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Sul baratro

By 18 Aprile 2024No Comments

Siamo fermi, fianco a fianco. Siamo in alto, sul ciglio di un burrone. Il vento ci scompiglia i capelli. Non ti guardo.
Se lo facessi, lo so, non riuscirei a guardare altrove. E non riuscirei a dirti il resto.
Guardo il paesaggio. Bello. La vallata ingloba la città. Su quel picco a strapiombo sulla valle, abbiamo una vista stupefacente.
-È passato parecchio.-, la tua voce è cordiale, calda. Ed esattamente come la ricordavo.
-Sì. Mi sei mancata.-, solo dire quelle parole mi fa sentire… male. E bene.
Male perché so che non è più come prima, bene perché finalmente ho potuto dirle.
A volte sembra che la vita sia semplicemente una serie di imprese e gradini e nulla più.
A volte sembra sia tutto qui.
-Anche tu.-, nel tuo tono c’é un qualcosa di stonato, una non-intonazione che mi fa pensare che tu non lo dica per me, ma perché è quello che dovrebbe dire. Una convenzione nuovamente affermata.
-Davvero?-, chiedo. Non mi volto. Non voglio guardarti. So che poi… non riuscirei più a parlare. E voglio parlare.
-Voglio essere onesto con te. Sei stata la cosa più bella, devastante e unica della mia vita. Non ce ne sarà mai un’altra come te. Lo sai?-, chiedo.
-Sì.-, risponde. Annuisco.
-Non dimentico nulla. Ricordo ogni istante, ogni singola azione, ogni…-, mi fermo.
-Ogni bacio?-, chiede lei. Non c’é malizia. Se solo ci fosse, potrebbe essere tollerabile. Invece sta esponendo il fatto, con l’asettica calma di chi semplicemente osserva da fuori una questione.
Quasi che tutta la nostra storia non l’avesse mai davvero riguardata, e forse è così. Forse mentre le mie mani l’accarezzavano, la mia lingua la baciava, lei immaginava un altro. O forse no.
-Ogni singola cosa.-, dico con pacatezza.
-Eri bravo.-, dici. Ah. Ero. Come se ora non potessi essere degno di soddisfarre le tue brame?
Bravo. Come se fossi stato un cagnolino a cui fare pat-pat sulla testa.
È così che mi vedi? Come un trastullo? Non sei mai andata oltre ciò?
-Non ci arrivi, vero?-, chiedo. C’é stanchezza, delusione nel mio tono. Un accenno di lacrime nei miei occhi.
Ancora adesso, questa è la suprema delusione. Per amore l’uomo arde di un fuoco che non può essere quietato se non consegnandovisi, tra le braccia dell’amata. È così da sempre, che lo si voglia o no.
E per amore, io ero bruciato, un olocausto immolato sull’altare dell’aspirazione a un sentimento ricambiato.
-Boh.-, dici. Cavolo, quanto odio quando fai così.
-Non ci arrivi perché non mi hai mai visto come nient’altro che un amico con cui scopare o…?-, voglio una risposta, ma non oso porre sino in fondo la domanda. Perché l’altra ipotesi mi spaventa davvero.
-È così importante?-, chiedi. Io non rispondo. Non subito.
-Per me lo era e lo è ancora!-, esclamo. Ora mi volto. E ti vedo. Il tempo non ti ha cambiata molto.
Sono passati solo anni. Meno che un battito di ciglia nell’eternità.
-E non hai trovato nessun altra?-, chiedi. Oh, quello.
-Ci ho provato.-, ammetto. Perché mentire? La vita doveva andare avanti, anche controvoglia.
-Ma non è andata bene.-, non c’é accenno di consolazione, solo constatazione.
-No. Alla fine no.-, dico, -È un po’ come diceva Masini in Disperato: “Chi se ne frega della libertà?”. E io mi sento un po’ più sbagliato senza te.-. Silenzio. pausa. Le lacrime sono ancora lì, ma anche altro.
Non dirlo, ti prego, non compatirmi. E forse la mia preghiera viene udita. Non lo dici.
Non pianti l’ultimo chiodo nella mia bara.
-Io sono sbagliato, forse.-, dico, -Forse continuare a cercare di corrispondere all’archetipo tipico, al profilo è l’errore definitivo, altrché no.-. Silenzio, ancora.
-Vuoi saperlo? È questo a darmi fastidio: facciamo cose che non ci nutrono, lasciamo la nostra natura a morire di fame mentre nutriamo l’illusione che il paradigma ci salverà! Siamo tutti persi, tutti egoisti. Nessuno di noi è migliore, anzi, se posso dirlo, trovo fastidiosi, persino odiosi quelli che si vivono addosso approfittando degli altri, quelli che prendono, prendono e prendono, perché non comprendono che ferendo gli altri feriscono sé stessi.-, finalmente lo dico. Ah, se solo fosse possibile immortalare questo momento.
-E io ci provo, a fare il mio, ad andare avanti, ma la verità è che è una balla.-, dico. Finalmente lo dico. Mi volto.
Guardo il vuoto sotto di me, la vallata è bellissima, baciata dal sole di una primavera insolitamente afosa.
-È una bugia. Tu sei stata l’ultima. Non… non credo di volerci più stare. Questo gioco mi ha stufato.-, dico.
-Bene.-, dici. Ovvio. A te va bene. Perché dovresti avere qualcosa in contrario?
-Allora non c’é altro da dire.-, dico. Non ce n’é davvero.
-Non è a me che devi dirlo.-, dici. Annuisco. Lo so.
È a me che devo dirlo. Volto le spalle e prendo a camminare sul sentiero verso la strada.
-Sono un po’ stufo di tornare qui.-, dico. Infine, apro gli occhi. Sono sdraiato sul letto di camera mia. Solo.
-Ne sono davvero stufo.-, dico. Mi alzo. La giornata è già iniziata da un po’.

Breve introspezione, scritta di getto. Nulla di particolarmente strutturato.

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