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Trio

GIOVEDI’

By 18 Aprile 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo so, amici, non dovrei tediarvi con il solito racconto della mogliettina ingenua in paesi tropicali che decide di consolarsi con l’immancabile selvaggio superdotato, ma con qualcuno dovrò pur sfogarmi. Ed ormai voi siete le persone che frequento di più. Ogni sera sono qui al PC a leggere i vostri racconti, frutto della vostra fantasia. Ma questa &egrave una cosa diversa, parliamo di una storia vera!

Si tratta di una cosa successa a me, ma ci sono coinvolte anche persone che mi sono vicine, quindi userò nomi di fantasia, secondo la miglior tradizione.

Ero ad una festa, una di quelle faste pallose in cui ci sono le famiglie al gran completo. In realtà non si sa bene perché si tengano, dato che tutti, ma proprio tutti, si annoiano mortalmente e, per non soccombere alla noia, mettono in atto dei meccanismi difensivi, che poi son sempre gli stessi e quindi generano altra noia. Gli uomini in un angolo a parlare di donne e di automobili, le donne, in un altro angolo a parlar di ricette e di uomini.
E’ successo giovedì, quindi esattamente due settimane fa, lo ricordo molto bene, perché il venerdì avevo una riunione importante. Ero teso per l’indomani e forse per questo ad un certo punto non resistetti più nell’angolo degli uomini e, con la scusa di dover andare al bagno, mi allontanai. Faceva caldo e quindi mi affacciai al balcone. Non &egrave che ci sia una gran vista a casa di mia cugina Patrizia, ma almeno un po’ di venticello mi rinfrescava le idee. Ero lì soprappensiero quando ad un certo punto mi resi conto che dalla mia posizione potevo origliare senza esser visto tutta la chiacchiera delle donne, infatti la finestra della cucina era lì accanto e sul davanzale, sedute di spalle, c’erano mia cugina Patrizia e mia moglie Federica. Davanti a loro tutte le altre ragazze della serata a chiudere il circoletto, ma non mi potevano vedere, dato che le due sedute sul davanzale ostruivano la visuale. Quale miglior occasione per saperne di più sulla vita delle nostre compagne. Comunque non &egrave che mi aspettassi di scoprire chissacch&egrave, dato che delle cinque giovani donne, tre sono proprio brutte brutte e credo che abbiano già avuto le loro buone difficoltà a trovare i loro mariti, che poi son stati i loro unici fidanzati. Le uniche due carine sono mia moglie, che oltre me e, beninteso prima di conoscermi, ha avuto solo un paio di ragazzi in un suo momento di allegria quando aveva 21 anni e Patrizia che, pur essendo proprio una bella ragazza, &egrave molto fredda come tipo ed &egrave fidanzata da sempre col suo attuale marito Roberto, con cui &egrave convolata a nozze giusto sei mesi fa. No, decisamente non mi aspettavo nulla di che.

‘Dai Patrizia, racconta anche alle altre quello che hai combinato quando sei partita per il viaggio di nozze e sei rimasta sola per tre giorni alle Mauritius che quello scemo di Roberto aveva fatto casini col passaporto scaduto’

Mia moglie Federica era evidentemente e completamente ubriaca. Tutti noi del parentado avevamo riso a crepapelle delle disavventure di Roberto, partito per le isole Mauritius e rispedito a casa dopo pochi minuti da un solerte doganiere, mentre la moglie iniziava da sola il viaggio di nozze, ma nessuno aveva dubitato che Patrizia non avesse tenuto un comportamento irreprensibile. Mia cugina &egrave una ragazza serissima, questo lo sanno praticamente tutti. Che cavolo stava dicendo stasera mia moglie? Che razza di figura faceva lei di fronte alle amiche a dire queste cose di mia cugina!

‘Delle feste indimenticabili! Sono stati tre giorni stupendi, mare al mattino e la sera c’erano sempre delle feste con tante persone diverse che avevi conosciuto in spiaggia. Tutte cose semplici, che però sono più difficili quando sei con la palla al piede affianco’

‘Vorrai dire dei festini? Dai racconta anche a loro del big bamboo’

Il silenzio può avere un rumore diverso. Il silenzio delle tre ascoltatrici, mentre parlava Patrizia, aveva il tipico rumore del silenzio invidioso. Immaginavo di vedere le labbra strette di mia cugina Amalia, la più bruttina delle tre. Ora, però, c’era il rumore assordante del silenzio che copre lo scandalo. Mi aspettavo una reazione violenta, forte. Ho creduto anche di dover intervenire per salvare il salvabile, invece sentii la risata cristallina di una ragazza ubriaca. Anche mia cugina aveva bevuto tanto.

‘Dai Federica, non puoi farmi fare questa figura davanti a tutte, poi non sia mai lo sapesse Roberto’

Ora c’era il silenzio dell’attesa. Tre paia di occhi famelici di gossip aspettavano sgranati il racconto.

‘Va bene, va bene, ma mi dovete giurare che nessuno, e dico nessuno, dovrà mai saperlo fuori di questa stanza.’

Patrizia non aspettò di sentire la parola ‘lo giuro’ ed iniziò il suo racconto.

‘Il viaggio fu massacrante, non potete immaginare cosa sono tante ore in classe turistica. Alla fine non sai più dove metterle le ginocchia. Arrivi lì e sei così stanca che non puoi fare altro che andare a dormire. Poi c’&egrave quel casino del fuso orario. Non capisci se &egrave mattina, pomeriggio o notte. Non so quante ore avrò dormito. Mi sono svegliata per la telefonata di Roberto, che mi diceva di avere rinnovato il passaporto, ma che doveva aspettare due giorni per il primo volo libero. Mi sentii persa. Ricordo di aver pianto con lui al telefono, che mi dovette consolare. Poi mi riaddormentai e mi svegliai affamata il giorno dopo. Scesi dall’albergo e c’era una colazione che era semplicemente spettacolare. Mangiai di tutto e dopo non potevo fare il bagno, sennò sarei annegata, allora cercai un posticino all’ombra e lo trovai vicino al casotto degli istruttori di vela. Giusto sulla spiaggia. Mi sedetti sulla sdraio ed iniziai a guardare il mare e tutte le coppiette di sposini che facevano il bagno e si baciavano in acqua. Un’invidia che non potete credere! Ero sovrappensiero, quando alle mie spalle arrivò una voce italiana, che mi chiedeva di lasciare libera la sedia, perché era la postazione degli istruttori. Lo avrei potuto uccidere in quel momento. Mi voltai di scatto, ma trovai il sorriso più bello che abbia mai visto sul corpo più muscoloso che potessi immaginare. Un ragazzo moro, addominali a quadratini scolpiti al posto della pancia, un paio di spalle possenti. Dietro di lui rideva l’altro istruttore. La scena era comica, perché Mario pensava che la sua sedia fosse stata presa da una vecchia bacucca ed invece si era trovato davanti me, con un bikini giallo che se non l’avessi avuto forse sarei stata più decente. L’avevo comprato per eccitare Roberto e fargli credere che l’avrei indossato davanti a tutti, per poi non farlo, ma, si sa, il diavolo ci mette sempre lo zampino. Il diavoletto, infatti, aveva fatto dimenticare a quel cretino di mio marito di rinnovare il passaporto, mentre a me aveva fatto dimenticare tutta la busta dei costumi che uso di solito. Per cui mi trovavo lì con quel bikini giallo con il top di una seconda misura, mentre io sono una terza-quasiquarta, e con il perizoma sotto che praticamente nascondeva solo la mia cosina. La mattina prima di scendere mi ero dovuta depilare quasi completamente perché sennò avrei mostrato il mio boschetto a tutti. Insomma ero uno schianto!’

Non potevo vedere lo sguardo delle donne dalla mia postazione, ma intuivo la loro eccitazione. Mi cugina riprese il racconto.

‘Mario, l’istruttore di surf, aveva fatto l’incredibile figura del coglione col suo amico istruttore di nuoto. L’amico era un marcantonio di colore, ragazzo stupendo che non ve lo racconto neanche, e rideva a crepapelle. Mario sorrideva ebete, ma questa cosa lo rendeva affascinante e paralizzava la mia reazione all’aggressione che avevo subito quando mi era stato chiesto in modo maleducato di alzarmi. Insomma, una situazione paradossale che chiedeva una birra consolatoria.’

Patrizia si accese una sigaretta e continuò il racconto.

‘Ragazze, Non lo dico per giustificarmi, ma la birra in pieno sole &egrave una cosa che non si regge. Poi tutto il resto venne da sé. Andammo a fare un bagno. Non lo so, mi sembrò naturale baciarmi con Mario. Era così dolce. Poi la sera cenammo insieme e lui venne in camera da me e facemmo l’amore. Una cosa bellissima’

‘Si, si, dolce! Perché non racconti della seconda sera, la sera prima che arrivasse il tuo maritino, invece?’

La voce di mai moglie mi sembrò sgraziata. Forse sono sempre stato innamorato di mia cugina e mi sembrò che Federica stesse insozzando un momento bello della vita di una giovane donna. Sì, aveva tradito, ma era innamorata di quel ragazzo. In fondo Roberto non l’avrebbe mai saputo e che c’&egrave di male ad amare? I miei pensieri ed anche il nobile concetto che avevo di Patrizia stavano per avere un brusco termine, insieme con quell’innamoramento platonico che mi portavo dentro fin da bambino. La risata forte di Patrizia precedette la ripresa del suo racconto.

‘In effetti la prima sera avevamo fatto di tutto. Mario mi aveva preso pure dietro, dove invece a Roberto mi ero sempre negata ed ancora oggi mi nego. Sarebbe anche complicato spiegargli perché la strada non &egrave più tanto stretta. Io avevo spompinato Mario come se per me fosse la cosa più naturale del mondo. Avevo ingoiato tutto il suo seme. Chissà che ne avrebbe pensato di me il coglione ‘ era in quei termini che in quei momenti pensavo di Roberto – se mi avesse visto in quel momento. Avrebbe riconosciuto quella che fino a pochi giorni prima era la sua fidanzata e che gli negava il pompino, se non come rapido preliminare al rapporto? Penso proprio di no. Ero un’altra. Quel ragazzo mi sconvolgeva. Durante il giorno, al mare da sola, sulla sedia che ormai mi ero conquistata, mentre Mario teneva le sue lezioni di surf, avevo pensato a quanto avevo fatto. Avevo addosso ancora una rabbia tremenda per essere dovuta partire da sola. Quando all’aeroporto ci eravamo salutati con Roberto avevo avuto la netta impressione che lui quasi desiderasse che io partissi per restare solo. Era una cosa che io non avevo saputo spiegarmi durante tutto il volo. Poi dovevo decidere se rifarlo la notte che mi attendeva o meno. Quando tradisci una volta può essere stato un momento di debolezza. Tutto succede così in fretta. Ma se lo sai che accadrà due sono i casi: o sei molto innamorata o sei molto zoccola. Ed io sapevo che non ero molto innamorata e sapevo che quella sera avrei accettato l’invito nella sua camera come se fosse la cosa più naturale del mondo. Le ore trascorsero veloci e Mario non mi chiese se io volessi seguirlo. Si avviò in camera ed io lo seguii, come fa una moglie col proprio marito, come avrei fatto l’indomani con Roberto. Quando mi chiese se io avrei avuto il coraggio di fare tutto quel che lui mi avrebbe chiesto io dissi di sì spontanea. In fondo avevamo già fatto tutto, ma proprio tutto e non una sola volta. Quando mi bendò gli occhi non capii subito perché. Non avevo sentito la porta della sua camera aprirsi. Quando sentii l’odore del membro davanti alla mia faccia aprii la bocca d’istinto. Capii che non era il cazzo di Mario solo in quel momento. Mario già aveva un uccello di tutto rispetto, ben altra cosa rispetto a quello del mio legittimo consorte, ma questo era letteralmente enorme. Capii subito che era il big bamboo del suo amico di colore. Non lo so, ma anche questa cosa mi venne naturale.’

Le cugine fameliche aspettavano.

‘Dai, che altro volete sapere? Vi ho detto tutto, no?’

Gli occhi sgranati dicevano di no.

‘Ok. Ma non &egrave che ci sia molto da immaginare. Per un po’ tenni la benda, poi la tolsi perché volevo godermi anche con gli occhi quello che stavo godendo col corpo. Comunque &egrave vero quel che dicono delle persone di quelle isole. Sono vere macchine da sesso, dalle prestazioni eccezionali. Poi Mario non &egrave che stesse con le mani in mano nel frattempo. Una bella serata, non c’&egrave che dire! Anche il suo amico entrò in tutti i miei buchi. Cio&egrave, almeno ci provò. In uno potete immaginare fu ben doloroso e dovemmo interrompere l’operazione a metà, ma nell’altro ‘.. mmmmhhh.’

Una risata all’unisono di cinque giovani donne trentenni pose quindi termine al racconto inaspettato e ad un platonico amore adolescenziale, durato decisamente troppo. Rientrai dal balcone in salotto, mentre dalla cucina le donne portavano il caff&egrave alla comitiva di uomini. In fondo alla sala anche il gruppetto dei ragazzi parlava di automobili. Roberto finiva in quel momento di parlare della prova della Ferrari del suo boss, che aveva fatto in quei due giorni di ferie, prima di una sbornia da passare alla storia, mentre la moglie era all’estero, da sola e un po’ disperata. Una macchina dalle prestazioni eccezionali. Il suo racconto fu smorzato dall’arrivo del caff&egrave fumante. Lui non ha mai avuto il coraggio di raccontare a Patrizia di aver trascorso all’autodromo i due giorni in cui lei lo aspettava. L’aveva sentita piangere al telefono quella mattina e da allora tiene nascosto come ha trascorso quelle 48 ore. Una volta mi ha confessato di provare una sorta di pudore per essere stato bene in quei due giorni.

Amici, devo dirvi che stasera ho avuto il coraggio di raccontarvi questa storia, di essere stato in un certo senso guardone delle vita degli altri, perché sono sinceramente preoccupato. Mia moglie Federica da un po’ di tempo si sente molto spesso con Patrizia, che, devo dirvi, ora mi sta un po’ antipatica. Prima del matrimonio di mia cugina, le due quasi si odiavano, ora sembra un sodalizio di quelli infrangibili. Ormai fanno tutto insieme: il tennis il sabato mattina, la palestra due pomeriggi in settimana, l’uscita il venerdì sera tutte donne. Una complicità assoluta, si scambiano perfino l’intimo! Più di una volta &egrave capitato che Federica tornasse a casa dai venerdì con le amiche con completini nuovi.
Prima di ieri non ci pensavo, ma ora ricollego tante cose. Tante telefonate in cui, quando rispondo io, non sento alcuna voce, poi, dopo, risponde mia moglie Federica e si scopre che a chiamare &egrave sempre Patrizia.
Mi son deciso a chiedere il vostro consiglio perché ieri l’ho incontrata per strada e, dato che la faccenda del telefono era successa ben tre volte martedì pomeriggio, le ho chiesto se per caso avesse il telefono rotto. Lei ha riso e si &egrave voltata. Ha ripreso a camminare e, mentre la vedevo di spalle allontanarsi da me, si capiva che stava ancora ridendo.

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