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Vertigo, un incubo vissuto due volte – Seconda Parte

By 21 Aprile 2020Aprile 22nd, 20205 Comments

Erano le otto e mezzo di sera quando scendemmo in ascensore al piano di sotto.

Franco e Patrizia ci attendevano raggianti all’ingresso e appena li vidi, oltre ad avvertire il solito brivido lungo la schiena, mi balenarono nella mente le riprese video di due giorni prima.

Dopo averci mostrato l’appartamento, ci accomodammo tutti e quattro in soggiorno per l’aperitivo. Da veri veneti DOC quali erano, iniziarono a stappare e servire prosecco di Valdobbiadene come se piovesse; io partii col freno a mano tirato, premettendo che non ero un gran bevitore, inoltre, spiegai, non avrei nemmeno dovuto toccare gli alcolici, vista la serie di antidolorifici che stavo regolarmente prendendo da mesi. Franco allora, con sguardo sicuro e tono quasi paterno, cercò di tranquillizzarmi dicendo che da anni prendeva potenti pastiglie per il mal di schiena, e che una buona bottiglia di Valdo non gli aveva mai causato problemi.

Tentai di limitarmi a qualche bicchiere, ma mentre parlavamo allegramente di viaggi e vacanze, il prosecco continuava a scorrere a fiumi, tanto che, pur non essendoci ancora seduti a tavola, mi sentivo già vagamente brillo.

Fu una cena lunga e sontuosa, tra antipasti, primi e secondi a base di pesce, con tanto di elogi alla cuoca della serata: Patrizia. Il tutto abbondantemente accompagnato da Chardonnay, Muller Thurgau e altri vini selezionati da Franco di cui non ricordo il nome. In effetti iniziavo a perdere colpi, sentivo la bocca impastata e lo sguardo annebbiato ma, essendo giunti ormai a fine cena, ero certo che di lì a poco ce ne saremmo andati.

Ritornammo invece in soggiorno, dove Patrizia servì il dessert assieme ad un’altra bottiglia di Cartizze in un secchiello per il ghiaccio. Franco, nel frattempo, si era munito di una spada per sciabolare, aveva abbassato le luci e fatto partire la proiezione di vecchie diapositive del loro viaggio di nozze a Toledo.  Il mix di alcol e antidolorifici aveva iniziato il suo corso, dato che ormai mi sentivo la testa pesante come un macigno e avevo difficoltà sia a tenere aperti gli occhi, sia a seguire i loro discorsi.

Mentre scorrevano le diapositive, ero posizionato con la carrozzina vicino al grande divano in pelle dove sedevano Anna, Franco e Patrizia. Franco stava mostrando ad Anna le procedure per sciabolare correttamente lo spumante e vedevo lei che, con la bottiglia in una mano e la spada nell’altra, veniva guidata da lui cingendole le spalle.

Il colpo di lama fu secco, ma l’effervescenza dello spumante finì per bagnare le gambe di entrambi. Subito sentii Patrizia esclamare divertita:

“Eccooo, lo sapevo! Hahaha.. Caro, sei il solito disastro! Dai Franco.. levati quei pantaloni che vado a metterli subito in lavatrice!” 

E fu così che vidi suo marito rimanere in mutande seduto accanto ad Anna, intento a guardarla mentre lei si asciugava le sue stupende gambe con dei tovagliolini di carta.

In condizioni normali avrei portato via Anna all’istante. Purtroppo però, ero ormai completamente paralizzato ed incapace di proferir parola, in totale balia dell’alcol e con la spossatezza tipica di chi ha la testa che gli gira a mille.

Dopo un lasso di tempo indefinito, in uno sprazzo di lucidità, mi resi conto che Franco, con la scusa di aiutarla ad asciugarle il vestito, le stava lentamente accarezzando le cosce a piene mani. Lei però, anziché fermarlo, restava inspiegabilmente impassibile e anzi, la sorpresi che gli fissava le mutande. Franco allora, non vedendo opposizione ne da parte di Anna, tantomeno da parte mia che ero ormai perso, le alzò il vestitino fino all’ombelico e, dopo un breve cenno di assenso, le infilò una mano in mezzo alle gambe.

Non so dire se fosse stato più doloroso l’incidente in moto o il prosieguo di quella serata, so soltanto che dopo qualche minuto di buio, riaperti gli occhi, vidi la mia Anna seduta a cavalcioni in braccio a Franco che, accomodatosi al centro del divano, la stava scopando.

Alterato da un misto di rabbia ed incredulità, ma annientato dai fumi dell’alcol, guardavo inerme verso di loro. Lei aveva il vestito rosso arrotolato in vita e le mutandine nere scostate. Franco la stava penetrando col suo grosso cazzo ed entrambi si muovevano in perfetta sincronia; le mani larghe di lui le palpavano il bellissimo culo sodo dandole il ritmo, mentre Anna, calda e sinuosa, con la testa all’indietro e gli occhi serrati, assecondava i movimenti boccheggiando e ansimando come raramente l’avevo vista fare con me. Dopo diversi colpi, lui le abbassò la zip del vestito scoprendole il reggiseno. Lei, con un gesto automatico, se lo slacciò all’istante liberando le sue stupende tette sode come solo una ventenne può avere, e il bastardo, senza farselo ripetere due volte, vi affondò completamente il viso.

Erano trascorsi diversi minuti e i due continuavano a scopare ritmicamente, travolti da un’intesa surreale. Franco prese a leccare Anna ovunque, sulle tette, sul collo, sulle orecchie… Ma la veemenza con la quale l’avevo visto possedere la bionda nel video, adesso, aveva lasciato posto ad un lento e profondo dondolìo.

Le stava succhiando e baciando i capezzoli quando Anna, rossa in volto e col respiro affannoso, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e fece per sfilarsi dal cazzo. Conoscendola bene, capii subito che aveva un impellente bisogno di andare al bagno. Franco però la bloccò all’istante e, tranquillizzandola, afferrò il secchiello del ghiaccio appoggiandolo a terra davanti a sè. Lei allora, sfilandosi le mutandine e bilanciandosi sui tacchi a spillo, si mise a gambe larghe rannicchiata sul secchiello. La pisciata durò alcuni minuti, ed era del tutto comprensibile, data la quantità di bicchieri che aveva bevuto da quando eravamo arrivati. Franco a quella visione doveva essere realmente andato in estasi, perché notai che il suo cazzo, già completamente in tiro, si drizzò ancora di più. Anna se ne accorse, e mentre continuava a pisciare, prese a segarlo e spompinarlo con quel suo modo da esperta pompinara a cui mi aveva abituato, alternando ampie boccate a colpi di lingua e sputi di saliva.

Era normale che quel bastardo fosse su di giri, (pensai).. Cosa avrebbe mai potuto chiedere di più?! ..Si stava fottendo una figa stupenda, dolce e sensuale, che scopava come una dea e che, per l’età che aveva, avrebbe tranquillamente potuto essere sua figlia.

Lei stava ancora facendo le ultime gocce di pipì quando lui, sollevandola per i fianchi, la mise in piedi sul divano e iniziò voracemente a leccarle la figa rasata. Il bastardo ci sapeva fare, perché vedevo le gambe di Anna che tremavano cedevoli. Mentre lui le succhiava e le annusava la figa infilandole il naso tra le grandi labbra, di tanto in tanto si staccava per sussurrarle inebriato:

“Piccola mia, mmm.. Sei stupenda!”  “Mmm.. Hai un sapore che.. Mmm è meglio dello Champagne!”

Anna lo guardò dall’alto e gli sorrise, poi si abbassò impalandosi su di lui e, molleggiandosi sulle ginocchia, riprese a scoparlo con vigore, iniziando a baciarlo con la lingua in bocca e sul collo. Franco allora andò su di giri e, tenendola per i fianchi, la fece ballare su di sé con profondi colpi di cazzo. Con lo stomaco che mi rodeva, vedevo il bel culo tondo di Anna andare su e giù, facendo sparire e riapparire il grosso cazzo di Franco. Lei dopo diverse stantuffate arrivò al limite e, lanciando un grido seguito da una serie di intensi respiri, se ne venne in un potente orgasmo sino a sussultare elettrizzata.

La conoscevo bene, non era mai stata attratta da uomini di quel tipo, nonostante ciò era completamente in balìa di quel bastardo, persa in un totale stato di godimento che sarebbe potuta andare avanti a scopare per ore.

Vidi i due che ondeggiavano dolcemente ad ogni pompata, intenti in un lungo bacio ad occhi chiusi. Lei con le mani gli scompigliava i lunghi capelli grigi, mentre lui le massaggiava i capezzoli turgidi. Nero in volto assistevo inerme alla scena, quando, in un barlume di lucidità, sentii Anna sussurragli ansimante:

“Non.. Non smettere ti prego!” “..Ahhh! ..Ho bisogno di questo!” “..Sono tua…Ti prego.. non fermarti!”

Franco, sentendo quelle parole, intensificò subito la scopata e tenendole il viso tra le mani le rispose:

“Non preoccuparti piccola.. Sono qui” “Questo è tuo ..capito!” “E’ tutto tuo adesso!..”

Quelle frasi sortirono l’effetto di dieci pugnalate alla schiena.

Ero ancora lì e mi sentivo come un cane rabbioso chiuso in una gabbia, provai a reagire ma la poca forza residua l’avevo impiegata per digrignare i denti, disgustato da quel vecchio bastardo che si stava fottendo la mia donna.

Poi, però, pensai ad Anna.. La gelosia mi aveva accecato e non riuscivo a spiegarmi il suo comportamento, se non per il fatto che forse, a causa del mio incidente, non facessimo più l’amore da due mesi. Sapevo quanto amasse scopare e questo credo abbia generato in lei, così giovane, passionale e così amante del sesso, un’irrefrenabile voglia di maschio e… sì, insomma.. voglia di cazzo!

Mentre ero chino a rimuginare adirato, li avevo persi di vista. Alzai allora lo sguardo verso il divano: Franco, senza interrompere la penetrazione, la prese in braccio con le mani sul culo e si alzò in piedi. Lei, guardandomi con gli occhi bassi, si teneva stretta a lui come un koala, quando vidi che si avviarono verso il corridoio.

Tutt’ad un tratto la luce si spense. E mentre per la seconda volta stavo vivendo un incubo in tempo reale, ormai alterato e stremato, caddi in un sonno profondo.

Continua…

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