca fui proprio io a lanciargli la lussuriosa convinzione d’essere chiavata nel didietro nell’ano, in questa maniera avrei salvato la mia rispettabile purezza e il mio indiscusso candore, però nel contempo lo avrei indubbiamente accontentato”. 

Valeria scrutava nello sguardo del docente un’inedita illuminazione di bramosa cupidigia, di smaniosa sete, tuttavia nessuna cosa nel suo modo di agire l’indisponeva né la contrariava, lui seguitava a degustarsi il Pinot grigio e prestava attenzione al suo racconto. Quell’episodio principiò ad attrarla, sicché Valeria stabilì descrivendo in ultimo in maniera assai molto avvincente e coinvolgente la narrazione andando avanti: 

“Un tardo pomeriggio, infatti, dopo esserci lasciati lascivamente e viziosamente andare con baci ardenti e con palpeggiatine durevoli, lassù in automobile nel bosco poco distante dal borgo, percepii la sua mano digradare fra le mie cosce, captando le sue dita ficcarsi insolentemente nel mia fica, peraltro molto pelosa, avvertendo la mia esaltazione e il mio fermento prorompere veemente. Dopo Andrea mi denudò velocemente e mentre ero ancora affaccendata che tentavo di riprendermi dalla mia travolgente tensione spasmodica, mi ritrovai il suo cazzo tra le mani, eretto e compatto. Lui mi colloco gattoni con una coperta sul bagagliaio posteriore della sua vecchia Opel Astra station wagon e dopo aver provveduto a lubrificarmi con la saliva, puntò il suo grosso glande contro il mio sfintere anale, io lo supplicai di fare adagio, ma lui infoiato e accalorato com’era, con il suo affondo mi lacerò il ventre, per il fatto che mi pareva d’avere un arnese arroventato nell’intestino”. 

Valeria si fermò ancora, richiedendo al presente una bevanda alcolica e fissando il docente Orazio in maniera insinuante e intrigante, proseguì nell’esposizione: 

“Dopo l’introduttivo spasimo e il conseguente supplizio però, l’atto diventò regolare e il suo cazzo in modo cadenzato apparve proporzionarsi assestandosi come un paramano al mio didietro, perché sentivo la pulsante eccitabilità arrampicarsi nuovamente e con la mano principiai a manipolarmi brutalmente fino a quando, con un ammonimento lacerato, Andrea mi disse che stava sborrando ficcandomi il suo cazzo dentro, riempiendomi con il suo denso e lattescente seme, poi lo estrasse obbligandomi di pulirglielo con la bocca. In vita mia, non avevo assaporato lo sperma e quello di Andrea lo scoprii dolciastro, non proprio aspro né nauseante come avevo giustappunto sentito dire e talvolta commentare. Questo è quanto, mi auguro che abbia appezzato la mia storia” – mentre Valeria terminava il racconto, ringraziando il docente e ultimando di sorseggiare la bevanda alcolica. 

“Per me è stato stupendo e originale, realmente un gradevole dono ascoltarti Valeria. Fra qualche giorno mi rifarò vivo io. Ti ringrazio e ti auguro tante belle cose” – frattanto salutandola e allontanandosi. 

Il secondo incontro fra il docente e l’universitaria capitò cinque giorni più tardi. Valeria stupì sbalordendo di nuovo il docente Orazio, rivelando con spudoratezza, temerarietà e senza chiusura le sue intime pratiche sessuali e proseguì così per tutta la serie, ma fu eccezionalmente il suo conclusivo colloquio che impressionò particolarmente il docente Orazio colpendolo oltremisura. Per l’incontro finale, infatti, l’esimio docente aveva selezionato la sua abitazione. Nello spazio di quei tre mesi entrambi avevano istituito un familiarità più stretta e confidenziale, in tal modo il docente Orazio decretò d’ospitare l’universitaria per l’ora di pranzo, imbandendo direttamente vivande semplici, ma raffinate, che sbalordirono parecchio Valeria. Dopo aver pasteggiato ed essersi sostentati traslocarono nel soggiorno, Valeria iniziò a menzionare al docente la sua recente peripezia, definendola perfino catastrofica e scompaginante. 

“Quest’ultima avventura è successa appena pochi giorni addietro, eppure ho privilegiato mantenerla stabile e intatta per questo nostro ultimo importante incontro, sono consapevole e più che certa, che ravviverà in maniera profonda la sua attenzione, rallegrando infine la sua considerazione. Durante il tempo in cui mi trovavo in biblioteca, sono sopraggiunti due ragazzi della mia stessa facoltà, si sono messi a prendere appunti vicino a me, in seguito uno di loro ha prospettato di continuare a casa sua e d’assaggiare una pizza insieme. Io accettai subito, li conoscevo piuttosto bene e due di loro mi piacevano, così sono andata. Ho scovato, dopo la pizza, che era stato unicamente uno studiato espediente, un soppesato artificio per abbordarmi, perché in pochi istanti me li sono ritrovati di fronte svestiti e leggermente alticci, io stessa ero un po’ ebbra e allietata per la circostanza, ma innanzitutto insolita di ravvisare dove saremmo andati a finire. Successivamente ci baciammo con ardore, poi mi trovai disadorna e distesa sul letto col meno seducente fra le cosce, che mi leccava la fica gonfia, e l’altro con il cazzo conficcato nella mia bocca. Sono sincera, non dubiti esimio professore, benché fossi alticcia avvertivo quel libidinoso e straripante piacere avvolgermi in ogni angolo del mio corpo e quello era soltanto l’apripista. Dopo aver fatto innalzare a dovere il loro cazzi, si spostarono uno sotto di me, penetrandomi analmente e l’altro si dispose di sopra scopandomi con una vigoria che non avevo mai sperimentato. Mentre mi scopavano davanti e dietro, sentivo le forze che gradualmente svanivano, perché mi chiavavano come due cavalli da riproduzione e seguitavano ad avvicendarsi tra loro, fino a quando non mi hanno eiaculato addosso in ogni parte. Desideri adesso conoscere esimio professore, l’inedito quanto traviato e depravato contesto? Ti dirò, che in vita mia, ho assaporato finalmente sentendomi in ultimo una vera sgualdrina, un’autentica lussuriosa prostituta” – concludendo il suo lascivo e dissoluto resoconto. 

“Gentilissima Valeria, i tuoi resoconti mi sono piaciuti molto, sono stati molto approfonditi e completi, come compromesso e concordia, i nostri incroci sono completati e nell’imminente settimana potrai patrocinare nuovamente la tua ambita prova scritta. So che farai indubbiamente la parte del leone. Prima d’allontanarti però, gradirei presentarti qualcosa che potresti scoprire alquanto provocante e coinvolgente, sei dunque autonoma d’accoglierla oppure no” – enfatizzò il docente Orazio. 

“Sono tutt’orecchi, presumo che entrambi abbiamo ben afferrato e compreso disparate nozioni in questi mesi” – sibilò borbottando Valeria, facendogli l’occhiolino in modo astuto e libidinoso. 

“Per questo motivo, che io ti confeziono quest’intenzione. Domenica giungerà qua da me una mia apprezzata e tenera conoscente, cionondimeno coadiutrice all’ateneo e un universitario del suo medesimo anno di studio. Tutti, invero, saremmo gioiosi se volesse unirti a noi, cucinerò io stesso assieme a Rossana che già conosci, e poi arriverà il dopo cena che si profetizzerà assai avvincente e divertente”. 

“Potrei a questo punto finanche accettare di buon grado. Per quale orario allora” – ripeté la ragazza. 

“Per le ore venti è sufficiente”. 

“Una curiosità docente Orazio, ha gradito i miei resoconti? Si è per caso accalorato con le mie lussuriose esposizioni” – sollecitò astutamente Valeria, appiccicando con lo sguardo la patta delle braghe dell’uomo. 

“Devo confessarti che quest’ultimo è un autentico splendore, un genuino e schietto sfarzo, che non posso permettermi cara Valeria”. 

La domenica sopraggiunse in maniera filibustiera e predona, Orazio aveva convocato Elsa e Giacomo, uno allievo di scienze politiche al primo anno. Valeria si presentò in perfetto orario, ad aprirle fu Elsa facendola accomodare presentandosi. Lei spiegò che il docente Orazio stava imbandendo e che frattanto potevano sorseggiare delle bevande. Giacomo si sollevo dall’ottomana e le strinse la mano, i tre invitati iniziarono a dialogare simpaticamente, fino a quando il docente Orazio non li radunò con il trillo di un’argentina campanella. Elsa e Orazio si sedettero a capotavola, mentre i due universitari presero posto ai lati. La bella stagione avanzava, la canicola iniziava ad avvertirsi, sicché dopo cena si trasferirono nel soggiorno, dove Orazio servì il caffè e iniziarono a colloquiare di sesso, di come lo interpretavano, lo sentivano e in ultimo come lo vivevano. Ognuno di loro espresse manifestando la pertinente convinzione, il docente Orazio in senso nobile ed elevato, però realista, Elsa in maniera spavalda, trafficona e traviata, Valeria alquanto istintiva, naturale e gaudente, mentre Giacomo sperimentale e prammatico. 

Leccitabilità e lo sprone toccando quegli argomenti, iniziava a pervaderli impregnandoli maggiormente, allorquando Elsa debuttò con il suo inedito spogliarello, sia l’affanno che l’apprensione accumulata dei due studenti ben presto svanì, trasformandosi in una mera esibizione. Valeria si drizzò in piedi e iniziò a denudarsi, accompagnando nella silenziosa danza il collaboratore, Orazio con eleganza accese lo stereo con un gradevole sottofondo di musica blues, Giacomo aizzato e pungolato dalle due femmine prese parte al ballo, trovandosi lestamente svestito, il docente Orazio sprofondato nella seggiola si gustava le sue immancabili e preferite sigarette Lucky Strike

Le femmine erano smisuratamente invogliate ed esaltate, si baciavano con brio palpeggiandosi a vicenda in maniera impudica, mentre il ragazzo sembrava osservarle contrariato ed esasperato, tuttavia con un cazzo semi-eretto nella costrizione delle mutande. Elsa guardinga e sagace com’era, lo acciuffò all’istante, frugando con la mano e digradando all’interno di quegli slip, cavando da là dentro un cazzo di tutto rispetto, non enorme, però ben fatto, con un glande largo come pochi. Perfino Valeria rimase rapita e inebriata da tale magnificenza e s’affrettò avvicinandosi a quel cazzo con ghiottoneria, alternando leccate con la lingua a completi ingozzi. Elsa s’avvicendava con lei, lambendo e addentando i testicoli del giovane e appena percepiva che l’eiaculazione era vicina tramite i gemiti che lui emetteva, rallentava di proposito, stringendo la base del cazzo per evitarla e perciò rimandandola.

Dopo Giacomo optò di aspirare i fluidi succosi delle due lascive femmine, poiché le fece adagiare sul pavimento lambendole per bene a rotazione, succhiando i loro bramosi e pulsanti clitoridi e oliando con un balsamo i loro orifizi anali, degustando in ultimo le loro deliziose secrezioni intime, Il docente Orazio li squadrava pigramente, verosimilmente assai avulso e disinteressato a quell’intreccio di corpi, quanto forse assai partecipe e indubbio testimone di quella lussuriosa e intemperante cornice. Giacomo era predisposto per penetrarle, perché entrambe gattoni, attendevano frattanto bramose baciandosi nell’attesa del suo nerboruto cazzo. I muscoli del ventre di Giacomo si tesero, dopo rivolse il glande sulla fica di Valeria, lasciando che tutti i centimetri della sua lunghezza sgusciassero nella sua pelosissima cavità. 

Valeria sragionava, gemeva in maniera fervida, si sentiva dischiusa e scassinata, strepitando per il piacere che sperimentava, perché afflussi improvvisi di godimento si elevavano sfolgoranti dalla sua fica fino alla faccia, diventata porporina come una fulgida fiamma, mentre la cadenza diventava maggiormente concitata e intensificata, finché alcuni densi fiotti di sperma sancirono in ultimo quel lussurioso, sfrenato e vizioso atto, allagandole le pareti della fica, mentre approssimativamente Valeria perdeva i sensi, per il gradevole e profondo benessere vissuto. Giacomo dopo poco intavolò la medesima dissoluta opera con Elsa, stavolta però conficcandole il cazzo nel pertugio anale. Lui la sentiva gioire, si dimenava voltandosi e compiacendosi di quel muscolo compatto come un bastone, addentandosi le labbra e avvertendo daccapo, un orgasmo solamente nell’ascoltare gli strilli della precettrice. In conclusione Giacomo si distese sfiancato sul pavimento, intanto che il docente Orazio proseguiva a sbirciare tutta la scena con fittizio e illusorio disinteresse, riconoscendo e svelando che alla fine di tutto erano stati incantevoli e spettacolari. 

“Che spettacolo che mi avete regalato, lo supponevo cara Valeria, che lei sarebbe stata senza dubbio alcuno una gradevole quanto inattesa e lieta sorpresa. Lo avevo intuito e un poco sospettato durante i nostri incontri, però quest’oggi ne ho avuto la massima convinzione e la totale evidenza. Davvero lodi e lusinghe” – aggiunse assecondato e palesemente grato il docente Orazio. 

Valeria lo inchiodò con lo sguardo in maniera affascinata e inebriata, ringraziandolo e caldeggiandolo per averle esaudito la sua intimo impegno e la sua recondita ed esclusiva promessa. 

La settimana susseguente, Valeria sostenne pacificamente senza scomporsi, la sua lenta e laboriosa interrogazione superandola in maniera grandiosa, sublime e singolare, ottenendo il massimo del risultato e riscuotendo un eccellente apprezzamento. 

Attualmente, in aggiunta a ciò, appare che di frequente, ancora oggi, che Valeria venga affabilmente e calorosamente ospitata per cena molto volentieri dal docente Orazio, con ospiti e d’elevata stirpe e invitati d’alto lignaggio. 

{Idraulico anno 1999} 

 

 

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