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Trio

Betta’s adventures

By 16 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Elisabetta, ma per tutti sono Betta. Sono sposata con M da sei anni. Quando ci sposammo pensavo che sarei stata una moglie perfetta. Ero, anzi sono, innamoratissima di mio marito ma le vicende della vita mi hanno portata a scoprire cose di me che mi stanno facendo vivere una doppia esistenza. Non voglio rinunciare ad M, sia chiaro, ma in queste pagine vi racconterò come mi sono trasformata da sposa provetta a’.. beh, cosa sono diventata me lo saprete dire voi.
Se vi state domandando, voi che leggete, come sono fisicamente, giusto per farvi un’idea di chi sta raccontando queste cose posso dirvi che sono alta circa 170 cm, capelli neri che scendono sulle spalle, occhi nocciola ‘ dicono da gatta ‘ un nasino piccolo e all’insù, labbra carnose. Di seno porta una terza abbondante e dicono io abbia un bel sedere.
Forse ho qualche kg di troppo ma, per mia fortuna, &egrave distribuito nei punti giusti tanto che nessuno si &egrave mai lamentato. Mi piace vestirmi nel modo che ritengo più adatto per le varie occasioni quindi riesco a passare dal casual al formale, al sexy senza fatica. Questa sono io!
Come entrai in questo vortice di passione e desiderio che in questi anni mi ha profondamente cambiata lo scoprirete leggendo quello che segue, se ne avrete voglia.
Tutto iniziò circa cinque anni fa. Con M le cose andavano una meraviglia sotto ogni profilo, sia emotivo che fisico. Il nostro rapporto era splendido e speciale ed io mi sentivo veramente appagata da mio marito. Una sera a cena, parlando di come era andata la nostra giornata, M. mi disse che era intenzionato a cambiare casa perch&egrave pensava fosse arrivato il momento del ‘grande passo’ ovvero acquistarla, visto che per il momento vivevamo in affitto decisamente troppo vicino ai suoi genitori per i gusti di entrambi.
Non mi sembrava vero di sentire quelle parole. Finalmente mi sarei potuta dedicare al completamento della mia ‘relazione perfetta!” Io e il mio splendido marito nella ‘nostra’ casa. Gli saltai al collo dalla gioia ed iniziai a baciarlo con trasporto e passione, iniziando a fantasticare su come avrei voluto il nostro appartamento, sulla zona che preferivo, sulla posizione che più mi piaceva. Mi sentivo una bambina in un negozio di giocattoli che &egrave pronta per scegliere la sua bambola preferita.
Quella notte non riuscii a dormire tanta era la mia eccitazione e la frenesia nel cercare la casa dei miei sogni. M il giorno seguente mi disse di occuparmi di tutto io, che lui si sarebbe limitato a venire a vedere le case che ritenevo essere adatte a noi e solo a quel punto mi avrebbe detto cosa preferiva tra la mia scelta. Mi tuffai subito su internet ed iniziai a guardare appartamenti, selezionando dalle foto quelli che ritenevo più interessanti per noi fino a quando decisi di iniziare a chiamare le prime agenzie per fissare delle visite.
Uno di questi, cordialissimo, al telefono mi disse che se volevo ed ero disponibile mi avrebbe potuto far vedere un appartamento molto carino direttamente nel pomeriggio. Non mi sembrava vero. Accettai di buon grado e fissai l’incontro con l’agente per l’ora pattuita davanti al portone.
Mi andai a fare la doccia e subito dopo scelsi quello che reputavo essere un abbigliamento adatto all’occasione. Non volevo ne sembrare una casalinga disperata ne una donna in carriera e visto il clima discretamente caldo optai per qualcosa di leggero. Una magliettina con scollo a V ed una longuette nera. Intimo coordinato blu, autoreggenti (non sopporto le collant!) e scarpe con tacco. Un filo di trucco per risaltare gli occhi, lucida labbra e via verso il luogo dell’appuntamento.
Arrivai in orario perfetto e davanti al portone vidi un uomo alto e distinto con una cartellina in mano che si guardava attorno. Mi avvicinai a lui e gli dissi
‘buon giorno, &egrave il sig. xxxx dell’agenzia?
‘si’ rispose stringendomi la mano
‘bene! Sono la sig.ra xxxx’ dissi sorridendo e rispondendo al suo saluto
‘le faccio vedere la casa’ mi disse l’uomo ‘ dopo di lei’ aggiunse tenendomi il portone aperto
Entrai nel portone e l’agente mi avvisò che, purtroppo, l’ascensore era fuori servizio per manutenzione e che quindi avremmo dovuto fare 3 piani a piedi, scusandosi per l’inconveniente.
‘nessun problema’ risposi io e mi diressi verso le scale, iniziando a salirle mentre l’agente mi seguiva.
Mentre salivo i tre piani che mi restavano per arrivare alla porta ebbi la netta sensazione di avere i suoi occhi diretti sul sedere. Un po’ perché essendo davanti a lui era una cosa ovvia, un po’ perché per mio modo di camminare e muovermi ho la tendenza ad ancheggiare un pochino, un po’ perché mi sentivo osservata e la cosa mi imbarazzo un pochino ma non ci diedi più di tanta importanza, fino a che fummo davanti alla porta e l’agente aprì facendomi entrare.
L’appartamento si rivelò migliore di quello che mi era parso di vedere dalle foto. La sala era ampia e luminosa, due camere da letto altrettanto grandi, un bagno d’incanto, molto curato, con presenti sia la doccia che una mezza vasca idromassaggio. Davvero splendida.
Seguii l’agente nelle varie stanze, osservandole tutte con cura e facendogli tutte le domande che mi passavano per la testa. Lui rispondeva in modo pacato e cortese ad ogni mia domanda, dandomi tutte le spiegazioni che richiedevo, in quando ci trovammo in cucina. In quel momento il suo cellulare squillò e lui mi disse di attenderlo, cortesemente, un attimo, andando a rispondere in un’altra stanza e lasciandomi li da sola, dandomi modo di guardarla meglio. Essendo ancora arredata fui colta dalla curiosità di osservare i contenuti e la qualità dei mobili, immaginando come sarebbe potuto essere vivere li per me e M.
Senza pensare iniziai a controllare tutto quanto, aprendo e chiudendo praticamente tutti i cassetti e le ante di quella cucina, fin quando trovai una cosa che attirò incredibilmente la mia curiosità. Trovai in un anta una sorta di ‘cassetto nascosto’. Visto che l’agente non era ancora rientrato, senza pensarvi su due volte decisi di aprirlo ma per poterci arrivare fui costretta ad inginocchiarmi davanti al mobile. Visto che ciò che avevo scelto come abbigliamento mi impediva di muovermi con facilità non potei far altro che sollevare la gonna fino a metà coscia per poter arrivare dove desideravo.
Mi infilai così dentro l’anta della cucina, messa praticamente a gattoni dentro al mobile per arrivare allo scomparto segreto e proprio quando arrivai a sfiorare quel cassetto che mi incuriosiva così tanto sentii la voce dell’agente immobiliare dietro le mie spalle
‘signora xxxx, tutto bene?’ fu la sua domanda
Come una bambina colta con le mani nella marmellata mi ritrassi subito, imbarazzatissima e girando la testa verso di lui, rossa in volto dissi ‘si, scusi, ero solo curiosa’
In quel momento non mi resi nemmeno conto che ero rimasta a gattoni davanti a lui. Lo vidi guardarmi dall’alto al basso. Vidi i suoi occhi che indugiavano nella scollatura della mia maglietta, osservando lo spettacolo che in quel momento gli stavo, involontariamente, fornendo e la cosa mi fece avvampare di imbarazzo.
‘nessun problema’ disse lui senza staccare gli occhi dalle mie tette
Feci per alzarmi e lui si avvicinò, tendendomi la mano ‘venga che l’aiuto’ mi disse
Afferrai la sua mano e mi feci aiutare ad alzarmi ma quando fui praticamente in piedi, involontariamente, misi male un piede scivolando in avanti proprio contro di lui. L’agente mi tenne in piedi e per un secondo mi tenne stretta a lui, sentivo il suo respiro sui miei capelli, il mio seno premere contro il suo torace e per un attimo ebbi la sensazione di sentire qualche cosa di duro premere contro il mio ventre.
Mi staccai visibilmente imbarazzata e mi resi conto che lui mi fissava negli occhi ma questa volta aveva uno sguardo completamente diverso rispetto a prima.
Mi staccai da lui. ‘mi serve il bagno, per cortesia’ dissi
Lui non proferì parola. Andai in bagno, mi sciacquai la faccia e per un attimo mi guardai allo specchio. Mi sentivo avvampare di imbarazzo per la situazione assurda che stavo vivendo in quel momento ma, al tempo stesso, per la prima volta nella vita mi divertiva l’idea di provocare un uomo sconosciuto, pensando che non sarebbe mai potuto accadere nulla e che da li a poco sarebbe tutto finito.
In quell’istante sentii squillare il cellulare. Lo estrassi dalla borsetta e risposi.
‘ciao amore! Si la casa &egrave bellissima, spaziosa e luminosa. Si, abbiamo quasi finito penso, devo ancora vedere un paio di cose e poi usciamo. Si ti faccio sapere. Ti amo anche io’
Risistemai il cellulare nella borsetta e mi trovai di nuovo di fronte all’agente. Non mi ero nemmeno resa conto che fosse entrato nel bagno. Di nuovo i suoi occhi sul mio corpo. Di nuovo quello sguardo che mi scrutava. Di nuovo quel calore che mi pervadeva dentro.
‘la casa &egrave molto bella’ dissi io restando ferma
‘non solo la casa’ mi rispose lui fissandomi
Arrossii visibilmente nell’udire quelle parole. ‘dobbiamo ancora parlare di provvigione’ disse lui
Sollevai lo sguardo, incrociando il suo. ‘prende il 3, giusto?’ domandai
‘dipende!’ fu la sua risposta
‘dipende da che cosa?’ chiesi io ingenuamente
‘dipende da lei!’ furono le sue parole e mentre le pronunciava lo vidi avvicinarsi verso di me e fermarsi a pochi centimetri dal mio corpo.
‘non capisco’ dissi io sempre più in imbarazzo. Sentivo quella stranissima sensazione di calore che mi pervadeva dentro e arrossii ancor di più quando mi resi conto che tra le cosce iniziavo a sentirmi umida e sentivo i miei capezzoli che si mostravano contro la stoffa della maglietta.
‘assurdo! Betta cosa ti succede? Sei eccitata, cazzo ti prende?’ pensai tra me me in una frazione di secondo
‘te lo spiego subito’ fu la risposta dell’uomo che oramai era talmente tanto vicino da togliermi lo spazio circostante.
‘non ti permettere’ gli urlai contro e di istinto la mia mano si mosse verso il suo viso nel tentativo di schiaffeggiarlo ma lui mi afferrò per il polso e senza dire nulla, semplicemente fissandomi negli occhi, portò il palmo della mia mano direttamente sulla patta dei suoi calzoni premendola contro un membro duro come la pietra che, solo dal contatto, mi sembrava essere di tutto rispetto.
‘ma che cazzo fa? Che intenzioni ha? Come si permette?’ gli urlai contro cercando di divincolarmi da quella presa.
Lui non rispose. Si limitò a poggiare le sue mani sulle mie spalle.
Con forza mi spinse in giù. Cercavo di opporre resistenza ma lui era decisamente più forte di me quindi nel giro di alcuni secondi mi ritrovai accucciata proprio davanti a lui.
‘non si permetta’ dissi cercando ancora una volta di divincolarmi da quella presa mentre in realtà sentivo una sensazione per me nuovissima impadronirsi di me. Ero visibilmente eccitata e non riuscivo di certo a nasconderlo.
Quell’uomo davanti a me non parlava. Si limitava a fissarmi dall’alto come se fosse padrone della situazione. Con calma olimpica si slacciò la cintura e si sbottonò i calzoni, facendoli scendere a metà coscia e nel giro di pochi attimi mi trovai davanti agli occhi un palo di carne pulsante duro come la pietra.
‘ora da brava’.. ‘mi sussurrò con un tono che sembrava un ordine’..
‘tu sei pazzo!’ gli urlai contro io cercando di divincolarmi e fu in quel momento che sentii la sua mano sulla mia testa, le sue dita tra i miei capelli. Sentii il mio viso spinto verso di lui fino a che non mi trovai con la sua cappella rossa e gonfia premere contro le labbra
‘succhia!’ si limitò a dirmi con un filo di voce rotto dal desiderio
‘ma c’.’ cercai di insultarlo, poggiando le mie mani sulle sue cosce per tirarmi indietro ma non potei finire la frase che lui spinse il mio viso contro di lui e nello stesso istante il suo bacino contro di me così che mi trovai ad avere il suo cazzo piantato nella mia bocca, quasi a soffocarmi.
Mi sentii afferrare per i capelli e dopo un secondo il mio viso iniziava ad essere mosso avanti e indietro contro quel palo di carne che mi stava violando la bocca e per assurdo mi resi conto che, anziché salire dentro di me la rabbia e la repulsione per quello che mi stava accadendo, mi sentivo sempre più eccitata.
M, mio marito, non aveva mai usato modi così rudi nei miei confronti ed io avevo sempre pensato che l’uomo doveva essere galante anche a letto ma in quell’istante avere davanti quello sconosciuto che mi stava letteralmente scopando la bocca senza ritegno e senza pensare ai miei bisogni o ai miei desideri mi stava facendo sciogliere il cervello.
Di colpo sentii la sua presa sulla mia testa allentarsi. Di colpo vidi le sue mani mentre si levava la giacca.
‘uhmmmm siiiiiii, sei fantastica’ lo sentii dire
Succhiavo quel pezzo di carne con una foga e un’energia che non erano da me. Sentivo mentre la sua asta percorreva il mio palato, scivolando sulla mia lingua, la mia fica colare copiosamente, bagnando completamente il mio slip, i miei capezzoli così duri da farmi male e provocarmi stilettate di piacere mentre sfregavano contro il mio reggiseno al ritmo del mio respiro.
Di colpo persi completamente il controllo. Lo sentivo mugolare mentre lavoravo con le mie labbra il suo cazzo, lo sentivo sempre più duro nella mia bocca e la cosa mi stava eccitando sempre di più. Aumentai il ritmo dei miei movimenti portando la mia mano sui suoi coglioni gonfissimi ed iniziando a massaggiarli, mentre spingevo il mio viso verso di lui cercando di ingoiarne quanto più potessi, facendo roteare la mia lingua attorno alla sua cappella ad ogni movimento.
‘cazzo’. Si’ ohhhhhh’ sentivo le sue parole sconnesse accompagnare il ritmo della mia pompa.
‘sto per venire, fermati!’ mi disse tutto d’un tratto. Mi staccai da lui, lo fissai dall’alto al basso. Mi resi conto che ansimava dal movimento del suo petto e da come teneva la bocca aperta alla ricerca di aria.
‘sei fantastica’ mi sussurrò. Stava per ritrarsi da me quando io, sempre senza togliere gli occhi dai suoi, sempre massaggiando le sue palle gonfissime, gli dissi con un tono di voce che non riconobbi, non sembrava nemmeno essere il mio
‘voglio succhiarti l’anima’ e nel dire quelle parole affondai nuovamente il mio viso contro di lui, mangiandogli l’uccello. Con la mano libera presi il suo polso e portai la sua mano sulla mia testa, facendogli capire che desideravo che fosse lui a dettare il ritmo
L’agente immobiliare, con la voce rotta dall’eccitazione mi disse
‘troia, vuoi che ti scopi la bocca?’
Lo fissai negli occhi dal basso e mi limitai a fare un cenno di assenso con la testa. Lui non se lo fece ripetere due volte, afferrò la mia testa con entrambe le mani ed iniziò a muovere il suo bacino contro la mia bocca ad un ritmo forsennato. Sentivo la sua cappella arrivarmi in fondo alla gola, sentivo le mie mandibole che iniziavano a farmi male ma non volevo smettere.
Bastarono ancora pochi minuti e lo sentii mugolare come un toro, mi tenne con entrambe le mani la testa schiacciata contro il suo ventre, la sua cappella spinta in fondo alla mia gola e d’un tratto una serie infinita di caldi fiotti mi colpì il palato.
Continuai ad accarezzargli le palle con una mano e mi resi conto anche tattilmente che si stava completamente svuotando nella mia bocca e la cosa mi stava facendo quasi venire. Bevvi tutto, fino all’ultima goccia, mentre lui mi lasciava andare la testa e respirava come un toro in cerca di aria.
Feci uscire il suo cazzo dalla mia bocca, ancora lucido della mia saliva. Lo fissai negli occhi e con la punta della lingua gli pulii la cappella dalle tracce residue del suo nettare. Mi alzai mentre lo vedevo sistemarsi l’uccello nei calzoni e quando fummo, nuovamente, faccia a faccia, lui mi disse
‘sei stata fantastica, la miglior pompa della mia vita’
In quel momento mi sentivo, stranamente, troia. Mi sentivo eccitata. Mi mossi verso di lui e premetti, di proposito, il culo contro di lui sussurrandogli
‘questo appartamento mi piace ma vorrei rivederlo. Magari con più calma’
Non gli diedi il tempo di rispondermi. Presi le mie cose ed uscii tirandomi dietro la porta e lasciandolo li dove era. Tornando verso casa Ripensai a mio marito. Una stilettata, come una saetta, partì dal mio stomaco ed esplose nel mio ventre, facendomi bagnare gli slip nel pensare a quello che era accaduto quel pomeriggio. Ero eccitata come mai prima nella mia intera vita.
Quel pomeriggio avevo appuntamento con Patrizia in centro per fare un giro di shopping. Indossai una camicetta sfiancata ed una gonna a metà coscia. Il caldo di quei giorni mi fece optare per non indossare calze, ed ovviamente, immancabili compagne delle mie giornate, scarpe col tacco. Mi guardai allo specchio prima di uscire, sistemai i capelli ed osservandomi mi resi conto che, forse, la camicetta non andava più molto bene perché tirava troppo sul seno, mettendolo un tantino troppo in risalto.
‘beh ora so cosa comprare’ pensai tra me e me mentre uscivo di casa
Optai per prendere i mezzi pubblici perché andare in centro in auto equivaleva ad una sorta di suicidio. Salii sul bus e mi sistemai al centro, afferrandomi ad uno dei pali di sostegno. Nel giro di poche fermate il bus si riempì al punto che mi sentivo una sardina schiacciata in una scatola e maledii quella scelta.
Il caldo era soffocante. Sentivo rivoli di sudore scendermi tra i seni e morirmi sul ventre mentre la camicetta mi si era letteralmente appiccicata addosso. Sbuffavo dal caldo e cercai, con movimenti circospetti, di sistemarmi la gonna che, come la camicetta, mi si stava incollando sulle cosce mentre il bus, anziché svuotarsi, sembrava essere sempre più pieno, fino a quando non mi sentii letteralmente schiacciata contro il paletto di sostegno, praticamente senza potermi muovere.
Mi voltai lentamente, cercando di capire chi o cosa fosse contro di me, sapendo benissimo che non potevo pretendere che si spostasse per la quantità di gente che era su quel mezzo. Scorsi il viso di un ragazzo che era distratto da ciò che ascoltava nei suoi auricolari. L’unica cosa di cui mi resi conto era la sua imponenza rispetto a me.
Era veramente alto e grosso, sicuramente faceva qualche sport perché il suo braccio era strutturato e ben tornito. Osservai i suoi occhi, azzurri’ di quell’azzuro ghiaccio che ti fanno venire i brividi se ti guardano, se ti fissano. Senza rendermene conto lo scrutai per quanto mi era possibile, in tutta la sua lunghezza e mi resi conto che le cosce, nascoste dai jeans che gli erano incollati addosso come la mia gonna, erano degne compagne delle braccia, sembrava una sorta di statua greca.
Mi rivoltai e mi afferrai al palo di sostegno sperando che di li a poco il bus iniziasse a svuotarsi perché mi mancava quasi il fiato. D’un tratto il bus frenò di colpo ed io persi l’equilibrio andando a sbattere proprio contro quel ragazzo che era dietro di me.
– Scusa ‘ gli dissi sorridendo
– Nessun problema ‘ rispose lui
Ripresi la mia posizione, afferrandomi saldamente con entrambe le mani al mio palo di sostegno quando, d’un tratto, sentii il dorso di una mano poggiarsi sulla mia coscia. Subito non feci caso alla cosa pensando che, ovviamente, si fosse trattato di un caso per la quantità di gente che popolava il mezzo ma quando quella mano indugiò un tantino troppo su di me mi voltai, con il cuore in gola, per capire chi diavolo fosse che mi stava toccando e vidi nuovamente quegli occhi che mi scrutavano.
– Ma’ – mi limitai a dirgli
Il ragazzo non disse nulla, semplicemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ritrasse la mano dalla mi coscia. Capii che era meglio spostarsi ma non potevo muovermi quindi mi rimisi nella mia posizione, con il cuore in gola e tutti i sensi allerta.
Dopo alcuni attimi sentii nuovamente la punta delle sue dita su di me. Sentii la sua mano salire lungo la mia gamba, sentii la stoffa della mia gonna incresparsi e salire leggermente mentre la sua mano cercava di insinuarsi sotto ai miei abiti fin dove gli era possibile.
Il cuore mi andava all’impazzata. Mi sentii avvampare di imbarazzo e, per assurdo, come quando mi ero ritrovata nell’appartamento di fronte all’agente immobiliare, il mio corpo non rispondeva ai miei pensieri, vivendo di vita propria. I miei capezzoli iniziarono ad indurirsi, premendo contro la stoffa del mio reggiseno, ed io mi resi conto che il mio sesso iniziava a secernere liquidi di eccitazione che morivano, lentamente, dentro al mio intimo.
Staccai una mano dal palo di sostegno e la portai dietro di me, iniziando una assurda lotta contro la sua, per cercare di fargli comprendere che non volevo quelle attenzioni ma ogni volta che riuscivo a vincere la mia battaglia, le sue dita tornavano sulla mia carne con maggiore foga, con maggior pressione, sempre più su’..
Sentivo la sua mano sul retro della mia coscia, sentivo le sue dita che leggere, a dispetto del suo fisico imponente, salivano lungo la mia gamba provocandomi piccoli brividi di piacere che cercavo di combattere con quel briciolo di lucidità che ancora mi era rimasto quando vidi la sua mano praticamente all’altezza del mio viso, afferrare il palo di sostegno.
Un attimo dopo l’altra mano lasciò la mia carne e andò dalla sua compagna, facendomi ritrovare così, schiacciata e senza via di fuga. Il suo corpo era contro il mio, sentivo la potenza dei suoi muscoli attraverso i suoi abiti premere contro le mie terga.
– Spostati – gli sussurrai sottovoce
– Il mezzo &egrave pieno, mi scusi ‘ rispose lui altrettanto sottovoce
Fu così che mi trovai schiacciata contro quel ragazzo. I movimenti del mezzo non aiutavano la situazione. Ad ogni scossone, ad ogni buca, ad ogni metro, il suo corpo sfregava contro il mio. Il suo membro duro come la pietra premeva contro le mie terga ed io mi sentivo come inebetita.
Chiusi gli occhi nella speranza che quella tortura sia mentale che fisica potesse terminare nel giro di pochi istanti. Intanto avvertivo chiaramente il mio sesso sempre più aperto, sempre più voglioso, sempre più bagnato. Il mio clitoride era gonfio di desiderio e ad ogni movimento il suo sfregare contro la stoffa dei miei slip mi provocava delle stilettate di puro piacere che acuivano quel desiderio di perversione che mi stava, lentamente ma inesorabilmente, facendo perdere il controllo.
D’un tratto, nel giro di una frazione di secondo, le sue mani si staccarono da sopra la mia testa per riprendere la loro posizione al di sotto delle mie braccia. Ora era come se quel ragazzo mi stesse abbracciando da dietro. Il suo cazzo era talmente duro che ebbi la sensazione che di li a poco avrebbe trapanato la stoffa dei suoi jeans e della mia gonna in contemporanea.
– Spostati, per favore ‘ gli sussurrai con la voce spezzata
Lui non mi rispose. Si limitò a muoversi contro di me e questa volta il suo membro duro andò a posizionarsi, come calamitato, proprio tra le mie natiche, premendo la stoffa della mia gonna contro di me. La cosa mi fece trasalire, sentii un mare di umori uscire dal mio sesso al punto che mi sentii colare lungo le cosce e divenni paonazza di imbarazzo mentre lui, come se fosse la cosa più normale del mondo, mi afferrò un seno e lo stinse leggermente dentro la sua mano grande e forte.
– Mmmhhhhh ‘ non potei fare a meno di mugolare sommessamente
Mi sentivo completamente in balia delle sensazioni che stavano percorrendo il mio corpo e la mia mente. Sentivo la pressione del corpo di quel ragazzo sul mio e la cosa mi eccitava da morire, sentivo le sue dita sul mio seno, le sentivo intrufolarsi lentamente dentro la stoffa della mia camicetta per arrivare a sfiorare la mia pelle, avvertivo il suo desiderio premere contro di me e’.. non volevo si fermasse.
D’istinto, senza nemmeno pensarci, spinsi il mio bacino leggermente all’indietro andando, se possibile, a premere ancor più le mie terga contro la sua giovane virilità al punto che sentii chiaramente la stoffa della mia gonna risucchiata dalle mie natiche proprio nel punto in cui il suo membro spingeva contro di me.
Lui si avvicinò e, senza dire nulla, mi morse leggermente sul collo. Il contatto con la sua bocca mi provocò un intenso brivido che mi fece tremare. Sentii un fiume di lava scendere dal mio sesso, oramai gonfio di desiderio. Ero completamente fradicia.
– Devo scendere ‘ gli dissi con un filo di voce spezzato dal desiderio
Il ragazzo, come se nulla fosse accaduto, lasciò la presa su di me e si spostò, lasciandomi lo spazio per muovermi. Io mi diressi verso le porte barcollando leggermente, sentivo la mia testa ovattata, la mente annebbiata. Mi aggrappai al palo di sostegno in attesa di arrivare alla fermata e quando le porte si aprirono scesi dal bus. Restai per un istante ferma, per la strada, a respirare a pieni polmoni, cercando di riprendere aria, ripensando a quanto era accaduto e quando mi fui calmata mi incamminai verso l’appuntamento con Patrizia.
– Ciao Betta, tutto bene? ‘ domandò la mia amica appena mi vide
– Si, tutto bene, tu come stai? ‘ le chiesi
– Io bene ma tu hai una faccia strana, sicura che vada tutto bene? ‘ domandò lei visibilmente preoccupata
– Si, tutto a posto. Ho solo bisogno di un caff&egrave ‘ replicai
– Perfetto, andiamo a prenderlo allora ‘ disse Patrizia, dirigendosi verso il bar di fronte a noi
Seguii la mia amica senza proferire parola. Ad ogni passo sentivo il mio sesso gonfio di voglia sfregare contro il mio intimo e la cosa mi provocava stilettate di piacere che mi impedivano di cancellare dalla mia mente il viso di quel ragazzo.
Entrammo nel bar e’. quasi mi venne un infarto. Restai pietrificata sulla porta. Seduto ad un tavolino con un paio di amici c’era proprio il ragazzo incrociato sul bus. Non riuscivo a crederci.
– Betta sei sicura che stai bene? – domandò la mia amica
– Si ‘ risposi io ‘ devo solo andare in bagno, tu intanto ordina pure, arrivo ‘ le risposi e senza attendere che lei replicasse mi diressi verso la toilette
Aprii il rubinetto dell’acqua fredda e me ne buttai un poco sul volto, cercando di raffreddare il calore che pervadeva il mio corpo. Nella mia mente si stavano stagliando mille domande, mille congetture a cui non potevo o non volevo dare risposta, al punto che mi stavo domandando se quello fosse un sogno oppure un incubo.
Il tempo di calmarmi e decisi di uscire dalla toilette per raggiungere la mia amica e quando aprii la porta restai immobile, a bocca aperta, con il fiato spezzato. Lui era li!
– Ciao ‘ mi disse sorridendo mentre mi fissava
– Ci’a’o ‘ risposi io abbassando lo sguardo
– Ci si rivede ‘ disse lui con un tono di voce decisamente sornione
Non riuscii a rispondergli. Restai imbambolata, di fronte a lui, con lo sguardo a terra e il cuore che mi batteva in petto con tanta forza che ebbi la sensazione che in pochi attimi mi sarebbe uscito fuori dal petto.
Il ragazzo non si scompose dalla mia mancata risposta. Le sue mani furono sulle mie spalle e mi spinsero all’indietro ed io, nel giro di pochi attimi, mi ritrovai nuovamente dentro alla toilette del bar, con lui di fronte che, sicuro di se, mi sussurrò
– Abbiamo un discorsetto in sospeso ‘
– Non dire cazzate! ‘ gli risposi con un tono decisamente adirato.
Anche questa volta lui non parve essere scosso dal mio comportamento. Le sue mani scivolarono velocissime all’orlo della mia gonna ed in un attimo sentii le mie cosce nude. Si, mi stava alzando la gonna e mentre da una parte mi stavo adirando per quel suo gesto così sfrontato, dall’altra mi sentivo eccitatissima.
– Lasciami stare. Come cazzo ti permetti? ‘ dissi io cercando di afferrare la mia gonna per rimetterla al suo posto ma lui mi infilò una mano in mezzo alle cosce premendo il palmo proprio contro la mia vulva coperta dalla stoffa degli slip e sussurrando, con un tono trionfale, mi disse
– Sei fradicia ‘
In un attimo mi sentii avvampare di imbarazzo in volto. Aveva decisamente ragione e non potevo ne fare ne dire nulla per smentire quella sua affermazione. Cercai di riprendere, a fatica, il controllo del mio corpo e provai a dirgli
– Si.. ma’ io’. ‘
Ma anche questa volta lui si mosse prima di me. Sapeva il fatto suo, sapeva cosa fare e come farlo e non mi lasciava il tempo ne di pensare ne di reagire. Le sue dita scostarono il mio intimo e nel giro di un secondo sentii il suo medio premere contro le mie grandi labbra.
– Ma sei pa’ahhhhhhh ‘ le parole mi morirono in gola proprio nel momento stesso in cui il suo dito entrò nel mio corpo, iniziando a muoversi lento ma inesorabile.
La sua bocca trovò la mia. In un secondo. La sua lingua rincorse la mia dentro le mie labbra mentre le sue mani stavano letteralmente violando il mio sesso, facendomi fremere di piacere. Non potevo e non volevo sottrarmi a quella tortura, qualunque cosa fosse accaduta. Lo assecondai baciandoci con trasporto e passione fin quando si staccò da me continuando a muovere le sue dita dentro di me, alternando movimenti veloci a rotazioni lente, sfiorandomi la dove la mia carne la dove sono più calda e sensibile.
– Mhhhhhh ‘ mugolai di piacere ritraendo la testa indietro
Quel ragazzo con le mani ci sapeva proprio fare. Nel giro di pochi minuti sentii ondate di calore pervadere tutto il mio corpo, mi sentivo come un’onda in mezzo al mare, sentivo il mio cervello sciogliersi poco a poco e la mia fica calda inondare la sua mano, fin quando chiari ed inequivocabili giunsero i segni del piacere’. Stavo per godere, li, in piedi, in mezzo alla toilette del bar, per mano (letteralmente parlando!) di uno sconosciuto.
– Ve’.e’..n’.go ‘ dissi intercalando le lettere con il respiro spezzato quando, d’un tratto, lui sfilò il suo dito dalla mia fica lasciandomi interdetta e tremante.
– Per’.ch&egrave? ‘ gli domandai con uno sguardo perso nel vuoto
– Non così ‘ mi rispose sorridendo ‘ vedrai! ‘
Mi prese per un braccio e mi fece voltare. Le sue mani sulle mie mi guidarono verso il lavabo. Non avevo la forza di reagire. Mi fece poggiare i palmi delle mani ed un secondo dopo sentii la mia gonna arrotolarsi ai miei fianchi. Ancora una volta non ebbi il tempo di pensare, di reagire che mi sentii prendere per la vita e tirare indietro mentre, una mano forte e decisa, posatasi sulla mia spalla mi spingeva all’ingiù
– Non puoi’.. non farlo ‘ dissi io con un filo di voce
Non ebbi risposta. Lo vidi armeggiare con i suoi vestiti dietro di me. Cercai di sollevarmi ma la sua mano mi teneva piegata li e subito dopo sentii la sua asta durissima sfregare contro le pareti esterne del mio sesso.
– Ahhhhhhhhhhh ‘ gemetti senza potermi controllare
– Non posso cosa? ‘ disse lui quasi ridendo
– Non puoi far”. ‘ non ebbi il tempo di finire la frase
Con una spinta poderosa di reni sentii la punta del suo cazzo allargare le mie grandi labbra e subito dopo la sua asta dura come la pietra riempire completamente la mia intimità. Iniziò a pompare subito come un toro, menando fendenti che mi spingevano in avanti.
– Non posso scoparti? ‘ mi disse
Questa volta fui io a non rispondere.
– Ahhhhh’.. mhhhhhhh ‘
Sentivo il suo uccello entrare ed uscire dalla mia fica come un coltello nel burro. Lo sentivo spingere con tanta forza da avvertire il suo bacino sbattere contro le mie natiche e la cosa mi stava letteralmente facendo impazzire. Quel ragazzo sconosciuto mi stava scopando senza nessun ritegno ed io iniziavo a perdere completamente il controllo, mi sentivo preda dei miei sensi, mi sentivo calda, desiderosa, mi sentivo lentamente sciogliere al punto che, senza nemmeno rendermene conto iniziai ad incitarlo.
– Ahhhhh siiiiiii’.. non ti fermareeeeeee ‘ gli dissi oramai in preda all’estasi del desiderio e lui, come se non aspettasse altro, mi afferrò per i capelli e mi fece tirare la testa all’indietro dicendomi, mentre mi guardava attraverso lo specchio
– Era questo che volevi’. ‘ e nel dirmelo continuò a menare colpi incredibili dentro di me, scuotendomi fino alle ossa.
Non potei resistere a lungo. Non volevo resistere. MI lasciai trasportare dalle sensazioni incredibili e nuove che stavo provando in quel momento e nel giro di pochi attimi fui colta ad un orgasmo devastante.
– Ahhhhhhh oddioooooooooooooooo ‘ gridai mentre sentivo le mie gambe tremare e la mi fica pulsare, stringendo quel randello di carne dentro di me che mi stava facendo impazzire. Sentii un mare di umori colare dal mio corpo lungo le mie cosce mentre lui, come se nulla fosse, continuava a pompare, allargando la mia fica ad ogni spinta.
Sembrava essere coordinato con il mio corpo. Ad ogni contrazione del mio sesso corrispondeva una spinta del suo e questo fece aumentare di intensità e durata il mio piacere perché mi sentii aperta come mai prima.
Farfugliavo parole incomprensibili mentre lui sembrava non volersi fermare fin quando lo sentii irrigidirsi e sentii il suo sesso gonfiarsi dentro di me.
– N’o’n de’e’e’ntroooooo ti pre’.e’..e’go ‘ gli dissi
Lui si staccò da me. Mi prese per un braccio e mi fece voltare. Vidi si posò su quel pezzo di carne dura e pulsante che mi aveva appena fatto raggiungere l’apice del piacere, poi sollevai lo sguardo e lo guardai in volto. Era rosso, sudato, visibilmente eccitato. Questa volta fui io a non dargli il tempo di reagire.
Mi accucciai proprio di fronte a lui e gli presi il cazzo in bocca. Iniziai a farlo scorrere nelle mie labbra assaggiando il mio stesso sapore, per poi stringere e succhiare avidamente. Bastarono pochi attimi e lo vidi irretirsi, lo sentii mugolare come un toro ferito e” una serie di caldi fiotti mi colpì il palato. Restai li per alcuni istanti, succhiando ed ingoiando la quantità industriale di seme che quel ragazzo stava producendo, fin quando non lo vidi rilasciare i muscoli.
Mi sollevai e mi risistemai il vestito. Mi voltai specchiandomi, cercando di riportare il mio abbigliamento ad un aspetto decente mentre lo vidi armeggiare con qualche cosa nelle tasche. Un attimo dopo lo vidi estrarre un pezzetto di carta, scrisse qualche cosa e me lo infilò in borsa, uscendo dalla porta senza nemmeno salutarmi.
Restai li alcuni attimi poi uscii anche io e mi diressi verso la mia amica.
– Betta ma che fine avevi fatto? ‘ domandò Patrizia
– Non mi sento molto bene Patri ‘ le risposi
– Vuoi andare a casa? ‘ chiese lei
– No. Un giro mi farà bene ‘ le dissi io
Patrizia si tranquillizzò e bevve il suo caff&egrave mentre io armeggiai con la mia borsetta ed estrassi il bigliettino che il ragazzo aveva scritto curiosa.
– Sei fantastica. Maurizio ‘ seguito dal suo numero di cellulare.
Anziché buttare il bigliettino mi ritrovai a sorridere e rimetterlo in borsa.
– Andiamo? ‘ domandai alla mia amica
– Certo! ‘ rispose lei

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