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Trio

033 Valeria e i Guardoni

By 25 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti leggono per la prima volta i nostri racconti suggerisco di seguire i capitoli nell’ordine progressivo per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima volta che in auto ci accorgiamo di essere spiati fino agli sviluppi sempre più imprevedibili. Spesso i capitoli hanno rimandi a quelli precedenti e per linearità di scrittura si da per scontato che il lettore né conosca il contenuto. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera. Valeria e tutti gli altri personaggi, le situazioni ed i luoghi sono reali. Ho cercato di descriverli nel modo più corrispondente alla realtà, ovviamente tutti i nomi sono di fantasia.

Segnalo che su Facebook &egrave nato un gruppo che si chiama Osservati & Osservatori per scambiare idee, esperienze, segnalare luoghi frequentati da appassionati Voyeur ed esibizionisti per parlare dei nostri racconti o di altri racconti sul tema. Tutti coloro che volessero contribuire con scritti, domande, proposte possono fare richiesta di entrare.

Valeria e i Guardoni
Capitolo XXXIII ‘ T.I.R. parte seconda

Il destino (ovvero testa o croce).

Valeria si accoccolò in fondo al sedile del maggiolino come stordita. Provò piacere ad essere nuda e con gli occhi chiusi, le gambe allungate sul bordo della cappotte aperta e l’aria che le massaggiava i piedi. Rimase immobile e le sembrò di assopirsi. Sentì la voce di Giovanni arrivare da molto lontano e l’auto rallentare all’improvviso. Spostò il cappello di paglia che teneva sugli occhi e li aprì. Guardò in alto. Il cielo sereno perdeva i colori pastello del tramonto e prendeva il blu profondo della notte. L’aria calda della sera mormorava intorno a lei. Una brezza leggera si infilava senza pudore nelle parti più intime, come le mani vogliose di insaziabili guardoni. L’aria le carezzava i seni e le cosce. Il vento premeva sulla vagina bagnata di umori regalandole una gradevole sensazione di freddo.
Sentì Giovanni chiamarla ‘che accidente aspetti copriti . . ci sono i lavori . .’
Si scosse di soprassalto mentre figure colorate presero a passare intorno all’auto scappottata. Uomini vestiti di arancio si sporgevano su di lei, fischiavano e mulinavano le braccia. Si alzò di scatto a sedere ed abbassò la felpa mentre il mondo nella testa girava prima di fermarsi. Guardò indietro. Il TIR rosso era sempre lì, incollato al maggiolino. Vide all’improvviso luci gialle lampeggianti, uomini con sgargianti tute da lavoro, auto e file di camion bloccati. Si rese conto che lei era in movimento e gli altri veicoli fermi. Guardò intorno acquistando lucidità e mise a fuoco l’immagine. Il maggiolino procedeva lento su un’unica corsia dell’autostrada. Alla sua destra c’era una barriera ‘new jersey’ e l’altra corsia completamente vuota. Lesse un cartello ‘lavori in corso’ e vide dei camion fermi e il cantiere con i grossi mezzi per l’asfaltatura. Un gruppo di operai alle sue spalle fischiava e la chiamava. Alla sua sinistra, nel senso unico opposto una interminabile fila di mezzi. Auto, TIR, camper, camion, moto di grossa cilindrata. Tutti fermi, tutti in coda, tutti la guardavano. Erano separati solo da piccoli coni di plastica bianca e rossa che dividevano i due sensi di marcia. Aveva indosso solo la felpa ed il suo cappello di paglia. Senti una vampa di calore e prese subito un telo da bagno dal borsone da spiaggia. Lo mise sulle gambe e restò immobile, la testa bassa. Solo quando il traffico riprese normalmente su due corsie di marcia si mosse veloce. Infilò prima le mutandine, poi la gonna e passò di nuovo al sedile anteriore.

‘stai bene?’ disse Giovanni e girandosi verso di lei le diede un bacio
‘certo che sto bene’ disse arrossendo ‘tu quando me lo dici che ci sono i lavori in corso?’
‘ti sei allungata sul sedile, mezza nuda e con gli occhi chiusi’ disse Giovanni ‘e siamo incappati in un tratto di strada con i lavori in corso. Quando ci hanno fatto spostare su un’unica corsia a senso unico ho dovuto rallentare e ti ho chiamato subito, c’erano i lavori in corso.
‘pensi che gli operai mi hanno visto?’
‘a giudicare dai fischi e dalle urla direi di si’ rise Giovanni ‘hai paralizzato un cantiere dell’ANAS!’

Il TIR rosso lampeggiò e si avvicinò al cabriolet nero. Valeria si voltò verso l’uomo alla guida e disse ‘come mai il TIR &egrave ancora qua?’
‘la deviazione sulla corsi unica per lavori &egrave arrivata subito’ rispose Giovanni ‘non ho fatto in tempo a distanziarlo’
‘il camionista mi sta indicando qualcosa’ rispose Valeria ‘ma non capisco cosa’
Giovanni guardò lo specchio retrovisore ‘sta lampeggiando’
‘che pensi voglia dire?’ chiese Valeria
‘penso che indica di uscire, ha messo la freccia verso destra’
‘uscire? E dove?’ chiese Valeria.
‘ecco dove’ rispose Giovanni vedendo l’indicazione di un auto grill. Sul cartello c’era scritto ‘bar w.c. e rifornimento tra 1500 metri’.
‘che faccio’ disse Giovanni ‘esco o tiro dritto?’
‘era destino che ci dovessimo incontrare’ rispose Valeria ‘Esci, però ci parli tu da solo’
‘perché io da solo?’ chiese Giovanni
‘perché io mi vergogno’ rispose Valeria ‘e poi non parli sempre tu con i guardoni?’
‘si ma . . . dopo quello che gli hai fatto vedere so già cosa vuole’ rispose impensierito Giovanni
‘l’imprevisto del cantiere mi ha eccitato’ rispose Valeria ‘ho voglia di fare l’amore con te mentre lui guarda’

Il maggiolino imboccò la via di entrata dell’auto grill, decelerò seguendo l’indicazione ‘auto’. Giovanni parcheggiò davanti al ristorante self service pieno di gente. Il TIR era subito dietro di loro, ma prese la corsia dei mezzi pesanti. Il posto era affollato, specie il bar ed il ristorante perché era ora di cena.

‘amore prima di entrare chiudi la cappotte’ disse Valeria ‘comincia a fare freddo’
‘si hai ragione’ rispose Giovanni pur sapendo che era ancora caldo. Eseguì velocemente l’operazione e fissò i ganci della cappotte; erano pronti in caso di ‘fuga’.
Si guardò intorno ‘che gli devo dire?’ chiese Giovanni chinandosi verso l’abitacolo della macchina
Valeria si sentiva il cuore in gola ‘senti cosa vuole e prova a spiegargli la situazione’
‘&egrave una parola’ borbottò Giovanni ‘se mi fa delle proposte?’
‘senti le proposte, poi seguirò il destino’
‘non ho capito’ chiese Giovanni
‘tirerò a sorte’ disse decisa Valeria
‘destino, caso, sorte, fatalità’ borbottò Giovanni ‘prima entriamo a mangiare qualcosa, ho fame’

Il bar era affollato, il self service pure. Uomini, donne bambini. Tutti accaldati da una giornata trascorsa al mare e richiamati al ristoro dallo scattare ‘dell’ora di cena’. Giovanni prese un piatto di pasta, una bistecca e un acqua minerale. Valeria un insalata, frutta fresca e vino bianco. Mentre Giovanni pagava il conto Valeria trovò un tavolino libero. Intanto che mangiavano il camionista entrò nel locale dirigendosi al bar. L’uomo era alto e da sotto un berretto con la visiera guardò verso di loro. Sorrise e fece un cenno di saluto. Giovanni fece un cenno con la testa, finì di mangiare la pasta e si alzò.

‘aspetta’ disse Valeria prendendolo per un braccio
‘che altro c’&egrave’ disse Giovanni pulendosi la bocca con un tovagliolo di carta
‘se ti chiede come mi chiamo devi dire che sono Tina’
‘Tina?’
‘&egrave il diminutivo di Martina’ rispose Valeria come fosse la cosa più chiara del mondo.

Giovanni si avvicinò all’uomo e si rese conto che era un gigante. La testa e tutte le spalle svettavano su tutti gli altri clienti. Non era grasso ma aveva un po’ di pancia e con un fazzoletto di asciugava di continuo il sudore sulla fronte e sul collo. L’uomo gli fece cenno di seguirlo fino ai servizi igienici. Scesero le scale verso i w.c.

‘&egrave tuo il maggiolino cabrio volkswagen?’ chiese l’uomo all’ingresso dei w.c.
‘no, &egrave della mia ragazza’ rispose Giovanni
‘bella macchina’ commentò l’uomo ‘e gran bella ragazza, complimenti’
‘grazie’
‘&egrave straniera?’
‘no &egrave Italiana’ rispose sorpreso Giovanni
‘pensavo fosse Ungherese’
‘Ungherese? Perché’
‘&egrave una storia lunga’ disse serio l’uomo ‘e come si chiama?’
‘si chiama . . . Martina’ rispose Giovanni ‘per gli amici Tina’
‘io mi chiamo Maurizio, per gli amici Orso’ disse l’uomo ‘&egrave il mio nick name da radioamatore’
‘piacere io sono Giovanni’ e stringendogli la mano misurò quanto fosse alto e grosso.
‘entriamo a parlare nel mio ufficio’ disse Orso ridendo e indicando i bagni

C’era folla anche li. Orso scelse un angolo in fondo a destra dove c’erano tre orinatoi a muro. Uno con la scritta ‘fuori servizio’. Un signore con pantaloni al ginocchio e maglietta arancio finì di fare pipì e dopo essersi aggiustato si avvicinò al lavello.

‘andiamo là’ disse Orso ‘pisciamo e parliamo’
‘va bene’ rispose Giovanni
I due si avvicinarono ai due orinatoi liberi e presero a pisciare. Orso parlò subito.
‘la tua ragazza ha fatto un numero eccezionale sull’autostrada’
‘mm si . . . in effetti . .’
‘complimenti, senza offesa, &egrave proprio una grandissima fica’
‘g. .grazie’ Guardò l’uomo e pensò ‘certe persone dicono cose volgari senza essere mai offensive’
‘rimanga tra noi’ continuò Orso ‘con rispetto parlando ho fatto una bella sega al mio amico’ e guardandosi intorno si girò un poco mostrando l’uccello a Giovanni
Giovanni istintivamente abbassò lo sguardo ‘accidenti!’ esclamò ‘e bello cresciuto il tuo amico’
‘&egrave un peso massimo come me’disse l’uomo con orgoglio ‘e la tua ragazza a quanto le fa?’
‘scusa non ho capito’ rispose Giovanni
‘me la voglio trombare, no?’ disse tranquillo Orso ‘quanto le fa le marchette’
‘ma . . . . scusa c’&egrave un errore’ rispose Giovanni arrossendo ‘non fa ‘quella’ professione’
‘lo dicevo io, effettivamente non ha la faccia da troia’ disse Orso ‘&egrave una ballerina di Lap dance?’
‘no, no, ecco . . lei’ rispose imbarazzato Giovanni ‘&egrave una studentessa’
‘certo ho capito’ disse Orso ‘ho letto qualcosa in proposito sul giornale. Le fai fare una marchetta ogni tanto giusto per avere i soldi per divertirvi il fine settimana. Bene, mi piace. Duecento euro per una bottarella ti vanno bene?’
‘io non prendo soldi, senti &egrave difficile da spiegare. . a la mia ragazza piace trasgredire ogni tanto’
‘spiegati’ disse l’uomo ‘non capisco’
‘Dunque, hai visto oggi? Le piace esibirsi’ Giovanni si guardò intorno ‘si spoglia, alcuni uomini guardano, facciamo sesso, . . . insomma . . . queste cose strane’
‘tipo un orgia?’ chiese serio Orso
‘ecco . . , si, possiamo dire di si. Un orgia’ rispose Giovanni sollevato
‘senti, senti’ disse Orso serio ‘per me va bene. Mi piace, però alla tua ragazza do sempre duecento euro. E io me la trombo per primo. Tu intanto fai quello che vuoi. Guardi, gli lo metti in bocca per me non c’&egrave problema. Sono esperto, ho girato il mondo io’ Orso parlò come un fiume in piena ‘Ho un TIR attrezzato meglio di una camera d’albergo. Tra pochi chilometri c’&egrave un area attrezzata, salite su e facciamo una bella orgia, lei si guadagna duecento euro e tu ti diverti. &egrave cosi che funziona no?’
Giovanni pensò ‘questo non ha capito niente’ e disse ‘devo chiedere a lei se le va di farlo’
‘e tu chiedi’ disse Orso dando un paio di buffetti col pollice al grosso uccello prima di infilarlo nei pantaloni.
‘potrebbe anche dire di no’ disse Giovanni
‘io per sicurezza mi compro i preservativi’ rispose Orso ‘e vi aspetto al bar. Se dice di si fammi un cenno’ e si avvicinò al distributore automatico di profilattici.

Giovanni tornò pensieroso al tavolo ed iniziò a tagliare la bistecca. Valeria aveva finito e stava bevendo un bicchiere di vino bianco.
‘il vino come &egrave’ chiese Giovanni
‘quasi passabile’ rispose Valeria ‘allora? che ti detto?’
‘ho provato a spiegare’ rispose Giovanni ‘ti trova molto attraente’ e si mise a ridere
‘che c’&egrave da ridere adesso’ disse Valeria impettita
‘scusa. . diciamo che ho tradotto i suoi commenti su di te’
‘dimmi cosa ha detto senza giri di parole’
‘va bene’ Giovanni tornò serio ‘dice, con rispetto parlando, che guardandoti si &egrave fatto una sega in autostrada, che sei ‘una grandissima fica, ma che non hai la faccia da troia’
‘a si . . grazie tante’ disse Valeria ‘e tu che gli hai detto?’
‘che ti chiami Martina, che sei una studentessa e che sei italiana’
‘perché hai specificato italiana?’ chiese Valeria
‘pensava che fossi Ungherese’
‘Ungherese?’
‘si, Ungherese e ballerina di Lap dance’
‘ma come ci ha pensato?’
‘e io che ne so?’
‘e lui come si chiama?’
‘indovina’ disse Giovanni
‘hai voglia di giocare’ disse Valeria prendendogli il polso ‘dimmi come si chiama’
‘Orso’ disse Giovanni e aggiunse ‘&egrave il suo nome da radioamatore, ricordi la targa’
‘e perché ci ha fatto fermare qua?’
‘ti promette duecento euro per una scopata a tre’
‘ma se gli hai detto che non sono una mignotta’
‘immagina che ti fai una marchetta ogni tanto. Dice che alcune studentesse lo fanno, così per avere qualche euro in più da spendere’ disse Giovanni
‘e tu che hai risposto?’ chiese Valeria
‘ho detto che dovevi decidere tu’
‘che stronzo, tu hai l’uccello duro solo a pensarci’
‘un ultima cosa importante’ la interruppe Giovanni ‘nei bagni ho visto il suo arnese, &egrave veramente grosso’
‘che vuoi che mi importi se ha l’uccello grosso’ commentò seccata Valeria
‘volevo informarti nel caso che . . .’ disse Giovanni ‘insomma hai capito, che decidi?’
‘decido da sola? ‘rispose seccata Valeria ‘e tu non sei geloso per niente?’
‘ma che centra la gelosia’ rispose Giovanni ‘sarei geloso se tu fossi qua, da sola, senza di me’
‘forse non mi vuoi abbastanza bene’ disse Valeria
‘ferma lì’ rispose Giovanni ‘hai preso tu l’iniziativa. Tu hai detto seguo l’istinto . . ‘
‘tu però non mi hai fermato’ rispose inviperita Valeria ‘perché sei un maiale come tutti gli altri’
‘nel pomeriggio ho pensato di essere un cretino come tutti gli altri’
‘maiale, cretino e pervertito. In una parola un maschio’ rispose Valeria ‘hai una moneta’
‘ho un euro’ sbuffò Giovanni cercando nelle tasche dei pantaloni ‘che ci vuoi fare?’
‘faremo testa o croce’ disse decisa Valeria
‘dici sul serio’ chiese Giovanni ‘e ti farai pagare?’
‘sarà il destino a decidere al posto mio’ rispose Valeria
‘l’uomo di Leonardo testa’ disse Giovanni guardando la moneta ‘l’euro croce’
‘va bene’ disse Valeria ‘se esce l’uomo sarò una studentessa un po’ mignotta. Tira’

Giovanni tirò l’euro in aria. Era emozionato e mancò di afferrarlo quando cadde. La moneta sbatté rumorosamente sul tavolino di formica e rotolò contro il piatto dell’insalata. Giovanni di scatto bloccò il ruotare della moneta con il palmo della mano.
‘sei pronta’ chiese rivolto a Valeria tenendo la mano sull’euro
‘pronta, sarà quel che sarà’ rispose Valeria
Giovanni tolse la mano. L’omino di Leonardo sembrò agitare le braccia e salutare felice la coppia
‘testa. . . .’ sospirò Valeria, poi arrossì violentemente
‘se no te la senti . . .’
Valeria si mise in testa il cappello di paglia a larghe tese e disse ‘ho deciso e quando ho deciso non torno mai indietro’

Si alzarono dal tavolo e si avvicinarono all’uomo che stava bevendo un succo di ananas al bar.
‘buonasera’ disse Orso gentilmente mangiando con gli occhi Valeria
‘va bene’ sussurrò Giovanni
‘allora seguitemi con l’automobile’.

Senza parlare uscirono e salirono in macchina. Erano tesi come corde di violino. Quando Giovanni vide passare il TIR rosso accese il motore e lo seguì. Dopo venti chilometri il grosso mezzo mise la freccia a destra e uscirono in un area attrezzata. Al chiaro di luna si vedevano un paio di tavoli di legno sotto dei pini marittimi, delle panche, alcuni cestini di rifiuti colmi di sacchetti di spazzatura. Il TIR si fermò e loro si accostarono. Orso scese dagli scalini del mezzo lasciando la grande portiera aperta.

‘e adesso’ chiese Giovanni ‘sarai capace di fare questa cosa?’
‘sono Martina e ogni tanto faccio sesso a pagamento’
‘mi sembra uno esperto, pensi di riuscire ad ingannarlo?’
‘sono una donna’ disse Valeria ‘per una donna ingannare un uomo e naturale, come respirare’

Scesero dal maggiolino e si avvicinarono all’uomo. Valeria con decisione gli si avvicinò e disse
‘lo faccio ma voglio trecento euro’
‘trecento? Io ci metto il camion’ disse Orso ‘la cabina &egrave un gioiello, facciamo duecentocinquanta’
‘mettici in conto anche l’autostrada’ rispose Valeria ‘trecento, pagamento anticipato’
‘andata per trecento’ disse Orso ‘ma te li farò sudare. Sali su’

Valeria si arrampico sulle scalette del TIR aiutata da Orso e seguita da un silenzioso Giovanni. Orso salì per ultimo e chiuse. La cuccetta si trovava dietro il posto di guida. Era incredibilmente ampia e comoda con delle piccole finestre un vero e proprio letto ad una piazza e mezza.

‘vi piace la mia casa mobile’ disse Orso soddisfatto iniziando a spogliarsi ‘mettete i vestiti qua’
Giovanni era imbarazzato ma vide che Valeria si toglieva la felpa con naturalezza ed anche lui si cominciò a spogliare.
‘ho l’aria condizionata accesa’ disse Orso ‘se &egrave troppo freddo ditelo’
‘no va bene cosi’ disse Valeria ‘i trecento euro dove sono?’
‘a scusa, ma hai due tette che mandano un uomo KO’ disse Orso e prese un borsello ‘ecco qua’
‘va bene’ disse Valeria sempre più nella parte di Martina ‘ e si sfilò la gonna rimando in mutande’
Giovanni si spogliò e guardò ‘Martina’ sfilare con grazia le mutandine e rimanere nuda. Aveva gli occhi bassi ed era rigida ed imbarazzata. Orso si tolse i boxer e il suo pene saltò in alto poderoso. Anche se la cabina era grande l’uomo era enorme ed in tre erano molto vicini l’uno all’altro. Orso prese Valeria delicatamente per le braccia e la attirò a se. Valeria si senti svenire dalla vergogna ma lasciò fare fino a che le sue tette furono premute contro di lui. Il cuore le saltò impazzito quando senti premere un pene enorme e duro come un pezzo di legno contro la pancia vellutata. Si sentiva piccola nell’abbraccio di quel gigante e allungò una mano verso Giovanni attirandolo a se. Il corpo di Giovanni la spinse da dietro e lui poggiò il suo pene contro le sue natiche. Quel contatto la tranquillizzò e si senti eccitata. Erano in piedi a fianco della cuccetta e Orso delicatamente la spinse a distendersi sul lettino.
‘prima di rombarti ti lecco tutta come un gelato’ disse con la voce roca ‘&egrave da quando ti ho visto in autostrada che voglio leccarti’
Lei si stese sulla cuccetta in silenzio. Senti il suo cuore battere nella testa mentre appoggiava la testa sul cuscino del lettino, era fresco e odorava di pulito. Le mani del camionista avvolsero le tette e Valeria ebbe un sussulto.
‘hai, hai, piano’ sospirò Valeria afferrando i capelli del camionista per allontanarlo dal seno
‘ti ho fatto male?’
‘nelle parti intime ho la pelle un po’ scottata dal sole’ disse Valeria
L’uomo grugnì e si gettò di nuovo sulle tette. La lingua carezzò i capezzoli che diventarono gonfi e duri, poi scese sulla pancia. Orso le prese le caviglie, sollevo le gambe e le aprì del tutto. La guardò con gli occhi febbricitanti di lussuria in quella posizione era completamente offerta ad ogni suo desiderio. Iniziò a leccare con cura le caviglie, poi i polpacci e l’intero delle cosce.
‘hai la pelle morbida e un buon sapore di mare e di creme’ disse Orso prima di tuffarsi sulla vagina. Era bagnata e l’uomo sapeva leccare i punti giusti. La lingua correva con forza prima e delicatezza poi, veloce e lenta. La punta spinse sulle grandi labbra e penetrò senza fatica. La lingua entro in lei morbida e calda fin dove giunse, fino a che senti la barba dell’uomo pizzicare sulla vagina. Valeria sentì dissolvere il grande imbarazzo che le opprimeva il respiro come una nebbia leggera spazzata dalla brezza. Il piacere fisico cresceva in lei e le procurò un grande calore che dalla pancia arrivo al viso. L’istinto conquistò il suo corpo e sbaragliò le inibizioni della mente. Giovanni di fianco era eccitato e confuso. Aveva fantasticato a lungo su una situazione del genere ma ora era incerto ed impacciato. Vide Valeria contorcersi per il piacere e guardò le due magnifiche tette che sembravano animate di vita propria. Lunga sul letto la forza di gravità le trasformava i seni in due perfette semicupole, sode e tremanti con due rosee punte di desiderio. Si chinò nell’eterna indecisione di succhiare per primo l’uno o latro capezzolo. Al contatto della lingua sui seni senti Valeria gemere forte. Orso si rese conto che il corpo della ragazza rispondeva alle carezze e le infilò piano un dito nella vagina mimando un coito. Penetrò sentendo colare gli umori nel palmo della mano. Lecco con più lena il clitoride ed unì medio ed anulare. Li infilò piano nella vulva. Aveva le mani grandi, come tutto il resto del corpo e Valeria emise un lungo respiro di soddisfazione. Orso accelerò i colpi di lingua al clitoride sempre più turgido e prese a muovere le due dita con forza, ruotandole dentro di lei. Valeria senti i muscoli della pancia contrarsi, le tette le davano strani brividi ad ogni colpo di lingua. Passò poco tempo e un orgasmo pieno le sconquassò il corpo. Umori densi e biancastri coprirono le dita di Orso. Valeria sussurrò ai due uomini ‘basta, basta, basta’ e tremò tutta. I due uomini si fermarono intontiti. Valeria strinse le gambe e lanciò un lungo lamento di piacere senza più vergogna.

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