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Racconti CuckoldTradimento

Gli amori di Antonella (parte terza)

By 16 Settembre 2021No Comments

Tornai a casa e aspettai che Roberto riaccompagnasse mia moglie a casa. Era già piuttosto tardi, quindi decise di non salire e la salutò con un bacio sul portone di casa. Ne fui contento, dovevo parlare con Antonella del mio incontro con Martina, le raccontai tutto per filo e per segno, bacio compreso. Mia moglie mi sorrise e mi disse: “Sei sempre il solito dongiovanni…però…guarda la gattamorta come si è fatta intraprendente…”
Provai a scusarmi dicendo che col bacio mi aveva preso di sorpresa e non era mia intenzioni. Si mise a ridere e mi disse: “Amore, sono stata al mare due giorni col mio amante e siamo stati a letto quasi tutto il tempo…pensi che possa rimproverarti di qualcosa? Avresti fatto bene a scoparla…anche se un po’ gelosa lo sono…”
E’ vero, la relazione di Antonella con Roberto andava avanti da diversi mesi e io ero stato sempre fedele raccogliendo le briciole di sesso che mia moglie mi lasciava, sempre però con trasporto e tanta passione. Amavo mia moglie ed ero sicuro che anche lei mi amava e se avesse dovuto scegliere tra me e lui sarei stato io il prescelto ma, visto che non le veniva (per ora) chiesto, meglio averci entrambi.
Dopo qualche giorno ricevetti una telefonata da Martina, mi chiedeva se mi andava di pranzare con lei…accettai volentieri. Martina andava per i 40, 10 anni più di mia moglie ed era l’opposto in tutti i sensi. Solo per una cosa si somigliavano: la determinazione. Martina era una donna di grande cultura e di notevole dialettica, sapeva e amava parlare di tutto (eccetto forse il calcio, che poi era stata la cosa che ci aveva fatti incontrare), era molto intelligente, ma pretendeva di applicare la matematica a tutte le situazioni della vita, ci doveva essere una formula per tutto e le sue formule avevano molte costanti e poche variabili. I sentimenti e i rapporti umani sono invece varianti incontrollabili, a volte impazzite, come il rapporto con mia moglie…troppo al di fuori dei suoi schemi…non avrebbe capito. Però era bello conversare con lei, aveva una bella voce calda e a tratti sensuale, sapeva parlare, ma anche ascoltare. Pensai sorridendo ai suoi studenti all’università…pensai di andare ad assistere ad una sua lezione…in fondo potevo passare per uno studente fuori corso…
Anche fisicamente, non aveva niente in comune con mia moglie, era leggermente più bassa e magrissima, il seno e i glutei appena accennati, però aveva delle belle gambe. Certo per il seno, passare dalla 5a misura di mia moglie alla sua 1a era un passo molto grande, ma c’era una cosa che mi aveva colpito quando ci eravamo baciati e la mia mano, nella ricerca di un abbraccio aveva sfiorato per un attimo il suo petto. Aveva due capezzoli grossi e turgidi, sembravano due chiodi che volevano forare la camicetta e uscire fuori…mentre la baciavo sognavo di poter posare le mie labbra anche sui suoi seni e succhiare dalle sue mammelle…
Aggiustai i miei orari di lavoro e ci trovammo in un ristorantino a due passi dall’università, frequentato più da insegnanti che da studenti, infatti mi presentò a due sue colleghe ed ebbi l’impressione di essere quasi un trofeo da esibire. Quando lo raccontai ad Antonella mi disse: “Bene, almeno sai cosa si prova…quante volte tu mi hai esibito come un trofeo ai tuoi amici?” (Ovviamente quelli che non conoscevano il suo passato libertino…)
Comunque Martina si era presentata all’appuntamento mostrando il meglio di se, sicuramente era stata dall’estetista, la sua peluria ai lati del viso e sopra le labbra era magicamente scomparsa, il trucco era leggero, ma curato come del resto le mani, con unghie perfette e uno smalto rosa poco vistoso come tutto il resto. Indossava un completino blu con la gonna appena sopra il ginocchio, non era molto giovanile ma comunque elegante. Sicuramente un passo avanti rispetto ai golfini rosa sopra ad una camicetta con il colletto di pizzo con cui ero abituato a vederla e, ciliegina sulla torta, indossava dei tacchi vertiginosi con i quali riusciva a camminare con inaspettata disinvoltura.
Il tempo volò e feci appena in tempo a rendermi conto di quanto stavo bene con lei che si era già fatto tardi. Provavo delle sensazioni che avevo dimenticato dai tempi in cui corteggiavo Antonella.
Il corteggiamento, specialmente quando ti rendi conto che è gradito, è il periodo più bello di un rapporto di coppia e si…mi resi conto che la stavo corteggiando, non mi dispiaceva, ma dovetti convenire che era lei che scriveva il copione di questa recita, non potevo sottrarmi.
Però avevo un alleato… ed era mia moglie.
Dissi a Martina che Antonella avrebbe avuto il piacere di conoscerla, in fondo eravamo vicini e ci eravamo visti solo di sfuggita ad una riunione condominiale, l’unica volta che aveva partecipato anche mia moglie. Doveva esserci un invito ufficiale, ma il caso volle che il giorno dopo si incontrassero casualmente sulle scale al ritorno di entrambe dal lavoro. Mia moglie prese l’iniziativa e invitò l’altra per due chiacchiere. Immagino la faccia di Martina, ma certo non si poté rifiutare.
Io ovviamente non ero presente, tra l’altro rientrai tardi quella sera e, riguardo al loro colloquio, devo attenermi a quanto raccontato dalle due, ben poco per la verità.
L’unica cosa che mi disse Antonella fu: “Ma davvero ti piace quella “pigna secca”?” La definizione potrebbe suonare dispregiativa, ma non è proprio così. La definizione è presa da un film di molti anni prima con Ugo Tognazzi e Monica Vitti che interpretano una coppia che si tradisce a vicenda e lei chiama “pigna secca” l’amante di lui…che però è una bellissima Barbara Bouchet. Quindi direi quasi un complimento.
I commenti di Martina arrivarono la domenica successiva. Quella domenica sarei potuto andare al mare con mia moglie e il suo amante, dato che avrei saltato la partita di calcio perché non convocato. Eravamo in trasferta sul campo di una delle prime della classe in lotta per la promozione e la sconfitta era già in preventivo. L’attenzione era focalizzata sull’impegno della settimana successiva con una diretta concorrente alla salvezza, in caso di vittoria avremmo ottenuto la salvezza matematica. Dato che ero già in diffida e avevo dei conti in sospeso dall’incontro di andata con uno degli avversari di quella domenica, era improbabile che riuscissi a non prendere provvedimenti disciplinari che poi mi avrebbero imposto di saltare il turno successivo. Nella gara di andata era successo che, dopo una serie di falli anche inutili subiti dall’avversario che marcavo strettamente con molta difficoltà, mi ero vendicato con un’entrata killer sulle sue caviglie che costarono a lui un rientro anticipato negli spogliatoi e a me un cartellino giallo che sarebbe potuto essere benissimo di un altro colore. Mi salvò probabilmente il fatto che, nonostante l’intervento fosse palesemente sulle gambe dell’avversario, riuscii comunque a colpire anche la palla, ma soprattutto beneficiai di una sorta di compensazione per certe decisioni precedenti che ci avevano penalizzato in modo eccessivo. Ironia della sorte, anche l’allenatore degli avversari non convocò, per gli stessi motivi, il suo giocatore.
Martina mi disse che se decidevo di non andare al mare per non fare il terzo incomodo, potevo andare a pranzo da lei…da buoni amici, si affrettò a specificare.
Naturalmente avevo bisogno dell’approvazione di mia moglie che arrivò con un sorriso e un incoraggiamento a farmi valere come maschio. Mi affrettai a dire che era solo un incontro tanto per cementare la nostra amicizia, non avevo messo in preventivo niente di più.
“Vedrai, vedrai…conosco bene le donne e, soprattutto i maschietti. Mi racconterai.” e con questo chiuse il discorso.
La domenica in questione mi alzai presto, ero stranamente agitato. Me ne andai a fare una mezz’oretta di corsa nel parco vicino casa, poi rientrai, mi feci una doccia e mi sistemai al meglio.
Passai in pasticceria dato che il dolce mi ero offerto di portarlo io e poi sì…decisi che dovevo portarle anche dei fiori. Non certo delle rose rosse, sarebbe stata una dichiarazione sfacciata, mi affidai al gusto e all’esperienza della fioraia spiegandole che erano per un’amica a cui tenevo molto. Mi fece una bella composizione con rose di vari colori, un po’ di verde a altri fiorellini, spesi una cifra…non ricordavo i prezzi dei fiori. “Certo” pensai “Quanto tempo è che non regalo fiori ad Antonella? Sono proprio un somaro”
Mi presentai da Martina con qualche minuto di anticipo, ma mi sembrò di capire che ne fu felice. Apprezzò moltissimo i fiori, quasi si commosse, mi baciò su una guancia e mi disse che non ricordava più il piacere di ricevere dei fiori da un uomo e mi sembrò di capire che la cosa non le fosse capitata molte volte.
Era particolarmente bella quel giorno…forse l’avrei perfino notata se la incontravo per strada. Indossava una gonna abbastanza classica con due pieghe ai lati, ma decisamente più corta delle sue solite e una camicetta un pochino più moderna delle sue solite.
Credo che avesse avuto qualche suggerimento da Antonella; aveva pure cambiato pettinatura e i pochi capelli bianchi che punteggiavano la sua folta chioma nera erano magicamente scomparsi. “Sì”, pensai con orgoglio, “si è fatta bella per me”.
La tavola era apparecchiata con cura e con eleganza. “Tovaglioli di stoffa che si intonavano alla tovaglia, stoviglie in ceramica Ginori finemente decorate, due calici di cristallo di forme diverse, uno per l’acqua ed uno per il vino e posate in acciaio però molto eleganti e una per ogni portata.
Sembrava un pranzo con persone di riguardo più che una cosa fra amici, non dico che mi aspettassi piatti di carta e posate di plastica, ma sicuramente qualcosa di meno ricercato.
Il pranzo trascorse fra il raccontarsi e il commentare vicende recenti riguardanti il nostro lavoro o le mie vicenda sportive, nessun accenno a vicende personali affettive, anche se verso la fine del pranzo mi sorpresi a tenerle la mano e a guardarci negli occhi.
Finito di mangiare ci sedemmo sul divano per gustarci un caffè (in realtà non era un gran caffè ma non ci badai) e a questo punto le chiesi dell’incontro con mia moglie. La risposta mi lasciò stupito.
“Tua moglie è molto carina e credo che potremmo diventare buone amiche…ma io non posso andare a letto col marito di una mia amica, anche se è una gran troia che passa i fine settimana a farsi sbattere dall’amante al mare, raccontando a tutti che va con amici e amiche, almeno così mi ha detto e forse lo racconta anche a te, ma io so la verità”.
La prima cosa che realizzai fu un senso di fastidio per quello che aveva detto di Antonella, ma poi realizzai un’altra cosa…
“Come a letto col marito di una tua amica?…noi non siamo mai andati a letto insieme…”
Non mi rispose…o meglio…lo fece nel modo più semplice e più chiaro possibile. Si avvicinò e mi baciò ardentemente. Questa volta allungai volontariamente a cercare il suo seno, o meglio, i suoi capezzoli già dritti e turgidi. Sbottonandole la camicetta scoprii che non portava il reggiseno (consiglio forse di mia moglie?) e le mie labbra si avventarono sui suoi capezzoli che tante volte in quei giorni avevo immaginato di leccare e succhiare. Lei intanto aveva infilato le sue mani sotto la mia maglietta e accarezzava il mio petto villoso (il maschio della mia epoca doveva essere maschio anche nell’aspetto, non come gli stereotipi di maschi di oggigiorno, rigorosamente depilati e dall’aspetto androgino). Dopo che ci fummo baciati, lei scese con la mano fino sopra alla mia patta sempre guardandomi negli occhi e io infilai la mano in mezzo alle sue cosce. Era difficile sostenere il suo sguardo…mi resi conto che ero io la preda, ma andava bene così. Improvvisamente, come da copione, si alzò e mi disse: “Dai, andiamo di là che stiamo più comodi”.
Il “di là” ovviamente era camera sua. Mi tolsi in fretta maglietta e pantaloni (le scarpe le avevo già tolte appena arrivato quando mi aveva offerto un paio di ciabatte “per stare più comodo” aveva detto, ma io supposi “per non sporcare il pavimento”) e poi mi avvicinai a lei e le tolsi la camicetta ormai già completamente sbottonata. Vidi il suo seno piccolissimo, ma rotondo di una forma perfetta su cui si ergevano due capezzoloni enormi con un areola invece piccola e ben proporzionata. Solo i capezzoli sembravano un qualcosa di estraneo e disarmonico…però accendevano il mio desiderio sessuale. Le tolsi la gonna e la baciai ancora sulla bocca, sul collo e sui seni per poi scendere fino all’ombelico e poi ancora giù fino al monte di Venere. Lei mi lasciava fare e si godeva il suo piacere in silenzio. Le sfilai gli slip e mi apparve un ciuffo di peli neri non molto folto, non ero più abituato, Antonella si depilava completamente lì, ma a quei tempi non era pratica comune. Stavo per iniziare a far quello che, secondo mia moglie, sapevo fare meglio, ma lei mi bloccò. Cambiò posizione e portò la sua faccia all’altezza del mio pube, tirò fuori il mio cazzo dagli slip e iniziò a succhiarlo avidamente. Ci sapeva fare la prof, avevo pensato che le storie con i suoi ex fossero finite perché lei fosse poco incline al sesso…mi dovetti piacevolmente ricredere. Dopo diversi minuti di piacere orale reciproco, lei si girò allargando le gambe e dicendo: ”Dai…ora prendimi…voglio essere tua” Capii che il gioco lo conduceva lei e la cosa non mi dispiaceva. Con Antonella era diverso, lei era disponibile sempre ai desideri dei suoi maschi, sia quando facevamo l’amore in due che quando c’era anche Roberto con noi (in questo caso era lui che comandava).
La montai con foga e con desiderio, dovetti concentrarmi molto per non arrivare all’orgasmo prima di lei, ma fortunatamente, anche lei era molto eccitata, mi confessò poi che erano due anni che non faceva sesso con nessuno, in pratica da quando si era lasciata dopo 5 anni di fidanzamento.
Aveva avuto un orgasmo lungo e molto intenso, sarebbe stato difficile potesse averne altri a breve (almeno così pensai), quindi decisi che non era più il momento di trattenersi, aumentai la frequenza dei colpi e in breve anch’io raggiunsi il piacere inondandole la figa di sperma. Antonella invece aveva anche più orgasmi durante un rapporto sessuale, anche se avevo l’impressione fossero meno intensi, ma credo che alla fine dipenda anche dal modo come uno vive il momento, se come un momento ripetibile di particolare godimento in un rapporto oppure come apice del piacere e momento di definitivo abbandono al partner. Comunque Martina mi sembrò soddisfatta dal punto di vista sessuale, ma ancora molto affamata dal punto di vista affettivo, cercava il contatto, le carezze i baci…adesso dolci e delicati. Siamo stati così almeno cinque minuti senza parlare, poi improvvisamente, se ne uscì con una frase che mi fece rabbrividire:
“Ti ho detto che non prendo la pillola vero? O forse no?”
Balbettai qualcosa ma lei mi tranquillizzò: “Non preoccuparti, se dovessi essere incinta non ti darò problemi e del resto non mi dispiacerebbe, ho quasi quarant’anni e sembra che, a parte te, nessuno mi desideri sessualmente e non ho più molto tempo per appagare il mio istinto materno” E io? Si io un figlio lo volevo, ma lo volevo da Antonella, ne avevamo già un po’ parlato.
Passammo il resto del pomeriggio a giocare, a scherzare e ascoltare musica. La sua collezione di dischi poteva essere la mia, avevamo gli stessi gusti che a dire il vero erano più consoni a lei che aveva vissuto da adolescente i primi anni ’70 e la magia del Prog (Led Zeppelin, Deep Purple, King Crimson, Frank Zappa fino alle atmosfere più marcatamente Jazz dei Weather Report). Una bella collezione di vinili e poche copie di CD. Con la fine della pubblicazione di musica su vinile, era andato via via scemando anche il suo interesse per la musica. Del resto anch’io non amavo molto la musica contemporanea. Più che la conoscevo, più mi riservava notevoli sorprese. Riflettei sul fatto che fosse assai più grande di me (10 anni) ma io non sentivo questa differenza.
Prima che mia moglie tornasse dal mare mi salutò e mi disse di rientrare, mi abbracciò con calore cercando ancora la mia bocca, poi mi guardò, mi aggiustò i capelli spettinati e disse: “Non farti problemi, oggi non è successo niente, ritieniti libero di tornare per la tua strada….Comunque oggi è stato bello e nel mio letto c’è sempre posto per te e, purtroppo…anche nel mio cuore”. Le dissi che era una donna meravigliosa, ma nello stesso tempo pensai che non avrebbe mai potuto sostituirsi ad Antonella, poi mi balenò un pensiero in mente…e se fossi riuscito a coinvolgerla nel nostro rapporto a tre? Poi pensai che fosse un’idea stupida, non era di vedute così larghe…troppo convinta che la vita (anche quella amorosa) dovesse seguire rigidi schemi e teoremi matematici già dimostrati.
Comunque l’avrei rivista, di questo ne ero sicuro e mia moglie lo avrebbe accettato, lo so. Quella sera le avrei raccontato tutto…tranne il fatto della pillola.
Stavano comunque per succedere delle cose che avrebbero scombinato le carte…probabilmente ne scriverò…anche se non so se qualcuno vorrà ancora seguirmi. Per me che ho vissuto questi avvenimenti considero la mia storia abbastanza anticonvenzionale e degna di nota, però credo che molti dei lettori di questi racconti si aspettino di leggere più azione e perversione fisica che non riflessioni e sensazioni intorno a rapporti anticonvenzionali.
Comunque scriverò ancora…lo farò per me….

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