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Trio

Clara ed il suo patrigno II

By 14 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

… Restai a letto qualche minuto, distrutta, sfinita, col culetto dolorante ed il viso sporco di sperma.
Pensavo a quel cazzo, a quell’animalesco amplesso… ed a quanto, in fondo, avevo goduto. Respiravo ed assaporavo l’odore di sperma e sudore di cui era intrisa la stanza, e sentivo Vittorio giù, in cucina, probabilmente preparare la colazione. Mi alzai, e mi diressi verso il bagno. Allo specchio non ero io, ero una troietta appena inculata dal suo patrigno: avevo le guancie rosse per i ripetuti schiaffi, i capelli scombinati, gli occhi lucidi, e gocce di seme ancora gocciolanti dalla fronte e dalle labbra. Le presi con il dito, le raccolsi una per una, e le portai in bocca, volevo berlo. Mi feci una doccia, indugiando sulla fighetta fradicia ed il piccolo buchetto di dietro, appena sverginato, provando piacere ad entrare ed uscire le mie sottili dita. Mi asciugai ed andai in cucina. Vittorio aveva effettivamente preparato la colazione. Era tutto a tavola, mi sedetti, e buttai giù qualcosa, mentre il mio patrigno metteva un pò in ordine.
“Vado a Torino, da un collega, torno stasera”
Non un accenno a quanto successo, fredda indifferenza, quasi crudele.
Non ero la sua figliastra, probabilmente non ero neanche una persona per lui, ero evidentemente solo un buco per il suo piacere. Uscì senza neanche salutarmi.
Passai la mattina ed il pomeriggio tentando in qualche modo di studiare, ma la mia testa era sempre li, a quella insolita sveglia, a quell’insolito amplesso, a quel violento piacere.
Mi scoprì più volte con le mani dentro gli slip, tormentando il mio clitoride, insinuando le dita dento la mia figa rovente e bagnata. Scostavo la sedia, quando bastasse per poter appoggiare i piedi sul bordo della scrivania, alzavo la leggera gonnellina, liberavo la passera dall’ingombrante barriere degli slip, chiudevo gli occhi, e ricordavo.. con le dita mi penetravo violentemente, mentre con la mano libera andavo a strofinare il mio piccolo bottoncino. Venivo, venivo potentemente..Avvicinavo le dita al viso, le odoravo, leccavo tutto il mio umore da loro. E riprendevo a studiare, o almeno, provavo a farlo..
La mia giornata passò così, tra studio e masturbazione.
Intorno le 18, sentì la porta di casa aprirsi. Vittorio era tornato. Feci finta di non accorgermene. Sentivo invece che non era solo, parlava con un uomo, il suo collega, supposi. Li sentì salire le scale, ed entrare in camera mia, come al solito, senza bussare.
“Clara, ti presento il mio collega, lavora alla filiale di torino con me, Luca. Luca, lei è Clara, la figlia di Marta, è qui per la specializzazione”
“Ciao Luca, piacere!”
“Che bella donna, tale e quale a sua madre!”
“Grazie” Mi limitai a sorridere.
“Tesoro io e luca abbiamo fame, ma siamo decisamente stanchi, ti dispiacerebbe pensarci tu?”
Non sapevo cucinare neanche un piatto di pasta, ma risposi “Ehm, si, ok, datemi solo il tempo di finire questo argomento”
Luca sorrise maliziosamente, Vittorio ricambiò, ed uscirono dalla camera.
Prima mi violenta e poi devo fargli da mogliettina servizievole che prepara la cena? pensai, decisamente infastidita. Così scesi al piano di sotto, indispettita, per parlare con Vittorio a tal proposito; approfittai del momento in cui Luca si era allontanato per una telefonata.
“Vittorio, gradirei che–”
“Siediti!”
“Prego?”
“Ho detto siediti, Clara!”
“No che non mi siedo, Vittorio. E non alzare la voce con me!”

“Ahahah” sentì ridere Luca dietro di me. “Vittorio, questa bella fanciulla non è stata ancora educata, vedo”.
Mi girai perplessa.
“Cos’è? Non sei stato in grado di domarla? Vuoi che ci provi io?” disse, poggiando le sue mani sui miei fianchi.
Non ebbi la forza di dire nulla, restai immobile, con l’eccitazione che cresceva dentro di me, mentre le mani di luca, scorrevano lungo i fianchi, lungo le cosce, per risalire, su, fino al seno.
Ripresami dalla trance, replicai “Non, no–”
“No cosa, troietta?” disse vittorio che si era avvicinato a me nel frattempo.
“Vittorio ti prego… questo no” dissi tentando di divincolarmi da quelle estranee carezze, fastidiose ma eccitanti al tempo stesso.
Non ci riuscì, Vittorio e Luca erano rispettivamente dietro e davanti a me, bloccandomi la braccia impedendomi di scappare.
Luca mi carezzava, ovunque, sentivo le sue mani, curiose, insinuarsi detro la mia maglietta, arrivare al seno, strizzarlo, tormentare i capezzoli.. ed infine sfilare la maglietta.
“Che bella la tua bambina, collega! Ha un seno da favola, ed una boccuccia da pompinara”. Disse infilando il suo indice dentro la bocca. Io Dal canto mio, lo succhiai, come avrei succhiato un cazzo, lo stimolai con la lingua.. “Mmh, brava.. poi voglio lo stesso lavoretto al cazzo Clara!”
Nel frattempo Vittorio mi sfilava la gonna, lasciando in bella mostra il mio piccolo culetto sodo, e la passera, con i suoi peletti biondi. Non avevo le mutandine, le avevo lasciate in camera, dopo l’ultima masturbazione.
Arrivò un violento schiaffo sul sedere.
“Clara, troietta! Vai in giro senza mutande?”
“Cazzo, mi hai fatto male Vittorio, no, le ho lasc–”
Altro schiaffo, questa volta sul viso, da parte di Luca “Bimba bella, non lo sai che non si risponde al papà in questo modo? Adesso stà zitta, che quella bocca non serve per parlare..”.
Vittorio mi prese in braccio, nonostante la mia altezza, riusciva a trasportarmi come se fossi una bambina. Mi scaraventò sul divano.
“Apri le gambe!” ordinò Luca, sbottonandosi la camicia.
Non me lo feci ripetere due volte.
“Aprile così, di più… adesso masturbati, davanti a noi”.
Avvicinai la mano destra alla rada peluria del mio pube, scendendo sempre più in basso, sulle grandi labbra… Le aprì, toccai la piccole il clitoride, e scesi, verso la vagina. Era un lago, avevo la fica bagnata e bollente, stavo grondando umori. Infilai un dito.. poi due, poi tre.. potandoli poi alla bocca per assaporare l’odore della mia passera.
Nel frattempo Vittorio e Luca stavano spogliandosi, rimanendo soltanto in boxer, dai quali si vedeva, chiaramente, la forma delle loro gigantesche verghe.
Si sedettero su due poltrone, poco lontane dal divano, massaggiandosi i cazzi da sopra i boxer, ammirando lo spettacolo che stavo loro offrendo.
Continuavo a masturbarmi, scendendo oltre la figa. Con le dita opportunamente lubrificate dai miei umori, stimolavo il buco del culetto, facendo entrare la prima falange…. fino ad inserirlo tutto, e cominciare ad andare fuori e dentro..
“Quel meraviglioso culetto l’ho sverginato giusto stamane” disse Vittorio a Luca
“Mmmmh, beato te, che goduria dev’essere stato sfondare quel minuscolo perugio!!!”
“E continua ad essere stretto! La bambina ha bisogno di qualcuno che la pompi per bene e costantemente per spanarglielo. Lascio a te il piacere questa volta”
“Benissimo, allora diamoci da fare”
Così disse Luca, venendo a passi pesanti verso di me, con il suo pene eretto e pulsante, e, senza che io potessi dissentire, mi alzò il bacino, mi allargò ulteriormente le gambe, e mi penetrò davanti. Bastarono due colpi, violenti e dolorosi, per ricoprire quell’enormità dei miei umori. Poi appoggiò il membro sull’ancora stretta entrata anale, e forzò.
“Ahiiiiii!!” gridai.
Luca mi tappò la bocca con la mano “Sshh, silenzio, zitta e fatti allargare!”
Entrò il glande, a fatica. La vergaa era decisamente più possente di quella che mi aveva scopata la mattina precedente, più di 20 cm di carne, spessa, dura e pulsante.
Con la contrazione dei lombi riuscì a far entrare, lentamente, l’intera mazza, mentre, dal canto mio, trattenevo il respiro, tentando di rilassare, per quando possibile, i muscoli dello sfintere e consentirgli una più veloce per lui, e meno dolorosa per me, penetrazione.
“Mmmmmh” Commentò soddisfatto quando il suo cazzo era entrato del tutto, fino ai testicoli.
Lo sfilò velocemente, troppo velocemente. Sentì un dolore lancinante, tale da costringermi ad abbassare il bacino e portare le gambe al petto.
“Ahah, no, non è decisamente abituata!” così disse e mi riposizionò come prima, inculandomi nuovamente.
Erano movimenti decisi, lenti, ma completi: entrava ed usciva il cazzo, del tutto, per poi ripomparmelo dentro.. E continuò così.
Vittorio si spostò verso di noi, col cazzo in mano, me lo sbattè in bocca, ordinandomi di succhiarglielo. Obbedì.
Avevo due cazzi enormi, che mi riempivano.. Uno dei quali, palesemente in procinto di venire, mi chiavava il culo con una violenza mai provata. Afferrò le carni del bacino, obbligandomi ad assecondare il suo movimento. Venne copiosamente, inondandomi il culo di sborra bollente, e continuandomi a chiavare anche oltre, aiutato dalla verga ancora perfettamente in tiro. Si sfilò.
“Vittorio, un culo così non lo avevo mai scopato, ed adesso voglio constatare se la figa non sia da meno”
Prendendomi di peso, mi rivoltò alla pecora. Anche Vittorio si spostò per offrirmi al meglio, in bocca, il suo membro.
Mi penetrarono nuovamente. Il cazzo di Luca non fece fatica ad entrare, vista la abbondante lubrificazione, motivo per cui i suoi movimenti furono decisamente veloci, e profondi.
Lo sentivo chiavarmi profondamente, assestando colpi decisi e veloci. Sentivo i suoi testicoli sbattere contro il mio culetto, ancora dolorante per la violenta profanazione.
Grugniva come un maiale per il piacere, intercalando i suoi ansimi ad eccitanti incitazioni: “Sei una troia! Si, fatti sbattere come una cagna! Prendilo tutto il mio cazzo!”
Vittorio, da parte sua, stranamente mansueto, sembrava gustarsi rilassato il pompino. Mi carezzava la testa, scostandomi i capelli, mi imponeva un ritmo, veloce ma costante.
Godevo, gli occhi socchiusi, come fanno i gatti durante le fusa, godevo di quella meravigliosa cavalcata, e di quella maestosa verga che continuava a resistere all’orgasmo nonostante i sapienti movimenti della mia lingua.
“Voglio di nuovo il tuo culo, tesoro!” Disse vittorio, con la voce rotta dall’eccitazione.
“Prendilo Vittorio, ma non voglio staccarmi da questa fantastica fica!”
Luca si spostò, questa volta posizionandosi sotto di me, cedendo a Vittorio il posto precedentemente occupato.
Mi afferrò per il bacino, invitandomi ad abbassarlo, così da impalarmi sul suo membro. Finalmente il mio patrigno potè ammirare di nuovo, dall’alto, quello stretto sfintere, una volta vergine. Ancora bagnato dalla mia saliva, poggiò il glande sul mio buchetto, ed entrò, molto lentamente.
Finalmente sentivo ciò che avevo soltanto immaginato nelle mie fantasie, mi sentivo completamente riempita da due cazzi, uno che mi pompava il culo ed uno che velocemente mi chiavava la fighetta con maestria
“Mmmm, mmm” mi limitai a dire, a testimonianza del tremendo piacere, che mi lasciava senza parole.
“Brava bambina mia, godi! Così, fai sentire al tuo papà quanto ti piace essere chiavata dal suo cazzo” disse Vittorio..
“E non solo dal tuo..” commentò Vittorio, probabilmente accortosi dell’abbondantissima lubrificazione vaginale.
“Guarda li, guardati..” Disse ad un tratto Vittorio, indicando uno specchio posto sopra una scrivania, che rifletteva la scena, come una telecamera che sa esattamente dove puntare.
Non ero io.. quella ragazza non era Clara, il bravo medico cui madri apprensive affidano le cure dei loro figli, cui malati, grati, affidano ciecamente la loro salute e la loro fiducia.
No, ero una puttana, e tra le più sporche. Stavo facendomi rompere il culo dal mio patrigno, e contemporaneamente riempire la figa da uno sconosciuto.. ma soprattutto godevo di quella situazione. Gli occhi lucidi, socchiusi, da cui si intuiva un imminente orgasmo, i capelli chiari umidi per il sudore, le guance rosse, la bocca semiaperta, che ansimava.
…E finalmente venni! Sentivo le gambe tremare, la braccia non sorreggermi più, accasciandomi al petto di Luca, i muscoli dello sfintere anale contrarsi e rilassarsi per tutta la durata dell’orgasmo.. ed il cazzo di Vittorio, ormai stremato sia dal pompino che da quella splendida cavalcata, diventare sempre più turgido.
“Ooooooh siiii!!!! Cazzo che culo, bambina mia!!! Siiiiiii!!!”. Venne, unendo, con copiosi schizzi, il suo sperma a quello di Luca, dentro il mio intestino.
Stanco, uscì.. si sedette sul divano, godendosi lo spettacolo:
Io sopra Luca che, bloccandomi la schiena, mi costringeva stretta al suo petto, e con veloci movimenti dei lombi e dei glutei, affondava la sua verga nella scivolosissima entrata, resa ulteriormente penetrabile dall’orgasmo che la aveva appena sconquassata.
Poi si fermò, mi fece alzare e cominciò a masturbarsi, davanti a me.. Avevo di fronte la mia faccia un cazzo enorme, lucido, rosso e pulsante che altro non desiderava che venire.
“mmmmh Dai Clara, prendilo tutto in bocca, succhiamelo..”. Obbedì.
Lo presi in bocca, sentendo l’eccitante sapore della mia figa unirsi alla saliva. Bastarono pochissimi secondi, che un fiotto caldo giunse fino in gola. Provai a ritrarmi tossendo ma Luca mi afferrò per la nuca, tirandomi verso il suo cazzo “Devi berlo tutto!”. Con le lacrime agli occhi e quasi soffocata finì l’opera, pulendo con attenzione tutta l’asta del pene, raccogliendo le gocce di sperma residue.
“Brava..” si limitò a dire Luca, sedendosi sul divano di fronte Vittorio.
“Ti è piaciuta la mia bambina?” chiese il mio patrigno sorridendo
“Da morire!” Rispose appagato il collega.
“Adesso puoi andare Clara, grazie” sentenziò, guardandomi come un professore pienamente soddisfatto dell’esame.
“A presto” continuò Luca…
Sorrisi, raccolsi i miei vestiti da terra, e tornai in camera…

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