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Trio

02 Avventure di viaggio

By 27 Gennaio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

La forte espansione all’estero che stavamo guidando aveva ora il suo fulcro in Germania, così da un po’ passavo settimane intere in una delle mie città preferite: Monaco di Baviera. Alloggiavo sempre all’ Hilton di Rosenheimer Platz, molto vicino al centro e al piccolo ufficio che stavo avviando insieme a due ottimi collaboratori locali.

Come successe per me con Patricia tempo addietro, passavo tantissimo tempo con Barbara e Stephan per definire il lavoro e i piani di sviluppo. Barbara era la persona che avevo scelto come referente locale, e non era infrequente che venisse in camera mia a lavorare fino a sera tardi. Bella ragazza, bionda, alta e leggermente in carne come piace a me, era sempre vestita in modo elegante, con quegli occhiali da maestrina che la rendevano particolarmente intrigante.
Chissà cosa pensavano in hotel… invece con lei il rapporto fu sempre ed unicamente lavorativo, anche se ovviamente diventammo anche amici.

Una delle volte in cui mi fermai anche per il fine settimana fu così gentile da invitarmi ad una cena a casa sua dove ci sarebbero state altre sue conoscenze: Ognuno avrebbe portato qualcosa da mangiare, così chiesi a Barbara di poterla raggiungere in anticipo per poter usare la sua cucina. Preparai una semplicissima insalata di pasta che ebbe un successone. Alla cena eravamo credo in 8, comunque un gruppetto molto piccolo.
Si sforzarono di parlare in inglese ma spesso si dimenticavano di me e si lanciavano sul tedesco, che io non parlavo molto bene… e comunque non era proprio tedesco ma bavarese, che &egrave tutta un’altra storia.

La cosa positiva fu che accanto a me c’era seduta Ingrid, giovane ricercatrice universitaria, abbastanza carina ma niente di speciale, che insegnava italiano.
Penso che Barbara l’avesse invitata per farmi sentire più a mio agio perch&egrave scoprii poi che nessuno in realtà la conosceva: Si era appena trasferita a Monaco e il cugino l’aveva messa in contatto con uno degli invitati per farle fare delle amicizie. Insomma, era lì quasi per caso.

Parlammo tutta sera.

Lei ne approfittò per esercitare la lingua, che tra l’altro parlava davvero perfettamente, e io ebbi una buona compagna di conversazione che mi rese la serata molto piacevole.
Scoprii che aveva appena vinto un posto all’università di Monaco, ma lei era di Berlino e non si era nemmeno ancora trasferita completamente. Alloggiava in un WG, che significa in pratica che condivideva un appartamento con altri, sistemazione abbastanza normale visti i prezzi di case ed affitti. A 27 anni, le andava ancora benissimo. Quando le dissi che io praticamente abitavo all’Hilton rise di gusto. Alla fine ci scambiammo i numeri di telefono.

La chiamai io, un paio di sere dopo. In realtà stavo cercando di organizzare una uscita con un piccolo gruppo di amici in città, ma accettò solo lei. La portai in un ristorante italiano, uno dei pochissimi che frequentavo all’estero perch&egrave conoscevo i proprietari marchigiani.
Impazzì per la burrata con tartufo nero.
Fu una serata davvero bella. Il locale era fuori città e mi ofrii di riaccompagnarla a casa in auto: a quell’ora le corse delle S-bahn si facevano molto meno frequenti.
Accettò molto volentieri.

Continuammo a scherzare e rimanemmo fermi ancora a lungo sotto casa sua prima di salutarci. Stava scendendo dalla macchina quando si fermò di scatto.
Risalì e chiuse la portiera, poi si girò verso di me
– Tu mi piaci un casino

Mi spiazzò.
Seguì un attimo di silenzio imbarazzante. Le misi una mano dietro alla testa tirandola verso di me e la baciai. Rimanemmo sotto casa sua per altri 10 minuti, poi mi disse che le spiaceva non potermi invitare da lei.
– Ora devo davvero andare, domani ho lezione presto…. chiamami ancora.
E si incamminò verso la porta di casa. La guardai ondeggiare sui suoi stivali alti. Aveva un culo da favola.

Uscimmi ancora per alcune sere e poi ci mettemmo insieme ufficialmente.
Lei trovò un bilocale carino ed abbastanza comodo per i mezzi pubblici nella zona nord della città, dove gli affitti sono più abbordabili, e io vivevo quasi sempre da lei quando ero a Monaco, nonostante per me significasse beccarmi un sacco di traffico per andare in ufficio.

Purtroppo odiava fare sesso orale, credo mi fece un paio di pompini in tutto, ma le piaceva molto riceverlo. E le piaceva molto fare sesso e farlo spesso. Mi capitava regolarmente di arrivare a casa dall’ufficio e trovarla ad accogliermi con un abbraccio ed un sorriso.

Iniziavamo a baciarci e finivamo diritti in camera da letto. Era bello vederla godere, quando si avvicinava all’orgasmo e allargava gli occhi digrignando i denti, per poi cominciare a parlare in tedesco.
– Jaaaa… Jaaa…. Flick mich!!!
Non so perch&egrave ma mi ha sempre eccitato molto sentire una donna godere ed urlare in una lingua diversa, anche se le mie preferite rimangono il francese e lo spagnolo.
Stranamente non avevo nemmeno mai provato a fare sesso anale, nonostante mi piaccia molto. Mentre la scopavo era capitato che le stimolassi l’ano e che ci infilassi un dito, cosa che mi sembrava avesse gradito, ma non eravamo mai andati oltre.

Una sera tonai a casa e non era lì ad accogliermi come al solito, ma mi chiamò dalla camera da letto.
Aprii la porta.

La stanza era illuminata solo da due candele e lei era sdraiata sul letto, a pancia in sotto, con il suo sedere meraviglioso che svettava davanti a me parzialmente coperto da un grosso fiocco rosso.
– Ho pensato di farti un regalo stasera
disse guardandomi con i suoi occhi da cerbiatta, cercando di celare un po’ di imbarazzo e sembrare ancora più provocante succhiandosi un dito.
Non ce n’era davvero bisogno.

Mi spogliai lentamente, anche se in realtà non vedevo l’ora di scartare il mio regalo.
Mi misi dietro di lei che nel frattempo aveva allargato ancora di più le gambe e sollevato un po’ il bacino. Iniziai a strusciarglielo sulla figa decisamente bagnata, non volevo darglielo subito.
Vedevo come la tensione dell’attesa stava eccitando entrambi.
Entrai nella sua fighetta con solo la punta del mio uccello, lentamente, strappandole un gemito.
Respirava velocemente.
Affondai sempre di più. Una, due, tre volte.
Poi mi ritrassi.
Aveva la gambe spalancate, una vista davvero eccitante.
Iniziai a massaggiarle l’ano con due dita ben insalivate, poi mi sdraiai su di lei iniziando a violare quel buchetto stretto e caldo.

Era evidente che non l’aveva mai fatto prima.
– Piano amore…. così, proprio così… aspetta…
Il suo viso era segnato da una smorfia di dolore mentre con una mano mi teneva a distanza, ma mi incitava a continuare.
Mi feci strada dentro di lei.
Le mie gambe erano intrecciate con le sue e gliele tenevano ancora più allargate mentre iniziavo a muovermi dentro di lei.
Le presi le mani e lei iniziò a strngermele forte.
– Ti piace il mio culo, amore?
La sua voce tremava
– E’ bellissimo tesoro, un bellissimo regalo

Mi misi a pomparla sempre più forte mentre iniziò ad urlare e godere a voce molto alta, come non aveva mai fatto. Sentivo il suo sfintere contrarsi sul mio uccello mentre lei continuava a gemere con la voce che tradiva un misto di dolore e piacere.

Venni copiosamente, con un orgasmo intenso che mi fece avere degli spasmi. Uscii da lei, la girai verso di me, ci abbracciammo ed iniziammo a baciarci.
– Ora &egrave tuo. Puoi usarlo quando vuoi. Ichi liebe dich….
La strinsi forte.

Ci frequentammo per circa un anno. I primi mesi furono intensi e meravigliosi ma poi il mio lavoro aveva iniziato a portarmi sempre più via da Monaco, dove ero costretto ad andare a volte solo per vederla e solo per i fine settimana.

Un giorno mi contattò sulla chat di Skype, che ormai usavo costantemente sia per lavoro che per comunicare con gli amici. Mi scrisse che non funzionava più e che si era innamorata di un suo collega.
Fui scaricato telematicamente.
Mi incazzai da brutto, non tanto perch&egrave mi aveva lasciato ma per il come. Capivo le difficoltà ed all’epoca la mia priorità era ancora fortemente la mia carriera, ma essere mollato con un messaggio… lo trovavo umiliante dopo tutto quello che c’era stato tra noi.

Ci sentimmo al telefono e ci accordammo per rivederci nuovamente a Monaco. La raggiunsi nel suo appartamento, parlammo un po’, poi ci lasciammo trascinare e facemmo l’amore tutto il pomeriggio.
-Vuoi fermarti a dormire?
– No… ho una camera all’Hilton
Sorrise e mi abbracciò forte, poi rimase nuda sul letto a guardarmi mentre mi rivestivo e me ne andavo.
Da quella sera non la vidi mai più e non ebbi più sue notizie.
Non era raro per noi dirigenti essere invitati a parlare in qualche università.
Patricia ci teneva molto, diceva che faceva curriculum e dava prestigio all’azienda, così sponsorizzavamo diversi master in economia e management. Intrattenevo rapporti con alcuni docenti e un francese mi aveva chiesto di andare oltre la solita lecture di un paio d’ore per tenere un vero e proprio mini corso da 20 ore.
Ne parlai a Patricia e mi spinse ad accettare, sia per le relazioni con la scuola sia perch&egrave in classe avrei avuto come studenti diversi manager di aziende potenziali clienti.

Ci accordammo per un intensivo di una settimana, tutte le mattine, una formula che mi avrebbe permesso di concentrare la mia presenza a Parigi e mi avrebbe lasciato i pomeriggi liberi per seguire il nostro ufficio locale.
Mi venne assegnata una assistente che avrebbe provveduto ad aiutarmi con la preparazione dei corsi, la logistica e tutto quanto poteva servire.

Amandine era una ragazza di 23 anni molto esuberante, piccola ma davvero molto carina. Aveva dei bellissimi occhi verde acqua, capelli a caschetto biondi e un fare sbarazzino. Nonostante le avessi chiesto più volte di usare il mio nome insisteva nel chiamarmi professore, cosa che mi faceva sentire molto più vecchio dei miei 37 anni.
Ci parlammo un po’ via skype e mi chiese delle informazioni per prenotarmi il volo, che sarebbe stato pagato dall’università.

Le dissi che pensavo di arrivare il sabato e di passare un fine settimana tranquillo per visitare la città che conoscevo molto poco, nonostante ci andassi spesso. Il nostro ufficio era in un posto terribile, quasi a Versailles, e quindi si finiva sempre per non vedere nulla.

– Non si preoccupi professore, le prendo un volo che arrva sabato mattina presto, così ha più tempo per vedere la città. Ci sono tantissime cose da fare qui. Se viene anche sua moglie o la sua fidanzata me lo dica che prenoto anche per lei così starete vicini, ma questo biglietto dovrà poi rimborsarlo all’università. Lo detrarremo direttamente dal suo compenso
– No, sono single. Viaggio da solo
– Ah, va bene allora. Le prendo anche un hotel in centro. Si fidi di me, conosco Parigi benissimo.
Ne aprofittai e le chiesi dei consigli su come muovermi e dopo un po’ che la conversazione andava avanti mi interruppe, sorprendendomi.
– Senta, io nel fine settimana sono libera. Se vuole le faccio molto volentieri da guida. Ho studiato per farlo, sa?
Dopo un paio di convenevoli accettai.

Venne a prendermi addirittura in aeroporto.
Vedendola di persona e non nello schermo del pc la trovai più piccola di quanto avessi immaginato, ma anche più graziosa. Forse per i suoi modi, così sbarazzini che però cercavano di rimanere abbastanza formali. Mi portò in hotel, dove lasciammo la mia valigia in camera, e poi iniziammo ad esplorare la città. Fu una meraviglia.
Grazie al pass dell’università e ad alcune chiamate che aveva fatto a nome del professore di cui ero ospite riuscii ad entrare alla Sorbona e vedere alcune sale incredibili; poi mi permisero di visitare le sale di rappresentanza dell’ hotel de ville. Ero estasiato. Mangiammo solo un panino al volo, per non perdere tempo, poi continuammo il nostro giro. Camminammo tantissimo.

– Cosa le piacerebbe mangiare per cena professore?
– Sei stata davvero così gentile che vorrei che mi lasciassi offrire la cena, nel posto che tu preferisci.
– Eh… quello non ce lo possiamo permettere
– Allora &egrave proprio il caso di andarci
Insistetti, e alla fine cedette.

In effetti il posto era incantevole. Una vista meravigliosa sulla città, un menù ricco di pesce fresco che mi fece optare per ostriche, irlandesi e normanne, e una buona bottiglia di champagne. Mi confessò di non esserci in realtà mai stata ma di aver sognato di venirci con il suo principe azzurro
– Un sogno da ragazzina, vero professore?
– No… &egrave bello sognare. Mi spiace solo che tu debba accontentarti di me stasera. Spero che lo champagne e le ostriche mi facciano passare in secondo piano. Sono ottime.
– Le dico la verità professore. Lei &egrave una delle persone più affascinanti che abbia conosciuto.
Credo mi fece arrossire
– Spero di non averla messa in imbarazzo…
– No, che dici. Un complimento così da una ragazza bellissima come te….

Parlammo per molte ore, o meglio, mi fece parlare tempestandomi di domande. Era molto incuriosita dalla mia vita, così diversa dalla sua, dai viaggi, dalle persone che incontravo.
E bevemmo.
Molto.
Facemmo stappare una seconda bottiglia di champagne.
Il conto fu di poco sopra i 400 euro, ma era stata una magnifica serata.

– E’ stato come un sogno. Grazie… le voglio dare un bacio
Mi baciò su una guancia, poi l’altra.
Ma non si allontanò. Si sentiva ormai una tensione tra di noi. Percepii la sua indecisione.
Mi voltai mettendo la mia bocca vicino alla sua.
Appoggiò le sue labbra sulle mie. Delicatamente. Poi la sua lingua cercò la mia e lei si strinse a me.

Mezz’ora dopo eravamo in camera mia.
Credo di avere imbarazzato il taxista visto che ci baciammo, senza mai dire una sola parola, per tutto il tragitto.

Ora era appoggiata con le mani alla parete della stanza, dandomi la schiena, e la stavo spogliando.
La sentivo respirare velocemente e mi piaceva sentirla così in balia delle emozioni. Le tolsi la camicetta e poi il reggiseno, cominciando a palparle i piccoli seni, mentre il mio ventre si appoggiava sui sui jeans attillati.
Scesi a slacciarglieli.
Mi sembrò stesse tremando.

Le sfilai gli stivaletti prima di abbassarle i jeans e passarle una mano sopra il tanga che le copriva ancora il sesso ma che mi lasciava vedere completamente il suo piccolo e sodo fondoschiena.
Sussultò.
– Oui mon professeur….
Mi fece impazzire.

Le sfilai pantaloni e tanga lascianola nuda, ancora appoggiata al muro.
Feci due passi indietro. Non si mosse ma sentivo il suo respiro, ancora corto e veloce.
Mi spogliai e mi riavvicinai a lei, aderendo con il mio corpo al suo ed abbracciandola da dietro. Una mano su suo seno, una in mezzo alle gambe.

Le baciai il collo e le sussurrai all’orecchio che la volevo.
Allargò leggermente le gambe e la penetrai con un dito, poi due.
Godeva singhiozzando e mi parlava in francese, continuando a chiamarmi professore. Non ce la facevo più.
La trascinai sul letto, mi sdraiai sopra di lei e iniziai a scoparmela.
Lo feci lentamente, per godermi ogni istante, per poter vedere le espressioni del suo volto, ma anche per non venire immediatamente.

Ebbe un primo orgasmo, poi un altro.
La vidi contorcersi, mordersi le labbra, quasi piangere.
Mi piantò le unghie nella schiena mentre urlava il suo godimento.
Venni inondandole la figa di sperma e continuando a muovermi dentro di lei.
Poi mi fermai, rimanendole sopra. Lei mi accarezzava i capelli, dolcemente.
Ci addormentammo.

Facemmo di nuovo l’amore al mattino, mi accompagnò ancora a visitare una parte di città e poi ci ritrovammo in camera mia alla sera. Rimase anche quella notte.
Al mattino dopo dovevamo andare in università per l’inizio dei corsi. Mi disse che era meglio arrivare separati, non voleva avere guai con il lavoro. E mi chiese di fare finta di nulla in ufficio.
Ci vedemmo ancora presso il mio hotel per quasi tutta la settimana, tranne un paio di sere in cui avevo delle cene di lavoro programmate.

L’ultima sera mi disse che era stata una avventura meravigliosa ma che eravamo così diversi e avevamo vite così distanti che non sarebbe mai durata, quindi preferiva che rimanesse come un bel sogno. Ci lasciammo con un bacio.

Tempo dopo mi scrisse ‘credo ti faccia piacere saperlo, non sono incinta’. Mi prese un colpo. Non avevamo usato precauzioni di alcun tipo.
Mi chiese l’amicizia su facebook e, di tanto in tanto, ci scriviamo brevi messaggi. Ma non ci siamo più visti nonostante i miei frequenti viaggi in Francia che durano tuttora.

Mi trovavo a Londra da qualche giorno per sbrigare del lavoro in sede. Patricia era in America e mi feci convincere da Joe, la mia controparte per il nord Europa, a passare una serata in uno dei club della città.

Joe non mi piaceva molto. Contrariamente a me era uno di quelli a cui piaceva ostentare: Guidava una Aston Martin, lasciava 100 sterline di mancia al bar solo per stupire le ragazze di cui era sempre circondato, non mancava di far sapere a tutti di aver passato il fine settimana nella sua enorme villa in Spagna dove dava feste incredibili… almeno a suo dire. Da noi si chiamano spantega, ma lui si sentiva davvero figo.

Mi portò in un posto molto alla moda, una specie di disco bar dove probabilmente sfiguravo tantissimo non essendo un fotomodello vestito da Armani in persona. Si fece dare dal cameriere, che evidentemente lo conosceva molto bene, un tavolo non troppo vicino alla pista da ballo che lui chiamò ‘la mia solita tana’ e presto ci raggiunsero alcune ragazze, più un paio di altri suoi amici che non avevo mai visto. Mi presentò a tutti, non mancando di far sapere che ero un pezzo grosso della società. Lui fece il gradasso per tutta la sera, abbracciato a due ragazzine vestite in modo molto provocante, a mio avviso troppo giovani per lui e che sembravano adorarlo come se fosse un dio sceso in terra. In ufficio giravano voci sulle sue serate, definite alquanto lussuriose, ma vederlo dal vivo era un’altra cosa. E si diceva pure che avesse una moglie bellissima, che nessuno aveva avuto però il piacere di conoscere ma che doveva essere una santa per non incazzarsi quando uno ti torna tutte le sere tardissimo e visibilmente ubriaco. Il dio stava anche spendendo quantità enormi di sterline in champagne che distribuiva a tutti, tavolo accanto al nostro incluso. Io andavo di gin tonic, quello con l’ Henrrick, la Schweppes e il cetriolo al posto del limone. Joe diceva che quello era l’unico vero gin tonic possibile in un bar e forse su questo potevo anche dargli ragione.

Elly era seduta di fianco a me. Molto bella, davvero. E molto giovane. Indossava una gonna inesistente ed una camicetta bianca leggera, molto aperta sul davanti, che lasciava intravedere un seno importante tenuto fermo da un reggiseno nero di pizzo. Ovviamente tacco 12. Nonostante questo la sua conversazione era banale e noiosa. Sembrava l’agente del fisco. Mi chiese che macchina guidassi, se anche io avessi una casa in Spagna, in sardegna, o a Cortina, dove avessi passato le mie ultime vacanze…

– Guarda che se ti vuoi scopare Elly te la devi portare in barca. Lei ci viene di sicuro! Saltò fuori Joe.
– Hai una barca??? Dove??? Certo che ci vengo! Anche domani!! Rispose immediatamente
– Hai visto?? Ragazze, non fatevi ingannare dalle apparenze tranquille. Ha una barca e vi ci porta tutte con il suo aereo privato!
Diventai mio malgrado il centro dell’attenzione del gruppetto di donne, mentre Joe se la rideva sapendo quanto non mi piaccia esserlo.
– Dai, organizziamo per questo fine settimana! Davvero! Io vengo!
– Anche io!!! Risposero quasi all’unisono le altre
– no, calmi… non si può. L’aereo &egrave in Italia e comunque non ci stiamo tutti…. &egrave piccolo.
Non me la stavo cavando molto bene
– Portatene solo due per volta. Altrimenti poi non riesci a starci dietro! Non vedi che razza di donne sono queste? Vere donne inglesi! Ti scopano per una giornata intera e poi ne vogliono ancora!!
Con mia grande sorpresa le ragazze ridevano a queste uscite idiote e volgari, forse lo champagne serviva anche a questo. Comunque anche i gin tonic facevano effetto e mi spinsi oltre quello che avrei fatto di solito, così finii con il cedere all’idea del giro in barca.
– Io voglio esserci assolutamente! fece Susan.
Capelli neri a caschetto, mi ricordava Valentina di Crepax. Rispetto alle altre ragazze era decisamente più vecchia, almeno di 10 anni, ma forse anche per quello ai miei occhi appariva molto più affascinante e sensuale. Era lì con una specie di Big Jim palestratissimo, che però sembrò indifferente a questa uscita della sua compagna.
– Io l’ho detto per prima!!!! Disse Elly. Ormai era fatta e, alla fine, tra l’equipaggio si imbucò anche quel bastardo di Joe.

La mattina dopo, quando mi svegliai in albergo con un mal di testa della madonna, realizzai in che casino mi ero cacciato.

Avevo comprato un Bavaria 30 l’anno prima e lo tenevo ormeggiato a Pola, in Croazia, dietro consiglio di alcuni amici skipper che gestivano da anni barche in quella zona. Avevo anche un Piper PA-28, hangarato in un aeroporto con pista in erba non lontano da casa e con cui spesso andavo a farmi i miei giri nei fine settimana, inclusi quelli che poi finivano in barca. Il Bavaria l’ho poi venduto, ma l’aereo &egrave ancora tra le mie passioni. Comunque all’epoca con due ore scarse di volo e si atterrava sull’aeroporto di Pola dove poi con un taxi si arrivava alla ACI Marina locale. D’estate si dormiva benissimo nelle due cabine della barca, non grandi ma abbastanza confortevoli. Era una delle mie fughe preferite, spesso da solo ma altrettanto spesso con qualche amico. Raramente ci avevo portato donne.

Arrivarono tutti e tre in Italia il venerdì dopo, a Venezia. A quanto ne so si godettero la città, perch&egrave io passai a prenderli in aeroporto solo la mattina dopo. Atterrai e vidi le ragazze perplesse di fronte al mio bolide alato. Io ero più perplesso di loro poich&egrave, nonostante le mille raccomandzioni, dovetti anche chiedere la cortesia al club locale di tenerci due valigie e una cassa di champagne che quel coglione di joe aveva comprato per il weekend. A Venezia! Infatti faticammo a far stare tutto quanto il resto in aereo: da come l’aveva messa giù Joe le ragazze si aspettavano probabilmente un executive jet e non il mio onorevole ma piccolo 4 posti ad elica che, con il battellino di emergenza obbligatorio per le traversate in mare e 4 adulti a bordo, non solo non aveva molto spazio residuo nel bagagliaio disponbile ma rischiava di trovarsi al di sopra del peso massimo consentito al decollo. La trasvolata fu comunque di loro gradimento, soprattutto il passaggio su Venezia e l’arrivo alle coste croate. In effetti la giornata era splendida e non &egrave cosa di tutti i giorni godersi quella vista. Sembrarono soddisfatti anche della barca. Io dissi subito che la cabina di prua era mia, e che loro potevano decidere come dividersi tra quella di poppa ed eventualmente la dinette, che poteva trasformarsi in 2 posti letto aggiuntivi.
– Non crederai mica che qui si dorma stasera, vero? Disse Joe.
Le ragazze risero in coro.

Mentre preparavo la barca insieme ad Elly lui se ne andò a ‘fare provviste’ con Susan.
Lei si era già infilata un costume quasi inesistente e mi girava intorno con insistenza finche, quando eravamo sottocoperta, mi si mise dietro, si appoggiò a me e mi mise una mano sulla patta. Mi girai di scatto e fu molto veloce a buttarsi sopra di me, quasi facendoci entrambi cadere sul tavolo della dinette. Mi abbassò i pantaloncini e, senza dire una parola, cominciò a succhiarmelo. Rimasi inizialmente abbastanza passivo, poi le misi una mano detro alla testa per darle il ritmo e con la destra presi a massaggiarle un seno, morbido e sodo. La scostai di scatto tirandola per i capelli raccolti a coda di cavallo quando mi accorsi che gli altri stavano risalendo a bordo. Feci in tempo a ricompormi, anche se la mia erezione si notava discretamente.
Tornarono con le famose provviste: qualche lattina, dei surgelati, una busta di insalata preconfezionata, pasta, pane e una quantità infinita di alcol. I soliti inglesi, pensai.

Mangiammo velocemente al bar del porto e uscimmo dalla marina nel primissimo pomeriggio. Avevamo aperto la randa ma c’era davvero poco vento e procedevamo lentamente verso l’isola vicina, immersa in un parco naturale e dove pensavo di passare la notte all’ancora.
Poco fuori dal porto le ragazze si erano messe in topless e, con il tanga, lasciavano davvero poco all’immaginazione. Si erano sdraiate a poppa a prendere il sole.
Susan mi piaceva molto, forse proprio per la somiglianza con il personaggio di Crepax. Magari potevo essere il suo Corto Maltese, pensai mentre timonavo per mantenere la vela nel vento. In fondo, sono un romantico. Risi tra me e me.
Joe le aveva raggiunte e ne approfittava per la classica spalmata di crema. Credo che sul culo di Susan ne mise due tubetti da tanto ci stava lavorando.

Trovai un corpo morto (che sarebbe una boa ancorata al fondale) per ormeggiare e aprii il tendalino di poppa. A me piace l’ombra. Stappai un prosecco della mia cantinetta ed iniziai ad assaporarlo. Vidi comparire Elly.
– Che fai? Non vieni con noi a prendere il sole?
– No, preferisco stare qui al fresco. Anzi, tra poco faccio un bel bagno.
Calai la scaletta, legai una cima alla barca ed una boa all’altro capo e la lanciai in acqua. Poi mi tolsi automaticamente in costume e mi buttai in acqua.
Fu un gesto davvero automatico. Ero abituato a viaggiare per lo più solo e lo facevo per tenere il costume asciutto per quando sarei risalito a bordo. Elly mi guardò, si tolse il tanga e si tuffò con me.
Io mi tenevo alla cima, ad un paio di metri dalla barca. Mi raggiunse e mi mise le mani sulle spalle.
Sentivo il suo corpo scivolare sul mio.
– Ti voglio mi sussurrò.
La sua lingua si insinuò nel mio orecchio mentre la mano cercava il mio cazzo. Me lo massaggiò fino a farlo rizzare per bene, poi si diede una spinta sulle mie spalle e si allontanò, guardandomi con un sorriso malizioso, nuotando a rana intorno alla barca.
La seguii.
Quando arrivammo sotto la prua sentimmo distintamente Susan godere.
Ci scostammo e la vedemmo sdraiata mentre Joe era sopra di lei e la prendeva da dietro, stantuffandola per bene.
Mi venne una voglia pazzesca. Mi avvicinai a Elly e le passai direttamente una mano in mezzo alle gambe.
-Seguimi.
Non se lo fece ripetere.

La feci salire dalla scaletta prima di me, apposta per guardarla mentre usciva dall’acqua. La presi per mano e la trascinai in dinette dove senza dire nemmeno una parola la forzai a mettersi a novanta gradi sul tavolo, penetrandola immediatamente.
Sobbalzò.
Ero così eccitato che volevo solo scoparmela.
Iniziai a pomparla da dietro, velocemente e con forza, prendendola per i lunghi capelli biondi.
Lanciava piccoli urli ogni volta che affondavo dentro di lei.
Sentii delle mani afferrarmi le natiche.
Mi fermai di colpo.

Era Susan, completamente nuda, che si abbassò e mi forzò ad allargare le gambe per poi passarmi la lingua intorno all’anno mentre mi massaggiava le palle.
Dietro di lei era entrato Joe, con l’arnese ancora in tiro. Dovevano averci sentito e deciso di unirsi alla festa. Si mise davanti ad Elly e glielo mise in bocca. Lei non fece una piega e l’accolse subito.
Ricominciai a muovermi, lentamente per facilitare il lavoro di Susan.

Non mi sarei mai aspettato di riuscire a farlo con un altro uomo in stanza. Joe aveva preso da fuori il mio bicchiere di prosecco e lo sorseggiava metre con l’altra mano teneva la testa di Elly sul suo cazzo, tirandola a se’ con forza e costringendola ad ingoiarglielo tutto fino in gola.

Susan mi aveva leccato per bene, poi si era alzata e mi aveva infilato piano piano un dito in culo, un po’ di più ogni volta che mi ritraevo dalla figa di Elly, mentre con l’altra mano accarezzava il fondoschiena della sua amica. Per me questa era una cosa nuova e la lasciai fare preso dalla situazione. Le sue dita dentro di me divennero due e stavo decisamente godendo. Susan mi girò la testa e mi baciò. Le mie mani le afferrarono il viso per non lasciarla andare via.
Continuavo a muovermi dentro la ragazzina che avevo impalata sul mio cazzo ma le mie attenzioni erano tutte per quella mora così eccitante.

Sentivo l’orgasmo avvicinarsi.
Uscii da Elly e mi girai. Le mie mani erano ancora sul capo di Susan e la forzai a mettersi in ginocchio. Si lasciò guidare e me lo prese in bocca appena in tempo. Lo succhò due o tre volte prima che gliela riempissi. Mi fece vedere chiaramente che ingoiava tutto, guardandomi fisso negli occhi mentre se ne stava lì, in ginocchio. Intorno, solo il rumore della bocca di Elly, che a volte si trasformava in un conato da tanto glielo stavano infilando a fondo.

Susan me lo leccò ancora un po’ e quando finii di pulirmelo per bene, si mise dietro la sua amica e le infilò un dito in figa, chinandosi a leccarla in mezzo alle chiappe e offrendomi lo spettacolo del suo culo meraviglioso.
Le ricambiai il favore di prima mettendole indice e medio nella sua fessura mentre le penetrai l’ano con il pollice.
Emise un gemito, si girò e mi lanciò uno sguardo assatanato, leccandosi le labbra in un fare da vera troia prima di tornare ad occuparsi di Elly.

Joe venne in bocca ad Elly con un grugnito, shizzandole anche abbondantemente il viso. Io avrei voluto portarmi immediatamente Susan in cabina ma mi ci vogliono più di 10 minuti perch&egrave si rizzi nuovamente, nonostante una delle situazioni più erotiche che abbia mai vissuto.
La sbattei comunque contro la parete della dinette baciandola appassionatamente e palpandole il seno. Elly ci passò davanti per andare in bagno, con la faccia piena di sperma.

– Dai, godiamoci un po’ di mare, disse Joe. Poi ce le scopiamo di nuovo queste due.
E diede una pacca sul culo di Susan che le lasciò l’impronta della mano stampata in rosso.
Lei sorrise.

Ci rimettemmo i costumi ed uscimmo
– vedi, a queste due tu non interessi proprio. E nemmeno io. Sono qui perch&egrave hai una barca e quindi un sacco di soldi. Magari sognano di sposarsi. Non te, ma il tuo conto in banca. Vedrai che scopate stasera. Occhio solo a non metterle incinta. Queste ti dicono che pigliano la pillola e poi ti ritrovi a mantenerle a vita. Dai retta a me che ne ho viste tante…
Continuò su questo tono finch&egrave le ragazze non ci raggiunsero.

Un discorso che mi fece decisamente schifo, ma di fatto ero lì con lui, eravamo sulla mia barca, ce li avevo portati tutti io e me le ero appena fatte entrambe.

Lasciai Joe seduto al tavolino del pozzetto di poppa e tornai in dinette.
Le due ragazze erano lì insieme a parlottare e smisero non appena entrai.
Elly era ancora completamente nuda mentre Susan si era messa un pareo intorno ai fianchi, rimanendo a seno scoperto. Più la guardavo più mi veniva voglia di farmela.

Fu proprio Susan a rompere il silenzio imbarazzante e a proporre a tutti di metterci comodi sotto il tendalino e bere qualcosa. Purtroppo avevamo solo alcune bottiglie di un bianco terribile che Joe aveva pagato una fortuna in un negozietto locale. Lo spacciò per sopraffino e le ragazze ci credettero in pieno, facendo commenti decisamente a sproposito.

Iniziavo a sentirmi stanco così dissi loro di godersi la barca mentre io davo una veloce sistemata. Joe scomparve in cabina con Susan mentre Elly rimase con me.
Mi abbracciò da dietro
– E’ stato bello averti dentro. Non dovevi uscire. Hai lasciato il meglio a Susan. Più tardi lo voglio io.
E mi strinse il cazzo attraverso la stoffa dei pantaloncini.
Pensai che fosse davvero una gran troia e che forse Joe avesse ragione.

Pochi minuti dopo ero di nuovo all’ombra del tendalino e mi addormentai, così Elly si sdraiò sulla tuga a prendere il sole. Mi svegliò la barca dei guardiaparco che raccolgono i soldi da quelli che attraccano intorno all’isola. Indugiarono parecchio intorno alla nostra, evidentemente attratti dallo spettacolo molto erotico che Elly stava dando mentre si alzava in piedi a guardare cosa succedeva. Poi mi raggiunse e mi accorsi che si era decisamente scottata tutta la schiena e il retro delle gambe, sedere incluso.

Se ne accorse anche lei e recuperò con una confezione gigante di crema. Mi chiese di aiutarla, così la portai in cabina e la feci sdraiare sul letto, mi misi accanto a lei e cominciai a spalmargliela. Gliene misi tanta, e devo ammettere che maneggiare il culo di questa ventitreenne che iniziava a mugolare al passaggio delle mie mani mi stava eccitando da morire.

Indugiai molto sul suo interno coscia, sfiorando più volte la sua fighetta depilata, poi le allargai le chiappe e spruzzai una generosa dose di crema proprio nel mezzo.
Gliela spalmai bene, e poi violai la sua rosetta con un dito.
In risposta fece un sobbalzo, e poi allargò di più le gambe. Non diceva nulla, ma stava sorridendo.
Le mie dita dentro di lei divennero due. Ansimava.
In preda al puro istinto animale mi calai il costume da bagno e la montai, infilando il mio cazzo eretto direttamente in quel culo giovane e sodo.
– lanciò un breve urlo.
– Volevi la mia sborra? Adesso ti riempio.

La presi selvaggiamente, senza curarmi se le stessi facendo male o no.
Pompavo con l’unico scopo di godere di quel corpo e di scaricarmi dentro di lei.
La sentivo urlare e gemere, ma era quasi come se non fosse lì. Anzi, mi stava arrapando il pensiero che foose lì solo per darmi piacere, per farmi sfogare. Ero dentro di lei, nelle sue viscere. Le misi due dita in bocca e lei cominciò a succhiarmele come aveva fatto con la verga di Joe quella stessa mattina.
La tenevo per i capelli, tirando così forte che teneva la faccia sollevata dal materasso e la schiena incurvata all’indietro. Una mano le strizzava con violenza un seno.

Le stavo facendo male. Godeva.

– Sei solo una troia che ha voglia di cazzo, vero? Dimmelo che vuoi che ti rompa il culo
– Siiiiii, sono la tua troia…. urlava mentre stava chiaramente piangendo.

Venni prepotentemente inondandole l’intestino di sperma caldo.
Poi la feci girare, mi misi in ginocchio sopra di lei e, con una violenza che non mi appartiene le presi nuovamente i capelli e la forzai a succhiarmelo.

– Puliscimelo, puttana. Prenditi tutta la sborra che volevi!
Le scopavo la bocca mentre il mio uccello esausto si stava ammosciando.
Aveva gli occhi rossi e pieni di lacrime, i segni del pianto abbondante sul viso ma la resistenza che aveva avuto all’inizio era scomparsa ed ora era lei a muoversi per ingoiarlo quanto più possibile.

Non ce la facevo più.
Avevo finito.
Mi alzai e la lsciai sul letto, senza concederle un bacio, un sorriso. Nemmeno uno sguardo.
Lei si era abbandonata completamente sulle lenzuola, sfinita. Respirava velocemente e singhiozzava ancora.

Uscì dalla cabina e trovai Joe e Susan in dinette che bevevano ancora il solito vino di merda.
– Che cavolo hai fatto con quella ragazza, l’hai sgozzata? Urlava come una indemoniata. Ci avete svegliati! Vuoi un po’ di vino?
– ne bevvi un paio di bicchieri belli pieni. Era davvero terribile, ma ne avevo voglia. Furono loro, dopo un po’ e con un paio di battute terrificanti, a farmi notare che ero nudo. Quando rientrai a prendere il costume Elly era ancora sul letto, addormentata.

Ci raggiunse un’ora più tardi e facemmo un bel bagno tutti insieme. Era più silenziosa e tranquilla rispetto al solito. Sorrideva e scherzava, ma mi sembrava che a volte si forzasse di farlo.
Cenammo con una fantastica busta di quattro salti in padella, che si abbinava perfettamente al vino, poi chiacchierammo un po’ prima di andare a dormire. Quella mi sembrò l’unica parte normale della mini vacanza.

So che Joe dormì in cabina con Susan.
Io avevo già messo in chiaro ad inizio viaggio che nella mia non ci volevo nessuno, e anche se Joe mi aveva assicurato che avrei cambiato idea non fu così. Mi infilai dentro e chiusi la porta. Dall’oblò vidi Elly che aveva messo un materassino a prua e aveva deciso di dormire all’aperto, avvolta in una coperta, in compagnia del mare e delle stelle.

Il giorno dopo Joe sembrò dimenticarsi completamente di Susan ed iniziò ad interessarsi ad Elly. Le stava dietro ovunque andasse sulla barca.
Susan si faceva i cazzi suoi.
Ci sedemmo insieme nel pozzetto, lei con il suo bicchiere di vino croato e io con dell’eccellente succo di frutta.
– Il tuo amico &egrave un vero porco mi disse, secondo me in preda ad un po’ di gelosia, o forse disillusione.
– Non &egrave un mio amico. E’ un collega. E credo tu abbia ragione. Ma non credo di essere molto diverso.
Rise di gusto.
– Se siamo qui insieme, forse siamo tutti più simili di quello che vogliamo ammettere
Stavolta risi io
– Ti piaccio? Mi chiese
– Sei molto…. intrigante! Si, mi piaci.
– più di Elly?
– Beh, non vi conosco in realtà, ma devo ammettere che ieri mi spiaceva vederti passare così tanto tempo con Joe.

Le dissi della somiglianza con il personaggio del fumetto erotico che leggevo da ragazzino. La storia le piacque molto. Non lo conosceva e mi chiese di trovargliene una copia una volta tornati a casa. Fummo interrotti proprio da Joe che venne a chiedermi la crema doposole per Elly, per poi ripassare davanti a noi tenendola per mano e portandosela verso la sua cabina. Lei non ci guardò nemmeno, teneva gli occhi bassi.

– Elly si era presa una cotta per te, sai?
– Stai scherzando?? Ma se nemmeno mi conosce.
– Mi ha detto che avete parlato a Londra al club. Che sei un tipo simpatico ma molto timido
Mi fece sentire male per come l’avevo trattata, o per essere precisi, usata. Eppure quella ragazza aveva qualcosa che mi faceva agire in quel modo, violento. E sembrava le piacesse.

Sentimmo dei gemiti venire dalla cabina, che si trovava proprio sotto di noi. Avevano lasciato la porta aperta. Susan si alzò e scese piano verso la dinette. Cercava di vedere cosa stavano facendo senza farsi notare. Tornò verso di me e mi trascinò con lei a sbirciare. Vedevo una mano di Elly stringere il lenzuolo e aveva la bocca aperta mentre godeva rumorosamente.
Susan mi tirò più vicino alla porta e potei vedere le gambe di Elly sulle spalle di Joe che la stava penetrando.
-Queste cose mi fanno impazzire mi sussurrò. Ho una voglia matta di prendere il suo posto…

Eravamo quasi sulla porta quando Joe si girò e ci vide.
– ehi, venite a divertirvi anche voi.
Susan lasciò cadere il pareo rimanendo in tanga e si mise dietro di me, spingendomi verso il letto. Le sue mani iniziarono a massaggiarmi il cazzo, poi mi calò il costume. Guardava la sua amica che veniva scopata davanti a lei ed iniziò a sussurrarmi all’orecchio
– Ti piace vedere come gode, vero? Guarda come la sua fighetta si allarga per prenderlo…
Mi spinse ancora più vicino. Elly si voltò e mi guardò dritto negli occhi. I suoi erano lucidi.
Allungò una mano verso la mia verga e la sua amica nello stesso momento la lascò, permettendole di impugnarla ed iniziare a segarmi.
Mi tirava verso di lei, senza staccare gli occhi dai miei, poi li chiuse mentre se lo faceva sparire in bocca.

Susan stava nel comtempo slinguandosi Joe, che le aveva messo una mano sul seno e glielo stava stringendo.
Uscii dalla bocca di Elly e presi Susan passandole un braccio intorno alla vita, la tirai indietro sottraendola alle attenzioni di Joe e la feci sdraiare sul letto vicino alla sua amica.

Le passai una mano in mezzo alle gambe e la trovai già bagnata.
Glielo misi dentro. Avevo davvero voglia di scoparmela.
Mi protesi verso di lei per baciarla e le misi la lingua in bocca mentre continuavo a pomparla.
Mi risollevai per guardarla bene in faccia mentre godeva. Era davvero molto eccitante.
Joe aveva mollato Elly ed era tornato ad avere interesse per Susan, piantandole il suo uccello in bocca. Lei sembrava gradirlo molto.

Elly era ora in piedi di fianco a me e mi accarezzava la schiena e i capelli con molta dolcezza.
Si inginocchiò e mi forzò a sfilarmi dal ventre di Susan per entrare nella sua bocca.
La lasciai fare per un po’ poi la sollevai tirandola per i capelli. La piegai in avanti e le allargai bene le gambe. Mi insalivai bene l’uccello e iniziai a penetrare nuovamente quel bel culo giovane.

Joe ora si stava scopando Susan con foga mentre ci guardava. Io avevo glio occhi fissi in quelli di Susan.
Elly riprese ad urlare come una forsennata
– Così… così… continua così… riempimi … ti prego…
Le sborrai nell’intestino, quasi nello stesso momento in cui Joe riempiva la pancia di Susan
Uscii da Elly e, mentre il mio sperma iniziava a colarle sulle gambe, Susan glelo pulì con una mano, che poi si portò alla bocca sempre guardandomi fisso.

Presi Elly e la portai via quasi di forza, verso la mia cabina.
Quella sera me la scopai ancora, venendole in bocca.
Nonostante la stessi trattando come una vera troia, mi abbracciò e si addormentò come se fossimo una perfetta coppia di innamorati.

La mattina dopo, appena svegli, rimanemmo in cabina a chiacchierare delle giornate trascorse insieme. Le raccontai anche della conversazione con Susan e della sua tensione, quasi gelosia, quando lei era sparita in camera con Joe.
– Beh, dai… un po’ &egrave normale. Susan e Joe sono sposati da 2 anni. Fa parte del gioco…
Fu come una palata in faccia.
– Quale gioco??
– Ah… pensavo lo sapessi… Forse non dovevo dirtelo… a loro piace.. a noi piace creare delle situazioni… diciamo… intriganti. Al club lo sanno praticamente tutti…….. pensavo te lo avesse detto, davvero.
– -No, non lo sapevo. Mi sono scopato la moglie di un collega di fronte a lui… e tu cosa centri?
– Ecco… io… faccio parte anche io del gioco.
– Cio&egrave?? Che gioco???
– Domani, a casa, racconterò a mio marito come mi hai usata. A lui piacerà molto.
In questo stato misto di imbarazzo e rabbia mi era venuto di nuovo duro.
La girai sulla pancia e la inculai di nuovo con forza. Il pensiero di lei che urla e gode mi eccita ancora oggi.

Non vidi più Elly, mentre mi toccò ovviamente di dover lavorare con Joe. Evitai però altri inviti alle sue serate. Un giorno gli consegnai un pacchetto con una busta e gli dissi ‘Qui c’&egrave una cosa per tua moglie’. Non fece una piega e la prese.
Alla sera ricevetti una email da Susan sulla mia posta aziendale. Nessuna parola, ma in allegato una foto di una delle pagine del fumetto di Valentina che le avevo fatto avere dove si vedeva una donna nuda, legata a terra, ai piedi di un uomo vestito.

Non potei resistere e le risposi d’istinto.
– Quando e dove?
Ci vedemmo due volte, ma noi due da soli. L’accordo era di poter poi raccontare tutto quello che sarebbe successo a Joe, nei dettagli. Accetai.

Ma questa &egrave un’altra storia che non so se racconterò.

Nel 2007 facebook era una novità, ancora poco usato in italia ma già diffuso in USA.
Mi ero iscritto attratto da un articolo che avevo letto su un giornale che illustrava i nuovi trend tecnologici, e dopo aver creato il mio profilo non sapevo davvero cosa farci.
I pochi italiani presenti erano studenti universitari, giovanissimi.

Scoprii la funzione dei gruppi di discussione e mi iscrissi ad alcuni di questi, sempre giusto per provare. Erano gruppi dove si sparavano cavolate e si perdeva un sacco di tempo, ma c’erano delle barzellette divertenti e a me piace ridere. Ricordo ancora uno di questi che si chiamava ‘e anche oggi non ho fatto un cazzo’, tanto per rendere l’idea del livello.

Per me fu praticamente un esperimento sociologico.

I miei post ricevevano moltissimi commenti e mi arrivarono davvero tante richieste di amicizia da persone sconosciute. Erano per lo più ragazze di 18- 22 anni. Pensai che fosse perch&egrave non avevo messo l’età nel profilo e la foto, un po’ sfocata mentre timonavo in barca, mi faceva decisamente più carino. Pubblicità ingannevole, direbbe qualcuno.
Comunque intrattenni con diversi personaggi dei lunghi scambi di messaggi, quasi sempre sulle bacheche pubbliche, ma a volte, soprattutto le ragazze, mi scrivevano in privato. Nulla di che… sto parlando di brevi affermazioni del tipo ‘sei uno spasso’, ‘ ma da dove ti vengono queste idee’. Comunque si stabiliva un contatto e io proseguivo a sparare cazzate in chat con alcune di loro.

Linsday mi fece invece diverse domande abbastanza personali. Sulle prime non mi sentivo così incline a risponderle, poi decisi di darle qualche informazione in cambio di notizie su di lei. Un nuovo gioco per le mie serate solitarie in hotel.
Iniziammo a scriverci sulla chat e poi decidemmo di scambiarci le e-mail.
Scoprii così che lei era canadese, che avrebbe compiuto 19 anni il mese successivo e che era in Italia come ragazza alla pari perch&egrave il suo sogno era di imparare l’italiano per poi magari un giorno trasferirsi.
Sarebbe stata ospite sul lago di Garda per 6 mesi e doveva curare i due bambini di una famiglia in cambio di vitto e alloggio.

Quando vidi l’età stavo quasi per smettere di scriverle, poi invece la trovavo simpatica, ingenua su molte cose… continuai.
Un giorno mi girò una di quelle catene di S.Antonio che appestano il web, una lista di 10 domande a cui dovevo rispondere per evitare 10 anni di guai. A me i guai piacciono abbastanza, o forse io piaccio molto a loro, comunque decisi di risponderle ugualmente e di aggiungere in calce una lista con questa volta solo 9 domande, mie curiosità personali alcune delle quali scelte solo per provare a metterla un po’ in imbarazzo.
Iniziammo così a rimpallarci liste di domande sempre più corte ma sempre più personali finch&egrave a me tocco l’ultima.

‘Ti posso offrire una cena?’ le scrissi.
La inviai, poi mi chiesi se davvero avessi voluto uscire con una quasi diciannovenne. Avevo già avuto avventure con ragazze giovani, anche se mai così giovani, ma una sera con una ragazzina… poteva diventare estremamente noiosa ed imbarazzante. Cosa avevamo da dirci?

Mi rispose con una lunga email in cui mi spiegava che le sarebbe piaciuto tanto vederci ma doveva trovare un momento opportuno in cui la famiglia che la ospitava le avrebbe permesso di prendersi la sera libera. Mi disse anche che avrei dovuto darle il mio cellulare, e che aveva qualche timore visto che ci eravamo conosciuti solo su facebook. Mi mandò il suo numero e gli orari per chiamarla.

Ci sentimmo al telefono e questo sembrò rassicurarla, mentre io iniziavo davvero a chiedermi che diavolo stessi facendo. La chiamata era durata forse 10 minuti, che non &egrave poco, e avevamo parlato del nulla assoluto. Ma ci eravamo accordati per una data. Ecco, io mi metto con nonchalanche in casini così.

Passai a prenderla. Prima di salire in auto mi disse di aver mandato la targa ad una sua amica.
– Non ti dispiace, vero?
– No, figurati… mi sembra una buona idea.
– Hai davvero una bella macchina. Qui i ragazzi del paese hanno tutti macchine piccoline.
– beh, in Italia molti hanno auto piccole. La mia in America non sarebbe poi tanto grossa, vero?
Rise di gusto

Era una bella ragazza, chiaramente molto giovane, e si presentò con stivali, jeans attillati e un maglione molto ampio che le nascondeva completamente le forme. Mi disse poi che si vergognava un po’ perch&egrave non era magrissima come le sue amiche. Per me era una sua fissa.
Parlava già discretamente l’italiano ma con un accento americanissimo che sembrava quel mito di Dan Peterson, per chi se lo ricorda. Mi raccontò un po’ della sua esperienza in italia e di come i ragazzi italiani ci provassero subito.
– non sono una che va a letto la prima sera, qui in Italia i ragazzi corrono troppo.
Lo lessi come un messaggio per me. Non era comunque mia intenzione provarci.

Visto che eravamo in ballo, pensai di regalarle una bella serata, di quelle che avrebbe ricordato e le avrebbero fatto ricordare l’Italia con piacere. Mi piace far emozionare le persone. Godo con loro. Così guidai fino a Verona, dove mi disse di non essere mai stata nonostante fosse piuttosto vicino a dove si trovava. Pensai fosse davvero un peccato. Dimostrò di gradire l’idea con molta esuberanza e si mise quasi a saltare sul sedile, alzando il volume della radio oltre il mio limite di sopportazione solito. La lasciai però fare. Era carino vedere tanta gioia per così poco.

Volle vedere il balcone di Giulietta e Romeo, l’arena e poi iniziammo a passeggiare per le vie del centro storico. Le dissi che avevo una sorpresa in serbo per lei. La lasciai un po’ sulle spine mentre faceva domande per scoprire cosa fosse.
– hai fame?
– sì, molta.
– Allora andiamo a gustarci la tua sorpresa.
Avevo prenotato un tavolo all’ Antica Bottega del Vino, un posto che mi piace moltissimo per l’atmosfera, il cibo e, ovviamente per il bere.
Mi aveva confessato in uno dei nostri scambi epistolari che le piaceva molto il vino, ma che gli amici con cui usciva la portavano sempre in birreria. Le organizzai una degustazione guidata. Prendemmo diversi calici di vini veneti e glieli feci provare aiutandola a cogliere le sfumature ed i sentori al naso e al palato.
Non ci capiva un granch&egrave, ma si divertì molto.
Come ciliegina sulla torta chiesi poi al proprietario se ci permetteva di scendere in cantina. E’ una delle più fornite d’Italia, con migliaia di bottiglie, alcune delle quali estremamente rare. Il sommelier del ristorante ci parlò di alcune di queste e della loro storia. Io mi emoziono sempre in quel posto e credo dalla quantità di wow che emise in pochi minuti che anche lei rimase sorpresa e molto affascinata.

Tornando verso la macchina camminavamo abbracciati. Continuava a parlare della serata e di come si fosse divertita.
Al parcheggio si girò e mi baciò, mettendomi direttamente la lingua in bocca. Mi prese alla sprovvista, e credo non ebbi tempo di farmi troppe storie per l’età.
La spinsi contro l’auto e continuai a limonarla.
Ora la volevo.

Con una mano le afferrai un seno.
Non portava reggipetto e non immaginavo che avesse delle tette così grandi, ben nascoste dal maglione largo che indossava. Doveva avere un fisico da urlo.
Salimmo in auto e uscimmo dalla città.
La mia mano era sulla sua coscia, e continuavo a muoverla accarezzandogliela. Lei fece altrettanto con me. Salii fino al suo sesso. La sua mano destra afferrò con forza la mia. Pensavo volesse fermarmi, invece allargò le gambe e me la tirò forte contro di lei, strusciandola contro la cerniera dei pantaloni. Emise un gemito.

Decisi di fermarmi il prima possibile e mi infilai in uno spiazzo buio in periferia. Era un posto terribile, ma in quel momento non credo le interessasse, e nemmeno a me.

Ci baciammo di nuovo, quasi con violenza. Mi spostai sul suo sedile e lo feci reclinare completamente. Poi mi dedicai a lei.
La mia mano sotto il maglione si era impossessata di nuovo del suo seno morbido e burroso.
Aveva la pella morbidissima, vellutata.
Lei iniziò invece a cercare il mio cazzo.
Le sbottonai i jeans e lei si inarcò sulla schiena, abbassandoseli fino alle ginocchia. Iniziai allora a masturbarla.
Mi piace vedere lo sguardo delle ragazze quando godono, gli occhi che si dilatano, la bocca che rimane un po’ aperta, il respiro che accelera.
Anche lei aveva ora il mio uccello in mano e la muoveva dandomi piacere.

– Mi vuoi, vero? Mi vuoi vero? Iniziò a ripetere
Le sfilai una scarpa e i pantaloni da una sola gamba. Mi infilai un preservativo e mi misi sopra di lei.
– Si, ti voglio.
– Dai… scopami…
Glielo infilai lentamente.
Mi piace guardare una donna in faccia mentre glielo infilo, e questa ragazzina stava godendo nel sentire il mio cazzo scivolarle dentro.
Iniziai a pomparla mentre il suo respiro si faceva affannoso.
Teneva le gambe alzate, sulle mie spalle, con i jeans che penzolavano davanti al finestrino. Aveva messo le mani sul mio culo, tirandomi veso di lei ad ogni colpo.
– Più forte…… scopami più forte.
Quella ragazzina dolce e giocherellona era diventata una donna vogliosa di sesso e determinata ad averlo.
Non accelerai ma aumentai la forza di ogni colpo facendola sobbalzare.
Sentivo le sue unglie lunghe graffiarmi le natiche.
Sarà stato tutto quel vino, o magari anche il preservativo che personalmente mi crea spesso problemi, ma continuavo a penetrarla con un ritmo sostenuto senza venire. Lei godeva come una pazza.

lanciò un urlo e tese tutti i muscoli del corpo, cercando di inarcare la schiena il più possibile sotto il mio peso. La testa rivolta all’indietro. Gli occhi chiusi e la bocca spalancata.
Mi fermai per un attimo, rimanendo dentro di lei.
Aprì gli occhi guardanomi dritto e con fare deciso
– dai, dammelo in bocca adesso… lo voglio adesso…
Mi sfilai il preservativo e dopo un po’ di acrobazie per trovare una posizione decente me lo stava succhiando e segando alla grande.
Le presi la testa e iniziai a scoparle la bocca finch&egrave non le venni in gola.
Non smise di succhiarmelo.

Mi risistemai sul mio sedile rivestendomi.
lei rimase per un po’ sdraiata sul sedile reclinato, i pantaloni ancora arrotolati alla sua gamba destra, il maglione alzato a lasciarle scoperta una parte del seno. Con una mano si stava ancora accarezzando in mezzo alle gambe, che teneva aperte.
– Non mi avevano mai scopata così…. ora &egrave meglio che mi riporti a casa o inizieranno a preoccuparsi.

Ci risistemammo e guidai fino sotto casa sua. La luce dentro era ancora accesa.
– Grazie, &egrave stata la più bella serata che io abbia mai passato con un uomo.
– E’ stata una bella sorpresa anche per me
Rise di gusto. Mi baciò sulle labra e scese.

Ci scrivemmo ancora per un po’, ma non ci rivedemmo più.
Lei si mise con un ragazzo italiano e poi tornò in Canada alla fine del periodo concordato con la famiglia che la ospitava. La eliminai dagli amici di Facebook. Non so perch&egrave. A volte la penso e mi chiedo se ha realizzato il suo sogno di trasferirsi in Italia.

Incontrai Alessia ad una cena organizzata da un mio commerciale durante una fiera che si teneva a Febbraio in Germania.

Dirigeva l’ufficio legale di una multinazionale nostra cliente e, come spesso accade in queste cose, ci ritrovammo a fare in pratica una riunione di progetto durante una serata che doveva invece essere di puro divertimento. Lei sedeva vicino a me e aveva già litigato con mezzo tavolo su regole, clausole e altri dettagli che si dovrebbero dimenticare mentre si mangia, se si vuole davvero digerire.

Era carina, piccola e con un seno decisamente abbondante. Sorrideva poco, ma quando lo faceva aveva un gran bel sorriso. E due occhi meravigliosi.
Verso la fine della cena, quando parte dei commensali se ne erano andati, la conversazione si spostò dal lavoro a cose più futili e io mi ritrovai a parlare solo con lei.
-sai, non sono mica sempre così
-Così come?
– Rompiballe…. Ma mi disegnano così…
Risi.
Scoprii che era vero.

Condividevamo la passione per i viaggi, il cibo e il vino, la musica classica, le terme e i massaggi. Eravamo talmente presi che non ci rendemmo nemmeno conto di essere rimasti da soli. Intendo, da soli nel ristorante. Ci buttarono fuori a notte fonda e rimanemmo ancora in strada non so quanto a sparare cazzate. Poi ognuno alla propria auto.

Ci incontrammo di nuovo nell’atrio dell’hotel. Non era poi così strano, alle fiere ci sono sempre 2 o 3 hotel convenzionati dove stanno tutti. Io arrivai per primo, e stavo già aspettando l’ascensore quando lei entrò.
– Che fai, mi segui?
– Tu piuttosto!! Come hai fatto a scoprire in che hotel stavo? Spionaggio industriale… &egrave illegale!
Salimmo in ascensore. Avevo una voglia matta di baciarla e secondo me anche lei avrebbe voluto che succedesse qualcosa, ma non ebbi il coraggio di farlo prendendo come scusa con me stesso che con le clienti e le dipendenti non ci si prova mai. Scese ad un piano prima del mio. Ci salutammo e, mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, si voltò indietro a guardarmi. Mi ero appena perso una scopata e forse qualcosa d’altro. Mi piaceva davvero.

Alla fiera passai più volte di fronte al suo stand, ma non la vidi più. Decisi quindi di conravvenire alla regola d’oro, cercai il suo biglietto da visita e mandai un sms ad una cliente.

E’ STATO MOLTO BELLO CONOSCERTI ALLA CENA. SAREBBE BELLO RIVEDERSI A BERGAMO QUALCHE VOLTA

Rispose dopo pochi secondi

TEMEVO CHE NON ME LO AVRESTI CHIESTO

Ci scambiammo una serie di messaggi, come dei ragazzini.
Per lei era un periodo di lavoro molto intenso, e lo era anche per me, così pensai di coinvolgerla in qualcosa che avevo già pianificato.

NON VOGLIO SEMBRARE SFACCIATO MA SABATO VADO ALLE TERME VICINO A BELLINZONA. SONO SOLO. INTERESSA?

La sua risposta fu un semplice SI

Insistette per passare lei a prendermi perch&egrave casa mia era più vicina alla meta.
Partimmo di buon ora e parlammo durante tutto il viaggio.
Era una donna sicura, ambiziosa, con un carattere forte da cui a volte traspariva anche molta dolcezza. Sicuramente amante del piacere e dell’avventura in generale, proprio come me.

Una volta arrivati, infilati costumi ed accappatoi, le feci fare un breve tour del posto di cui ero un frequentatore abituale.
Le piacque moltissimo.
Poi entrammo in acqua.
In costume si vedeva bene il suo seno abbondante ed un fondoschiena degno di nota.
Iniziammo a rilassarci nell’acqua calda.

Durante la cena alla fiera le avevo parlato di una tecnica di rilassamento da fare in vasche riscaldate chiamata Watsu e mi chiese se potevo fargliela vedere. Aprofittando del fatto che la nostra piscina era ancora poco affollata, la abbracciai e le feci provare alcune semplici posizioni. Era in estasi, con gli occhi chiusi e la bocca carnosa leggermente socchiusa. Io la osservavo mentre la cullavo sull’acqua, osservavo i suoi seni che sentivo sfiorare il mio braccio.
Poi chiusi la sequenza riportandola in posizione eretta.

A quel punto eravamo abbracciati uno di fronte all’altro e iniziammo a baciarci con naturalezza.
Passammo il resto della giornata come una coppia di innamorati.
Spesso lei si appoggiava al bordo vasca per vedere le montagne e io l’abbracciavo da dietro, baciandole il collo e sfiorandole i seni o il sedere, facendole sentire la mia erezione quando spingevo contro il suo culo. Altre volte ero io che appoggiavo la schiena al bordo vasca e lei mi cingeva il collo con le braccia e le mie gambe con le sue, strusciando il suo sesso contro il mio. Cercavamo di non farci notare troppo, ma se non ci fosse stato nessuno era chiaro che avremmo scopato come animali proprio lì.

Lasciammo le terme a metà pomeriggio e le proposi di fermarci in Svizzera per il weekend ma mi disse che purtroppo aveva un impegno importante il giorno dopo. Scoprii poi essere una gara di Karate.

Tornammo così verso l’Italia e parcheggiammo sotto casa mia. Iniziammo a baciarci nuovamente, sempre con più passione.
– Sali da me. Glielo dissi quasi come un ordine.
Scese dall’auto senza nemmeno mettersi il giaccone.
Mi seguii fino al mio appartamento e appena dentro ricominciammo a baciarci furiosamente.

Le presi quei seni che avevo così tanta voglia di toccare e lei si sfilò la felpa e il reggiseno, poi si dedicò ad aprire la mia cintura. Alzò lo sguardo verso di me.
– Lo voglio dentro! Mi disse mentre infilava una mano nei miei pantaloni, trovandolo già duro. Dimmi che hai dei preservativi.
– No…
– Lo voglio dentro lo stesso! Adesso!

le slacciai i jeans e la spinsi verso la camera da letto.
La feci sedere e glieli sfilai, insieme alle mutande.
Lei poi abbassò i miei e si trovò il mio cazzo davanti al viso. Iniziò a segarlo
– Aspetta. Voglio accendere la luce. Voglio guardarti mentre me lo succhi.
– Sei un porco…
Accesi la abatjour sul comodino e la vidi sorridere, con un’aria maliziosa che mi stava eccitando ancora di più. Lo scappellava lentamente, per poi ricoprirlo ancora del tutto fino a quasi tirarlo. Lo succhiò un po’, poi mi guardò di nuovo dritto negli occhi
– Ho troppa voglia….. mettimelo dentro… dai…

La spinsi indietro, facendola sdraiare sul letto, con il culo sul bordo. Le sollevai le gambe , rimanendo in piedi, iniziai a strusciarle la cappella sulla figa ormai fradicia.
– Sei un bastardo…. mi disse mugolando dai… scopami… scopamiiiiii
Glielo misi dentro con un colpo secco ed iniziai a muovermi con un ritmo lento ma con colpi decisi.
Mi guardava con la bocca e gli occhi spalancati, quasi non respirando.
Volevo prenderla alla pecorina, vedere il mio uccello entrare in quel culo rotondo e sodo, ma non ci fu verso di cambiare posizione. Mi teneva per le braccia, con il volto quasi trasformato.
– Come mi scopi bene…. continua…. siiiiiii…..
Non ce la facevo più
– vengo… ora vengo….

Lo tirai fuori prima di sborrare e lei fu velocissima a mettersi in ginocchio di fronte a me. Un primo schizzo la prese in faccia, poi ingoiò tutto il resto, continuando a succhiarmelo mentre si era messa due dita in figa e si stava masturbando velocemente. Si staccò dal mio uccello per lanciare un breve urlo e rimanere ferma, con la mano ancora nel suo sesso.
Salii sul letto, ci sdraiammo e ricominciammo a baciarci
– Era tanto che non lo facevo… &egrave stato molto intenso
– Farò in modo che succeda ancora
Mi sorrise

Quella sera lo facemmo ancora, ma senza l’impeto della prima volta. La presi da dietro, ma terminammo in una classica posizione del missionario, mentre la penetravo e la baciavo. Le chiesi poi di rimanere per la notte. Ne fu sorpresa e felice. Se ne andò al mattino presto a causa del suo impegno.

Ci frequentammo per mesi, con evoluzioni del tutto inattese che racconterò più avanti.

Mi trovavo in Austria, come al solito per affari.
Avevo stretto amicizia con Karsten, il direttore di sede di un nostro cliente, e capitava che, quando ero in zona, mi invitasse a cena a casa sua.

A volte c’erano anche altre persone del suo gruppo di amici, per lo più gente che stava molto bene e che non aveva remore a farlo vedere. Lo avvisai del mio arrivo e mi rispose che aveva un impegno importantissimo quella sera, ma che potevo unirmi alla compagnia per una bella ‘serata degli uomini’. Mi disse chi erano gli altri tre della combricola, tutta gente che già conoscevo. Holger era un imprenditore ricco sfondato, fornitore di Karsten. Tobias e Christof due suoi stretti collaboratori. Mi passarono a prendere in hotel verso le 18, con due auto visto che sulla Porsche di Holger in cinque non ci saremmo mai stati.

Karsten si stupii quando gli confessai che non sapevo cosa fosse un FKK e mi spiegò che era un ottimo posto per un uomo per rilassarsi con gli amici. Parcheggiammo ed entrammo nel locale. Holger pagò l’ingresso a tutti, e da come scherzò con la cassiera era chiaro che era un abitué. Karsten mi fece da guida, spiegandomi il funzionamento del posto. Presi un accappatoio e delle ciabatte, scelsi un armadietto dove riporre i vestiti e mentre stavo per chiuderlo Holger ci infilò dentro una mazzetta di soldi.
– Divertiti stasera. Offro io la festa!

Stavo per rifiutare ma Karsten mi prese per un braccio e mi disse che si usava così e che lo avrei offeso. Poi tutti insieme ce ne andammo al bar a bere qualcosa. In quella sala si poteva fumare, cosa che a me dava davvero fastidio.
C’eravamo praticamente solo noi e 5 o 6 ragazze che indossavano solo l’intimo e che si voltarono tutte a guardarci e a sorriderci. Holger e i suoi due collabortori le salutarono ad una ad una, baciandole e presentandoci, poi le invitò a raggiungerci su un divanetto dove ordinò due bottiglie di Krug.
Le ragazze ci circondarono.

Accanto a me c’era Irina, rumena come quasi tutte le ragazze in quel posto, davvero molto carina. Parlava molto bene italiano, mi disse che in quel posto era molto utile.
Mentre chiacchieravamo mi passava una mano tra i capelli e con l’altra mi accarezzava il petto. Tobias le disse che non ero mai stato lì e le suggerì di farmi fare un giro panoramico.
– In realtà io avrei fame… dissi
Risero tutti a squarciagola. Io avevo fame davvero.

Irina mi accompagnò in un’area dove potei prendere del cibo scegliendo tra due menu. I piatti venivano preparati al momento: C’era pure il cuoco.
Mangiò con me e mi raccontò qualcosa di lei, chiss&egrave se vera o falsa. Mi fece poi vedere il secondo piano: una piccola sauna, una vasca idromassaggio e molte camere da letto, ognuna con un arredamento diverso.
Non so se dovesse sembrare sexy o eccitante, a me facevano ridere tutte. Soprattutto quella medievale con le catene al muro. Irina mi disse che a qualcuno piaceva farsi legare e frustare lì.
C’era anche una saletta per vedere film porno, dove ci fermammo qualche minuto. La scena mostrava una bionda teutonica che godeva sotto i colpi di un nero palestratissimo.
– Non vorresti farlo davvero?
– Adesso ho davvero voglia di un idromassaggio. Vieni con me?
– Non ci &egrave permesso, quello &egrave solo per gli uomini
– Ah…. allora scendiamo dagli altri
– No, tu goditi l’acqua calda. Ci vediamo dopo. Io sono qui fino alle 2 di mattina
Fui felice di rimanere solo in mezzo a tutte quelle bollicine.

Quando scesi Karsten e Holger erano spariti mentre gli altri due stavano cenando.
Si erano aggiunte diverse altre ragazze ed un gruppo di altri uomini, piuttosto maturi. Presi dell’acqua al bar e mi sedetti su un divanetto isolato.
Le ragazze al bancone dividevano il loro sguardo tra me e l’altro gruppetto. Scoprii dopo che non potevano parlare con i clienti se non espressamente invitate a farlo. Feci un cenno ad Irina che mi raggiunse.
– Come &egrave andata con l’idromassaggio?
– Benissimo, mi sento già meglio
– E non vorresti sentirti ancora meglio? So fare ottimi massaggi. Passiamo un’ora insieme e vedrai…
Mi lasciai tentare.

Salimmo in camera e lei stese un enorme lenzuolo sul letto. Poi si tolse i pochi indumenti che aveva indosso e si avvicinò, slacciandomi l’accappatoio e facendolo scivolare a terra.
Mi portò nella doccia e mi lavò con dolcezza, insaponandomi e sciacquandomi. Quando arrivò al mio sesso lo insaponò molto bene e delicatamente, anche scappellandolo, per poi lavarmi facendo in pratica una magnifica sega. Mi venne durissimo.
– Hai visto che mantengo le promesse? Disse sorridendo.
Strusciò il suo corpo sul mio e mi baciò. Limonammo nella doccia, nudi, sotto l’acqua calda che ci scorreva addosso. Uscì e prese un telo spugna con cui mi avvolse e mi asciugò attentamente. Fece lo stesso per se’. Poi mi disse di sdraiarmi sul ventre.

Mi spalmò dell’olio sulla schiena ed iniziò a massaggiarmi. Schiena, natiche, gambe… le sue mani si muovevano dandomi piacere. Le sentii penetrare in mezzo ai glutei, stuzzicarmi l’ano. Io ero immobile e mi godevo quel paradiso. Montò a cavalcioni, sentii che spruzzava altro olio, poi si sdraiò su di me e iniziò a muoversi sulla mia schiena massaggiandomi con il suo seno.

Mi fece girare e mi mise dell’olio sul petto, ricominciando il suo massaggio leggero e stuzzicante. Scese fino alle gambe che mi fece allargare un po’ per poterci passare dentro, indugiò un po’ sul mio cazzo che era già bello dritto, poi, come aveva fatto prima, mi salì sopra.
La sua figa depilata appoggiata sul mio uccello e lei che si stendeva su di me strusciando il seno sul mio petto. La spinsi indietro e cominciai a giocare con le sue tette.
Lei lasciò fare un po’ poi iniziò a segarmi lentamente, si abbassò e lo prese in bocca.
Continuò così per qualche minuto, mentre con una mano mi massaggiava le palle e con l’altra l’ano.

Poi mi mise un preservativo e mi salì sopra. Rimasi fermo mentre mi scopava.
Era bello vederla mentre si muoveva sopra di me, sollevandosi e poi impalandosi nuovamente, ritmicamente.
– Vuoi cambiare posizione?
– Si… ti voglio da prendere da dietro.
– Piace molto anche a me… e mi sorrise
Si sfilò e si mise a quattro zampe
– Se vuoi puoi anche incularmi. Sono 120 euro in più
feci finta di non averlo sentito. Glielo infilai in figa e cominciai a pomparla
Godeva, ma poi chissà se godeva davvero. Venni comunque di gusto.

Mi tolse il preservativo, mi pulì il cazzo con dei fazzolettini, poi si mise di fianco a me e mi baciò con la lingua, come se le piacessi davvero.
Chiacchierammo ancora un po’ mentre mi accarezzava l’uccello a riposo e io giocavo con il suo seno.
– L’ora &egrave finita, torniamo giù?
Sistemò la camera e mi seguii nello spogliatoio dove le diedi dei soldi. Le tariffe erano appese a tutti i muri.
Era la prima volta che pagavo una donna. Mi baciò di nuovo.

– Mi &egrave piaciuto molto stare in camera con te. Sei molto diverso da quelli che frequentano questo locale. Ricordati di me se passi di nuovo di qui.

Finii in quel posto solo un’altra volta, con altre persone. Irina non c’era più ma &egrave rimasta tra i miei ricordi.
Le cose andavano davvero benissimo, sotto tutti i punti di vista. Stavo ancora con Alessia, che frequentavo regolarmente, l’azienda cresceva ed avevamo un buon backlog di ordini… insomma ero pienamente soddisfatto di quello che stavo facendo. Non immaginavo nemmeno cosa stesse per succedere.

Dovevo passare la settimana a Berlino per seguire un cliente molto importante nel lancio di un nuovo prodotto quando mi chiamò Patricia. Come sempre, mi prese in contropiede.
– Ho bisogno di una vacanza. So che sei in Germania. Sei con una donna?
– No… ho delle giornate molto piene qui…
– Allora ti raggiungo. Posso dormire con te?
– beh… certo… ma guarda che non avrò molto tempo da dedicarti
– Tranquillo. Lo so. Fai quello che devi fare, io giro volentieri da sola. E’ che alla sera ti vorrei vicino.
Con lei una affermazione così voleva dire tutto e nulla. Inutile farsi dei film. Ci era già capitato di dormire insieme, diverse volte. Poteva addormentarsi non appena toccava il letto, farsi coccolare mentre si chiacchierava… o poteva essre una serata dove aveva voglia di sesso e allora mi avrebbe fatto uno di quei suoi pompini incredibili, ma solo dopo essersela fatta leccare per bene. Non aveva mai voluto andare oltre. Non con me. Con lei era sempre tutto al limite dell’assurdo, e comunque imprevedibile.

Speravo che ad Alessia non venisse la strana idea di raggiungermi come aveva già fatto qualche volta in passato. Contavo sul fatto che non mi sarei fermato per il fine settimana e che lei sapeva quanto sarei stato preso dal lavoro.
Trovai Patricia in camera quando rientrai il martedì sera. Indossava solo una camicia lunga, aperta abbastanza da poterle vedere il seno libero. Di tanto in tanto si vedeva che indossava anche delle culotte. Mi salutò con un abbraccio e un bacio in bocca. Rimanemmo abbracciati per un po’ mentre parlavamo.
– dai, cambiati e usciamo a cena! Ho famissima! Mi disse.
Si tolse la camicia rimanendo in mutande e mostrandomi il suo bellissimo corpo, poi si infilò in un tubino attillato.

Una delle nostre più incolmabili differenze era che lei era una vegetariana convinta, mentre io ucciderei per una fiornetina ben fatta. Dovetti quindi cercare un posto adatto anche a lei. Ad entrambi piacevano locali molto semplici, quindi la portai in un ristorante egiziano di Berlino est che conoscevo molot bene, dalle parti di Goerlitzer Tor.
Mentre cenavamo mi raccontò che stavano succedendo cose molto grosse e che si sentiva stanca e stressata, così aveva deciso di organizzare questa breve fuga. Nessuno sapeva dove fosse. Nemmeno suo marito.
Quasi saltai sul divanetto dove ero seduto.
– Non sapevo che tu fossi sposata!
– Ah… giusto… tu non lo sai ancora… Mi sono sposata il mese scorso, in America. E’ stato tutto così improvviso… spero che tu non te la sia presa se non te l’ho detto. Sei tra i primi a saperlo al di fuori della mia famiglia. Un po’ in effetti c’ero rimasto male. Un po’ tanto. Ma mentii.

Tornammo in hotel dopo una breve passeggiata lungo la Sprea, tenendoci per mano come due ragazzini.
Si spogliò rimanendo di nuovo solo con le culotte e si infilò nel letto, girata su di un fianco e dandomi le spalle.
Mi sdraiai accanto a lei
– mi abbracci?
Lo feci. Quella sera lei si addormento così. Prima però mi accorsi che stava piangendo

Il giorno dopo non ero sereno.
Le avevo chiesto cosa avesse e mi aveva risposto con la tipica affermazione femminile che manda in tilt un uomo: ‘niente’, seguito da un lungo silenzio e una faccia evidentemente tesa.
Durante una pausa tra i vari meetings provai a chiamarla, ma aveva il cellulare spento.
Mi preoccupai molto.
Più tardi mi arrivò un SMS ‘ alle 20 in hotel?’
‘ok’.
Chiesi al cliente di poter rimandare la cena che avevamo programmato. La raggiunsi non sapendo come l’avrei trovata, ed invece era la solita sorridente ed allegra, ma questa volta in perizzoma.

– Devi smetterla di farti trovare così. Vuoi farmi impazzire?
– ma smettila… chissà quante belle donne ti girano intorno… non starai mica a guardare me!
Poi si avvicinò e mi passò una mano sulla patta dei pantaloni e sentì la mia erezione. Mi sorrise con fare malizioso.
– Questo lo prendo come un complimento! Ma ora andiamo a cena. Scelse lei il ristorante. Mi beccai del tofu alla piastra. Rientrammo abbastanza presto. Anche quella notte volle addormentarsi mentre la abbracciavo.

Giovedì la lasciai da sola tutto il giorno e andai a cena con il direttore di sede del cliente, scusandomi molto per averla dovuta spostare all’ultimo momento la sera prima. Tra dicorsi vari si fece abbastanza tardi. Arrivai in camera che lei già dormiva, o così mi sembrava. Quando entrai nel letto si girò verso di me
– Ti aspettavo. Non riesco ad addormentarmi se non ci sei
Si avvicinò e mi abbraccò, accarezzandomi i capelli. La strinsi a me con una mano che le percorse tutta la schiena.
Era nuda.
Iniziò a baciarmi sulla bocca.
Baci brevi, veloci, poi sempre più lenti finch&egrave le nostre lingue non si unirono.

Quella notte fu tutto al rallentatore.
Le mie mani nei suoi capelli e sul suo sedere, le sue mani sul mio petto e sul mio membro.
Poi la sua bocca che lo cingeva mentre la lingua saettava sulla cappella.
Tornò a baciarmi.
– Fai l’amore con me… amami come se fossi la tua unica donna… ti prego…
Mi misi sopra di lei e la penetrai.Mi accorsi quanto l’avevo desiderato.
Mi muovevo lentamente dentro di lei, con tutta la dolcezza di cui ero capace.
i nostri volti erano vicini, sentivo il suo respiro e i suoi gemiti, continuavo a baciarla mentre entravo ed uscivo dal suo grembo caldo.
– ti amo…. comiciò a sussurrarmi. Ti amo… ti amo…. e mi stringeva sempre di più a se’.

Mi girava la testa, ero completamente perso in quelle emozioni enormi, dolcissime e fortissime.
Il mio orgasmo arrivò improvviso e violento. Le venni dentro mentre la stringevo così forte da farle male.
Mi accasciai su di lei, respirando in modo scomposto. Il mio corpo aveva ancora degli spasmi. Patricia mi accarezzava i capelli. Alzai la testa e la baciai di nuovo.
– Sei bellissimo quando hai un orgasmo
– Me l’hai già detto
– lo so….

Ci addormentammo nudi, vicini. Prima di chiudere gli occhi ricordo di essermi chiesto dove ci stava portando quella storia. Non avrei davvero potuto immaginarlo, ma il mattino dopo me lo disse lei.

Fu una specie di doccia fredda. Mi confessò in lacrime che stava chiudendo gli accordi per vendere la società ad una molto più grande, con sede in America, e che lei si sarebbe a breve trasferita là definitivamente con il marito. Lei sarebbe rimasta nel board di questa società per un anno, assicurando una buona transizione, e poi sarebbe stata liquidata, mentre stavano ancora decidendo cosa fare dei vari uffici locali, alcuni dei quali sarebbero stati accorpati ad altri esistenti. Altri chiusi perch&egrave di troppo. Erano previsti tagli di organico e cambi di mansioni. Per me si parlava di mantenere la gestione del sud Europa, ma c’era una persona in una posizione simile e la decisione sarebbe arrivata più avanti, dopo i colloqui con il loro Vp e con le risorse umane.

Secondo lei ero abbastanza al sicuro. Invece mi chiesero di rimanere per sei mesi per il passaggio di consegne. Concordai un periodo molto più breve, e solo per essere nella posizione di poter aiutare tanti amici che sarebbero rimasti lì.Si era chiuso così, in modo brusco e amaro, un capitolo molto intenso della mia vita.

Patricia ed io siamo ancora molto amici, anche se le occasioni per incontrarsi sono davvero rare. Ha una bella famiglia e sembra felice, laggiù in America.

Le voglio molto bene.

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