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Il compleanno di mio nipote pt. 1

By 21 Aprile 2024No Comments

Ogni fatto e persona presenti in questo racconto solo frutto della mia fantasia.
Sono ben accetti commenti e critiche costruttive al fine di creare una saga migliore sia dal punto di vista stilistico che dal punto di vista emozionale.

Sono Luca, un ragazzo piemontese che si tempi del racconto aveva 18 anni. Sono alto 1,80 circa, capelli castani sempre in disordine, occhi verdi e classico fisico da calciatore con i glutei sviluppati e una parte superiore scultorea ma con poca massa.

Erano le 14 di un soleggiato pomeriggio estivo e io, in compagnia dei miei genitori, ero nel garage/tavarnetta della casa di mia sorella per aiutarla a mettere tutto in ordine in vista della festa di compleanno del figlio Gianni.
A vederci nessuno avrebbe mai detto che eravamo parenti. Io, 18 anni, castano e abbastanza alto, con i lineamenti duri. Lei, 38 anni, con i capelli neri lunghi fino a sotto le spalle, occhi color smeraldo, carnagione tendente al bianco e un fisico minuto da cui faceva capolino una seconda scarsa.

Nel giro di un’oretta avevamo messo tutto a posto ed erano arrivati i primi colleghi e amici che avrebbero partecipato alla festa.
Tutto andò a meraviglia. Tutti bevevano, mangiavano e si divertivano.
Arrivó il classico momento delle feste di Anna (mia sorella) in cui la musica commerciale veniva sostituita dai balli latini.
Io conoscendo quei due o tre passi base della baciata mi ritrovai tra le mani di una collega di Renzo (il marito di Anna).

Vista la scena, e il mio disappunto, Anna venne in mio aiuto riuscendo a prendere il posto della collega del marito.
L:”grazie sorellona, mi hai salvato ahaha”.
A:”figurati, quella è una mangia uomini e non ho intenzione di farle aggiungere il tuo nome alla sua collezione”.
L:”ah, grazie allora sorellona”.
A:”non chiamarmi così, non sono vecchia!”.
Ridemmo e iniziammo a ballare insieme.
Quant’era bello quel sorriso…

Mentre ballavamo pensavo alla fortuna che avevo avuto. Io e Anna non siamo proprio fratelli. Abbiamo lo stesso padre ma madri diverse. Difatti, mio padre, dopo aver dato alla luce Anna ha divorziato dalla sua ormai ex moglie Tatiana. Dopo qualche anno ha conosciuto mia madre (Cinzia) e, a distanza di vent’anni esatti dalla nascita di Anna, sono nato io.

Ero lì, abbracciato alla donna più bella della festa a pensare a questo e a quel dannato sorriso che mi faceva perdere la testa ogni volta che lo vedevo quando arrivó suo marito a dividerci.
Mi ci volle poco per capire che, ancora una volta, Renzo era ubriaco. Preso dalla sua solita gelosia post sbronza, ci divise in malo modo e, dopo aver assestato una sonora pacca al sedere di mi sorella, si mise a ballare con lei.
Lei non riuscì a proferire parola e io fui sul punto di mollargli un pugno in pieno volto.

Capita la situazione, mia madre mi prese e mi mandó a lavare le stoviglie al piano di sopra. Sapeva che avevo bisogno di sfogarmi su qualcosa per non alzare le mani a Renzo.
Obbedì e sali su.
Ero furioso. Non riuscivo a non pensare a come la mia sorellona potesse stare con un coglione del genere.

Ero così preso dai miei pensieri che non mi accorsi dello scorrere del tempo. Lavai più volte gli stessi bicchieri pur di non cedere al nervoso. Non mi accorsi neanche che in stanza non ero più solo.

Fu il sentirsi abbracciare da dietro che mi risposero al mondo reale.
“Grazie per non aver reagito con Renzo, sai come diventa geloso quando è ubriaco”
Era Anna.
Non volevo dirle esplicitamente quello che pensavo sul marito, così provai a stemperare la tensione.
L:”quindi il maritino è geloso di me?” E risi forzato.
A:”beh sa che non potrà mai essere giovane, bello e simpatico come te”.
Quei complimenti mi colpirono.
L:”menomale che sei mia sorella o dopo tutti questi complimenti avrei dovuto provarci”.
A:”beh guarda che se non fossimo parenti non saresti tu a provarci con me ma il contrario”.
Mi girai stringendola a me.
Ci guardammo intensamente, poi lei in maniera dolce, mi schiocco un bacio sulle labbra.

Rimasi di sasso. Lei mi guardò e scoppiò a ridere.
A:” dai fratellino, non sarai rimasto così per un bacetto innocente”.
Io non sapevo cosa rispondere. L’unica cosa che sapevo era che quello che lei aveva chiamato “bacetto innocente” mi aveva procurato un’incredibile erezione.
A:”se rimani imbambolato così per il bacio di tua sorella non voglio vedere cosa fai quando vedi una ragazza nuda”.
Provai a ribattere.
L:”beh tecnicamente non siamo fratelli ma fratellastri”.
A:”beh fatto sta che sei rimasto lì come un allocco”.
L’aria si fece tesa e lei vuole provare a stemperare la tensione.
A:” dai facciamo così, qui finisco io così siamo a pari, oppure -volle mettere un po’ di suspance su quest’ultima opzione-puoi pareggiare i conti in un altro modo”.
Detto ciò sporse in avanti il viso, chiuse gli occhi e mise la bocca a papera. Era un chiaro invito a baciarla.

Non dovetti pensarci su. Presi il suo viso tra le mani e le stampai un bacio a stampo che, seppur senza lingua, di innocente non aveva nulla.
Le mie labbra succhiarono le sue e le feci sentire tutte le voglie che negli anni avevo represso per il semplice pudore di non poter provare a sedurre mia sorella maggiore.
Lei si staccò e mi guardò negli occhi e si mise a ridere.
A:”è questo l’effetto che ti faccio?”.
Un aumento della pressione del suo basso ventre sul mio mi fece copiare che si riferiva alla mia erezione.
A:”dai che sono tua sorella, vero?”.
L:”sorellastra”.
A:”allora posso chiedertene un’altro”.
Non me lo feci ripetere.
Le stampai un altro bacio sulle labbra e lei ne volle ancora, gliene diedi un altro e lei ne volle ancora, ancora un’altro e lei ne volle ancora.
Ci baciavamo e strusciavamo i nostri corpi volenterosi l’uno dell’altra.

Aprì la bocca e feci andare la lingua in esplorazione della sua cavità orale. Lei la accettó dentro di sé. La succhió e la invitó a una lotta furiosa contro la sua. Nessuno dei due voleva farsi per vinto.
Le mie mani andarono a stringere quel fondoschiena sodo che andò ad appiccicarsi ancora di più a me.

La sua bocca si staccò dalla mia e scese. Bació la guancia, leccó il mento e andò sul collo. Qui alternó qualche succhiotto a dei veri e propri morsi.
Non riuscivo a non gemere al trattamento di quella che fino a poche ora prima era solo mia sorella.
Le sue mani scesero, saggiarono i miei pettorali e fecero lo scalpo ai miei addominali. Diedero una palpata alla bizza dei miei pantaloni e poi si andarono a posizionare sotto la mia maglietta. Si staccò e me la levó.

Rimase lì a vedere il mio fisico nudo e la bozza sempre più evidente dei miei pantaloni. Mise un dito tra la cintura e i miei jeans e, con uno sguardo che poco aveva di fraterno mi disse:”adesso vieni con me”.
Salimmo. Al secondo piano c’erano solo la camera dei figli, un bagno e lo sgabuzzino. Optó per la camera dei figli.
Entrammo e chiudemmo la porta. Alla mia sinistra c’era l’armadio e a destra il letto a castello, quindi Anna decise di portarmi verso la scrivania che si trovava al centro.

Mi mise le braccia intorno al corpo o e riprese a baciarmi con passione.
Subito dopo tornó ad occuparsi del mio collo per poi scendere ancora.
Mordicchió i miei pettorali e andò a succhiare i miei capezzoli rendendoli più duri.
Si divertiva a guastarsi ogni cm del mio corpo.
Si sedette sulla sedia davanti alla scrivania. E inizió a passare la lingua tra gli incavi in mezzo ai miei addominali.
Arrivó all’ombelico e ci ficcó la lingua.
Scariche elettriche attraversarono tutto il mio corpo mandandomi in tilt.
L:”ti voglio”.
Era tutto quello che riuscì a formulare. Lei mi guardò sorride e spostò le mani sulla mia cintura.
Ci volle poco per farla arrivare a terra e ancora meno a farla raggiungere dai pantaloni e dalle mutande.
Ero così eccitato, che uscendo il mio cazzo andò a dare una botta al suo mento.
Lei mi guardò e scoppiò a ridere.
A:”però, duro è duro”.
Ridemmo, e proprio in quel momento capì che non era solo passione la mia: ero innamorato di mia sorella.

La sua risata lasciò subito il posto ad un’espressione seria e concentrata.
Diede un paio di colpi di mano al mio attrezzo e subito lo fece aderire alla mia pancia.
Passó la lingua su tutto lo stelo, arrivó al filetto dove utilizzó solo la punta e sterminò il viaggio dentro al buchino. Arrivata lì fece fare un paio di giri alla lingua intorno alla cappella e se lo infiló in bocca per buona metà. Dava un paio di pompata profonde aiutandosi anche con le mani nella metà che rimaneva fuori.
Dopodiché usciva e ripeteva il rituale da capo.

Io ero in estasi toltale. Non so quanto e come sarei riuscito a resistere. Ero un giocattolo nelle sue mani. L’unica cosa che riuscivo a fare era gemere e perdere le mie dita in quella stupenda chioma nera.
Quello che mi faceva impazzire non era solo il trattamento. Mentre Anna mi deliziava con quello che ad oggi è il miglior pompino mai ricevuto, io ero completamente preso dal suo sguardo. Infatti, durante tutto l’atto i suoi occhi smeraldi mandavano sguardi inequivocabili verso di me.
Sapeva che poteva farmi qualunque cosa le passasse per la mente. Ero una presa in mano al suo predatore.

Decise di staccarsi.
A:”stenditi sul letto sotto”.
Eseguì. Non c’era nulla di fraterno in quell’ordine. Era pura libidine.
Mi stesi con la pancia in su. Lei corse a chiudere la porta a chiave. Si giró e tolse la camicia molto lentamente.
Io ero lì a guardare mia sorella che si toglieva gli indumenti tenendo il mio membro in mano e pestandolo come mai prima d’allora.
Quella pantera trentottenne mi si presentava nella sua forma più letale.
Sguardo affamato di sesso. Reggiseno bianco a tenere una seno piccolo ma sodo, il passo lento ma deciso come di un animale che sta per fare il colpo di grazia alla sua preda.

Si inginocchiò tra le mie gambe e me lo prese in mano. Inizió un su e giù ad un ritmo cadenzato. La presa forte e sicura e i colpi all’ingiù erano forti e decisi per poi farsi più dolci nella risalita.
La Sua bocca andò sulla mia sacca scrotale. Prese prima uno e poi l’altro in bocca. Ci giocava. Prima le succhiava poi le leccava a volte le mordeva leggermente.

A:”alza le gambe e incastrarle sotto al letto sopra di noi”.
Eseguì come un’automa.
La sua mano lascio il membro e il suo viso andò verso il basso. Sentivo la lingua andare giù e fermarsi sotto le natiche. Con ke mani me le apri. Passó la lingua lungo lo spacco facendomi sentire scariche di eccitazione quando passava sul mio buchino. Ripetè ancora.
Non capivo più nulla. Dalla
Mia visuale vedevo solo la sua fronte e quei dannati occhi verdi che mi fissavano. Quello che voleva era chiaro: mi stava sfidando a resistere il più possibile.

Decise di mettermi più in difficoltà. Apri bene il culo e schiacció il suo viso sul mio ano. Sentivo la punta della sua lingua concentrarsi solo su di lui fino ad iniziare ad insinuarsici dentro.
La mano destra lasció la mia natica e tornó ad occuparsi del mio pene. Pestava come una forsennata.
Era impossibile resistere di più.
L:”an..an.. veng..”
Non fini la frase che uno, due tre, non si quanti fiotti di sprema partono poderosi dalla mia cappella per andare a soffermarsi sul mio corpo e sul mio collo.

Anna continuó finché non si placò l’ultimo dei miei spasmi.
Al chè alzó il viso per guardare i frutti del suo lavoro.
A:”fratellino, hai fatto proprio un bel casino!”.
L:”lo so Anna, scusami ma non sono riuscito a trattenermi”.
A:”stai tranquillo che adesso la tua sorellona fa una magia”.
Ridacchiò della sua battuta e si spostò i capelli dietro. Partì dal mio addome e arrivó al mio collo. Passó la lingua su ogni cm del mio corpo succhiando via ogni traccia di sperma.
Fatto ciò mi stampó un bacio sulle labbra che sapevano ancora del mio sapore e tornó giù.
Prese in bocca il mio pene ormai moscio dopo lo sforzo appena compiuto e me lo restituì più pulito di prima.
Quindi si alzò, mi guardó negli occhi con lo sguardo più da Troia che il avessi mai visto e aprì la bocca dimostrandola completamente pulita.
Io riamsi a bocca aperta.
Scoppió a ridere e facendomi il suo classico occhiolino mi disse:
“Beh fratellino, ti è piaciuta la magia?”

Continua…

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