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Trio

Anal col ragazzo di un’amica

By 30 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Eravamo due tipi svegli, io e Giovanni. Nonostante i due anni di fidanzamento con Diana, lui non smetteva mai di fare allusioni su di me. O meglio. Non si possono definire allusioni frasi e messaggi mandati in piena notte in cui mi descriveva passo passo come sarebbe stata la nostra ipotetica notte di sesso selvaggio nei luoghi più strani ed eccitanti del mondo. Voglio dire: l’allusione &egrave qualcosa di velato. Lui no, era sempre estremamente chiaro. La complicazione era, semplicemente, che Diana ed io eravamo migliori amiche da una vita. Ma, il giorno dopo una notte particolarmente calda, passata a masturbarci ascoltando le nostre voci per telefono, decisi che se il momento non fosse capitato, lo avrei fatto capitare io. Tra l’altro, avevo già visto Giovanni nudo che si masturbava poiché aveva spiato me e Diana mentre facevamo del lesbo. Il mio sogno erotico, infatti, era un sesso a tre, ma conoscendo lei non avrebbe mai accettato, per ora.
Quel giorno sapevo che Diana sarebbe partita per tre giorni in vacanza con i suoi genitori.
Chiamai Giovanni.
– Pronto?-.
– Passami a prendere con la macchina, Gio. Ho una voglia matta che non hai idea-.
Dal silenzio che seguì, capii di averlo preso in contropiede e per un attimo il mio timore fu che avrebbe rifiutato.
– Arrivo-.

Arrivammo in spiaggia poco dopo, una spiaggia di nudisti, ovviamente. Scendemmo dalla macchina con foga e ci buttammo, baciandoci, al semi riparo di alcuni scogli. Senza troppe cerimonie, Giovanni mi strappò la camicietta e il reggiseno e con fare famelico cominciò a leccare e mozzicare i miei capezzoli, già turgidi. Ero bagnatissima, sentivo la figa in fiamme e il suo cazzo che mi premeva contro da dietro i jeans. Cominciai immediatamente ad ansimare. Gli presi la testa e gliela tenni premuta nel solco tra le tette e lo sentii ancora più eccitato. Riuscì a liberarsi, mi strappò via i jeans e le mutande con la stessa inesistente delicatezza di prima e si gettò furiosamente sul mio grande clitoride, leccandolo rudemente.
– Ti piace?- mi chiese lui.
– Rompimi il culo- risposi, in un fil di voce.
Lo vidi stracciarsi i jeans e cacciare fuori la sua verga da 31 centimetri.
– Girati troia-.
Non me lo feci ripetere e mi misi a pecora. Pensavo che me lo avrebbe prima infilato davanti, invece lo sentii appoggiare la cappella sul buco del culo e tremai di piacere. Avevo il culo largo, ma fece comunque fatica ad entrare. Mi fece male, ma lo forzai un po’. Quando, a metà, lui si fermò, gli dissi:
– Non hai capito un cazzo- e con un colpo secco me lo ficcai tutto dentro, 31 cm di cazzo dentro il culo, fino alle palle, urlando.
Probabilmenteper questo, si sentì autorizzato ad essere ancora più rude. Non preoccupandosi più se mi facesse male o meno (fortuna che ero talmente eccitata da sentirmi così vacca), iniziò a stantuffarmi violentemente il culo emettendo suoni così primitivi da sembrare un animale. Un toro. Provavo un piacere così intenso che venni per ben due volte, mentre lui urlava che ero una troia.
Davanti a me, all’improvviso, vidi un uomo che si teneva il cazzo in mano. Gli feci segno di avvicinarsi e, tra un gemito e l’altro mentre Giovanni mi diceva: -Troia, io ti spacco in due!-, gli dissi di sdraiarsi sotto di me, se voleva, e di scoparmi nella figa. Quello non se lo fece ripetere e ben presto fui piena in entrambi i buchi. Due cazzi belli grossi piantati in figa e in culo, il mio migliore amico e uno sconosciuto che mi stantuffavano senza pietà. Urlavamo tutti e tre finch&egrave lo sconosciuto non mi venne dentro e rimase così inerme su di me. Io, esausta, cominciai a sentire dolore, ma Giovanni non ne voleva sapere e mi stava scopando in un modo così animale da eccitarmi di nuovo.
– Troia, sto per venire!!- e così urlando mi diede un ultimo definitivo profondissimo colpo nel culo, facendomi squirtare sullo sconosciuto.

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