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Polaroid – parte 1ma

By 8 Febbraio 20222 Comments

Polaroid – parte 1ma
Elena è sempre stata una lettrice accanita, quando la conobbi divorava, oltre ai libri di studio, almeno 3 libri, saggi romanzi, narrativa, alla settimana. Era un tempo in cui non esistevano libri elettronici lei comprava o prendeva a prestito dalla biblioteca comunale. Quando la conobbi la sua biblioteca personale era composta da un migliaio di libri. Andammo a vivere insieme, dopo che ci eravamo conosciuti entrambi poco più che ventenni all’università, e la nostra prima casa era troppo piccola e con troppe poche pareti per ospitare una mini biblioteca. Fu così che i libri vennero inscatolati in attesa di poter essere disposti in una libreria adeguata quando avessimo traslocato in una casa più grande. La casa arrivò dopo 7 anni ma nel frattempo ci eravamo riempiti di altri 500 libri circa così altri scatoloni. La casa nuova aveva delle belle librerie ma riuscirono ad ospitare circa 600 volumi lasciando un poco di spazio per i nuovi arrivi. Il suo lavoro poi la portò ad acquisire un paio di dozzine di libri d’arte all’anno arrivati in omaggio per il suo ruolo. In breve la libreria fu piena ed i libri si accumularono in pile in una stanza. Durarono poco però perché arrivò il primo figlio ed i libri traslocarono in scatoloni a fare compagnia agli altri. In casa teneva solo quelli che aveva più cari, rileggendoli alla consunzione. Di alcuni aveva addirittura almeno un paio di versioni da quanto le piacevano. Farle comprare un vestito od un paio di scarpe era un’impresa, lasciarla in una libreria ed andarsene era facile come bere un bicchiere d’acqua. Non che lo abbia mai fatto ma schiodarla dai negozi che vendevano libri era un’impresa ogni volta.
Passarono gli anni ed arrivarono i libri elettronici e cvi si buttò a capofitto. Il figlio era cresciuto ed andava per la sua strada così la lettura tornò ad essere il suo primo passatempo.
Passavano gli anni ed andai in pensione così, con tanto tempo a disposizione, decisi di mettere un po’ di ordine in cantina dove gli scatoloni di libri si erano accumulati. La stanza di nostro figlio era diventata uno studio visto che lui se ne era andato a vivere per conto suo con le pareti ricoperte di librerie, un regalo che avevo fatto ad Elena per il suo pensionamento.
Ora si trattava di trasferire i libri dalla cantina alla casa. Era l’inizio dell’estate e come sempre negli ultimi anni era precettata ad accompagnare sua mamma al mare dove avrebbe passato tre mesi. Io la avrei raggiunta di tanto in tanto per partire per una settimana insieme da qualche parte venendo lei sostituita da uno dei fratelli.
Il mio obbiettivo era di farle trovare la stanza pronta con i libri messi ordinati divisi per tipologia. Mi ero interessato presso la biblioteca comunale e mi ero fatto spiegare i criteri per la classificazione di una biblioteca di circa 2000 volumi.
Così, armato di santa pazienza e di pc, comincia ad aprire gli scatoloni ed a classificare i libri, ripulendoli dalla polvere e posizionandoli dove avevo stabilito, mettendo anche una fascetta che li numerasse e consentisse, con l’archivio in mano, di poterli rintracciare subito.
Passarono un paio di settimane a cui dedicavo circa 4 ore al giorno per la suddetta attività, nel pomeriggio andavo in piscina o giocavo a tennis, la sera ogni tanto uscivo a cena con gli amici, tutti arzilli vecchietti che ormai preferivano i cantieri a quasi ogni altra attività.
Il weekend precedente ero andato a trovare mia moglie, la avevo trovata abbronzata e molto rilassata ed avevamo passato tre bei giorni insieme (arrivato il venerdì ero tornato lunedì per evitare il traffico).
Martedì aprii uno degli scatoloni del primo lotto ed iniziai a catalogare i libri. Ce ne erano diversi di saggi di storia. Presi il primo e mi scivolò dalle mani ed emerse una polaroid. Cadde di spalle e quando la girai per vedere cosa era rimasi di sasso. Nell’inquadratura Elena, 40 anni più giovane, stava succhiando un cazzo e non era il mio. Aveva una pettinatura che non ricordavo e sembrava più giovane di quando la avevo conosciuta, poco più di 18 anni probabilmente. L’uomo, che aveva fatto la fotografia, ovviamente non era riconoscibile. Scossi nuovamente il libro ma non ne uscii niente. Elena non era vergine quando la avevo conosciuta era però riservata, mai un vestito od una camicetta sexy, per lei esistevano solo i libri. La fotografia fu una rivelazione. Classificai il libro e misi da parte la fotografia con l’intenzione di portarla al mare il weekend successivo per mostrarla e prenderla in giro. Ad essere onesto ero anche un poco eccitato dalla situazione ma andai avanti. Passai al libro successivo e facendo scorre le pagine trovai un’altra polaroid, soggetto identifico ma Elena con una acconciatura diversa. Anche il cazzo era diverso. Il primo normale né lungo né corto, né grosso né piccolo. Il secondo invece era più lungo del precedete e largo uguale. Anche questa volta non riconobbi Elena come pettinatura. Era molto truccata ed indossava uno strano cappello, come se fosse cappuccetto rosso. Probabilmente era andata ad una festa mascherata, girando la fotografia trovai una data, era di fine febbraio dell’anno in cui poi ci saremmo messi insieme. All’epoca la conoscevo solo di vista e non ero andato a nessuna festa di carnevale in cui la ricordassi con quel cappello.
Non persi tempo a classificare questo libro e ne presi un altro ed anche qui una fotografia, stesso soggetto, nessun cappello, e la data di aprile dello stesso anno. Il cazzo non era nessuno dei due precedenti e questa volta il fotografo aveva colto il pene mentre sborrava fra le labbra di Elena.
Feci passare, eccitatissimo, tutti i libri di quello scatolone. Erano tutti saggi di storia, una 30na circa e da metà di essi uscì lo stesso tipo di ricordo. Molte delle foto, almeno nella data che riportavano, erano posteriori alla data in cui ci eravamo messi insieme. Ci eravamo lasciati per un certo periodo (ma non più di tre mesi) per cui almeno 6 o 7 fotografie (su uno ero incerto circa le date) erano state fatte quando lei stava con me.
Avrei dovuto essere incazzato come una biscia ed invece ero eccitatissimo. In particolare in una fotografia Elena stava succhiando ben due cazzi di colore, era abbronzata ed uno avendo appena sborrato faceva risaltare ancor di più la sua carnagione ambrata. Venni folgorato da un ricordo. Quell’anno (la foto riportava agosto come data), eravamo andati insieme in un villaggio vacanze in Marocco e molti degli addetti erano di colore. In particolare ricordo due animatori che stavano sempre insieme e che ci provavano praticamente con tutte le ospiti. In pratica mi avevano fatto capire che facevano a gara a chi si faceva più turiste ed ogni mese chi perdeva offriva una cena all’altro. Non ci ero entrato molto in confidenza ma abbastanza per ricordare che mi avevano detto che quella settimana avevano ognuno fatto tre punti di cui uno in comune e li ridevano. Alla mia richiesta di dire chi erano le signore coinvolte rispondevano che non rivelavano mai a nessuno il nome delle loro prede perché avrebbe rischiato di rovinare il gioco. La fotografia mostrava du cazzi molto generosi e capii così meglio l’affermazione che mi avevano fatto i due “la pubblicità è l’anima del commercio” a significare che fra le signore più zoccole si passavano la voce ed addirittura a volte non dovevano nemmeno fare sforzi per far attaccare al loro amo le pescioline.
Guardando quelle foto e pensando a quella settimana, potendo dare un volto a quei cazzi mi eccitai e cominciai a masturbarmi pensando a come Elena si fosse fatta i due. Li aveva solo spompinati? Se li era scopati insieme od a turno? Venni in un paio di minuti poi ripensai a quella vacanza, il pomeriggio avevo il corso di vela dalle 15 alle 17 e la lasciavo in spiaggia, probabilmente in quelle due ore Elena si dava da fare.
La vacanza la avevamo fatta con nostri compagni di università dell’epoca, altre tre coppie che poi avevamo perso di vista, chissà se loro si erano accorti della cosa. Nessuno mi aveva mai detto nulla.
In una delle foto, stessa data ma cazzo decisamente meno voluminoso, alla base una matassina di peli rossi e mi venne in mente che uno dei nostri amici era rosso di capelli. Andai a cercarlo su internet e lo agganciai su FB. Nel giro di qualche giorno scoprii che anche lui viveva ancora nella nostra città e gli proposi una pizza in ricordo dei bei tempi andati, senza mogli spiegando che la mia era al mare con la madre. Lui mi disse che la sua non era più quella che avevo conosciuto come sua ragazza da cui aveva divorziato anni prima per cui non aveva senso che portasse quella nuova perché la avremmo annoiata inutilmente.
Ci trovammo in una pizzeria del centro, grandi abbracci ed iniziammo a ricordare i tempi andati fino a che, ad un certo punto, tirai fuori la fotografia in cui lo avevo riconosciuto, lo feci senza avvisare e dalla sua faccia capii che era proprio lui. Gli dissi che non ero incazzato, che avevo scoperto solo due giorni prima le fotografie e che mi raccontasse. In breve mi disse che non si era comportato proprio bene. Mentre ero al corso di vela il penultimo giorno, aveva visto Elena allontanarsi con uno dei due animatori, li aveva visti entrare in uno degli alloggi ed aveva sentito rumori inconfondibili, si era anche accorto che non erano solo due le voci ed aveva trovato uno spiraglio da cui poteva vedere dentro la stanza. Elena completamente nuda, stava spompinando uno dei due mentre era saldamente montata, dando la schiena, sull’altro. Dava lei il ritmo. Marcello, questo il nome del mio “amico”, era rimasto stupito in quanto conosceva una Elena topo di biblioteca molto riservata di quelle che lo fanno solo ogni tanto e per dovere. La scena però lo aveva eccitato moltissimo e dopo aver visto tutte le evoluzioni degne di una regina del porno compresi due cazzi in figa, era rimasto ancora più stupito quando Elena aveva tirato fuori la polaroid per farsi fotografare ed avere il suo “trofeo”. Aveva poi aspettato che Elena uscisse e tornasse verso la piscina ed il mattino dopo a colazione, quando erano rimasti soli al nostro tavolo, le aveva spiattellato tutto. “Cosa vuoi” le aveva chiesto Elena. “Lo stesso trattamento che hai fatto ai due animatori” aveva risposto Marcello.
Elena aveva controfferto un pompino dicendogli che avrebbe negato tutto e che non aveva prove. Così visto che non voleva far scoppiare un casino, aveva accettato il pompino con polaroid ricordo. Il pomeriggio stesso, prima di andare a dare l’ultimo saluto ai due animatori (saremmo partiti il giorno successivo) lo fece andare nel suo bungalow lo spompinò con l’immancabile fotografia.
Non aveva più avuto occasione di provarci con Elena e lei gli aveva ben detto che era un prendere o lasciare, poi i tempi erano passati e ci eravamo persi di vista.
Marcello mi chiese se fossi incazzato, non lo ero ma sorpreso di non conoscere un aspetto di mia moglie e di non essermene mai accorto in tanti anni.
Salutai Marcello con un’ultima birra ed arrivato a casa mi feci una sega pensando alle performance sessuali dell’epoca di mia moglie. La domanda che mi feci era se avesse poi continuato negli anni. La serie di fotografie si arrestava a quando avevamo deciso di sposarci. Quindici fotografie per 16 uomini (nessun’altra doppietta).
Continuai con il mio inventario aprendo altri vecchi scatoloni ma nessuno rivelò sorprese tanto interessanti, qualche lettera sdolcinata che avevo scritto ad Elena, qualche fotografia (non polaroid) di nostro figlio nei libri più recenti e nulla più.
Ero indeciso se tenere nascosta la cosa ma Elena non è stupida, non sapeva della sorpresa che le stavo preparando ma una volta arrivata in casa e trovati i libri nella biblioteca avrebbe sicuramente capito, magari aspettando che non ci fossi per verificare che nei saggi di storia ci fossero ancora i suoi ricordi di gioventù.
Optai per portarmi appresso le fotografie, la avrei raggiunta al mare da sua mamma per il weekend ed il lunedì saremmo partiti insieme per un viaggio di 4 giorni in Umbria. Decisi che le avrei mostrato le foto durante il viaggio.

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