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Trio

Festa di Carnevale in via Montenapoleone

By 8 Maggio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Ecco fatto.
Sono appena tornata da Parigi, infilo la chiave nella serratura dorata del portone del mio appartamento in Via Montenapoleone, la giro a doppia mandata ed entro nel mio appartamento dorato, che sembra uno scrigno.
Non ho fretta.
Mi raccomodo i lunghi capelli rossi che mi ricadono sulle spalle, e che tanto mi donano con il cappotto nero che porto. E’ febbraio, ma non fa molto freddo qui a Milano. Non sono vestita male, ve l’assicuro: sotto il mio manto color carbone, da strega, porto una gonna attillata sopra il ginocchio, delle calze autoreggenti assai velate, ho un paio di scarpe rosse, decolletées, coi tacchi a spillo, un top scollato che fa risaltare i miei seni prosperosi.
Ho una gran croce ornata di rubini appesa al collo, alcuni dicono che &egrave il simbolo della sensualità. Mi fa sembrare così avvenente’
Ah, il mio caro vecchio appartamento di Via Montenapoleone! Tiro un gran sospiro, mentre appoggio sulla moquette le mie due valigie, che per fortuna non pesano molto, e poi hanno le ruote.
Mi guardo intorno e ho l’impressione di smarrirmi.
Sono qui per la grande festa di Martedì Grasso, ‘Mardi Gras’, ‘comme l’on dit à Paris!’. I miei sguardi vagano appassionati sulle pareti tappezzate di seta di Persia, sui quadri di Picasso e di Monet, che fanno parte della mia collezione privata, sulle grandi specchiere e sulle consoles intarsiate d’oro zecchino, su quegli splendidi mobili, capolavoro di maestri ebanisti d’altri tempi, e sulle sedie Thonet che stanno intorno al tavolo al centro del salone, che a dire il vero mi sono sempre sembrate l’unica nota stonata di quell’arredamento.
Ah, il mio caro papà mi ha fatto proprio un bel regalo!
Questo penso, mentre mi accarezzo maliziosamente le belle gambe accavallate, seduta sulla mia poltrona rossa, meravigliata e assorta. Oh, che piacere provo, ogni volta che accavallo le mie lunghe, splendide gambe, specialmente quando so di essere guardata, e ho indosso un bel paio di calze velate, che i miei amici adorano!
Ho trent’anni, compiuti da poco, perciò posso dire di aver cominciato a vivere soltanto adesso.
Sono sola. Chiuso gli occhi, mentre ascolto i lenti rintocchi della pendola appartenuta a Napoleone III : sono le cinque del pomeriggio, l’ora del t&egrave. Immagino il profumo che esala la mia teiera in argento, quel sentore vago di bergamotto e di fragranze tropicali, che mi parla dell’India o dell’Indonesia, di ricche signore inglesi che giocano a bridge’
Ho l’impressione che un uomo si entrato nella mia sontuosa dimora, e mi abbia presa tra le sue braccia. I suoi baci e le sue carezze mi fanno girare la testa. E’ un ragazzo di Ceylon, dalle braccia forti e muscolose, dalla carnagione scura, di quelli che sanno amare una donna. Mi devasta con le sue labbra e le sue mani non mi danno pace. Ha cominciato ad accarezzarmi come pochi sanno fare, io ho chiuso gli occhi e sogno le meraviglie dell’India.
L’orgasmo mi travolge e mi travolge’ E’ una vampata di passione, che sale dal basso e va verso l’alto, una fiamma che mi brucia senza ridurmi in cenere, la mia anima lascia il mio corpo e vola verso il Cielo’
Riapro gli occhi e smetto di masturbarmi.
Vado al pianoforte, nel mio angolo preferito, dove tengo appesi alle pareti i manifesti di Lenin e Stalin, e di altri eroi del socialismo di un tempo. Suono Chopin. Ah, già, dimenticavo di dirvi: ‘je ne joue que du Chopin’.
Ricordo che suonai tutto il pomeriggio, fino a quando gli ultimi raggi del sole al tramonto non penetrarono timidamente nel mio appartamento attraverso i vetri all’inglese del mio appartamento.
Nei giorni che seguirono, mi feci aiutare dalle domestiche nei preparativi della grande festa di Martedì Grasso; pensai anche e soprattutto a curare il bel letto a baldacchino, che sarebbe stato forse l’elemento più importante di tutto quell’arredo.
In quegli anni, in Via Montenapoleone si consumavano storie d’amore appassionate. Non vi nascondo che anche nel mio appartamento avvenne qualcosa di tenero. Dovete sapere che avevo dato le chiavi della mia casa a mia cugina, che aveva il permesso di portarvi i suoi amici, quando io mi trovavo a Parigi.
Una volta ero tornata all’improvviso, girai la chiave nella serratura senza far rumore, e richiuso l’uscio dietro di me, fui attratta da dei sospiri’ Feci pochi passi verso la camera da letto, mi appoggiai al vano della porta, chiusi gli occhi ascoltando i versi d’amore dei due amanti.
– Ah, fammi godere, così, ahaaa’
Erano nudi sopra le lenzuola, sul mio letto a baldacchino; mia cugina aveva gettato le sue belle scarpe rosse coi tacchi a spillo sul pavimento, accanto agli abiti del suo compagno. Lei stava sopra, con indosso soltanto le calze a rete; io vedevo il gigantesco fallo di lui che entrava e usciva dal suo sesso, il materasso scricchiolava. Le lenzuola erano così bianche, i loro corpi così flessuosi’
Erano meravigliosi.
Tanto, che mi fecero sognare.
Oh, ma che sto facendo, vi sto annoiando con dei ricordi che non servono a nulla! Vi devo raccontare della mia festa di carnevale, invece!
Mi travestii da dama del Settecento.
Volevo imitare la bella Madame de Maintenton, o Mademoiselle de Tonnay-Charente, una di quelle splendide dame che affollavano come farfalle la corte del Re Sole, le roi Soleil.
Avevo una crinolina che era costata una fortuna, e dal busto spuntavano i miei seni prorompenti. Portavo una mascherina di velluto nero sul volto, in modo che nessuno avrebbe potuto riconoscermi. Non vi nascondo che non portavo biancheria intima, ed ero completamente nuda, sotto.
Quando la pendola scoccò le due del pomeriggio, arrivarono i miei due spasimanti. Erano due gentiluomini vestiti come principi, che dapprima mi fecero la corte. Io ascoltai le loro parole appassionate con malizia, senza concedere a nessuno dei miei pretendenti il favore dei miei sguardi.
La mia non doveva essere una di quelle feste di carnevale fatte soltanto di coriandoli e di stelle filanti, no!
Bevemmo del buon vino di Borgogna, su dei calici di cristallo.
Poco dopo, l’alcol cominciò a fare effetto e uno dei miei amanti mi prese tra le sue braccia, sollevandomi completamente da terra, mentre l’altro prese a baciarmi la punta della mia bella scarpa rossa, scoprendomi tutta la gamba. Le sue mani salivano fino al ginocchio, toccavano la mia carne, avvolta nelle calze velate, arrivarono fino alla vulva.
La meravigliosa mademoiselle (cio&egrave io) sentì le labbra del suo amico sulla fica, e gettò un grido di piacere.
L’altro gentiluomo che la teneva tra le braccia come un papà la portò a letto. Lì, i due amanti avrebbero travolto la fanciulla, fino a inebriarla di piacere.
Ricordo che mi penetrarono insieme, uno nella vagina, l’altro nell’ano, i loro falli scorrevano voluttuosamente dentro di me, mi facevano morire.
Mi avevano quasi spogliata nuda, i miei seni danzavano su e giù nel ritmo di quell’amplesso fatale, il più fatale della mia vita.
Gridai a lungo, quasi piangendo, mentre quei due uomini mi squarciavano il ventre, con la forza della loro virilità. Credo che l’amore in tre sia la cosa più piacevole del mondo, per una donna.
Mi fecero male.
– Ah, ahhh, ahi, bastaaaa! ‘ gridavo.
Ma loro non si fermavano. Non si fermavano mai, e quello che mi faceva più male era anche quello che amavo di più. Mi stava sopra, e mi squarciava il culo con il suo pene lungo e forte. Non veniva mai, e poi, alla fine’ ah!
Sentii lo sperma dei due maschi inondare la mia vagina e il mio intestino, lo sentii rovente e infuocato, come una forza bruta e selvaggia, come il fuoco che divora, come l’acqua in ebollizione, prima di morire alla materia e diventare anima o vapore.
Avevo gridato come se mi avessero fatto male.
E a dire il vero, erano state le sensazioni più forti della mia vita.
Chiesi ai miei due amici di ripetere altre volte quel gioco infuocato, e loro mi promisero che non avrebbero mancato di soddisfare ogni mio desiderio.
Quel Martedì Grasso, l’orgasmo svanì nei coriandoli e nello champagne. Avevo organizzato feste simili anche a Parigi, ma non erano mai state così divertenti come quella, in Via Montenapoleone.

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