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Tradimento

TUTTO SU MANUELA (orgoglio di un cornuto) 3 parte

By 27 Agosto 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Ma guarda tu che scherzi che fa architettare, se si ragiona col cazzo anziché col cervello!

Voglio dire… proprio la sua ritrosia aveva innescato in me, ancor più forte, la voglia di farle vivere proprio ciò che non le garbava!

Volevo che fosse la mia troia e che facesse ciò che volevo. Tanto sapevo che si sarebbe divertita anche lei. Anzi, lei più di tutti.

Lo sapevo, perché io e mia moglie avevamo una sintonia invidiabile a letto e riscontravamo ogni volta, su molte fantasie, gli stessi gusti.

C’erano cose che ci attizzavano entrambe ma su alcune cose, come queste sto per confessare, eravamo discordi; e lei non voleva sentire ragioni di assecondare le mie porche fantasie!

La prima era che non voleva saperne di “incontrare” da sola. Esigeva infatti che io fossi sempre presente alle varie performance che organizzavamo.

E la seconda: non voleva avere contatti con ragazzi di colore.

Fu così che mi prodigai per realizzarle entrambe.

Eh, si! Non mi facevo capace delle sue argomentazioni.
per di più volevo soffrire (sicuro!) di piacere nel saperla con un altro e senza la mia presenza.

Ed ecco la prima situazione…

Stavo dicendo che lei non voleva andare da sola agli incontri che le organizzavo.

Forse perché temeva di non avere quel controllo che, invece, aveva quando eravamo insieme; o, forse, perché se c’ero io si sentiva più tranquilla e autorizzata a trasgredire; oppure perché non voleva vedersi limitata nella possibilità di tirarsi indietro o di rifiutare il maschio di turno, nel caso in cui la situazione non fosse stata di suo gradimento. O, forse, per paura che quel gioco l’avrebbe portata a superare quei confini oltre i quali non si torna indietro. Boh!? Confesso che ancora oggi non lo so, non ne conosco i motivi…

So soltanto che dovetti faticare un bel po’. Lavorai di cesello per convincerla ad andare da sola. La prima volta soprattutto.

Quando capitava nella nostra intimità, che ci lasciavamo andare alle nostre confidenze erotiche, io provavo a tirar fuori l’argomento. Sondavo fin dove ci saremmo potuti spingere. Poco per volta la portai a rivedere la sua posizione.

E solo dopo mesi di persuasione occulta, di martellamento e rassicurazioni su tutti i sui dubbi, alla fine mi assecondò.

Ma quel che sto per raccontare, almeno in questa occasione, accadde tutto senza una pianificazione. Avvenne quasi in maniera estemporanea.

Un suo collega, nonché suo capo settore, le faceva la corte da sempre ma lei, da quel che mi raccontava, si era sempre negata.

Mi confessò che lui, dopo averla corteggiata in maniera educata, negli ultimi tempi era passato a modi più spinti: la sfiorava con mille pretesti. Aveva preso, appena erano isolati o lontani dagli altri colleghi, a palparla fin nelle parti intime. Aveva iniziato dapprima con gesti apparentemente casuali e poi con manovre sempre più decise e sfrontate.

Le dissi che sarei andato ad incontrarlo per spaccargli la faccia.

Non mi autorizzò a farlo… perché non era il caso: “quello” era il suo capo e poi, mi confessò inoltre, che viveva questa cosa in maniera conflittuale: avrebbe voluto assecondarlo ma non in quel modo, che le risultava molesto e poco erotico.

Come ho già detto Manuela è una bella donna, giovane e molto sensuale; sensualissima nonostante non indossasse abbigliamento provocatorio.

Al tempo aveva 33 anni. Lavorava in un ufficio postale lontano e aveva chiesto un trasferimento da quell’ ufficio, per avvicinarsi ad uno più vicino alla nostra abitazione.

Il giorno che lo ottenne, mi scattò un tarlo: perché non incoraggiare il suo collega, invogliando mia moglie a concedergli quel qualcosa che lui desiderava così pazzamente?

Pensai di dover approfittare del trasferimento imminente di mia moglie. E che il suo capo avrebbe fatto certamente la considerazione che da lì a pochi giorni non l’avrebbe più rivista e non avrebbe avuto più occasioni per tentare i suoi assalti. Pensai che avrei dovuto architettare qualcosa per dare un’accelerazione agli eventi.

Lavorai di fino, per indurla ad assecondarmi in quel che avevo in mente.

Volevo che lei gli concedesse qualcosa ma non sapevo bene cosa, visto che non avevo modo di organizzare le cose direttamente, nel dettaglio, così come avevo fatto in occasione dell’incontro con Domenico.

La fortuna e il caso mi vennero incontro.

Un pomeriggio incontrai Luciano, il capo di mia moglie, al bar vicino al loro posto di lavoro. Lo conoscevo già da quattro anni e qualche volta, in tempi non sospetti, era venuto con sua moglie alle nostre sbraciate estive in giardino.

Aspettai che uscisse dal bar per scambiare qualche chiacchiera, così per sondare il terreno. E dopo qualche battuta, dirottai il nostro dialogo formale sul trasferimento di mia moglie.

Gli chiedo: “Che ne pensi? Ormai è fatta. Tra qualche giorno verrà trasferita e non la vedrai più”.

Si rabbuiò appena, mentre abbozzava un sorriso.

Il mio istinto da rapace si affacciò, inedito e determinato: era il momento giusto per agire.

Gli lasciai intendere che, visto che mia moglie se ne sarebbe andata da lì a poco, valeva la pena cogliere l’occasione che si aspettava.

Mi guardò basito. Era chiaramente sorpreso e confuso

Non potete immaginare la faccia che fece quando gli rivelai che lei mi aveva raccontato di tutte le volte che lui aveva cercato di approcciare così grossolanamente con lei. E che lei mi aveva confidato che lui l’aveva messa in un angolo e aveva persino provato a scoparsela in ufficio. Che ero a conoscenza di ogni volta che le aveva sussurrato che l’avrebbe inculata lì, in piedi, davanti a tutti.

Si fece rosso e, balbettando qualcosa, indietreggiò di un paio di passi. Evidentemente si aspettava una mia reazione violenta.

Lo rassicurai dicendogli a bruciapelo: “Lo so. Lei è molto bella e sensuale. E tu non ne hai idea, che sofferenza sia per me far finta di non vedere come gli altri la spoglino continuamente con gli occhi. Persino quando siamo in fila alla cassa del supermercato! I mariti in coda, le sbavano dietro, non curanti dei rimbrotti delle relative consorti al fianco. Eh, si… fa perdere la testa a molti. E ti confesso, caro Luciano, che ancor di più la fa perdere a me, che so di cosa è capace a letto. Rilassati… non sono uno stupido. Ti si legge in faccia che ti fa arrapare. E, ti confesso, che ultimamente ho maturato l’idea che sia un vero peccato che sia io soltanto a godere di queste sue capacità e delle sue bellezze nascoste.

Aveva spalancato la bocca incredulo. Ne approfittai per incalzarlo con la mia manfrina: “E poi, si! Io sono geloso ma… mi rendo conto che se lei volesse, potrebbe cornificarmi a suo piacimento, senza che io lo venga mai a sapere. Perciò, mi sono fatto capace che se proprio vuole togliersi uno sfizio potrebbe farlo con chi sa apprezzare. E credo che tu… sappia apprezzare. ”

il suo stupore mi rese ancora più deciso nel volergliela offrire: “Insomma… ti sto dicendo che se lei volesse farmi cornuto, potrebbe farlo in qualunque momento – magari anche con te, perchè no? -, ed io non potrei fare nulla neanche se lo venissi a sapere. Perciò, se vuoi, accomodati. “

Lui ricominciò a balbettare, farfugliando chissà che cosa a proposito che si, era vero, ci aveva provato molte volte ma senza che lei gli concedesse nulla.

“La convincerò io a lasciarsi andare, non preoccuparti. Ma devi promettermi che mi renderai comunque testimone in qualche modo.”

Lui era ormai in mio potere, inebetito e incapace di reagire.

Lo salutai dicendogli che, qualora fosse accaduto qualcosa, avrebbe dovuto testimoniarmelo, riprendendo l’accaduto con il mio telefono che avrei consegnato a Manuela.

Passarono due giorni. Nel frattempo avevo architettato tutto. Avevo inventato la scusa che la nostra macchina era dal meccanico, così lui avrebbe avuto l’occasione di riaccompagnarla a casa. Prima di salutare mia moglie, le diedi il mio cellulare, chiedendole di farmi chiamare da Luciano quando sarebbero stati da soli.

Finito l’orario di lavoro, aspettai con ansia che Manuela facesse ritorno.
Aspettati e ancora aspettai… e la mia eccitazione cresceva, insieme al mio uccello. Nell’attesa, facevo fatica a resistere al desiderio di farmelo in mano. Dopo un’ora sento fermarsi una macchina vicino casa. Era Manuela che tornava. La sento chiudere lo sportello della macchina di Luciano. Conto i suoi passi fin quando non sento la chiave entrare nella toppa.

Quando Manuela apre la porta, mi trova seduto sul divano che faccio finta di vedere la tv.
“Come è andata?” Le chiedo
“Bene” risponde lei, sorridendo visibilmente in imbarazzo. “Ecco il tuo cellulare. Io vado a farmi una doccia”

Mi precipitai ad aprire impaziente la cartella dei video. Ce ne erano due.
Due filmati che li riprendevano in momenti che ho stampato nella mia porca memoria

Il primo:
è lui che fa la ripresa. Inquadra Manuela, dall’alto, le riconosco la capigliatura e il colore dei capelli. Li sento ridere sommessamente. Lui la bacia e poi le prende la mano e se la porta sulla patta. Mia moglie non se lo fa ripetere e gli apre la lampo. Infila la mano nei calzoni, insinuandola sotto le mutande e gli caccia fuori il cazzo. Lo soppesa con la mano e con lo sguardo. Ne apprezza le dimensioni e la consistenza. Emette un mugolio e poi… poi vedo ben poco! Porcazozza! La testa di mia moglie si porta sopra il cazzo e la immagino inghiottirselo. Il filmato si interrompe per riprendersi con un’inquadratura diversa. Stavolta l’obiettivo è di lato. Inquadra l’asta di Luciano e il profilo di mia moglie. Lei lo fa entrare e uscire dalla sua bocca

Cazzo!

L’ho immaginato un sacco di volte ma vederlo in quel modo… è un’altra cosa.
Lei ha gli occhi chiusi. Si sta evidentemente assaporando quel cazzo. Il cazzo di un altro. Gustandone il sapore e aspirandone l’afrore di bestia arrapata.
Se lo fa sparire tutto in gola e gli carezza le palle con la punta della lingua. Poi riprende a fare su e giù con la testa.
Pochi colpi ancora. Poi, quando tiene imprigionato il cazzo in gola fino alla radice si ferma. Così, con la bocca piena fa uscire la punta della lingua e riprende a slinguazzargli lo scroto. Conosco questo suo giochino. Come avverte che il maschio sta per venire, si ferma e inizia delicatamente a succhiare e a muovere la lingua e sollecita in quel modo anche i punti più sensibili della cappella.

“Le sto… sborrando… in gola… ddddioooo che goduriaaaa!” Luciano prova a farmi la radiocronaca ma è evidentemente sopraffatto dal piacere. Mia moglie non si lascia sfuggire neppure una goccia

Nel vedere Manuela ingoiare quel cazzo e farsi sborrare nello stomaco, mi tiro fuori il cazzo che, quasi senza toccarlo, esplode in un orgasmo liberatorio.

(Segue)

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