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Trio

Due sorelle dominanti

By 4 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Le ferie volgevano al termine. Sarei ripartito quella sera stessa, sfruttando la notte per viaggiare. Una domenica di relax a casa e lunedì sarei tornato a lavoro. Mia moglie sarebbe rimasta in Sardegna un’altra settimana con i bambini e insieme a mio cognato.Mia cognata invece sarebbe ripartita con me. Ferie finite anche per lei.

Ad aggravare la sensazione di malinconia che si prova alla fine di una vacanza contribuiva il fatto che non mi sentivo affatto bene: il mio intestino era pigro da diversi giorni e per di più sentivo di avere qualche decimo di febbre.

Mia moglie, implacabile come sempre si era offerta di intervenire con il suo solito clistere. Rifiutati un po’ a malincuore poiché se i miei cognati mi avessero scoperto mi sarei sentito oltremodo umiliato.

Così ripartimmo. La compagnia di mia cognata è sempre stata graditissima: fisicamente appena un po’ in carne, burrosa, simile alla sorella maggiore (mia moglie!), dolce e affabile di carattere, sempre di buon umore. Tuttavia il mio stato febbrile mi impedì di goderne a pieno. Passai l’intera notte della traversata seduto sulla poltroncina sul ponte inferiore, parlando pochissimo con mia cognata, seduta al mio fianco, costretta a ingannare il tempo leggendo un libro. Ogni tanto poggiava la testa sulla mia spalla e si addormentava destando la mia invidia.

Mi sforzai invano di dormire ma tenni comunque gli occhi chiusi per tutto il tempo.

La mattina seguente, scesi dal traghetto, ci attendevano 3 ore di autobus che affrontai con la testa poggiata sul finestrino nel vano tentativo di dormire.

“Ti senti bene?” mi chiese mia cognata.

“A dire il vero no! Credo di avere la febbre”.

“In effetti sei bollente. La pancia invece come va? Sei riuscito ad andare in bagno?”

Evidentemente mia moglie l’aveva messa al corrente della situazione.

“…mah! Non è un problema al momento!” risposi imbarazzatissimo, cercando di schivare l’argomento.

“In un modo o nell’altro ti sbloccherai e passerà anche la febbre. Vedrai! Adesso poggiati sulla mia spalla e cerca di dormire. Abbiamo ancora un’oretta di viaggio!”.

Feci come mi aveva detto ed effettivamente riuscii a prendere sonno. Al risveglio ero un po’ eccitato a causa dell’intimità della posizione. Notai il profumo che emanava dal collo, leggermente diverso da quello di mia moglie. Mi piacque.

“Sei molto più comoda del finestrino Cognatina!” le dissi.

“Va meglio?”

“Un po’!” mentii.

“Però sei bollente!”

Scendemmo dal pullman e raggiungemmo casa a piedi. Avevamo lasciato il grosso dei bagagli a mia moglie e mio cognato che sarebbero tornati con le macchine. Abitavamo nello stesso palazzo, noi al secondo loro al sesto piano. Uscii dall’ascensore, la salutai in maniera sbrigativa ed entrai in casa. Non vedevo l’ora di mettermi a letto.

Dopo un paio di minuti suonò al campanello. Aprii e lei entrò.

“Tieni, mettiti questa!” disse porgendomi una supposta di glicerina.

“No grazie! Davvero! Non ce n’è bisogno!”. Ero diventato viola dall’imbarazzo.

“Fai come ti dico. Vedrai, starai meglio! Oggi pomeriggio vengo a vedere come stai. Avrai il tuo bel da fare. Buon riposo!” disse e uscì.

Mi cambiai e mi misi a letto.

Fui svegliato nuovamente dal campanello. Guardai l’orologio: erano le sei del pomeriggio. Avevo dormito quasi sette ore! Non feci in tempo ad alzarmi che la sentii aprire la porta con le sue chiavi.

“Come va?” mi chiese.

“Ho ancora un po’ di febbre!” risposi.

“Ha fatto effetto la suppostina?” mi chiese.

“Si, grazie!” risposi mentendo.

“Vedi? Te l’avevo detto! Quanto hai di febbre?”

“Non saprei, non l’ho più misurata! Prima avevo 38 e 2…”

“Se sei andato in bagno la temperatura sarà scesa sicuramente!”

“Può darsi!” risposi per tagliare corto e mi sdraiai sul divano.

“Vado a prenderti il termometro così la rimisuri” disse andando in camera da letto.

“Ok. Grazie!”

Tornò e mi porse il termometro. Lo misi sotto l’ascella e mi girai di fianco. Lei venne a sedersi sul divano e attendemmo l’esito insieme.

“37 e mezzo!” dissi.

“Fa vedere!” disse lei sfilandomi il termometro dalle mani. “Non ci posso credere! Che bugiardo! Sei incorreggibile! Hai 38 e 3! Avanti! Girati che te la metto io!” disse mostrandomi la supposta di glicerina che avevo lasciato incautamente sul comodino.

“Stai scherzando!” obiettai.

“Proprio per niente! Te la metto io così non mi prendi in giro…peggio dei bambini!!!”

“No! Mi vergogno!”

“Non essere stupido, sono mamma di 2 bambini, sai quante ne ho messe di supposte!” disse scartandola dal blister “sarà il nostro piccolo segreto! Dai, sù…”.

Notai le sue mani affusolate e curatissime, lo smalto rosso. All’improvviso l’idea di essere violato da quelle mani incantevoli mi piacque. Si alzò incalzandomi. Afferrò la molla del mio pigiama e la tirò giù scoprendomi il sedere. La assecondai girandomi a pancia in giù. Divaricò con fermezza le mie natiche usando il pollice e l’indice della mano sinistra. Poi avvicinò la punta della supposta al foro anale e si fece dolcemente strada attraverso lo sfintere con un delicato movimento rotatorio. Infine la inserì con un sol colpo penetrandomi con la punta dell’indice. Fu così delicata che la sentii appena.

“Sono stata brava?” mi chiese mentre mi teneva ben strette le chiappe.

“Bravissima! Direi che me l’hai proprio messa in quel posto!” dissi per sdrammatizzare.

Rise per la mia battuta poi aggiunse: “Cerca di trattenere almeno un quarto d’ora!”.

“Ci provo anche se sento già lo stimolo! Tu hai intenzione di tenermi le chiappe strette per tutto il tempo?” chiesi con sarcasmo.

“Potrei anche sodomizzarti con un dito se non la smetti di fare il simpatico!” disse mentre allentava la presa. Mi diede una sculacciatina affettuosa prima di tirarmi di nuovo su mutande e pigiama, Non mi affrettai più di tanto a voltarmi nel maldestro tentativo di celare una vistosa erezione. Una volta sedutomi scrutò il mio pacco con aria per nulla sorpresa e disse con il suo solito candore: “hai proprio un bel culetto Cognatino! L’ho sempre detto! Chissà che penserebbe mia sorella se ci vedesse adesso!”.

Nel frattempo lo stimolo ad andare in bagno cresceva sempre di più. La mia erezione cresceva in modo proporzionale. Mi alzai e corsi a sedermi sulla tazza.

“Dove vai? Resisti un altro po’!”

“Non ce la faccio!” risposi chiudendo la porta!

Non riuscii a liberarmi completamente. Lo ammisi uscendo dal bagno circa venti minuti dopo.

“E’ peggio di come credevo! Certo che se avessi aspettato cinque minuti in più magari…” commentò lei.

Mi sentivo male e non avevo voglia di ribattere. Oltretutto malgrado l’eccitazione che ne era derivata l’inserimento della supposta era stata un’umiliazione che non riuscivo ad allontanare dalla mia mente.

Niente a che vedere però con quello che stava per succedere.

“Mettiti a letto e riposati, vedrai che starai meglio. Io resto qui ancora un po’!”.

“Non preoccuparti, ho dormito quasi sette ore consecutive, non ho sonno. Ho solo un gran mal di pancia!” le risposi.

“Vuoi che ti faccia un clisterino? Quello si che ti sbloccherebbe!”.

“Grazie ma no!” le risposi. In realtà avrei voluto tantissimo ma avevo vergogna ad ammetterlo.

“Ok, se cambi idea fammi un fischio. A dopo!” disse andando via.

Dopo un’ora scese di nuovo per prepararmi la cena. Mi chiese come stavo e le risposi che la situazione non era cambiata.

“E’ ancora valida la proposta di prima?” le chiesi.

“Quale proposta?” rispose lei fingendo di non ricordare. In realtà voleva che glielo chiedessi in maniera esplicita.

“Quella di farmi un clisterino!” risposi timidamente.

“Te l’avevo detto! Proprio non ti senti bene, eh? Dovrei uscire e andare in farmacia a comprare tutto l’occorrente…”

“Non occorre” risposi io “mia moglie ne tiene uno sempre pronto all’uso nell’armadietto del bagno di servizio!”.

“Perfetto! Allora…clistere sia!”. Ando’ nel bagno di servizio: La sentii rovistare “Enteroclisma da viaggio…è questo?” chiese.

“Non credo ne possegga altri!” risposi lasciando intendere che ne sapevo poco o nulla.

“Questo andrà benissimo, vedrai! Vuoi che te lo faccia qui in bagno o preferisci il letto?” Mi chiese.

“Il letto! E’ più comodo!” asserii.

“Ok, aspettami di là allora”.

Andai in camera da letto e la aspettai prono sul letto. In quella posizione riuscivo a camuffare la terza imperiosa erezione della giornata. Arrivò dopo qualche minuto posizionando l’attaccapanni del bagno ai piedi del letto. Vi appese la sacca stracolma facendo attenzione a non far toccare la cannula a terra. Ovviamente aveva optato per la cannula vaginale, più lunga e più larga di quella rettale. Si allontanò nuovamente dalla camera e tornò dopo poco tempo con degli asciugamani.

“A me il culo!” disse posizionando gli asciugamani sotto la mia pancia e tirandomi qiù pantaloni e mutande per la seconda volta nella giornata. Notò senza ombra di dubbio l’erezione ma non commentò.

“Mia sorella ha un’infermeria davvero attrezzata!” disse con ammirazione cospargendosi l’indice con del lubrificante. Lo riconobbi immediatamente: era lo stesso che mia moglie usava quelle rare volte che facevamo sesso con lo strap on. Come diavolo aveva fatto a trovarlo!

“Vieni più giù!” mi disse invitandomi a posizionarmi ai piedi del letto. “Perfetto, ora divarica un po’ le gambe e alza bene il sedere!”.

Eseguii. Praticamente mi aveva fatto mettere alla pecorina, con la testa che poggiava sul materasso. Si posizionò dietro di me, mi allargo le natiche e mi penetrò delicatamente con l’indice della mano destra cospargendo il mio orifizio di lubrificante. Fu solo un attimo. Poi prese la cannula, la lubrificò abbondantemente e la introdusse molto lentamente dentro di me. Fu più delicata di una carezza. A un certo punto la penetrazione si arrestò. Sentii la cannula toccare le pareti del mio intestino, La estrasse di qualche centimetro, la fece ruotare inclinandola e la inserì nuovamente, stavolta tutta fino in fondo impalandomi con abile maestria.

“Ecco fatto!” esclamò.

Assistetti a tutta la scena dallo specchio del guardaroba. La visione di quelle splendide e abili mani mi portò sul punto di venire. Aprì la valvolina e sentii il fluido invadermi. Ora reggeva la cannula con due dita della mano sinistra e con il palmo della destra mi accarezzava la natica. Su di me torreggiava la sacca azzurra ancora quasi completamente piena. Ero totalmente inerme nelle sue mani.

“Sei proprio carino così cognatino mio!”. Prese il cellulare e mi scattò una foto da dietro. Poi ne scattò un’altra allo specchio immortalandosi nella scena.

“Ma che fai! Sei matta!” protestai.

“Devo mandarla a mia sorella, mi aveva chiesto di prendermi cura di te prima che ripartissimo! Direi che lo sto facendo, non ti pare?”.

“Ti prego, non farlo!” la supplicai.

“Troppo tardi!”,

Nel frattempo sentii la cannula che stava uscendo. Non dissi nulla. Lei se ne accorse distogliendosi un attimo dal telefono. La rinfilò nuovamente e continuò a mantenerla ben inserita fino alla fine.

Seminudo, a quattro zampe, con un lungo tubo infilato nel culo non ero certo nella posizione di condurre una trattativa. Sentivo il ventre dilatarsi innesorabilmente. Inerme umiliato e sottomesso attesi la fine della procedura in silenzio. Soffrivo ma la cosa mi eccitava da impazzire.

“Finito!” esclamo lei quando l’ultima gocci d’acqua fu travasata dalla sacca alle mie budella. “Sei stato bravo. Ora te lo tolgo!”. Estrasse delicatamente la cannula aiutandosi con la carta igienica.

“Io e il tuo sedere abbiamo un rapporto splendido!”. Disse dandomi un buffetto sulla natica.

“Ormai è tuo. Puoi farne quello che vuoi!” risposi.

“Lo vedo!” esclamò accennando alla mia erezione. Non sfiorò nemmeno lontanamente il mio piene, Mi infilò di nuovo un dito nell’ano stavolta senza troppi complimenti e mi spinse verso il basso facendomi tornare di nuovo prono sul letto. Ravanò come se stesse cercando qualcosa ed infine premette con decisione verso la mia prostata. Iniziai a pompare con il bacino e venni in pochi secondi. Ebbi un orgasmo sconquassante.

“Meno male che ho messo gli asciugamani sul letto! Cognatino porcellino!”

“Ti prego, toglimi il dito!” la supplicai!

“Non avere fretta!”

“Dai mi sto cagando sotto!” gridai.

“Prima devi dirmi di si!”

“Sì a cosa?”

“Lo scoprirai più tardi, forse domani!”

“Ok, Si! Tutto quello che vuoi! Ora togli il dito però se non vuoi che ti caghi in faccia!”

“Ok, puoi andare in bagno!”.

Corsi in bagno, lasciandomi scappare qualche goccia durante il tragitto. Subito dopo l’orgasmo ogni sensazione piacevole mi aveva abbandonato. Mi liberai fragorosamente. Quando ebbi finito uscii dal bagno e franai sul divano. Mi sentivo vuoto, spossato ed esausto. Mi bruciava il culo come se mi avessero sodomizzato con un palo della luce. In compenso la febbre era scesa.

C’era mia cognata in cucina che preparava la cena. Stava parlando al telefono:

“…si ho dovuto mettergliela io…gli è anche piaciuto!…si alla fine si…ma certo… non ancora…gli ho fatto il clistere, ho anche le foto!…ho fatto solo quello che mi hai chiesto…è stato molto obbediente, si vede che l’hai educato bene!AHAHAH!…potresti fare un clistere a Giorgio se riesci a convincerlo, non me la prendo…ok…in bocca al lupo però devi mandarmi le foto!…ciao sorellona! Baci!”

Tagliò di netto la conversazione e mise giù il telefono appena mi vide: “Vai sul divano che ti metto la tachipirina!”.

“Agli ordini…con chi parlavi al telefono?” chiesi.

“Tua moglie, stanno tutti bene, tranne mio marito. E’ stitico anche lui così Sandra avrà l’occasione di ricambiarmi il favore. Gli ha dato un ultimatum: se non va di corpo entro domani mattina gli farà un bel clistere! Dai girati che ti metto la supposta…”.

Anche questa volta fu più delicata di un bacio sulle labbra, malgrado ormai si rivolgesse a me con una certa autorità. Ne rimasi estasiato.

“Domani scoprirai a cosa hai risposto di sì. Ora è tardi. Cena e a nanna che domani si lavora!”

Non obiettai nulla. Cenammo in silenzio. Fu fantastico. Rimasi tutto il tempo in adorazione delle sue splendide mani, contemplando la sua voce e i suoi occhi troppo simili a quelli di mia moglie.

Continua…

per critiche e suggerimenti scrivetemi: en6simon@hotmail.com L’indomani mattina mi svegliai con l’odore del caffè. Mia cognata era entrata in casa senza svegliarmi. Mi alzai e la raggiunsi in cucina. L’odore del caffè si mescolava con quello del suo profumo appena messo. Era vestita per andare a lavorare. Elegante come sempre, con un leggero trucco intorno agli occhi. Davvero una bella donna!

“Buongiorno cognatino! Non vai a lavoro oggi?” mi chiese appena mi vide.

“No, ho avvisato che sto male. Più tardi chiamo il medico per il certificato.” risposi.

“Hai ancora la febbre? Mi dispiace!”

“Solo qualche decimo. Va molto meglio!”

“Sono contenta! Invece il culo maschile più bello del quartiere come se la passa dopo il trattamento di ieri?” mi chiese accarezzandomi con malizia il sedere.

“Brucia ancora un po’!” risposi arrossendo.

“Vedrai che passerà presto! Dai…mettiamo la tachipirina!” disse spingendomi verso il divano “Presto che devo andare a lavoro e sono già in leggero ritardo!”

“Me la vuoi mettere tu?” chiesi timidamente.

“E chi sennò?”. Acconsentii. Immediatamente il mio uccello reagì vigorosamente agevolato dalla ritenzione idrica mattutina. Mi misi carponi sul divano. Lei mi abbassò il boxer e senza troppi indugi allargò le mie natiche con le dita. Infilò la supposta con la solita maestria e indugiò qualche secondo con la punta dell’indice dentro il mio ano. Gradii moltissimo rimanendo in silenzio.

“Io e te abbiamo un conto in sospeso che stasera salderai Cognatino adorato!” mi sussurrò sfilando la falange.

Mi ricordai della promessa che mi aveva scucito dopo il memorabile clistere della sera precedente!

“Di che si tratta esattamente…ora puoi dirmelo, ormai ho accettato!” chiesi curioso. Lei andò in bagno a sciacquarsi le mani e ne uscì frettolosamente.

“Stasera se ne avrò voglia lo scoprirai! Ora vado. Il caffè è pronto. Fai il bravo!”mi rispose.

Ero eccitatissimo ma evitai di masturbarmi confidando in una bella sorpresa da parte di mia cognata. Ormai la desideravo ardentemente.

Dopo un’oretta circa squillò il telefono. Era mia moglie. Mi aggredì subito:

“Buongiorno maritino porcello! Piaciuto il clisterino di ieri? Persino la supposta ti sei fatto mettere! Sei proprio un porco! Tutti uguali voi uomini! Quando torno la paghi…a carissimo prezzo…altro che clistere!”

“Ma dai…stavo male…poi non avevi chiesto tu a tua sorella di darmi una mano se serviva?” blaterai.

“Infatti il porco sei tu che ne approfitti! Mi vendicherò!”

“Dai amore non ti arrabbiare!” la supplicai.

“Non mi arrabbio ma la pagherai…senza sconti…come piace a me…e anche a te!”

“Mmmm…non vedo l’ora che torni per punirmi allora!” dissi in tono ammiccante.

“Non arraparti troppo e tieni il tuo coso a bada! Porco! Ci sentiamo più tardi!”

“Ciao amore!”.

Di bene in meglio pensai. Dio solo sa quanto avessi ragione!

Dopo un paio d’ore arrivo un messaggio sul telefonino. Era mia moglie. Mi aveva inviato una copia della conversazione con sua sorella. C’era la foto che aveva scattato mia cognata la sera prima dallo specchio. Io ero carponi sul letto, mia cognata mi stava facendo il clistere. Con la mano sinistra mi stava stantuffando il retto con la cannula e con la destra reggeva il telefono per scattare la foto. Sotto il testo diceva: “Visto che brava infermiera che sono? p.s. Bel culo tuo marito!”

Poi c’era un’altra foto. C’era un uomo carponi sul pavimento con il sedere per aria che riceveva un clistere, presumibilmente mio cognato. In primo piano il viso di mia moglie che reggeva la cannula ben inserita tra le chiappe di Giorgio. Il testo diceva “Fatto il primo clistere, ti manderò la foto del secondo! Tuo marito è stato docile come un agnellino, dovresti farglieli più spesso! P.s. Anche tuo marito ha un bel culo!”

Infine un messaggio diretto a me: “non ti azzardare a dire a mia sorella che ti ho fatto leggere i nostri messaggi! Porco! P.s. Il tuo culo è più bello di quello di Giorgio ed è MIO!!!

Capii che io e mio cognato eravamo vittime inconsapevoli di una sfida tra sorelle. Mia moglie ha sempre mostrato un lato dominante, soprattutto sessualmente per cui la cosa non mi sorprendeva più di tanto. Mia cognata fu una scoperta. Con quella sua aria docile e ingenua, buona come il pane, era riuscita a sottomettermi senza che me ne accorgessi. Lo aveva fatto deliberatamente e la cosa mi intrigava da morire. Non sentivo di aver tradito mia moglie. Non avevo avuto scelta, come mio cognato. Certo avrei potuto oppormi con tutte le mie forze…forse in un certo senso l’avevo fatto…ma aveva prevalso il lato dominante delle due sorelle. Ormai quindi ero in ballo, non potevo fare altro che continuare a ballare. Avrei assecondato i voleri di entrambe, come il più bieco dei doppiogiochisti. Del resto cos’altro potevo fare se non obbedire! In un certo senso mi sarei goduto lo spettacolo.

Ore 18:30. Mia cognata, appena rientrata dal lavoro, suona al campanello. Le apro. Entra. Due baci sulle guance. Ha delle buste della spesa. Poca roba. L’occorrente per una cena. Sistema tutto nel mio frigo. Capisco che anche questa serata la trascorreremo insieme.

Mi metto comodo sul divano: “Cosa hai comprato?” le chiedo.

“Un po’ di verdura per questa sera, hai il frigo vuoto. Tu come stai? Passato il mal di pancia?”

Pensai che fosse una domanda a trabocchetto per rifilarmi come minimo un altro clistere e pareggiare i conti con mia moglie.

“Si! Anche la febbre! Mi sento meglio. Grazie!” risposi pensando di spiazzarla.

“Bene! Sono contenta!”. Era sincera. Senza alcun dubbio.

“Bene Cognatino! Sei in debito con me. Ieri sera hai accettato una mia richiesta a scatola chiusa…”

“Si! Me lo ricordo. E’ tutto il giorno che non penso ad altro! Tra l’altro volevo dirti che ieri sera…”

“Lascia stare ieri sera. Pensiamo ad oggi!” mi interruppe mentre si dirigeva verso il bagno di servizio. “Non sei curioso di sapere cosa voglio da te?”

“Certamente!” risposi.

Tornò in salotto nascondendo qualcosa dietro la schiena. “Ieri, mentre rovistavo nell’armadietto in cerca dell’enteroclisma, ho trovato questo…” continuò mostrandomi lo strap on di mia moglie. “…suppongo Sandra lo usi su di te, giusto?”

“…effettivamente sì!” risposi.

“Fantastico! Muoio dalla voglia di provarlo…su di te! E tu, ieri sera, hai accettato!”.

“Certo, ormai ho accettato…non posso mica tirarmi indietro!” risposi ironicamente.

“No! Non puoi!” disse lei seriosamente. “Ovviamente prima di inziare dovrò farti un clistere…sai, per evitare sgradevoli sorprese…”

“…E No! Il clistere stasera no! Me lo hai già fatto ieri, sono pulitissimo!” obiettai con forza.

“Poche storie! Non vorrai mica rovinare la mia prima volta! Su…in camera! Spogliati e aspettami lì!”

Obbedii seguendo alla lettera la linea d’azione decisa in precedenza. Andai in camera. Mi spogliai e mi sdraiai pancia in giù su letto. Arrivò dapprima con l’attaccapanni del bagno. Vi appese la sacca stracolma di acqua fumante. Uscì di nuovo per qualche minuto. L’attesa di ciò che stava per accadere mi aveva fatto eccitare in maniera incontrollabile. Tornò indossando soltanto lo strap on. Era la prima volta che la vedevo nuda. Un po’ diversa da mia moglie. Era più burrosa con qualche curva in più. La carnagione leggermente ambrata e la pelle liscissima, Il seno ancora tonico, malgrado le dimensioni. Fantastica!

“A quattro zampe!” mi ordinò. Eseguii svelando un’erezione marmorea. Posizionò degli asciugamani sotto la mia pancia.

“‘Però! Vedo che gradisci il mio vestitino!” commentò. Con la solita risolutezza mi lubrificò per bene. Mi penetrò con l’indice e ravanò per qualche minuto. Il mio pene cresceva sempre di più. Se ne accorse ed estrasse il dito e inserì immediatamente la cannula che accolsi con un gemito di piacere. Stantuffò una decina di volte e aprì il rubinetto. Mi incoraggiò a sdraiarmi a pancia in giù sul letto spingendomi con la mano che teneva la cannula saldamente inserita. Con la mano liberà afferrò il mio uccello senza scuoterlo. Al solo contatto con la sua mano un primo fiotto di sperma fuoriuscì. Non riuscii più a controllarmi e venni copiosamente sulla sua mano e sugli asciugamani accompagnando l’orgasmo con movimenti sfrenati del bacino. Lei continuava a tenere la cannula evitando che uscisse fuori a causa delle contrazioni causatemi dall’eiaculazione. Fu un orgasmo sbalorditivo. Poi la sua voce mi ricondusse alla realtà:

“2 a 0 per me Cognatino!” disse maliziosamente. “Su che il clistere è appena iniziato!”. Scattò una foto con il telefono. Ovviamente non protestai.

La cannula all’improvviso iniziò a darmi fastidio. In più il liquido che mi entrava dentro sembrava l’alluvione del Vajont. Iniziarono i crampi.

“Quanto manca?” chiesi.

“Circa metà!” rispose lei. Guardai allo specchio e vidi che la sacca era piena quasi per tre quarti. Lei accorgendosi del disagio mi fece nuovamente mettere carponi. Riprese a stantuffare con la cannula. Ammirai la scena dallo specchio. Sottomesso da mia cognata, costretto a subire un poderoso e doloroso clistere con la consapevolezza che dopo lei, dominatrice assoluta, mi avrebbe sodomizzato con quel fallo nero legato in vita che mostrava con fierezza. I miei sensi erano confusi.

Dopo alcuni interminabili minuti il supplizio terminò e corsi in bagno. Mi svuotai e mi lavai con cura. Tornai in camera rassegnato al mio destino. Mi sentivo esausto. Mi misi sul letto a fianco a lei.

“Sono pronto!” dissi senza troppa convinzione.

“Che fretta c’è! Rilassati, vieni qui!”. Mi girai a pancia in giù. Lei inziò a massaggiarmi prima le spalle, poi la schiena, i piedi, le caviglie, le cosce ed infine i glueti. Mi cosparse di olio e concentrò gradualmente il massaggio verso il suo obiettivo. Lubrificò generosamente. Si sedette sulle mie gambe. Iniziò a muovere sinuosamente avanti e indietro il suo ventre sulle mie natiche. Sentii la sua figa completamente bagnata. Mi penetrò prima con un dito, poi con due ed infine con tre. con una mano afferrò il mio uccello risvegliatosi dalla catalessi in cui era caduto poco tempo prima. Inizio a scuoterlo mentre con le dita premeva sulla mia prostata. In un attimo ero nuovamente sul punto di venire.

“Muoio dalla voglia di sodomizzarti. Dimmi che lo vuoi anche tu!” mi disse lei.

“Lo voglio!” risposi.

“Lo vuoi…cosa?”

“Inculami!!!” gridai “mettimelo nel culo!”

“Brava la mia puttanella! Come vuoi tu! adesso ti sfondo per bene!!”. Appoggiò la punta dello strap on al mio sfintere, allargò con le dita e mi penetrò in un sol colpo. Un fitta lancinante mi fece urlare di dolore. Tentai di sottrarmi alla penetrazione ma in quella posizione non avevo vie di fuga. Lei mantenne qualche secondo il fallo dentro di me senza muoverlo. Improvvisamente il dolore si trasformo in piacere. Iniziai a muovermi con il bacino per facilitare la penetrazione. Lei se ne accorse e iniziò a fottermi forsennatamente. Si sdraiò completamente su di me poggiando i suoi capezzoli turgidi sulla mia schiena e mordicchiandomi i lobi dell’orecchio. Non riuscii a resistere e venni improvvisamente ululando di piacere. Mi svuotai fino all’ultima goccia godendo come mai mi era capitato in precedenza. Infine mi arresi inerme.

“3 a 0 per me!” disse lei continuando a incularmi. Aveva diminuito solo l’intensità delle spinte.

“Time out?” Chiesi io.

“No caro cognatino stasera la prendi nel culo fino a quando non vengo anch’io!”.

Continuò a possedermi per ore. Di tanto in tanto cambiando posizione approfittava per lubrificarmi. Sul 6 a 0 mi concesse una piccola pausa per rinfrescarmi. Alla ripresa venne dopo un paio di minuti mentre mi stava montando a pecorina. Il suo orgasmo durò tantissimo e fu preceduto solo di qualche secondo dalla mia settima eiaculazione, la quinta della giornata.

Cademmo stremati sul letto. Mi baciò in bocca dicendo: “Bravo Cognatino! Cena e poi…secondo round!”

“Cosa?”

Dopo cena capii che non scherzava. Fortunatamente ebbe tre orgasmi multipli. Il mio pisello ormai era grande quanto un fagiolino. Chiudemmo la serata sul punteggio di 8 a 5. Fui tentato dal chiamare i pompieri per spegnere le fiamme divampate nel mio orifizio anale. L’incendio mi tenne compagnia per tutta la notte e per tutto il giorno successivo, malgrado la pomata che la dolce cognatina mi spalmò con amorevole cura, ei tre clisteri di camomilla che mi fece per lenire l’irritazione.

Dopo quella sera non ero più tanto sicuro del fatto che il mio culo appartenesse a mia moglie.

per suggerimenti e critiche scrivetemi su en6simon@hotmail.com

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