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Racconti di DominazioneRacconti Trans

La mia collega va con i trans

By 30 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Prologo

Credetemi è successo davverot: la mia collega va con i trans!

Certo anche io vado con i trans, come tanti uomini del resto.

Non so quali siano i motivi per cui gli uomini vanno con i trans, probabilmente non perchè sono gay, o meglio, che abbiano coscienza di essere gay.

Immagino che i motivi più comuni possano essere legati ad un desiderio di trasgressione, di possibile sottomissione psico-fisica, di reminiscenza di una probabile esperienza omosessuale adolescenziale.

Non voglio generalizzare e quindi vi dico perchè io occasionalmente vado con i trans:

 

  1. amo il rapporto anale;

  2. amo la trasgressione;

  3. amo la femminilità

…cosa c’entra tutto questo con i trans? C’entra, c’entra!

Motivo 1) amo il sesso anale sotto ogni sua forma sia da attivo che da passivo;

Motivo 2) amo la trasgressione intesa nel superamento di ogni stereotipo sul sesso, in particolare nei ruoli che ognuno di noi crede di dover ricoprire con il partner;

Motivo 3) amo la femminilità intesa come istinto involontario alla seduzione.

Per soddisfare i criteri di tutti e 3 punti, capirete che la sintesi più semplice -certamente non unica- è rappresentata da un trans.

E’ ovviamente un compromesso, ne sono consapevole, ma vi assicuro che ne ho conosciute alcune che per strada fanno regolarmente girare lo sguardo anche al più irremovibile degli etero.

Una di queste è Melissa, attrice non protagonista in questa storia.

Melissa è una “ragazza” italiana, la conosco da alcuni anni, è una professionista e quando viene nella mia città mi avverte e spesso ci incontriamo. È bionda naturale, alta snella e pochi ritocchi, certo il seno è rifatto ma con discrezione ed eleganza, ha un paio di gambe lunghe che fanno invidia a tante donne, un fondo schiena sodo a mandolino davvero speciale, un viso dolce con occhioni grandi ed un uccello di tutto rispetto.

Questi sono i motivi per cui vado con i trans o meglio con un certo tipo di trans.

Se posso solo immaginare i motivi per cui un uomo va con i trans, mi incuriosisce non poco il motivo per cui una donna va con un trans.

Una curiosità che mi è nata da quando ho avuto il sospetto che Angela la mia collega era li in quel palazzo per Melissa, da subito dopo che i nostri occhi si erano incontrati in quel palazzo, in quel palazzo bello ed elegante, dal fascino antico ma con un ascensore moderno tutto vetri, tutto trasparente.

Con Melissa come dicevo ci conosciamo da alcuni anni e ormai siamo in buona confidenza. Con lei facciamo un gioco nato per caso: per mettere a dura prova la mia infinita timidezza e la generosa capacità anale, mi aveva chiesto di andare al supermercato comprare un cetriolo bello grande di infilarlo tutto dentro, e di andare da lei così. Da allora ogni volta si diverte a scegliere una cosa diversa, una melanzana, una mela, una banana, il primo oggetto che le viene in mente, inoltre da un po’ devo anche tenere l’uccello fuori dalla patta dei pantaloni con il soprabito chiuso solo per far intravedere a chi vuol vedere.

Questo gioco che subisco ogni volta, mi piace, fingo sempre di accontentarla malvolentieri, ma il timore di essere scoperto mi eccita e l’eccitazione mi spinge a superare la mia timidezza e a fare cose che non farei per nulla al mondo.

Aspettare il suo messaggio con l’oggetto prescelto; reperire l’oggetto; aspettare il secondo messaggio con l’ordine di inserire l’oggetto e di raggiungerla; correre in bagno in ufficio con la “peretta” del clistere, il lubrificante e l’oggetto; in bagno togliere i pantaloni e le mutande, fare il clistere, mettere il lubrificante, inserire l’oggetto, rimettere i pantaloni (senza le mutande), lasciare aperta la patta tenendo fuori l’uccello, indossare la giacca e il soprabito, chiudere il soprabito ed uscire per l’appuntamento. Tutta questa preparazione fa crescere in me il piacere dell’incontro con Melissa, e come recita il filoso, l’attesa del piacere diventa essa stessa piacere.

L’oggetto che oggi preferisco di più è il plug gonfiabile e vibrante, è sicuramente quello più pratico ed efficace, fa il suo dovere, è eccitante e sopratutto non c’è pericolo di perderlo!

Per chi non lo sapesse il butt plug è un dildo anale normalmente a forma di cuneo, conformato in modo che una volta inserito, la stretta dello sfintere intorno alla base lo mantenga in posizione stabile anche camminando o svolgendo normali attività.

Quelli gonfiabili come il mio, sono dotati di una pompetta ad aria e, una volta inseriti, possono essere espansi a piacimento, mantenendo la forma di cuneo, fino a raggiungere nella parte più larga, un diametro di circa 15 cm. Più si gonfia, più lo sfintere si si stringe intorno al collo della base che resta esterna, impedendo in questo modo al plug di essere inghiottito nel retto e anche di esserne espulso. Quindi, quando è gonfio è praticamente impossibile che possa uscire involontariamente dall’ano anche di quelli più aperti ed elastici come il mio.

Cosa che invece può capitare con uno di quegli oggetti che Melissa sceglie per me.

A mie spese ho sperimentato che un oggetto come una mela può essere letteralmente inghiottita nel retto con il rischio che non ne venga più fuori (da allora uso mettere un laccio all’oggetto, in modo da poterlo tirare fuori in tutta sicurezza).

Come a mie spese ho sperimentato, certamente con meno pericolo ma con tanto imbarazzo, quanto può essere facile perdersi una pera gigante dal retto.

                                                        —————–

INCONTRO CON MELISSA

E’ venerdì, primo pomeriggio, sono appena rientrato dalla pausa pranzo e al supermercato ho comprato la pera gigante che Melissa ha scelto.

Rispondo al telefono, quando chiudo mi rendo conto di non aver memorizzato nulla di quella noiosa conversazione telefonica di lavoro, sono impaziente di ricevere il messaggio di Melissa e non ho altri pensieri. Già pregusto il suo sguardo compiaciuto, il suo corpo giovane e tutto il resto.

Fuori è nuvolo, ma non sembra voler piovere. Bene, penso tra me, così non dovrò portare l’ombrello.

Riguardo il cellulare, nessun messaggio.

Il telefono sulla scrivania squilla di nuovo, non rispondo, conosco quel numero so che potrebbe essere lunga.

Ora è il cellulare a squillare, è sempre quel numero, non rispondo, lo zippo e mando un messaggio: “sono in riunione richiamo più tardi”.

Decido di lavorare, apro la relazione semestrale che dovrò terminare entro sera, leggo la prima parte e la trovo perfetta.

Imposto la seconda e terza parte, raccolgo i dati e li aggiungo alla relazione, alzo il telefono e chiamo Patrizia. Dopo qualche minuto arriva Patrizia con i dati di vendita delle consociate che le avevo richiesto. Si scusa del ritardo ma si giustifica:

sono sola, Angela ha preso mezza giornata di ferie”.

Non l’ascolto, ringrazio e lei esce dal mio ufficio.

La relazione è quasi completa, guardo l’orologio e guardo il cellulare, sono le 4 e nessun messaggio.

Invio la bozza della relazione a Patrizia pregandola di darle un occhiata.

Finalmente arriva un messaggio sul cellulare, è Melissa.

Prendo dal cassetto il necessario e con la pera gigante vado in bagno.

La pera è molto grande ma con un po’ di lubrificante entra tutta lasciandomi l’orifizio leggermente aperto dal quale penzola il laccio che ho attaccato alla pera.

Mi lavo accuratamente, mi rivesto lasciando l’uccello fuori dai pantaloni. Indosso il soprabito, chiudo i bottoni quelli più in basso, mi guardo allo specchio e controllo che sia ben coperto.

Esco dal bagno, passo da Patrizia, saluto e poi imbocco le scale.

Fuori l’aria frizzante di marzo mi colpisce il viso e l’uccello.

Camminando il soprabito si apre leggermente facendo scorgere le mie intimità. Mi guardo intorno per cercare sguardi incuriositi di donne, di quelle che hanno intravisto il mio uccello ma non ne sono certe e che distolgono lo sguardo per non sembrare sfacciate.

Di donne tante ma di sguardi incuriositi nessuno.

Attraverso la piazza e imbocco il vicolo alla destra, qui nemmeno donne.

Accendo una sigaretta, butto fuori il primo fumo, 3 passi e primo vero tiro, fumo di traverso e colpo di tosse.

La pera gigante viene espulsa dal mio culetto con un po’ di dolore

Mi fermo.

La pera resta qualche attimo incastrata nel pantalone, ma poi cadendo lungo la gamba destra ruzzola per strada.

Fingo indifferenza e allungo il passo, nessuno si è accorto di nulla.

Esco dal vicolo e chiamo Melissa. Non risponde, le mando un messaggio.

Dopo qualche minuto finalmente risponde con un messaggio perentorio:

vai al sexy shop di via De Santis compra un butt plug, vieni da me con quello dentro”.

Leggo il messaggio 1 volta, 2 volte poi esclamo dentro di me:

ma ci vorrà mezzora per andare e tornare, ma cos’è un butplug, ma chi ci entra in un sexy shop, ma ora vado da Melissa e basta con ste cazzate…”

Altro messaggio di Melissa:

non venire da me senza il giocattolo, fai come ti ho detto, vedrai che ti premierò”

cavolo ora mi legge nel pensiero” Penso tra me.

Mi faccio coraggio e mi incammino verso il sexy shop.

Arrivo alla via De Santis, si è fatto buio, la percorro tutta per trovare il negozio, Ci passo d’avanti e proseguo, faccio 10 metri e torno indietro, spingo la porta del negozio per entrare ma è chiusa. Ok vado via. Poi la porta si apre ed esce una coppia. Faccio passare e mi accorgo del cartello posto sopra un campanello con la scritta: “suonare qui”.

Prima che la porta si richiuda entro.

Il locale è molto grande con vetrine espositive tutte intorno e al centro gli scaffali con i video di ogni genere. Non c’è nessuno, solo alla cassa c’è una ragazza girata di spalle intenta a sistemare delle cose, sembra carina, mi sente, si gira e saluta, di viso è po’ bruttina e dall’accento sembra essere dell’est.

puoi guardare tranquillamente, se vuoi io aiutare, no problem” aggiunge subito con gentilezza.

E’ sicuramente dell’est, credo rumena.

grazie” rispondo io.

Mi aggiro per il negozio per cercare il butplug, ma non lo trovo, in verità non so cosa sia e quindi non lo troverò mai.

Campanello, scatto serratura, porta, cliente, …clienti, …tanti clienti. Voglio fuggire!

Istintivamente mi giro di spalle.

Dal riflesso della vetrina vedo una comitiva di persone. Voglio il teletrasporto!

Sono turisti, forse giapponesi forse cinesi, forse coreani …sicuramente orientali. Sono una dozzina. Cavolo sono tutte donne!

Sorridono in silenzio divertite e imbarazzate. Ben presto si disperdono in tutto il negozio, alcune in coppia altre da sole.

Mi tranquillizzo, nessuno che mi conosce.

Passo d’avanti ad una vetrina con dei falli enormi, proseguo ma poi ci ripenso e torno indietro.

Sono davvero enormi e lunghi, mai visti dal vivo così!

Me li immagino già nel mio accogliente culetto, mi immagino le sensazioni che potrei provare, e le posizioni in cui prenderli.

Quello li in basso con la ventosa lo potrei prendere anche carponi.

Non ho mai potuto farlo con le mie bottiglie di plastica piene di acqua calda, sono troppo pesanti e ci vorrebbe una ventosa molto potente per garantirne la presa su una parete verticale.

Questo dildo invece potrebbe funzionare.

Senza nemmeno accorgermene mi piego verso la vetrina per leggere le istruzioni d’uso presenti sulla scatola del dildo.

La scatola è proprio nell’ultimo scaffale quasi in terra, mi accovaccio ed esulto. Le illustrazioni riportano in modo schematico le possibilità di posizionamento, praticamente ci sono tutte, addirittura nel disegno è riportato il dildo attaccato al soffitto, a testa in giù.

…come si prende un uccello in quella posizione?” mi domando senza darmi risposta.

Due turiste alle mie spalle bisbigliano tra loro cose incomprensibili.

Non mi giro.

Cerco i loro sguardi nel riflesso della vetrina, ma loro sono alla mia sinistra e non le vedo.

Nel riflesso invece ci sono io, il soprabito si è quasi del tutto aperto e il mio uccello turgido svetta dalla patta del mio pantalone.

Richiudo il soprabito e mi rialzo lentamente, e mi volto verso le ragazze.

Mi stanno guardando, una sorride. Sorrido anche io e passando d’avanti a loro mi allontano nell’altro corridoio di vetrine.

Anche se il soprabito è chiuso è evidente la mia erezione, quasi ridicola. Me ne rendo conto, infilo una mano della tasca del soprabito e la premo contro l’uccello per tenerlo basso.

Stranamente non sono imbarazzato, anzi mi piace, sono pervaso da una strana sensazione di libertà ed eccitazione.

non credo si scandalizzerà nessuno” penso tra me dirigendomi verso la vetrina dei lubrificanti dove vedo intente a guardare altre due turiste.

Mi avvicino.

Tolgo la mano dalla tasca

Mi guardano.

Le guardo.

Notano la mia erezione.

Sorridono entrambe e si allontanano.

Mi dirigo verso i video.

Qui gli scaffali sono bassi, posti al centro su due file, sono a blocchi ed ogni blocco corrisponde ad un genere di film, in ordine alfabetico.

Scorro il primo blocco, “Ttrans”, mi soffermo un po’, proseguo.

“Tette”, proseguo.

“Sadomaso”, proseguo.

“Pissing”, mi soffermo.

Poco più avanti una turista da sola scorre con lo sguardo le copertine dei film.

Mi fermo al blocco precedente al suo, “Orgie”, il suo è ovviamente “Orientali”

E” carina, non si accorge di me, è molto presa.

Fingo di essere interessato ad un film, lo prendo, leggo, guardo le foto sul retro, lo ripongo.

Ne prendo un altro.

Dal soprabito intanto il mio uccello è spuntato facendosi largo tra un bottone e l’altro. Come sempre sta disseminando il suo piacere in abbondanza.

E’ sempre stato così, fin da giovanissimo, ho sempre avuto una produzione di liquido pre-eiaculatorio anormale, quando sono eccitato emetto una quantità tale di secrezioni da bagnare completamente mutande e pantaloni. In passato mi ha creato qualche disagio, oggi non mi preoccupa più di tanto, anzi in questo momento mi piace che esca tutto il mio desiderio.

Lei si accorge di me, mi guarda, sorride timidamente, vede il mio uccello spuntare dal soprabito e distoglie lo sguardo e torna a scorrere i film.

Decido di osare, sbottono il soprabito, prima un bottone, poi l’altro.

Il mio uccello è allo scoperto.

La carnagione chiara del mio apparato riproduttivo si staglia sul pantalone scuro. Lo scroto depilato è gonfio all’inverosimile, sostenuto dalla lampo, appare ancora più grande di quanto lo sia realmente. L’erezione è al massimo della sua potenza, fa quasi male.

Lo scappello, dalla boccuccia fuoriesce altro liquido che cola sulle dita che stringono l’uccello.

Non resisto!

Me le porto alla bocca, il sapore lo conosco ma oggi sembra sublime.

La turista mi guarda sottocchio, uno sguardo a me ed uno ai film.

Ad ogni suo sguardo il mio uccello sussulta scaricando altre secrezioni.

La raggiunge un’altra turista, bisbigliano qualcosa poi silenzio.

Si sporge da dietro le spalle dell’amica e mi guarda, sento il suo sguardo e la guardo, sorrido, lei no.

Sento il telefono vibrare, è un messaggio.

Mi rendo conto che è passata già mezzora, devo andare.

Passo davanti le turiste, sorrido, sorridono entrambe.

Chiudo il soprabito e arrivo alla cassa.

La ragazza dietro la cassa sembra non fare caso alla protuberanza del soprabito, forse non fa più caso a nulla li dentro.

tu trovato qualcosa che piace?” mi domanda.

cerco un butplug” le rispondo.

grande o piccolo” chiede lei

grande” dico immaginandolo per la mia apertura.

vieni, io fare vedere”

La seguo, arriviamo alla vetrina di questi dildi a forma di cuneo.

Me ne mostra uno enorme e nero, sembra una piramide.

Troppo grande” dico

Ne scorgo uno color carne, con un tubicino e una pompetta.

quello” le dico indicandolo.

Lei lo prende e mi spiega.

questo si gonfia, guarda” ed inizia a gonfiarlo.

diventa tanto grande, a te piacere?” e continua a gonfiare, sembra una palla da rugby.

si” le rispondo con decisione.

c’è anche vibrazione, vedi” e accende l’interruttore mettendolo al massimo.

perfetto” dico io “lo prendo”

La ragazza sparisce nel retrobottega, ne esce con la scatola contenente il plug.

c’è solo nero, per te va bene? Altrimenti io do quello in vetrina”

va benissimo” rispondo io, non ho nessuna intenzione di prendere quello in vetrina impolverato e passato tra chissà quante mani …o altro.

La ragazza prende un sacchetto anonimo blu scuro ci infila le batterie e prima di infilarci il plug mi guarda e dice:

tu provare subito?, abbiamo bagno se vuoi”

Io vorrei, si che vorrei, mi risolveresti un grande problema penso, ma senza motivo e con un sorriso di circostanza rispondo:

no grazie, non è per me, è un regalo”.

Pago, saluto e ed esco.

Mi incammino verso casa di Melissa. Le invio un messaggio ma lei non risponde.

Cerco un bar.

Ne trovo uno ad una distanza giusta dal sexy shop.

Entro, ordino un caffè e chiedo della toilette.

Entro nel bagno, chiudo, scarto il plug dalla confezione e metto le batterie, mi tolgo il soprabito e la giacca, mi abbasso i pantaloni e infilo il plug.

Entra senza problemi tutto fino in fondo, la base larga urta contro l’ano impedendo che possa entrare di più.

Afferro la pompetta che insieme al potenziometro della vibrazione penzola tra le mie gambe.

Inizio a gonfiare lentamente, due tre pompate.

Da fuori qualcuno crederà che mi stia misurando la pressione, penso.

Quattro, cinque pompate, il plug prende spazio nel mio retto.

Sei, sette, otto, ora inizia a gonfiarmi anche la pancia.

Nove e dieci, sento il retto dilatarsi come non mai.

E’ molto piacevole.

La base del plug spinge contro l’ano come se volesse entrare anche lei.

E’ una sensazione bellissima, mi sento pieno, come se avessi fatto un clistere molto abbondante, ma non ho la necessità di trattenere il liquido dentro di me, i muscoli sfinterici sono rilassati, posso anche spingere, non esce nulla, il plug fa un piccolo movimento ma non esce.

Bussano alla porta.

Velocizzo.

Do altre tre pompate, stacco la pompetta, e attacco la vibrazione.

Un delirio di sensazioni mi arriva al cervello, le gambe mi tremano, tutto il corpo trema.

Diminuisco la vibrazione, alzo i pantaloni, indosso la giacca e il soprabito raccolgo scatola, busta ed esco.

Il percorso verso il bancone del bar è interminabile, la pancia sta per scoppiare, ho la sensazione che stia per scoppiare anche il plug dentro di me!

Il caffè è freddo, chiedo al barista di farne un altro e di portarmelo al tavolo.

Raggiungo il tavolino libero più vicino, mi siedo lentamente sperando in un po’ di sollievo da quella splendida tortura.

Sento invece il plug entrare ancora più dentro allargandomi anche quei pochi centimetri di retto che restavano in fondo da allargare. La vibrazione anche se è al minimo mi arriva diritta al cervello sconvolgendomi in un misto di dolore e piacere.

Mi rialzo e mi sposto sull’altra poltroncina in modo da avere la sala del bar difronte a me.

C’è tanta gente, ma nessuno sembra faccia caso a me.

Coperto dalla tovaglia del tavolino, sbottono il soprabito, scanso il mio uccello floscio, scanso i testicoli e infilo la mano nella patta aperta dei pantaloni, finalmente raggiungo la valvola.

Un piccolo sibilo accompagna la fuoriuscita dell’aria dal plug.

Chiudo la valvola quasi subito:

se lo sgonfio troppo perderò anche questo per strada” penso tra me.

Va molto meglio così.

Riesco a stare seduto dritto, anzi posso anche poggiarmi allo schienale della poltroncina.

Tiro fuori la mano dalla patta, è tutta bagnata dei miei umori.

Resisto! L’asciugo con un tovagliolino di carta.

Con la sinistra raggiungo il potenziometro che ho messo nella calza destra. Metto la vibrazione al massimo. Nonostante la confusione del bar sento un ronzio provenire dal plug, non capisco quanto sia percepibile dagli altri.

Non mi importa.

Il dolore è sparito lasciando spazio al solo piacere.

La vibrazione al massimo si propaga dall’interno del retto in ogni mia diramazione nervosa.

Rilasso i muscoli sfinterici e mi godo a pieno quella sensazione.

Il mio uccello travolto dal piacere riprende immediatamente vigore, lo vedo crescere velocemente sotto i miei occhi,

Le gambe iniziano a tremare in quell’irresistibile desiderio di unirsi di stringersi una all’altra.

mi devo fermare, devo sgonfiarlo” mi dico, e cerco di infilare di nuovo la mia mano nella patta dei pantaloni ma non c’è più spazio, l’uccello e lo scroto sono troppo gonfi.

Dal retto sento arrivare le pulsazioni sempre più rapide che partono verso il mio uccello, lo fanno sussultare.

mi devo controllare” mi dico.

Lo so che se supero la soglia di non ritorno quelle pulsazioni mi faranno esplodere in un orgasmo incontrollabile.

Riesco ad abbassare la vibrazione, il sibilo sembra più rumoroso, ma le pulsazioni non si fermano, l’orgasmo sta galoppando verso la sua meta.

No! Nooo!” Grido dentro di me.

Afferro l’uccello e lo stringo forte.

Un fiotto di sperma parte dal mio uccello, sbatte subito contro la tovaglia ormai fradicia dei mie umori, poi nulla.

Ci sono riuscito, l’ho fermato!

Appena in tempo, arriva il caffè accompagnato dalla cameriera.

Mi accosto al tavolino per nascondere l’uccello.

Lei posa il caffè, posa lo scontrino, poi mi guarda:

tutto bene signore?, vuole un po’ d’acqua?”

Devo avere il viso sconvolto, sarò tutto rosso.

tutto bene, ma un po’ d’acqua la prendo volentieri”

gliela porto subito!” Dice lei e parte verso il bancone.

Cerco di riprendere il controllo, verifico il mio uccello, è sempre dritto con la cappella gonfia e lucida. La tovaglia presenta una macchia di bagnato sempre più larga.

Arriva l’acqua accompagnata dalla cameriera.

Pago, la ringrazio e bevo l’acqua.

Il caffè è di nuovo freddo ma lo bevo lo stesso.

Chiamo Melissa, il telefono squilla fino alla segreteria.

Le invio un messaggio, aspetto una risposta che non arriva.

Non so cosa fare, mi guardo intorno.

Di fronte a me due signore anziane eleganti prendono il te con i pasticcini, più distanti nella sala una coppia si consuma di sguardi, alla mia destra una donna sola sorseggia un cappuccino parlando a telefono. Mi sta guardando o forse è concentrata nella telefonata e fissa senza guardare. Posso vedere le sue gambe accavallate. Istintivamente mi copro con il soprabito. Chissà se mi ha visto, se ha visto il mio uccello, se ha visto il mio orgasmo interrotto.

Il sospetto che mi abbia visto mi piace,

La devi smettere, sei in un posto pubblico! Se continui lo sai che ti riprende l’eccitazione” dico con fermezza a me stesso.

Richiamo Melissa, squillo, squillo, squillo, squillo, segreteria.

Anche al sexy shop ero in luogo pubblico” penso tra me.

ma che centra, li eri nel tempio del piacere e della perversione, c’erano uccelli in foto, in silicone e plastica molto più grandi del tuo, figurati se qualcuno può essersi turbato vedendo il tuo” rispondo a me stesso cercando una giustificazione al pentimento che ogni volta mi prende quando faccio cose che non dovrei fare.

Finalmente Melissa ritorna tra i vivi con un messaggio:

“perdonami, ma ho avuto un contrattempo, vieni tra 20 minuti”.

E’ il tempo che mi occorre per raggiungerla.

L’uccello è solo barzotto, chiudo il soprabito, mi alzo ed esco dal bar.

Cammino lento, non ho fretta.

Sento un po’ di disagio a camminare con quel coso gonfio dentro, sembrerò ridicolo.

Temo che lo abbia sgonfiato troppo e che lo possa perdere per strada come la pera.

Dopo qualche passo devo per forza mollare un po’ i muscoli sfinterici che stringono la base del plug.

Rallento, mi fermo, cerco istintivamente le sigarette, le riposo immediatamente ripensando al colpo di tosse.

Il plug sembra restare saldo dentro di me.

Mollo completamente lo sfintere, nulla!

Spingo anche un po’ ma il plug fa solo un piccolo movimento poi ritorna di nuovo nel suo accogliente e dilatato buco.

Il plug funziona!

Soddisfatto riprendo a camminare liberamente senza alcun disagio

Il movimento delle gambe e delle natiche si trasmette al plug.

Ad ogni passo lo sento andare su e giù all’interno del mio retto.

Un piccolo movimento costante e preciso, dettato dal mio andamento.

Mi piace e piace anche al mio uccello.

Vorrei aumentare la velocità della vibrazione rimasta al minimo da quando ero nel bar.

Mi guardo intorno, mi abbasso e faccio per allacciarmi la scarpa, alzo lo sguardo, nessuno fa caso a me. In quella posizione il plug cerca naturalmente di uscire e sento l’ano allargarsi.

Metto la vibrazione al massimo e mi rialzo. Il plug viene risucchiato dentro e la vibrazione mi arriva di nuovo al cervello.

Sento di nuovo quelle pulsazioni dentro di me, l’erezione diventa evidente e sono costretto a rimettere la mano nel soprabito per tenere l’uccello a bada.

Affretto il passo ma la situazione peggiora, Rallento e provo a controllarmi.

Non ce la faccio.

al prossimo passo vengo” mi dico.

Mi fermo, cerco le sigarette, ne tiro fuori una, accendo, non aspiro giuro.

Non ce la faccio neanche in questo.

Tiro, apro i polmoni, pausa, butto fuori.

Il fumo mi aiuta, sento di aver ripreso il controllo del mio corpo.

Faccio altri tre tiri butto la sigaretta e mi rimetto in cammino, manca poco ormai.

Il self-control dura solo pochi passi.

Giungo al portone di Melissa in pieno delirio orgasmico.

Citofono e aspetto.

Citofono ancora, ma nulla

Telefono, squillo, squillo, la serratura del portone scatta.

Entro nell’androne deserto.

Il portone si richiude lento alle mie spalle.

Sento il sibilo della vibrazione.

L’ascensore trasparente mi sta aspettando con le porte spalancate, sa che ho fretta,

Schiaccio l’ultimo piano e parto.

Ho perso ogni inibizione.

Apro il soprabito, mi metto in bella mostra in quella vetrina motorizzata che sale verso il mio piacere.

Temo e desidero.

1° piano, nessuno!

Vedo il mio uccello eretto.

2° piano, nessuno!

Sento il sibilo della vibrazione, sento la vibrazione dentro di me.

3° piano, nessuno!

Sento un rumore di tacchi, stanno scendendo velocemente.

Sento il mio cuore.

Giro lo sguardo alla mia destra verso l’alto verso quei tacchi.

Eccoli! Incontro quel rumore di tacchi alti, di scarpe eleganti mosse da due caviglie sottili in calze nere.

Lo sguardo sale con l’ascensore lungo le gambe i fianchi, il seno, giunge fino al viso.

Per un attimo i suoi occhi sono dentro i miei, il suo sguardo rivolto verso l’alto stupisce il mio e sparisce subito nella salita dell’ascensore.

è Angela quella, possibile?” domando a me stesso.

Non so rispondermi, sono confuso ed eccitato e sono arrivato al piano di Melissa

La porta dell’appartamento di Melissa è come al solito socchiusa, lei da dietro fa capolino per invitarmi ad entrare.

Entro le do un bacio mentre lei scoppia a ridere.

non farlo più” mi dice trattenendo la risata.

Si mette dietro di me e poggiandomi le mani sulle spalle mi fa voltare verso lo specchio dell’ingresso.

Ho il soprabito completamente aperto con l’uccello dritto con lo scroto gonfio come un pallone.

Ho il viso stravolto e resto anche io sorpreso di trovarlo ancora in quella erezione maestosa nonostante l’incontro nelle scale.

Melissa prendendomi per l’uccello mi dirige verso la sua camera.

E’ sinceramente incuriosita e mi fa mille domande.

ti sei divertito nel sexy shop?” mi chiede sfilandomi il soprabito.

si è stata una bella esperienza, c’era una comitiva di turiste giapponesi forse coreane” le rispondo.

che fortuna che hai avuto, ti è piaciuto vero? ti sei eccitato?” mi chiede sfilandomi la giacca.

si è vero, mi è piaciuto e mi sono eccitato, mi sono sentito come nel paese dei balocchi” le rispondo.

se ne sono accorte? Intendo ti hanno visto l’uccello?” mi chiede massaggiandomi con una mano i testicoli e con l’altra sfilandomi la cravatta.

si, due o tre di loro mi hanno visto, intendo con il mio uccello duro di fuori” rispondo godendomi quel massaggio ristoratore.

ti conosco mascherina” aggiunge lei soddisfatta sfilandomi la camicia.

Mi sbottona i pantaloni, li lascia cadere, mi gira e mi fa piegare.

allora, vediamo cosa hai nel tuo culetto”

Il plug è li ben piantato nel mio sedere, il cavo di alimentazione della vibrazione e il tubicino con la pompetta penzolano tra le mie gambe aperte.

Si piega, mi allarga leggermente le natiche e guarda.

sembra molto grande”

si è molto grande, si gonfia e in più vibra” le dico.

Afferra la base del plug e prova a sfilarlo.

è ben piantato”

Poi segue il filo della vibrazione, tira fuori dalla mia calza il comando e inizia ad aumentare e diminuire la vibrazione.

Mi spinge verso il letto, incespico con i pantaloni abbassati e casco a pancia sotto sul letto.

Mi slaccia le scarpe, mi sfila calze e pantaloni e mi invita a mettermi a quattro zampe sul letto.

Sono carponi, completamente nudo con il sedere esposto al suo sguardo e con il plug piantato dentro di me.

ti piace, vero?” chiede lei afferrando la pompetta.

Non ho il tempo di rispondere, mi da tre pompate in rapida successione.

Inarco la schiena e le gambe tremano.

Apre la valvola e lo sgonfia tutto.

Mi sento vuoto, se non fosse per la vibrazione che è diventata più acuta, direi di non avere più nulla nel retto.

Lo sfila, e guarda l’ano aperto.

Sento colare sul perineo il misto di secrezioni e lubrificante che fuoriescono dall’ano.

Lei non resiste, si toglie gli anelli dalla mano destra chiude le dita a cuneo e le appoggia all’ingresso del mio ano.

Spinge.

La sento entrare senza alcuna resistenza.

whaoo!” esclama “il tuo culo è diventato una caverna” aggiunge.

Mi godo la sua mano che si muove dentro di me.

Le è sempre piaciuto fistarmi, lo facciamo spesso, qualche volta ha provato anche con entrambe le mani, ma non ci siamo riusciti, non sono proprio tanto femminili le sue mani.

Ci gioca un po’ con grande maestria, e con mia somma goduria.

Spinge a fondo e poi la sfila quella mano grande che ha.

Ad ogni affondo il mio uccello sobbalza di gioia disseminando rivoli di secrezioni sul letto.

Lentamente sfila la mano dal mio culo, prende il plug e lo infila dentro.

Lo gonfia un po’ e lo sfila.

Sento il mio ano allargarsi.

Lo infila di nuovo lo gonfia di più e lo sfila.

Sento il mio ano dilatarsi.

Lo infila di nuovo e lo gonfia ancora di più.

Inarco la schiena ma mi sento scoppiare.

Prova a sfilarlo ma è troppo gonfio, l’ano si allarga al massimo ma nel punto più largo il pulg non passa.

Lei tira più forte.

Mi sta facendo male

fermati, mi stai rompendo il culo!” gridai.

Lei si ferma e lo rispinge dentro.

Poi riprende a tirare per spingerlo dentro di nuovo.

Dolore e piacere si alternano dentro di me sempre più rapidamente.

Mi sento il sangue arrivare al cervello.

Lei muove il plug sempre più velocemente.

Quando lo tira, con l’altra mano mi schiaffeggia le natiche.

Sto per venire, lo sento.

Tira, schiaffeggia, spinge, tira, schiaffeggia, spinge.

Le mie gambe stanno tremando, non le controllo, provo ad alzarne una.

Nello sforzo spingo involontariamente i muscoli addominali proprio mentre lei sta tirando.

Espello il plug!

Una fitta mi abbatte sul letto.

Stringo gli occhi dal dolore e mi mordo le labbra.

Lei rimane immobile, meravigliata e mortificata.

Mi sento come se avessi partorito.

ora ci penso io, tranquillo!” mi dice lei andando in bagno.

Torna con un asciugano bagnata con acqua fredda, me la pone sull’ano dolente, massaggia un po’.

Mi sento rinascere.

Ora ha tolto l’asciugamano e sento la sua lingua tra le mi natiche.

Questo mi fa impazzire, mi piace più di un pompino.

Il dolore è sparito, sento il mio uccello sotto il mio peso riprendere vigore.

Mi alzo, lei guarda il mio uccello dritto e capisce le mie intenzioni.

Ci scambiamo di posto.

Ora è lei completamente nuda carponi sul letto ed io con il viso tra le sue natiche.

Il profumo di sapone e di fresco mi entra nelle narici.

In quella posizione noto però che il suo orifizio anale è più aperto del solito ed è anche molto arrossato.

il cliente di prima doveva avere un uccello davvero enorme e doveva averla pompata con grande vigore” penso tra me.

Quell’immagine di Melissa presa con forza da uno stallone superdotato mi fa crescere sensibilmente l’eccitazione.

Mi vado a mettere seduto sulla poltrona posta vicino al letto, anche stavolta lei capisce, e con la solita destrezza, prende il preservativo, mi incappuccia e dandomi le spalle si cala a smorza candela sul mio uccello.

Entra tutto in solo colpo.

Lei inizia ad andare su e giù prima lentamente poi sempre più veloce.

Dallo specchio di fronte vedo il suo sguardo segnato da piccole smorfie di dolore.

Il suo uccello infatti sta perdendo vigore e la sua iniziale eccitazione sta svanendo.

Melissa è una professionista.

Incrocia il mio sguardo allo specchio, abbozza un sorriso di piacere.

Le afferro l’uccello e inizio a masturbarla.

Lentamente lo sento crescere tra le mie dita.

Il suo sguardo ora è più rilassato e il movimento del suo culo riprende ad andare veloce.

Con garbo allontana la mia mano dal suo uccello, inarca la schiena all’indietro e facendo leva con le mani sui braccioli della poltrona inizia ad andare su e giù con gran vigore.

Le sue natiche sbattono sul mio bacino sempre con maggiore forza, il suo uccello svettante sbatacchia impazzito in ogni direzione.

Le guardo il viso, non l’ho mai vista cosi eccitata.

Il mio orgasmo mi coglie all’improvviso, e vengo dentro di lei gridando tutto il mio piacere.

Lei si afferra l’uccello e con pochi colpi raggiunge il suo orgasmo.

Dal suo uccello partono fiotti potenti di sperma, 2, 3, 4, 5, interminabili fino ad abbattersi sul mio petto.

Girandosi verso di me mi bacia con una certa passione.

mi dispiace essere venuta così presto” mi dice.

è stato bellissimo” le rispondo con sincerità.

Mi accorgo che il tempo è volato e devo scappare.

Mentre mi lavo e mi vesto lei prepara il caffè, lascio il suo regalino sul comodino e la raggiungo in cucina.

Beviamo il caffè e lei continua a scusarsi.

mi dispiace di non aver potuto accontentarti come al solito” mi dice “la colpa è stata di quella cretina che ho incontrato prima di te!” aggiunge.

Il caffè mi va di traverso e il viso di Angela mi torna negli occhi.

Non può essere! Sarà una combinazione, se quella era Angela era li in quel palazzo per altri motivi, ne sono certo” penso tra me.

la cretina sarà di sicuro un trans o un travestito ben dotato” concludo il mio pensiero e finisco il caffè.

Devo scappare.

Le do un bacio sulla guancia e vado verso la porta.

aspetta, il tuo giocattolo!” e corre a prenderlo.

Va nel bagno dove aveva lasciato ad asciugare il plug dopo averlo lavato, passa dalla camera da letto, ne esce con un sacchetto di una nota catena di grandi magazzini.

“cosi darà meno nell’occhio” mi dice porgendomi il sacchetto.

Mi abbraccia e mi bacia, esco e scendo come sempre a piedi.

In strada, cerco le sigarette nella tasca del soprabito, ci trovo invece i soldi che avevo lasciato sul comodino di Melissa.

Mi scappa un sorriso di tenerezza.

Le mando un messaggio.

grazie ma non dovevi! Cercherò di rivederti prima della tua partenza”.

te lo dovevo, sarà un vero piacere rivederti, un bacio” risponde lei subito.

Mi avvio verso l’ufficio.

Mi torna in mente Angela, la mia collega.

Sono certo di non trovarla in ufficio a quest’ora di venerdì.

comunque non poteva essere Angela” dico a me stesso per tranquillizzarmi.

lei è bruttina!” esclamo dentro di me, poi metto a fuoco la sua immagine.

…no! non è brutta è vero, ha un viso carino, si! Con quegli occhi azzurri! Si è vero di viso è proprio carina, ma tutto il resto è indecifrabile! Non è bassa ne grassa, ma per come veste non è proprio possibile descrivere come sia fisicamente” ragiono tra me.

…diciamola tutta, veste da schifo! sempre con quei pantaloni e con quelle maglie larghe, lunghe, sformate, i capelli raccolti con lo chignon, come una vecchia, e poi sempre con quegli occhiali grandi con la montatura nera pesante, mascolina, …non si può guardare, no! non si può proprio guardare” continuo tra me.

e poi non l’ho mai vista con un filo di trucco, l’ombra di un rossetto, del tutto anonima!” concludo tra me, e metto a fuoco l’immagine della ragazza delle scale.

quella delle scale invece non porta gli occhiali, è una ragazza elegante e curata, affascinante direi, molto femminile, …si! Una femmina! L’opposto di Angela!” Sentenzio a me stesso per scacciare ogni timore, ma sono già pentito di tutto quel pensiero maschilista, che non mi appartiene e non giustifico nemmeno per quel timore che ho dentro.

 

…continua

 

Lo scontro con Angela

Il week end ha stemperato le mie preoccupazioni, che si sono rifugiate tutte nella certezza che non fosse Angela, la mia collega, in quel palazzo dove riceveva Melissa, un trans.

Le certezze vengono meno appena la incrocio nel corridoio dell’ufficio, e si sgretolano del tutto quando confido a Patrizia, la sua collega di stanza, che il venerdì passato mi era sembrato di aver incontrato Angela.

…si è possibile, non ti ricordi? Te l’ho detto venerdì pomeriggio che ero sola perchè Angela era andata via” risponde lei con sufficienza.

ah si è vero” dico balbettando e mentendo.

senti Patrizia, ma che tu sappia, Angela ha una sorella gemella?” domando io.

Patrizia mi guarda strano, so già cosa sta pensando, la conosco troppo bene e lei purtroppo conosce fin troppo bene me.

no! no! Non è per quello che pensi, è solo curiosità” la fermo prima che apra bocca.

quella che ho visto venerdì è uguale ad Angela, ma il suo opposto, potrei dire dottr Jekyll e mister Hyde” aggiungo con un abbozzo di risata.

Lei ride davvero divertita.

…no! Ne sono certa! è figlia unica!” Risponde lei.

Il fracasso provocato dal crollo delle mie certezze mi rimbomba nel cervello.

ho curato personalmente il suo trasferimento da Parigi, sei mesi fa, quando è arrivata e ho sbirciato nella cartella del personale” aggiunge subito a raffica.

Ormai Patrizia è partita per i meandri del pettegolezzo PRO! Non la fermo e ascolto.

…ha 26 anni, è nata a Parigi, la madre è Francese, il padre è di qui, doppia nazionalità” recita lei.

l’accento francese è per me bellissimo” penso tra me.

… laureata a pieni voti alla Sorbona, è entrata in azienda due anni fa, alla sede di Parigi, poi è stata trasferita qui da noi” continua lei a raffica.

meglio della CIA” penso tra me.

Patrizia si avvicina al mio orecchio.

…sembra che sia venuta qui per allontanarsi dal padre, non hanno un buon rapporto, per telefono li ho sentiti litigare, …non ci ho capito molto, lei parlava in francese” sussurra nel mio orecchio per sottolineare che quello è un pettegolezzo non un fatto certo.

Mi viene in soccorso il telefono di Patrizia che inizia a squillare. Approfitto dell’occasione per ringraziarla e allontanarmi.

Mi richiudo nel mio ufficio per evitare ogni possibile incontro con Angela e il mio cervello parte in un improbabile calcolo matematico.

quante sono le probabilità che Angela possa essere una cliente di Melissa?”.

Provo a considerare tutti gli aspetti del calcolo ma il risultato è sempre lo stesso: è praticamente impossibile! E’ più facile incontrare Elvis che Angela da Melissa.

E’ pomeriggio, non sono andato nemmeno a pranzo.

Lo so che è solo un modo per rimandare un incontro che prima o poi ci sarà, ma oggi non voglio incontrarla, uscirò da questo ufficio solo per andare a casa” penso tra me.

Dopo 5 minuti squilla il telefono, è Patrizia.

ti ricordi che alle 15:30 c’è la riunione per la semestrale?” dicendolo con quel tono che vuol dire: “se non ci fossi io tu nemmeno natale ricorderesti

Infatti non lo ricordavo, la ringrazio e la saluto.

Ho 10 minuti, tiro fuori la relazione semestrale, la rileggo velocemente è perfetta.

Indosso la giacca, aggiusto la cravatta, raccolgo le carta e vado alla riunione.

Quando ne esco è ormai buio, e gli uffici sono quasi del tutto deserti. Quasi, perchè so che Patrizia aspetta impaziente l’esito della riunione.

Vado da lei.

una tragedia!” esordisco entrando da lei con aria disperata.

Patrizia ha un sussulto, mette la mano sulla bocca, poi la toglie, si acciglia.

brutto bastardo, ci stavo cascando” dice seria, ma subito scoppia a ridere.

è andata benissimo! Siamo i primi in Europa, e terzi nel mondo!” esclamo con soddisfazione.

grazie, sei stata bravissima” aggiungo tenendole la mano.

non dire cazzate, ora fammi andare che è tardi” si schermisce subito con un po’ di rossore in viso, lei che ama i complimenti ma non l’imbarazzo che li provoca.

Indossa il cappottino rosso di altri tempi, il cappello e mi bacia sulla guancia.

a domani, brutto bastardo” dice uscendo dal suo ufficio.

Resto qualche secondo seduto sulla sua scrivania, poi mi giro e vedo la borsa sulla sedia.

Mi alzo, vado verso il mio ufficio e le mando un messaggio.

hai dimenticato la borsa!” con un po’ di ironia

la mia borsa è qui con me!…ho ragione a dire che ormai non mi guardi nemmeno più brutto bastardo” risponde subito lei.

Di chi è allora quella borsa? Mi domando

ciao” sento alle mie spalle.

Non ho bisogno di rispondermi, ne di leggere il secondo messaggio di Patrizia, ne di voltarmi.

ciao Angela, ancora qui in ufficio?” le rispondo continuando verso il mio ufficio, facendo finta di leggere nella cartella che ho tra le mani.

come è andata?” insiste lei.

Mi devo fermare, mi giro e la guardo, la riguardo e mi dico: “tranquillo non era lei”

bene!, anzi direi benissimo! Sono tutti entusiasti dei nostri risultati” le rispondo con un pizzico di orgoglio.

…ah, bene, sono contenta” dice lei.

lo devi essere, sei della squadra!” aggiungo io.

hai della moneta? volevo prendere un caffè alla macchinetta” chiede lei.

certo” le rispondo.

Lei si avvicina, prende le monete dalla mia mano, mi guarda attraverso gli occhiali mascolini che porta e mi dice:

intendevo con Melissa

Balbetto qualcosa ma lei ha già voltato le spalle.

negare, negare tutto” dico tra me.

La raggiungo al caffè, non riesco a parlare, non riesco a negare.

Lei aspetta il caffè, e aspetta che io dica qualcosa, ma non dico nulla.

beh allora me lo dici come è andata con Melissa?” si decide lei con aria di sfida.

…bene! anzi direi benissimo!…” rispondo io senza completare la frase.

Ride di gusto e rido anche io.

eri irriconoscibile” dico io appena trovo il coraggio.

anche tu” risponde lei scoppiando a ridere ancora più forte.

Resto un attimo in pausa, poi ricordando le condizioni in cui ero, con il viso stravolto da un orgasmo imminente e con l’uccello di fuori, scoppio a ridere senza riuscire a trattenermi.

avresti dovuto vedere la tua faccia” dice lei singhiozzando e piangendo dal ridere.

perchè la tua faccia stupita non era da filmare, sembravi Alice nel paese delle meraviglie” dico io piegandomi in due.

Nel fragore delle nostre risate, non abbiamo sentito Giovanni, l’addetto delle pulizie. E’ li immobile alle nostre spalle con la scopa in mano.

Ne avvertiamo la presenza.

Diventiamo improvvisamente seri, ci voltiamo, quasi in coro salutiamo Giovanni, ci guardiamo e scoppiamo a ridere ancora più forte.

Ci rifugiamo nel suo ufficio.

Apro la finestra e accendo una sigaretta.

Ci siamo calmati, lei si sta asciugando gli occhi dalle lacrime, io me la guardo senza gli occhiali, la riguardo e mi dico:”tranquillo una mazza! È proprio lei”.

non mi importa cosa fai fuori di qui, volevo solo divertirmi, prenderti in giro, prendere in giro la tua impeccabile serietà professionale, tutto qui, perdonami, a volte mi comporto proprio come una bimba capricciosa” dice lei tutto di un fiato con quell’accento francese che rende tutto dolce.

Mi sento un po’ ferito, lei è davvero seria, ed è sincera, lo sento.

per scusarti, potresti preparare al mio posto la convention di Parigi della settimana prossima…” dico io.

Non so cosa sto dicendo, non capisco proprio perchè e per come mi sia uscita quella boiata, e sono già pentito.

…scusami, non volevo” aggiungo subito vedendola ferita.

hai ragione, me la sono meritata” risponde lei senza guardarmi.

mi capita di essere perfida con gli uomini dolci e gentili come te, specie quelli più grandi di me” conclude lei.

va bene, dai, allora sarai costretta a portarmi a cena” aggiungo io cercando di sdrammatizzare un po’.

ok” dice lei riguardandomi negli occhi e accennando ad un sottile sorriso.

ma la cena la preparo io a casa mia, ok?” propone lei.

va bene” accetto io “quando?

domani sera?” propone lei

andata!” dico io.

ti avverto però, …sono pericolosa” aggiunge lei.

…in cucina?” scherzo io.

Lei ride mentre scrive il suo indirizzo, mi porge il biglietto, indossa l’improponibile soprabito verde scuro che ha con se, mi da un bacio sulla guancia e va via.

Resto a guadarla mentre si allontana nel corridoio.

Da sotto quegli abiti informi, me la immagino tutta agghindata come nel palazzo di Melissa e mi sembra bellissima.

Non so cosa pensare, ma mi sento tranquillizzato, libero e senza colpa.

Il pentimento sta svanendo già, e so che il desiderio mi farà ricadere nel vortice della trasgressione.

Anzi ci sto già cadendo, immaginando Angela, quella delle scale, quella che incontra un trans, l’alter ego di quella dell’ufficio, il suo Mr. Hyde.

Il mio cervello ha iniziato a volteggiare sulle ali del desiderio, sono proiettato alla cena con Angela, già stranamente eccitato, perso in giochi di piacere, presente nella mia trasformazione: sono già Mr Hyde anche io!

…continua

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