Skip to main content
Racconti EroticiSensazioniTradimento

Il percorso di Rebecca capitolo 1: il nuovo lavoro

By 26 Marzo 2023No Comments

Il racconto che segue è frutto delle fantasie di una lettrice di Milù (Rebecca) che mi ha scritto chiedendomi di dare corpo ad una sua fantasia. Nulla di quanto inserito è realmente accaduto. Rebecca mi ha dato una traccia di una sua fantasia ed io la ho sviluppata.

Mi chiamo Rebecca, ho 38 anni sono alta, anzi bassa, un metro e sessanta, peso 52 chili, occhi e capelli castani terza di seno ed un culetto che è stato sempre il mio orgoglio e che è sempre stato apprezzato “visivamente” da tutti anche se nessuno vi ha mai acceduto per le mie remore morali ma soprattutto per la paura di sentire dolore. Sono sposata ed ho due figli piccoli.
Sessualmente non ho avuto grandi esperienze, mi sono fidanzata con mio marito che avevo 17 anni, in precedenza avevo avuto due ragazzi con uno ci eravamo solo baciati e qualche tastata reciproca, con l’altro eravamo arrivati a ditalino e sega ma nulla di più. L’unico cazzo che ho mai preso è quello di mio marito. Fino alla seconda gravidanza non ho mai avuto nemmeno alcun desiderio poi qualcosa è cambiato. Quando ho partorito per piccole complicanze sono rimasta in ospedale 4 giorni in stanza con una ragazza della mia età e con la quale sono entrata in confidenza tanto che ci sentiamo ancora quasi quotidianamente. Giovanna, così si chiama, è invece molto libera. Lei ed il suo compagno sono una coppia aperta, con lui vede il sesso in modo giocoso e senza inibizioni e questo suo modo di vedere il sesso, così lontano dal mio che lo faceva apparire quasi come un dovere della vita coniugale, mi ha fatto riflettere ed incuriosito.
Ho cominciato a masturbarmi pensando ai racconti che Giovanna mi aveva fatto delle sue esperienze e la cosa mi è piaciuta tanto da immedesimarmi sempre di più in lei e da cercare altri racconti arrivando così su Milù dove ho trovato tante e tali fantasie e realtà da sentirmi come una bambina golosa in pasticceria.
Da allora la scopata distratta del sabato mattina con mio marito non mi basta più ed immagino cose turpi però, la realtà è diversa ed il mio carattere e la mia riservatezza non mi hanno mai portato nemmeno lontanamente a fare qualcosa fuori dal matrimonio, fosse anche solo flirtare con un altro uomo.
Lavoro come segretaria in un grosso studio di consulenze di avvocati e commercialisti associati e mi occupo in particolare di pratiche riguardanti gli immobili. Lo studio è aperto al pubblico e spesso ho a che fare con i clienti aiutando il commercialista nelle riunioni tenendo in ordine i documenti e le pratiche, provvedendo alle scadenze. Questo per dire che l’abbigliamento che indosso è sempre stato sobrio, i racconti di Giovanna e quelli letti da Milù, oltre a scatenarmi voglie più o meno represse mi stanno spingendo a cambiare leggermente il mio abbigliamento rendendolo un po’ più sexy senza però mai scadere nel volgare. Il venerdì essendo giornata di chiusura al pubblico tailleur giacca pantaloni e gonne mai più corte del ginocchio con camicetta non scollata e non trasparente lasciano il posto a vestiti più informali con gonnelline appena più corte leggins e camicette fantasia leggermente scollate.
Sono molto amante della biancheria trasparente e sexy anche se mio marito, dopo tanti anni, non sembra apprezzare particolarmente e da quando sono cominciati i miei turbamenti ho iniziato ad usarla e farla intravvedere nei miei look pre weekend.
Questo cambiamento non è passato inosservato, uno dei soci anziani dello studio, un uomo alto un metro ed ottanta, brizzolato molto fascinoso per il quale metà delle segretarie dello studio sospirano, ha cominciato a richiedere la mia presenza ad i suoi appuntamenti con i clienti. Questo mio maggior coinvolgimento lavorativo con lui ha fatto si che mi trovassi spesso a lavorare anche il venerdì. E durante le giornate pre festive gli apprezzamenti, sebbene sempre molto garbati hanno cominciato ad essere sempre più presenti. Sempre senza che ci fossero altre persone così da non mettermi in imbarazzo. E così io che prendevo in giro le mie colleghe sospiranti per quest’uomo (Bruno) ho cominciato a mia volta a farci qualche pensierino immaginando occasioni in cui mi corteggiava elegantemente ed io cedevo ritrovandomi nel suo letto.
Tutto sempre restato nella mia mente e nelle mie dita, questo almeno fino a che, lo scorso aprile, un importante cliente lo ha invitato a trascorrer un weekend nella sua tenuta in toscana nel Chianti per discutere di affari importanti. Marina, la segretaria che lo seguiva per questo cliente aveva avuto un incidente in settimana, si era rotta l malleolo per cui era ingessata. Lavorava comunque da casa ma non se ne parlava proprio di passare un weekend fuori. Per questo motivo Bruno cercava una sostituta e mi propose di farlo. Fu molto chiaro dicendomi che per preparare l’incontro che si sarebbe tenuto di lì a due settimane, non conoscendo tutta la storia avrei dovuto leggermi un sacco di documenti e fare tardi con lui per fare il punto dell’evoluzione della preparazione della pratica. Lo studio non si poteva certo permettere di chiedere al cliente un differimento. Tutta questa mole di lavoro sarebbe stata aggiuntiva al mio lavoro abituale sgravato solo parzialmente, Bruno mi avrebbe aiutato ma poteva farlo solo dopo le 18 per cui concordammo che per tre giorni a settimana, lunedì mercoledì e venerdì, avremmo rivisto il tutto dalle 18 alle 24. Mi disse inoltre che avrebbe apprezzato molto la mia disponibilità e che il tutto ad affare andato in porto, si sarebbe tradotto con una gratifica extra di 10.000€ per il weekend oltre alle ore di straordinario pagate. Risposi che ero molto interessata ma che avrei dovuto parlarne a casa per capire come organizzare la famiglia.
Quando ne parlai con mio marito il primo impatto fu negativo, Fortunato (mio marito)era contrario, quando però gli quantificai gli straordinari e l’eventuale bonus, gli si illuminarono gli occhi. Dovevamo fare dei lavori di ristrutturazione che rimandavamo da tempo per la mancanza di parte dei i fondi e, questo lavoro, avrebbe completato con almeno un paio di anni di anticipo la raccolta di quanto necessario. Fortunato mi disse che avremmo potuto appoggiarci a sua mamma. Enrica, questo il nome di mia suocera, non è mai stata impicciona, è una donna libera aperta di idee e di mentalità. 15 anni prima aveva divorziato dal marito ubriacone e puttaniere e si era rifatta una vita, diversi amici, viaggi. L’unico punto di attrito con lei erano le frecciatine che mi mandava relativamente al mio abbigliamento secondo lei da suora.
Lei che aveva raggiunto da poco i 60 anni, si era sempre vestita in modo elegante sportivo ma con particolari molto sexy, spacchi, scarpe alte scollature mai nulla di volgare. A 60 anni era andata in pensione ed aveva festeggiato con un giro in camper per il nord Europa insieme ad un amico. Da quando era tornata casa sua, esattamente sopra la nostra, era un viavai di amici ed amiche ed i suoni provenienti dalla sua abitazione non erano sempre quelli di chi gioca a ramino. Feste e talvolta gemiti. Ero perciò dubbiosa che avrebbe voluto rinunciare ai suoi divertimenti ed alla una vita spensierata per occuparsi dei bambini durate il giorno. Enrica invece ci sorprese: “farò volentieri la nonna occupandomi non solo di portare i bambini alle varie attività ma preparerò anche da mangiare per tutti “ disse tutta allegra. La decisione era presa.
Il giorno dopo comunicai a Bruno che accettavo l’offerta e che ero pronta a cominciare. “Si inizia già questa sera!2 mi rispose suggerendomi di avvisare subito casa che avrei fatto tardi.
Alle 18 quando gli altri staccavano andai nel suo ufficio, mi aveva già passato un paio di documenti che avevo letto con attenzione sottolineando i punti per me salienti.
“Ottimo occhio, sapevo di aver fatto una buona scelta” disse quando vide i documenti con le mie note. Discutemmo ciò che avevo scritto poi passammo ad altri documenti. Si fecero le 21 che nemmeno ce ne accorgessimo. “Cosa preferisci mangiare? Io direi di stare sul leggero, ti piace il sushi?”. Io amo il sushi ma mio marito lo odia per cui, per quieto vivere non lo mangiamo mai. Mi capita di mangiarlo solo un paio di volte all’anno quando esco con delle compagne di classe. Risposi che per me andava benissimo. Bruno chiamò quello che per tutti era il miglior ristorante di sushi della città, da come parlava si capiva che era un cliente abituale, scherzò e si fece consigliare su cosa era il meglio in quella giornata. Mezz’ora dopo suonò la porta dello studio un ragazzo che fece la consegna. Bruno gli diede 70€ senza chiedere il resto. Mangiammo velocemente e riprendemmo a lavorare fino a mezzanotte quando Bruno stesso fu soddisfatto del lavoro fatto. Mi diede altri documenti da studiare nei due giorni successivi e l’appuntamento era per le 18 del mercoledì. Mi fece documenti dicendo che lavorava molto bene con me ma che era un po’ distratto quando andavo a prendere i documenti all’altro tavolo perché vedermi camminare gli riduceva l’attenzione. Il complimento mi fece molto piacere ma lascia cadere la cosa. Scendemmo e mi accompagnò fino alla mia auto asicurandosi che fossi salita e partita prima di andare alla sua.
Il lavoro aggiuntivo proseguì anche il mercoledì ed il venerdì ma la scadenza era troppo vicina per cui Bruno mi chiese se ero disponibile anche sabato o domenica. “Ti mando un messaggio domani mattina, vorrei vedere anche i miei bambini, ti faccio una proposta, proviamo sabato pomeriggio dalle 14 alle 22, se non bastasse ancora replicheremo anche domenica con lo stesso orario”.
La proposta piacque a Bruno, con i soli straordinari di quella settimana avevo portato a casa quasi 500€, se fosse durato un mese avrei più ce raddoppiato il mio stipendio. Certo erano ritmi che non si possono reggere. Lavorammo sabato e domenica pomeriggio e sera. La domenica portandomi alla macchina Bruno mi mise un braccio intorno alla vita con fare amichevole. Ormai ci davamo del tu, ridevamo e scherzavamo e lui mi stava entrando nel sangue però non gli lasciavo prendere confidenza. I complimenti sempre eleganti li lasciavo perdere non rispondendo ma mi trovai a guardargli il culo mentre era piegato a cercare un documento in un armadietto in basso e quello che vidi non sembrava certo un sedere di un sessantenne, era certo meglio di quello di Fortunato. Fu l’inizio della fine. Mi sgamò e mi disse, “vado in palestra, gioco a tennis ed a golf e faccio anche parapendio, quando il tempo me lo consente è per quello che sono tonico, sempre che ti interessi come mi parrebbe da come mi stavi guardando”. Arrossii e stavolta non potei non rispondergli. Cercai di generalizzare. Gli dissi che in effetti non dimostrava i suoi anni e che una buona parte delle donne dell’ufficio si sarebbe volentieri infilata nelle sue lenzuola. Replicò con un laconico “e tu?”.
Ero in difficoltà ma riuscii a svicolare: “siamo qui per lavorare non per parlare di quello che farei io”. Avevo lasciato la porta aperta senza apparire una bacchettona. Il lunedì sera finimmo alle 23, ogni volta una cena etnica diversa ma eravamo arrivati a completare il lavoro. Bruno mi disse che se anche avevamo finito voleva fare un controllo ulteriore e poi mi preannunciò una cosa che mi lasciò stupita. Nel weekend avremmo partecipato ad una cena di gala a casa del cliente, smoking per gli uomini e vestito da sera per le donne, mi chiese se avevo un vestito adatto e dissi che no, l’unico vestito elegante che avevo era il mio abito da sposa ma che non credevo sarebbe andato bene. “nessun problema, mercoledì alle 18 ti porto con me in un negozio in centro”.
Il mercoledì effettivamente anziché lavorare mi portò in una sartoria dove c’erano vestiti stupendi, i più economici in vetrina superavano i 5000€. Ne provai una mezza dozzina, tutti stupendi, potendo li avrei presi tutti anche se non avrei saputo quando indossarli. Arrivate le 19 al sesto un abito azzurro lungo con uno spacco assassino Bruno disse “va bene questo”. Le sarte si avvicinarono misero un paio di spilli e dissero che sarebbe stato pronto per l’indomani sera. Bruno disse che avrebbero dovuto consegnarlo allo studio, mi chiese come me la cavavo con le scarpe alte se riuscivo a portare tacchi alti a spillo per una serata intera. I tacchi alti erano stati una mia passione, scarpe economiche fa 50/70€ di più non potevo permettermi, La padrona della sartoria allora mi chiese che numero portassi, saputo che avevo il 37 uscì e quando tornò portava un paio di scarpe dello stesso tessuto e colore del vestito e con un tacco a spillo del 12. Impegnative ma potevo farcela.
“Fammi vedere come cammini”, indossavo una gonna ed una camicetta, misi le scarpe e passai avanti ed indietro per tre volte, vidi che Bruno mi filmava e non capii il perché.
Riuscii a non cadere ma traballai un paio di volte.
Tornammo in ufficio e Bruno mostrò sullo schermo le mie passerelle commentando i punti in cui avevo rischiato l’inciampo, mi diede un paio di consigli. Riprendemmo a rivedere i documenti, cenammo ed a mezzanotte, come cenerentola, mi accompagnò al mio cocchio. “Ricorda che venerdì partiremo direttamente dall’ufficio vuoi che ti venga a prendere a casa? Portati almeno 3 cambi, evita i vestiti noiosi che indossi durante la settimana cerca di portarti qualcosa di allegro. Per la serata di sabato alla cena di gala serve anche biancheria adatta, se non sbaglio hai una coppa C, provvederò io, come taglia di pantaloni credo tu abbia una 40 abbondante 42 scarsa, corretto?” Mi aveva radiografato, se avessi chiesto a mio marito le stesse cose pur avendomi accompagnato diverse volte a fare spesa, non le avrebbe sapute. Confermai che aveva un gran occhio e gli feci una battuta “ma quante donne hai avuto per identificare così bene le misure?”.
La sua risposta fu elegante come al solito “non conta il numero di donne che uno ha avuto ma l’attenzione che si è loro dedicata”. Il cuore mi sobbalzò, teoricamente se mi avesse chiesto di scopare li nel garage dell’ufficio gli avrei detto di si. Conoscendolo era simpatico, un gran fusto, generoso attento, tutte qualità che avevo dimenticato o che forse in mio marito non avevo mai riscontrato.
Fortunatamente non fece nessun tentativo, tornai a casa tutta bagnata e quando parcheggiai nel garage di casa mi masturbai ferocemente prima di entrare in casa. Quando dopo la doccia mi infilai nel letto mio marito grugnì un ciao e poi si girò dall’altra parte. Mi addormentai velocemente stanca e soddisfatta, attendevo il venerdì con ansia come una ragazza che va al primo appuntamento. Ero matura come una pera e speravo dentro di me che Bruno mi cogliesse. Avevo deciso che se ci avesse provato non avrei opposto molta resistenza. Poi però ero combattuta perché non volevo tradire mio marito.
Il venerdì avevo la valigia pronta per le 7, l’autista della ditta doveva passare per le 8 ed arrivò puntuale. Lavorai tutto il giorno poi verso le 17 Bruno passò nel mio ufficio. Avevo preparato un faldone con tutti i documenti necessari, il PC con gli originale ed una copia su un disco esterno.
Bruno prese la mia valigia e ci recammo al parcheggio dove cariò la mia roba sulla sua Porsche Cayman dove già c’era il pacco della sartoria insieme ad un altro contenitore per vestiti che evidentemente serviva per il suo smoking. Ci aspettavano 3 ore di viaggio almeno, pensavo che Bruno avrebbe voluto ripassare ancora una volta il tutto invece mentre ad un semaforo rosso mi apprestavo a fargli il riassunto di cosa avevo preparato mi mise un dito su naso e bocca e mi fece segno di stare in silenzio. “Siamo pronti, sei stata fantastica in queste due settimane, Monia (la sua assistente che si era fatta male) non avrebbe fatto di meglio. Mi stupisco che tu sia ancora solo segretaria, per me vali di più. Se l’affare andrà in porto oltre alla gratifica ti proporrò ai soci per una promozione. Sempre che tu abbia voglia e tempo di affrontare una posizione meglio pagata ma che richiede molto più impegno in termini di tempo ed attenzione”.
Tacqui, Bruno mise musica d’atmosfera e chiacchierammo per tutto il tempo, il viaggio passò in un lampo ed arrivammo per le 20 al casale. Più che un casale era una specie di castello, stupendo. Quando Bruno si fermò davanti all’ingresso un cameriere mi aprì la porta ed un maggiordomo che ci aspettava sulla porta ci accompagnò alle nostre stanze. “L’aperitivo è in corso e durerà fino alle 21, dopo la cena sarà servita nella sala principale” furono le sue parole. Le nostre due stanze erano comunicanti sebbene chiuse da due solide porte di quercia. In 15 minuti avevo fatto la doccia e mi ero cambiata, avevo portato tutti i miei vestiti migliori, alcuni anche firmati e la mia biancherà più preziosa. Per l’occasione avevo indossato un tubino nero al ginocchio con un collant velato ed un paio di scarpe di Versace pure nere che mi aveva regalato mia suocera Enrica il Natale precedente. Completava il tutto un filo di perle con orecchini in pendant ed un trucco leggero.
Uscii dalla porta e bussai a quella di Bruno ce subito aprì. “Caspita pure veloce, altra dote nascosta e che nelle donne apprezzo moltissimo”. Mi prese sottobraccio, scendemmo lo scalone ed entrammo nella sala dove era in corso l’aperitivo. Camerieri giravano con vassoi colmi di tartine e bicchieri di champagne. Bruno ne intercettò uno e prese due bicchieri porgendomene uno e facendo un brindisi “alla riuscita dell’affare, siamo in ballo e balleremo tutta la notte se necessario”. Nemmeno il temo di bere un sorso che si avvicinò un signore sui 50 anni “Bruno carissimo chi è questo fiore che ti sei portato appresso”. “Rebecca ti presento Massimo, il nostro cliente, lei è la mia segretaria, sostituisce Marina che ha avuto un incidente e non può muoversi”. Quindi i due si allontanarono, ebbi così modo di guardarmi in giro con calma. Gli uomini, una dozzina, erano tutti sopra i 50 e le donne, tutte bellissime fasciate in abiti dall’apparenza costosissimi massimo 30. Non ci voleva un genio per capire che erano o escort o amanti. Mi sentii a disagio. Io non ero né luna né l’altra cosa, però si capiva, le ragazze avrebbero tutte potuto fare le modelle io decisamente mancavo di almeno 15 centimetri di altezza. Una di loro si avvicinò e mi chiese con chi fossi, una volta capito mi fece un sorriso e mi disse “avrei dovuto capirlo, Bruno porta sempre e solo donne normali, è l’unico qui in mezzo che non soffre del complesso del trofeo da mostrare e probabilmente è anche quello più interessante, tienitelo stretto è merce rara”. Le risposi che ero lì solo come segretaria e che non andavo a letto con Bruno. “Per ora” mi rispose ridendo. L’aperitivo stava per terminare, ci spostammo tutti nel salone principale e nella lunga tavolata eravamo alternati un uomo ed una donna. Bruno sedeva di fronte a Massimo, io di fianco a lui mentre di fianco al nostro anfitrione c’era una ragazza che avevo già visto su una rivista di moda, era una modella che sfilava per diversi stilisti famosi.
Bruno e Massimo cominciarono, fra una portata e l’altra, a parlare di affari ed ogni tanto il mio capo mi chiedeva dati che sapevo benissimo lui conosceva, voleva farmi partecipare al discorso e far capire a Massimo che non ero una delle solite modelle e nemmeno la sua amante.
Cenammo splendidamente, l’unica cosa negativa è che avevo bevuto troppo per le mie abitudini per cui nel salire le scale mi appoggiai a Bruno che mi sorresse senza problemi. Mi aprì la porta e mi diede la buonanotte con un bacio sulla fronte.

12
12

Leave a Reply