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Racconti Trans

Monica

By 1 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Capita il momento nella vita di ogni travestito in cui si viene sorpresi da una persona cara.
Ciò accadrà inevitabilmente, nonostante tutte le possibili cautele che potremo adottare per mantenere segreta la nostra passione.
Prima o poi madre, sorella, padre, fratello, fidanzata, moglie, amico o amica ci sorprenderanno, mentre ci stiamo dedicando alla nostra attività preferita, quella di dare piena soddisfazione al nostro desiderio di manifestare la nostra vera indole di donna.
Questo è il racconto di come è accaduto a me di essere sorpresa, per la seconda volta, mentre ero in abiti femminili e di come questo evento mi ha portata ad avere una maggiore consapevolezza di ciò che significa Monica per me .e per il mio modo di stare al mondo.
Vi chiederete perché vi racconto della seconda volta e non della prima.
La prima volta accadde con la mia ex moglie, da cui divorziai proprio a causa del fatto che mi sorprese mentre ero vestita, di tutto punto, come una elegante signora.
Non si tratta di una vicenda che ricordo volentieri e quindi non ve la racconto.
Veniamo, quindi, alla seconda volta.
Successe una sera d’inverno, a metà febbraio 2006.
Allora vivevo a casa di Cristina da circa un anno e mezzo.
Mi ero trasferita a circa duecento km dal mio luogo d’origine poco dopo il divorzio, avvenuto tre anni prima
Con Cristina ci eravamo conosciuti in chat, abitavamo ad una cinquantina di km di distanza l’una dall’altra e dopo una frequentazione di alcuni mesi lei mi propose di trasferirmi a casa sua, in una bella villetta monofamiliare, circondata da un ampio giardino..
In quella fase non avevo manifestato il minimo segnale della mia passione, troppo intimorita dalla vicenda precedente.
Cristina ed io stavamo davvero bene insieme, tanti interessi in comune, poco sesso ma di buona qualità, almeno a mio parere.
Eravamo una coppia serena, nella quale non si erano sviluppate dinamiche possessive.
Ma, dopo qualche tempo, la mia voglia di diventare donna ogni volta che se ne presentava l’occasione riemerse in modo prepotente ed allora, anche in considerazione del fatto che il mio lavoro di funzionario di banca mi portava spesso lontano da casa, iniziai a ricostruire il mio guardaroba.
La casa di Cristina aveva una mansarda piuttosto comoda e spaziosa e che, di comune accordo diventò contemporaneamente il mio studio e la mia sala hobby, nel senso che mi dilettavo a smontare e rimontare apparati elettronici. Si trattava di una specie di mio territorio riservato e ciò agevolò molto il perseguimento dei miei desideri.
.
Cristina era una donna molto vitale, in tutti i sensi. Era una bella mora, alta circa 1.75, con morbide curve nei posti giusti e molto femmina. Anche lei era divorziata ed avevamo circa la stessa età, io 41 e lei 42 anni.
Inoltre, ma questo tornò utile solo più tardi , scoprimmo di avere una corporatura simile, fatte le ovvie differenze di genere e lo stessa misura di scarpe.

Quella fatidica serata, Cristina si stava preparando per andare ad una cena con i colleghi, medici ed infermieri della clinica privata in cui lavorava come infermiera professionale.
Per inciso, Cristina nel corso dei quindici anni di lavoro presso quella clinica era stata l’amante di alcuni dei sui colleghi, sia maschi che femmine. Immaginavo che quello fosse stato il motivo scatenante del suo divorzio, tra di noi l’accordo era che quello che accadeva fuori casa fossero questioni strettamente private.
‘Massimo, sei proprio sicuro di non voler venire?’ mi disse mentre stava finendo di truccarsi gli occhi.
‘Sì amore, ho un sacco di relazioni da preparare per le riunioni di lavoro della prossima settimana e non vorrei passarci sopra tutto il fine settimana’ le dissi, mentre iniziavo ad immaginare cosa avrei fatto nelle successive quattro ore che avrei avuto a disposizione.
‘Adesso mi faccio una doccia, poi mangio un boccone e poi mi metto al lavoro. Immagino tornerai tardi, visto che andate in quel solito ristorante di pesce’
‘Beh, lo sai anche tu che lì sai quando inizi la cena ma non sai mai quando finisci.’ mi disse Cristina.
Ogni volta che potevo e cioè quando Cristina era di turno oppure usciva con amiche o amici, Monica aveva la possibilità di manifestarsi.
Avevo già in mente come vestirmi, e stavo aspettando che Cristina partisse per iniziare la mia trasformazione.
Appena conclusi la mia doccia, giunse
finalmente il momento dei saluti ‘Mi raccomando a te, non lavorare troppo, tesoro’ mi disse Cristina e dopo esserci baciati sulla soglia di casa, mi diressi verso la mansarda, mentre l’auto della mia compagna si dirigeva al ristorante dove si sarebbe svolta la cena.

Salii in mansarda con ancora indosso l’accappatoio ed aprii il mio armadio delle meraviglie, che ufficialmente conteneva strumenti elettronici, dal quale presi tutto l’occorrente, intimo, abito, scarpe, parrucca, la trousse del trucco e la borsetta della bigiotteria. Scesi le scale e andai in camera da letto dove depositai sul letto matrimoniale tutte le cose prese in precedenza.
Andai quindi in bagno per truccarmi.
Innanzi tutto mi feci la barba in modo molto accurato, per fortuna ne avevo sempre avuta poca. Applica al viso una crema idratante poi la crema copri barba, il fondotinta, la cipria compatta ed infine sfumai del fard sugli zigomi.
Passai quindi a truccare gli occhi, ombretto violetto sfumato sulle palpebre superiori, matita nera sulle rime superiori e inferiori ed infine mascara per avere uno sguardo più intenso.
Con una matita rosso scuro delineai il contorno delle labbra ed infine ho applicato uno dei miei rossetti preferiti,
rosso scuro, cremoso e brillante che faceva sembrare le mie labbra molto corpose e seducenti.
Dopo averla spazzolata per farle riprendere forma, mi sono sistemata in testa la mia parrucca preferita, color mogano, con i capelli mossi che ricadevano sulle spalle.
Il mio volto era divenuto decisamente femminile.

Sono andata in camera da letto per indossare l’abbigliamento che avevo scelto.

Distesi sul letto c’erano tutte le cose necessarie per ottenere uno dei miei look preferiti, quello da “segretaria zoccola”.
Indossai un perizoma nero di pizzo, attenta a sistemare con cura tra le gambe il mio pene che, per fortuna, non era molto grande, in modo da ottenere l’effetto pube piatto.
Seduta sul letto mi misi un paio di calze autoreggenti nere da 40 denari.
Misi il reggiseno che faceva il paio con il perizoma, sistemando il seno finto all’interno delle coppe.
Il seno a goccia era morbido, di silicone, niente di sfacciato, una terza misura. Poi infilai, con estrema cautela per non rovinare il trucco, una canottierina di seta bianca con gli spallini sottili
Indossai la minigonna elasticizzata del tailleur facendola scorrere lungo le mie lunghe gambe e poi la camicetta di raso bianco con maniche lunghe, abbottonandola appena fin sopra la scollatura.
Indossai la giacca del tailleur e quindi calzai un paio di stivali neri in pelle elasticizzata, alti fino al ginocchio, con tacchi a spillo di 12 cm. .
A quel punto sono andata a prendere la borsetta della bigiotteria per trovare qualche accessorio appropriato. Scelsi una catena dorata di media dimensione che ricadeva proprio sopra la scollatura, infilai in ciascuno dei polsi una decina di braccialetti dorati molto sottili ed infine mi sistemai degli orecchini a cerchi, sempre dorati, con clip abbastanza appariscenti.

Tornai verso lo specchio e osservai una attraente femmina che procedeva con passo sicuro, consapevole della propria carica erotica. Ero una perfetta segretaria zoccola.
Adoravo questi momenti, quando ammirandomi allo specchio mi sentivo donna al 100%.
Il mio ego maschile era stato annichilito dalla mia parte femminile.
Le sensazioni che provavo sentendo il sapore del rossetto, il profumo dei cosmetici, l’aderenza delle calze e della minigonna, l’equilibrio modificato prodotto dai 12 cm di tacchi erano indescrivibili.
A volte, in occasioni analoghe, avevo avuto degli orgasmi quasi immediati, molto intensi, ma quella volta Monica non poteva stare lì a rimirarsi e a inzuppare il perizoma di sperma.
Dopo essermi mandata un bacio davanti allo specchio me ne tornai in mansarda per dedicarmi al lavoro.
Mi persi nella preparazione di relazioni e presentazioni, piene di tabelle e grafici.
Ero così assorta, mentre il tempo scorreva inesorabile, che
non sentii l’auto di Cristina arrivare nel vialetto di casa, o il momento in cui aprì la porta chiamandomi.
Lei evidentemente intuì che ero in mansarda e salì le scale, aprendo la porta.
“Massimo, sei qui?”
Sobbalzai sulla sedia da lavoro e mi girai verso la porta con gli occhi sbarrati.
Ero stato beccato sul fatto
.
Cristina è rimasta lì a guardare, farfugliando qualche parola incomprensibile poi disse “Massimo, ma che ci fai vestito da donna?”.”Qualcuno mi dica che sono in una candid camera.”

Alzai la testa sbigottita per cercare di spiegare, ma non riuscì a trovare le parole, ero letteralmente ammutolita.
Immaginavo già di venir cacciata di casa, l’umiliazione pubblica e gravi danni alla mia carriera professionale. Ho avuto una immagine nella mia testa, di me che vivevo sola, abbandonata, ubriaca in un’ appartamento fatiscente per il resto dei miei giorni.

Cristina riprese il controllo della situazione in pochi momenti.
Stavo per parlare, quando si mise un dito sulle labbra e disse: “Shhhhhhh, alzati e vieni verso di me’

Mi alzai dalla scrivania ancora frastornata ma padrona dei miei movimenti e camminai verso di lei.
“Ehi, Massimo non so se riuscirei a camminare con la tua disinvoltura con dei tacchi a spillo così, complimenti, dove hai imparato?’
Anche io stavo riprendendo il controllo di me stessa e mi misi a fare un po’ di passerella per lei, come se fossi una modella.
Cristina si avvicinò e disse: “Ti piace indossare questi vestiti, non è vero Massimo?” Annuii e stavo per rispondere, quando Cristina disse “Tesoro, rispondi alle mie domande con voce femminile, non rompere l’incantesimo”.
‘D’accordo amore’ risposi con la mia voce femminile, esercitata durante lunghi viaggi in auto. Cristina strabuzzò gli occhi sentendo la mia voce.
‘Come ti chiami?’
“Mi chiamo Monica.”
Cristina fece un lento giro intorno a me esaminando con attenzione il mio aspetto ed infine emise un fischio “Sei proprio una bella fica Monica, con questo aspetto un po’ da troia”.
‘Grazie amore, non sei arrabbiata?”

“Beh, penso che tu mi abbia davvero sorpresa, Massimo ehhh”Monica ma, non sono arrabbiata, stupita sì, arrabbiata no” ha detto mia compagna.
‘Scendiamo giù e mettiamoci a parlare in salotto e poi prepara due bei bicchieri di rum così saremo più rilassate’mi disse Cristina.
Le sorrisi e annuii, non riuscivo ancora a capacitarmi della situazione, si rivolgeva a me come se stessa parlando con un’altra donna.

Una volta preparati i bicchieri di rum, mi recai accanto a lei sul divano e le porsi il suo bicchiere, bevemmo entrambe un sorso, poi lei chiuse gli occhi e mi disse: ‘Raccontami di te, Monica’.
Con la voce di Monica, con tono dimesso e con una certa inquietudine via via crescente, le raccontai come ero diventata la persona che le stava davanti.
‘Ho iniziato ad indossare indumenti femminili quando avevo 14 anni. Ricordo perfettamente come accadde, ero a scuola e durante una lezione di matematica la professoressa, una donna neppure molto avvenente, si sistemò la zip della gonna ed io abbi una breve erezione, mentre mi domandavo quali sensazioni potesse provocare indossare abiti femminili. Una volta tornata a casa andai al cassettone di mia madre e presi un paio di mutandine nere, un collant color carne, un sottabito nero, poi andai nel ripostiglio e presi un paio di décolletée nere di pelle, infine andai nel cassetto dell’armadio e presi un rossetto rosso scuro, un paio di orecchini a clip con perla piuttosto grande ed una collana di perle a tre fili. Andai in camera mia, mi spogliai mentre stavo avendo una erezione incredibile. Indossai le mutandine, il collant, il sottabito, mi misi gli orecchini e la collana poi infilai le scarpe. Mi alzai dal letto, provai un senso di vertigine con quei tacchi che cambiavano la mia postura, anche se erano solo cinque/sei centimetri. Presi il rossetto e andai in bagno per applicarlo alle mie labbra. Poi andai in camera dei miei genitori dove c’era uno specchio a figura intera. Aprii lo sportello dell’armadio, nello specchio c’era l’immagine di una ragazza. Ebbi un orgasmo pressoché istantaneo, dovetti sorreggermi all’armadio perché ero percorso da vibrazioni violente che rischiavano di farmi cadere visto l’equilibrio precario su tacchi. Le mutandine, il collant e il soprabito erano fradici del mio sperma. Da allora la parte femminile di me è diventata quella a cui sono più affezionata.’
‘Wow’ disse Cristina ‘ Mi hai fatto bagnare la fica con questo racconto, cara’.
Le narrai come avevo vissuto a fasi discontinue la mia passione e le narrai brevemente anche l’episodio che determinò il divorzio.
Le dissi come avevo accumulato un discreto guardaroba nel corso degli anni in cui vivevamo insieme e che mi vestivo tutte le volte che ne avevo la possibilità.
‘Non ti avevo raccontato nulla, amore, perché ero impaurita. Sono già stata umiliata prima, durante e dopo il divorzio ed ero terrorizzata dal fatto che anche tu potessi scacciarmi e maledirmi. Adesso che hai scoperto questo di me spero davvero che tu possa perdonarmi, io ti amo sul serio e anche se vorrai cacciarmi di casa ti vorrò comunque bene e capirò il tuo gesto’
Ero sinceramente emozionata nel pronunciare queste parole, con voce tremolante, ma pur sempre di tonalità femminile.

Cristina posò il suo bicchiere e immediatamente mi abbracciò e disse: ‘Non ti caccerò di casa, non ti maledirò, non ti lascerò mai purché tu risponda sinceramente ad alcune altre domande’
Stavo per scoppiare in lacrime sentendo le sue parole ma lei continuò ad abbracciarmi e coccolarmi finché mi calmai.
‘Ti senti pronta a rispondere cara?’ ‘Sì,amore’

‘Sei gay oltre che travestito?’
‘Quando sono Monica io sono una donna in tutto e per tutto. Ogni tanto ho delle fantasie sul fare sesso con
un uomo come Monica, ma non l’ho mai fatto. A dire il vero ho fantasie anche di fare sesso con donne, molto spesso con te come femmina dominante, ma neppure questo ho fatto. Ho qualche sextoys nel mio armadio che ho usato per soddisfare i miei desideri, ma tutto qui.
Quando sono uomo, non sono interessato ad altri uomini. Mi ritengo eterosessuale con aspetti bisex, in quanto donna’.
‘Vuoi diventare una donna cambiando sesso?’
‘Qualche volta ho preso in considerazione la possibilità di diventare donna cambiando sesso, ma ho abbandonato l’idea dopo aver compilato alcuni test di genere che sono disponibili on-line che mi indicano come tipo androgino, non abbastanza femminile psicologicamente per vivere credibilmente a tempo pieno come donna.’
‘Adesso fammi vedere il tuo guardaroba’
Siamo ritornate nella mansarda ed ho aperto l’armadio. Cristina passò la mano sulle camicette, le gonne, gli abiti, i tailleur, e altro appeso in perfetto ordine.
Sul ripiano c’erano tre scatole che contenevano le altre mie parrucche, una era color prugna scuro con i capelli a caschetto, un’altra castana scura con meches e i capelli mossi lunghi oltre le spalle, l’ultima era rosso tiziano scuro con meches castane con capelli lisci che arrivavano sulle spalle. Poi si chinò e aprì il primo cassetto dove c’erano perizomi, canottiere, body, autoreggenti e collant.
Nel secondo cassetto c’era la maglieria, accuratamente ripiegata, con scollo a v, paricollo, con o senza abbottonatura.
Poi Cristina aprì lo sportello che c’era sulla destra, dove c’erano le scarpe di Monica . Erano organizzate secondo l’altezza del tacco, a spillo, con décolletée (una dozzina sia in pelle che vernice) e sandali (una decina, tutti senza zeppa, in pelle o vernice) e stivali (cinque paia, alti fino al ginocchio in pelle e uno alto fino alla coscia) .
Prese una décolletée di vernice nera con un tacco da 15 cm e mi dette uno sguardo interrogativo’ Riesci davvero a camminare con tacchi così alti e sottili? Non ci posso credere, con queste al massimo si può stare sdraiate a letto a gambe larghe’ Mi limitai a stringermi nelle spalle e lei sorrise mentre metteva la scarpa al suo posto ‘Comunque siamo fortunate, visto che portiamo lo stesso numero abbiamo entrambe aumentato l’assortimento di scarpe a disposizione, in particolare quelle da troia, grazie a te cara’. Poi Cristina prese una scatola che conteneva i miei sextoys e l’aprì. Prese un dildo di gomma aspetto realistico lungo circa 25 cm con una ventosa alla base e lo esaminò, era color carne con un glande violaceo forato e uno scroto con testicoli.
‘Come mai è forato sulla cappella?’ chiese Cristina.
‘Questo è un dildo eiaculante, mettendo un liquido tiepido nell’apposito contenitore dentro lo scroto è possibile simulare l’effetto prodotto da un fiotto di sperma’
‘Accidenti Monica, riesci a prenderlo tutto nel culo?’
‘Sì’ dissi, arrossendo imbarazzata.
Poi frugò ulteriormente nella scatola e trovò un vibratore più corto ma più largo del precedente e un paio di cunei anali.
La mia compagna disse, sempre sorridendo ‘Monica, ti sei esercitata bene con questi giocattolini? Spero proprio di sì. Ti confesso che non immaginavo proprio che tu potessi essere così sfondata.’.
Cristina ripose con cura gli oggetti nella scatola e la rimise al suo posto .

‘Complimenti Monica, ora scendiamo e ritorniamo in salotto, che dobbiamo parlare seriamente’.
Una volta sedute sul divano l’una accanto all’altra Cristina iniziò a parlare.
‘Stasera ho finalmente capito molte cose di te, ad esempio come mai non ti scocciavi come tutti gli altri uomini che ho conosciuto quando andavamo a fare shopping, oppure come mai ti depilavi in modo così accurato. Lì per lì pensavo fosse una tua innocente stranezza, ora ho capito che, ovviamente, non ti piacevano i peli che spuntano fuori dai collant. Ora ho anche capito il motivo per cui hai divorziato dalla tua ex moglie’.
Dopo un breve silenzio Cristina riprese a parlare.
‘Ora ti dico quali sono le mie condizioni per mantenere la nostra relazione.’

Ascoltavo a bocca aperta, presagendo il peggio, nonostante le carinerie pronunciate da Cristina poco prima.

‘In primo luogo, d’ora in poi, indosserai esclusivamente abiti femminili quando sarai in casa mentre quelli maschili li indosserai solo per andare al lavoro. Ovviamente dovrai fare una inversione del contenuto degli armadi, quello in camera da letto conterrà le cose di Monica e quello in mansarda le cose di Massimo. Riorganizzeremo la scarpiera visto che insieme abbiamo almeno sessanta paia di scarpe da donna. Ogni volta che usciremo insieme ( a parte le visite alle rispettive famiglie ed eventuali casi di emergenza) sarai vestita da donna. Dovrai sempre vestire in modo appropriato per la nostra età, siamo entrambe donne quarantenni e non voglio tu ti renda ridicola vestendoti da velina. Ti farai allungare i capelli fin sulle spalle, così non sarai obbligata a mettere sempre delle parrucche e la prossima estate potrai farti la coda.
Ti sottoporrai ad una elettrodepilazione totale definitiva, ad eccezione del pube, come una vera donna, domani telefonerò a Deborah, la mia estetista, per prenotare le sedute.
Con i capelli lunghi e depilata definitivamente potremmo andare in vacanza al mare come una coppia di amiche.
Infine, ti presenterò a chiunque mi faccia piacere. Manterrò il segreto con i tuoi genitori e con il pubblico in generale, ma ho alcuni amici e amiche che voglio farti incontrare. Quando ci sentiremo pronte, ci sposeremo. Tu in abito da sposa bianco ed io in tailleur nero. Desideravi una donna dominante, ebbene sono io quella donna. Questo è quanto, ora sta a te decidere, Monica’,
Dopo pochi istanti di riflessione accettai, ovviamente, visto che queste condizioni così prescrittive parevano più corrispondere ai miei desideri che dare concretezza ai miei timori.
‘Sì amore, accetto tutte le tue condizioni. Sarai orgogliosa di me. Sarà bellissimo diventare tua moglie, tra. Grazie’
‘Adesso andiamo a letto, per stanotte potrai indossare una delle mie sottovesti come camicia da notte.’.
Mentre eravamo in bagno a struccarci e lavarci Cristina mi disse: “Monica, domani sarà un grande giorno per noi, dovremo innanzi tutto fare il trasferimento della roba dagli armadi così possiamo vedere quali cose mancano nel tuo guardaroba che non è possibile condividere con me e quindi sapremo cosa andare ad acquistare nella nostra prima volta insieme a fare shopping come donne. Sarà il tuo debutto in pubblico, da stasera nulla sarà più come prima’.
Una volta a letto ci baciammo e abbracciamo, scivolando rapidamente in un profondo sonno.

Mi svegliai per prima, accanto a Cristina, così come era avvenuto centinaia di volte prima di allora.
Ma quello non era un giorno come gli altri, Cristina sapeva tutto di Monica ed aveva in testa idea ben chiare su ciò avremmo dovuto fare quel giorno.
Cristina iniziò a muoversi nel letto e dopo alcuni minuti si stiracchiò
‘Buongiorno cara, come hai dormito?” le dissi.
‘Buongiorno a te. Sì, grazie e tu mi futura moglie, come hai dormito?’ disse lei con un sorriso malizioso sul volto.
“Monica prepara un bel caffè per favore e poi portamelo qui che ti spiego cosa faremo oggi. ”

Andai in cucina e preparai il caffè per entrambe e poi sono tornata in camera da letto con le tazzine sopra ad un vassoio. Ho dato a Cristina la sua tazzina e mi sono seduta sul letto al suo fianco in attesa che lei decidesse la nostra giornata.

“Monica, mentre io svuoto questo armadio dai tuoi abiti maschili tu vai di sopra e svuoti l’armadio dai tuoi abiti femminili poi porti tutto giù e così vediamo cosa va bene e cosa manca. Mi piace il tuo guardaroba, ma mancano alcune cose di cui ogni donna ha bisogno, in particolare, alcuni abiti e gonne da poter usare tutti e anche alcuni pezzi di lingerie. Sono inoltre necessarie alcune paia di scarpe con il tacco più basso, per il giorno e qualche paio di pantaloni, nessuna donna indossa la gonna tutti i giorni. tesoro”

Ha poi descritto il nostro viaggio in un centro commerciale abbastanza distante per evitare che Monica potesse essere riconosciuta e mi ha detto di trovare, anche nel suo armadio, un abito adatto per lo shopping.
Ho scelto un paio di jeans elasticizzati, maglia verde scura scollata a maniche lunghe e un paio di stivali marroni scamosciati con tacco largo, alto 4 cm ed una giacca a vento corta con cintura in vita di colore verde acqua leggermente cangiante e con un cappuccio adornato con pelliccia.
Ho mostrato il vestito a Cristina e lei annuì in segno di approvazione e disse: “molto femminile cara, mi piace.”
Cristina era vestita in modo simile a me, con stivali da cavallo neri alti al ginocchio, pantaloni neri elasticizzati, una maglia color nocciola ed una giacca a vento marrone scuro lunga.
‘Vieni accanto a me Monica, ho voglia di baciarti’ mi ha detto Cristina con voce erotica, mentre mi guardava con occhi pieni di desiderio.
Ho posato gli abiti che avevo in mano e, mentre ricambiavo lo sguardo sensuale, mi sono seduta accanto a lei.
Ci siamo abbracciate e le nostre bocche si sono unite, le nostre lingue hanno iniziato a cercarsi, le nostre mani si sono intrecciate.
‘Monica ho voglia di te’ mi ha detto Cristina mentre mi stava portando in camera da letto.
‘Io ti amo, dal primo momento che ho visto Massimo, ho sentito che eri una femmina. Averti visto ieri notte vestito da donna è stato, contemporaneamente, uno shock e l’avverarsi di un sogno. Mi è piaciuto fin da subito il tuo modo di comportarti, il tuo animo sensibile, la tua emotività. Percepivo che in te c’era una donna ed ora, finalmente, sei sbocciata ed io ti coltiverò fino a farti diventare una magnifica orchidea, morbida, profumata e sensuale’
Ero in estasi mentre Cristina pronunciava queste parole, stavo avendo una erezione.
‘Sento che ti stai eccitando cara, mi piace che il tuo clitoride sia così vivace’ disse mentre lo accarezzava ed io iniziavo ad aprire i suoi pantaloni.
‘Cristina, non ti può immaginare quanto sia felice in questo momento, anche per me si sta realizzando un sogno. Ho voglia di leccarti la fica, voglio sentire il tuo sapore in bocca.’
Ci sdraiammo sul letto per stare più comode. Cristina si spostò sulla schiena, in modo da consentirmi di potermi girare verso il suo pube. Le abbassai i collant ed il perizoma.
La sua fica era rasata ad eccezione di due strisce di peli sui lati, era già umida quando la punta della lingua iniziò a scorrere lungo le grandi labbra, ogni tanto un affondo, ma senza lambire ancora il clitoride. La fica iniziò a contrarsi, affamata, si stava bagnando e non solo della mia saliva. Continuavo a leccare, assaporando quel magnifico aroma di femmina, quello era uno dei mie sapori preferiti.
Spostai la lingua verso il clitoride, bello turgido e duro. Iniziai a spompinare e leccare, sentivo il corpo di Cristina che stava iniziando a fremere mentre lei gemeva di piacere, la fica si contraeva in modo sempre più vistoso. D’improvviso, Cristina lanciò un urlo e venne scossa da un orgasmo mai visto (almeno da me).
Le scosse del suo corpo continuarono per un po’, mentre lei gemeva ed ebbi anche io un orgasmo, ovviamente.
Mi spostai nuovamente accanto a lei, ancora scossa. Si voltò verso di me, con un grande sorriso ‘Solo una donna sa leccare così bene, Monica, te lo dico da esperta’ Ci baciammo a lungo, umide della nostra passione.

Dopo esserci nuovamente lavate le parti intime ed aver cambiato perizomi e calze, fradice di sperma, ci demmo un ritocco al trucco.

Non riuscivo a credere a quello che stava accadendo.
Ero vestita in abiti femminili, mi stavo truccando e mi preparando ad uscire in pubblico!
Mi ero avventurata in pubblico vestita da donna solo poche volte in precedenza, ma era stato di notte in un club per travestiti con alcune delle mie “amiche” e ad una veglione di capodanno in discoteca .
Mi ero trovata abbastanza bene, ma questa sarebbe stata la vera prova della mia credibilità come donna …. una giornata di shopping.

Se in quel momento fosse giunto un’ estraneo si sarebbe trovato davanti due belle signore che si stavano preparando per andare a fare shopping. Quel pensiero mi ha fatto sentire meravigliosamente bene.
‘Si vede che sei felice Monica, gli occhi ti brillano di gioia’ disse Cristina.
‘Hai ragione amore, sono felice in questo momento, qui, insieme a te’ le disse mentre l’abbracciavo.

Mi dette una delle sue borse, marrone con manici e abbastanza capiente e disse: “Metti i documenti e il
denaro nel portafoglio che trovi dentro, per i trucchi invece utilizza la trousse che trovi nel secondo cassetto a sinistra. Metti anche qualsiasi altra cosa tu pensi ti possa servire e poi andiamo. Prendiamo la mia auto”
Poi aggiunse, sorridendo maliziosa’Ricordati di mettere sempre un paio di preservativi nella trousse, possono sempre servire’
Ho riempito la mia borsa con l’essenziale e sono uscita da casa mia per la prima volta alla luce del giorno, come Monica.

Il viaggio fino al centro commerciale è stato tranquillo, mentre cercavamo parcheggio Cristina mi disse: “Monica, ti sto dando l’occasione di tornare indietro adesso, ma se lo fai, non conoscerai mai alcuni dei piaceri fondamentali della femminilità, e te ne pentirai’.
Appena parcheggiata l’auto sono scesa, in attesa che mia compagna facesse altrettanto. C’era uno strano sorriso sul volto di Cristina e, quando mi prese a braccetto disse:
‘Brava Monica, sono felice che tu voglia vivere in modo così determinato il tuo essere donna’

Siamo entrate nel centro commerciale e, sempre a braccetto, ci siamo dirette verso il negozio di una nota catena internazionale. Abbiamo curiosato un po’ e poi ho preso due paia di pantaloni, uno grigio e l’altro rosso scuro, da usare per la vita di ogni giorno e sono andata in un camerino per provarli. Si adattavano tutti bene al mio sederino ed ai fianchi imbottiti.
Cristina mi sorrise mentre mi rimiravo nello specchio del camerino.
Contemporaneamente mi porse un tailleur nero gonna-pantalone per di tutti i giorni e un abito a tubino, sempre nero, molto sexy adatto per party per farmeli
provare ‘ Il tailleur potrai indossarlo di giorno quando usciremo per fare la spesa o per andare a giro senza impegni particolari mentre il tubino ti sarà utile quando parteciperemo a delle cene oppure a delle feste’ disse Cristina .
Sembrava che tutto fosse perfetto e ho capito che mi trovavo immersa nel mio ruolo di sesso femminile più di ogni altra precedente volta della vita mia.
Dopo aver concluso l’acquisto Cristina mi ha detto:
‘Vieni Monica, facciamo una cosa tipicamente femminile, andiamo in bagno e poi ritocchiamoci il trucco’
La guardai inquieta.
‘Andiamo dentro al bagno delle donne e se lo preferisci utilizza il bagno per handicappate. Poi ci ritroviamo agli specchi e rimettiamo la cipria sul nasino e il rossetto sulle labbra’

Dopo aver adempiuto a questo rito, siamo andate in una grande profumeria. Gli aromi nell’aria erano inebrianti, le commesse sorridenti nei loro camici bianchi, centinaia di meravigliosi cosmetici facevano sfoggio di se sugli espositori che recavano i volti di splendide attrici e modelle.

Cristina si fermò al banco degli accessori e sussurrò ad una commessa che guardò sorridendo verso di me. Cristina mi fece cenno di avvicinarmi: ‘ Monica, la signorina ti farà i fori ai lobi delle orecchie ‘.
Sorrisi mentre la commessa mi indicò di andarmi a sedere in una stanzetta appena dietro al banco. Entrai e dopo un attimo arrivò anche la commessa ‘Buongiorno signorina, io mi chiamo Patrizia è questione di pochi minuti’ ‘Buongiorno Patrizia, io mi chiamo Monica’ dissi mentre lei tirò fuori una piccola borsa di pelle da un armadietto. Patrizia fece un segno con una penna sul lobo dell’orecchio destro, poi avvicinò una specie di piccola pistola” “Ouch!” esclamai. “Ma dai!” ridacchiò Cristina. “Coraggio!” Patrizia andò sul lato sinistro e ripeté la procedura, sentiii nuovamente un dolore acuto.
‘Ecco fatto Monica, ora l’universo degli orecchini è a sua disposizione’ disse Patrizia sorridendo insieme a Cristina.
Cristina si avvicinò a me e mi baciò sulla guancia destra mentre mi sottoponeva un cofanetto ‘Ora puoi mettere questi, vedrai ti staranno benissimo’
Aprì il cofanetto, conteneva un paio di orecchini d’oro con tre cerchi concentrici di almeno 10 cm di diametro, erano stupendi.
Patrizia prese il cofanetto e mi applicò gli orecchini; mi guardai nello specchio, ero davvero magnifica con quegli orecchini.
Guardai con gli occhi lucidi dall’emozione verso Cristina: ‘Amore, sono bellissimi! Ma quando li ha comprati?’
Lei mi donò uno sguardo dolcissimo pieno d’amore: ‘Monica, ti ho detto che speravo che accadesse quello che è accaduto, quindi li avevo acquistati poco tempo dopo che ci siamo conosciute, in attesa dell’evento’.
‘Che bella storia, signorine’ disse la commessa.

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