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Racconti CuckoldTradimento

Abbiamo scopato mia moglie in tre. Il terzo uomo.

By 6 Maggio 2022No Comments

Mi chiamo Mauro, ho 55 anni e sono sposato con Laura, che ha un anno più di me. Come raccontato nel precedente capitolo, sono riuscito, in qualche modo, a realizzare due forti desideri: veder mia moglie godere con un altro maschio e, soprattutto, farla partecipe del mio essere un maschio bisex. Tornati da quella vacanza, abbiamo ripreso la frenetica vita di tutti i giorni, fatta di lavoro, impegni e tante altre cose cui tutti dobbiamo far fronte. Dentro di noi, però, le cose erano cambiate e, soprattutto, entrambi avevamo la consapevolezza che l’esperienza vissuta ci aveva arricchito di nuove emozioni e resi entrambi più liberi di poter esprimere le nostre sensazioni, emozioni e, soprattutto, i nostri desideri. Circa due mesi dopo, in occasione del compleanno di Laura, ho invitato Gianni a raggiungerci a casa nostra. Il suo arrivo è stato un vero piacere per entrambi e, ospite presso di noi, ha reso il weekend, dedicato a festeggiare il compleanno di Laura, veramente stupendo. Lei, immancabilmente bella, ha saputo apprezzare le attenzioni che entrambi le prodigavamo, ma, in particolare, ha gradito molto il fatto che entrambi l’abbiamo scopata nel nostro letto, a lungo e ripetutamente, facendola godere moltissimo. È stato durante quei momenti che, mentre eravamo distesi a riprender fiato dopo l’ennesimo amplesso che ci aveva fatto godere tutti e tre in maniera intensa, Gianni le ha chiesto una cosa che, onestamente, non avevo mai preso in considerazione.
Parlando di esperienze sessuali, la sua domanda è stata molto precisa.
«Laura, ora che hai vissuto questa esperienza così diversa, saresti pronta a vivere un’avventura da sola? Preciso: entrambi ti abbiamo scopato e fatto godere moltissimo, ma tu, saresti capace di far un cornino a Mauro, senza farti osservare da lui, senza la sua presenza? Insomma, ti sentiresti lo stesso così femmina e puttana?»
Laura è rimasta davvero sorpresa, quasi imbarazzata e, mentre mi aspettavo una sua risposta leale, ha chinato il capo e, dopo aver riflettuto per qualche attimo, ha sollevato lo sguardo e, fissando intensamente il mio, mi ha detto una cosa che non mi sarei mai aspettato di sentire dalla sua bocca.
«Veramente, non sono stata sempre una donna onesta con te, amor mio, e credo che questo sia il momento giusto di farti una confessione, che da tempo mi tormenta. Ormai siamo sposati da oltre trent’anni e quello che sto per raccontarti è successo dopo soli cinque anni di matrimonio. All’epoca, ricorderai, avevo iniziato a lavorare nell’ufficio di Alberto, l’amico di mio padre. Assieme a me, nello stesso ufficio, vi lavorava Daniele, un bel ragazzo di cinque anni più grande di me che, con il suo aspetto fisico, i suoi capelli biondi, i suoi occhi chiari e la corporatura da nuotatore, sport che praticava ogni giorno, lo rendevano molto affascinante. Inoltre esternava una cordialità, allegria e disinvoltura che non era indifferente alle donne con cui si rapportava o, semplicemente, con quelle che venivano in ufficio per sbrigare delle pratiche. Naturalmente tra di noi c’era una simpatica amicizia, dovuta al fatto che io ero una principiante, mentre lui era già esperto nel lavoro. Spesso e volentieri mi rivolgevo a lui per consigli o per risolvere delle situazioni che a me sembravano insormontabili. Lui con me era sempre gentile e disponibile e, una volta, te l’ho anche presentato, ricordi? Era la festa aziendale che organizzammo prima delle festività natalizie; lui era quello con cui ho ballato il tango e tu, me lo ricordo, dicesti che era molto simpatico.
Circa due mesi dopo, il nostro ufficio ci mandò a fare il corso di aggiornamento, quello in cui rimasi fuori per tre giorni. Per partecipare a quel corso, dovemmo andar su, al nord, in quella immensa città, così grande e dispersiva rispetto alla nostra cittadina di provincia.»
Guardo Laura, cercando di capire e, soprattutto, ricordare quella persona. Dentro di me riaffioravano alcuni dettagli, che non avevo mai elaborato appieno. Ricordai perfettamente il suo collega, perché, all’epoca, già avevo avuto esperienze bisex e, vederlo ballare insieme a Laura quella sera, ho avvertito forte il desiderio di interagire con quel maschio che, comunque, mi affascinava e, ricordo con piacere quando, dopo aver ballato con Laura, si era fermato a bere qualcosa con noi, al nostro tavolo, e non potei non notare un discreto rigonfiamento sui suoi pantaloni, proprio all’altezza del pacco.
Rassereno mia moglie e la invito a proseguire il suo racconto.
«Non ti preoccupare, perché nemmeno io ti sono stato molto fedele, ma non con altre donne, bensì con qualche maschio con cui provai piacere a vivere mie esperienze bisex, quindi continua pure, perché voglio conoscere tutta la storia fino in fondo.»
Lei mi sorride e, girato lo sguardo verso Gianni, riceve anche da lui lo stesso invito.
«Il giorno prima della partenza, ricordo che lui si offrì di darmi un passaggio in auto, per non farmi prendere il treno, che avrebbe impiegato molte più ore di viaggio. Quella notte non riuscì a dormire, perché, qualche giorno prima, quando ci avevano comunicato che saremmo stati inviati a fare il corso di aggiornamento, io ero tornata nel mio ufficio, mentre lui era rimasto a parlare con Alberto e, mentre tornavo in ufficio, mi sono un attimo fermata all’erogatore dell’acqua per bere e, poiché la porta dell’ufficio era aperta, ho sentito quello che Alberto diceva a Daniele. In maniera scherzosa, lo esortava a tenere un comportamento da gentiluomo con me, che ero la nuora di un suo amico e, poiché avremmo viaggiato assieme, la cosa non lo faceva star tranquillo, a fronte della sua fama di maschio “alfa”, che ammaliava le femmine. Insomma era considerato un vero “tombeur de femmes”. Daniele gli rispose mantenendo lo stesso atteggiamento da buontempone, affermando che, pur essendo io una persona molto interessante, non mi vedeva come una femmina da portare a letto e che, di sicuro, non gli avrei permesso di indurmi a tradire mio marito.
In parte mi sentivo offesa da quella considerazione. Dentro di me era come se mi fosse stata lanciata una sfida e, così, avevo deciso che, in qualche modo, lo avrei provocato. Quando al mattino si è presentato a casa nostra, io ero già pronta per salire in auto con lui e, in quell’occasione indossavo quella gonna verde a portafoglio che tu mi avevi regalato, con sopra una camicetta bianca, da cui, in trasparenza, si intravedeva il reggiseno che, ovviamente, faceva risaltare la mia splendida quinta di seno. Ovviamente tenevo volutamente aperto un bottone in più del normale, per far sì che lui potesse ammirare il solco dei miei seni. Quando son salita in auto, ho fatto in modo che la gonna salisse un po’ più su e, così, lui ha potuto notare anche il pizzo delle autoreggenti che indossavo nelle scarpe tacco 10.
Subito ha esternato complimenti con un gesto del capo per ciò che vedeva.
«Accidenti, Laura. Oggi sei bella da morire! Son felice di averti qui con me, in una versione completamente diversa da quella di tutti i giorni, in ufficio.»
Quel complimento mi ha strappato un sorriso e, durante il viaggio, ci siamo messi a parlare un po’ della nostra vita privata, cosa che in ufficio non avevamo mai fatto. Lui mi ha raccontato di non avere un legame fisso, perché, a suo dire, non aveva ancora trovato la persona giusta. E, alla mia domanda per capire quale era per lui la persona giusta, si è girato verso di me e, dopo avermi sorriso, mi ha dato una risposta che non poteva lusingarmi meglio.»

«La mia donna ideale, dovrebbe avere il tuo fisico, la tua allegria, il tuo splendido seno: seria quando serve, ma con un pizzico di follia fra le lenzuola, per render la vita sempre più interessante. Inoltre, a letto, vorrei fosse l’insieme di tante donne: dovrebbe esser una donna esigente, disponibile, puttana e, nello stesso tempo, anche dominante. Come vedi, non è facile trovare una donna così.»
«Io, sorridendo, ho risposto alle sue domande riferendo quale era il tenore della nostra vita coniugale. In poche parole gli ho detto che con te mi trovavo bene e che, anche a letto, eri un maschio che riusciva a soddisfare i miei bisogni. Lui è rimasto un po’ in silenzio, poi mi ha chiesto quando era stata l’ultima volta che avessi fatto una follia, che mi fossi sentita libera di esprimere ciò che sentivo in corpo, quando, insomma, mi fossi abbandonata al puro divertimento o avessi deciso di starmene buona e tranquilla. Non ho risposto, ma ho riflettuto a lungo su questa cosa e, per il resto del viaggio, abbiamo parlato solo di lavoro. Giunti a destinazione, nel pomeriggio, abbiamo subito iniziato il corso, che si è rivelato piuttosto impegnativo. La sera, dopo aver cenato, lui mi ha proposto di fare un giro per la città. Curiosa di conoscere la vita di una metropoli, ho accettato e siamo andati in giro per locali e, in uno di questi, c’era della musica live e, così, ci siamo seduti ad un tavolo e, dopo aver sorseggiato un drink, ci siamo messi a ballare. È stato bello sentirmi stringere tra le sue braccia ed avvertivo, dentro di me, la voglia di provocarlo, così, ho spinto il mio bacino contro il suo e immediatamente ho sentito crescere la sua erezione, che premeva prorompente contro il mio ventre. Abbiamo ballato per circa un’ora, quasi ininterrottamente, sempre abbracciati, stretti l’uno all’altro e, ad un tratto, le sue labbra si sono posate sul mio collo e, in quel momento, ho capito che ero riuscita nel mio intento: non mi sono fermata lì, ho cercato di provocarlo ancor di più.»
«Daniele fermati. Alberto ti ha proibito di provocare la nuora di un suo amico. Inoltre, hai detto che per te non sono niente, quindi per cortesia, smettila.»
«Mi ha guardato dritto negli occhi ed ha capito che avevo ascoltato le parole di Alberto, così mi ha provocato ancora di più. Ha sorriso e mi ha sfidato ad andare in camera con lui, per vedere se ero capace di resistere al suo fascino. In quel momento ho sentito forte il desiderio di dimostrare a me stessa che ero in grado di potermi rapportare con un altro maschio. Infatti, fino a quel momento, avevo avuto solo mio marito come punto di riferimento, quindi per me era importante poter constatare se avessi sufficiente femminilità da riuscire a provocare un uomo, fino al punto di desiderare di scoparmi. Senza dire niente, abbiamo preso l’auto e siamo tornati in albergo. Giunti davanti alle nostre camere, la mia era proprio adiacente la sua, lui ha aperto la porta della sua camera ed io, senza nessuna esitazione, vi sono entrata. Ci siamo ritrovati in piedi davanti al letto e, ad un tratto, lui mi ha stretto a sé ed ha cercato di baciarmi. Come prima reazione ho cercato di resistere a quel bacio, spiegando che il motivo della mia presenza in quella camera, era solo per dimostrare che non avevo alcun timore ad entrare in camera con lui. Ma, nel volgere la testa per parlare, la sua bocca si è incollata alla mia e la mia resistenza ha ceduto di colpo. Le sue mani hanno preso ad accarezzarmi i fianchi e la sua mano destra è risalita lungo la mia coscia, appoggiandosi sopra le mie mutandine, che già erano umide abbastanza. Quando le nostre labbra si sono staccate, lui aveva già infilato un dito nella mia fica e lo aveva fatto ruotare in maniera veloce, strappandomi un gemito di piacere. Poi lo ha sfilato e con destrezza ha sganciato la gonna, che è subito caduta ai miei piedi, ha sollevato quella mano e, mentre mi fissava negli occhi, ha aperto gli unici due bottoni che tenevano bloccata la camicetta, così da farsi esplodere davanti al viso i miei seni fino a quel momento intrappolati nel bianco indumento. Egli ha sollevato il reggiseno ed ha liberato le mie mammelle. Dapprima le palpò con delicatezza, poi strinse leggermente tra le dita i capezzoli, facendoli indurire per poi divenir preda delle sue labbra. Ho sospirato di piacere, tenevo le mani tra i capelli di Daniele che si godeva il mio seno. Ormai non ragionavo più, così ho preso a spogliare anche lui, mentre lui faceva lo stesso con me, lasciandomi con le sole autoreggenti. Entrambi nudi, ho potuto ammirare la sua dotazione: aveva il cazzo già duro ed eretto, non troppo lungo ma scuro e largo. con una bella cappella. Ho fatto per stringerlo tra le mani, ma lui mi ha spinto sul letto e mi son trovata distesa a cosce aperte davanti alla sua faccia. Ho notato lo sguardo del maschio travolto dalla libidine, che già pregustava il piacere di una nuova conquista. Si piegò sulla mia vagina pronto a baciare quell’ostrica, che aveva una sua vitalità. Mi ha annusato, aspirando il mio odore prima di leccare e succhiare con ingordigia gli umori che già sgorgavano copiosi. Poi ha incollato le sue labbra contro quelle della mia fica e la sua lingua si concentrò sul piccolo bocciolo: la frenesia mi portò a spingere il bacino contro la sua bocca. Quelle labbra schiacciavano il mio clitoride, mentre la lingua, resa appuntita come quella di un serpente, scorreva lungo lo spacco della fica, sempre più velocemente. Sentivo il piacere fluire lungo il mio corpo e, improvvisamente, lui ha aggiunto un dito, che è penetrato, dentro di me ed ha stimolato la parte interna e alta della vagina: ho goduto. Ho inarcato il corpo e, fremendo, l’ho spinto contro la sua bocca, mentre ero scossa da sensazioni talmente forti che mi facevano vibrare di piacere. Lui ha permesso che assaporassi quell’immenso piacere, ma io mi son girata fino a trovare il suo cazzo all’altezza del viso. Lui ha rimesso la mano fra le mie cosce, mentre io me lo portavo alla bocca. Lo strusciato un po’ sul viso, poi l’ho appoggiato sulle labbra, facendomelo scivolare giù in gola. Mentre gli tenevo le grosse palle in una mano, lui, lentamente, ha iniziato a chiavarmi la bocca; spingeva il suo uccello nella mia gola, poi lo ritraeva per riaffondarlo con un ritmo costante che, gradatamente, diveniva sempre più veloce. Fino a quel momento avevo succhiato solo il cazzo di mio marito e, questa volta, per me era come un esame: sarei stata capace di soddisfare con la bocca un altro maschio, anche se mio marito mi aveva sempre definita una brava succhia cazzi? Mi eccitava moltissimo quel gioco: esser masturbata e, nello stesso tempo, poter succhiare un cazzo. Ben presto mi son resa conto che un nuovo orgasmo stava per avvicinarsi e anche lui l’ha capito, così ha rallentato il ritmo della pompa, lasciandomi leccare quella colonna di carne bollente per poi spingerlo di nuovo nella mia bocca, continuando a scoparmi la gola. Abbiamo ripetuto questo gioco più d’una volta: praticamente quando lui si accorgeva che ero prossima ad un nuovo orgasmo, rallentava o, addirittura, interrompeva ogni movimento, lasciandomi in bilico sull’orlo del piacere, senza mai farmelo raggiungere.
Ero sfinita, così l’ho supplicato di farmi godere.
«Basta, Daniele, non ce la faccio più! Fammi godere. Voglio venire, perché mi stai facendo impazzire con quelle dita che mi portano sempre vicino all’orgasmo per poi fermarsi.»
Lui ha sorriso in maniera maliziosa, poi, dopo essersi posizionato fra le mie cosce, ha afferrato il suo membro e ha cominciato a farlo scorrere su e giù, lungo lo spacco della mia fica. Lo desideravo dentro, fino in fondo, ma lui indugiava, continuava a farmi assaggiare la punta, senza mai dare un affondo diretto e totale. Alla fine l’ho supplicato.
«Scopami! Trattami come una troia. Fammelo sentire fino in fondo. Aprimi. Riempimi del tuo cazzo!»
Lui ha puntato i suoi occhi fissi nei miei e, con un sorriso beffardo, me lo ha spinto tutto dentro. L’ho sentito entrare dentro come un ariete ed aprirmi in due; mentre il suo corpo aderiva al mio, le sue palle mi sbattevano sulle natiche. Ho spalancato la bocca quando lui ha preso a chiavarmi con forza. Ha cominciato a pompare quel cazzo dentro di me con un ritmo molto veloce e, ad ogni affondo faceva ruotare il bacino, dilatando ancor più la mia fica. Ho goduto subito di un orgasmo devastante, che ha scosso il mio corpo dalla testa ai piedi, ma lui ha proseguito a sbattermi, procurandomi orgasmi a ripetizione senza soluzione di continuità. Non so quante volte son venuta, ma ricordo che, ad un tratto, l’ho stretto a me e l’ho pregato di godere anche lui, perché volevo sentire il suo seme dentro di me. Lui mi ha baciato e, aumentato il ritmo, d’improvviso è rimasto tutto piantato dentro di me ed ho sentito che la mia vagina veniva letteralmente inondata dal seme di quel maschio, che mi aveva completamente stravolta. Siamo rimasti abbracciati per un tempo che mi è parso infinito, poi è scivolato di lato; il suo uccello, dopo l’orgasmo, era ancora semi rigido e ricoperto dai nostri umori e, senza che lui dicesse alcunché, mi sono abbassata su quel membro e, come presa da un raptus, l’ho preso in bocca e ripulito per bene. Quel mio gesto, mosso dalla spontaneità, è stato suggerito da un sentimento di gratitudine rivolto a quel cazzo, che mi aveva regalato tanto piacere. Lui mi ha lasciato fare e, mentre mi dedicavo a quell’operazione, la sua mano è scivolata di nuovo fra le mie cosce e, dopo aver infilato un dito nella fica, da cui ormai sgorgava il seme che mi aveva riversato dentro, ho sentito quel dito scivolare ancora più indietro, così da lubrificare, con quello sperma, il fiorellino anale. Per un attimo mi sono irrigidita; ho girato lo sguardo e, incrociati suoi occhi, mi ha sorriso, continuando a giocare con il mio buchetto che ora, sotto quella sollecitazione, lentamente, si stava schiudendo. L’ho guardato con fermezza negli occhi, mentre, dentro di me, decidevo di voler provare anche quell’esperienza, mai richiestami da mio marito. In effetti non c’era un motivo preciso per cui non ci eravamo mai accostati alla sodomia, ma, ora, ero curiosa di provare quella nuova sensazione. L’ho solo pregato di agire molto delicatamente, perché ero vergine. Lui è rimasto alquanto meravigliato da quella mia affermazione e, dopo aver ben lubrificato il mio buchetto, si è posizionato dietro di me e, esortandomi a stimolare il clitoride per aumentare il piacere, ha prima infilato il cazzo nella mia vagina e poi, dopo averlo estratto zuppo di umori, l’ha appoggiato al buchetto ed ha cominciato a spingere delicatamente. Ho sentito i muscoli anali tendersi sotto la spinta di quel membro che voleva entrare a tutti i costi. Per un attimo ho creduto che non sarebbe riuscito a penetrarmi, ma inopinatamente il mio culo ha ceduto e più di metà di quel cazzo è scivolato dentro di me. Ho spalancato la bocca e un grido mi è affiorato alle labbra. Lui è rimasto immobile, poi ha insistito affinché mi masturbassi con vigore, cosa che ho fatto e, difatti, il piacere che provavo serviva a lenire quel lieve dolore che sentivo nell’altro buchetto. Ha continuato a scivolare fino in fondo e poi, quando il suo corpo ha aderito al mio, la sua voce suadente mi ha rassicurato.
«Rilassati e sta calma, è fatta! Ce l’hai tutto nel culo! Continua a masturbarti e vedrai che, quanto prima, sentirai solo piacere.»
Ho seguito il suo suggerimento e, ben presto, il dolore si è trasformato in una specie di fastidio, poi, quando ha cominciato a sfregare il buco del culo, quel fastidio è diventato piacere. Mi ha scopato il culo a lungo e ho anche avuto un orgasmo. Quando lui ha sentito che godevo, i suoi movimenti sono diventati più vigorosi e frenetici, poi, improvvisamente, ho sentito un’ondata di calore invadermi il retto. Mi era venuto nel culo. Sfinita, mi sono adagiata sul letto e lui è uscito da me, mentre un rivolo di sborra colava dal culo lungo le labbra della fica. Sono rimasta distesa accanto a lui, che mi ha stretto fra le braccia, facendomi le coccole. Ero sfinita, il piacere provato era stato tanto e superbo, ma, soprattutto, avevo goduto anche a prenderlo nel culo. In quel momento, mi son resa conto che a mio marito non lo avevo mai dato e questo mi ha fatto avere un rimorso di coscienza. Mi sono alzata dal letto, ho indossato velocemente i miei abiti, l’ho guardato dritto negli occhi e le mie parole sono state chiare e risolute.
«È stato bello, ho goduto molto, ma la cosa non si ripeterà più, perché io amo mio marito. Questa sera ho solo voluto togliermi un capriccio, ma che sia ben chiara una cosa fra noi due: a partire da domani, torniamo ad essere due colleghi di lavoro e basta. Spero che saprai esser cosi discreto, da considerare questa cosa come un intimo segreto fra noi.»
Dette quelle parole, senza aggiungere altro, sono tornata in camera mia. Ho fatto una doccia e, quando sono andata a letto, ho avvertito, dentro di me, di aver commesso una grossa sciocchezza. Daniele, però, è stato corretto e, dopo quella volta, non ha mai più cercato di portarmi a letto. Due anni dopo, si è fatto trasferire nella succursale della grande città dove noi avevamo fatto il corso. Solo il mese scorso è tornato nella nostra sede ed oggi è il direttore della filiale. Quando ci siamo rivisti, ho avvertito un brivido, perché mi è tornato in mente ciò che avevo fatto a tua insaputa, ma lui, da perfetto gentiluomo, ha continuato a mantenere un atteggiamento distaccato, professionale, anche se, in un fugace momento che siamo stati soli, si è complimentato ancora per la splendida forma del mio fisico. Mi son sentita lusingata per questo, anche se non ha aggiunto altro; ora, però, ti confesso che non mi dispiacerebbe di trovarmi di nuovo fra le sue braccia e con la tua complicità.»
Guardo mia moglie con ardore e, poiché il mio cazzo era di nuovo duro, Gianni interpreta i miei pensieri prima ancora che io abbia il tempo di esporli.
«Caspita, amico mio! Questa sì che è una femmina con le palle! Se fossi in te, le offrirei l’occasione di vivere ancora quest’avventura. Immagina che bello sarebbe averlo ora, qui, insieme a noi, che scopiamo tua moglie, mentre tu ti diletti ad osservarci mentre la facciamo impazzire di piacere.»
Guardo Laura, che è rimasta in silenzio ed a testa bassa, ma, dentro di me, l’immagine proposta da Gianni, si materializza in un’ondata di piacere incredibile. Allora subito decido che il ferro va battuto finché è caldo e così esterno a Laura quello che è il mio pensiero.
«Poiché domani sera andremo a cena per festeggiare il tuo compleanno, perché non lo inviti ad unirsi a noi. Se poi, durante la cena, avremo modo di capire che lui è intenzionato a giocare anche con noi, io non avrò nulla in contrario ad averlo ospite nel nostro letto. Naturalmente tutto questo dipende da te, dal tuo desiderio di vivere ancora emozioni con quel maschio.»
Ora gli occhi di Laura brillano e, senza dir nulla, allunga la mano, prende il cellulare e lo chiama, mentre noi la ascoltiamo con quale abilità fa la civetta con Daniele.
«Buonasera, Daniele, come sai oggi è il mio compleanno e, questa mattina, mi hai detto che, come regalo, avrei potuto chiederti qualunque cosa. Perciò ho deciso che, come regalo, vorrei la tua presenza a cena, domani sera, assieme a mio marito ed un amico molto intimo. Naturalmente puoi anche rifiutare, ma dovrò considerare la cosa come un’offesa personale.»
La sera dopo è sparita in bagno a farsi bella, come dice lei, per più di un’ora. Quando la vediamo uscire, è decisamente uno splendore. Indossa un vestito lungo fino alle caviglie, che però ha un profondo spacco laterale che mostra buona parte della coscia. I suoi capelli sono raccolti dietro la nuca, ha collo e spalle scoperte e, davanti, il suo seno è sicuramente compresso in quella piccola guepière che le ho regalato, perché il piccolo reggiseno, di cui è munita, è a balconcino e solleva il seno e lo rende decisamente allettante. I piedi, nudi e ben curati, sono inguainati in scarpe dal tacco alto, che le inarcano lo splendido culo, e le sue labbra, tinte di rosso, sono di una sensualità che ti fanno venir voglia di infilarvi il cazzo. Quando giungiamo al ristorante, Daniele ci sta già aspettando e, ovviamente, non ha parole per lo splendido outfit esibito. Durante la cena, io e Gianni facciamo in modo che l’attenzione di Laura sia tutta rivolta a Daniele e lui, da perfetto uomo di mondo, nota questo dettaglio e, in un momento in cui lei va in bagno a rinfrescare il trucco, come dice lei, noi tre rimaniamo da soli e Daniele, dopo aver sorseggiato un po’ di vino, mi guarda dritto negli occhi e mi fa una domanda inequivocabile.
«Da anni conosco tua moglie e l’ho sempre considerata una donna stupenda ed intelligente, molto bella e sensuale, ma, questa sera, ho come la sensazione che tu me la stia offrendo su un piatto d’argento. Posso anche sbagliare, ma ho la netta sensazione che fra voi tre ci sia un’intesa molto complice ed ho la certezza che a te non dispiacerebbe vederla stretta fra le mie braccia.»
Lo guardo, sorrido e la mia risposta gli fa illuminare di gioia gli occhi.
«Laura mi ha raccontato di come sei stato bravo a scoparla, di quanto l’hai fatta godere a sverginarle anche il culo, e tutto questo lei lo ricorda ancora con estremo piacere. È giusto quello che hai immaginato: avrei desiderio di vederla fra le tue braccia per godere assieme a noi due, che già da qualche tempo facciamo le doniamo intense emozioni nell’esser scopata da due maschi. Quando mi ha raccontato che sei stato tu ad iniziarla ai piaceri anali, ho capito perché, in tutti questi anni, ha sempre cercato di evitare che io le penetrasse il culo: aveva timore che scoprissi che qualcuno, prima di me, ci fosse già stato.
Ti assicuro che la cosa mi ha riempito di gioia: sono perfettamente consapevole del piacere che le hai dato, facendole conoscere la pratica della sodomia, perché, essendo io bisex, come anche l’amico qui presente, so bene di quale piacere parliamo e son contento che anche lei abbia avuto modo di provarlo.»
Il ritorno di Laura ci trova tutti e tre allegri, felici, e, dopo un ennesimo brindisi, ci dirigiamo direttamente a casa nostra. Appena giunti, Gianni e Daniele stringono Laura fra le loro braccia e iniziano a denudarla, mentre io li osservo seduto sul divano e, quando tutti e tre entrano nella nostra camera da letto, li raggiungo e mi spoglio lentamente, osservando mia moglie alle prese con quelle due splendide mazze che, subito, sono state sistemate agli angoli della sua bocca. Laura lecca e succhia i loro cazzi avidamente, mentre io mi spoglio e mi inginocchio fra le sue cosce, prendendo a leccare la sua fica, che già gronda di umori per il piacere che sta provando. La voce di Daniele mi riempie di gioia.
«Che gran troia! Col tempo è diventata una vera succhiacazzi. Sarà stupendo aprire ancora quel suo culo meraviglioso e scoparla ancora con forza, come ho fatto quella notte. Sono solo dispiaciuto del fatto che, dopo quella volta, non ha più voluto esser posseduta da me, mentre, ora, sono estremamente felice di scoprire che questa puttana è diventata una vera femmina da letto.»
Dopo averla leccata e fatta godere, mi sposto e lascio la fica di mia moglie, grondante umori, alle attenzioni di Daniele che, dopo esserci posizionato fra le sue gambe, la penetra con un affondo deciso, facendola godere all’istante. Io intanto mi dedico al cazzo di Gianni che, già bello duro, scivola tranquillamente nella mia bocca e, quando sento che mia moglie raggiunge un ennesimo orgasmo, esorto Daniele a cambiar posizione. Lui si sdraia supino e trascina su di sé Laura, continuando a tenerla impalata sul suo cazzo, mentre ora Gianni si posiziona dietro di lei e, dopo aver lubrificato per bene il culetto di mia moglie, affonda in lei per una doppia penetrazione, che subito fa impazzir di piacere la mia donna. Mi sollevo in piedi e posiziono davanti alla sua bocca il mio cazzo che, subito diventa preda delle sue labbra, ma son così tanto eccitato che subito le inondo la bocca. Mi sposto ed osservo i due maschi che montano mia moglie, facendola godere in continuazione. Dopo numerosi orgasmi, i due si scambiano di posto: ora è Gianni che, sdraiato, penetra la fica di Laura, mentre Daniele, con estremo piacere, le apre il culo, spingendo con forza il suo cazzo, fino in fondo. Lei gode ed urla come una troia; è all’apice del piacere quando i due maschi si sfilano da lei e la inondano di sborra calda che le ricopre viso, bocca, occhi, ma soprattutto, i suoi floridi seni. Sfinita, gira lo sguardo verso di me; allunga una mano e mi attira a sé, poi mi bacia con ancora la bocca impastata del seme di questi due maschi e io, assieme a lei, mi dedico a leccare quelle due splendide mazze, che tanto l’hanno fatta godere. Basta poco per farli tornare di nuovo duri e così, mentre Daniele mi incula e Gianni scopa mia moglie, io godo come un maiale e, quando sento che lui mi riversa in culo tutto il suo piacere, ho un ennesimo orgasmo e godo nello stesso istante in cui lei raggiunge un nuovo squassante orgasmo.
Da quel momento, Daniele è divenuto ospite fisso nel nostro letto e, a volte, si scopa Laura anche in ufficio. Spesso vanno a cena insieme e, al ritorno, io mi faccio trovare pronto per leccare il cazzo di Daniele e lo preparo per una nuova monta di mia moglie, che gode molto nel farsi sbattere da lui, mentre io lecco la sua fica da sotto, con le palle del suo nuovo toro che mi sbattono sulla fronte.
È bello giungere alla nostra età e scoprire che il piacere condiviso è quanto di più bello possa esistere in una coppia.

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