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Trio

come ci sono riuscito

By 7 Luglio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Da tempo sognavo di vedere mia moglie tra le braccia di un altro uomo. Quel pensiero mi eccitava tremendamente e mentre facevo l’amore con lei, spesso, fantasticavo mentalmente su ipotetici incontri a tre. Alla fine il mio orgasmo esplodeva smisuratamente. Purtroppo lei non voleva sentirne parlare, anche mentre scopavamo, se iniziavo con qualche allusione, cambiava subito discorso, rischiando oltretutto di smontarmi. Dopo che una sera ciò avvenne, dovetti scusarmi per un improvviso mal di schiena e decisi di lasciar perdere quel tipo di approccio. Dentro di me sentivo che lei ci sarebbe stata, ma l’educazione che aveva ricevuto aveva creato dei pregiudizi difficilmente sormontabili. Così in mille modi studiavo il modo di coinvolgerla. Abbandonavo poi subito l’idea, perché immaginavo un qualcosa non avrebbe funzionato ed impedito la realizzazione del mio sogno. Fare dei programmi non serviva a niente, doveva essere un’evento casuale e del tutto inaspettato. Un giorno, con la testa immersa in quei pensieri, rientrando verso casa, sulle scale incontrai l’inquilino del piano di sotto, che sapevo abitasse da solo. Il solito saluto tra vicini, poi lui mi chiese se avessi potuto prestargli il ferro da stiro in quanto il suo si era improvvisamente rotto. Gli dissi di salire che mia moglie gliel’avrebbe certamente dato. Un uomo alto e snello all’incirca della mia età. Manuela si sorprese di vederlo entrare in casa con me. In pochi minuti nacque comunque quel bel rapporto di vicinato che non avevamo stretto, malgrado abitassimo nello stesso palazzo da anni. Fu così che Manuela si prestò a stirargli un paio di pantaloni ed una camicia, mentre noi parlavamo del più e del meno. Per finire, senza che presagissi ancora qualcosa di interessante, lo invitai anche a cena. Mangiando e bevendo piuttosto copiosamente, passavamo da argomenti prettamente maschili ad altri, rischiando di annoiare Manuela che si sentiva lasciata da parte. Sei un sarto? Disse lei ad un certo punto, avendolo intuito dalla conversazione. Si ho una piccola bottega in periferia, riparazioni, confezioni su misura. Finalmente un argomento che le interessava. A quel punto l’estromesso fui io. Dopo essermi sorbito un sacco di confronti sul mondo della moda, con la complicità del vino, ero mezzo addormentato. Senti, disse lui, visto che sei stata così gentile questa sera, se mi dai la stoffa, ti confeziono gratis un abito su misura per te. Anzi perché non prendiamo subito le misure, dammi un metro da sarta! Ero di nuovo sveglio come un pesce. Manuela, siccome non aspettava ospiti, indossava una tuta da sport, ma usandola solo in casa, l’aveva acquistata piuttosto ampia e il tessuto era pesante. Malgrado sotto ci fosse un gran bel corpicino, sembrava addirittura grassa. Sarebbe meglio ti togliessi quell’affare se vogliamo prendere le misure giuste. Sapevo che lei sotto, indossava solo biancheria intima e, come da miei desideri, era sempre abbastanza sexy. Vidi il suo imbarazzo negli occhi, ma il mio intervento la convinse a spogliarsi: dai amore un sarto &egrave abituato a vedere le donne in mutandine e reggiseno. Alla faccia!: era rimasta con un completino azzurro chiaro in tessuto trasparente che lasciava intravedere tutto. Capii l’imbarazzo di lei, come pure la sorpresa di lui che si sforzò a non far trasparire. Si intravedevano chiaramente i grandi capezzoli, mentre il ridottissimo tanga lasciava completamente scoperte le chiappe. Il finissimo nastro dietro scendeva e spariva immediatamente nel solco dei glutei. Sul davanti era nitida la peluria biondo scura del inguine. Lei si depilava accuratamente le parti intime, ma sempre per mio volere lasciava la morbida e ricciuta pelliccia sul davanti ben regolata, affinché non debordasse dalle mutandine. Solo a vedere quella scena, il mio cazzo era già di marmo. Dovetti mettere una mano in tasca per regolarne la direzione e poco dopo notai il sarto a fare la stessa cosa. Decisi di tentare una mossa, dissi: cara perché non ti fai fare quel modello molto scollato dietro che desideri da tanto e che non riesci mai a trovare nei negozi? Il sarto prendendo probabilmente la palla al balzo, aggiunse: potrei confezionare un vestito da indossare senza reggiseno. Buona idea dissi. Sarebbe però molto meglio prendere le misure a seno nudo, in modo che possa creare delle coppe perfette disse l’altro. Senza lasciare il tempo di replicare a Manuela: Nessun problema, le sganciai immediatamente il reggipetto facendone uscire le due belle poppe. Sebbene non avesse più vent’anni ed il volume fosse piuttosto importante, si reggevano decisamente bene. Ero già al massimo dell’eccitazione vedendo il sarto, che ormai a stento nascondeva di essere nelle medesime condizioni, armeggiare attorno a quel ben di dio. Le percorreva in largo e in lungo con quel metro misurandone ogni dettaglio in maniera esageratamente meticolosa. Manuela che dapprima pareva vergognarsi, si tradì immediatamente nel mostrare dopo pochi secondi, i suoi capezzoloni che si raggrinzivano ed allungavano notevolmente. Due tette in cui più volte si era inceppato il nastro di misura. L’uomo non lesinava inoltre di sfiorargliele con le dita. Decisi la seconda mossa: Sai Giovanni, così si chiamava lui, farò indossare il tuo vestito a Manuela in un occasione speciale, con niente sotto come ogni tanto ci piace uscire. Dovresti sapere come sarà tutto il sotto per crearlo meglio. Così dicendo afferrai i minuscoli slippini e li abbassai fino alle caviglie. Vidi che mia moglie arrossì ma non disse nulla. Mi aiutò anzi a sfilare l’indumento da sotto i piedi. Finalmente l’avevo messa completamente nuda davanti ad un altro uomo. Era già un gran passo. Giovanni tentò di tenere un atteggiamento professionale. Continuò a prendere le misure finch&egrave fu la volta dei fianchi. Accovacciatosi davanti a lei si trovò la fica esposta davanti agli occhi. A quel punto non resistette e le diede un piccolo bacio sul pube. Mortificato si scusò immediatamente: sono due anni ormai non tocco una donna. Amore possiamo rimediare subito vero? Vieni sul divano e siediti. Ormai avevo capito che trovarsi in quella condizione non le dispiaceva affatto. Giovanni, se la vuoi baciare &egrave meglio in posizione comoda non ti pare. Si avvicino, si mise in ginocchio davanti a lei e senza trovare resistenza le aprì le gambe. Notammo subito che tra le labbra della vagina, un piccolo lago da cui spuntava il grilletto eretto, lasciava intendere che la sua eccitazione era cominciata ben prima di quel momento. Lui ci ficcò immediatamente la lingua lavorando di buona lena e strappandole sempre più dei gridolini di piacere. La sentimmo infine ad urlare vedendola contorcersi tra gli spasmi dell’orgasmo. Venire così intensamente non l’avevo mai vista. Ripresasi dal lungo orgasmo Manuela non dava certo segni di voler smettere. Il nostro sarto ci lasciò invece di stucco, Non ho terminato di prendere le misure. La prese per le mani e da seduta la mise in piedi. La spostò verso l’altro lato del divano ad angolo. Quella parte non poggiava contro il muro ma curvava verso il centro della sala. Le chiese di mettersi in ginocchio sul sedile, girata dall’altra parte. Il sedere di mia moglie puntato nella nostra direzione, lui si avvicino le mise le mani sulle natiche e le scostò una dalla altra mettendo in mostra l’ano. Incominciò a misurare’, ma con la lingua che correva su e giù nel solco soffermandosi di tanto in tanto sul buchetto. Avevo capito e andai dall’altra parte. Lui aveva un comodo accesso alle parti basse, mentre di la era esposta dalla vita in su. Le guardai negli occhi e notai quella sua espressione maliziosa, mista ad eccitazione e godimento e, ormai da tempo al culmine, non ce la feci più. Sfoderai velocemente il cazzo, proprio in tempo per sborrarle sulle tette che spuntavano sopra lo schienale. I primi potenti fiotti raggiunsero persino il suo viso. Era inondata di sperma dalla fronte in giù. Anch’io non ero mai venuto così forte. Mi sentii in dovere di pulirla, leccai tutto il mio seme e poi la baciai a lungo sulla bocca. Sentivo di amarla di più per quello che faceva. Per me che spesso perdevo le speranze di riuscire in quell’intento era già troppo, Avrei smesso, ripreso in una prossima occasione, ma mi resi conto che non avrei potuto arrestare il gioco. Come potevo dopo due anni di astinenza lasciare a secco Giovanni? Si, &egrave meglio che se la sbatta, un’altra volta magari ci ripensa anche lei e non vuole più. Mi balenò un idea. Rendiamo più intrigante questa situazione Senti Manu, le dissi in un orecchio, che ne dici se vi lascio un po’ soli e poi mi racconti cosa ti ha fatto? Per un attimo il suo sguardo diventò pensieroso ma ben presto torno quello di prima ed acconsentì. Magnifico! Avrei vissuto verbalmente quell’incontro tante altre volte nel futuro. Giovanni dissi, vado un salto a prendere le sigarette, torno subito. Non ero ancora uscito dalla porta che il suo randello svettava già nell’aria. Sedetti in macchina e mi prese un attacco di gelosia. L’avevo ben notato, ce l’aveva più lungo e grosso del mio. Mia moglie &egrave li completamente nuda alla sua mercé, adesso si sarà spogliato tutto anche lui. Forse adesso si &egrave spostato dall’altra parte, glielo mette in bocca, le inonda la gola. O forse no’, ho capito perché le leccava il buco del culo, la vuole sodomizzare, io non l’ho mai fatto…non ha mai voluto’ Ma nooo’ la scoperà tradizionalmente, ..ma in quella posizione? Forse la gira, prima le succhia i capezzoli, magari le fa stringere le zinne tra le mani e si fa una spagnola. Nooo’. si fa cavalcare da lei, accidenti la mia posizione preferita. Vedo le sue tettone che ballonzolano davanti ai suoi occhi seguendo il ritmo del cazzo che pompa. E così pensando il mio uccello schizzo di nuovo, questa volta sul cruscotto. Esco dall’auto, istintivamente dalla strada guardo verso il mio terrazzo. Che ci fa Manuela nuda in terrazza? Le sue mammelle adesso spuntano da sopra la ringhiera e non saranno certo i rari e sottili tondini pitturati di verde, che riescono a mascherare più in basso. Ma’ sul corrimano ci sono quattro mani’ ho capito le sta dietro, attaccato al culo. La serra praticamente contro la balaustra, la circonda, la costringe a quell’atto sfrontato davanti alla gente’ beh’ siamo al quinto piano. Un passante segue il mio sguardo, osserva un momento e poi corre via scandalizzato. La starà penetrando in quel modo? E poi dove? Mi posiziono più di sbieco, osservo, valuto la piega, poi di nuovo di fronte. Inequivocabile c’&egrave l’ha nel retto, ma l’ha presa di forza, non può essere diversamente. Poi due mani lasciano la ringhiera, sono quelle di Giovanni. Adesso la accarezza delicatamente, le sue dita la sfiorano correndo tra il il seno e il basso ventre’ ma come’ perché lei non si divincola? Adesso potrebbe’ Vado davvero a comperare le sigarette. Dopo una mezz’oretta ritorno a casa. A pochi metri ce l’ho di nuovo duro. Entro, tutt’&egrave due si stanno infilando le mutandine. Aspettate’ manu prendiglielo in bocca, fallo rinvenire. Intanto mi spoglio anch’io. Bene Giovanni ora straiati per terra. Accompagno mia moglie sopra di lui, la giro verso i suoi piedi, ora cavalcalo, abbassati e ficcatelo dentro. Si &egrave già lavata o gliel’avra lavata lui. Non entra &egrave asciutta. Si bagnerà ancora? Dopo pochi secondi lo vedo sparire nella sua fica. Ora piegati in avanti, più che puoi verso le sue gambe. Cavalco anch’io l’uomo. Abbassandomi gli metto quasi il culo in faccia, poi punto il cazzo verso lo sfintere di mia moglie e spingo. Niente da fare, prima devo sputarle una paio di volte tra le chiappe schiuse. Lo infilo fino a metà, come stringe bene, bello, ti sfondo tutta, entro fine alle palle, che sensazione sublime. Vengo per la terza volta e ho l’impressione di riempirla. Scusa la brutta vista del mio culo Giovanni, ma per la doppia penetrazione il modo migliore. Avevo assunto un aria da grande esperto. Mi aveva fatto un grande favore, pensai tra me, ma un po’ se lo meritava. In quanto a Manuela, per lo sgarbo di non avermi tenuto riservato il suo secondo canale, avrei studiato una piccola punizione’ Il sarto non la prese per niente a male per il piccolo sgarbo. Manuela scelse la stoffa e gliela portò al suo laboratorio. Con una punta di rammarico mi disse che c’era altra gente e si limitò a consegnarla. Fortunatamente Giovanni non era invadente, dopo un paio di settimane ci preavvisò che sarebbe passato per far provare il vestito a Manuela. Al suo arrivo, io non riuscì a capire se mia moglie fosse più eccitata per il nuovo vestito o per l’arrivo chi l’aveva fatto. Resta il fatto che per indossarlo, in modo molto naturale davanti a noi si tolse anche le mutandine, malgrado non fosse certo necessario. C’erano alcune correzioni da portare. Non appena sfilato l’abito, la serata si prolungò poi con altri tipi di prove sessuali, Manuela sempre al centro dell’attenzione. Un’altra settimana e la sera della consegna, forse volutamente, c’era ancora un piccolo difetto e dopo le interessanti nuove effusioni che seguirono, se lo riportò via di nuovo. Ci disse che per il giovedì prossimo sarebbe stato perfetto. La sera prima invece mi chiamò sul cellulare e mi disse era pronto, ma che lui avrebbe passato un lungo fine settimana all’estero. Chiudi il negozio? Gli chiesi. No approfitto appunto della presenza di due candidati agli esami di sarto, che la scuola mi ha inviato per uno stage di qualche giorno. Nessun problema, ci sentiremo allora al tuo rientro. Mi si accese la fatidica lampadina e, senza dire nulla alla moglie, il giorno dopo passai in sartoria. Erano due ragazzi molto giovani, forse 18-19 anni, uno doveva essere sicuramente di origini africane. Salve ragazzi, Giovanni mi ha detto che ritorna la prossima settimana. Mi ha però confermato che &egrave pronto il vestito di mia moglie. Un abito scollato, in tessuto bianco a fiori colorati. Lo trovarono immediatamente. Domani sera siamo invitati a cena e lei ci tiene molto ad indossarlo. Possiamo passare prima della chiusura? Certo, dissero loro. Sentite dissi loro, dovreste scucirlo per un pezzo da questo lato. Indicai un tratto della cucitura sul fianco, all’altezza dell’anca. Mi guardarono con espressione allibita pensato fossi sicuramente scemo. Sentite ragazzi, se fate come dico e sarete gentili con mia moglie, potreste divertirvi. Non dimenticate, dovrete metterci un po’ della vostra fantasia. Me ne andai sicuro pensassero ancora di avere a che fare con un idiota. Manuela!, Giovanni mi ha chiamato che il vestito &egrave pronto ma che non riesce passare. Che ne dici se andiamo in negozio da lui verso sera a prenderlo? Anzi lo indosserai subito e poi andremo a cena. Direi che dovresti senz’altro indossarlo come avevo detto la prima volta. Potresti già partire da casa senza niente sotto. Lei pensò senz’ altro che avevamo previsto di spostaci in sartoria, a fare quello che sarebbe comunque successo a casa. Fu affascinata dalla proposta. Infilò un paio di jeans ‘a pelo’ ed un top elastico, non trasparente ma che lasciava intuire tutte le forme. Arrivammo nel laboratorio e dovetti precederla nel chiedere dell’assenza di Giovanni, strizzando l’occhio. E’ indifferente dissi dopo le spiegazioni del caso, lo indossa e ce ne andiamo. C’erano due cabine di prova chiuse dalla classica tenda. Internamente le pareti erano completamente rivestite da specchi. Lei entrò e chiuse accuratamente la tenda. Poco dopo un esclamazione sconsolata: E’rotto! Scostò la tenda e ci mostrò l’apertura sull’anca. I due giovani si abbassarono per controllare meglio. E’solo scucito, disse uno. Lo rimettiamo a posto in pochi minuti. Ma quello lo sapevano già. Quello che invece c’era nuovo &egrave che sul fianco scoperto, non avevano visto traccia di mutandine. Uscirono dalla cabina per permetterle di togliersi l’abito. Per paura si rivestisse, agguantai i jeans ed il top dicendo che gli avrei portati in auto. La tenda si richiuse e dopo un attimo da un lato scorse fuori l’abito. I due ragazzi lo presero senza evitare alcuni sguardi allusivi. Avevano ben intuito in che ‘costume’ si trovasse ora mia moglie. Andai in macchina e vi depositai i due capi. Ritornato sull’entrata, gridai all’interno: amore mi hanno chiamato dal lavoro, me la sbrigo in quindici minuti, torno subito. Ti prego resta qui con me’ non preoccuparti vedrai che torno subito. Invece di andarmene, pian piano mi diressi verso l’altra cabina. Passando davanti ai due che stavano già ricucendo, feci loro cenno di non parlare. Seguirono tre gesti: il primo indicava la cabina, il secondo simulava l’apertura di una tenda in modo ampio, il terzo la consegna di qualcosa. A loro volta fecero Ok con le dita. Sempre lentamente raggiunsi il mio rifugio ed attesi. Passò un buon dieci minuti e mi sembrò che i due si avvicinassero. Sentii chiaramente la tenda che si apriva improvvisamente, mentre uno di loro diceva: ecco fatto signora. Chiudete quella tenda! Disse lei. Più lentamente di come era stata aperta la sentii richiudersi. Speravo ora che quanto avevano visto, scatenasse la loro fantasia. Era un peccato non avessi potuto guardare le facce di tutt’e tre. Dopo pochi secondi mia moglie usci dalla cabina. Si beccò dai due un sacco di elogi sulla sua linea e sull’abito che aveva indossato. Niente di concreto. Incominciavo a disperare su qualche loro mossa, quando uno dei due disse: Signora io mi chiamo Sergio il mio compagno Ali, dovremo affrontare gli esami da sarto nelle prossime settimane. Proprio ora stiamo preparando un tailleur che dovremo presentare come prova pratica. Avremmo bisogno di una modella e visto la sua figura, ci farebbe molto piacere lo facesse lei. Conoscevo la predilezione per i vestiti di mia moglie ed anche il sogno nel cassetto, mai realizzato, di fare la modella. Accettò immediatamente. Visto che suo marito non &egrave ancora arrivato, potremmo farle provare i capi ed incominciare a regolarli sul suo corpo? Sembrò essere titubante, ma se li fece dare. Faccia molto attenzione ad indossarli, sono pieni di spilli, li cuciremo dopo regolati. Rientrò nella cabina. Ma la gonna e la giacca non hanno bottoni per chiudere! I bottoni sempre per ultimo signora! Possiamo entrare? Mi sembrò nuovamente indecisa ma la tenda si aprì. Scusate ragazzi disse lei, sono un po’a disagio, il vostro tailleur mi copre veramente poco. Come ti chiami, chiese Ali, passando al tu. Manuela. Veramente quello che c’era da vedere l’abbiamo già visto prima. Non hai più molti segreti per noi sul tuo bel corpo con tutti questi specchi. Già per fortuna che almeno in terra non ce ne sono, disse mia moglie. La immaginai rossa in viso, intenta con mani e braccia a sostenere la gonna ed a tener chiusa la giacca. Ma sarà poi stato veramente così? Da quando aveva rotto il ghiaccio Manuela si era scatenata. Penso solo all’inculata in terrazza e a come candidamente toglieva gli slip davanti a me e Giovanni senza motivo, per provare il vestito. Nel frattempo poi c’erano stati ancora un paio di episodi che mi fecero capire che la sua inibizione era completamente scomparsa. Anzi’! Sono stata a fare il mio secondo massaggio contro la cellulite oggi, mi disse. La prima volta, credendo di soddisfare le mie tendenze di guardone, avevo voluto essere presente. Il terapista era un uomo. Dapprima eseguiva un massaggio tradizionale completo ma in forma ridotta. Poi con una speciale ventosa, trattava le parti del corpo più soggette a cellulite. Lei indossava un vecchio bikini abbastanza succinto. Unica cosa le slaccio il reggiseno mentre massaggiava la schiena, per poi richiuderlo immediatamente. Con lo strumento poi passo su glutei, pancia, cosce. Questi creava un vuoto d’aria al suo interno e la pelle veniva come risucchiata. Muovendolo nelle varie direzioni sembra facesse anche abbastanza male. Con esso arrivava fino al bordo del costume, al massimo lo scostava di qualche millimetro. Come l’altra volta? Chiesi a Manuela. Si ma quel bikini era proprio mal ridotto. Ho messo un costume intero, ricordi quello che avevo messo dal medico? Certo che mi ricordavo, uno delle poche volte che fui soddisfatto dei miei voleri. Eravamo in campeggio e ci recammo dal dottore che veniva sul posto due volte la settimana. Lei aveva una fastidiosa eruzione cutanea sulle braccia. Non voleva vestirsi ma mise quel pezzo intero per sembrare più seria. Il medico capì subito di cosa si trattava. Disse di doverle fare un iniezione intramuscolare di antiallergico. Con mio sommo piacere dovette abbassare il costume fin sotto le natiche. Capisco le dissi, l’hai abbassato di nuovo? Veramente ha fatto tutto lui. Me l’ha sfilato gradatamente mentre massaggiava dall’alto in basso. Quando &egrave arrivato ai piedi era sfilato completamente. E ti ha passato quella pipetta sul sedere scoperto? Ti immagini che i tuoi glutei si aprivano e si chiudevano? Non saprei io non riuscivo a guardare… Poi mi sono girata per la pancia e le cosce davanti ed interne. Ti avrà dato un asciugamano per coprirti un po” Me lo aveva chiesto all’inizio ma gli avevo detto che non serviva. La feci mettere nella posizione che doveva assumere per la cura delle cosce interne e la scopai selvaggiamente. Negli stessi giorni andò per l’annuale visita ginecologica. Anche se lo desideravo tanto, non avevo mai osato accompagnarla. Il racconto per quanto ripetitivo mi eccitava comunque. Si vestiva rigorosamente con un ampia gonna ed una maglia. Nella cabina sfilava le mutandine. Sul lettino ritraeva la gonna il minimo necessario e si faceva controllare davanti. Quindi doveva mettersi seduta sulla sedia. Tirava su maglioncino e reggiseno contemporaneamente e da dietro il medico le palpava le mammelle. La sera dopo la visita arrivai a casa e la trovai vestita con una tuta intera, tipo Safari, che non metteva da anni. Com’&egrave andata dal ginecologo oggi amore. Bene disse, vorrai che ti racconto. Certo dissi. Sul lettino mi ha infilato quell’aggeggio di metallo per controllare all’interno. Intanto mi ha chiesto se accettavo di far venire un suo collega che avrebbe rilevato lo studio prossimamente. Non avevo motivo di rifiutare, tanto le prossime volte ci sarà lui. Lo ha chiamato e mi ha fatto aspettare un po’. Nello stesso tempo ha detto alla sua assistente di portarle alcune cartelle e le hanno consultate assieme. In quella posizione incominciavano a farmi male i piedi e le gambe, ma per finire &egrave arrivato. Mi hanno visitato assieme ripetendo entrambi le stesse cose. E ti hanno messo tutt’e due il dito dentro? Si prima uno e poi l’altro. Dopo come solito mi hanno fatto mettere sulla sedia. Questa volta il mio dottore &egrave uscito e mi ha controllato l’altro. Intanto che mi esaminava il seno, mi ha spiegato come avveniva un altro tipo di controllo chiedendomi se lo volevo fare. Ho pensato che potesse essere utile, così l’ho fatto. Dalla sedia mi sono rimessa in piedi davanti al lettino. Mi ha chiesto di chinarmi in avanti appoggiandovi gli avambracci. Poi mi ha detto di allontanare un po’ i piedi uno dall’altro e mi ha esaminato anche il dietro. In quel momento erano rientrati sia il mio dottore che la sua assistente. Per fortuna che almeno lei il dito non ce l’ha messo, si &egrave limitata a guardare. E ci sei andata vestita come adesso? Si, mi si stropicciavano sempre gli abiti tirandoli su. Le abbassai la cerniera che correva dal collo fino al ventre. Sfilai la tuta verso il basso, sotto non portava niente, nemmeno il reggiseno. Le feci prendere la posizione della visita rettale così come si era trovata davanti ai tre sanitari. Al posto del lettino il tavolo di casa. Le due tette ne sfioravano il piano, completamente nuda con il culo in aria ben esposto.Dovetti sbatterla furiosamente un’altra volta. Ritornando ai nostri aspiranti sarti, non era perciò sicuro che Manuela si vergognasse e che cercasse di coprirsi. Ad ogni modo ci pensarono loro. Facciamo così disse Sergio, iniziamo a sistemare la gonna. Vediamo la lunghezza migliore, così al ginocchio mi sembra troppo lunga. Ok risvoltiamola al massimo e poi proviamo a diverse altezze. Così &egrave corta al massimo, anzi troppo, si vedrebbero le mutandine’ già’, ma tu non le porti e’ si sentì un gridolino. Ragazzi vi prego’ Hai già la passera fradicia, dai mostracela tutta’ Dai che ti piace, apri ancora un po’. Un momento di silenzio. Bene ora scopriamo bene anche queste belle mele. Perfetto, succhiale un capezzolo e infilale un dito nella fica, io penso all’altro ed al culo. Manuela incomincio a gemere. Dopo due o tre minuti uno disse: ora tocca a noi, guarda i nostri cazzi. Quello di Ali &egrave enorme, ma ci stanno tutt’e due nella tua bocca vero? Ancora silenzio, io nell’altra cabina impazzivo. Veramente in tutto questo tempo avevo già imbrattato due volte gli specchi della cabina. Bene ora girati e appoggiati a questa sedia. Meglio prima quello si Sergio disse lei. Dopo poco sentii chiaramente lo stantuffare dentro di lei. Era ora di intervenire, uscii e mi presentai davanti allo loro cabina. Ali con un uccello veramente enorme in mano stava in disparte ad aspettare. Manuela era curvata in avanti aggrappata allo schienale della sedia con la gonna rivoltata fino in vita. La giacca era rovesciata sulle spalle. Per effetto degli specchi vedevo sue fiche e sue tette dappertutto. Il culo lo copriva l’altro che avevo già capito prima cosa faceva. Sergio dissi, per favore non venirle dentro. Avevo in mente un piano. Mi accorsi che mancava poco. Quanto estrasse il pene dissi: sborrale tra le chiappe. Appoggiò la fava all’estremità alta del taglio ed un rivolo di sperma scese fino a terra seguendo la gamba di Manuela. Bene Ali ora tocca a te, voglio che glielo metti nello sfintere. No! E’ troppo grosso gridò lei. Non preoccuparti sei ben lubrificata ora. In aggiunta Ali se lo spalmò raccogliendo quanto non si era fermato nel solco. Allargandole bene le chiappe con le mani, l’appoggio al punto giusto e spinse. Mi moglie urlò, ma lentamente il randello si fece strada. Vedevo il viso di lei paonazzo riflesso nello specchio. Poi adagio adagio si rilassò e siccome prima aveva goduto solo a metà, incomincio a sditalinarsi. Ali aveva un ritmo micidiale.

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