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Racconti Trans

Gang Bang Transex(p.1)

By 13 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Un mio amico con il quale condivido la passione per i trans, mi telefonò una sera per chiedermi se ero interessato ad una gang- bang.
‘Saremo tre uomini e basta e una ventina di trans molto femminili e porche. Ti va?’
‘Ci sono regole, dove lo faremo?’
‘Dobbiamo ubbidire a loro piaceri e assecondarle. Andremo in un club, martedì prossimo, alle diciotto.’
‘Non vedo l’ora!’
Il martedì arrivò lentamente ma il mio amico mi rassicurò, ‘Ci divertiremo, alcune le conosco di già, fiche stupende con dei seni così e un cazzo da paura!’
Il locale era su due piani. dopo aver bevuto una cosa di sopra, Marina una trans che avevo visto già altre volte si avvicinò a noi assieme ad un ragazzo di colore. ‘Questo &egrave Filipo, sarà il terzo. Le ragazze vi aspettano di sotto, andate in quella stanza, spogliatevi, indossate quello che vi ho lasciato per terra e scendete lungo quelle scale, quando sarete di sotto troverete un piccolo palco, saliteci sopra e aspettate i nostri ordini. Fine. Da questo momento siete il nostro trastullo sessuale, farete tutto quello che ci andrà di fare coi vostri corpi, se non ve la sentite o avete paura o cosa, ditelo subito e andatevene, ma se scendete quelle scale sarete nostri tutta la sera e vi ridurremo degli stracci” sogghignò e le sue labbra coperte di rossetto lucido si agitarono.
Noi tre ci guardammo e non perdemmo un attimo a infilare la porta per denudarci. Per terra, come aveva detto Marina c’erano dei costumi, si trattava di un paio di mutande di pelle a testa, collari e polsiere borchiate. Ci mettemmo quelle cose e scendemmo le scale. Sotto c’era della musica alta e impazzava il carnevale. Almeno una ventina di trans ballavano nella piccola pista, festoni e coriandoli ovunque, samba sparata a tutto volume. Quelle creature che danzavano attorno erano notevoli: mulatte, nere, bianche, molte in topless o in canotte leggere, alcune con vestiti da carnevale, tutte però truccatissime, sopra a tacchi vertiginosi. Ridevano e ballavano, molte bevevano birra o cocktail, sembravano ubriache o comunque fuori controllo, sghignazzavano ondeggiando e si agitavano divertite. Vedendoci entrate alcune fecero degli applausi, altre fischiarono, alcune ci ignorarono. Salimmo sulla pedana e rimanemmo in attesa. Le trans ballavano ma ci guardavano incuriosite. Alcune si avvicinarono e ci dissero di muoverci sulla pedana per fare si che potessimo vederci bene. Facemmo come ordinato e maldestramente piroettavamo su noi stessi con incedere lento. Loro ci scrutavano e le sentivamo fare commenti divertiti o pesanti su di noi. ‘Che culetto risecchito!’ ‘Guarda quello che boccuccia da troia che tiene, chissà come lo prende in bocca” ‘Sono magri e brutti, Marina poteva scegliere meglio!’. Ci sentivamo come della carne in mostra, degli schiavi al mercato pronti per essere venduti al miglior offerente. Marina ci raggiunse e con lei una stangona nera, vestita di un costume di piume e affari che spuntavano ovunque. Ci afferrarono per i collari e ci fecero sfilare sulla pedana. La stangona aveva in mano uno scudiscio e l’usava sulle nostre gambe o sui culi per intimorirci e farci camminare dritti. ‘Allora chi vuole questo qui?’ disse ad un tratto Marina, tirando il collo del povero Filipo e facendolo quasi cadere. Da sotto la pedana una ridda di fischi e applausi si levò sommergendo la musica. Delle mani laccate e rapaci lo afferrarono e lo trascinarono giù senza complimenti, una trans con una parrucca verde lo ammanettò e lo fece mettere in ginocchio. Le altro lo coprirono di schiaffi, sculacciate e sputi. Quindi lo fecero camminare sui ginocchi verso un punto lontano dalla pedana. Io e il mio amico eravamo rimasti la sopra. Ci guardavamo impauriti e allo stesso tempo eccitati. Marina si avvicinò a me e mi fece segno di inginocchiarmi. Poi indicò i suoi piedi e ordinò: ‘Lecca, schiavo!’ presi a baciare attentamente le sue estremità e a succhiare le dita dei piedi. La stangona nera mi avvicinò e mi mollò una manate sul culo da farmi sobbalzare. ‘Lecca per bene, schifoso, troietta da pedana. Questo te lo lascio Marina, vedo che ti considera già la sua Padrona, sfondagli il culo!’ e si diresse verso il mio amico, lo ammanettò e con un calcio lo fece scendere dalla pedana, tre o quattro trans gli furono addosso e lo trascinarono via. Rimasto da solo là sopra, conobbi il destino della mia serata. ‘Da questo momento sarai il mio schiavetto personale e il trastullo delle mie amiche. Ti umilieremo e sbatteremo come meglio ci andrà. Ti romperemo il culo e ti faremo bere la nostra crema e la nostra pipì’ ghignò beffarda e mi mollò due calci nel sedere. ‘Muoviti, troia! Ti mostro alle mie amiche!’
‘sì, PADRONA, ‘dissi con una voce insicura.
Marina mi fece camminare a quattro zampe lungo i bordi della pedana, in modo tale che dal basso le trans potessero toccarmi, sbeffeggiarmi, colpirmi con le mani o leggeri frustini che agitavano chiassose ed eccitate. Alcune mi tiravano i capelli, mi sputavano in faccia o mi gettavano addosso birra o acqua. Marina mi tirava il collo con la catena per costringermi a passare da una di quelle belle creature all’altra. Dopo un po’ di quella umiliazione a base di sculacciate accompagnate da insulti, frasi di dileggio e sputi, Marina mi disse di scendere dalla pedana.

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