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Trio

Come se niente fosse

By 1 Settembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

La cena per far conoscere il mio nuovo fidanzato al mio ex marito e viceversa
è stata al contrario di quanto mi aspettavo un successo, Fabio il mio nuovo fidanzato
non sembrava geloso, trovava anzi Giuseppe simpatico e mi è sembrato di vedere tra di loro
della complicità, io ne ero contenta, ma da un verso mi imbarazzava un pò la cosa, la ciliegina sulla torta
fu l’arrivo di Silvia la nuova fidanzata di Giuseppe, lei invece
fu subito contrariata dalla strana confidenza e amicizia tra i miei due uomini, io non vi trovavo alcun problema
ma lei al contrario trovava la cosa odiosa e ne era gelosa anzi, le sue emozioni trasparivano chiaramente, daltronde lei
non cercava in alcun modo di nasconderlo.
Durante la cena mangiammo tutti del buon filetto al pepe verde e Giuseppe da buon bevitore qual’era scelse un vino rosso eccezionale,
che si sposava perfettamente col pasto che stavamo consumando e che andava giù che era un piacere
infatti alla fine della serata sul nostro tavolo c’erano tre bottiglie di vino completamente vuote.
Decidemmo quindi di non prendere le nostre auto per tornare a casa ma un taxi tutti insieme,
decidemmo di andare a casa di Giuseppe per bere ancora qualcosa e poter stare un’altro pò insieme
Eleonora contrariata per questo ulteriore invito si fece accompagnare invece subito a casa sua.
Quando lei scese Giuseppe passò dietro, vicino a noi,
mi trovai così al centro, tra i due, loro continuavano a parlarsi e io
con un forte giramento di testa mi appoggiai sul petto di Fabio, ma così facendo
mi si aprì la camicetta e rimase in bella vista il mio seno tirato su da un bel push up viola,
io non me ne accorsi, ma Fabio e Giuseppe naturalmente si,
chiacchierando tra di loro gli sguardi erano sempre più attratti dal mio seno,
finchè Fabio non lo tirò fuori dal reggiseno e guardando Giuseppe con un misto di eccitazione
e forse anche pazzia negli occhi prese a succhiarmi un capezzolo,
io eccitata e molto ubriaca aprì le coscie e mi misi la mano sulla fica,
mi sentivo già fradicia,
con il dito passai intorno al clitoride e poi mi infilai due dita dentro e ritmicamente presi a sbattermele dentro,
Giuseppe intanto era diventato paonazzo dall’eccitazione,
sentendo caldo si era aperto la camicia e guardando me e Fabio si prese a massaggiare il cazzo gonfio,
Fabio alzò gli occhi lo guardò fisso e gli fece cenno di si con la testa,
non ci fu bisogno di ripeterlo, prese la mia mano ormai fradica e se la pose sul cazzo ancora nei pantaloni
e al suo posto ci mise la sua, beh era sicuramente meglio sentire la sua mano forte e ruvida che mi sbatteva dentro.
Al tassista intanto tutto questo trambusto non era sfuggito, si era infatti eccitato parecchio e per sbirciare dallo specchietto
per poco non facemmo un frontale, ma Fabio lo richiamò all’ordine e lui, non dico che smise di guardarci ma almeno
cominciò a farlo con un pò di delicatezza almeno.
Intanto io ero presa tra due fochi, continuavo a baciare solo il mio Fabio che con la mano mi strizzava il seno di sinistra,
ma Giuseppe mi prese il viso tra le mani, mi costrinse a guardarlo negli occhi, cercai di abbassare lo sguardo ma lui mi strinse e
rialzai lo sguardo e lui mi disse: “l’ho sempre saputo che eri una grandissima porca repressa.”
Mi girai offesa e mi rannicchiai verso Fabio chiudendo le gambe e impedendo a Giuseppe di toccarmi ulteriormente.
In quel momento il tassista accostò, eravamo arrivati a destinazione, non avevo più molta voglia di andare a casa di Giuseppe,
avevo paura di cosa sarebbe potuto succedere, avevo paura che avrei permesso loro di proseguire quello che avevano cominciato.
Fabio mi convinse e comunque mi girava ancora tutto, non ero molto lucida ancora.
Mentre Giuseppe apriva il portone Fabio si mise dietro di me e prese con le mani i miei seni,
scoprendomi completamente in mezzo alla strada, mi spinse addosso al portone facendomi sentire il cazzo duro sul culo,
anche attraverso i vestiti sentivo nitidamente la sagoma.
Giuseppe ci tirò dentro e ci spinse nell’ascensore, Fabio mi spinse col viso sulla parete e mi tirò su la gonna
mi strappò il perizoma e lo buttò per terra stava per penetrarmi quando capimmo che eravamo arrivati al piano,
Giuseppe aveva già aperto la porta e ci stava chiamando,
entrai così come stavo con la gonna alzata e ormai anche senza perizoma e con la camicia aperta.
Giuseppe ci portò nel salone ci sedemmo, un pò impacciati,
io non riuscivo a guardare in faccia nessuno mi sentivo trasportata dal vento e dalla situazione.
Giuseppe mi venne vicino e mi sfilò la camicetta, poi fece lo stesso con il reggiseno,
cercai di fermarlo, ma non lo volevo fermare davvero e lo capì solo in quel momento.
Fabio mi tirò su quasi di peso, ero come ipnotizzata dai loro movimenti;
mi fece poggiare al divano e preso il cazzo duro in mano me lo infilò dolcemente nel culo,
prima la punta e un brivido mi corse per il corpo,
usci da dentro di me e poi lo rimise dentro delicatamente e lentamente questa volta tutto,
prese a scoparmi lentamente senza fretta; Giuseppe venne davanti a me e tirandosi giù i pantaloni
mi puntò il suo cazzo sul viso e ficcandolo con forza dentro la mia bocca
mi rimproverò per non aver mai permesso a lui di sverginarmi il culo,
oh doveva essere davvero incazzato per questo perchè me lo spingeva davvero fino in gola quasi con cattiveria,
dovetti spingerlo sul ventre per allontanarlo perchè non riuscivo a respirare.
Disse quindi a Fabio se poteva mettersi al suo posto e lui si scansò di buon grado.
Questo modo di fare tra di loro lo trovavo odioso, gentilezza confidenza era troppo strano.
Fabio si sedette sul divano e io gli montai sopra, lo cavalcai con gentilezza finquando Giuseppe mi penetrò da dietro,
lui ora dava il ritmo lui sbattendomi con forza mi faceva sobbalzare su di Fabio, mi teneva i seni con forza tra le mani
ad ogni sua spinta li stringeva schiacciandomi i capezzoli tra i pollici e gli indici.
Ero preda di sensazioni contrastanti dolore per i seni strizzati e per essere penetrata sia in fica che nel culo,
ma anche piacere, un forte piacere che percorreva tutto il mio essere,
non era più un problema la situazione, l’unico mio pensiero era cavalcare più forte per essere penetrata più a fondo,
essere sbattuta con più forza, sentirmi posseduta e far godere quelli che
erano per me gli uomini più importanti della mia vita, coloro che avevano lasciato dei segni indelebili in me.
Fabio mi guardò negli occhi e mi baciò con passione e lo sentivo c’era anche amore.
Costretta così tra i due raggiunsi l’orgasmo, sentendomi venire Giuseppe lasciò i miei seni e mi schiaffeggiò il culo
sbattendo il bacino ancora più forte contro di me, finchè anche lui non venne dentro al mio culo con delle forti pulsazioni.
Fabio però non era ancora venuto e alzatosi in piedi mi spinse il viso sul suo cazzo pieno dei miei umori,
non ci fu bisogno di dirmi cosa c’era da fare, aprii la bocca e lo presi tutto fino toccare le palle con le labbra,
lo tirai poi fuori e lo leccai per tutta la lunghezza, succhiai un pò la cappella delicatamente, quasi per gioco,
poi lo reinfilai di nuovo tutto dentro e lo succhiai facendo su e giù con la testa, il tempo me lo dava lui,
con la mano tra i miei capelli, finchè quando stava per venire mi tirò i capelli per spostare il mio viso,
si prese il cazzo in mano e mi sborrò in faccia e in bocca, poi mi sorrise e mi baciò.
Io raccolsi tutto il suo sperma e me lo portai alla bocca come piace a lui che io faccia.
Giuseppe intanto si era ricomposto ed aveva preparato del caffè, ci voleva proprio a quel punto.
Io mi rivestii e lo stesso fece Fabio mentre facevamo freddare un pò il caffè.
Dopo aver bevuto il caffè ci salutammo sulla porta con la promessa di ripetere quando possibile una cena tutti insieme,
senza specificare niente su un probabile o possibile dopocena.
Sul pianerottolo incontrammo una vecchia pazza che (ancora mi chiedo dove andasse a quell’ora quella vecchia),
dopo essere entrati in ascensore scorse il mio perizoma gettato a terra e cominciò
la solita solfa sulla scarsa moralità dei giovani d’oggi,
noi annuimmo naturalmente concordi alle sue argomentazioni,
arrivati al pian terreno ci salutammo e proseguimmo per la nostra strada
come se niente fosse.

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