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Trio

A me piace

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho 26 anni. Ho un nome. Degli amici. E un sacco di corteggiatori che mi considerano bella. Anch’io lo credo. Non sono molto alta, ma il fisico c’&egrave. Proporzionato, le gambe davvero belle, tornite le spalle, seni piccoli ma duri e con due capezzoli sempre sporgenti. La pancia &egrave piatta, avrei voluto i fianchi un po’ più larghi ma il culo ne beneficia ugualmente: alto e sodo. In mezzo alle gambe potrei avere un bel cespuglio, ma preferisco depilarmi un triangolino bello stretto così che si possano vedere le pieghe della fica. Mi piace chiamarla così: la fica. La chiamavano così i romani rimandando al frutto del fico che, come noto, proprio per questa ragione &egrave l’unico denominato al maschile. Mi piace chiamarla fica perché ha quel non so che di aggressivo e spudorato che tutti gli altri nomi (troppo volgari o puerili) con cui la chiamano non riescono ad evocare. Almeno per quel che mi riguarda. E ovviamente mi piace il sesso. Da quando l’ho scoperto non posso farne a meno neppure un giorno. Per questo, quando non ho nessun partner con cui farlo, mi masturbo. Mi piace godere in tutte le maniere, ma con il dito, non so perché, &egrave l’esperienza che preferisco. Mi piace che sia lui a strofinarmi il clitoride, mi piace che sia una lei a strofinarmelo, mi piace che me lo lecchino, ma mi piace molto anche toccarmelo da sola. E sognare. Fantasie o esperienze passate. Come quella volta che, stufa del solito tran tran, inviai un SMS al mio consulente per dirgli che me ne sarei andata volentieri in vacanza su un’isola tropicale. E lui, sempre via SMS, da distaccato freddo e persino antipatico che era, mi rispose: ‘Vengo con te e magari così trombiamo’! Paralisi. Cosa gli &egrave preso a questo, che ho visto una sola volta e di cui non ricordo neppure che faccia abbia? Taccio. Rimugino. Ci penso. Ci ripenso, e comincio a eccitarmi. Gli rispondo con un altro SMS: ‘Dici sul serio?’ e la risposta, immediata, &egrave laconica e perentoria: ‘Sì’. Immediatamente sento la fica bagnarsi. Tiro giù pantaloni e mutandine e comincio a toccarmela con l’intenzione di non venire, ma di continuare a masturbarmi per tutta la conversazione via SMS. Che, al pari delle chat, oltre a lasciare spazio alla fantasia, non fa sentire neppure la voce. Andiamo così avanti per un po’, girando attorno all’argomento senza approfondire. Dopodiché mi chiama al telefono e nel rispondere mi sento tremare. Ma lui parla del più e del meno, fa finta di nulla, ma mi mette subito al corrente del fatto che &egrave sposato con tre figli. Non so perché ma la cosa mi eccita ancora di più: scopare con uno sposato e padre di tre bambini… Ci lasciamo con un paio di risate, ma a quel punto comincio a toccarmela con furia. La allargo, ci frugo dentro, potrei metterci un fallo di gomma, ma un cazzo vero &egrave inarrivabile; per la temperatura, il suo odore e il fatto che sai che da un momento all’altro può sgorgare sperma. Pensando a questo finalmente vengo, portando alla bocca le dita bagnate dei copiosi succhi che colano dalla mia fichetta. Riprendo in mano il telefono. Tutto &egrave iniziato da nemmeno un’ora ma sono eccitatissima e gli scrivo: ‘Scusami, ma a me il sesso piace un sacco. Non puoi stuzzicarmi a quel modo…’. Invio. Ma dopo dieci minuti non ho risposta. Voglio incoraggiarlo e travalico la linea: ‘Mi piace un sacco quando mi fanno godere con le dita’. Dieci secondi e squilla il telefono. Quasi non lo riconosco. La voce baritonale &egrave ancora più maschia del solito, ma sento che vibra, &egrave emozionata. Poi si decide e lascia cadere il velo anche lui. ‘Devo dirtelo ‘ mi fa ‘ ho tirato fuori il cazzo e mi sto masturbando’. ‘Olalà!’ ‘ rispondo ‘ ‘andiamo sul pesante vedo? Ma se fino a due ore fa quasi non ci conoscevamo?’. ‘Adesso sì’ ‘ risponde lui ‘ ‘e sono sicuro che anche tu te la stai toccando’. ‘Come fai a dirlo?’ rispondo. ‘Perché se anche non fosse così (ma sono sicuro che &egrave così) mi piace pensarlo mentre mi masturbo per te’. Subito mi alzo, ficco le dita nella mia micia, mi metto sul divano, allargo le gambe, divarico le grandi labbra e bagno tutte le dita del mio piacere, me le porto alla bocca e ritorno a toccarmi. L’idea che uno sconosciuto, più adulto di me, sposato, &egrave dall’altra parte del telefono a toccarsi il cazzo pensando di scoparmi mi eccita da morire. Come ce l’avrà? Chiudo gli occhi e comincio a immaginarmelo mentre e nostre voci si trasformano in un sussurro e la nostra intimità mi spinge a chiederglielo direttamente: ‘Come ce l’hai fatto?’ Lui &egrave imbarazzato dalla domanda, cerca le parole, poi capisce che &egrave meglio andare sul diretto e mi dice che &egrave di una lunghezza normale ma un po’ più largo della norma, la pelle &egrave liscissima e setosa, la cappella talmente ben disegnata che non sa cosa darebbe per potersela prendere in bocca da solo. L’eccitazione sale e finalmente lo sento ansimare e, perché mi vuole partecipe, mi annuncia che sta sborrando. Vengo anch’io. Tutto questo accade, improvviso, nello spazio di qualche ora. Dalla sera stessa &egrave un susseguirsi di SMS che so di inviargli mentre ha accanto la moglie, magari mentre se la sta scopando e per questo gli chiedo di scoparsela pensando che sia io. Passano così due settimane, con SMS e telefonate sussurrate fino alle quattro del mattino. Una sera chiama alle sette e mi dice: ‘Devo vederti, perché non ce la faccio più’. Panico. Respingo l’offerta, ma senza convinzione e lui lo sente. Avverte la mia voglia e mi chiede soltanto in quale albergo ci dobbiamo incontrare. Dopo tre ore mi raggiunge a Torino inventando non so quale scusa con sua moglie. Non conosce la città, &egrave la prima volta che ci viene, per cui fa un po’ di ritardo, tra l’altro giustificato da due ore di autostrada. Entra nella Hall, chiede il numero della stanza e viene su. Apro la porta senza imbarazzo, pur non conoscendoci quasi per nulla. E’ vestito con un completo elegante fingendo una cena di lavoro, e io non so perché, forse per il nervoso, la prima cosa che faccio &egrave alzarmi la gonna e fargli vedere la fica. Vedo il suo imbarazzo.’Tutto in una volta, incontrarci, subito così, non ho mai tradito mia moglie…’ vedo che &egrave sincero. Ordiniamo una cena in camera, prosciutto crudo e insalata. La conversazione &egrave amabile, mi tratta in maniera galante come un uomo d’altri tempi. Presto notiamo tutti e due, mettendoci a ridere, che, senza neanche accorgercene, ci siamo piaciuti. Fisicamente, intendo. Io sono piaciuta a lui, e lui a me. Sembra più vecchio degli anni che ha, ma poi scopro che &egrave solo l’espressione seria del viso. Anzi, mi sorprendo addirittura quando lo vedo nudo: collo forte, torace robusto e un po’ peloso, bei muscoli sulla schiena e sulle braccia, neanche un filo di pancia, bellissime sia le gambe che il culo, e un cazzo da innamorarsi.

E’ andata così. Siamo rimasti a mangiucchiare parecchio tempo parlando di tutto tranne che di sesso. Lui lo sapeva e io anche. E infatti mi stavo già cominciando a bagnare dalla voglia. D’improvviso mi sono alzata, ho sollevato le lenzuola, ho tolto la gonna e senza mutande ma con le autoreggenti addosso mi sono buttata sul letto e l’ho tirato a me. Gli ho preso la mano e gliel’ho appoggiata sulla fica, bagnatissima, l’interno delle cosce lucido. Ha cominciato a masturbarmi, ma la foga di un desiderio costretto da due settimane ci ha messo una gran frenesia e gli ho chiesto di andare più veloce. La mia fichetta intanto si allargava e si mostrava sempre più, bagnatissima, e spalancata senza ritegno. Gli ho preso la mano e gli ho leccato le dita, poi mi sono girata e, quasi senza dargli il tempo di abbassare i pantaloni, ho cominciato a fargli un pompino. Anche questo frenetico. Su e giù, con la bocca incollata a quella cappella mai vista, con la mano su e giù facendogli insieme una sega mentre lui mi masturbava con furia. Rovesciarsi &egrave stato un attimo. Ci siamo ritrovati in un sessantanove straordinario, tutti e due rantolanti con le nostre bocche avide a leccare i rispettivi sessi e a masturbarli con le mani. ‘Leccami la fica, fammi venire ancora! ma tu aspetta a venire perché voglio che mi sborri sulle tette’ e così dicendo ebbi il mio terzo orgasmo. In un attimo mi ritrovai con le gambe oscenamente spalancate appoggiate sulle sue spalle con il cazzo di quello sconosciuto che puntava sulla matrice del mio sesso. Lo allargai con le mie dita e con l’altra mano gli impugnai il cazzo e lo ficcai dentro. Senza preservativo, senza sapere se mi sarebbe venuto dentro o meno, eccitata come una troia. Non abbiamo scopato moltissimo forse cinque minuti, l’eccitazione era al massimo, i sessi bruciavano, tra le nostre gambe colavano copiosi i liquidi della mia fica. Avevo ancora addosso gli autoreggenti e il reggiseno. D’un tratto tiro fuori il suo bel cazzo, si mise cavalcioni alla mia pancia, mi strappò il reggiseno, impugnò le tette facendomi quasi male, mi stuzzicò le areole con le dita per farle raggrinzire e trasformare i capezzoli in due punte sporgenti, scure e dure. Poi comincio a masturbarsi con furia e finalmente si liberò del suo sperma schizzandomelo sui seni, caldo e odoroso. Si accucciò e cominciò a leccarmelo dalle tette e a offrirmelo con dei baci, mentre io stessa lo raccoglievo con le mie dita e me lo portavo alla bocca. A quel punto crollammo, esausti di tutta la tensione accumulata in quelle due settimane di SMS. Accendemmo una sigaretta, respirammo l’aria della stanza intrisa del fumo di tabacco e dell’odore dei nostri sessi. Poi mi alzai e mi diressi in bagno per lavarmi, lui mi disse che ne avrebbe approfittato per una telefonata, cosa che mi sembrava strana considerata l’ora. Ero ancora in bagno, con la porta volutamente aperta, e lo vidi entrare. ‘Voglio vederti mentre fai pipì’ ‘ mi disse. Gli risposi: ‘Voglio che lo faccia prima tu’ e, neanche finito di rispondergli avevo il suo uccello in mano, non del tutto floscio. Lo diressi sul water e lui cominciò a pisciare. ‘Adesso tocca a te’ ‘ disse. Ma lui mi sedette sul bordo della vasca e mi ordinò di farla da lì. Non ci riuscivo, mi ribellai, ma alla fine, al pensiero di quel che stava accadendo con quello sconosciuto, mi decisi a pisciare. Appena cominciò a uscire il primo getto di urina vidi il suo cazzo sobbalzare, si avvicinò si distese veloce e si prese quel getto di pioggia dorata sul petto e sul viso. Una doccia a quel punto era obbligatoria. Avevamo appena aperto il getto dell’acqua calda che sentimmo bussare alla porta. ‘Chi cazzo &egrave?’ ‘ dissi. ‘Non ho la più pallida idea’ ‘ rispose e si diresse ad aprire… Porco! La telefonata l’aveva fatta non a sua moglie ma ad una puttana spagnola che si era portata da Milano! L’esatto contrario di me, ma una puttana bellissima: occhi neri, capelli neri e pelle scura, tipicamente spagnola. In quello stato di eccitazione, nuda con quei due estranei in una stanza d’albergo, invidiai quel suo essere puttana e la sua intimità con l’uomo che mi aveva detto di non aver mai tradito sua moglie. Mi disse solo il suo nome, le dissi il mio, quindi si sedette sulla sponda del letto e cominciò a spogliarsi. Due tette eccezionali, capezzoli poco sporgenti, ma circondati da due areole pronte a raggrinzirsi sotto abili colpi di lingua. Dentatura superba e due gambe e due piedi bellissimi. Salì sul letto e mi ci tuffai anch’io. Senza farsi riguardi si posizionò dietro di me e, impugnandomi le tette, cominciò a leccarmi l’orecchio. I nostri capelli (neri i suoi, biondi i miei) si mescolavano in un eccitante coktail di colori. Poi mi dette un bacio su una guancia, mi girai per baciarla sulla bocca ma lei lo evitò allontanandosi di proposito. Mi sdraiò riversa sul letto e cominciò a sfilarmi le autoreggenti. Srotolando le calze faceva passare la lingua sulle labbra, mentre i suoi seni oscillavano davanti ai miei occhi. Tolte che ebbe ambedue le calze cominciò ad accarezzarmi i capezzoli con la punta della lingua, stuzzicò le areole poi, con la punta della lingua, si avvicinò al mio viso passando per il collo e, ancora una volta, con un respiro sull’orecchio. A quel punto la sua lingua, finora leggera e solo di punta, emerse completamente e cominciò letteralmente a leccarmi la bocca. Non mi baciava, non tentava di frugare tra le mie labbra, sentire la durezza dei denti. Mi leccava a basta. Fu un attimo e anch’io spalancai la bocca e comincia a leccarla alla stessa maniera. Lo feci ad occhi chiusi, mentre una mano era scesa a stimolare ancora il calore e gli umori della mia fica. E, mentre trasognavo ad occhi chiusi, godendomi quell’orgia di lingue di femmina, mi vennero in mente le sue gambe bellissime e i suoi piedi. Di scatto mi rovesciai dall’altra parte del letto con lo scopo di leccarle le caviglie e succhiarle le dita dei piedi, sapendo anche che in quella posizione meglio offrivo la mia passera alle sue attenzioni. Palpai la morbida pianta di quei piedi di donna e, mentre leccavo le piccole e meravigliose dita dalle unghie laccate, sentii la sua mano allargarmi le cosce per cercarmi la fica. Esausta per l’orario e da una quantità di sesso così concentrata in poco tempo, decisi di ricambiare il favore e vidi che aveva una fica bellissima, contornata dal colore scuro delle grandi labbra e da un eccitante odore di sesso. Le mani dell’uomo, a quel punto, si intromisero tra noi. A braccia allargate si divertiva a confondere le sue dita di maschio infilandole tra la bocca ed il sesso di ciascuna di noi. A un certo punto quell’originale gioco a tre giunse al parossismo. Noi due ansimavamo senza pietà pur con le bocche impegnate a far godere l’altra, finché finalmente l’orgasmo ci travolse. Mi lasciai andare, ma quella femmina straordinaria non si prese neppure un attimo di pausa. Si girò mostrandomi il culo, mettendosi in una posizione che mi consentisse di osservare sia la sua fica da dietro che il buco del culo e, accucciata così, cominciò a fare un pompino all’uomo. Con la mano sinistra gli sosteneva i testicoli, accarezzandoli appena, con la destra andava su e giù scappellando quel cazzo vigoroso, e con la bocca mostrava tutto il suo compiacimento nel succhiargli la cappella. Mi sentivo come drogata, ma ricominciai a toccarmi la micia. Anzi. Mi misi nella posizione più adatta affinché lui, mentre si godeva quel delizioso servizio, mi potesse vedere a gambe spalancate mentre mi masturbavo a quello spettacolo. Al che lei si interruppe, con l’intenzione anche lei di mostrare e godere l’oscenità di quella scopata. Lo tirò giù nel letto, lo fece sedere appoggiato alla spalliera e a quel punto, voltandogli le spalle gli si sedette sopra. Così, mentre lei poteva vedere la mia fica oscenamente in mostra strapazzata dalle mie dita, io potevo vedere la sua fica lucida di umori, spalancata di fronte ai miei occhi su cui strofinava, senza farlo entrare, un cazzo prodigioso, leggermente nodoso, perfettamente simmetrico, anch’esso lucido prima della sua saliva ed ora del succo del suo sesso. Venimmo entrambe urlando. Al che fui io a riprendere l’iniziativa afferrando quel cazzo eccitantissimo e schiaffandomelo in fica. Mentre andavo su e giù lui mi strizzava i seni, facendo inciampare le dita contro la durezza dei miei capezzoli. La spagnola non se lo fece dire neanche: appoggiò la fica sulla bocca dell’uomo e gli ordinò: ‘Leccami la fica, fammi sborrare, leccami il buco del culo mentre io e la tua amica ci lecchiamo tutte…’. Era fuori di s&egrave, e anch’io ero fuori di me. Una di fronte all’altra sopra l’uomo, una a scoparselo e l’altra a farsela leccare. Godevamo accostandoci i capezzoli l’una contro l’altra, ci leccavamo le lingue e con le mani aggiungevamo altro piacere masturbandoci l’una con l’altra. Quasi intuissero il mio desiderio, la spagnola si staccò, l’uomo ed io ci dividemmo e ci scambiammo di posto. Io giù e lui sopra, appoggiai le gambe sopra le sue spalle e quasi gli gridai: ‘Fottimo! fottimi! Dì che sono la tua troia. Siiiì. Cosiiiì. Scopami, scopami, scopami! Scopami la fica, scopami il buco del culo! Fammi leccare il tuo cazzo! Sborrami dentro, riempimi di sborra, mettimi incinta!’ e, preso dall’eccitazione delle mie parole, e da quel tour de force di sesso, lo sentii mugolare e, insieme ai colpi d’ariete del suo cazzo, percepii distintamente i getti di sperma contro le pareti della mia vagina, a quel punto ancora più bagnata. Uscì fuori subito da me e all’istante comprendemmo che, finché il cazzo era ancora duro e bagnato dei miei umori e del suo sperma, voleva offrilo alle nostre bocche. Avide, io e la spagnola lo agguantammo e leccammo mescolando le nostre salive per goderci quello che, fisicamente parlando, era l’epilogo di quella gran scopata……

Tutto questo &egrave successo davvero. Ma potrebbe non essere accaduto mai. Quel che conta, come dicevo all’inizio, &egrave l’immaginazione. Una storia di sesso senza immaginazione si riduce a un puro fatto meccanico. Quanto può durare? Con l’immaginazione, invece, può durare tantissimo. Basta averla. Come ho fatto io con questo racconto, di cui la protagonista non sono io. Ho solo finto di esserlo, essendo io il Lui di questa storia che mi sono immaginato di scrivere al femminile.

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