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Trio

esibizionismo

By 21 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019One Comment

Lo vidi per la prima volta mentre passeggiava con una bici rossa mezza arruginita, non lo conoscevo anche perchè manco dal paese da molto tempo, anche se ci torno ogni anno per il periodo delle ferie.
Io sono Nina, vivo in Germania e. con mio marito Francesco e mio figlio Dorian, anche quest’anno sono qui a Gallipoli a godermi il meritato riposo estivo.
I miei genitori hanno ereditato una casa vicino al mare in localit’ Mancaversa e noi la utilizziamo per le vacanze.
é una casa vecchia e ha spesso bisogno di manutenzione perci’ Francesco ogni anno ha il suo daffare a trovare degli operai che lo aiutino.
Proprio per questo spesso si rivolge ad alcuni suoi amici d’infanzia che gli danno una mano.

Quella mattina, Francesco stava organizzando con Maurizio e Gianni ( i suoi amici) su cosa e quando intervenire, le pareti dovevano essere pitturate cos’ come le finestre e anche fuori c’erano delle crepe che dovevano essere riparate.
Con Dorian ce ne andammo al mare, in localit’ lido Pizzo dove c’è fra l’altro una splendida spiaggia e che io puntualmente evito, perché troppo affollata.
Il litorale del Pizzo e bellissimo, non c’è spiaggia per’ la natura é rimasta intatta, nell’aria si respira il profumo delle piante di rosmarino selvaggio e naturalmente del mare.

Io amo questo posto, una stradina vecchia piena di pietre e sabbia, costeggia il mare fino ad arrivare alla baia del Pizzo dove c’è la spiaggia e si pu’ vedere tutta la costa sud di Gallipoli.
Altra cosa che mi piace e che, siccome é un po scomodo arrivarci, il posto non é molto affollato, cos’ posso prendere il sole in pace a volte anche in topless.
Di tutt’altro parere é Dorian, e per farlo venire gli ho dovuto raddoppiare la paghetta settimanale, anticipata!.

Andammo in macchina fino a un certo punto poi proseguimmo a piedi per qualche centinaio di metri.
Ci fermammo in un bel posto, abbastanza isolato, stendemmo gli asciugamani dove gli scogli erano pi’ lisci e andammo a fare il bagno.
Dopo un p’ io uscii e mi andai a sdraiare al sole mentre Dorian rimase a nuotare e fu proprio in quel momento che pass’…., con quella vecchia bicicletta in direzione della baia .
Lo guardai di sfuggita senza soffermarmi d’altra parte non c’era nessuna ragione per farlo, fino a quel momento era un perfetto sconosciuto.

Presi un fotoromanzo dalla borsa, l’avevo appena aperto quando mi accorsi che stava ritornando indietro, mi incuoriosii un p’ e cominciai a seguirlo con lo sguardo.
Notai che aveva una maglietta marrone abbastanza larga e lunga, aveva un cappellino da baseball chiaro, sembrava alto sopra il metro e ottanta ma era molto magro.
Tutte queste riflessioni sarebbero finite nel dimenticatoio se fosse passato dritto senza rivederlo pi’, invece mentre ero li a guardarlo, arrivato all’altezza dove io ero sdraiata si sollev’ la maglietta scoprendo lo slip da bagno che aveva sotto e’.la punta del pene che usciva fuori.
Tardai a distogliere lo sguardo, non mi sembrava vero, lui continu’ a pedalare fermandosi ad una ventina di metri di distanza.
-che cavolo combina quello l’- pensai continuando ad osservarlo.
Per quello che riuscivo a vedere mi sembr’ un giovane sui venti venticinque anni, si sedette su uno scoglio volgendo lo sguardo verso di me.
Dorian usc’ dall’ acqua, prese una bottiglia d’acqua dalla borsa dissetandosi, poi venne a stendersi accanto a me.

Il giovane cambi’ posto sedendosi pi’ vicino, dimezzando la distanza, e devo dire che cominciai ad allarmarmi, mi guardai in giro non c’era nessun altro, si intravedeva qualche ombrellone ma erano troppo lontani.
Dorian si gir’ a pancia in gi’ a per prendere il sole alla schiena, io mi ero messa a sedere e lo osservavo pronta a scattare.
Vidi che aveva messo la mano sotto la ,aglietta e la muoveva.
Distolsi lo sguardo e chiamai Dorian, gli dissi di prepararsi che andavamo via, intanto con la coda dell’occhio vidi che anche lui si era alzato.
Il cuore si ferm’ per un attimo poi lo vidi dirigersi verso la bicicletta salire e andarsene.

Era quasi ora di pranzo quando arivammo a casa, Francesco and’ alla rosticceria che distava un centinaio di metri e compr’ un pollo arrosto, io intanto preparai un po d’insalata e accontentammo gli stomaci, poi ci andammo a stendere per il riposino pomeridiano.
Non dissi niente a Francesco di quello che era successo, pensavo di non rivedere pi’ quell’individuo e quindi non valeva la pena allarmarlo.
Per’ ci ripensavo, l’emozione nell’esibirsi l’avevo provata, i battiti del cuore che accellerano, una scarica di adrenalina che arriva direttamente al cervello, ti senti avvampare in mezzo alle gambe e onde di secrezione ormonale fuoriescono dalla fessura infradiciandoti le mutandine.
Mi stavo eccitando, mi voltai verso Francesco che si era addormentato e in silenzio infilata una mano negli sip mi masturbai.

Verso le cinque mi alzai presi dal congelatore il caffé che avevo appositamente preparato la mattina e lo versai nei bicchieri,e andai da Francesco.
Bevve il caffe poi mi disse
-gli operai verranno dopodomani, e forse dovranno ritornare per qualche ora il giorno successivo-
-a che ora iniziano?- chiesi
-alle sei ma non c’è bisogno che ti alzi cos’ presto in camera da letto possono lavorare dopo-
Mi arrabbiai, prendendomela anche con i miei genitori che non si preoccupavano della casa, che noi eravamo in ferie.
-su amore non ti arrabbiare la casa é ormai nostra e quindi é compito nostro occuparcene-
-hai ragione per’ ho anche voglia di passare un po di tempo da sola con te –
-Ti prometto che domani staremo tutta la giornata insieme-
L’indomani, di parola, Francesco mattiniero si alz’ per primo e prepar’ la colazione, Dorian rimase a dormire, e noi dopo mangiato ce ne andammo insieme al mare.
Qualcosa mi spinse a voler tornare allo stesso posto del giorno prima, cos’ convinsi Francesco a portarmici, con lui non avevo paura ed ero curiosa di vedere se quell’individuo si fosse fatto rivedere.

Entrammo in acqua giocammo un po a spruzzarci poi si avvicin’ ed iniziammo a baciarci lui
si schiacci’ col bacino facendomi sentire la virilit’
-ma che cattivo che sei- dissi allungando una mano e accarezzandolo
-uhmmmm continua, mi piace,.. dai, prendilo in mano-
.-e no adesso basta non essere egoista-
Avevo pronunciato l’ultima frase quando lo vidi,,, si era seduto nello stesso posto e ci stava osservando.
Tolsi la mano automaticamente non sapevo da quanto tempo era l’ a spiarci, e cosa avesse visto.
-stai fermo che abbiamo visite- gli dissi divincolandomi
-Pensavo e ne fossi accorta e un bel p’ che ci sta guardando-
-Francé sei un porco, hai lasciato che ti toccassi sapendo che ci stava guardando,forse é per questo che ti sei eccitato-
-Ma no che dici sei tu che mi ecciti, sei cos’ sexy ‘
-bugiardo, dai forza, andiamo ad abbronzarci un p’ ‘

Ci stendemmo, mi misi a pancia in gi’, presi il libro che mi ero portata appresso, era un’opera di ken Follet ,Mondo senza fine, lo aprii alla pagina contrassegnata dal segnalibro, ma non riuscivo a concentrarmi e alla fine il mio sguardo vag’ verso di lui.
Lui se lo stava massaggiando da sopra il costume e appena si accorse che lo stavo guardando lo tiro fuori.
Anche se stavo abbastanza lontana vidi che era di notevoli dimensioni, anzi era veramente grosso.
Si cal’ la maglietta nascondendolo mi girai e vidi che Francesco si era messo seduto, disse
-Forse é meglio mettersi un p’ di crema protettiva sento il sole che comincia a pungere-
Forse non si era accorto di niente, gli spalmai la crema dappertutto poi fu il suo turno, inizi’ dalla schiena, aveva le mani cos’ leggere e calde che mi stavo lentamente eccitando.
Mi slacciai il reggiseno, Francesco cominci’ a spalmare la crema sulla schiena, io guardavo verso il giovane che si limitava a osservarci.
-Hai visto come ti guarda quello?,,, ti sta mangiando con gli occhi, ora gli vado a chiedere cosa vuole-
-no Francé non sta facendo niente di male, lascialo guardare, tanto lo so che ti piace-
Francesco sussult’ alle mie parole, gli tremavano leggermente le dita mentre i suoi massaggi cominciavano a diventare carezze, arrivando ad infilarsi dentro lo slip accarezzandomi il culo.
-non credo di aver bisogno di crema protettiva sul sedere- dissi
-allora girati che te la spalmo davanti-
-allacciami il reggiseno-
-fallo da sola-
-e va bene- e cos’ dicendo mi girai, le tette libere alla vista con i capezzoli eretti e duri per l’eccitazione
-sei uno spettacolo- disse – mi fai morire, senti come é duro-, continu’ prendendomi una mano e portandosela sul pene.

Glielo accarezzai da sopra gli slip, intanto sbirciavo il nostro vicino che a sua volta se lo stava lisciando.
Francesco cominci’ a spalmarmi la crema,i soffermandosi sulle tette stringendomi leggermente i capezzoli, il porco sapeva il mio punto debole, e mi stava cucinando per bene, se prima era solo calore adesso mi sentivo la fica in fiamme, mi venne un bisogno irresistibille di urinare, mi guardai, c’era gi’ una macchia scura, stavo avendo delle perdite e dovetti stringere forte le gambe per trattenere i liquidi.
Non mi era mai successo ero eccitatissima, volevo che quello mi guardasse,volevo che mi vedesse.
-spogliami nuda, toglimi le mutandine- dissi a Francesco
-sei una troia- disse lui infilando le mani nell’elastico -cazzo sono fradicie-continu’
io mi inarcai col sedere per farle scorrere mentre guardavo il giovane che si era messo una mano negli slip.
Le mutandine calarono gi’ lasciandomi completamente nuda agli occhi del giovane che si era alzato e si era avvicinato di qualche metro, io tirai fuori il membro di mio marito duro come la pietra
-mettimelo dentro-gli dissi – fagli vedere come mi scopi-
-cazzo, sei proprio partita non mi sembri nemmeno tu-
Francesco mi venne sopra e me lo ficc’ dentro mentre lui se l’era tirato fuori e se lo stava menando.
I nostri occhi si incontrarono gli sguardi erano pieni di libidine con la lingua si umettava continuamente le labbra, gli occhi gli parlavano potevo percepire tutta la sua passione misi due dita in bocca simulando un rapporto orale, lui inarc’ il bacino come a offrirmi il membro e disse qualcosa scandendola, e dal labiale cap’i -prendilo puttana.-
Non resistetti pi’ l’orgasmo mi colp’ violento come una frustata, il basso ventre si fuse, era troppo, strinsi le cosce gridando per il piacere mentre Francesco mi stava inondando di sperma l’utero.
Venne anche lui lo sentii gemere, poi infilatosi il membro dentro gli slip senza nemmeno pulirsi scapp’ via di corsa.

L’indomani alle sei arrivarono gli operai, Francesco si era gi’ alzato,Dorian era andato a stare con i nonni, restai ancora un p’ letto poi siccome faticavo a dormire mi alzai, e, in pantaloncini e canottiera,andai in cucina a prepararmi un caffé.
C’era qualcuno che stava dipingendo sulla parete a ovest dove c’era la finestra, era Mario uno zio di Maurizio
-buon giorno, Mario- dissi entrando -come va?-
-ciao Nina , si tira avanti, nonostante qualche acciacco, purtroppo il tempo passa-
quadrandomi dalla testa ai piedi aggiunse -non per tutti per’, tu sei sempre uguale, sembra che per te il tempo non passi mai-
-grazie, sei molto bravo a mentire, senti Mario posso usare la cucina un attimo vorrei preparare il caffé-
-ma certo Nina ora ti sposto il telo –
Aveva ricoperto i mobili con un telo di plastica, era molto efficiente, sulla cinquantina e con un fisico ancora prestante ventre piatto, indossava un paio di bermuda fino al ginocchio e una maglietta bianca, in testa aveva un cappello di carta da cui lateralmente fuoriscivano ciocche di capelli grigi.
La caffettiera ronf’ segnalandomi che il caffé era pronto io riempii due tazze
-Mario fai una pausa, odio bere il caffé da sola, o forse desideri qualche altra cosa –
-un caffé va bene grazie-
– uffa, – dissi prendendo i bordi della canottiera e ventilandomi -le sette di mattina e gi’ sto caldo
Mario annui, io presi due sedie dal corridoio, nel dargli la sedia il dorso della sua mano mi sfior’ il seno proprio sul capezzolo, schermato soltanto dalla sottile stoffa.

Era stato tutto casuale e Mario forse nemmeno se ne era accorto, nonostante tutto per’ il mio corpo reag’, un brivido mi scosse.
-fai questo lavoro regolarmente d’estate?- chiesi cos’ per dire qualche cosa, sapevo che lui era un bidello della scuola media di Gallipoli
– ogni tanto quando capita aiuto mio nipote, anche per guadagnare qualche extra, purtroppo i soldi non bastano mai –
– Marisa non lavora? – esit’ quando nominai la moglie, forse non gli andava di parlarne
-ops scusami, la mia linguaccia sono cos’ invadente-
-ma no che dici, il fatto é che lei é cambiata, ormai se ne sta sempre chiusa in casa con quel, mi scusi l’espressione cazzo di computer, non fa pi’ niente, non lavora, non cucina, ingrassa sempre di pi’ mangiando porcherie e ormai non abbiamo pi’ niente in comune nemmeno la camera da letto-
Cavolo, non ci potevo credere, conoscevo poco Marisa, ma qualche volta ci eravamo trovati a casa di Maurizio e mi era sembrata a posto.
-mi dispiace, e vostro figlio Michele? –
-ormai ha ventidue anni é un bravo ragazzo sta studiando a Torino ingegneria informatica –
-ammazza un cervellone-
-gi’ é molto bravo ed é proprio da quando é andato via che Marisa si é lasciata andare-

Mi venne spontaneo accarezzargli il braccio, consolarlo, il suo sguardo si sofferm’ per qualche secondo di troppo sul seno i capezzoli reagirono diventando visibili sul tessuto.
-vedrai che le cose si sistemeranno- gli dissi poco convinta-
-mah, ci credo poco comunque io vado avanti fino a quando ce la faccio, anzi perché non venite a cena una di queste sere, forse servir’ a sviarla un p’-
-va bene, ne parler’ a Francesco-
-potremmo fare domani sera che é sabato, non abitiamo molto lontano-
-ok ti faccio sapere-
Mi piaceva stare a chiaccherare con lui il suo sguardo non stava mai fermo passando per tutto il corpo, evitava solo di fissarmi negli occhi.
-Ora devo lavorare scusami- disse, io presi le tazzine e la caffettiera per lavarle, gli passai vicino e questa volta volontariamente premetti col seno sul suo braccio i capezzoli inturgiditi si strofinarono dandomi dei brividi di piacere, mi sembr’ che lui accentuasse il contatto.
Lo osservai mentre lavorava aveva un bel culo sodo, pensai che la moglie dovesse stare proprio fuori di testa a lasciarsi andare con un marito cos’.

Francesco compr’ dei panini che imbottimmo con mortadella e provolone, birra tedesca fredda per far scendere gi’ il cibo.
Organizzai fuori nel giardino misi una tovaglia dove c’era un p’ d’ombra e ci sedemmo per terra.
Dissi a Francesco dell’invito di Mario, lui lo ampli’ includendo anche il nipote, che declin’ perché aveva gi’ un impegno.
-va bene per domani sera allora- disse Francesco.
Mangiammo e scherzammo, sembrava quasi che fossimo ad un picnic.

Finirono la giornata di lavoro verso le sette, riempii un secchio di acqua per pulire il pavimento, tutti e tre si misero ad aiutarmi.
Ero gi’ carponi a grattare via il colore secco, mi sentii osservata, sollevai lo sguardo e vidi Mario che si stava beando alla vista delle tette quasi completamente visibili dalla scollatura
-poverino- pensai ‘deve essere molto tempo che non lo fa’
riabbassai la testa, e facendo finta di nulla continuai a pulire.

Alle otto se ne andarono dovevano ritornare l’indomani avevano ancora qualcosa da fare -tre o quattro ore al massimo- disse Francesco
-e dopo a mare va bene?-
-di nuovo al Pizzo-
-e dove se no-
-ho notato che Mario ti mangiava con gli occhi-
-davvero io non me ne sono accorta-
-bugiarda gli hai messo le tette sotto gli occhi-
-beh era lui a guardarmele-
-e tu non hai fatto molto per coprirle-
Si tolse gli shorts aveva il cazzo in erezione ‘ e ora paghi pegno-
-ummmm .. mi piacciono le punizioni-
-allora vieni, lo sai cosa voglio, –
mi spogliai nuda mi inginocchiai e lo presi in mano e lo avvicinai al viso, poi lo avvolsi con le labbra mentre con la lingua gli solleticavo la cappella, stuzzicandogli il buchino con la punta mentre muovevo la mano avanti e dietro.
Lentamente accellerai il ritmo lui mi appoggi’ le mani sulla testa dettando i tempi,
lo senti pulsare, lui mi scosto la testa, e’. troppo tardi, il primo schizzo lo presi in bocca altri due getti di intensita minore si riversarono in faccia.
-cavolo Francé mi volevi affogare- dissi alzandomi e andando a pulirmi la faccia
-scusami, non sono riuscito a trattenermi-

Ci mettemmo a dormire eravamo stanchissimi tutti e due e alle sei Francesco si alz’.
Rimasi a letto riaddormentandomi erano quasi le otto quando mi alzai, ero nuda, misi un prendisole e andai a farmi un caffè prima di buttarmi sotto la doccia.
Uscii fuori stavano lavorando al muro di cinta
-Buon giorno, prendete il caffé?-
-Buongiorno Nina ,si grazie, ci vuole proprio- disse Mario.
Fecero una pausa vennero in cucina e si sedettero, versai il caffé, presi dalla credenza dei biscotti e li servii in tavola e poi mi andai a sedere sulle gambe di Francesco.

-un’oretta e abbiamo finito- disse mentre sorseggiava il caffé ‘poi andiamo a mare-
-beati voi- disse Mario -si vede che siete una bella coppia affiatata-
-Francesco é stato sempre fortunato con le donne- ribad’ Maurizio ‘sin dalle medie-
-ah abbiamo playboy allora- dissi io sarcastica
-beh senza falsa modestia piacevo- disse,mentre con la mano sinistra, nascosta alla vista dei due amici, mi accarezzava il culo.
Probabilmente si accorse che ero senza mutandine e mi diede un pizzicotto sulla chiappa sinistra, senza farmi troppo male
-anch’io avevo molti corteggiatori- dissi atteggiandomi ‘ma poi ho scelto lui e purtroppo me lo devo tenere-
intanto lui era sceso con la mano lungo la coscia arrivando all’orlo del prendisole e lo fece risalire di qualche centimetro.
Mario deglut’ , forse si era accorto del movimento visto che con i suoi occhi guizzanti si soffermava spesso sulle gambe abbondantemente scoperte.
Allargai lievemente le gambe, sentii Francesco sussultare mentre qualcosa si smuoveva dietro al sedere, si stava eccitando.
Continuava a giocherellare con il prendisole che risaliva centimetro dopo centimetro sulla coscia sinistra, Mario che si trovava da quel lato aveva ormai sicuramente scoperto il suo gioco, mi sentivo avvampare di desiderio.
-per’ devo dire che non mi sono mai pentita di averlo sposato- dissi girandomi di fronte e scoccandogli un bacio appassionato.

Andai a fare la doccia, misi il costume sotto il prendisole e quando finirono ce ne andammo al mare.
Il guardone esibizionista era l’, sembrava che ci stesse aspettando.
C’era un po di gente quel giorno, una coppia a circa una ventina di metri di distanza, un po pi’ vicini due uomini di cui uno anziano che stavano pescando.
Andammo in acqua poi Francesco disse che si sentiva stanco e che andava a prendere un po di sole.

Nuotai per un po poi tornai a riva, stavo uscendo quando mi accorsi che il giovane era entrato in acqua.
Rimasi dentro sedendomi su uno scoglio che affiorava a riva, Francesco era a pochi metri era con gli occhi chiusi.
Il giovane si avvicin’ nuotando, si ferm’ a un paio di metri, l’ il mare era profondo meno di un metro.
Si ferm’ e mi accorsi che non aveva il costume era nudo sotto il velo dell’acqua.
Mi guardai intorno la coppia era abbastanza lontana e ai due pescatori ad una decina di metri non potevano vederlo, Francesco sembrava essersi addormentato.
Il cuore mi stava battendo forte volevo andarmene, volevo chiamare Francesco, ma non feci niente rimasi li a guardarlo, gli osservai il cazzo, era veramente grosso e dentro l’acqua sembrava enorme, lui ci giocava, col pollice sulla cappella, poi si sollev’ sulle gambe facendolo uscire dall’acqua, prima met’ poi completamente inclusi i testicoli.
Io ero bloccata da quella vista, un’estraneo, che si stava esibendo con un attrezzo non indifferente, che si stava toccando davanti a me, cavolo!

-fallo anche tu- bisbigli’
‘dai allarga le gambe e toccati- che cazzo voleva adesso
-per favore- continu’ mentre iniziava a smanettarselo ‘fammela vedere-
-sei un porco schifoso- gli dissi -vattene via-
-ti prego un pochino soltanto, sei cos’ bella, ho pregato che tornassi di nuovo-
certo ci sapeva fare, allargai le gambe e come ipnotizzata infilai la mano nelle mutandine
-siiiiii siiiiiii brava cosiiiii accarezzatela ‘
ero partita
-ti pre’. prego abbassale, mostramela, fammi vedere la fica-
che cazzo stavo facendo le mani si muovevano da sole, lanciai uno sguardo verso Francesco nella speranza che si fosse svegliato ma lui continuava a dormire, infilai le dita nell’elastico e le abbassai fino a met’ coscia
-siiiii cazzo quanto sei bbona ,lo sapevo che eri una troia, mmmm masturbati insieme a me mmm ‘
era eccitante sentirlo dire tutte quelle oscenit’, il cazzo gli era diventato color rosso fuoco, avevo voglia di toccarlo, ma non osavo avvicinarmi, mi toccai la fica non l’avevo mai fatto prima davanti a un uomo, era bollente.
Lo vidi godere schizzando una enorme quantit’ di sperma, mentre l’orgasmo mi avvolgeva intensissimo.

Il giovane come l’altra volta se ne and’ lo vidi raccogliere il costuma a riva, questa volta per’ mi mand’ un bacio.
Mi lavai poi uscii dall’acqua e andai da Francesco che era sveglio e mi stava osservando.
-cavolo l’hai fatto morire a quello-
-sei un bastardo hai fatto finta di dormire per goderti lo spettacolo-
-ne é valsa la pena eri cos’ sexy e questo é il risultato- disse indicando il gonfiore inequivocabile sugli slip
-a quello c’è rimedio- dissi infilando la mano nelle mutandine e tirandolo fuori
-ci guardano- disse Francesco indicando i due pescatori che evidentemente avevano notato qualcosa si erano avvicinati di qualche metro e ci stavano osservando
– e tu lasciali guardare- dissi continuando il lavoretto di mano
A pomeriggio passammo dai miei, Dorian disse che preferiva rimanere lì a Gallipoli.
Era la festa di santa Cristina, la santa patrona di Gallipoli, una santa in teoria crudele, si dice e credo che tutti i gallipolini ci credano, che quel giorno una persona morir’ annegata, bah superstizioni.
Il corso era pieno di gente, una fila di bancarelle con tanta roba, prodotti dolciari pugliesi e non, i giochi, tombole varie e non ultimo le giostre.
Mentre passeggiavamo l’occhio mi corse su una vetrina ben decorata di una boutique, entrammo e fui presa da un vestitino color panna.
lo indossai, mi stava molto bene, era molto corto ma si adattava con lo spirito della stagione.
-sembra fatto per te- disse Francesco squadrandomi
-allora me lo regali!- gli feci con il mio irresistibile sorriso
Mangiammo un gelato poi andammo a casa, una doccia e poi ci vestimmo.
Io indossai il vestito su un completino intimo bianco, poi andammo da Mario.

La casa risiedeva alla periferia di Gallipoli in perfetto stile mediterraneo un cancello delimitava l’ingresso al giardino con un vialetto centrale, incorniciato da alcuni alberi di diversa specie, che finiva al portone d’ingresso.
Ci apri lui, la moglie era in salotto, venne a salutarci, sembrava un relitto, capelli grassi in parte bianchi indossava una vestaglia rosa.
-Visto- mi bisbigli’ Mario -l’ho avvertita che venivano ospiti e non si é preoccupata minimamente di mettersi un p’ in ordine-.
Tentai di avere un dialogo con Marisa ma lei rispondeva in monosillabi si no ecc. cos’ stanca del monologo mi allacciai a Francesco e Mario che stavano discutendo di calcio, non che mi interessi molto ma era meglio che stare a parlare con lo zombie.

Innaffiammo la cena a base di pesce, cucinato tra l’altro molto bene da Mario, con un bianco ghiacciato che andava gi’ da solo,era un vino che aveva comprato da un contadino di produzione propria, l’impepata di cozze era gustosissima, cos’ che i freni inibitori cominciavano ad allentarsi, ridevamo per niente.
Dopo cena Marisa si scus’ dicendo che non si sentiva bene e si ritir’, noi avremmo voluto andar via ma Mario insisté affinche ci fermassimo ancora un p’.
Andammo a sederci fuori al terrazzo, Mario riempi i bicchieri di vino
-brindo alla vostra salute era molto tempo che non passavo una cos’ bella serata-
-be grazie a te Mario per averci invitato, é stata proprio una cena squisita, sei veramente un bravo cuoco- dissi ‘ed il vino é traditore, mi sento gi’ mezza brilla- continuai
-é vero ‘ ribad’ Francesco ‘ scende gi’ che é un piacere, ma poi’.-
-cavolo lo sai che vi invidio?- disse e rivolto a Francesco Adv aggiunse’una vita serena, una bella moglie- fin’ la frase lanciandomi un occhiata alle gambe, Francesco se ne accorse
-beh non mi lamento- disse allungando una mano ad accarezzarmele facendo cos’ risalire il vestito fino a scoprire quasi le mutandine.
-e ci mancherebbe- replicai io fingendomi offesa
E via alle risate, Mario raccont’ qualche aneddoto divertente successo a scuola, poi fu la volta di Francesco e fra una storia e l’altra qualche sorsata dai bicchieri che Mario teneva costantemente pieni.

Cavolo ero allegra, e ormai inibita, allargai le cosce mostrandogli quello che aveva tentato per tutta la serata di vedere, sentivo il suo sguardo penetrarmi, mi accarezzai.
Feci uno sforzo alzandomi per tentare di smaltire camminando un po, lui chiese se prendevamo il caffé e al segno affermativo di Francesco and’ in cucina io girai un po in giardino poi lo segu’.
Giunta in cucina sbandai, e mi appoggiai alla parete.
Mario corse subito a sostenermi
-che c’è Nina ti senti male-
-ma no, un giramento di testa sicuramente il vino-
Mario per sostenermi mi aveva afferrata con la mano sinistra dietro la schiena e messo l’altra mano sotto il braccio destro, con il palmo che premeva sulla curva del seno
-adesso va meglio-dissi, tentando di ritrarmi indietro, lui mi trattenne e cominci’ a muovere circolarmente la mano destra sino ad abbrancare tutto il seno ed a pizzicarmi dolcemente il capezzolo, che reag’ indurendosi.
Brividi mi percorsero il corpo piegai la testa all’indietro abbandonandomi un po, lui ne approfitt’ subito mettendomi le mani sui fianchi e attirandomi verso di lui facendomi sentire la virilit’ sulla pancia, mi baciò sul collo leccandomi il lobo dell’orecchio, poi pose le mani sul sedere stringendomi le chiappe.
Scese con le mani sulle cosce risalendo sotto la gonna tentando di infilarle sotto le mutandine, mentre si sfregava il membro sul corpo

Fortunatamente il brontolio della caffettiera ci richiam’ alla realta, lo allontanai era sconvolto,
-scusami- disse, io gli accarezzai il viso, mi sembr’ che un pizzico di rossore gli invadesse le guance.
Ci gustammo il caffé quasi in silenzio, Mario non mi staccava gli occhi dalle gambe che io continuavo a muovere in continuazione.
Tirava un vento di scirocco caldo e umido ero accaldata, e non solo per colpa del vento.
L’ebbrezza dovuta al vino insieme alle carezze di Mario mi avevano messo in uno stato di eccitazione che non tendeva ad attenuarsi, mi strinsi forte a Francesco e lo baciai appassionatamente sulla bocca.
Le lingue si intrecciarono, Francesco mi accrezz’ sulle gambe risalendo fino all’inguine
-mmmm Francé ho voglia di sentirlo dentro- gli bisbigliai nell’orecchio mentre gli appoggiavo la mano sul membro, massagiandolo.
Mario si alz’ e si avvicin’ sedendosi accanto a me e timidamente poggi’ la mano su una gamba e me la accarezz’.
Mi stavo sciogliendo come burro al sole, allargai le gambe per quanto il vestito lo permetteva le mutandine ormai zuppe si stavano infilando tra le labbra gonfie della fica.
-ummm fa troppo caldo qui- dissi alzandomi ‘e meglio se mi alleggerisco un p’-
Presi Mario per la mano
-vieni, aiutami a spogliarmi-
Mario apr’ la cerniera del vestito, che lasciai scivolare lungo il corpo, e mentre Francesco osservava eccitato, senti le dita che tremanti armeggiare sul reggiseno riuscendo dopo vari tentativi a sganciarlo.

Mi girai di fronte a lui gli presi le mani e me le poggiai sul seno lui lo accarezz’ soffermandosi sui capezzoli, ondate di piacere mi colavano gi’ lungo l’utero
-finisci l’opera- gli dissi e lui si inginocchi’ avvicinandosi con il viso e afferrato l’orlo mi tir’ gi’ le mutandine.
Sentii sopraggiungere l’orgasmo, gli afferrai la testa e quando senti la sua lingua leccarmi la fica mi lasciai andare godendo a lungo e intensamente
Lo sollevai baciandolo sulla bocca ritrovando il sapore un p’ dolciastro dei miei umori.
Gli tolsi la maglietta e i pantaloni volevo vedergli il cazzo, lo volevo toccare, fargli provare quello che aveva fatto provare a me.
Lo feci sedere su una sedia mi inginocchiai e messe le mani negli slip glielo tirai fuori, Francesco intanto venne dietro di me e mi accarezzo il culo stuzzicandomi con un dito il buchetto pi’ piccolo.
L’asta di Mario pulsava, potevo sentire le vibrazioni che emanava, ingorda abbassai la testa imboccandola, poi leccandola, poi imboccandola ancora, lo guardai negli occhi mentre succhiavo sembrava in estasi.
Francesco intanto si era spogliato e adesso premeva con il membro sullo sfintere che, lubrificato ad arte, si stava lentamente dilatando, riuscendo ad entrare con la punta.
-eh no pensai- tentai di divincolarmi, ma lui tenendomi ferma con forza sui fianchi forz’ l’entrata e per la prima volta in vita mia mi senti un corpo estraneo nel culo.

Riuscii a trattenere un grido di dolore mentre Francesco accarezzandomi la fica dolcemente inizio a muoversi dentro avanti e dietro piano, poi pi’ forte; cavolo il retto mi bruciava, un’emozione nuova di dolore e piacere si fusero insieme e mentre succhiavo il cazzo di Mario ebbi un’altro orgasmo intenso come il primo.
Continuai a succhiare e a smanettare, mentre Francesco aumentava l’intensit’ dei colpi, sembrava volesse sfondarmi,vennero poi quasi all’unisono innaffiandomi di seme, Francesco urlando di piacere lo sfil’ all’ultimo momento spruzzandomi la schiena mentre Mario incontrollato mi allagò la faccia.

Mario ci invit’ a fare la doccia, e specialmente io gliene fui grata, disse che era stata veramente una serata indimenticabile.
Andammo a casa, mi faceva veramente male il sedere, non me la presi con Francesco, tutto quello che era successo l’avevo voluto io e poi, da allora il porco ne ha approfittato spesso, confessandomi che, aveva sempre avuto voglia di farlo, anche se la paura di farmi male l’aveva bloccato. -Forza pigrone lo sai che giorno é oggi, si sposa tua nipote Laura e ci dobbiamo preparare, su alzati
Mi prese per il polso trascinandomi addosso -lo senti, é duro come il marmo, puoi fare qualcosa per lui?-
riusc’ a svincolarmi -niente da fare é tardi e dobbiamo fare ancore un sacco di cose, su, alzati e vatti a fare una doccia fredda-
Francesco si alz’ di malavoglia, l’uccello duro nonostante l’uso della sera precedente e di quella prima ancora, il porco tentava ogni volta di ripetere l’esperienza fatta da Mario e di mettermelo nel sedere senza riuscirci visto che al solo contatto provavo ancora dolore.

Con affanno riuscii a smuoverlo, svegliai anche quel pigrone di Dorian, ci vestimmo, io andai dal parrucchiere ed anche loro andarono a farsi belli .
Ci ritrovammo dopo un’ora a casa, Dorian era andato via, Andrea era passato a prenderlo.
Chi non conosce la mentalita delle donne di questa terra dovrebbe sapere che per queste occasioni non badano a spese, i vestiti devono essere firmati, con prezzi esorbitanti ed anche io non feci eccezione a questa regola avevo preso un Valentino in seta ,lungo, rosso scarlatto, attillato sui glutei, spalla scoperta, scollatura ardita, li tutto coperto da una giacchettina di tulle nera trasparente.
-Sei cos’ elegantemente sexy, farai fare brutta figura alla sposa-
-non dire scemenze ed aiutami con la cerniera piuttosto-
si avvicin’ e mi accarezz’ le spalle nude provocandomi mio malgrado dei brividi di piacere
-non fare lo scemo é tardi-
-vedo che la biancheria latita- disse tirando gi’ la lampo del vestito-
-spero non ti dispiaccia- mi voltai guardandolo con aria sfrontata’a vederti non si direbbe-
-hai un corpo da sogno perché nasconderlo-
-porco-
aveva infilato le mani palpandomi i seni pizzicandomi i capezzoli mentre tirandomi a se ader’ col bacino, cavolo mi stavo infiammando ma purtroppo era veramente tardi, lo spinsi all’indietro con un colpo di sedere.
-ti ho detto che é tardi e non voglio fare la figura di quella che arriva per ultima, tirami su la lampo per favore-
-e va bene mi hai convinto- fece dandomi una pacca sul culo.

Arrivammo in chiesa per fortuna prima della sposa, rividi Andrea che si illumin’ appena si accorse di noi, ci abbracciammo baciandoci sulle guancie, era cambiato , molto pi’ sicuro di se, sembrava molto pi’ uomo, con quel vestito scuro e il volto abbronzato era veramente bello.
Mi sentivo orgogliosa di aver avuto qualche merito in questo, ma anche lui aveva avuto un ruolo molto importante nella mia vita, aveva aperto uno spiraglio che io avevo subito trasformato in un portone.
La sposa arriv’ fu pronunciato il fatidico si e poi in macchina destinazione villa Elda, una villa ristrutturata a ristorante immersa nel verde.
Mangiammo gli antipasti all’aperto poi entrammo in sala ricevimento c’erano diversi tavoli. ed ognuno di noi aveva il suo posto segnato con una targhetta
Al nostro tavolo c’era la sorella di Francesco, Margherita con il marito Nunzio e le sue due figlie.

Mia cognata Margherita era la pi’ giovane dei tre fratelli, si era sposata giovanissima, ora aveva trentanni con due figlie ed era un po succube del marito Nunzio dieci anni pi’ vecchio che con lei si comportava da classico padre padrone e questo dava tremendamente fastidio a Francesco anche se non lo lasciava mai trasparire.
D’altra parte se lei era infelice non lo lasciava vedere, ammirava il marito e accettava tutto quello che le diceva senza batter ciglio anche se a volte era davvero umiliante.
Per il resto lui era simpatico, socievole con tutti, mi piaceva molto come si esprimeva come riusciva a calamitare l’attenzione del gruppo.
Era un bell’uomo, ben fatto fisicamente, alto, forse un po pienotto, con quell’aria furba da vecchio marpione, evitavo di dargli troppa confidenza sapendo quello che pensava di lui Francesco , ma mi attraeva molto.
C’erano pi’ di 150 persone invitate e come pronosticato da Francesco attiravo l’attenzione dei maschietti come il miele per le api, ne avevo sempre intorno due o tre, parenti di Francesco zii, cugini, a complimentarsi per la mia eleganza e bellezza, in particolare la combriccola del tavolo adiacente al nostro dove c’erano due cugini di Francesco, Quintino e Giovanni fratelli e scapoloni convinti, che mi avevano incollato gli occhi addosso e non solo quelli, visto le toccatine e le strusciatine apparentemente innocenti mentre prendevamo gli antipasti.
Lo feci notare a Francesco ma lui mi rispose che erano innoqui mah!…

Mangiammo davvero molto bene, servizio impeccabile, bevemmo anche molto poi ci fu la girandola dei brindisi e devo dire che l’allegria non mancava.
Mio cognato Nunzio, seduto accanto a me, parlava in continuazione, gesticolando continuamente per aumentare l’attenzione di chi lo stava ad ascoltare, mi coinvolse direttamente toccando il tasto del ruolo della moglie in una coppia e gli spiegai chiaro e tondo che io ero caratterialmente diversa da Margherita e che non avrei mai sopportato un comportamento come il suo.
-tu non sai di quello che parli, non ci conosci, perci’ non puoi giudicare-
-io so quello che vedo e penso che a volte esageri un p’-
-se tu fossi al suo posto puo essere certa che ti tratterei diversamente-
mi girai verso Francesco aspettandomi che fosse lui a rispondergli per le rime ma lui stava tranquillamente chiaccherando con il cugino Giovanni, ritornai con lo sguardo verso Nunzio
-chi ti dice che io vorrei stare al suo posto- gli dissi quasi in segno di sfida
-tu hai tanto carattere quanta bellezza e al posto di Francesco starei molto attento-
-so difendermi da sola- gli mostrai le unghie ben curate ma anche molto affilate
-devo stare attento?- risi
-non sei mica una minaccia, siamo cognati o l’hai dimenticato-
avvicinandosi all’orecchio mi sussurr’
-stasera devo fare proprio uno sforzo per non farlo-
-significa che le altre sere non ti piaccio?-
-certo, ma stasera me lo hai fatto venire duro solo a guardarti-
mi zittii non risposi alla sua provocazione chiusi il discorso senza commentare, dentro di me quelle parole mi facevano un enorme piacere, ma non volevo provocarlo ancora di pi’ sarebbe finita male.
Finito il pranzo gli sposi aprirono le dance con un valzer poi un turbinio di inviti dove fummo coinvolti anche io e Francesco. Quintino fu il pi’ lesto di tutti ad invitarmi, mi arpion’ stringendomi verso di lui:
-sei cos’ leggera che mi sembra di ballare da solo- era veramente bravo nel valzer, io un po meno, il mio amore era tutto per i balli latini,
-grazie, anche se non é vero, lo so che sono un po goffa-
-goffa tu- e via un sacco di complimenti, ero la pi’ bella, che se fossi stata libera non avrebbe perso tempo a portarmi dal prete e via cos’, per fortuna il valzer fin’ e mi accompagn’ al tavolo.
Francesco rimase in pista, il musicista, un cantante solista che si accompagnava con la tastiera, improvvis’ vagabondo dei Nomadi e Nunzio approfittando della sua assenza mi invit’ a ballare
-perché non balli con lei invece- gli sussurrai indincandogli Margherita
-è te che voglio e desidero ardentemente ballare –
il doppio senso era inequivocabile, mi desiderava, rimasi per un attimo indecisa sapevo che in quel momento lui non era sobrio e cher questo poteva comportare dei guai, ma stare tra quelle braccia, dopo quello che mi aveva detto, avevo proprio voglia di farlo perci’ allungai il braccio, lui mi prese la mano e mi trascin’ in pista in quel momento stracolma.

Mi prese tra le braccia, era alto quasi un metro e novanta, sembrava un gigante vicino a me, sentivo il suo respiro sulla nuca con le mani mi accarezzava la schiena, leggero , impercettibile, rabbrividivo di piacere, mi avvicinai lentamente aderendogli contro lui mi baci’ i capelli, mi strinse verso di se facendomi sentire la sua virilit’.
-se non fossi mia cognata ti porterei fuori e ti scoperei fino a sfinirmi e a sfinirti-
-se non fossi mio cognato ci sarei venuta molto volentieri- ribadii muovendomi sensualmente con il corpo contro di lui che sembr’ gradire molto
-cazzo, sei un vero pezzo di femmina, mi fai salire il sangue in testa – inspiro profondamente con il naso lungo la scollatura,
-ti piace il mio profumo?-
-mi piace il tuo odore, il profumo del tuo corpo, un profumo di femmina in calore-
cavolo era vero ce l’avevo in fiamme e il fatto che potesse sentirlo mi attizzava ancora di pi’, avevo una pazza voglia di scandalizzarlo
-sotto sono nuda e calda forse per questo riesci a sentirne l’essenza-
non comment’ ma cap’ dal movimento della mano che se ne stava accertando tastandomi con la mano sul sedere
-Mi sarebbe piaciuto molto fartela assaggiare, ma temo che per’ ti dovrai accontentare solo del profumo caro cognatone, anzi é meglio che ci scostiamo un p’ tua moglie ci sta guardando-
-quella troia ci gode ad essere umiliata- rimasi perplessa, sembrava sincero eppure la conoscevo da tanti anni e….
-le piace quando la tratto male, specialmente in pubblico solo cos’ riesce a essere soddisfatta sessualmente-
cavolo una pervertita, se me lo avesse detto in un altro momento non ci avrei mai creduto ma adesso con i sensi appannati dall’alcool e dall’eccitazione siii, ci credevo e questa cosa stranamente mi eccit’ ancora di pi’,
-se le piace cos’ tanto forse dovresti andare da lei e dirle che me la vorresti leccare, chissa come ci godrebbe-
-mmmmm Nina mi fai morire, adesso non me ne fotte un cazzo di lei-
continuai incurante di quello che diceva, capivo dal modo in cui si strofinava che era partito e niente l’avrebbe fermato in quel momento, mi avvicinai con la bocca al suo orecchio
-forse me lo dovresti mettere davanti a lei e fottermi fino a farmi g…..-
fu colto dagli spasmi cap’ che stava godendo, anche se tentava di controllarsi mi attir’ forte a se schiacciandomi fino a farmi male, una coppia che stava ballando vicino a noi si ferm’ chiedendogli se si sentisse male, lui superato il momento rispose con voce tremolante
-nnno nien…niente va bene non vi preoccupate sto bene, ora mi vado a sedere –
andammo al tavolo io mi sedetti lui and’ in bagno, Margherita aveva sicuramente percepito qualcosa ma non disse niente anzi sembr’ che mi guardasse con approvazione, sicuramente niente aveva percepito Francesco che ritorn’ dopo qualche minuto, mi guard’ in volto e vedendomi strana scambi’ la mia eccitazione per arrabbiatura pensando che ce l’avessi con lui.
Lo abbracciai baciandolo sotto gli occhi un po sbigottiti della sorella.

Finita la festa, tornammo a casa, era l’una di notte, Dorian stanchissimo and’ subito a dormire io proposi a Francesco di andare a fare una passeggiata.
C’era ancora un po di gente qualche coppietta, dei ragazzi che chiaccheravano e con toni anche abbastanza alti facevano dei commenti su di me, colpa mia visto come ero vestita, ce ne andammo gi’ in spiaggia, e nonostante sentissi ancora il rumore delle loro voci mi tolsi il vestito rimanendo nuda.
-ti voglio ora, ficcamelo dentro-
– ma quei ragazzi possono scendere gi’ e vederci-
-ti prego ne ho voglia- gli presi la mano e me la misi in mezzo alle gambe
-lo senti come sono bagnata non farmi aspettare altrimenti vado da loro, cos’-
-e ne saresti davvero capace- disse sbottonandosi i pantaloni e tirandoselo fuori, lo spinsi per terra e gli sal’ sopra impalandomi, quasi con violenza, avida e, pensando solo al mio piacere, godetti intensamente inondandolo di umori.
Anche lui venne subito dopo schizzandomi in pancia il suo seme.

buona notte
Nina Parcheggiai la macchina vicino alle prime baracche, era ancora presto e non c’era ancora affollamento, lo preferivo, mi piaceva chiaccherare con i commercianti i quali avevano tempo da dedicarmi, mi chiamavano
-bella signora venga a vedere, si avvicini, é tutta roba bella, tutta roba italiana DOC e non cinese-
io mi avvicinavo, spulciavo e spesso si trovavano anche delle belle cose ad un ottimo prezzo.
Comprai subito alcune cose che dovevo portarmi in Germania e le depositai in macchina, tornai e mi avvicinai ad una bancarella di borsette, molte belle, alcune di ottima qualit’, quando vidi passare il giovane esibizionista, lo guardai cercando e incontrando i suoi occhi , lui mantenne lo sguardo per qualche secondo poi si gir’ e and’ via.
Un po delusa lo seguii con lo sguardo fino a perderlo di vista
-chissa chi é- pensai, ormai quel tipo mi incuriosiva e un p’ mi emozionava visto la tremarella che mi era venuta alle gambe.
Il mercato andava pian piano affollandosi, stavo per andar via quando notai, appeso ad una bancarella, un completino composto da una gonna nera a pizzo e da una camicetta verdone brillantata, bello da indossare nelle serate di salsa.
Stavo toccando la stoffa quando qualcuno dietro di me mi sussurr’ nell’orecchio facendomi sussultare
-hai veramente un buon gusto, scommetto che ti starebbe d’incanto-
mi girai e vidi il giovane , forse mi aveva seguita. Rimasi per qualche secondo in silenzio, tante domande mi frullavano nella mente, lo guardai negli occhi cercando di apparire scocciata,
-parli con me?-
-si direi proprio di si, perché non lo provi? –
-perché invece non mi dici chi sei, e cosa vuoi da me-
-Potresti andare dietro alla baracca non ti vedrebbe nessuno, comunque io sono Angelo e da te ho gi’ avuto tanto,sei la donna pi’ sensuale che abbia mai conosciuto-
-potrei chiamare la polizia, lo sai che quello che fai va contro la legge-
-spero che tu non lo faccia io non faccio del male e mi é sembrato che un p’ ti piacesse guardare-
-va bene non chiamer’ le guardie ma tu te ne vai adesso-
-ti prego nessuno mi ha mai fatto eccitare come te basta guardarti e mi viene duro, come adesso-
con la mano tracci’ sui pantaloni la forma della cosa che aveva tra le gambe
-sei un porco depravato c’è pieno di gente –
-In questo momento farei qualsiasi cosa pur di guardarti mentre indossi quel vestito-
Cavolo mi dava un enorme fastidio ammetterlo, ma l’idea mi eccitava, presi il completo e andai dal venditore
-senta non so se la misura é giusta potrei per favore provarlo-
-certamente bedda mia, dietro alla bancarella é parcheggiato il mio pulmino puoi cambiarti la dentro-
Il venditore mi accompagn’ ed apr’ la portiera del furgone Angelo era dietro che ci seguiva entrai e senza chiudere completamente lo sportello mi tolsi pantaloncini e maglietta rimanendo con le minuscole mutandine.
Il venditore sgran’ gli occhi e rivolgendosi verso Angelo disse
-complimenti tua moglie é proprio una bella donna-
non replicai al commento e neanche Angelo che si stava massaggiando il cazzo, mi stavo decisamente eccitando sentivo i loro sguardi accarezzarmi dappertutto, indossai il completo poi scesi e mi feci ammirare
– come mi sta?- mi avvicinai ad Angelo -ti piace?, me lo compri maritino?- dissi allungando una mano e sfiorandogli la mazza che aveva dolorosamente eretta
-siii certo quello che vuoi-
-pero si vede la forma delle mutandine forse é meglio toglierle- sollevai un po i lembi della gonna e sotto i loro occhi avidi tolsi l’indumento intimo, mi sentivo la fica in fiamme e in quel momento vedevo in quei due l’acqua per spegnerla.
-cosi va meglio ed anche la misura dovrebbe andare bene vero?- chiesi avvicinandomi al commerciante
Lui sembrava timoroso, convinto che Angelo fosse mio marito lo guardava come a chiedergli il permesso di toccarmi, poi con le mani tremanti mi aggiust’ delle immaginarie pieghe sul sedere.
Percepii le sue dita scorrermi sul solco senza osare di pi’ risalire poi sulla maglietta tirandola gi’ quasi a far uscire le tette e poi aggiustarmi la scollatura soffermandosi sul seno sfiorandomi i capezzoli completamente induriti.
Risal’ a cambiarmi, e notai che ora anche il commerciante era diventato attivo, si stava lisciando il cazzo senza vergogna, mi svestii lentamente e completamente, rimanendo nuda, e non avevo nessuna fretta di rivestirmi, mi piaceva quella sensazione di essere guardata , bramata, desiderata.
-non ce la faccio pi’- disse il commerciante tirandoselo fuori -mi stai facendo impazzire-
si avvicin’ al Pulmino con il cazzo eretto, ebbi un po di paura, me l’ero cercata ed ora la cosa mi stava sfuggendo di mano, ero sola e nuda con due sconosciuti arrapati, chiusi lo sportello rivestendomi alla svelta, dissi che sarei ripassata e andai via.
Mi appoggiai all’angolo rifiatando un attimo, le gambe mi tremavano, mi guardai indietro riprendendo a camminare in direzione della macchina.

Salii in macchina e fatta inversione stavo tornando a casa quando udii ansimante la voce di Angelo
-aspetta dimentichi questo- in mano stringeva una busta di plastica.
Fermai la macchina lui aprì lo sportello e spontaneamente sal’
-per fortuna ti ho vista, ma perché sei andata via cos’ di corsa?, mi sembrava che ti stessi divertendo-
-non credo che ti riguardi, comunque ho avuto un po paura-
-mi dispiace, credimi, non é assolutamente nelle mie intenzioni farti o fare qualcosa che tu non voglia, comunque questo é un regalo per te-
mi diede la busta contenente la gonna e la maglietta
-non posso accettare dimmi quanto costa che ti do i soldi-
-ti prego accettalo, e una piccola controparte per tutto quello che mi hai dato tu-
-va bene in cambio per’ ti offro qualcosa al bar-
Ci sedemmo ad un tavolino un po isolato, ordinammo un gelato-
Mi raccont’ la sua storia, mi disse che non si era mai confidato con nessuno pur avendone voglia e in me vedeva un’amica.
Mi disse che aveva 26 anni e studiava a Torino Ingegneria elettronica e che gi’ da piccolo aveva il vizio di spogliarsi nudo.

Era un adolescente quando se ne saliva sul tetto di casa ad osservare i vicini, in particolare gli piaceva guardare nel giardino di fronte, dove viveva una vedova, il marito era morto in un incidente stradale, con due figlie, di cui una sua coetanea e l’altra appena maggiorenne.
Il giardino all’interno della casa ed un muro di oltre due metri si ergeva sul confine, ma sul tetto si vedeva nitidamente dall’altra parte.
Con l’arrivo dell’estate e del caldo non resisteva, nelle ore pomeridiane quando i genitori si mettevano a letto a riposarsi lui se ne andava sul tetto si spogliava nudo e si masturbava celato soltanto da un muretto di un metro scarso.
Qualche volta la fortuna lo assisteva ed allora capitava che la vedova uscisse in giardino con le tettone di fuori, a lungo andare per’ si era accorta di lui ed anche se non riusciva a vederlo completamente poteva notare il movimento inequivocabile del braccio e lo sgridava, gli diceva di smetterla minacciandolo di informare i genitori, cosa che non fece mai.
Lui gi’ da allora era mostruosamente bravo in matematica e la figlia che frequentava la sua stessa scuola gli chiese se poteva aiutarla.
Cos’ capitava che spesso andasse a casa sua e a volte sentiva gli sguardi pieni di rimprovero della donna, cosa che lo eccitava oltre ogni limite.
Spesso appena lei lo guardava lui di nascosto dalla figlia si accarezzava il pene sopra i pantaloni, lei facendo finta di niente si avvicinava e gli toglieva le mani, ma per farlo a volte era costretta a toccarlo a sua volta facendoglielo diventare di marmo.
Una volta aveva indossava una maglietta lunga e mentre la ragazza era concentrata su alcuni esercizi lui si apr’ la cerniera e se lo tir’ fuori coprendolo con la maglietta.
Era seduto dando la schiena alla madre che ricamava, incominci’ ad accarezzarsi sopra la maglietta e quando lei se ne accorse si avvicin’ come al solito per farlo smettere lui si alz’ la maglietta mostrandoglielo.
Mi disse che lei esit’ qualche secondo poi glielo mise dentro stando attenta che la figlia non si accorgesse di niente e lo mand’ a casa e non lo fece entrare pi’ in casa sua.

Quella donna fu il suo sogno erotico di adolescente, ma con il passare del tempo la sua verve esibizionista non si plac’ anzi divenne sempre pi’ intensa.
Marinava il liceo andandosene in giro si spogliava e finiva regolarmente per esibirsi davanti a qualche donna con preferenza per quelle pi’ mature.
Per fortuna non ebbe mai problemi, nessuna lo denunci’ e la sua intelligenza lo aiut’ a superare gli anni di scuola ed anche se le assenze erano molte riusc’ a strappare la sufficienza.
Da allora viveva cos’, non riusciva a mantenere un legame con una ragazza, sapeva che era sbagliato ma quando lo prendeva quella smania non sapeva resistere.
-Poi ho incontrato te, non ho mai provato delle emozioni cos’ intense, a tratti direi che sei molto simile a me-
– Cavolo di storia- dissi -non puoi andare avanti cos’ ti devi curare-
-Veramente non mi sento malato e per adesso non voglio rinunciare a niente nemmeno a te-
-be a me dovrai rinunciare in ogni caso primo sono impegnata secondo gioved’ parto-
-come parti? Dove te ne vai-
Gli dissi che abitavo in germania e che mi trovavo l’ in vacanza e che fra tre giorni sarei dovuta ripartire, lui divent’ serio, mi disse
-tutte le cose belle non durano ma con te e finita prima di iniziare-
gli arruffai i capelli chiamandolo bambinone e gli dissi che si doveva rassegnare.
-Adesso e veramente tardi devo andare se vuoi un passaggio ti accompagno a casa-
Lui accett’ accesi la macchina seguendo le sue indicazioni arrivammo a casa sua, scese
-quando ci rivedremo-
-chissa-
-gi’ chiss’- mi sorrise

Nina

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