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Il percorso di Rebecca capitolo 2 : la firma dell’accordo

By 10 Maggio 2023No Comments

Capitolo 2: la firma dell’accordo
La notte fu molto inquieta, mi alzai 2 volte a bere, sul tavolo della camera c’era un secchiello con una bottiglia d’acque e ne bevetti più di metà. Feci anche sogni in cui aprivo la porta di divisione ed altrettanto faceva Bruno, lui entrava ed io con una camicia da notte veramente striminzita gli sorridevo. Lui si avvicinava, mi prendeva fra le braccia e cominciava a baciarmi prima sulla bocca poi passava al collo mentre le sue mani forti mi carezzavano ovunque. I miei capezzoli erano turgidi e lui li pizzicava e mordicchiava ora dolcemente ora con un pizzico di violenza provocandomi brividi di piacere e di dolore. Io ansiosa mi staccavo cercando con le mani il suo pene trovavo una sorpresa, le dimensioni erano notevoli e lui, nonostante l’età, era già in piena erezione. Allora mi accovacciavo e cominciavo a leccarlo e succhiarlo fino a quando lui sollevandomi e sdraiandosi mi metteva sopra di lui in un fantastico 69. Purtroppo mi svegliai ma ero fradicia, mi masturbai godendo in pochi minuti poi finalmente riuscii a dormire tranquillamente.
Il mattino successivo alle 9 avevo appuntamento con Bruno fuori dalla porta per rivedere i documenti mentre scendevamo per fare colazione. Alle 8 ero sveglia, una veloce doccia ed alle 8:30 sentivo rumori nella stanza di Bruno, allora aprii la mia porta interna e bussai alla sua. Mi aprì dopo pochi secondi, indossava un paio di pantaloni bianchi ed una camicia di lino celeste con colletto alla coreana e dei mocassini color cuoio che solo alla vista denunciavano una qualità che non avevo mai visto. Notò che gli stavo guardando i piedi. “Ti piacciono? Me li fabbrica un artigiano di Roma, sono calzolai da 5 generazioni, i suoi avi, ma anche lui, hanno servito papi e nobili. Non ti dico quanto li ho pagati ma ne vale la pena non avendo problemi di soldi”.
“Si vede che sono stupendi, devono essere anche comodi”, poi mi guardai i piedi, indossavo un paio di Hogan che avevo preso su Vinted, erano in ottime condizioni, erano scarpe di marca ma la differenza era abissale. Indossavo un vestito rosso smanicato ed elasticizzato di Zara che mi stava molto bene ma la cura dei dettagli ed il materiale mostravano la differenza.
“Vogliamo scendere prima visto che siamo pronti così guadagniamo mezzora?”. Scendemmo facemmo colazione poi ci ritirammo in una stanza al piano terra dietro la sala del biliardo. Mettemmo in ordine le nostre carte ed alle 11, orario in cui avevamo appuntamento, entrammo nella sala convegni del maniero. Alla spicciolata arrivarono Massimo e 4 altri uomini che scoprii poi erano soci del nostro anfitrione nell’affare che stavamo curando.
Dopo esserci seduti, Bruno al centro, io alla sua destra, gli altri tutti intorno con Massimo esattamente di fronte a Bruno, lui cominciò a raccontare come aveva preparato il contratto. Non entrò nei dettagli ma si parlava di oltre un miliardo di euro di fatturato con margine vicino al 20%. Bruno spiegò in un modo favoloso, come a cerchi concentrici. Prima una panoramica, poi un livello più approfondito degli stessi argomenti già spiegati che cominciavano ad essere assorbiti ed infine i dettagli. Il gran finale fu la ripartizione dei costi fra i vari soci e scoprii, solo allora, che lo studio non solo avrebbe redatto il contratto ma che, nella persona di Bruno, sarebbe stato socio al 5% mettendo un notevole capitale. I vari soci fecero diverse domande a cui Bruno rispose senza esitazione, io seguivo tutto perfettamente e appena partiva la domanda tiravo fuori il foglio con i dettagli e le cifre relative.
Dopo due ore tutti i soci si dichiararono soddisfatti e firmarono il contratto che avrebbe poi dovuto essere sottoposto alla controparte in un incontro che sarebbe avvenuto nel pomeriggio stesso alle 16.
Si erano fatte le 12 e Massimo ci invitò a fare un bagno nella piscina coperta con soffitto a vista. Era una piscina enorme con un’isola in mezzo, vetrate retrattili tutto intorno in modo che potesse essere usata in tutte le stagioni. Io non mi ero portata un costume ma Bruno mi disse che ne avrei trovato uno in camera. Andai a cambiarmi e sul letto trovai un costume intero de “la Perla” esattamente della mia misura. Mi stava d’incanto e, pur senza essere eccessivamente ridotto, metteva bene in evidenza la mia parte migliore.
Uscii dalla mia stanza con un accappatoio che pareva una nuvola da quanto era morbido, Bruno mi aspettava lì fuori anche lui con un accappatoio. Scendemmo alla piscina dove le ragazze della sera prima prendevano il sole attraverso la vetrata e chiacchieravano fra di loro lontano dai soci dell’affare. Feci per dirigermi verso di loro quando Bruno mi prese per mano: “no non mischiarti con loro, tu mi servi e sei adatta a reggere la discussione, avrai tempo per confrontarti con le ragazze immagine che abbelliscono questo mondo”. Mi sedetti al tavolo e presi un analcolico come aperitivo. Mi ero ripromessa di rimanere il più lucida possibile per non incorrere in passi falsi. Desideravo Bruno (se proprio devo dirlo anche Massimo non era male) ma amavo mio marito e tradirlo mi avrebbe provocato un dilemma morale e lacrime di coccodrillo. Mi conosco e questo pensiero mi ha sempre frenato non solo da tradirlo ma addirittura da dare un minimo di corda a chi aveva mostrato interesse per me.
Al tavolo dei “boss” si chiacchierava ancora del contratto, il cliente era appena arrivato e si era ritirato con la sua segretaria nella suite che Massimo gli aveva riservato, alle 13 ci sarebbe stato il pranzo.
Il tempo per un tuffo nella piscina che aveva un colore sabbia rosa che ricordava quella di Budoni, una nuotata e corsi in stanza a cambiarmi. A pranzo di nuovo vicino a Bruno e Massimo che al suo fianco aveva da una parte il cliente che a sua volta aveva di fianco la propria segretaria. Nei posti limitrofi tutti i soci dell’affare. L’argomento fu solo sfiorato. Finimmo di pranzare che erano passate da poco le 14. Bruno mi disse che se volevo ero libera ma che avrei dovuto farmi trovare nella sala riunioni 15 minuti prima. Approfittai per fare una passeggiata nel parco dove trovai un paio delle modelle che avevano rallegrato la festa la sera prima. Chiacchierai in inglese con loro per quanto la mia conoscenza della lingua mi consentiva. Le capivo e loro capivano me, mi sorpresi quando loro mi dissero che mi invidiavano per l’aver partecipato alla riunione dei capi e che sicuramente dovevo essere molto intelligente. La cosa mi ringalluzzì un poco visto che dal punto di vista fisico non c’era storia. Venne il momento di lasciarle e mi recai alla sala riunioni.
Filò tutto liscio, Bruno fece una presentazione sulla falsariga di quella del mattino con un orientamento ad evidenziare i vantaggi del cliente il quale fece diverse domande ben coadiuvato dalla sua segretaria. Alla fine tirammo fuori il contratto preparato e già firmato da tutti i soci ed il cliente firmò. Di colpo mi calò l’adrenalina, Bruno mi guardò e mi fece l’occhiolino pensai che potevo da quel momento rilassarmi e spendere il resto del sabato e la mattina della domenica a godermi la bellezza del posto.
Bruno mi disse che ero libera ma che se volevo restare con loro non c’era problema, guardai la segretaria del cliente che immagino avesse avuto un discorso analogo dal suo capo. Mi era stata fin da subito simpatica, mi riconoscevo in lei, un cenno di intesa e salutammo i nostri capi avviandoci insieme verso il parco. Chiacchierammo a lungo fino a che non ricevetti una telefonata da Bruno che mi ricordava che avrei dovuto essere pronta per le 20:30. Il sole stava calando così insieme a Greta (questo il nome della segretaria del cliente) tornammo all’edificio principale andando ognuno verso la propria stanza. Entrata nella mia il vestito di sartoria mi aspettava su un manichino, era stato rinfrescato con una stiratura di precisione, sul letto il completo che avrei dovuto indossare ma in più, cosa che non avevo previsto, un paio di autoreggenti color carne. Da un certo punto di vista apprezzavo, temevo di aver freddo ad una cena con quello splendido vestito che era però molto leggero, dall’altro consideravo le autoreggenti un corollario del sesso e dato che non avevo intenzione di fare sesso con nessuno dei presenti (e qui mentivo un po’ a me stessa) e le avevo indossate solamente per mio marito in passato. Lo spacco del vestito avrebbe sicuramente fatto vedere quella strisciolina di pelle che passa fra di essa ed il bordo del vestito.
Era capitato in ufficio che un cliente fosse arrivato con una donna che indossava un tailleur con uno spacco vertiginoso da cui si intravvedeva l’autoreggente e tutti i maschietti dell’ufficio si erano distratti mentre le donne ne avevano parlato insinuando che la signora era una escort per via di quel particolare e per il tacco altissimo. Non condividevo il pensiero ma mi influenzò. Pensai a mia suocera, Enrica le indossava non di rado e non solo per uscire la sera coni suoi “amici”. Quando mi lanciava frecciate mi diceva che era piacevole essere guardate e far sbavare un po’ i maschietti, le dava potere. Con un accavallamento era convinta di poter far fare ad un uomo quello che voleva.
Sorrisi a questi pensieri, feci una lunga doccia calda e acconciai i miei capelli indossai quindi le autoreggenti il vestito e le scarpe. Anche questa volta ero pronta prima del tempo. Sentii Bruno che bussava alla porta interna, gli aprii e lui entrò portando con sé un piccolo cofanetto.
Lo aprì e me lo porse, conteneva un collier di smeraldi ed orecchini che componevano una parure. Mi allacciò il collier che aveva una doppia chiusura e che doveva valere come un appartamento quindi presi gli orecchini e li indossai.
Bruno mi disse che sapeva come andavano queste feste, le donne approfittavano per spuntare gioielli di valore agli uomini con cui si accompagnavano e lui non voleva che mi sentissi in difficoltà.
Lo guardai negli occhi: “fammi una fotografia perché voglio un ricordo di questo momento” quando me la ebbe fatta mi tolsi orecchini e collier e li porsi a Bruno.
“Non voglio che pensino che vengo a letto con te e che mi puoi comprare anche solo con l’uso di questi splendidi gioielli, non mi sentirò in difficoltà, se pensi che il mio filo di perle sia troppo misero e ti mette in difficoltà piuttosto non indosserò nessun gioiello”.
Bruno sorrise: “non so perché ma questa risposta non mi sorprende, sei tutta di un pezzo e per questo ti ammiro e ti apprezzo, oltre ovviamente che per come hai fatto il tuo lavoro. Va bene, non indossare alcun gioiello stasera, già con il vestito sei splendida, non hai bisogno di alcuna gioia”.
Quando uscimmo indossavo solo la mia fede nunziale.

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