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Un furto sessuale (parte uno)

By 16 Aprile 2020Aprile 17th, 2020No Comments

Un furto sessuale

E’ notte in una città dell’Emilia.

Passi silenziosi si nuovono in un appartamento, di un prestigioso condominio, movimenti furtivi, al buio, mentre mani abili ed esperte aprono i cassetti, illuminandoli con una piccola torcia elettrica.

Passando di fronte ad una finestra, viene illuminato dalla luna.

Il viso, coperto solo da un passamontagna di cotone, rende indistinguibii i lineamenti, solo le labbra, carnose, e gli occhi scuri e decisi sono visibili dalle relative fessure. La tuta, scura ed elastica, lo rende invisibile nella notte, aderendo ad un corpo tarchiato, vigoroso.

Lo sguardo si sofferma alla finestra, per controllare che non ci siano movimenti sospetti. In mano, un saco di tela, dove sono ammassati piccoli oggetti in argento, cornici e sopramobili e, alla rinfusa, alcuni gioielli.

Sui fianchi, due fondine.

Una per una pistola semi automatica, il metallo tinto di nero. L’altra per un lungo coltello.

Mentre controlla la situazione, un’auto arriva, fermandosi di fronte al condominio. Le luci si spengono, le protiere si aprono, facendo uscire due persone. Le luci dell’auto illuminano per un momento due sagome, un uomo e una donna!

“Dannazione-pensa tra sé il ladro- sono già qui!”

L’appartamento è solo al secondo piano, ma è da troppo poco che vi è penetrato. Il bottino, ancora troppo insufficiente, non vale una giornata, anzi, una notte di lavoro.

Senza perdere tempo, la decisione è presa. Postosi dietro la porta, in modo da venirne nascosto, appoggia l’orecchio alla parete, sente i passi sul ripiano delle scale.

Con calma, estrae il coltello e la pistola, ma anche un oggetto dalla tasca dello zaino.

La porta si apre, tra risolini della coppia.

Entra l’uomo, in un completo elegante. Sulla quarantina, i capelli sale e pepe visibili dalla luce delle scale, alto, magro, non particolarmente muscoloso.

Entra anche la donna. In abito da sera rosso porpora, i capelli fulvi, ricci e lunghi fino alle spalle. Il corpo, formoso ma ben proporzionato, si muove con naturalezza nell’abito elegante, con una naturale sensualità. La donna fa per chiudere la porta, mentre il marito allunga la mano per accendere le luci.

In un attimo, la porta si chiude e la luce si accende; il ladro, con un movimento deciso, agguanta la donna, stringendola rudemente col braccio sinistro, che impugna il coltello. La lama fredda scivola sulla sua gola, minacciosa.

La pistola viene puntata sul padrone di casa, stupefatto. Di piccolo calibro, è dotata di un silenziatore.

“Non un fiato- ordina il ladro- o non rispondo delle mie azioni! Tu,- continua apostrofando l’uomo- lì!” con la pistola indica l’alto termosifone.

L’uomo, intimorito giustamente dall’arma puntatagli contro, obbedisce.

Il criminale gli lancia l’oggetto che avevva cercato nello zaino. Un paio di manette, in acciaio.

“Fai passare a catena tra i tubi del termosifone, in alto, poi, chiudi le manette sui tuoi polsi! Sbrigati, altrimenti…”

L’uomo stringe ulteriormente la donna, facendo scivolare il filo della lama sulla pelle.

La donna si lascia sfuggire un gemito, mentre la fredda lama preme sul suo collo.

In fretta, il marito esegue.

Il ladro, con la coda dell’occhio, guarda la donna che trema tra le sue braccia.

Avrà meno di quarant’anni, la pelle piuttosto pallida, labbra carnose, a forma di cuore, occhi castani di un taglio particolare, quasi a mandorla. Il seno, generoso nella scollatura, sembra voler esplodere, quasi contenuto a stento. La vita non sottilissima, non presenta pancia, solo un monte di venere un po’ pronunciato. una gamba affusolata e slanciata usciva da uno spacco della gonna dell’abito da sera. Il culo, tondo e sodo, risaltava nella sua forma dal vestito aderente che la donna indossava.

Ricordava un po’ Carmen Russo nelle vecchie commedie sexy.

Inspiró lentamente, tra i riccioli ramati, il profumo della donna, mentre, tra le gambe, l’erezione cresceva. Con calma, appoggiò il pube tra le chiappe di lei, premendo per farle sentire la durezza del cazzo.

Lei sussultò leggermente, cercando di sottrarsi al contatto, ma inutilmente. dopo un po’, però, incominciò a strusciare le splendide chiappe sode sull’asta, come segandolo.

Ormai, il marito si era già ammanettato.

Il ladro ripone la pistola nella fondina, andando a cercare un altro oggetto nelli zaino. Un rotolo, largo, di nastro adesivo nero.

“Prendi!- dice mettendolo in mano alla donna- adesso con questo imbavaglia tuo marito e legagli i piedi!”

Il coltello, ora lo puntava sulle scapole, alla schiena.

Lei si avvicinò al marito, in silenzio, si chinò, avvolgendo le caviglie, su ordine del criminale, più volte e belle strette.

L’uomo controllava non solo che la donna eseguisse gli ordini a dovere, ma ammirava il culo che si offriva in tutto il suo splendore. Chinatosi, tagliò con decisione il nastro adesivo, ordinandole di imbavagliare il marito con lo stesso sistema.

Il marito lo guardava con ostilità, ma ad un certo punto tradì con lo sguardo la sua preoccupazione. Dai pantaloni, aderenti, si vedeva chiaramente l’erezione prepotente.

Un sorriso cattivo confermò i peggiori sospetti dell’uomo, ormai ammanettato e tenuto come un salame.

La donna coprì le labbra del prigioniero col nastro adesivo, che tagliò, con precisione.

Mentre la donna imbavagliava il marito, il malvivente ripose il coltello nel fodero, si tolse il cinturone e lo zaino, andando ad appoggiarle vicino al sacco della refurtiva, che aveva appoggiato, nel nascondersi, in un angolo della stanza.

Poi, con un passo felino, deciso e veloce, afferrò la donna da dietro, stringendola, mente le mani afferravao rudemente i seni.

“Normalmente, il vostro ritorno sarebbe stata una seccatura, ma ne sono contento -disse il malvivente con voce roca- perchè così posso prendermi anche la cosa più preziosa che avete.”

Portando le mani alla scolatura, stracciò il vestito.

Le tette, di quarta misura, balzarono fuori, non più trattenute. La donna non portava il reggiseno, poiché il suo petto, se pur generoso, era splendidamente sodo e cascava sul petto con naturalezza. I capezzoli erano circondati da un’aureola perfettamente rotonda. Il vestito, stracciato, scivolava dalle gambe affusolate, rivelando un intimo decisamente sexy, un piccolo tanga in ricami di pizzo, color porpora, semitraparente.

Il malvivente strinse con violenza le bocce, mentre con indice e pollice torturava i capezzoli. Con la lingua, leccava lentamente il lungo collo.

La donna si divincolò, sfuggendo quasi alla presa, ma il suo aguzzino la afferrò per i capelli, buttandola in terra. In un attimo, le fu addosso, dopo aver afferrato nuovamente il coltello, che puntò alla sua gola.

“Senti, troia, vedi di non fare scherzi! E’ un secolo che non scopo un pezzo di fica come te. Stanotte, tu mi toglierai tutte le voglie che mi verranno. Ribellati, e saranno guai!-fece un gesto eloquente col coltello, indicando il marito della donna- Obbediscimi, e nessuno si farà male, anzi, me ne andrò senza portarvi via niente. Daccordo?”

La donna terrorizzata guardò il suo aguzzino. Il corpo si rilassò, cessando ogni resistenza. Annuì.

“Bene! incomincia con questo!”

Calatisi i pantaloni e gli slip, l’uomo fece svettare il cazzo. Grosso e ben dotato, svettava dai due coglioni ovali e sodi.

La donna ebbe un sussulto, guardando poi quella mazza quasi con ammirazione.

“Forza, incomincia a spompinarmelo!”

La donna, ormai soggiogata, si mise a pecorina, aprì le labbra carnose, avvolgendo la cappella gonfia di quel pene, per poi eseguire un pompino sempre più profondo.

Dopo pochi minuti, la mazza dell’uomo spariva tra le labbra della donna, che doveva concendersi delle profonde ispirazioni, tanto quel membro le torglieva il fiato, come preparandosi a un’apnea.

Con un gemito di piacere, l’uomo portò il coltello alle labbra, tenendolo tra i denti. Chinatosi, con la mano destra andava a stringere nuovamente le tette, mente la sinistra andava a palpare lo splendido culo rotondo, scostando il perizoma.

Il marito poteva ammirare il culo accarezzato, e vedeva la mano rude dello stupratore insinuarsi negli slip, facendoli scivolare dalle cosce fino alle ginocchia. La mano andò subito sullo spacco vaginale, accarezzando il ciuffettino rasato di pelo sul pube, e cercando il clitoride.

Lo trovò già eretto.

Iniziò a stimolarlo, accarezandolo prima con dolcezza, poi premendo con decisione. La donna incominciò a gemere vistosamente, e i suoi gemiti vibravano sul cazzo dell’uomo, dandogli maggior piacere.

Non contento, però, si tolse il guanto e infilò indice e medio dentro la fica, solo parzialmente lubrificata. I gemiti della donna aumentrono di intensità, mentre continuava a spompinare l’uomo che ormai, la dominava completamente.

Dopo pochi minuti la fica era ormai guazza di umori profumati che scendevano, copiosi, sulle cosce.

L’uomo estrasse le dita, accarezzando le chiappe umide poi, inserì nuovamente le dita, aggiungendo anche l’anulare. dopo tre o quattro introduzioni, l’uomo puntò il pollice sull’ano, introducendolo.

I gemiti della donna aumentarono di intensità, se pur smorzati dal pezzo di carne che gli arrivava fino alle tonsille.

Godendosi il lavoro di bocca, l’uomo incominciò a muovere il bacino. Continuando a massaggiare la fica e l’ano della donna, l’uomo aveva preso a scoparla in bocca.

La mano destra afferrò rudemente la tetta più vicina, stringendola fino a lasciare il segno della mano. poi, lasciatala, afferrò il capezzolo, ormai turgido, e lo strinse tra i polpastrelli.

Tra le chiappe della donna, due schizzi di liquido indicavano che aveva già raggiunto l’orgasmo, per ben due volte.

La donna continuava a succhiare il cazzo del suo forzato amante come una forsennata, gemendo e girando la testa, cercando una posizione che le permettesse di respirare. Di tanto in tanto apriva la bocca, facendo uscire la lingua, con la quale lappava l’asta di carne che si introduceva tra le labbra, scopandosi quella bocca divina.

“Sei proprio un gran pezzo di troiona! Un pompino così non me lo ha mai fatto nessuna! Ecco! Dai succhia più forte che sto venendo!”

Con una contrazzione, la mazza di carne sborrò tutto il suo seme. La donna, aprì le labbra, facendo fuoriuscire il perlaceo liquido che, abbondante, invadeva la sua bocca.

Contemporaneamente un nuovo schizzo dalla fica indicava che lei aveva raggiunto, già per la terza volte, l’orgasmo.

L’uomo estrasse lentamente le dita, madide di umori, dalla fica e dall’ano, mentre la donna ancora massaggiava, con le labbra aperte, la mazza.

Poi, fatto uscire il cazzo, iniziò a slinguazarlo, fino alle palle, raccogliendo tutto lo sperma in bocca. Sedutaasi sul pavimento di marmo, mostrò all’uomo la sua bocca, totalmente piena di sperma, che colava dai lati delle labbra, scendendo sul mento e cadendo sulle tette.

Con decisione, la donna chiuse la bocca, deglutendo. Poi, aiutandosi con le mani, raccolse le gocce di sperma, lappandole sensualmente.

“Bene, come inizio non c’è male- affermò l’uomo, afferrandosi il cazzo ancora duro- Ma la notte è lunga, e voglio godermi il tuo corpo centimetro per centimetro…”

La donna lo guardò, guardò quel cazzo incredibile, ancora eretto e imperioso. Ormai, sconquassata di orgasmi, nel suo viso non c’era più paura o rabbia, ma solo voglia di godere.

Continua….

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